SOMMARIO
Libreria Farfalla………………………………………..………………………1 La lavorazione del Cammeo ................................................ 3 Fisarmonicisti abruzzesi ...................................................... 7 Poesie dei nostri autori ..................................................... 12 Racconto : ‘Le parole del cuore......................................... 15 Le creature di Renato Mancini .......................................... 19 Intervista al fotografo Michele Rallo................................. 23 Santa Rita da Cascia .......................................................... 32 Presentazione ‘Il soffio delle radici’ .................................. 33 La Redazione… .................................................................. 34
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Libreria farfalla Progetto ideato da Rosanna Lanzillotti
Un autore emergente o esordiente, oggi, in Italia, si trova a dover affrontare una serie di difficoltà prima di vedere pubblicato il proprio libro. Innanzitutto la scelta delle case editrici più congeniali rispetto alla tipologia di opera proposta, poi l’attesa estenuante di mesi prima di sapere se effettivamente il manoscritto viene accettato e pubblicato, ed infine , un ostacolo, non meno difficile da superare, è quello della distribuzione. Ma accanto a questo scenario, di fronte al quale alcuni autori rinunciano alla propria passione, esistono delle realtà diverse che regalano a chi ha la fortuna di conoscerle, una vera e propria boccata d’ossigeno. Ed è proprio di una di queste realtà che vi voglio parlare oggi. Tempo fa mi è capitato di essere contattata da una persona che mi disse di essere interessata alla lettura del mio libro La Sfera. Io ne fui molto felice, chiaramente, Pagina 1
ma non sapevo allora chi fosse questa persona e quali fossero i suoi progetti. La persona in questione è Rosanna Lanzillotti, insegnante di italiano e tedesco in Germania. La incontrai di persona in uno dei suoi tanti viaggi a Roma, città nella quale ha vissuto e in cui torna spesso. Mi resi subito conto di avere di fronte una persona davvero in gamba, una persona sicura e decisa, ma piena di umanità e di grandi idee che si stanno ora tramutando in progetti reali. Tra noi si instaurò da subito un forte feeling ed iniziò, di fatto, una collaborazione spontanea verso la realizzazione dei nostri progetti in favore degli autori emergenti. Rosanna, in quell’occasione, non si limitò solo a leggere il mio libro, ma poco dopo stese una recensione che mi colpì per la profondità e la professionalità con la quale era stata scritta. I progetti di Rosanna, oggi, vanno ben oltre la stesura e la diffusione, sia in Italia sia in Germania, delle sue recensioni agli autori emergenti che considera meritevoli, lei ha un obiettivo molto più ambizioso, che è quello di esportare la cultura e la letteratura italiana all’estero. Per questo si pone come ambasciatrice in Germania facendo da tramite tra gli scrittori che crede possano rappresentare l’Italia vera, quella delle emozioni e del talento, e coloro che amano la cultura nostrana, distribuendo anche fisicamente i libri fuori dai confini italiani. Per realizzare questo progetto e rendere più visibile la sua attività, Rosanna ha creato una libreria online ‘Libreria Farfalla’ che trovate a questo indirizzo:
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http://libreriafarfalla.wordpress.com/ Nell’ambito di questo progetto, molti degli autori da lei distribuiti stanno anche presentando il loro libro in Germania, varcando, quindi, fisicamente i confini italiani, ed esportando realmente la propria arte.
Credo che questo obiettivo, che sembrava all’inizio così ambizioso, stia oggi spiccando davvero il volo, stia crescendo di giorno in giorno, grazie alla costanza e alla tenacia di una donna che con razionalità e metodo sta credendo nei suoi progetti e nei suoi valori, e che con generosità sta regalando agli scrittori da lei seguiti un sogno che mai avrebbero pensato potesse diventare davvero realtà. Chiunque voglia chiedere informazioni sull’attività della ‘Libreria Farfalla’ proponendo il proprio libro può farlo contattando Rosanna attraverso i recapiti che trovate a questo indirizzo internet: http://libreriafarfalla.wordpress.com/c ontatti/ Pagina 2
Mi auguro che di iniziative come questa ce ne siano davvero sempre di più, così da dare agli autori emergenti la possibilità di esprimersi attraverso la propria arte senza essere assoggettati alle leggi di mercato che spesso penalizzano chi ha davvero talento. (Emanuela Arlotta)
Non rimanere in disparte, fatti conoscere Pubblicizza il tuo libro su Volodeisensi Magazine è un nuovo servizio innovativo che ti permetterà di raggiungere migliaia di utenti. Richiedi maggiori info inviando una mail a infoline@volodeisensi.it
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La lavorazione del cammeo Intervista allo staff della gioielleria ‘Modula Gioielli’ di Torre del Greco a cura di Emanuela Arlotta
quali sono le attività artigianali svolte? La “Modula Gioielli” è una giovane azienda fondata nel 2007 dall’incontro di un gruppo di amici legati da una passione comune: l’arte del gioiello. Un’attività presente sul territorio torrese da decenni, ma mai supportata, secondo noi, da un corretto uso dei linguaggi artistici e da una vera identità culturale. L’azienda si propone di creare gioielli artigianali dalla forte connotazione manuale, ma con un design moderno e ricercato frutto di una progettazione attenta alle esigenze del mercato mondiale.
Per questo numero del nostro Volodeisensi Magazine abbiamo intervistato lo staff della gioielleria ‘Modula Gioielli’ di Torre del Greco, per approfondire meglio cosa si nasconde dietro alla produzione artigianale del cammeo. 1) Felici di ospitarla nel nostro Magazine Letterario online. Ci parli della sua azienda , da quanto tempo c’è e di cosa si occupa,
2) In cosa consiste esattamente la lavorazione del cammeo ? Con quali materie prime viene realizzata? Ci sono delle scuole nelle quali è possibile imparare la tecnica dell’incisione? Pagina 3
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prevalentemente Madagascar.
sulle
coste
del
2) la “Cassis madagascariensis”, di colore bianco/bruno, pescata in tutto il bacino caraibico. Essendo una gemma incisa, il cammeo viene realizzato anche su altri materiali quali il corallo, la madreperla, il turchese, l’avorio, ecc.
L’arte di incidere piccole gemme( Glittica) è antichissima, risalente al periodo classico, usata soprattutto su pietre dure quali l’agata, il quarzo, la corniola, l’onice, ecc. Soltanto in epoche recenti le pietre dure sono state sostituite dalle conchiglie, simili nell’aspetto, ma molto più morbide alla lavorazione. La conchiglia è composta di due strati: il primo , di colore avorio o bianco, viene asportato con piccoli strumenti da intaglio, i “bulini”, fino a ricavare il soggetto desiderato . Il secondo è la parte scura della conchiglia, destinata a fare da sfondo alla figura incisa. Il risultato è un piccolo bassorilievo molto simile alla tecnica donatelliana dello “Stiacciato”, ma con particolari effetti chiaroscurali dati dalla modulazione dei due colori delle conchiglie, che sono fondamentalmente due tipi: 1) la “Cypraecassis avorio/arancio, Pagina 4
rufa”,
di colore pescata
La tecnica dell’incisione si apprende fondamentalmente con un lungo apprendistato in una bottega artigiana, anche se da solo non basta .Da molti anni ,infatti, è presente a Torre del Greco una scuola (oggi Liceo Artistico), la più antica d’Italia (anno di nascita 1878) dove si insegna l’incisione sul corallo e l’oreficeria, ed è annesso un museo che espone pezzi dal ‘700 ai nostri giorni.
3) Da dove nasce la passione per questo tipo di attività ? La passione nasce dall’humus creativo di un territorio che ha in ogni famiglia
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un componente che lavora ( o ha lavorato) in questo settore, nello specifico un padre, maestro incisore ,tuttora in attività, ed un nonno materno produttore e commerciante di corallo. Era inevitabile non caderci dentro……..
da affiancare al comparto produttivo, e presentandosi sul mercato in fiere di settore e con nuovi sistemi di vendita quali l’e-commerce. Ma c’è anche da dire che tutto ciò ha provocato effetti positivi come il fatto di confrontarsi direttamente sui mercati e il capire in prima persona ciò che in passato veniva mediato da altre aziende. I clienti ci sottopongono direttamente le loro idee e i loro umori permettendoci di affinare più velocemente le nostre creazioni. Tutto ciò non toglie e non toglierà mai il fascino e la bellezza ad un lavoro che vive di una creatività e di un sapere millenario. Nell'atto creativo di un artista si nutre l'anima, si coinvolgono le emozioni e si libera lo spirito.
4) Quali sono i pro e i contro nello svolgimento di questo tipo di attività oggi? Oggi il nostro settore soffre di una profonda crisi, dovuta non soltanto alle congiunture internazionali, ma anche alla parziale scomparsa di un comparto imprenditoriale che per anni ha gestito tutte le attività sul territorio, sia produttive che commerciali. Il risultato è stato quello di rimettersi in gioco in prima persona, accollandosi tutti i rischi di un’impresa, cosa a cui non si era preparati. La nostra azienda, come tante, infatti si è dovuta strutturare in senso moderno, prevedendo nuove figure professionali
5) Quali sono le figure che più frequentemente vengono riprodotte oggi sui cammei?
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Oggi il cammeo si è trasformato profondamente. Dal vecchio ornamento vittoriano è diventato il soggetto di una gioielleria giovane e fantasiosa, frutto di attente rielaborazioni stilistiche e tecniche. Infatti l’iconografia dalle scarne tematiche si è ampliata a tal punto da prevedere soggetti di qualsiasi tipo: temi figurativi, vegetali, animali, fantasy, geometrici, ecc.
abbandonare a se stesse le tradizioni artigianali che da sempre ci hanno contraddistinto nel resto del mondo. Riconoscimenti che, invece ci vengono attribuiti da altri Paesi ed altre culture che invidiano il nostro bagaglio artistico e culturale.
