SOMMARIO Mus-e Italia Onlus : L’arte e la scuola......………………………….1 Intervista a Emanuela Arlotta ............................................. 4 Intervista a Diego Romeo .................................................. 10 Intervista a Cony Ray ........................................................ 13 Poesie dei nostri Autori..................................................... 17 Racconto 1 : ‘A volte, la realtà’- di Giorgia Catalano......... 20 Racconto 2 : ‘Luna Setosa’- di Isabella Verduci ................. 23 Intervista a Alfredo Betocchi............................................. 25 Rubrica di Filosofia n°2 – Il concetto di fede ..................... 27 Recensione ‘Schianti’ di Leonardo Manetti ...................... 31 Recensione ‘Le stanze della memoria’ di Rosetta Melani. 33 Recensione ‘Dalla parte dell’Anima’ di Emanuela Arlotta 35 La Redazione… .................................................................. 36 Segui Volodeisensi anche sul tuo Social Network Preferito Clicca quì
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A cura di Isabella Verduci
Il progetto Mus-e Italia Onlus nasce nel 1999 su iniziativa del maestro Gianfranco De Bosio e da Luciana Castellina. Dal 2002 la Presidenza è affidata al Cav. del Lavoro Riccardo Garrone.
opera in 186 scuole, coinvolge 12.700 bambini guidati da 288 artisti ed è presente in 12 paesi europei, in Brasile, in Senegal ed in Israele creando così progetti internazionali. Mus-e Italia Onlus è associata alla Yehudi Menuhin Foundation (dal nome del fondatore) che ha sede a Bruxelles. Questo progetto si propone di educare i bambini al rispetto della cultura e dell'integrazione mediante esperienze artistico-educative: la musica, le arti visuali, il mimo, il teatro e le arti marziali senza contatto. Le attività ( a sviluppo triennale, 18/20 settimane all'anno e le lezioni durano un' ora e trenta a settimana) si svolgono durante le ore di scuola ed alla presenza dell'insegnante di classe che condivide il percorso artistico (collaborazione quindi tra maestre e gli artisti che provengono da altre realtà, anche questa è integrazione).
Cos'è il Mus-e? Io ne sono venuta a conoscenza partecipando alla visione di questo progetto insieme ad altri genitori un giorno di fine maggio nella scuola che frequenta mio figlio. Mus-e è un' associazione che si realizza attraverso i bambini e mette in primo piano l'arte come linguaggio universale capace di unire etnie diverse, le persone, superare le differenze. L'organizzazione è attiva in 28 città italiane, Pagina 1
I corsi Mus-e sono gratuiti per le scuole e le famiglie. Io descrivo la giornata che ho vissuto con Mus-e Chiavari Onlus, (dove il progetto è
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attivo dal 2007).
Sono arrivata a scuola come sempre munita di macchina fotografica sicura di assistere a qualcosa di speciale dato che il mio bimbo per mesi mi aveva descritto con entusiasmo questo progetto. I bambini si sono presentati nella palestra un pò intimiditi e sorridenti ma l'imbarazzo non è durato molto: gli Artisti, coloro che hanno insegnato loro canti, movimenti, con voce dolcissima ( e tutti obbedivano in silenzio!!! Dovrei invitarli a casa mia!!!) li hanno accompagnati nel magico mondo dell'Arcobaleno, il tema di quest'anno e, cosa importante, hanno coinvolto anche i famigliari. Era presente la professoressa Anna Maria Guglielmino, coordinatrice nazionale ed internazionale di Mus-e che ci ha parlato del progetto con chiarezza e semplicità. I bambini hanno iniziato ad intonare canti dedicati ai colori usando appunto la voce, ma anche il corpo: infatti durante tutta la rappresentazione il fisico accompagnava le Pagina 2
richieste degli Artisti...per cantare il GIALLO si univano con uno schiocco due sassolini, per il BLU ed il ROSSO si mimavano oggetti che ricordassero questi colori...
Con uno xilofono si sono imitati i colori dell'arcobaleno, uno diverso dall'altro; intanto ogni bimbo pronunciava il proprio nome al suono ora più basso, ora più alto dello strumento...Forse il momento più coinvolgente è stato l'arrivo di un grosso telo posto sul pavimento e su un foglio molto grande i bambini hanno pitturato il proprio arcobaleno affiancati dai genitori: è stato bellissimo stare insieme tra tempere e sorrisi! Al termine ho raccolto qualche pensiero dei presenti e tutti erano entusiasti per aver partecipato: 'Spero che questo progetto sia diffuso in tutte le scuole, è bellissimo vedere i nostri figli così coinvolti in qualcosa che unisce e che entusiasma' 'Che bell'esempio di unione tra i
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colori dell'arcobaleno, così diversi tra loro come i popoli del mondo...' 'Ormai conosciamo tutte le canzoncine a memoria! Complimenti agli Artisti!' Aggiungerei infatti che gli Artisti sono stati fantastici con i bambini, grazie quindi a Francesca Faggioni, Elena Guerrera, Massimiliano Carretta per la loro gentilezza, pazienza e passione, al Coordinamento ed al Consiglio Direttivo. I bambini si sono molto divertiti e noi adulti emozionati... Abbiamo condiviso un progetto che deve essere conosciuto il più possibile perchè la scuola serve ad insegnare non soltanto le materie ma anche a far conoscere la parola integrazione, solidarietà ed ad allontanare il razzismo e le divisioni.
La rete Mus-e in Italia vive grazie al sostegno di istituzioni pubbliche e partners privati, come fondazioni bancarie, grandi gruppi industriali, piccole e medie imprese, professionisti e singoli sostenitori. Per sostenere questo progetto ci si può rivolgere al Banco San Giorgio- Agenzia Darsena- Genova che vi darà ogni spiegazione per inviare una donazione. Il sito internet è www.mus-e.it. Qui troverete gli indirizzi delle altre sedi in Italia. Ai prossimi arcobaleni... Penso che se ci fosse un pizzico di Mus-e ogni giorno nella nostra vita, non sarebbe una cattiva idea...ma questa è un'altra storia...
Isabella Verduci
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A cura di Cristina Rotoloni
Non è mai facile parlare di noi stessi, la nostra prospettiva è diversa rispetto a quella di chi ci guarda! Io sono una persona semplice e per questo molto complessa. La semplicità si raggiunge attraverso un percorso personale duro, volto a scardinare tutte le infrastrutture e le false ideologie nelle quali siamo chiamati ad immergerci all‟interno di un sistema sociale come il nostro. Semplicità significa libertà di pensiero ed in questo senso credo di essere molto semplice. Sono una persona creativa, amo tutte le sfaccettature dell‟arte che cerco di
Cara Ema, ho così gradito il tuo invito al caffé letterario tra le nuvole che ho desiderato rivederci ancora in questo luogo così accogliente anche se immaginario. E‟ arrivata l‟estate e ho voglia di invitarti a sorseggiare con me una bibita fresca. Eccoci qui nuovamente a ridere, scherzare e confrontarci sulle nostre esperienze ma questa volta voglio lasciare spazio a te e alla tua fantastica persona. Ti rivolgo per questo motivo la medesima domanda che mi hai fatto tu, io so chi sei, ma per i nostri lettori ci racconti chi è Emanuela Arlotta?
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sperimentare in primo luogo attraverso la scrittura, ma non solo. Per me creare significa trasmettere un messaggio profondo, un significato, senza il quale l‟opera rimarrebbe semplicemente un buon prodotto tecnico. E sono prima di tutto una donna e una mamma con una vita normale che con immensa fatica cerca di coniugare doveri, lavoro e interessi personali pagando in prima persona in termini di fatica e tempo. Ma non potrei fare a meno di dedicarmi ad ognuna delle mie sfaccettature. I miei figli sono il mio respiro, la scrittura è il mio mezzo di comunicazione e la vita è la mia fonte di ispirazione.
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Stiamo finendo la nostra bibita e mi fermo a pensare a come ci siamo conosciute. Siamo entrate in contatto per il tuo libro di poesie “Volodeisensi”. I versi da te scritti mi hanno da subito colpita nel profondo, così come le tue video poesie. Il titolo già dice molto, ma desidero far conoscere meglio la tua anima. Cosa rappresentano per te le parole lasciate indelebili sulla carta o incise su nastro? Cara Cristina questo luogo fantastico e questa bibita fresca sono quanto di meglio si possa chiedere in questo momento! Le parole sono il mio mezzo di trasmissione e di comunicazione. Non scrivo perché mi piace. La scrittura, per me, è puro istinto, lo faccio perché lo so fare meglio di altre cose. E mi piace abbracciare diverse tecniche di scrittura a seconda dell‟ispirazione del momento. Quando devo catturare un‟istantanea uso la poesia, che nella sua brevità dice tutto. Quando voglio soffermarmi più tempo perché ho bisogno di trattare un argomento sotto vari punti di vista e in maniera più complessa uso la narrativa. Quando voglio volare in un mondo fantastico e far vivere personaggi e luoghi che non abbiano riscontro con la realtà ma attraverso i quali veicolare profondi insegnamenti allora utilizzo la fiaba e la sua potente metafora.