7) Qual è la risposta dei mercati esteri rispetto all’esportazione dei cammei ?
6) In Italia viene data la giusta importanza a questo tipo di attività artigianale? Le viene riconosciuto il giusto valore? Come in tutte le manifestazioni artistiche il nostro Paese è , volendo usare un elegante eufemismo, particolarmente “distratto”. Una nazione come la nostra che ha nei suoi pori una creatività innata, frutto di una cultura millenaria, non può e non deve Pagina 6
Per anni i nostri mercati di riferimento sono stati gli U.S.A. e il Giappone. Oggi anche se non sono più frequenti le esportazioni in questi Paesi, il mercato si è allargato. La domanda è abbastanza ampia e le risposte sono tutto sommato positive. È ovvio che anche il comparto si è dovuto adattare ai cambiamenti strutturali di un mercato effimero ed in continuo divenire. Solo una ricerca attenta e continua ci ha permesso di fare rivivere un’ attività millenaria. Il Team della Modula Gioielli
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Fisarmonicisti abruzzesi Da settembre 2012, ogni sabato mattina dalle 8:20, su Rai Uno nel programma “Uno mattina in famiglia”, condotto da Tiberio Timperi e da Miriam Leone, possiamo ascoltare giovani musicisti italiani che si esibiscono durante la gara “Conservatori a confronto”. Tra i concorrenti risalta l’eccellenza abruzzese con i Fisarmonicisti del conservatorio Casella di L’Aquila, i quali hanno raccolto e continuano a raccogliere successi. Il 20 ottobre 2012 il duo composto da Fernando Mangifesta e Lorenzo Scolletta ha trionfato con il 72% del televoto, contro il conservatorio Puccini di La Spezia. Il 19 gennaio 2013 confermano il loro successo. Il voto da casa continua a sostenere le giovani promesse abruzzesi che questa volta, con l’aggiunta di un altro musicista, Alberto Vernarelli, battono con il 69% del televoto il conservatorio di Terni. La Musica Classica non sempre trova spazio nel mondo televisivo ed i Fisarmonicisti anche meno, per questo vi invito a sostenere e a scoprire questo trio abruzzese dal grande talento sabato 2 marzo su Rai Uno alle 8:20. Votateli, poiché scoprirete che meritano tutto il
vostro sostegno. Nell’attesa di poter ascoltare con piacere la loro prossima esibizione siamo lieti di ospitare queste giovani promesse della musica sul nostro Magazine.
Parlateci di voi, di quando è nato il vostro talento e di come vi siete conosciuti? Fernando: Io personalmente ho cominciato tardi gli studi musicali classici. A ben 19 anni. Il trio è nato da un duo, quello formato da me e Lorenzo. Ci siamo conosciuti nelle aule del conservatorio, siamo diventati prima molto amici e grazie all’occasione di esibirci in Rai rappresentando il Conservatorio è nato il trio. Lorenzo: Ci siamo conosciuti perchè
frequentiamo la stessa classe di fisarmonica e la passione di suonare insieme è nata all’inizio in duo con Fernando. Abbiamo vinto insieme nazionali e internazionali riscuotendo un notevole successo da parte del pubblico. Successivamente abbiamo voluto ampliare il duo a trio chiamando a far parte del nostro gruppo Alberto. Insieme stiamo partecipando al concorso tra conservatori che viene trasmesso ogni Pagina 7
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sabato mattina su Rai Uno nella trasmissione “Uno mattina in famiglia”. Alberto: Il TRIO SOLOTAREV è nato, possiamo dire, per gioco. La possibilità di poterci esibire in diretta Rai, rappresentando il Conservatorio, è stato il motivo cardine che ha permesso la formazione di questo gruppo. Insieme agli altri avevamo già deciso di creare un progetto del genere che portasse lustro ad uno strumento che purtroppo in Italia non ha una giusta considerazione. Lavorare insieme ci sta permettendo di crescere sotto molti punti di vista, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto musicale. Lavorare insieme, però,comporta un grande spirito di sacrificio e impegno, poiché bisogna sempre cercare di migliorarsi nel miglior modo possibile e soprattutto ricercare quel “bello” da trasmettere alle persone e soprattutto a noi stessi. Noi crediamo pienamente in questo progetto anche perché la Musica rappresenta per noi la più grande passione. Riuscire a raggiungere la “perfezione” è impossibile ma cercheremo di fare il possibile per far si che questo progetto ci permetta di crescere ulteriormente rendendo soddisfatti noi in prima persona e tutti coloro che ci ascoltano e amano la musica. Chi è il vostro maestro e qual è il vostro rapporto? Fernando: Dario Flammini, il nostro maestro, è prima di tutto un nostro amico. si è creata con lui una forte amicizia che ci permette di vederlo come una guida non solo nell’ambito del nostro strumento. Pagina 8
Lorenzo: Il nostro maestro di fisarmonica si chiama Dario Flammini, con esso abbiamo instaurato un rapporto amichevole, come se fosse un fratello maggiore. Alberto: Il nostro maestro è Dario Flammini. È un insegnante molto giovane. Oltre che ad essere una persona molto professionale, è un maestro di vita. È grazie a lui che siamo riusciti a capire l‘importanza della musica. Ci ha trasmesso una grande passione da tramutare sul nostro strumento. È veramente una grande persona. Ci sta sostenendo molto per quanto riguarda questo progetto cercando di farci migliorare sotto ogni punto di vista. Lorenzo, parlaci del primo brano che avete scelto di eseguire, quali sono le emozioni che ti lascia? Il brano da noi eseguito si intitola"Rondò alla Turca", terzo movimento di una Sonata in La Maggiore, scritta da Wolfgang Amadeus Mozart nel 1778. Alla fine dell'esibizione mi sono sentito soddisfatto, appagato e brioso.
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Alberto, qual è stato l’impatto con il mondo televisivo? È stata veramente una bellissima esperienza. Vedere in prima persona come funziona il mondo mediatico mi ha permesso di capire tante cose, soprattutto per quanto riguarda il duro lavoro da svolgere per far si che tutto funzioni alla perfezione. E lavorando duro si può giungere ad un risultato eccellente.. partecipare poi in un programma televisivo con la possibilità di fare quello che amo è stato veramente bello ma soprattutto importante . Fernando, qual è stato il percorso che vi ha portato a scegliere il secondo brano? Dovevamo scegliere un pezzo virtuoso e tecnico che fosse in tensione dall’inizio alla fine e che proponesse sempre elementi nuovi, ovvero che non fosse mai “noioso o ripetitivo”. Prima di ogni esecuzione c’è molta adrenalina e molta tensione, ma la sicurezza e la solidità che si acquisisce tramite lo studio rende poi l’esecuzione un momento di assoluta bellezza come se anche il tempo si fermasse ad ascoltarci. Ovviamente prima di ogni esecuzione c’è una preparazione psicologica dietro. Bisogna raggiungere un’altissima concentrazione per rendere al massimo. Lorenzo, quale delle interpretazioni senti più tua?
due
Sento più mia il "Rondò capriccioso" perchè lo reputo più adatto alla fisarmonica. Prima dell'esecuzione siamo in ansia, ma appena iniziamo a suonare l'ansia viene sostituita dalla gioia e dal piacere di suonare insieme Alberto, si avvicina la prossima gara, puoi anticiparci qualcosa sulle vostre scelte e le vostre emozioni?
Per la prossima gara non è stato facile scegliere… bisognava capire e scegliere qualcosa di importante e piacevole… Un’opera conosciuta e soprattutto di grande impatto per la gente. Non è stato facile come ho già detto, ma adesso siamo convinti che sarà sicuramente un successo, al di là della “gara”( non amo parlare di competizione in musica ). Cercheremo di fare il nostro meglio lavorando tantissimo sperando, poi, che il duro lavoro possa essere ripagato nel migliore dei modi. Per quanto riguarda l’esecuzione preferiamo non anticipare.. sarà sicuramente una parte di un’opera famosa e molto piacevole da ascoltare Siete lì, voi e il vostro strumento. Cosa succede quando vi preparate per l’esecuzione? Alberto: Descrivere quelle emozioni non è molto facile. Più che altro è molto difficile trovare le parole giuste. Sicuramente posso Pagina 9
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dire che è uno dei momenti più belli della nostra vita. E’ soprattutto un modo per vivere la musica in stretto contatto con il mondo esterno… Ti trovi li, con il tuo strumento, pronto a cercare di far uscire tutto quello che hai dentro, cercando di trasmettere la tua passione agli altri. Ci si diverte innanzitutto e si cerca di stare bene con la propria anima... E’ un momento di grande concentrazione dove tutto dipende da te e solo con il duro lavoro e il cuore si può arrivare a trasmettere questa difficilissima arte… La Musica … Perché la fisarmonica?
Anche se il pregiudizio delle persone porta a identificare tale strumento come qualcosa di prettamente popolare; in realtà non è cosi...la fisarmonica classica è uno strumento molto duttile e versatile. Con il nostro particolare sistema (bajan) abbiamo la possibilità di eseguire la gran parte del repertorio organistico, trascrizioni di grandi opere, da Bach a Strawinsky, alla musica di Piazzolla e quella contemporanea. Nel nostro Paese purtroppo è sottovalutato, a differenza dei Paesi dell’Est dove la fisarmonica classica è uno strumento molto nobile. Il repertorio originale è per la maggior parte russo e in Italia soltanto da pochi anni si ha la possibilità di studiare questo strumento nei diversi Conservatori ( a differenza di altri Paesi europei dove si ha la possibilità di studiarlo da molti anni). Partecipare a questo confronto tra conservatori è molto importante poiché è un modo per dimostrare alle persone che la fisarmonica è uno strumento di assoluto rispetto. Uno strumento nobilissimo a tutti gli effetti . Quanto è duro il lavoro da musicista? Quali sono secondo voi i sacrifici e quali sono i successi, ma soprattutto cosa vi ha spinto a proseguire nonostante le difficoltà?
Fernando: La fisarmonica? Perché è uno strumento completo e molto duttile. Racchiude più di ogni altro strumento la ricchezza sonora di un’orchestra. Me ne innamorai da piccolo. Lorenzo: Da piccolo andavo con mio padre ai concerti del suo quartetto, una sera rimasi folgorato dalla bellezza di questo strumento. Da quel giorno ho iniziato a coltivare la mia passione da fisarmonicista. Alberto: Abbiamo scelto la fisarmonica perché è uno strumento molto particolare. Pagina 10
Fernando: Il nostro lavoro è molto duro. Si viene ripagati solo dal grande studio. I sacrifici? Tanto impegno e andare avanti anche quando non reputano il nostro un “vero lavoro”. I successi? Quando si riesce a vivere di musica e regalare emozioni a chi ti ascolta. Lorenzo: Fare il musicista è dura, ma la fatica viene poi ripagata da tante soddisfazioni. L'amore per la fisarmonica è
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incondizionato, questo mi spinge ad andare avanti. Alberto: Più che lavoro, credo che la Musica sia un vero e proprio stile di vita, un modo di essere particolare. Un mondo a sé, dove si ha la possibilità di esprimere il proprio genio. Certamente quella a cui ci troviamo di fronte è una vita in salita, piena di sacrifici e di difficoltà...il successo sta già nel semplice fatto di poter scoprire e vivere insieme alla musica, di pari passo. E’ un qualcosa di spettacolare dove si rimane estasiati dalla bellezza dell’arte . David Ackert disse che “I Musicisti ogni giorno affrontano la sfida finanziaria di vivere uno stile di vita freelance, la mancanza di rispetto della gente che pensa che dovrebbero trovarsi un lavoro vero e la loro stessa paura di non lavorare più in futuro. I Musicisti sono persone che hanno assaporato il succo della vita in quel momento cristallino in cui hanno fatto uscire il loro spirito creativo e hanno toccato il cuore di qualcun altro. In quell'istante erano più vicini alla magia, a Dio e alla perfezione di quanto chiunque altro avrebbe mai potuto. E nei loro cuori, sanno che dedicarsi a quel momento vale più di mille vite intere." Ciò che ci spinge a proseguire quindi, nonostante le difficoltà, è il bisogno di far star bene la nostra anima. Ringraziandovi per la vostra disponibilità e congratulandomi con voi, vi chiedo di salutarci parlandoci dei vostri progetti futuri. Fernando: Diciamo che il nostro è ancora un cantiere aperto essendo il trio appena nato. Il nostro progetto più grande? Quello
di suonare sempre insieme. Ora pensiamo al prossimo appuntamento su Raiuno il 2 marzo. Ci scontreremo contro un baritono che rappresenterà il conservatorio di Reggio Calabria. Lorenzo: Nella speranza che il nostro trio possa continuare ad esibirsi in futuro, continuando a ricevere soddisfazioni e gioie, vi saluto cordialmente. Lorenzo Scolletta. Alberto: Un Grazie particolare va a voi che ci avete permesso di fare questa intervista. Per i progetti futuri cercheremo di creare un programma sia di musica classica che di musica contemporanea. Fare delle nostre composizioni cercando di portare avanti un progetto che renda soddisfatti noi e la gente che ci ascolta. Con questo volevo ringraziare tutti coloro che ci seguono e colgo a questo punto l‘occasione per ricordare a tutti della prossima gara del 2 marzo. Seguiteci e votate. Numerosi . Cristina Rotoloni
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Poesie dei nostri Autori
Veliero di Maria Rosa Barletta
Piuma di Maria Rosa Barletta
Viaggia tra onde in tumolto l'arduo veliero sfida il mare al timone
Vorrei essere piuma per accarezzarti il viso e asciugare ogni tua lacrima
Ogni onda par che lo diriga per terre arse e sconosciute Lieve si deposita sulla grigia schiuma dell'onda e tira a prua con vele spiegate Persino i gabbiani intimoriti dalla selvaggia onda fuggono a cercar riparo Mostruoso e affascinante solca le sue acque il veliero Non teme le tempeste e nè i tuoni del ciel a scialuppa al vento Corre incontro alla sua meta e nessuno lo fermerà
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...Quando la malinconia ti avvolgerà e la vita ti sembrerà troppo dura da sopportare Come una piuma vorrei seguire ogni tuo passo per renderlo più leggero e non sentirti più solo E proprio come una piuma posarmi sul tuo cuore e rimanervi per tutta l'eternità Oltre la Luna di Maria Rosa Barletta Oltre la Luna c'è il mio cielo Tu devi solo tendermi la mano e cogliere quel sospirato alito di vento che ci porta lontano, per albe e tramonti infiniti... Oltre l'abisso che separa il cielo dalla terra
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Coalescenza di Rita Stanzione
Di porte e aperture di Rita Stanzione
Sai com’è,
L’onirica teoria della spirale
quel suonare insolito
continua in un senso
del cuore
s’espande
migrato in altro petto… ascolta l’ancestrale
Il viso, sottocoperta
contrappunto
infastidito in trecce e nodi
e legaci il respiro
non si appressa agli specchi;
senza regole
s’aggrappa al perduto
Mai conosciuta
al giorno prima
più quieta sommossa
-mi torna un fumo di castagne
sangue che cerca sangue
d’arrossarsi le guance
migrano gocce
alla maniera infantile
da una vita all’altra vanno e ritornano
Mi parlo, la voce grave nell’imbuto
senza averne abbastanza.
paura ribaltata sulla tabula rasa,
E quale stupore...
le mie scritture invadenti
dai profondi tagli
tomi confinati in un armadio
non si rimane esangui Chi non vorrebbe sciogliersi
un capitolo arreso si srotola
di un intimo travaso...
simulando porte ci provo
All’ora indecifrabile di Rita Stanzione
ad attraversarmi
Poi, i fuochi hanno scelto
sarà una trappola?
di avallare la cenere
Sotto, da ogni parte sono in arrivo le dorsali
la febbre dei polsi non batte rumore: poche linee, poche e la casa vuota ai gradi apparenti - flessioni dell’aria la fame dei rettili si chiude nel petto si sfibra l’indole, il filo rosso corre al fiume della notte scorre lento un senso di solitudine innata
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Papà:"Una luce è incominciata ad accendersi nel mio cuore grazie a te". Enza Mazzocchi
“Poche parole dedicate al mio papà” Il mio papà si che era un papà, capace di amarti senza chiedere o pretendere, forte di aspetto ma con un sorriso dolce e pulito, tenero di carattere restando però se stesso. Il mio papà.... amabile con tutti scherzoso in famiglia attento verso i figli. La sua meta, dopo anni di sacrificio, era la tranquillità della sua famiglia. Il mio papà,
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oggi mi manca, sento la nostalgia delle sue parole, delle sue attenzioni, della sua semplicità nel vivere... Il mio papà era diverso dagli altri, il mio papà è un mito per me! Presto sei andato via papà, ho gridato la mia rabbia verso tutti, ho superato il malessere che da tempo era in me... ed oggi a voce alta ti dico...
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Le parole del cuore
saluto d’insieme invitandoli a sedere con il cenno della mano.
Racconto del mese a cura di Eleonora Siniscalchi
Il solito struscio di banchi, l’immancabile risatina, qualche lieve mormorio, un colpetto di tosse proveniente dalle retrovie, ma solo per guadagnare qualche spicciolo minuto sulla tabella di marcia. Mi siedo in cattedra per sfoderare la penna e sfilare i Ray- ban che adagio con cura sul piano di lavoro. Apro il registro e il chiacchiericcio cessa di colpo: il silenzio si fa tombale. Comincio l’appello e uno ad uno confermano la propria presenza: - “Alberigi Andreoli,
AFORISMA 71°
Burazzo,
"È facile tradurre i sentimenti in parole, per un poeta, ma tradurre le parole in sentimenti non basta l'estro o la vena poetica, qui allora, serve un miracolo". MARIO RASO ______________________
Certillo..." e giù fino a scorrere l’elenco completo degli altri nominativi, "Passadini, Procaccini
PRIMA PARTE
Sanviteri…
La campanella suona: è l’ora della mia lezione e so che anche oggi il rito quotidiano si compirà.
Sanviteri…”, e ancora ripeto:
Entro in aula e al mio ingresso li trovo già tutti più o meno allineati e coperti. I miei ragazzi come molle scansano le sedie e balzano in piedi intonando all’unisono il solito coro: "Buon giorno prof!" Li abbraccio con uno sguardo panoramico e compiaciuta di finto imbarazzo, restituisco un
"Sanviteri Martina…" Resto in attesa di una risposta. Cinquanta occhi mi osservano voltandosi subito in direzione dell’alunna interpellata. Il silenzio prolunga. Nessuno parla, perché Martina è assorta, fruga nello zaino, non si accorge di ciò che la circonda, chiusa nel suo mondo ovattato rotto solo da un gran silenzio.
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Passanti, la compagna di banco, le preme il fianco col un dito per attirarne l’attenzione.