Volodiesensi è stato il mio libro d‟esordio in poesia, è stato il passaggio dallo scrivere per me stessa al farlo per essere anche letta. Un passo, quindi, verso una maturazione personale che continua giorno dopo giorno e che non finirà mai. Mentre scorriamo il menù dei gelati, mi viene in mente che è appena uscita la tua nuova raccolta di poesie intitolata “Dalla parte dell‟Anima”. Un libro pubblicato con tanti sacrifici e molta passione. Parlaci di lui e di cosa cambia rispetto a Volodeisensi? E‟ passato del tempo tra le due pubblicazioni ed è cambiato in parte anche un po‟ lo stile. Volodeisensi è un primo approccio e contiene anche poesie scritte diversi anni fa, „Dalla parte dell‟Anima‟ è più vicino a quello che sono e che sento oggi. Entrambi i libri contengono molto di me, del mio mondo emotivo, sono dei piccoli concentrati di sensazioni poetiche e istantanee di vita. Inoltre la grande differenza è che Volodeisensi è un libro autoprodotto mentre „Dalla parte dell‟Anima‟ è stato pubblicato da Galassia Arte Editore. Pagina 5
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Il linguaggio poetico mi appartiene profondamente, lo trovo molto potente ed efficace, capace di colpire e di raccontare con la velocità e l‟irruenza di un fulmine. Visto che fa così caldo scegliamo entrambe un mega gelato gustosissimo. Nell‟attesa di poterlo assaggiare mi soffermo sul fatto che “Volodeisensi rappresenta per te molte cose e che è anche il nome della tua Community letteraria. Cos‟è “Volodeisensi” e di cosa ti occupi su questo sito? Nell‟attesa di rinfrescare la gola ti racconto un pezzetto del mio passato. La parola Volodeisensi l‟ho coniata ben 18-19 anni fa, quando avevo 18 anni. E‟ nata all‟interno di una poesia dedicata ad una persona, un ragazzo che avevo perso improvvisamente e tragicamente in quel periodo. Questa perdita ha segnato e cambiato radicalmente la mia vita, trascinandomi attraverso un
Dopo questo lungo percorso di rinascita è arrivata l‟idea di concretizzare il mio sogno artistico che nel frattempo si faceva spazio sempre più prepotentemente in me. Così è nata la community letteraria www.volodeisensi.it e accanto ad essa è nato anche il mio primo libro di poesie e più tardi Volodeisensi Magazine online. Finalmente la cameriera ci serve due enormi bicchieri strabordanti di gelato, mentre noi parliamo animatamente dei progetti futuri sul tuo “Magazine Volodeisensi - l‟Arte a 360°”. Un Magazine che mostra tutta la tua passione e la tua apertura verso il mondo dell‟arte. Come è nata l‟idea di questa rivista Online dedicata principalmente agli autori emergenti? Volodeisensi Magazine nasce, inizialmente, come contenitore di interviste dedicate agli autori emergenti. Ma ben presto evolve
percorso di crescita e di sofferenza che mi ha portata ad uscire fuori da un guscio nel quale ero intrappolata fin dalla nascita. Quando la morte ti sfiora tutti i tuoi dogmi, tutte le tue certezze, tutte le tue paure si dileguano. Tutto ciò che è reale diventa relativo, tutto torna al suo posto come in un puzzle. La morte rabbuia nel
verso qualcosa di molto più articolato e si trasforma in una rivista dedicata al mondo dell‟arte e della creatività a 360 gradi. Come ben sai, visto che sei colei che, insieme a me, ha creduto fortemente in questo progetto fin dal suo esordio, il magazine sta ospitando tantissime nuove personalità artistiche , sia nel campo
profondo ma illumina la strada giusta e dona la corretta prospettiva, regala la capacità di dare il giusto valore alle cose.
letterario che in altri ambiti e sta crescendo di mese in mese grazie alla volontà e alla professionalità dei redattori che ci lavorano non solo con la „penna‟ ma
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soprattutto con il cuore. All‟interno della rivista si trovano, oltre alle interviste, degli articoli molto interessanti e spesso anche curiosi corredati da bellissime fotografie spesso realizzate dagli stessi redattori. E‟ proprio piacevole stare sedute qui insieme, mentre una leggera musica accompagna le nostre chiacchierate. Tu segui molto gli autori emergenti, non solo con la community letteraria e con il Magazine, ma anche dandogli visibilità tramite le tue recensioni molto professionali. Da cosa nasce questa tua attenzione verso gli altri autori? Cara Cristina, l‟arte non è un soliloquio creativo, ma è soprattutto condivisione. Quello che io considero un vero artista non si chiude nel suo bozzolo in adorazione di se stesso, ma piuttosto cerca di creare uno scambio culturale e personale con i lettori ma anche con altri autori. Si crea, così, un sodalizio artistico e si procede verso una contaminazione capace di dar vita a nuove prospettive e nuove possibilità di espressione. Ci stiamo gustando pacatamente la coppa di gelato e affondando nella crema il cucchiaino ti esprimo a pieno le emozioni che mi ha donato il tuo libro “La Sfera”. Sono rimasta colpita dalla capacità di usare un testo fresco e sincero per affrontare argomenti atroci della realtà con il
quale poni un punto di riflessione. Mi è piaciuto molto anche il rapporto che ci descrivi tra reale e fantasia lasciando intendere quanto breve sia il confine tra i due mondi. Ti chiedo, per chi non conosce questa meravigliosa opera, di trasporci nel tuo immaginario ricco di emozioni e sentimenti. La Sfera è un libro denso di significati, è un piccolo concentrato di messaggi e di riflessioni su vari argomenti anche molto forti. E‟ un libro di racconti i cui personaggi si muovono su scenari diversi, non sempre palesemente reali. Spesso realtà e fantasia si intrecciano trasportando il lettore all‟interno di ambientazioni legate al mondo onirico. Ho deciso di trattare in questa maniera queste storie per poter trasferire più incisivamente la parte emotiva dei personaggi. Il linguaggio onirico è legato imprescindibilmente a quello dell‟inconscio che lo utilizza, spesso, nei sogni per parlarci dei nostri stati d‟animo più profondi. Leggendo questo libro si vivono le varie situazioni, si „sentono‟ sulla propria pelle quasi fossero reali. Ma si sperimenta anche la risalita dal dolore, la crescita, il viaggio
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attraverso il quale si raggiunge un nuovo livello personale e interiore. Il gelato è quasi terminato e siamo tentate di ordinarne un altro. Mentre decidiamo mi soffermo su uno dei racconti contenuti nel tuo libro. Molti
conoscere il tuo legame con lui e con questo mondo meraviglioso della fantasia.
sarebbero da citare, ma scelgo questo perché ogni volta che lo leggo, piango. La storia s‟intitola “Il Pazzo. Cosa rappresenta per te questo brano in grado di ottenere un tal effetto su chi legge? „Il pazzo‟ è uno dei racconti racchiusi nel libro „La Sfera‟ che fa piangere anche me quando lo rileggo. E‟ un breve scritto di cui si potrebbe parlare per ore. Le componenti emotive in gioco sono tantissime: il rapporto simbiotico tra un padre ed una figlia, la diversità mal accettata dagli altri, la presunta insanità mentale di un uomo che forse vive solo la realtà su un piano diverso, la dolcezza e la generosità di un uomo che arriverà a compiere un gesto inaspettato , il riscatto di una ragazza nei confronti di chi l‟aveva isolata e additata per anni, la perdita. Credo che sia uno dei racconti più toccanti dell‟intera raccolta. Scegliamo un caffé per completare la nostra chiacchierata e siamo felici perché è in uscita il tuo primo libro di favole. Immagino che sia un sogno che si realizza. Sono curiosa di Pagina 8
La favola è un mezzo di comunicazione oggi fortemente sottovalutato. Il linguaggio semplice, le figure metaforiche e fantastiche utilizzate per rappresentare dei personaggi, le infinite possibilità di azione di questi personaggi, anche in contrapposizione con le leggi della natura, fanno di questi scritti dei mezzi potentissimi di trasmissione di insegnamenti. Le fiabe sono anche ritenute un mezzo terapeutico per le menti dei bambini che riescono, attraverso la fantasia, ad affrontare difficoltà che nella vita reale
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non riescono a superare, rasserenando, così, il loro animo ancora immaturo. Ho sempre amato il mondo fantastico e adoro perdermi in luoghi e scenari impossibili e imprevedibili, amo volare oltre i confini del reale e amo farlo con e per i bambini oltre che per me stessa. Quindi, Cristina, la tua affermazione è corretta : pubblicare il libro di fiabe „Piccole fiabe per grandi sognatori‟ con Il Villaggio Ribelle Edizioni è davvero la realizzazione di un sogno che finalmente si sta concretizzando! Ne approfitto per ringraziare il gruppo editoriale David and Matthaus di cui fa parte Il Villaggio Ribelle Edizioni ed in particolare Giovanni Fabiano per aver creduto in me e per avermi dato questa splendida opportunità! E ringrazio anche Gino Tinello per aver realizzato delle meravigliose illustrazioni a corredo di questo mio lavoro!
I miei progetti non esistono mai prima che si concretizzino! Sono una persona troppo istintiva per organizzarmi a lungo termine. Idee ce ne sono tantissime sia per quanto riguarda la scrittura sia per quanto riguarda la promozione degli artisti! Posso solo chiedervi di seguirmi costantemente e di non esitare a proporre anche voi le vostre iniziative! Posso solo anticiparvi che sentirete parlare molto di Volodeisensi e di Volodeisensi Magazine online! Chi vuole contattarmi può farlo attraverso www.volodeisensi.it, oppure attraverso www.emanuelaarlotta.it, oppure scrivendo alla mail infoline@volodeisensi.it oppure su facebook chiedendo amicizia al mio profilo „Volodeisensi Ema‟. Mi dispiace dover lasciare questo splendido bar sulla terrazza del cielo e dover salutare anche te cara Cristina. Ma ci rivedremo presto , molto presto!
Purtroppo dobbiamo nuovamente lasciarci, con il desiderio e l‟augurio di incontrarci presto non solo tra le nuvole. Abbracciandoti calorosamente ti chiedo i tuoi progetti futuri e tutti contatti per poterti rintracciare. Grazie amica mia per momento di condivisione.
questo
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A cura di Cristina Rotoloni
Ciao Diego, ti diamo il benvenuto sul nostro Magazine e ti chiediamo di raccontarci chi sei e come è nata la tua passione per la scrittura? Sono una persona normale, come tante: un padre di famiglia ed un marito innamorato. In più ho tanti sogni. Per questo mi sono messo a scrivere: per poter esprime e raccontare questi sogni. La mia passione per la scrittura è nata per sopperire alla necessità di avere uno spazio di fantasia. Fin da piccolo ho sempre sognato di essere un Cavaliere che sconfigge un Drago, come nelle favole: per questo ho sempre amato il fantasy di ambientazione medievale. Questo amore mi ha portato a leggere tantissimi romanzi fantasy che mi facevano sognare ad occhi aperti. Ho continuato con i giochi di ruolo, che avevano come comune denominatore un‟ambientazione di tipo fantasy medievale. Quando per motivi di vissuto quotidiano ho dovuto chiudere questa mia valvola di sfogo, ho rischiato di esplodere: per questo mi sono messo a scrivere, per dare voce ai miei sogni. Pagina 10
I “Racconti delle Lande Percorse – Come nasce un cavaliere” è il tuo libro d‟esordio ambientato nel Medioevo e perciò ricco dei fascini e delle leggende tipiche del periodo, raccontaci le atmosfere racchiuse in questo volume. Come è facile notare, il mio romanzo vuole essere un racconto epico vecchio stile. Per questo mi sono ispirato molto a Tolkien e a Lewis, ma anche a tanti elementi storici di ispirazione cristiana (i due Imperi rivali sono liberamente ispirati all‟Impero Bizantino e all‟Impero Romano). Richiamando uno stile narrativo da cantare epico, più che da semplice racconto. L‟intento è stato quello di creare un mondo che se pur fantastico, allo stesso tempo sia anche coerente e credibile, dove attraverso la narrazione degli eventi si possa anche trasmettere un valore di umanità, umiltà, fratellanza e assurdità della guerra. Per questo il testo è ricco di descrizioni e di riferimenti morali: per aiutare il lettore a non confondersi fra molti riferimenti storici e letterari. Il protagonista, Hurik Van Gotten, è il cavaliere che nasce e cresce per il lettore tramite i flashback descritti nella storia, chi è per te questo personaggio e quanto ti rappresenta?
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Per me Hurik rappresenta l‟evoluzione naturale della vita, un processo di formazione continua che partendo da uno stato adolescenziale si forma, attraverso varie prove, fino a diventare l‟uomo descritto. Il suo racconto vuole essere una metafora di vita in cui molti lettori si possono ritrovare (connotazioni fantasy a parte). Proprio per questo, Hurik mi rappresenta molto. Anch‟io ero un adolescente irrequieto che attraverso varie prove (lavoro, matrimonio, paternità, amicizia) è divenuto un adulto con responsabilità verso i propri cari ed amici. Forse in un certo senso ho voluto descrivere (idealizzata) una mia parabola di vita. Come mai scegli di raccontarci come nasce un Cavaliere? Quali i valori che vuoi trasmettere e le motivazioni che ti hanno portato a descriverci questo tema? La storia di Hurik vuole essere una metafora di formazione. Alla fine chiunque può divenire un Cavaliere, un campione di virtù (almeno nel senso originario del termine). Per me infatti il cavaliere non è solo un guerriero che combatte per una giusta causa, ma il detentore di molte virtù morali. Da qui il senso di inserire nelle trame del racconto molte citazioni sulle virtù cavalleresche. Questo perché in questo preciso periodo, in cui molti valori vengono calpestatati, c‟è il bisogno di riscoprirli. La scelta (comune a molti autori, in tante epoche storiche) di usare il romanzo come veicolo di diffusione di un ideale: far riscoprire ai lettori, specie più
giovani, con un genere loro gradito, virtù quali,
l‟amore, il rispetto, la fede. Nei Fantasy compare spesso la figura del Drago. Un simbolo mitologico che si ambienta perfettamente con il periodo storico che scegli di raccontarci, ma cosa rappresenta per te la figura del Drago? La figura del drago rappresenta la perfezione, la forma suprema dell‟essere. È la mia creatura mitologica preferita: ne sono un vero cultore! Per questo l‟ho posto al vertice del culto delle Lande Percorse, sia nel bene che nel male. Nel nostro Magazine che è dedicato prevalentemente agli autori emergenti ci piace conoscere il loro punto di vista sull‟editoria contemporanea e sull‟autopubblicazione. Qual è il tuo parere in merito? Il mio parere rispecchia la mia esperienza, che sinceramente non è stata delle migliori. Purtroppo in Italia (ma forse ovunque) l‟editoria non gode di buona salute. Ormai vige solo la legge del marketing, per cui un Pagina 11
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testo è buono solo se vendibile e non per il suo valore intrinseco o per i valori che trasmette. Questo ha portato alla prolificazione di case editrici di dubbia qualità. Per questo sono molto felice di aver scoperto una grande rete di solidarietà nel web che sostiene ed aiuta gli autori emergenti, proprio come fate voi. Un altro tassello molto importante è questo nuovo fenomeno dell‟autopubblicazione che permette agli esordienti di entrare in un circuito che altrimenti per molti sarebbe fuori la propria portata. In merito qualcuno potrebbe dire che così, senza più controllo o selezione, saremo presto sommersi da opere scadenti. Ma forse è un rischio da correre perché tragicamente, purtroppo, l‟opera scadente trova sempre il modo di emergere e magari anche di diventare un best seller. Anche se così fosse nella realtà sarà poi il popolo della rete (che ha sostenuto la sua pubblicazione) a dare il giudizio finale sull‟opera e a stroncare oppure validare l‟autore. Nel salutarti siamo curiosi di sapere quando usciranno i restanti volumi di questa trilogia, se puoi anticiparci qualcosa e quali sono i tuoi progetti futuri? Il secondo è già completato ed in via di revisione, per cui confido che per la fine del 2013 inizi del 2014 possa essere pubblicato. Per il terzo vedremo. Ci sono altri progetti, questo è certo, ma preferisco non parlarne perché ancora in fase embrionale.
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Grazie ancora dello spazio concesso; a presto! Cristina Rotoloni
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Il rapporto con la poesia è nato nel 1997. Ho cominciato a leggere raccolte di poeti americani, in particolare i versi dei poeti della Beat Generation. A cura di Emanuela Arlotta
1. Benvenuto nel Letterario. La voglio chiederti e come è nato poesia?
nostro Magazine prima cosa che è : chi è Cony Ray il rapporto con la
Bentrovati e un saluto a tutti i lettori del vostro Magazine Letterario. Chi è Cony Ray? E‟ il mio alter ego, con un nome di battaglia più che uno pseudonimo.
I loro versi mi trasmettevano realtà vissute sulla propria pelle, mutuando un linguaggio di strada, quotidiano, confidenziale senza mai abbandonare la propria formazione letteraria, il verso, la poesia o perdere il contatto con la contemporaneità dell‟America di quegli anni fatta di inquietudini e contraddizioni. Come nel cinema il regista Nick Ray racconta nel film “Gioventù Bruciata”. Nelle mie letture c‟erano anche i poeti francesi, inglesi, italiani e i classici greci e latini.Ma dopo la poesia Beat, rimasi colpito e affascinato dall‟Antologia di Spoon River di Edgar Lee Master . In quel periodo ascoltavo i Velvet Underground e mi interessava l‟arte e i primi film di Andy Warhol. Ma la mia attenzione era rivolta anche ai testi di autori rock come nel caso di Lou Reed. Nel 1998 ho cominciato a scrivere versi e a leggere in pubblico le mie liriche, forse ancora acerbe. E proprio in quel anno che ho iniziato a scrivere con una certa assiduità. Ogni luogo era quello giusto per buttare giù dei versi di giorno e di notte, di ritorno dalle mie scorribande. Inconsciamente stavo già lavorando alla mia opera prima, al mio libro INTERNO 4 (un film da leggere e vedere tra i versi), che vive di storie tra disagio sociale e inadeguatezza costante nel vivere. 2. Cosa rappresenta per te la poesia?
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Per me la poesia è un‟esistenza oltre la vita. Un‟esperienza di vita, necessaria. 3. Nel 2008 hai pubblicato „Interno4‟ ? Ce ne vuoi parlare? Interno 4 è un libro fatto con amore per amore di quella poesia che comunica ancora prima di essere compresa. Ogni sensazione ed emozione, ogni goccia del mio sangue è contenuta nelle liriche del libro. Amore inteso soprattutto come forma di rispetto per quanti vivono, in questo nostro Tempo, una condizione di disagio sociale. E‟ un‟opera prima, indipendente e autoprodotta, di cui ho curato anche il progetto grafico. La distribuzione e la promozione è gestita in prima persona. Interno 4 è il tentativo di fare di un poema, in chiave moderna, una sorta di “film a episodi”. Il cinema spesso ha attinto dalla letteratura. In questo mio lavoro ho cercato di invertire i ruoli. Ecco che attraverso i monologhi interiori e non dei vari personaggi - nessuno escluso - ho dato voce a quanti, ai margini della cosiddetta “società civile” e tra di noi, vivono una condizione di disagio sociale e inadeguatezza costante nel vivere, e che considero dal profondo degli eroi. Degli eroi “solitari”, che non sono certo quelli ”propinati” dalla televisione o “sfornati” dalla politica. E tutto nella luminosità di “un film da leggere e vedere tra i versi” e nella contemporaneità che spesso manca nel presente della poesia del nostro Paese. 4. Interno 4 è un libro interamente autoprodotto. Cosa ti ha spinto a Pagina 14
optare per questo tipo di scelta piuttosto che affidarti ad un editore classico? La scelta è stata dettata dal desiderio di controllo totale sulla mia opera. Interno 4 è un libro “underground” inteso come forma di resistenza. Resistenza verso la politica editoriale in merito ad opere di poesia della case editrici che operano nel nostro Paese. Quando le case editrici pubblicano poesia non è altro che la ristampa della ristampa dei soliti autori e non si investe in nuovi talenti. E quando lo si fa è a carico degli “inediti” non curando aspetti importanti quali la distribuzione delle copie e la promozione del libro che è a carico dell‟autore, spesso inesperto in questo senso. Le case editrice, secondo me, dovrebbero essere anche per la poesia come le radio private per l‟uscita di un nuovo lavoro discografico. Dovrebbero avere il coraggio di rischiare in proprio. Ma non lo fanno poiché la poesia è un genere letterario che “non vende” in un Paese che nei secoli ha dato i natali ad innumerevoli poeti, fondamentali nella storia della letteratura mondiale e la crescita culturale di ognuno di noi. Quindi la Poesia dovrebbe essere nel Dna dell‟italiano/lettore. E nell‟Istruzione Pubblica i programmi didattici ministeriali in questo senso non creano le condizioni per avvicinare nel modo giusto ed entusiasmare i giovani alla poesia. La cosa che più mi rattrista è che la responsabilità è in fin dei conti dei poeti o meglio di alcuni poeti o di una sorta di “casta” dei poeti più o meno ben voluti e accettati dal Potere nel momento in cui la Poesia nel nostro Paese
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è ad uso e consumo di salotti “letterari” e si riduce ad un mezzo teso più per “apparire” che non per “essere”. La Poesia deve tornare tra il popolo e non “ghettizzata”. Come Federico Garcia Lorca fece per il teatro con l‟esperienza de “La Baraca”. E i poeti dovrebbero fare uno sforzo in più. Che tornino nelle piazze, portino la parola e la ricerca della parola tra la gente, si facciano, se necessario, venditori “porta a porta” delle loro opere.
abbiamo deciso EMERGENCY.