SECONDA PARTE
Martina solleva il capo. E’ un po’ stupita, mostra un candore disarmante, nulla a che vedere con l’ansia di chi sa d’essersi distratta durante l’appello o, peggio ancora, di che è stato colto con le pive nel sacco… in lei nessuna reazione emotiva. Attendo paziente senza rimprovero.
muovere nessun
Comincio a scandire, cognome e nome len ta men te, come se stessi interpellando il registro. Lo faccio col solo movimento delle labbra, senza emettere suoni. Continuo a srotolare quelle sillabe mute fintantoché lei non mi offrirà il suo volto confermando con altrettanti gesti labiali il suo essere: "pre-sen-te”, in classe. Solleverò leggermente il pollice nella sua direzione, con un segno d’approvazione che sarà la conferma di un’intesa complice tutta nostra, quando i nostri sguardi s’incontreranno per raccontarsi le parole del cuore. Perché so già che quegli occhi blu diverranno luminosi e grandi, e in una manciata di secondi, per tutta risposta, mi sorrideranno con amore. (Eleonora Siniscalchi)
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SANVITERI MARTINA DEL PRIMO BANCO Martina ha il mare in testa, oggi. Flutti enormi si infrangono nella sua mente e levano spruzzi altissimi come dolori da mille spilli. Poi, al ritrarsi del maroso, poco batticuore nel respiro, ma subito se ne accavalla un altro di maggiore violenza. E’ inquieta Martina del primo banco. Un malessere che comunica con lo sguardo. Volge gli occhi in cerca di aiuto, poi li punta dritti in quelli della compagna che le siede di fianco. La piccola bocca piegata in una smorfia. La Passanti osserva quelle mani minute e paffute che sfregano nervosamente un klinex per detergere la fronte, a tratti imperlata di sudore. Martina deglutisce a fatica per colpa di quel nodo stretto in gola. Lo spasmo è forte e lo sguardo è smarrito in un punto nero e impreciso della lavagna. Poi di colpo comincia a dondolare il capo in avanti e all’indietro, ripetutamente; al ritmo di un suono genetico e ancestrale udibile soltanto da lei: ed è subito panico
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incontrollato, l’ennesimo attacco di paura.
imprevedibile
- “Professoressa, Sanviteri non si sente bene…… forse sarà meglio farla uscire dall’aula, non crede?” L’appello dell’assistente inascoltato.
non
resta
La prof. alza lo sguardo dal registro e fissa il contorno della chioma sbarazzina che incornicia il volto di Martina: il naso un po’ schiacciato, le guance paffute sparse di rade lentiggini. Quelle gote lisce e rosee si offrono come frutti acerbi simili ai suoi sedici anni che non hanno conosciuto ancora malizia e che conservano intatti pensieri vergini. Gli indumenti d’ordinanza quasi un fagotto di panni, indossati senza alcuna pretesa civettuola, come fossero tela di sacco, che Fendi o mercato cinese per lei non vi è alcuna distinzione. Un rapido scambio di sguardi incrociati e quelli della prof raccolgono una nota di supplica che le rimbalzano da quelli di Martina, audiolesa. L’insegnante sostiene nuovamente il suo sguardo ma questa volta senza alcuna traccia di pietismo, anzi, con un’espressione di lineare fermezza, quasi si trattasse di un inedito richiamo non verbale, che sa per certo non sarà nemmeno l’ultimo. Ma stavolta no, non bisogna arrendersi al panico, costasse anche un pianto sommesso, il più doloroso o l’ennesima crisi, no. Dovrà farla reagire.
La prof. si alza decisa e con mossa secca afferra una sedia libera posizionandola accanto alla sua, sulla pedana dove appoggia la cattedra. Poi si avvicina a Martina del primo banco e dolcemente, ma con decisione, la prende per mano e la guida verso la scrivania. La ragazza si desta dal suo incubo e poco alla volta riemerge dal torpore ipnotico. Lentamente, con passo indeciso e tremolante, si dirige verso la cattedra, vista da sempre così lontana e lei a sentirsi diversa da tutti gli altri. Martina separata dai compagni ai quali volge le spalle e da quel muro di silenzio che non le consente di udire. Martina confinata in un cantuccio, in prima fila, sì, ma lato nord, di fronte ad una colonna bianca, per essere meglio seguita dall’assistente. Poggiando il piede sulla pedana inciampa per un attimo, poi, aiutata dalla prof, raggiunge la cima, finalmente su quell’Everest che mai avrebbe nemmeno sognato. Ora entrambe siedono in cattedra. Il capo di Sanviteri ha smesso di ondeggiare, non c’è tempo per farlo e gli occhi fino a pocanzi socchiusi al dolore, appaiono tersi e sgranati dallo stupore. Si guardano attorno con inedita curiosità e frugano tra le pieghe dei banchi e tra i volti dei compagni. Ora sono solo occhi ansiosi di scoprire il mondo. Martina sta pensando forse che i compagni sono diversi visti da quassù. La prof. le fa occupare il posto accanto, mentre quaranta occhi già la interrogano silenziosi. La ragazza si siede con un certo disagio e la prof. le tocca un braccio per richiamarne Pagina 17
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porgendole il registro di
- Bu razzo…Cer tillo... Cri stal di... De Pia no …-
- Avanti, Martina, ora aiutami tu a fare l’appello, chiama per nome uno ad uno i tuoi compagni.-
A seguire gli altri finché si ferma dinanzi ad un cognome. Martina esita un attimo e mentre pronuncia:
Lei la osserva, poi guarda il registro. L’insegnante le prende la mano, punta il pollice grassoccio e sudato della ragazza sul primo nome dell’elenco alfabetico e la esorta:
-La rini…- si lascia andare ad una risatina sommessa. Lui è il pestifero della classe e immediato si eleva un coro di risate sguaiate.
l’attenzione classe.
-
Avanti Sanviteri, leggi.-
E Martina: - Al… Al....- Alb..Al be ri gi…-. Martina Sanvitieri pronuncia quel cognome con sforzo, poi immediatamente dopo guarda il compagno della terza fila restando in attesa. - Presente - recita lui a voce alta. Martina trova coraggio e restituisce il sorriso al compagno, poi si volge nuovamente verso la prof. con sguardo interrogativo. - Su, Martina, vai avanti con gli altri cognomi.Lei si china nuovamente sul registro e con voce più sicura continua: - An…Andreoli..- Presente-
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L’incantesimo è rotto. Ora sarà dura, per la prof, ripristinare l’ordine, ma… il gioco vale la candela! Sanviteri, in preda alla crisi di panico, avrebbe trascorso la solita mattinata fuori classe a vagare lungo i corridoi contorcendosi, invece ora… Ora sorride Martina del primo banco e seduta in cattedra leva alta la voce a richiamo e faro di quel mare prima in tempesta. E mentre questo rito semplice e consueto si perpetua anche oggi, lei ha ancora il mare in testa, ma le sue onde non fanno più male di una bagno caldo quando fuori è la neve. Co-autori (Saverio Cristiani, Eleonora Siniscalchi)
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Le creature di renato mancini
Ho il piacere con questo articolo di tornare su un argomento che mi sta a cuore. Abbiamo visto già, nel nostro magazine n° 11, l’importanza di riciclare i rifiuti ed i materiali di scarto. Abbiamo notato in particolar modo quanto l’arte sia sensibile nei confronti dell’ambiente e quanto sia promotrice del recupero, evidenziando così la grande abilità creativa degli artisti. Con lo scopo di continuare ad invogliare la vostra curiosità nei confronti delle molteplici vite di un oggetto e per sostenere l’importanza ed il valore del riciclo, questa volta intervisto un artista che guarda i vari materiali con occhi diversi, dandogli una nuova vita e una nuova individualità. Parliamo di Renato Mancini. Renato è una persona che colpisce sia per le sue opere sia per la sua schietta simpatica. Ha iniziato quello che lui definisce il suo hobby nel ’76 dopo aver visto una scultura che lo ha impressionato sia per le sue fattezze sia per gli elementi che la componevano. Renato si è così scoperto attratto da una realtà che fino a
quel momento non aveva preso in considerazione e con l’energia e la fantasia di un bambino, unite alla sua geniale creatività, ha iniziato ad osservare il mondo che lo circonda riproponendolo come lui lo percepisce. Lasciandovi alla sua piacevole intervista, la quale esprime perfettamente la personalità dell’artista, vi invito a partecipare numerosi, dal 2 al 10 marzo, alla manifestazione Orto Giardino di Pordenone, dove troverete le sue opere all’interno di un paesaggio suggestivo. Infatti il labirinto verde che risulterà vincitore al concorso “Festival dei Giardini” ospiterà le sue sculture. Chi è Renato Mancini, parlaci di te? Renato Mancini…tutti mi chiamano Mancio. Ho 58 anni, sono nato a FRUGES (ci tengo a dirlo) una frazione di Massa Lombarda/Ravenna il 27/11/1954, abito ancora nella casa dove sono nato, sono molto campanilista, una persona normale ed umile con una vita come tanti. Ho iniziato a lavorare molto presto, dopo un solo anno di scuola superiore (Istituto tecnico professionale). La mia professione è stata Pagina 19
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presso diverse ditte. Ed ecco perché la saldatrice è un attrezzo a me molto famigliare. Una famiglia composta da moglie e due figlie ed ora la mia professione è cambiata. Sono un pensionato dedito all’arte e alla creatività. Sta iniziando per me una nuova vita. Quando è nata la tua passione per questa forma d’arte e quale fu la tua prima opera? Questa passione che poi diventerà anche il mio hobby nasce nel lontano Gennaio 1975…sto per congedarmi…sulla scrivania di un sottufficiale della mensa vedo un cavallo con cavaliere costruito assemblando vecchi attrezzi…tenaglie…martello…pinze…la cosa mi colpisce talmente che la prima cosa che faccio quando arrivo a casa è cercare tra i rottami qualcosa per costruire il “mio” cavaliere…trovo vecchi dadi e
Come realizzi le tue sculture e cosa stimola l’idea creativa? Non faccio nessun disegno o schizzo delle mie opere…nel cortile ho ammucchiato rottami di ogni genere…il mio divertimento è…un oggetto farlo sembrare un altro…come posso spiegarmi…es: una marmitta diventa un pesce…un serbatoio diventa il corpo di un uccello…un badile tagliato a metà due ali…e così via…lo stimolo mi viene appunto quando…spostando tutti sti rottami intravedo un pezzo che può sembrare qualcos’altro… Cosa senti di dare a chi osserva le tue istallazioni? Quello che ho notato nel corso degli anni…stupore…ammirazione, emozione…ho visto una ignora piangere davanti alle mie opere…dopo due minuti piangevo anch’io…mi piace guardare negli occhi la gente che osserva le mie creazioni…perché le parole possono mentire…gli occhi no. Qual è il tuo rapporto con le tue creazioni? Con le mie opere ho un rapporto
bulloni e do vita al mio “Don Chisciotte”. sviscerato…sono geloso…non le vendo Pagina 20
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volentieri…e se capita è come dovessi dare via un cucciolo…cerco di assicurarmi che vada a stare bene…basta guardare bene negli occhi chi “l’adotta”...quando passo vicino agli “animali” li accarezzo…sono figli miei (naturalmente dopo la famiglia). Dove possiamo vedere le tue opere e quali i tuoi riconoscimenti? Le mie opere si possono vedere principalmente nel mio cortile e nel mio vecchio cascinale…(300 circa) dalla più piccola alla più grande…poi nel mio paese ce ne sono alcune in vari punti…giardini stazione una dedicata alla Protezione
Civile…una alla caserma dei Carabinieri che rappresenta un Carabiniere soccorritore…al Centro Sportivo la più grande dedicata alla vita…presto ce ne sarà un’altra dedicata al ciclismo…e spero tanto che quanto non ci sarò più queste opere servano a ricordami…(sono troppo presuntuoso?) Riconoscimenti importanti no…è un hobby il mio…a parte i ringraziamenti dei sindaci che ho donato le mie opere…articoli vari in giornali locali…un servizio su Sereno Variabile e su Geo Geo…Premi vari ai Fantaveicoli (Imola). Il mio sito è andato su “web Design Index 9”. E’ un tipo di pagine gialle dei siti di tutto il mondo…e da un paio
d’anni 2011 – 2012 rappresento il comune di Lugo con le mie opere alla manifestazione a livello europeo “Cervia Città Giardino” con successo….non ricordo altro forse…il riconoscimento migliore l’avrò quando non ci sarò più.
Qual è stato il commento più bello che ti hanno fatto? Il commento più bello…che poi non so’ se essere felice o dispiacermi…(perché mi viene da dire…”comeee e…mi fanno dei complimenti così…e allora perché sono nessuno?? Ahahahahahaha ”) i commenti più bello…mi hanno paragonato a Ricasso…(ancora rido)…più di qualcuno mi ha detto che alla biennale di Venezia hanno visto delle oper di molto peggiori…io non mi faccio nessun tipo d’illusione…so benissimo che nella vita spesso devi incontrare le persone giuste al momento giusto e io spero di diventare famoso più tardi possibile…per ora mi accontento della non meno importante ricchezza interiore che mi danno le mie opere. Quali i tuoi progetti futuri?In questo periodo sono un vulcano…ho talmente tante idee che dovrò per forza morire prima di realizzarle tutte…ho solo un cruccio e un sogno irrealizzabile.
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Il cruccio è che vorrei esprimermi in grande…ma spazio e attrezzature mi tagliano le ali…quindi devo volare basso. Il sogno… tale rimarrà…ma è bello sognare…mi piacerebbe avere una vecchia fabbrichetta dismessa con ancora tutte le tubazioni dentro…gli impianti ecc ecc da trasformare in una mostra stanziale e fare un percorso con le opere…attaccare tutti gli animali di ferro alle tubazioni…ahahahaha cosa dici Cristina…che sono un po’ matto…ebbene sì…del resto solo uno un po’ matto può fare ciò che faccio io. Ciaooooo renato Mancini detto Mancio.
(Cristina Rotoloni)
Una raccolta di racconti molto richiesto, che hanno in comune la capacità di coinvolgere ed emozionare il lettore fino quasi a commuoverlo senza mai lasciarlo indifferente. La Sfera, la storia portante, narra di Luna, una donna con una vita 'normale', alle prese con il presunto tradimento del suo uomo, che si trova a vivere un'avventura surreale, in equilibrio tra sogno e realtà, che la conduce alla scoperta di una verità che lei non conosce e non può nemmeno immaginare. Richiedi una copia inviando una mail a infoline@volodeisensi.it
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Intervista al fotografo michele rallo
fantasia… Queste sono solo alcune delle cose che mi hanno avvicinato a questo mondo, ma è un mondo d’arte del resto, per cui sempre in continua evoluzione direi… Non esistono traguardi o singole circostanze.
A cura della D.ssa Agnese Monaco
1. Michele giovanissimo talentuoso fotografo, mio coetaneo, inizierei questa intervista partendo dalla domanda tipica ,ossia quando hai iniziato ad appassionarti di fotografia? Ho iniziato ad appassionarmi seriamente alla fotografia da circa 3-4 anni. Prima di allora, tuttavia, amavo già osservare il mondo circostante, cercando di coglierne quei dettagli che troppo spesso sfuggono. Potrei considerare questo quasi un’ inizio ufficiale per quanto concerne l’allenamento dell’occhio a questa attenta osservazione continua… Successivamente, direi che è iniziata quella fase decisiva; capita che un giorno, ti senti dentro come un input, una sensazione, non sai bene di cosa si tratti inizialmente, per scoprire poi essere una voglia di mostrare al mondo ciò che si ha dentro. La propria visuale, immaginazione,
2. A che miti della fotografia prendi spunto? Qual è la tecnica che prediligi? Perché? Ho imparato a conoscere ed apprezzare i lavori di molti fotografi di fama mondiale. Potrei citare Doisenau, piuttosto che Henry Cartier Bresson… Sono diversi, come diversi sono i loro temi, stili; Potrei citare il grande Oliviero Toscani per la sua “consapevolezza provocatoria” che imprime nei suoi lavori, che abbiamo tutti osservato spesso in svariate e famose campagne pubblicitarie d’impatto… (ricordiamo tra tutte la campagna contro l’anoressia che provocò molto scandalo per il suo modo diretto di illustrare ciò che spesso le persone quasi vorrebbero o preferirebbero non vedere). In realtà non ho un mito singolo dunque, perché io stesso non saprei sceglierne uno soltanto in modo univoco. Mi piace osservare i lavori, più che l’artista. Cosa che capita anche quando mi diletto facendo un giro in rete… cercando foto che mi colpiscano. Pagina 23
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Non immagini nemmeno quante persone, semplici appassionati artisti, da tutto il mondo, riversino quotidianamente in rete su profili, gallerie, montagne di foto dei più svariati generi, realizzate in modo egregio, brillante. Amo questo aspetto. Una persona sconosciuta, che realizza fotografie che colpiscono, che hanno un impatto visivo notevole, wow! La tecnica che prediligo è quella di seguire l’istinto. Tu parti dalle basi, quelle regole e regolette che certamente tutti dobbiamo conoscere, in fondo anche quello è parte della tecnica. Ma, arriva un giorno in cui bisogna saper mettere da parte le nozioni scritte, ed affidarsi al proprio cuore, alla propria mente. Saper vedere ciò che gli occhi suggeriscono, in quel preciso istante. O andrebbe perso per sempre… Queste capacità si sviluppano col tempo, con molta pratica, e non si imparano altrove se non da noi stessi…
3. Quanto a tua opinione muta il ruolo del fotografo nella società odierna ? Mi riferisco in primis al passaggio dal rullino al digitale e alla semplicità di utilizzo di macchine fotografiche professionali da parte di tutti o quasi i soggetti, oltre ovviamente all’abbattimento dei costi.