5. Sei il promotore del progetto „La Poesia E‟ Reale‟ ? Di cosa si tratta?
6. Nel 2009 hai partecipato al documentario „POETI‟ del regista Toni D‟Angelo. Cosa ti ha lasciato questa esperienza?
La Poesia E‟ Reale è un progetto nato nel 2010, assieme agli amici e poeti Gabriele Peritore e Marco Orlandi. Siamo convinti della necessità che la poesia ritrovi la propria identità e centralità all'interno della comunicazione sociale, attraverso l'esibizione "live" delle liriche, con un approccio nuovo nella declamazione delle stesse, proponendo performance poetiche che abbiano l'impatto e la dinamica di un concerto musicale. L'obiettivo fondamentale è il coinvolgimento e l'interazione con il pubblico. Da qui è nata l‟idea di formare una Poetry Band composta da tre poeti e quella di un ConcertoPoesia come una sorta di partitura per tre voci e tre poeti senza supporto musicale, poiché la musica è nelle parole e nei differenti timbri vocali dei tre poeti. La Poesia E‟ Reale, fin dal suo nascere, ha desiderato fortemente di mettere la poesia al servizio e a favore di una causa nobile. Tra le varie opportunità, poiché siamo sensibili alle cause sociali,
quella
di
sostenere
In occasione di ogni ConcertoPoesia, La Poesia E‟ Reale sostiene ufficialmente l‟attività di EMERGENCY attraverso la vendita, ad un prezzo “speciale”, delle ultime pubblicazioni dei tre poeti promotori e protagonisti del progetto, devolvendo parte dell‟incasso all‟Organizzazione Ong Onlus. Invito a visitare il nostro sito web: http://poesiareale.blogspot.com
Partecipare al documentario POETI, grazie alla stima del poeta Biagio Propato, protagonista principale, e alla sensibilità e coraggio di Toni D‟Angelo è stato davvero un onore per me. POETI è un film bello perché è fuori dal tempo. Lo puoi vedere quando vuoi. A distanza anche di molti anni. E' questo è il tempo della poesia. E' immagine, è poesia, è parola. Nonostante che il docu/film abbia concorso per la sezione “Controcampo italiano” alla 66° Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, questa esperienza, per me, rappresenta tuttora un punto di partenza. Grazie a questa esperienza ho avuto modo di curare presso il Filmstudio di Roma gli incontro con il pubblico con alcuni poeti protagonisti nel documentario e così per L‟Immaginario Festival a Perugia e al Festival CineMadeInLazio e di contribuire, anche in maniera autonoma, alla sua promozione. Pagina 15
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7. Alcune delle tue iniziative sono dedicate alle problematiche sociali tra cui la lotta all‟AIDS, ad esempio. Da cosa nasce questo tuo interesse? Credo che essere poeta non significa solo saper comporre dei versi, ma partecipare attivamente alla vita sociale e politica di un Paese, specie in un tempo in cui il poeta sembra essere un marziano, un alieno nell‟odierna società contemporanea, almeno nel nostro Paese. Del resto è ciò che ci ha indicato Dante, come Pasolini. Ma li cito non per equipararmi alla loro grandezza. Dal mio canto ho sostenuto nel luglio 2011 l‟occupazione degli studenti e docenti dell‟Accademia di Belle Arti di Roma. Nel luglio 2012 i lavoratori di Cinecittà in lotta e occupazione per circa quattro mesi. Ho dedicato e sono stati pubblicati sul web dei miei versi a seguito della morte di Angelo Di Carlo, lavoratore over ‟50 disoccupato da tempo a causa della crisi economica, e aggiungo sociale e politica del nostro Bel Paese, che si è dato fuoco davanti a Montecitorio la scorsa estate. 8. Prima di salutarti vorrei chiederti quali sono i tuoi progetti futuri e se tra questi rientra anche la pubblicazione di un altro libro. A presto e grazie per essere stato con noi! Da qualche tempo sto lavorando ad un nuovo libro, frutto della realtà che il nostro Paese sta attraversando da alcuni anni, e alla possibilità che questo progetto sia Pagina 16
finanziato dagli stessi lettori. Mi piace l'idea che i lettori siano partecipi dalla genesi dell'opera. Parallelamente sono alle prese con la trasposizione in teatro di Interno 4. Nel salutarvi e ringraziarvi colgo l'occasione per invitare i lettori del vostro Magazine Letterario a contattarmi al mio profilo Facebook per avere informazioni per poter acquistare la copia di Interno 4. E che ogni loro gesto sia poesia.
Emanuela Arlotta
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sono immense e fluttuanti.
dei nostri Autori
Questa sono io Con le mie paure Con le mie ansie Con i miei tormenti Con la mia poesia Con il mio cuore sempre infranto. Con il mio destino che a volte mi lascia con l'amarezza in bocca. Questa sono io Una donna che crede ancora che in questa terra ci sia un po' d'amore per il prossimo. A volte mi illudo che troverò pace nel mio cuore ma pace non c'è né. Questa sono io Maria Rosa Barletta Oceani La mia mente vaga, attraverso oceani immensi, per poi proiettarsi in aride spiagge deserte. Là dove le gelide onde oceaniche
Ritrovo la linfa di me stessa e sono acqua che scorre leggera, in oceani di emozioni impercettibili, che scorrono come linfa nelle mie anse. Maria Rosa Barletta L'amore atteso Guardo dalla finestra la luce soffusa che del primo mattino s'infiltra silente nella mia stanza e solo tu riesci a donarmi spiragli di luce che mi illuminano il giorno e mi inebriano la notte. Solo tu, mio eterno amore mi dai tutto l'ardore di questo mio essere. E io ti attendo sulla porta come colei che attende l'amore lontano. Ma non voglio sognare, voglio solo quel piccolo lume d'amore che ci unisce per sempre! Maria Rosa Barletta Pagina 17
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E la Natura disse: “Ama anche me”
scatolette, vetro, carta, cartone, legno, bottiglie, bottigliette, sacchetti, scarti,
Ciao, sono la Natura. Abito qui vicino, appena fuori dalla tua porta. Ci incontriamo tutti i giorni, di fretta. Tu come stai? Spero benissimo. Io, invece, adesso che è estate, avverto tutti i miei acciacchi pesarmi addosso ancora di più, dopo inverno e primavera terrificanti. Sai che il nostro rapporto non è uguale a quello tra Voi persone. D’altra parte io sono come sono e tale rimango. Però, il cuore ce l’ho anch'io, anzi sono molto sensibile, anche troppo. Io ti vedo, ti sento: quando ridi e quando piangi. La mia storia tu la conosci senz'altro: sono stata creata un bellissimo giorno ormai lontano ed esistevo già prima dell’uomo. Poi è arrivato lui e la sua signora, a seguire sono arrivati i loro parenti. Poi ancora tante altre persone, anche molto diverse tra loro, che cominciarono a metter su casa. Le case divennero villaggi, i villaggi paesi, i paesi città, le città metropoli, sempre di più e sempre più grandi. Un giorno vidi che tutti cominciarono a lavorare: chi in campagna, chi in fabbrica, chi in negozio, chi in ufficio (tutto per colpa di un banalissimo… infortunio provocato da una bellissima mela). Dopo un po’ di tempo vidi apparire automobili, navi, aerei, moto, grossi mezzi di trasporto. Vidi la gente stare bene e mettersi a spendere a destra, a manca. Così le case si riempirono di plastica, scatole, Pagina 18
avanzi di ogni tipo. Insomma, tutti ma proprio tutti, i rifiuti del benessere. Anche dalle fabbriche - accidenti cominciarono a uscire scarichi, fumi e scorie di ogni genere. Il progresso, purtroppo, si accompagnò al regresso della civile educazione, diventando inciviltà. Non solo per le discariche mancanti o lontane o per i cestini non a portata di mano: fu per la mente umana cieca, con i suoi gesti spietati! Così, le persone pensarono bene di prendersela con me. I prati, i boschi, i campi - che sono i miei vestiti vennero aggrediti, imbrattati, violentati. Le strade di campagna, quelle delle città e dei paesi, le autostrade - che sono le mie vene - furono sporcate da tantissime macchie che non ho più potuto togliermi. Oceani, mari, laghi, fiumi, torrenti, ruscelli, gli altri corsi d'acqua - in cui giocavo gioiosa - con l’arrivo di troppi veleni divennero la mia tomba. Sopra le montagne e le colline - che erano la mia forza - ora ahimè "firmate" da passaggi selvaggi, il nostro cielo è adombrato di mille impurità. E così - oggi - io sto male. Molto male. E morirò. Pazienza… Devo farti una confidenza, non ti offendere, però. Se io muoio, anche tu… sì...insomma…io non avrei mai voluto dirtelo...Noi due, abbiamo bisogno l’uno dell’altro. Io di te, tu di me. Adesso, dopo aver camminato insieme, aver bene o male vissuto insieme, respirato insieme, moriremo insieme.
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Perciò, voglio lasciarti con un saluto
LE PROFESSIONI
affettuoso...potrà sembrarti magari
Il poeta sporca le pagine bianche
un po’ triste, ma è soltanto un dolce
di inchiostro corvino e sentimenti
sospiro...Ti prego, ti supplico, te lo
passati.
chiedo in ginocchio: "Ama anche me! Te
Lo scrittore vive il suo mondo irreale
ne sarò immensamente grata".
nel mondo reale.
Ciao. La tua Natura.
Il cantante celebra il ricordo dell’amore con la bella voce.
( Vitale Tagliaferri)
Lo scultore regala un significato profondo agli oggetti quotidiani apparentemente
IL SAPORE DELLA LUNA
banali.
Vestita di scuro
Il politico, ah il politico,
come l’amica morte accompagna sussurri di sogni e desideri d’amore.
racconta solamente bugie. Marina Lovato
Questa notte magica porta sesso e libertà. La pelle suda, i corpi danzano e in bocca resta il sapore della luna. Marina Lovato ISTANTE DI POESIA Con pelle di pallida luna, profumata di meringa al limone, sta seduta all’ombra di un’alta betulla, dalle verdi foglie di un tiepido giugno, in compagnia di grandi autori e poeti raccogliendo in poche righe passato, presente e futuro. Marina Lovato
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raccontate, si scambiano il numero di cellulare. Primo racconto del mese a cura di Giorgia Catalano
L‟idea di potersi parlare al telefono e sentire l‟una la voce dell‟altra, le fa sentire più vicine. Un giorno, Nadia decide di telefonare a Piera. Compone il numero, emozionata. Finalmente, avrebbe parlato sul serio con questa sua nuova amica e la loro amicizia non sarebbe stata più soltanto virtuale. Dopo qualche squillo, risponde una voce rotta. Piera sta piangendo. “Piera sono Nadia. Che cosa è successo?” La donna continua a piangere. Nadia la
Nadia e Piera abitano agli antipodi; una al
lascia
nord, l‟altra nell‟estremo sud Italia. Non si
silenzioso di ciò che poteva turbare Piera e
sono mai incontrate nel mondo reale; sono
che con le parole, in quel momento, non le
diventate amiche grazie ad un social
era possibile esprimere. “Piera, sono qui!
network.
Che è successo?”
Nadia è un‟insegnante. Anticonformista,
“Scusami, Nadia. Non è certo un bel modo
artista nel cuore e nella vita, è appassionata
di presentarsi, questo! Non lo immaginavo,
di fotografia e pittura ad olio.
certo, così!” Nadia cerca di incoraggiarla:
Piera è medico. E' una brava dottoressa,
“Non preoccuparti. Dimmi, piuttosto, che
ma rimane pur sempre una donna - come
è successo?” “Di nuovo. E‟ successo di
le dicono sempre i paesani... Di indole
nuovo, come tutte le altre volte”. Nadia
altruista, gioviale e molto sensibile.
capisce che Piera si riferisce al marito.
Dopo essersi confrontate per un po‟
Infatti, le confessa che, appena un‟ora
attraverso la chat, scambiandosi opinioni
prima, l‟aveva picchiata per l‟ennesima volta
ed esperienze di vita ed essersi un po‟
con la cintura dei pantaloni colpendola sul
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sfogare,
mettendosi
in
ascolto
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viso. Piera ha paura, ha male. Ha il viso
Nadia
non
tumefatto.
orecchie eppure, quella donna, si era
Nadia è atterrita.
espressa proprio in quei termini e ciò che
Attraverso le chiacchierate in chat si era
la
resa conto che qualcosa di brutto turbava
disperazione. Una donna esasperata da una
Piera; ma non era mai stata così esplicita.
situazione della quale era succube da
Sembrava la scena di un film, ma quella che
troppo tempo,ormai.
Piera stava raccontando con la voce
Di certe scioccanti situazioni aveva letto
tremante per la paura e per il dolore fisico,
sui quotidiani, o ne aveva sentito parlare al
alla sua amica, era un'umiliante realtà.
telegiornale, ma mai le era successo che
Nadia le consiglia di rivolgersi alle Forze
una persona a lei vicina, si trovasse in simili
dell‟Ordine, di denunciarlo, di lasciare il
condizioni.
paese con la figlia. “Ma ci fa seguire”, dice
Che fare?
Piera. “Ho provato tante volte a scappare,
Aveva capito che Piera aveva paura di
ma non c‟è via d‟uscita. Non sono libera, lui
ripercussioni nei confronti della figlia. E
mi uccide così. Ha un‟altra donna. Non fa
che, per questo, non aveva mai avuto la
l‟amore con me da 18 anni, esattamente da
forza di denunciare nulla.
quando è nata mia figlia. Ed è da allora che
Nadia saluta Piera, promettendole che, in
mi punisce, per avergli donato questa vita
qualche modo, l'avrebbe aiutata.
che lui non voleva. E la fa pagare a me e
In un primo momento, si chiese se fosse
anche a lei. Devo stare attenta a lei,
giusto intromettersi nella vita degli altri, ma
soprattutto. A mia figlia. Temo che la
si trattava di salvare due donne da un
violenti, mentre sono a lavoro. Lei non mi
uomo violento e tiranno.
ha mai detto nulla. Tace. Ma io non ne
Questa volta non era un caso di cronaca,
posso più. A volte, avrei voglia di togliermi
ma una storia che la toccava da vicino.
la vita e di toglierla anche a lei, pur di
Nadia si sofferma un attimo a riflettere.
essere felici, insieme.
Prende coraggio e telefona subito ad un
A volte, vorrei fare di più. Togliere la vita a
suo cugino, che è maresciallo nella Polizia.
lui. Andrei in galera, ma almeno mia figlia
Gli racconta ciò che Piera le ha appena
sarebbe libera”.
riferito e gli chiede se non sia possibile fare
spingeva
poteva
a
credere
parlare
così
alle
era
sue
la
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qualche
cosa.
Era
preoccupata
per
l‟incolumità di madre e figlia. L‟uomo le assicura che avrebbe sentito subito i colleghi competenti per territorio e che avrebbe denunciato gli episodi di violenza. Due giorni dopo, Piera telefona a Nadia dicendole: “So che sei stata tu ad occuparti di lui e che lo hai fatto per me. I poliziotti non hanno fatto domande. Hanno visto i segni sul mio volto. E, stavolta, anche su quello di mia figlia. E lo hanno portato via, senza fare domande, ancora con la cintura dei pantaloni in una mano e con la bottiglia di vino, stretta nell‟altra. Grazie, mia nuova amica.
Non
ti
sarò
mai
abbastanza
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riconoscente. Ma adesso dobbiamo fuggire. Qui ci sono quelli che ci seguivano per suo conto ed io ho paura. Per mia figlia, non
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per me”. Furono parole dolorose, ma, almeno, un
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grosso peso, Piera se l‟era tolto e adesso, forse con grande difficoltà, avrebbe potuto ricominciare a vivere. Per sé e per la sua ragazza. Giorgia Catalano
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Secondo racconto del mese a cura di Isabella Verduci
tetti, passi felpati attendono un mio cenno. Accendo la tv ma è impossibile stare seduti tra aria calde e zanzare. Mi assopisco, io ed il ronzio del ventilatore instancabile. Sogno te. Bellissima. E scrivo di te del tuo vivere. Di quando la luna setosa invidiava le nostre serate frammentate dal tintinnio lontano della campana di un peschereccio. Un vecchio marinaio trascinava le sue stanche membra e reti, si fondeva con il buio pece del mare spezzato soltanto dai tuoi luminosi fendenti, luna incostante. Il mio amore era come una goccia d'olio nel mare, galleggiava e non cedeva all'immenso flutto.
Stasera la luna è setosa. E' sorta da poco tempo e non mi sono reso conto che intorno è così buio. Sarà che questo caldo mi offusca la mente. I miei pensieri chiusi nel freezer. Domani forse li scongelo. Ora ho calde allucinazioni... Mi sta stretta questa notte afosa. L'una, le due. La luna setosa ammicca beffarda. Al fresco. Come condizionatore, il cielo. Fortunata. Un gatto miagola ansimante. I grilli, le cicale stonano assordanti mentre rimbomba il silenzio di questa notte scivolosa, appiccicosa. Un racconto da terminare, un finale da stupire, ma come scrivere in questa febbricitante serata? Allora bevo un caffè freddo, va giù nello stomaco come fiele. La luna dissente. Due smeraldi brillano sui
Maledetto caldo, l'incanto è rotto. Resti di un caffè freddo in fondo alla tazzina. L'aroma si è consumato, sparito. E così il mio sonno. Osservo stelle brucianti appese al cielo. Il gatto dorme su tegole roventi. Spengo la tv, non l'accendo più. Neanche la sigaretta: non fumo da mai, perchè dovrei iniziare ora per spezzare questa notte immobile? Le luci delle case si offuscano. Come un antico refrain che si affievolisce, è una canzone di tempi antichi, incalzante, si confonde con l'eco di questo silenzio imbarazzante. Provo a scrivere. Che ore sono? Le tre, le quattro...di notte le ore non hanno tempo, non hanno colore, sono uguali in ogni mondo, trascorrono veloci, se dormi, se sogni. Lente, se si sta davanti ad una tazzina Pagina 23
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vuota ed accanto ad un gatto sceso dai tetti roventi. E quando senza avvisarmi il sonno arriva e mi stordisce, mi ritrovo trafitto da un raggio di sole che si fa strada tra le persiane. Odore di caffè. Buono. Di biscotti, di frutta fresca. Ed il mio racconto si è scritto da solo: '...ed il gatto si svegliò, sentì bussare alla porta e scappò sui tetti tiepidi, bagnati dal sole...' Mi volto ed il tuo sorriso sa di luna invidiosa, di reti avide di pesci, di ore buie infinite trascorse troppo lente senza di te,di tazzine fredde e vuote. Mi alzo, apro il freezer e ti regalo tutti i miei pensieri congelati per te. Buongiorno, amore mio... Isabella Verduci
Questa silloge poetica racchiude in sè lo scorrere delle emozioni, quelle che giornalmente ci attraversano la vita, quei piccoli boccioli pronti a sbocciare lasciando una sensazione di verità talvolta amara e talvolta dolce. Per maggiori info invia una mail a infoline@volodeisensi.it
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Intervista a cura di Emanuela Arlotta
1) Ciao Alfredo, benvenuto su Volodeisensi Magazine! Tu sei un appassionato di storia, hai viaggiato molto e partecipato a molti congressi, sei anche appassionato di bandiere e scrivi su diverse riviste di settore. Come mai, ad un certo punto, decidi di scrivere il tuo primo romanzo? E‟ stato proprio un segno del destino. Una notte di mezza estate ho fatto un sogno: mi trovavo su una torre in pietra e, salito all‟ultimo piano, incontravo uno spettro terrificante di una donna. Da questo fatto, che mi ero appuntato per non dimenticarlo, è nata l‟idea di farne un