Beh certamente l’avvento del digitale ha prodotto nella società moderna indiscutibili cambiamenti, stravolgimenti anche, che spesso vengono anche giustamente inquadrati come vantaggi; mi riferisco in primis all’abbattimento di costi (materiali, sviluppi, attrezzature…), che ha contribuito senza dubbio ad un maggiore avvicinamento delle persone a questo mondo che tempo prima era, come dire, quasi un “ambiente per pochi”. Fino a qualche anno fa, vedevo il mondo della fotografia come un mondo solo riservato ai cosiddetti “professionisti”. Oggi giorno, chiunque voglia cimentarsi in questa arte, qualsiasi fotoamatore, ha più possibilità di poter esprimere la propria voglia di produrre. Questo ha scaturito altresì una vera e propria invasione di “fotografi”, talvolta privi di vere capacità espressive. Probabilmente questo aspetto costituisce l’unico neo di questa rivoluzione al digitale. Personalmente, sono sempre stato un Pagina 24
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finale, ecco. Ma a pensarci bene, anche con la rivoluzione industriale avvenne qualcosa di simile. Fabbriche dominate da robot, con conseguente aumento della disoccupazione degli uomini… come prezzo da pagare per ottenere ciò che si era sempre cercato: maggiore quantità e qualità in tempi minori. 4. Qual è il tuo scatto migliore? Cosa rappresenta per te? Che tecnica hai utilizzato? Cosa volevi sublimare nell’immagine? Qual’era la vera essenza? fautore delle tecnologie, del futuro. Viviamo in una società del resto, parte di un tempo, un periodo storico, molto aperto a continue trasformazioni. Trasformazioni che riguardano spesso e volentieri anche il mondo del consumismo. Del resto, molti mestieri, molte passioni, la nostra stessa vita quotidiana tutt’oggi è incentrata sull’utilizzo di tecnologie, apparecchi ecc… Tutto, potremmo dire, è stato “investito” da questa immensa trasformazione. Anche la fotografia, certamente, rientra in questo ambito. Siamo cresciuti avendo tra le mani quelle fantastiche scatoline gialle su cui campeggiava la scritta Kodak. Marchio che ha fatto la storia. Ricordo con piacere una delle tante pubblicità che ci hanno accompagnato per anni nelle nostre case proprio relativa a questo marchio. Oggi, in un certo senso, assistiamo alla decadenza di questa grande casa produttrice, ormai destinata purtroppo ad una più limitata fetta di mercato, a chi per lavoro o per necessità utilizza ancora mezzi analogici, e quindi i cari vecchi rullini… A chi ama ancora seguire le fasi di sviluppo, partendo proprio dalla pellicola impressa. Il digitale ha eliminato tutto ciò, ha allungato il passo verso il prodotto diciamo eliminando i passaggi intermedi. Ha velocizzato ed ottimizzato la produzione
Non saprei dire in assoluto quale possa essere, ad oggi, il mio scatto migliore… Forse perché amo ogni mio singolo lavoro, perché seguendo ogni scatto che fino ad oggi ho realizzato, riesco a seguirne l’evoluzione che mi rappresenta. Riesco a rendermi conto di quanto sono migliorato nel corso di questi ultimi anni. Mi riferisco al mio modo di apprendere ed evolvermi costantemente attraverso le inquadrature, gli stili, i colori… tutto ciò che rappresenta Pagina 25
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poi il mio prodotto finale. Detto ciò, ci sono stati comunque certamente scatti a cui sono tutt’oggi molto affezionato, decisamente; potrei citare come esempio, gli scatti che costituiscono il mio personale reportage presso l’area dell’ex manicomio di Roma Santa Maria della Pietà. Trattasi di un lavoro partito da una mia idea personale, una voglia di documentare uno degli aspetti storici, forse tra i più particolari e tristi della città di Roma. Luogo che per decenni ha visto le storie di persone “isolate” dalla società perché erano viste diversamente, e quindi quasi discriminate. Si è creduto per anni, che rinchiudendo queste persone, in nome della medicina, si sarebbero risolti i loro problemi… Bene, è stato un luogo quello, che mi ha messo i brividi ad ogni passo che percorrevo, tra quei padiglioni e giardini ormai in stato di completo abbandono. In quel caso la fotografia, mi ha trasmesso quelle sensazioni attraverso cui ho provato con le mie immagini realizzate, a rendere attuale quel dolore che oggi giorno è ancora impresso indelebile nei “sopravvissuti”. Avevo cercato in rete per giorni informazioni relative al luogo, alla storia. Documentandomi prima di realizzare il reportage. E questa è la tecnica che uso abitualmente prima di realizzare i miei lavori. Credo che sia sempre opportuno sentirsi parte di un luogo, di un Pagina 26
soggetto anche, capire ogni aspetto… ed immaginare così il proprio lavoro ancor prima che esso venga realizzato. Altri lavori recenti a cui sono affezionato riguardano l’aspetto storico e culturale della città di Roma, la mia città. Amo confondermi tra i turisti. Fotografo monumenti, fontane, scorci, cercando ogni volta periodicamente di trovare punti di vista e di osservazione differenti, utilizzando a tale scopo anche obiettivi diversi. Così da ottenere diversi formati di visione. Il fatto di confondermi tra i “forestieri”… mi permette di rilassare l’animo, di vedere la mia città che conosco benissimo da sempre, in un modo totalmente opposto, come se ogni volta fosse la prima volta che la scopro. E questo trovo che sia un aspetto bellissimo. È realmente questo, ciò a cui sono da sempre molto affezionato.
5. Come dovrebbe iniziare un giovane che si appassiona di fotografia? Cosa dovrebbe fare? Quali sono le mosse giuste da seguire in questo mestiere? Quanto la crisi economica influisce? Un giovane che vuole avvicinarsi al mondo della fotografia deve iniziare allenando
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occhi e mente. Può sembrare una banalità ma non lo è. Si è troppo abituati oggi giorno a scattare senza pensare, lo dico anche ricollegandomi al fatto che proprio l’avvento del digitale e in un certo senso dell’abbattimento dei costi ha fatto sì che tutti potessimo avvicinarci a questa arte, definendoci “fotografi”.
Tuttavia, questa gran facilità ha un po’ fatto mettere da parte tanti aspetti più importanti. Non basta premere un pulsante. Non basta per fare le cose al meglio. Io stesso sono “nato” come autodidatta. Ho trascorso, e trascorro tutt’ora, diverse ore al giorno, sfogliando e studiando tecniche, leggendo esperienze sul campo, pareri, interviste, di tanti professionisti del settore. Si può studiare in tanti modi, non necessariamente seguendo costosi corsi di studio. Purtroppo, viviamo in un tempo dove la crisi economica fa da padrone, e non tutti possono permettersi di spendere soldi per corsi professionali di formazione. Ma tutti abbiamo, o quasi, la possibilità di navigare in rete, per esempio. E su
internet, è noto, si trova davvero di tutto. Dunque, perché non sfruttare ciò che abbiamo a disposizione? Può essere certamente un primo passo. Forum di discussione, siti web che offrono corsi gratuiti online interattivi, portali di fotografia dove trovare oltre a materiale vario fotografico qualsiasi genere di informazione in merito, per capire, per incuriosirsi. Tutto può servire, e posso garantire per esperienza diretta, che funziona. Specie se si parte da zero. Quel che occorre è da una parte voglia di tenersi sempre aggiornati, studiare, leggere, cercare continue informazioni, e dall’altra sicuramente mettere in pratica tutto questo quanto più possibile, ed in modo costante. Soltanto unendo questi due aspetti, teoria e pratica, si arriva a risultati certi. Ma anche per quanto riguarda le attrezzature c’è da considerare che esistono varie fasce di spesa, in base al proprio budget o alle proprie necessità. Per una persona che si avvicina a questa passione non occorre spendere troppo, considerando che oggi il mercato offre varie scelte, per marche e materiali. Una buona reflex di fascia media con relativi obiettivi non comporta costi esagerati… ma sono certo, donerà grandi soddisfazioni a chi la userà! 6. Possiamo vedere alcune tue splendide foto, ma un lettore dopo aver visionato i tuoi lavori dove potrebbe contattarti? Quali sono i tuoi link? Ah finalmente una domanda facile a cui rispondere! (Accenna una risata). Beh diciamo che sono presente in rete ormai con diversi profili, gallery, e quant’altro. I miei canali ufficiali sono i miei siti web raggiungibili ai seguenti indirizzi www.mikerphotographer.webs.com e Pagina 27
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www.rallomichele.wix.com/photographer Su questi spazi ufficiali si possono visionare già parte dei miei recenti lavori, che ricoprono vari generi e tipologie. Poi c’è la mia gallery ufficiale, www.flickr.com/photos/mike-79 che è per me la mia “vetrina” ufficiale. Per i più curiosi, comunque, si possono trovare sui miei siti già menzionati tutti i link necessari per raggiungere ulteriori spazi e gallery… o anche, per chi volesse scambiare due chiacchiere o conoscermi meglio, i miei riferimenti Twitter e Facebook. Insomma, non ci facciamo mancare nulla (rido)… viviamo in un mondo completamente digitale… come si è detto, no? 7. Perché una persona dovrebbe affidarti i suoi ricordi? Ossia poniamo l’esempio che ti propongano di fotografare le nozze di una coppia. Il giorno più bello della loro vita, indimenticabile, dove ogni minimo errore potrebbe rovinare quel clima gioioso e di festa. Tu sai che devi immortalare quei momenti unici cogliendone l’intensità. Ti senti sempre in grado di farlo? E Come giudichi invece le persone che si fingono grandi professionisti ed alla fine concludono lavori in modo mediocre? C’è sempre un certo rischio in ogni lavoro fotografico che si realizza. Questo però non credo debba riuscire a limitare le nostre capacità, la nostra voglia di “fare” quel lavoro. La fotografia come detto è arte. E l’arte, si sa, è molto soggettiva. Può piacere di più una fotografia fatta da un non-professionista, piuttosto che uno scatto realizzato da chi lo fa per mestiere da una vita. O viceversa. Sono convinto che Pagina 28
tutto si basi non solo sull’esperienza, ma sul saper osservare. Ci sono dettagli che possono sfuggire al fotografo ufficiale di un matrimonio ad esempio, ma può accadere che lo stesso dettaglio venga catturato da un invitato!. Penso che in certi momenti ci si senta un po’ sotto pressione, è normale. Si sta realizzando come hai giustamente detto tu stessa, un lavoro particolare: rendere speciali dei ricordi che delle persone ci stanno affidando. Una parte di un presente che diventerà passato… e che per questo dovrà restare speciale, ogni volta che le fotografie verranno sfogliate. Non so se esiste una soluzione per tutti. Io, cerco di essere più rilassato possibile, e di concentrarmi sul momento, sugli aspetti. Mi guardo attorno, osservo tutto, e aspetto che siano gli occhi stessi a dirmi fai questo o quello. E difficile da spiegare ma penso sia proprio così che avviene. Sentirsi “accompagnati” dal proprio istinto, è il modo ideale per affrontare la situazione…
8. Cos’è per te la fotografia? E cosa non dovrebbe essere invece? Per tanto tempo quando mi facevano questa domanda, facevo fatica a dare una risposta. Ma per il semplice fatto che la fotografia, fotografare, significa tante cose per chi lo fa. Davvero tante. E’ un’arte
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troppo particolare, del resto. Poi, ho iniziato a ragionarci su. A volte ancheio mi chiedevo la stessa cosa. Cos’è per me la fotografia? Credo di averla, oggi, quella risposta. La fotografia per me rappresenta un potere magico. Noi tutti abbiamo questo potere ma non ce ne rendiamo conto, assorbiti dalla frenesia della vita che viviamo ogni giorno. Ed è proprio questo che mi ha suggerito la risposta che cercavo. La fotografia è il potere di fermare il tempo. In senso relativo, certo, eppure è così. Pensa, tu hai un aspetto, che oggi è così. Facciamo una fotografia. Passerà del tempo, passeranno degli anni, cambierai aspetto, ma non in quella fotografia. In quell’immagine, tu, resterai per sempre come oggi. Non è fantastico? (sorrido). Il tempo si è fermato in quella circostanza, in una cornice. In quel “punto del mondo” non esistono orologi, nulla di tutto questo. Non è fantastico? E’ un gran potere, abbiamo fermato il tempo ed in esso la vita!. Ovviamente non è reale la cosa, la vita continua la sua corsa. Ma a cambiare, se ci riflettiamo, è il mondo circostante, non i ricordi. Quelli resteranno per sempre immutati in una fotografia. E basterà osservarla dopo tanto tempo per riprovare le stesse emozioni di quel preciso momento vissuto. Cosa non dovrebbe essere la fotografia? Forse non dovrebbe mai essere “finzione”. Mi riferisco ai processi di editing stile “Hdr” dove si ottengono effetti “plastici”… con colori sparati e “finti”. A mio parere quello può essere visto come qualcosa di artistico si, in effetti in alcuni casi e per alcuni soggetti lavorazioni simili si adattano bene, ma non corrispondono più a realtà. E la fotografia, dev’essere realtà. Non una realtà stravolta, ma un qualcosa di riconducibile al vero; Deve rappresentare ciò che vogliamo conservare.
9. A parte la grande amicizia che ci lega ormai da tanti anni, sinceramente mi sento in grado di dire che sei un grande fotografo. Hai vinto numerosi premi, perché non ci racconti un po’ il tuo curriculum artistico?
Beh il mio curriculum, che è costantemente aggiornato sui miei spazi web ufficiali, direi che si è formato nel corso del tempo grazie alla mia perseveranza ed alla mia voglia costante di mettermi in gioco. Sono convinto che questi siano davvero gli unici due ingredienti indispensabili che non dovrebbero mai mancare ad un appassionato. Dopo i primi mesi, trascorsi ad apprendere tecniche e a realizzare i primi lavori fotografici, decisi di tentare il percorso artistico, e quindi di mettermi in gioco confrontandomi con il mondo dei cosiddetti “emergenti”; Questo inizialmente. Seguirono poi Concorsi nazionali e locali, nei quali ho ottenuto diversi buoni piazzamenti e risultati, e che mi hanno dato così di volta in volta l’input giusto per concentrarmi e creare ulteriori lavori fotografici, spesso a tema imposto, per partecipare dunque ad ulteriori e più difficili selezioni sempre in ambito nazionale, ma anche Pagina 29
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locale su Roma. Ad oggi nel mio curriculum artistico posso vantare diverse esposizioni, premi, menzioni e pubblicazioni. Tra i più importanti riconoscimenti ottenuti c’è il premio Seat Pagine Gialle Passione Italia 150, tra l’altro con uno scatto dedicato ai 150 anni d’Italia e a cui mi ritengo molto affezionato… Restando a tema, potrei citare anche il premio Unica Italia 150, che mi ha permesso di ottenere un buon piazzamento nella categoria dei finalisti come “miglior fotografia Regione Lazio” e di esporre i miei 2 lavori proposti in quella occasione presso il museo d’arte contemporanea di Roma Macro La Pelanda. Museo che mi ha visto esporre anche in altri contesti e in altre occasioni sempre legate a concorsi nazionali. Quanto ad altri premi posso citare con orgoglio il terzo posto ottenuto presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma in occasione del “RomanticaMente Festival”. L’esposizione presso la Nuova Fiera di Roma, in occasione di Expo Edilizia 2012; trattasi di un lavoro fotografico a tema, che rientra nel progetto di sicurezza nei luoghi di lavoro edili, cantieri. Esposizioni in locali di Roma dove trovano luogo di incontro artisti di vario genere. Sono stati diversi in effetti i risultati ottenuti e tutti fanno molto piacere, perché ad ognuno di essi affido un ricordo particolare di quel preciso attimo e per l’idea che ne ha portato alla nascita di ogni progetto poi realizzato. Direi che in ordine di tempo, uno dei premi a cui ho davvero dedicato molto lavoro è stato il premio per l’ambiente “Creare e Comunicare 2012 – ContestEco”. Avevo proposto in tale occasione uno scatto altrettanto importante realizzato presso le cascate delle Marmore, Terni. Un luogo immerso nella natura più verde ed in una delle zone d’Italia più particolari che esistano. Scelsi quello scatto, poi post prodotto e Pagina 30
riadattato per essere candidato, per esprimere l’importanza del rispetto dell’ambiente, e per l’utilizzo di fonti energetiche alternative. Come noto, del resto, in quella location esiste una delle più grandi e potenti centrali di produzione di energia idroelettrica. Aver lasciato un segno personale, in un contest dunque indirizzato e volto a diffondere l’idea della salvaguardia ambientale, mi ha dato un gran senso di serenità e di soddisfazione… Ogni premio, in definitiva, non è importante per me materialmente, voglio dire, non è il premio di per sé che conta. E’ il modo con cui si è ottenuto. L’impegno, la costanza delle idee, la voglia di comunicare e proporre il proprio punto di vista. Che vada bene o male non conta, poi. Il risultato più bello, si ottiene già nel momento stesso in cui si decide di confrontarsi con migliaia di candidati da tutta Italia e non solo in alcuni casi. Quella sì, che è una vittoria personale! 10. Prediligi gli scatti esterni o in studio? Quanto ami il gioco di luci che puoi ottenere dalle tue mani? Quanto psicologicamente parlando, uno che svolge la tua professione , deve essere malleabile e riuscire a mettere a proprio agio la persona che si fotografa, cogliendone i tratti salienti? Personalmente amo sia gli scatti in studio a luci artificiali, che in esterni con luce naturale. Naturalmente non è casuale la scelta, dipende da vari fattori quali soggetto, tipologia di idee da realizzare, ambientazione e molto altro. In generale, per questioni di gusto mi piacciono gli ambienti tranquilli, e lo studio è uno di quelli. Occupandomi di vari generi fotografici tuttavia trovo facile adattarmi un
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po’ in diversi contesti e come detto anche in esterni. Se si parla di generi fotografici però sussistono scelte in un certo senso orientate; per la ritrattistica infatti, che è un genere che amo e per il quale col tempo mi sto specializzando, trovo preferibile l’ambiente “indoor”, luci artificiali, e tutta la comodità di poter più comodamente organizzare lo shooting, magari senza dipendere ad esempio da fattori ambientali esterni, spesso fastidiosi! Con le luci artificiali, si possono ottenere effetti in fotografia decisamente particolari che difficilmente si otterrebbero in ambienti esterni con luce naturale. Il lavoro di chi scatta, non si basa comunque solo sulla scelta delle location, delle luci, delle pose, e dello scattare. Va molto oltre. E’ fondamentale infatti come detto saper mettere il soggetto a proprio agio, in quanto un soggetto agitato, non abituato ad un ambiente o ad un obiettivo in cui lavora un fotografo, si sentirebbe fuori posto, proprio così. Pertanto, ciò andrebbe irrimediabilmente ad influire in negativo sulla resa finale poi del prodotto. Viceversa, saper accogliere, indirizzare, guidare correttamente la persona, permette intanto di stabilire un buon rapporto sul momento e poi di conseguenza, di rendere tutto il processo di shooting più naturale e spontaneo. La fotografia credo si basi moltissimo sulla spontaneità degli eventi, e sulla naturalezza delle cose. Con questi presupposti, credete, otterrete ottimi risultati! 11. Concluderei dicendo che oltre alla tua vena artistica nel campo della fotografia sei anche una persona di cuore , quanto la tua sensibilità dunque, influisce sui tuoi lavori? Grazie per la disponibilità Michele, spero che questa intervista sia stata di tuo gradimento e mi aspetto ben
presto un invito prossima mostra.
per
la
tua
La sensibilità di chi si pone dietro l’obiettivo credo sia importante al pari di quella di chi si pone invece davanti. Credo in un certo senso si compensino. Ad un cuore sensibile corrisponde un occhio che sa vedere oltre l’aspetto delle cose. Ma, ad un cuore sensibile, corrisponde anche un sorriso dolce, un’ espressione spontanea, naturale. Potremmo prendere come base questo concetto per entrambi i ruoli, quello del fotografo ma anche per chi si espone mostrando il proprio aspetto alla lente. Sommando queste due variabili, l’effetto finale è un istante di vita, a mio parere, catturato al meglio. Una fotografia scattata in modo viceversa “freddo” non può che trasmettere in chi la osserverà un effetto analogo… La fotografia è condivisione di emozioni tra persone, oltre che arte di per sé. Colgo quindi l’occasione innanzitutto per ringraziarti per questa grande opportunità racchiusa in questa intervista e certamente, anche per invitarti, come del resto tutti i lettori, ai miei prossimi futuri eventi! Agnese Monaco Pagina 31
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Santa rita da cascia
Margherita nasce nel 1381 da una famiglia modesta, la sua devozione al Signore è sempre stata viva nel suo cuore. Sposa il giovane Paolo di Ferdinando Mancini. Il tempo in cui vive la Santa era tormentato dalle lotte sanguinarie fra Guelfi e Ghibellini. Il suo giovane sposo aveva un carattere irruente ed apparteneva ad una delle due fazioni rivali, attraverso il matrimonio con Margherita, egli attraversa il cambiamento del suo animo, grazie all'amore per la sua sposa che gli insegnò la parola di Dio, Paolo si converte ed abbandona il suo destino da peccatore. Nascono in questo matrimonio di amore due gemelli Giacomo Antonio e Paolo Maria. Lo sposo di Margherita viene ucciso vicino il mulino di Remolida da Poggiodomo nella valle, sotto le balze di Collegiacone dove abitava con la Pagina 32
sua famiglia e aveva intrapreso il lavoro dignitoso di mugnaio. Le ultime parole di Paolo furono ricche di amore verso Rita e i loro figli. Santa Rita affronta il dolore della perdita del suo amato perdonando i suoi assassini, a questa sofferenza presto si aggiunge il timore per i suoi figli che avevano desiderio di vendicare il padre. Santa Rita fu dotata di grande fiducia nei confronti del Signore, i suoi gemelli morirono prima che potessero macchiarsi di assassinio. Margherita resta sola con la ''sua notte'', aveva perso i suoi genitori di vecchiaia, i suoi figli, e il marito. Entra in convento dopo aver dimostrato di essere degna di divenire suora. Negli ultimi quindici anni della sua vita riceve una stigmate, durante un venerdì santo improvvisamente sulla sua fronte nasce una ferita data da una spina della crocifissione di Dio: Santa Rita é sempre stata devota al crocifisso. La grandezza della Santa é stata grande, si é adoperata a opere di misericordia, di pacificazione fra le due fazioni: guelfi e ghibellini, non ha mai abbandonato la fede e la bontà d'animo nonostante le grandi difficoltà che ha vissuto. Una grande donna che non ha mai perso la via maestra, una donna che nonostante il grande dolore non si é mai piegata alla vendette o alle meschinità. Una condotta onorevole che ha saputo donare amore senza chiedere nulla in cambio: un grande esempio di grandezza interiore. Santa Rita é definita la Santa degli impossibili, il coraggio della sua vita terrena l'ha premiata, tutti noi possiamo prendere esempio da questa forte donna che ha saputo donare e amare. Mariagrazia Talarico
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Presentazione ufficiale del libro ‘il soffio delle radici’ di carla de falco.