racconto breve, poi la penna mi ha preso la mano ed è nato questo libro. 2) Il tuo primo romanzo si intitola „L‟OROLOGIO DELLA TORRE ANTICA‟ ed è il primo di una trilogia. Ce ne vuoi parlare? E‟ l‟appassionante storia di una bellissima fanciulla che, nel XIII secolo, si fa strega per vendicarsi di un grande dolore e travolge in una coinvolgente avventura tutti gli altri personaggi. Tra streghe, uno spettro, cavalieri crociati, battaglie sanguinose, teneri momenti d‟amore ed un gatto nero sornione, la vicenda attraversa i secoli, passando da un colpo di scena all‟altro, fino alla sua incredibile conclusione. E‟ un romanzo tutto al femminile dove sono le donne che prendono in mano il loro destino, creando un grande Male per poi distruggerlo, facendo trionfare l‟Amore. 3) Misteri, intrighi, amore. Un mix sicuramente intrigante. Come nasce l‟idea di questo romanzo? Come ho detto prima, tutto è nato da un sogno fatto per caso. Lo spettro è una bellissima nobildonna, ma mi dispiaceva farne la cattiva del romanzo (tendo ad affezionarmi ai personaggi) così mi sono inventato una strega crudele che la manovra nell‟ombra. Poi ho voluto anche raccontare le vicende di questa strega e del perché è diventata così cattiva. A forza di retrocedere nel tempo sono arrivato al XIII secolo, un periodo interessantissimo dal punto di vista storico (ci furono le Crociate). In seguito la vicenda si è espansa nel tempo e ha raggiunto prima l‟epoca napoleonica, poi la fine dell‟800 e infine gli anni ‟50 del secolo XX. Pagina 25
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4) Hai altri manoscritti nel cassetto oltre alla trilogia dell‟Orologio della torre antica? Ci vuoi anticipare qualcosa? Sta per uscire il secondo romanzo della saga, per l‟Editore DandM, intitolato: “LA MAGA TARA”. Si tratta della continuazione della storia al punto in cui si è interrotta nel primo libro. Sarà un‟altra storia fantasy, ma mixata questa volta con un giallo/spy story. Un delitto al Museo Etrusco di Arezzo. Ho pronto inoltre un romanzo di genere avventuroso, ambientato nell‟Egitto di questi giorni, sconvolto dai disordini e dalla rivoluzione. Una famiglia fiorentina viene coinvolta nel caos politico e incontrerà perfino un Faraone redivivo. Sto finendo anche il quarto romanzo, intitolato “Aquileia” che è puramente storico. La trama si svolge tutta nell‟arco del 452 d.C. quando le orde di Attila si riversarono in Italia provocando lutti e rovine. E‟ anche una storia d‟amore che coinvolge due promessi sposi separati dai tragici eventi. 5) Cos‟è per te la scrittura, cosa rappresenta? Ho sempre amato scrivere, sin da giovane. Prima con gli scritti politici, da studente poi, con la passione per le Bandiere, pubblicando in Italia e all‟estero articoli del settore. Scrivo pure brevi racconti fantastici per ragazzi, sullo stile: Ai confini della realtà. Collaboro da diversi anni con un periodico fiorentino su cui pubblico articoli curiosi, divertenti e romantici. 6) Come definiresti il tuo stile di scrittura?
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Semplice e colloquiale. Mi piace esprimermi in maniera che i lettori si sentano a loro agio, evitando locuzioni arzigogolate e lunghe tiritere noiose. Il trucco sta nell‟immergersi nella storia come se la stessi vivendo io stesso, tenendo per mano i lettori. 7) Quali sono i tuoi progetti per il futuro? L‟OROLOGIO DELLA TORRE ANTICA sta per uscire negli USA in lingua inglese, quindi prevedo un impegno con l‟Editore che mi coinvolgerà in maniera più approfondita. Ma sono pronto a tutto. Mi frulla nel cervello il terzo romanzo della saga dell‟Orologio e prima o poi qualcosa verrà fuori: ve lo prometto!. Vi ringrazio di avermi intervistato e saluto tutti coloro a cui piacerà leggere il mio romanzo, raccomandando di rivolgersi direttamente a me per acquistarlo su Facebook o alla mail: abetocchi@yahoo.com perché non si trova nelle librerie. Oltre al libro che costa € 10 + l‟invio, riceveranno in omaggio 20 articoli tra quelli che pubblico nel bimensile con cui collaboro. Cordiali saluti a tutti. Alfredo Betocchi Emanuela Arlotta
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Parliamo del concetto di fede. Spunti riflessivi di Alessandro Bagnato.
Oggi parliamo di un argomento che è stato sempre di difficile interpretazione, che, diversa nel tempo, ed ha più volte provocato una netta separazione tra la parola e l‟oggetto interpretato. Prendo spunto per porre a specie la mia riflessione da una frase del filosofo Gadamer, che recita: <<La parola è quel mezzo che interpretandola interroga l‟uomo>>. In effetti, il filosofo Gadamer non sbaglia in tale affermazione. Si può già spiegare questo nell‟atto di spiegazione del termine
fede. Se prendessimo in mano un dizionario della lingua italiana, troveremo alla voce" fede” la seguente spiegazione: <<Adesione incondizionata a un fatto, a un‟idea>>. Già tale spiegazione offerta dalla nostra lingua offre più di una chiave interpretativa dell‟oggetto preso a specie, ossia l‟atto della fede che è a volte sinonimo di credere. Detto questo, ora vorrei spostare l‟attenzione su una mia chiave di lettura su ciò che è la fede e su ciò che essa rappresenta. Quest‟ultima intesa nella sua grandezza di forma del credere che lega più persone in un unico ente. Per fare ciò riporto quanto già scritto nel mio saggio “Le finestre dei pensieri” edito dalla Booksprint Edizioni. Trascrivo un estratto del Capitolo V – Le finestre della natura umana: <<Le antiche civiltà vedevano nel sapere l‟arma per superare la monotonia quotidiana, combattendo però un‟intera vita per soddisfare la loro fame di sapere. I loro studi sono ancora oggi per milioni di appassionati una mole per la loro conoscenza. Tuttavia, il sapere religioso può essere considerato come primo punto della ricerca, perché prima ancora che l‟uomo iniziasse a vivere e imparasse a farlo, le sue conoscenze prime si basavano sulla matematica, la fisica, l‟ingegneria, ma ebbe subito la necessità di credere in qualcosa che fosse molto più “al di là” di sé, che promettesse un vivere migliore. All‟inizio di tale “percorso”, l‟uomo si inserisce in un circolo virtuoso che gli dimostra ciò che ha appreso, cioè che v‟è un essere soprannaturale, al quale l‟uomo non si affianca per il momento. Gli Pagina 27
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dimostra che in cuor suo è forte il sentimento del sopra-sensibile che percepisce il bisogno di credere e venerare oggetti che lo potrebbero raffigurare o rappresentare, anziché credere nell‟innata fede. Iniziò a venerare prima oggetti, poi animali che si rappresentavano come fenomeni sacri, e in alcune parti del mondo ancora vi si crede, per poi voltarsi verso i famosi dèi. Questi erano: i maya, gli egizi; i greci e i romani, per citarne alcuni tra i quali adoravano divinità e costruivano strutture in loro onore. In Egitto si costruivano immense città, con le piramidi e immense altre strutture, differenti le une dalle altre con un loro preciso significato. In Grecia, più tardi, si passava alla costruzione di templi dedicati alle divinità. I maya adoravano divinità che avevano più l‟aspetto di mostri, ma che per il ''popolo rivestivano un significato determinante. Agli dèi venivano offerti dei sacrifici in dono in segno di riconoscenza. Tutti però volevano stare il più vicini possibile «all‟immenso di quanto si possa fare con la quotidianità». L'immenso rappresentava e rappresenta l'irraggiungibile, vale a dire qualcosa a cui l'uomo non sarebbe mai arrivato. L'immensità garantiva sopravvivenza e più alti erano i monumenti in onore di essa e più l'uomo si sentiva e si sente accomunato ad essa. I sacrifici ideati per ringraziare la natura dichiarata immensa, avvenivano quotidianamente e si decideva senza mezzi termini sulla vita di un altro uomo. Si decideva la sua permanenza in vita e la sua morte. Si decideva se per l'uomo era giusto fare o non fare tale azione e si decideva negando il diritto di vita di ogni singolo
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uomo. A mio parere, nessun uomo, né in passato, né nel presente e né nel futuro, poteva o può decidere sulla vita di un suo simile. Nessuno ha il diritto di farlo, eppure, non si sa come mai, ogni uomo si sentiva o si sente in dovere di farlo. Si nasconde dietro la convinzione che siano gli dèi, le divinità, l'immenso a indicargli la via. Per esso organizza guerre, per esso organizza distruzione e terrore, per esso organizza la morte di uno stato, di un popolo, di un singolo uomo. Si nasconde dietro ad esso, poiché, forse, si sente appagato e non perseguibile da nessuna minaccia della sua coscienza, né da nessuna minaccia da chi temporaneamente ha distrutto. Però, è la divinità che lo indica. La divinità indica con il dito puntato che quell'uomo, quel popolo, quella nazione ha diritto di vivere e quell'altro no. A me pare che sia solo una madornale mancanza di coerenza dell'uomo. Se guardasse dentro la sua coscienza, si sentirebbe dire che è nato dalla polvere e in essa tornerà per l‟eternità. Questo è l'unico elemento unificatore di tutti gli uomini del mondo. La ricerca di eguagliare l'immenso ha contribuito a delineare la forma di un sapere “religioso” che ebbe i suoi inizi a partire dalla società fenicia. La società fenicia tra l'altro diede modo di tramandare tale formazione di generazione in generazione nel mondo umano. Le varie religioni che sono confluite qui hanno un comune denominatore, un unico carattere divino chiamato con diversi nomi, ma che affluisce ad un unico ente divino. Tutte le religioni create dall'uomo si eguagliano nel nome divino di Dio. Questo Dio è
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chiamato con nomi diversi dalle varie culture, ma allo stesso modo eguaglia e differenzia. Eguaglia poiché si riuniscono tutti in una fede incondizionata verso un ente supremo. Differenzia, perché, nonostante l'ente supremo sia comune, ognuno cerca tramite gli uomini che la rappresentano di primeggiare sugli altri e avere in tal caso l'egemonia. È l'uomo stesso che riflette tali elementi e non la divinità. La divinità indica agli umani una via perseguibile, una via ove sarà possibile raggiungere l'immenso, ma l'uomo decide poi quale via scegliere. Difatti, egli crede che siccome ha fede in qualcosa di superiore, egli è unico e universale. In realtà, l‟uomo ha bisogno, nella sua esperienza terrena, di credere in qualcosa che gli dia la possibilità di nascondersi dietro ad essa. Il credere, però, lo avvicina al mondo spirituale che lo porta a cimentarsi nell‟atto della conquista della fede. Arriva a credere che un ideale sia suo e questo suo si trasforma in fede, in un elemento imprescindibile che si manifesta nell‟atto del credere. Credere e avere fede provengono dalla stessa radice verbale e sono l‟uno l‟unione dell‟altro. Il credere è di per sé in qualcosa, in un‟ideale, in un pensiero, in un sogno e in un‟immagine è già un credere giusto e sacrosanto. Bello e onnisciente perché è di tutti gli uomini. Giusto e doveroso poiché è semplicemente unico e raro. Indivisibile perché accomuna fatalmente tutti gli uomini sotto uno stesso dire, uno stesso ideale o pensiero, sotto uno stesso tetto. Il credere rappresenta a mio modo di vedere l‟atto più nobile che l‟uomo abbia mai avuto. È nobile perché è unico, onnisciente e onnipresente. È fermo
in ogni uomo e fedele a tutte le posizioni avviate dalla memoria. È nobile perché esprime la stessa forza dell‟uomo che è nobile per conto proprio. Perciò a mio parere ogni fede è nobile. Nell‟atto in cui l‟uomo esprime la propria fede, egli si sente garante e portavoce di un‟ideale. Dal momento in cui un uomo libero sente la necessità di credere in un‟ideale, in una fede, allora lui stesso assapora la verità del suo logos. La fede, non è un pensiero o un ideale ascetico che troviamo solo nella visione del nostro io. La fede può essere tutto e può non essere niente. La fede è la salvatrice dell‟esserci dell‟uomo. Essa è il dover essere che si familiarizza con la precarietà della visione umana. La fede è quel concetto anteposto da dogmi che interpreta l‟uomo e il suo divenire. La fede è innata e non cerca ad ogni costo di visualizzare la percezione tangibile, ma si manifesta nella natura umana ed è come se fosse tutto pieno dell‟orgoglio spinoziano. Spinoza scrisse: «Deus sive natura», per indicare che Dio e la natura sono la stessa cosa. Osservando la natura, sostiene Spinoza, è percepibile scoprire la grandezza di Dio. Tale grandezza, come del resto in tutta la filosofia di Spinoza, è una pura “sostanza” che è fautrice sia del pensiero, sia della quotidianità fisica. La sua sostanza crea le funzioni del creatore che si identificano nella res cogitans e nella res extensa, ovvero, nel creato. Premesso ciò, la fede è una ferma adesione dell‟animo a una verità che si pone dinanzi all‟uomo come “aleita” mistica. Una verità che non è mai certa, ma di cui si conosce solamente l‟esistenza perché fa parte della formazione di un singolo individuo, credere, conoscere Pagina 29
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e aspettare il sapere che può essere aggiunto e seguito dal concepimento dell‟eterno divino. Qui l‟uomo conosce fatalmente l‟esistenza del non razionale e ammette la responsabilità dogmatica della propria libertà. L‟uomo si sente libero ed è come se volesse volare aggrappato ad un‟aquila sui cieli delle realtà umane. Il sentimento dogmatico non va dispensato o disprezzato, quasi fosse un elemento “retrò” della comune plebe, bensì va applaudito e accolto. Nella fede, ognuno di noi, già per il fatto di credere, dovrebbe sentirsi abbagliato e meravigliato da ciò che la sua mente riesce ad elaborare, anziché sentirsi privo di un qualcosa o di un qualcuno. L‟uomo non deve cercare di abbandonarsi al “Dio”, di abbandonarsi a ciò che reputa divino e onnipotente, ma dovrebbe muoversi in simbiosi con esso. La necessità di una fede si manifesta nella procedura che si esprime con l‟intelletto umano per un‟adesione a delle verità che in tal caso non sono evidenti.>> Per questo sono pienamente convinto che anche il più austero degli atei, il più agnostico, il più miscredente, creda e ha fede. Una fede non paragonabile in alcuni momenti alla fede religiosa, ma credono in qualcosa. Credono in qualcosa che rinnegano ma che in realtà amano. Credono perché usano un termine che è appunto il “credo” che deriva dalla radice verbale “credere”. Ora, abbiamo visto precedente che spiegazione troviamo nei dizionari alla voce “fede”. Andiamo adesso a conoscere la spiegazione del termine “credere”. Facendo lo stesso procedimento del primo caso troveremo: Pagina 30
<<Ritenere vero quanto affermato da altri>>. Sono convinto che anche chi usi la negazione di Dio come forma mentis della sua vita, creda ciecamente nella forza onnisciente dell‟al di là che abita il nostro tempo. Credo che già l‟atto della negazione sia un atto, un fatto, un factum del credere, e avvallandola alla fine risulta che si crede. Tutto il resto è solo dietrologia. È solo dato da quell‟amore che hanno gli umani del mistero, del complotto e della polemica. Tre elementi che forse Sant‟Agostino avrebbe citato nel suo capolavoro “Le Confessioni” come le Distantio Animi.
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Recensione a cura di Emanuela Arlotta
All‟interno di questa raccolta si evince con chiarezza l‟animo trasparente e pulito che appartiene senza ombra di dubbio all‟autore, il quale, con il coraggio della verità, ci conduce attraverso i suoi percorsi interiori, scardinando ogni barriera pur di mostrare la sua nuda profondità al lettore. Le sue riflessioni tendono a riportare chi legge alla concretezza della semplicità „Malinconico il correre / riempie le nostre giornate , / si perde l’essenza / semplice e genuina‟. Tra i temi ricorrenti e sapientemente intrecciati di questo lavoro di Leonardo Manetti troviamo l‟amore, quello che fa tremare e che non si camuffa dietro maschere o paure - „Il cuore strabatte / le mani tremano / il pensiero vola / le parole si sbagliano / ogni momento è unico /”Ti Amo così tanto”‟
La vita, in alcuni momenti, sembra toglierci tutto, ci annega nella disperazione senza darci spiegazioni. Ma, spesso, con il trascorrere del tempo, ci rendiamo conto, invece, che ci sta restituendo qualcosa di molto importante e inaspettato. Questo è il caso di Leonardo Manetti. L‟autore ha iniziato, infatti, a manifestare il suo mondo interiore attraverso la poesia in seguito ad un incidente di cui parlerà in alcune liriche contenute all‟interno della silloge „sChianti‟ „Attimi di follia, / mare di urla: / avvolto dallo spavento / si affaccia l’impotenza.‟ „Il soffitto: la mia finestra, / bianco il mio paesaggio… / Rassegnato all’evento, / disteso nel letto‟
Il suo amore per la sua terra, per le sue origini permea tutta la raccolta e fa da cornice a molti dei suoi pensieri poetici „Un fiore mi saluta / dondola nel vento /lieve il suo fruscio /accarezza la mia pelle / Un albero mi guarda / sembra dirmi qualcosa, / lieve il suo fruscio /racconta la sua storia‟. La sua emotività si percepisce attraverso le righe, quasi fino a far sfiorare al lettore le sue oscillazioni. La semplicità di esposizione diventa complessità di pensiero in un gioco quasi impercettibile, amore e dolore si intrecciano e si compensano lirica dopo lirica, fino a giungere all‟epilogo scritto e spiegato direttamente dall‟autore attraverso un dialogo aperto e sincero nel quale trovare spunti per poter rileggere in maniera più profonda e consapevole Pagina 31
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l‟intero lavoro, sperimentando così, insieme al poeta, la rinascita dal baratro del buio e comprendendo insieme a lui la vera essenza di ogni gesto e di ogni percezione del quotidiano.
Emanuela Arlotta
Una raccolta di racconti molto richiesto, che hanno in comune la capacità di coinvolgere ed emozionare il lettore fino quasi a commuoverlo senza mai lasciarlo indifferente. La Sfera, la storia portante, narra di Luna, una donna con una vita 'normale', alle prese con il presunto tradimento del suo uomo, che si trova a vivere un'avventura surreale, in equilibrio tra sogno e realtà, che la conduce alla scoperta di una verità che lei non conosce e non può nemmeno immaginare. Richiedi una copia inviando una mail a infoline@volodeisensi.it
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non saper cedere a quel senso di umiltà che per molti rasenta la pietà. Perché il popolo italiano ha saputo sempre dimostrare una grande capacità di ripresa e dignitosa sopravvivenza anche nei momenti più duri della sua storia, come ci dimostra con profonda analisi umana e psicologica, la scrittrice di questo romanzo.