Il libro, presto in distribuzione su tutto il territorio nazionale, sarà ufficialmente presentato al pubblico napoletano il prossimo 16 marzo, alle h 18, presso la libreria Loffredo del Vomero. Interverranno l’autrice ed il curatore, insieme con musicisti, artisti e personalità del mondo culturale partenopeo.
Il soffio delle radici di Carla de Falco Il soffio delle radici, silloge poetica della scrittrice Carla de Falco pubblicata dalla Laura Capone editore, richiama come suadente sirena il lettore e lo invita ad un risveglio di emozioni antiche, ad un ritorno alle radici dell’esistenza. Edita nel dicembre del 2012, l’opera è alla prima ristampa e ha trovato un immediato e favorevole riscontro della critica vincendo l’VIII Premio Hombres e il Premio Letterario Nazionale Leandro Polverini, nella sezione naturalistica; e venendo segnalata al Festival d’autore Dieci Lune ecc.
Libreria Loffredo, Via Kerbaker Napoli 16 marzo 2013 h 18 Intervengono: Dott. Simone Camassa, Curatore editoriale LCE Dott. Salvatore Canfora, Doppiatore Dott.ssa Matilde Iaccarino, Scrittrice Maestro Ernesto Nobili, Musicista Umberto Schioppo, Presidente Associazione Culturale Habeas Corpus Sarà presente l’autrice. Pagina 33
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La Redazione Cristina Rotoloni
Cristina Rotoloni è nata a Roma il 20 luglio 1977, ma è cresciuta in provincia di L’Aquila. In questa città ha frequentato x\l’Istituto d’Arte e l’Accademia di Belle Arti dove ha conseguito il diploma di Laura in Scenografia con il massimo dei voti. Ha collaborato con l’Istituto Gramma nella realizzazione degli spettacoli teatrali: “Metamorfosi dei Corpi” e “Matilde principessa dispettosa”. Ha collaborato con l’associazione Il Camaleonte con corsi d’Arte e Immagine per i ragazzi dai 4 ai 16 anni. Si è sempre occupata con passione dei bambini per i quali ha scritto e illustrato favole come “Stellino”, “Tom” e “Lìlì”. Ha pubblicato sul sito “ilmiolibro.it” la sua raccolta di racconti intitolata “Frammenti di Vita”, dove oltre al terremoto parla d’esperienze forti che toccano l’esistenza umana. Al momento sta lavorando al suo romanzo in prossima uscita dal titolato “Il Tatuaggio”.
Francesco Danieletto
Francesco Danieletto, 63 anni, nato a Dolo, (Ve), dove la sua famiglia risiede da diverse generazioni, si è avvicinato alla scrittura, incoraggiato soprattutto Pagina 34
dalle figlie. Personaggio anticonformista e ribelle, sta attraversando un delicato periodo di sofferenza fisica, dal quale sta uscendo con grande coraggio e volontà. Ha al suo attivo due pubblicazioni: “Strani fiori”, raccolta di poesie - “Luigia e altre storie”, sei racconti, ambedue pubblicate autonomamente. Nella sua biografia, si descrive così: “*Di me hanno detto che sono un inguaribile pessimista, quindi vorrei provare a sfatare questa affermazione.* *Scrivere non è facile, raccontare storie, racconti, più o meno immaginari, significa dare libero sfogo alla fantasia, cercando nello stesso tempo di rendere credibile ciò che si è fissato sulla carta, se poi ci si addentra nel campo della poesia, si trasmette uno stato d’animo a volte felice, a volte triste; a detta degli amici più stretti, che, a volte leggono quanto scrivo, è proprio *con questa* che do il meglio di me stesso. Non sono uno scrittore che si siede a tavolino e riempie, per forza, pagine su pagine di parole spesso inutili; scrivo quando ne sento il bisogno, posso farlo per una settimana intera oppure starmene anche un paio di mesi pensando a tutt’altro. Insomma, non ho il rubinetto con il quale accendo e spengo la mia vena poetica. Di me hanno detto che sono un inguaribile pessimista, mi ritengo, invece, una persona che è abituata a guardare in faccia la realtà, qualunque essa sia; essere consapevoli che esistono situazioni difficili, vuole dire accettare, purtroppo, che la vita non è un tappeto di fiori, sul quale poter camminare a piedi scalzi; anzi una volta messi dei robusti paletti per risolvere i problemi, si possono apprezzarne tutte le cose belle, anche le più piccole sfumature che la stessa ci riserva.”
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Ha partecipato e vinto, nella sezione poesia, al primo premio letterario: “Dwelling book and love writing” edito a Bari dall’omonima rivista, nell’agosto 2011. Sue poesie e racconti sono presenti in “Gocce di emozioni” Antologia Rivierasca, Edizioni Laboratorio D.S. Dolo – (Venezia) 2009 e 2011. Ha partecipato al V° Premio nazionale di poesia e prosa: AlberoAndronico, Roma 2011, classificandosi 6° nella sez. B, poesie, con una silloge intitolata: “La follia dell’uomo”.
Laura Capone Editore (LCE)
La Laura Capone Editore è una casa editrice che opera online, produce, distribuisce e promuove libri nei vari formati (cartaceo, e-book, audiolibro, ecc.). Nasce nel novembre 2010 e si afferma velocemente per la correttezza e la trasparenza operativa. La LCE si pregia di avere in redazione professionisti di settore per ogni competenza che, in una stretta rete di collaborazioni online, si prefiggono la rivalutazione del talento letterario ed artistico italiano contemporaneo, anche attraverso la promozione e distribuzione elettronica delle nostre opere tradotte. Per citare solo alcuni collaboratori: la dott.ssa Luigia Torrusio appassionata di lettere antiche, traduttrici quali Chiara Rolandelli e Alessandra Baroni, artisti quali Lisa Fusco, Moreno Chiacchiera
(attualmente l’illustratore più quotato sia in Italia che all’estero), il Maestro Marco Serpe, il Regista Sebastiano Giuffrida, in un crescendo di professionisti più o meno noti che partecipano con grande competenza, professionalità e soprattutto passione.
Mariagrazia Talarico
Talarico Mariagrazia nata il 14-09-80 a Bellano Lecco, Residente in provincia di Lecco, studi magistrale Bertacchi Lecco. Una silloge edita “Delicata com'ali di farfalla” ed Il Filo classificata terza del concorso internazionale insieme nel mondo 2.
Emanuela Arlotta Direttrice Volodeisensi
Nata a Roma il 20 Settembre 1975. Ho sempre avuto una forte propensione all’introspezione e alla conseguente scrittura di poesie e racconti che indagano in maniera approfondita l’animo umano, quello legato all’Io più profondo. Questa mia voglia di comunicare ha superato i limiti della carta e della distanza con la creazione di questa community letteraria (Volodeisensi.it) che gestisco con passione e amore tutti i giorni Pagina 35
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e di cui sono felice facciano parte tante persone che credono ancora nei sogni. Anche il Magazine online è una mia idea, realizzata grazie al supporto informatico di alto livello di mio marito Leonzio Nocente, il quale è anche il creatore materiale di Volodeisensi.it e di altri siti molto conosciuti. Lavoro nell’informatica da anni e scrivo da quando sono nata. Ho autopubblicato due libri nella collana ‘ilmiolibro’, uno di poesie ‘Volodeisensi’ e uno di racconti ‘La Sfera’, che stanno riscuotendo molto successo e che presto saranno disponibili anche in formato ebook nello store Apple.
Leonzio Nocente Autore e Referente Tecnico Volodeisensi
Nato a Francavilla Fontana il 23 Maggio 1979, Architetto informatico che lavora da 14 anni nel settore IT. Le sue conoscenze vanno dallo sviluppo di portali alle applicazioni in tutti i campi compreso quello mobile. Nella sua carriera ha partecipato alla nascita di grandi portali Nazionali del settore comunicativo e collaborato con grandi multinazionali Italiane e Americane. “Questa mia opera epica che ha visto ben due anni di progettazione e sviluppo è stata la mia più grande soddisfazione, realizzare il sogno sempre vivo di una bambina, mia moglie Emanuela. Volodeisensi.it non è una semplice community ma un vero e proprio portale Letterario dove i sogni diventano realtà. Pagina 36
Sono solo l’autore materiale, un penna su un foglio vuoto che viene guidato dalle emozioni di mia moglie che ogni giorno dà la possibilità a tanta gente di esprimersi e soprattutto di essere ascoltata. Con tanta commozione dedico questo nostro lavoro ai nostri figli e a tutta la gente che crede e crederà in Volodeisensi.it”
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