Recensione a cura di Rosanna Lanzillotti
“Le stanze della memoria” di Rosetta Melani. Un romanzo che nella sua singolarità narrativa racchiude, attraverso un linguaggio apparentemente semplice ed accuratamente appropriato, la storia dell`Italia e degli italiani dal lontano 1913 ad oltre gli anni 60. E`il racconto di un Paese lacerato da due guerre mondiali e da un popolo costretto a confrontarsi con una realtà troppo distante dalla sua natura genetica: la guerra, la povertà, la rabbia di
I personaggi chiave di “Le stanze della memoria” sono come linee oblique disegnate con profondo amore e sensibilità, da una autrice emergente, Rosetta Melani, che sa dimostrare ampiamente la sua elevata capacità conoscitiva del genere umano. Personaggi letterari come Fedora, apparente protagonista principale, alla costante ricerca dell`amore vero e sempre, o quasi sempre, disposta a lottare per proteggere la sua libertà e soprattutto la vita dei suoi figli, sembra essere il punto focale dell`intera narrazione. Scorrendo però le pagine di questo romanzo ci si accorge che l`intero racconto non è solo ciò che narrativamente e letterariamente appare. Infatti, non è semplice comprendere quale sia il nodo centrale di questo romanzo poiché nella sua complessità di figure letterarie, sia femminili che maschili, molti sono gli aspetti che colpiscono dritto al cuore e alla mente del lettore. La rabbia, l`amore, il desiderio di vivere nonostante le avversità della vita. Un insieme di donne costituiscono la storia di una madre e i suoi quattro figli, ognuno con caratteristiche diverse dall`altro; uomini che nella loro varietà caratteriale e diversificata sanno essere l`espressione completa, sotto ogni punto di vista, del genere maschile Pagina 33
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osservato femminile.
e
descritto
con
occhio
Rosetta Melani rivela in questo suo primo romanzo una particolare capacità narrativa nel descrivere i sentimenti del genere umano. Il suo racconto ambientato in una regione assai cara a coloro che amano la lingua italiana, la Toscana, sa essere non solo la storia di una donna, la sua famiglia e la sua nazione, ma anche un breve viaggio tra la terra dei cipressi e la città dello sviluppo economico, Torino. Non trascurando però nessun aspetto di ciò che può unire e descrivere più regioni e città, come appunto Grosseto e Torino; più vite e più storie; più racconti e personaggi che incitano ad una chiara rivincita su ciò che è stato e ciò che non sarà più. E`un romanzo che lascia con il fiato sospeso sino all`ultima frase. Dove anche la poesia trova il suo giusto spazio come un passero indifeso trova il suo nido e la sua consolazione.
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Rosanna Lanzillotti
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Suggestiva la levità delle immagini e sapiente l‟intreccio di colori, profumi, suoni e gesti.
Recensione a cura di Carla de Falco
E‟ in uscita per Galassia Arte Dalla parte dell’Anima, la prima silloge poetica edita di Emanuela Arlotta, scrittrice romana emergente, ma già nota per la pubblicazione di opere in prosa. In copertina un bel quadro di Alessandro Baldassi. In questo libro, l‟autrice raffigura con abilità espressiva quadri intensi e vividi di una femminilità a tutto tondo, vissuta con profondità e in un accattivante alternarsi di interni/esterni.
In Dalla parte dell’Anima, l‟autrice non si risparmia nel tratteggiarci l‟universo emotivo femminile. Ci mostra, per esempio, il desiderio di sentirsi ancora bella nonostante il passare degli anni (Bella sei ancora/avvolta in quel silenzio/che mi parla di stagioni,/d'un triste tramonto/addentato dal tempo/che ne ha eroso gli attimi/ammutolendo i suoi colori), ci dipinge la tenerezza dell‟amore coniugale, imperfetto, ma non routinario (Seguimi tra i ricordi/ tra lontani e dissipati semi/ di passate e tormentate esistenze/ in cui fummo e ancor saremo/ Ancora Insieme), ci racconta l‟affranta noia della quotidianità (e mi chiedo/ se su quel fondo/ non ci sia più vita/che nel tuo giaciglio/ di vuoti giorni). Ma l‟autrice trova spazio anche per temi meno intimi e più sociali: la malattia, per esempio. Ed il male viene declinato con tutta la livida, necessaria disperazione, senza tacere esempi concreti: dal cancro all‟anoressia (L'inappetenza mi giova/ mi rende splendida ninfa/ dall'animo magro/ e dalle ossa in evidenza). Per concludere, in questo lavoro la Arlotta rivela una vena poetica altruistica, consegnandoci versi che servono agli altri più che a lei stessa. Una poesia, la sua, che è recupero della memoria e, contemporaneamente, ponte verso il futuro mentre l‟autrice si mostra genuinamente tesa al dialogo col suo lettore, in un confronto dialettico dal sapore pienamente contemporaneo. Prof.ssa Carla de Falco Pagina 35
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Cristina Rotoloni Cristina Rotoloni è nata a Roma il 20 luglio 1977, ma è cresciuta in provincia di L‟Aquila. In questa città ha frequentato x\l‟Istituto d‟Arte e l‟Accademia di Belle Arti dove ha conseguito il diploma di Laura in Scenografia con il massimo dei voti. Ha collaborato con l‟Istituto Gramma nella realizzazione degli spettacoli teatrali: “Metamorfosi dei Corpi” e “Matilde principessa dispettosa”. Ha collaborato con l‟associazione Il Camaleonte con corsi d‟Arte e Immagine per i ragazzi dai 4 ai 16 anni. Si è sempre occupata con passione dei bambini per i quali ha scritto e illustrato favole come “Stellino”, “Tom” e “Lìlì”. Ha pubblicato sul sito “ilmiolibro.it” la sua raccolta di racconti intitolata “Frammenti di Vita”, dove oltre al terremoto parla d‟esperienze forti che toccano l‟esistenza umana. Al momento sta lavorando al suo romanzo in prossima uscita dal titolato “Il Tatuaggio”. Isabella Verduci Isabella Verduci è nata a Chiavari (Ge) il 18 febbraio 1970. Diploma di insegnante elementare, ha sempre amato scrivere e 'fotografare' la vita con una penna o l'obiettivo. Ha Pagina 36
pubblicato una silloge poetica, 'Petali di parole' edita da Laura Capone Editore dedicata al figlio Emanuele. E' un libro accessibile a tutti,anche ai bambini perchè contiene pensieri semplici, ninne nanne; parla delle varie facce dell'amore, della natura, di mare e paesaggi, di dettagli, di passione... Dopo trent'anni di scritti, da qualche tempo si sta dedicando alla stesura di un racconto ironico semi autobiografico e tutti coloro che la conoscono e spronano sperano che questo veda la luce prima di tre decenni! Laura Capone Editore (LCE) La Laura Capone Editore è una casa editrice che opera online, produce, distribuisce e promuove libri nei vari formati (cartaceo, e-book, audiolibro, ecc.). Nasce nel novembre 2010 e si afferma velocemente per la correttezza e la trasparenza operativa. La LCE si pregia di avere in redazione professionisti di settore per ogni competenza che, in una stretta rete di collaborazioni online, si prefiggono la rivalutazione del talento letterario ed artistico italiano contemporaneo, anche attraverso la promozione e distribuzione elettronica delle nostre opere tradotte. Per citare solo alcuni collaboratori: la dott.ssa Luigia Torrusio appassionata di lettere antiche, traduttrici quali Chiara Rolandelli e Alessandra Baroni, artisti quali Lisa Fusco, Moreno Chiacchiera (attualmente l‟illustratore più quotato sia in Italia che all‟estero), il Maestro Marco Serpe, il Regista Sebastiano Giuffrida, in un crescendo di professionisti più o meno noti
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che partecipano con grande competenza, professionalità e soprattutto passione.
Emanuela Volodeisensi
Alessandro Bagnato
Nata a Roma il 20 Settembre 1975. Ho sempre avuto una forte propensione all‟introspezione e alla conseguente scrittura di poesie e racconti che indagano in maniera approfondita l‟animo umano, quello legato all‟Io più profondo. Questa mia voglia di comunicare ha superato i limiti della carta e della distanza con la creazione di questa community letteraria (Volodeisensi.it) che gestisco con passione e amore tutti i giorni e di cui sono felice facciano parte tante persone che credono ancora nei sogni. Anche il Magazine online è una mia idea, realizzata grazie al supporto informatico di alto livello di mio marito Leonzio Nocente, il quale è anche il creatore materiale di Volodeisensi.it e di altri siti molto conosciuti. Lavoro nell‟informatica da anni e scrivo da quando sono nata. Ho autopubblicato due libri nella collana „ilmiolibro‟, uno di poesie „Volodeisensi‟ e uno di racconti „La Sfera‟, che stanno riscuotendo molto successo e che presto saranno disponibili anche in formato ebook nello store Apple. Ho pubblicato la silloge poetica „Dalla parte dell‟Anima‟ edita da Galassia Arte Editore.
Nasce a Milano nel 1984, anche se ora è residente in un piccolo ma incantevole paesino in provincia di Vibo Valentia, vale a dire, San Costantino di Briatico, a soli dieci minuti dalla più conosciuta Tropea. Sin da subito in lui si manifesta la passione per la scrittura e per la filosofia e già da piccolo a ben nove anni pensò di scrivere il suo primo eBook che doveva avere il titolo di “La povertà e la felicità della vita”. Si è laureato in Filosofia e Scienze Umane all‟Università degli studi della Calabria, e continua a lavorare ai suoi progetti futuri di scrittura. Lavora e studia per scrivere un nuovo eBook che sarà denominato “Ethos”. Sogna di essere conosciuto un giorno come uno dei più importanti filosofi contemporanei, e intanto collabora con riviste culturali e associazioni filosofiche e cura un blog personale, donando il suo sapere al servizio degli altri e sperando che questo sia un utile strumento per la comprensione e il miglioramento di ognuno. Nel frattempo continua a fare ciò che ama di più: studiare i comportamenti dell‟uomo tramite la percezione filosofica. Spera un giorno di realizzare il sogno di scrivere l‟eBook che pensò quando aveva nove anni.
Arlotta
Direttrice
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Leonzio Nocente Autore e Referente Tecnico Volodeisensi Nato a Francavilla Fontana il 23 Maggio 1979, Architetto informatico che lavora da 14 anni nel settore IT. Le sue conoscenze vanno dallo sviluppo di portali alle applicazioni in tutti i campi compreso quello mobile. Nella sua carriera ha partecipato alla nascita di grandi portali Nazionali del settore comunicativo e collaborato con grandi multinazionali Italiane e Americane. “Questa mia opera epica che ha visto ben due anni di progettazione e sviluppo è stata la mia più grande soddisfazione, realizzare il sogno sempre vivo di una bambina, mia moglie Emanuela. Volodeisensi.it non è una semplice community ma un vero e proprio portale Letterario dove i sogni diventano realtà. Sono solo l’autore materiale, un penna su un foglio vuoto che viene guidato dalle emozioni di mia moglie che ogni giorno dà la possibilità a tanta gente di esprimersi e soprattutto di essere ascoltata. Con tanta commozione dedico questo nostro lavoro ai nostri figli e a tutta la gente che crede e crederà in Volodeisensi.it”
Eleonora Siniscalchi Rosanna Lanzillotti
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