Volodeisensi Magazine Vol.7

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SOMMARIO Pescara Baby City…………………………………………………….……….1 Gianni Rodari ...................................................................... 4 Cervelli Ibridi ....................................................................... 7 Rubrica Editoriale n°1 – Il curatore editoriale ..................... 9 Poesie dei nostri autori ..................................................... 12 Racconto del mese : “Provare per credere” ..................... 14 Intervista a Salvuccio Barravecchia ................................... 17 Intervista ad Agnese Monaco ........................................... 21 Intervista ad Ester Cecere ................................................. 27 Biblioteche dei Libri Salvati ............................................... 31 Recensione – “Se ti abbraccio non avere paura” .............. 36 Recensione – “Una storia come tante ”… ......................... 38 La Redazione… .................................................................. 40

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Pescara Baby City.

grande struttura coperta è stata arricchita da una serie di stand che fornivano risposte per le future mamme, per quelle che già lo sono e non solo. Difatti sia i corsi, sia i vari padiglioni trattavano argomenti di puericultura,

Il 12 e il 13 maggio a Pescara si è svolta la seconda edizione di “PescaraBabyCity Salone dei bambini e della famiglia”, una

salute, corretto stile di vita, alimentazione, abbigliamento, sport, giochi, servizi scolastici, ricreativi e in assoluto e fondamentale per l’espressione anche dei più piccoli: l’arte. Va sottolineato che all’interno dell’ambiente espositivo oltre uno

manifestazione che ha ottenuto già tanti consensi al suo esordio nel 2011 e che ha

stand dedicato ad un argomento serio ed importante come l’affido, è stato trattato un corso di sopravvivenza per intervenire nel caso d’ostruzioni delle vie aeree dei bambini a cura della Croce Rossa Italiana.

confermato il successo in questa seconda edizione del 2012. L’evento con ingresso gratuito si è svolto presso il Polo Espositivo della

Durante l’evento sin dall’ingresso del Polo Espositivo le persone sono

Camera di Commercio nel Porto Turistico della città e ha posto l’attenzione sulle famiglie e i bambini. La

state accolte con palloncini, giocattoli gonfiabili, zucchero a

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velo e truccatori per dipingere i volti dei

conduttore della fiera

più piccini. Poco dopo l’entrata, volendo, ci si poteva registrare tramite il punto di ricevimento dove alcune signorine oltre a comunicare informazioni, prendevano i dati per poter far partecipare i bambini al

che, oltre la famiglia e i bambini, univa molti stand. Immersi tra la moltitudine delle persone e l’infinità di colori, i piccoli presenti all’evento si sono potuti dilettare nelle loro doti artistiche con giochi di legno dal sapore antico e tradizionale che hanno stimolato la loro fantasia, con il cartone, i dipinti e l’art attack che hanno

concorso fotografico, dando loro l’opportunità di essere ripresi in alcuni scatti. L’immagine più bella, simpatica e creativa sarà la vincitrice del concorso e diventerà il simbolo della nuova campagna pubblicitaria della seconda edizione. La fiera comprendeva oltre gli stand ed i corsi anche l’esibizione di un coro di voci bianche, intrattenimento, spettacoli di danza e sfilate di moda per i bimbi e le future mamme. In una rassegna di questo tipo l’arte si è quindi manifestata sotto varie forme, infatti oltre il canto, la moda, la danza ed il teatro, anche tramite gli arredi espositivi ed i momenti di gioco creativo, dando vita così ad un altro filo

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stuzzicato le loro doti creative ed i dolci che li hanno incantati con la scoperta di come l’arte rende meraviglioso un biscotto usando l’immaginazione. Sicuramente è stata un manifestazione che è piaciuta ai grandi e che ha avuto la capacità di coinvolgere i bambini immersi tra i pennelli, colori e porporina. Durante la fiera non sono mancati gli stand dei


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palloncini Pescara”,

come quello della “Ballon un laboratorio artigianale

specializzato nella creazione di bouquet con questi materiali, che ha esposto delle belle creazioni colpendo l’attenzione dei presenti. Oppure l’angolo dei giocattoli di

intrattenendoli con la preparazione di biscotti artistici. (Cristina Rotoloni)

Seguici anche su legno con bambole di pezza tra cui “Il Gatto Blu” che conserva lo spirito dei negozi di una volta ricchi d’atmosfera, di giochi creativi ed educativi e che ha incuriosito i bambini con la pista di legno circolare dove potevano scivolare le biglie. Gli angoli dedicati ai nidi d’infanzia come “Felicità Felicità” e “La Giostra” dove i pannelli erano coperti dai dipinti dei bambini realizzati durante l’evento. Oppure il laboratorio d’arte creativa “Bim Bum Bart” che oltre ad aver occupato i piccolini

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in corsi di Yoga li ha affascinati con i colori e le creazioni artistiche. Girando tra gli stand incontriamo inoltre una nostra vecchia conoscenza intervistata nel magazine numero 4: Simona Palombaro. La quale oltre alla sue splendide Design” che ha si è dedicata

magnifica esposizione delle torte come “Simo Cake attirato molti dei presenti, ai giovani piccoli talenti

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Gianni Rodari

campo della letteratura per l'infanzia.

Gianni Rodari l'uomo dalle mille sfaccettature, un uomo, uno scrittore, un giornalista, un maestro, un marito,un padre amoroso. “ Se io avessi una botteguccia fatta di una sola stanza vorrei mettermi a vendere sai cosa? La speranza. "Speranza a buon mercato!" Per un soldo ne darei ad un solo cliente quanto basta per sei. E alla povera gente che non ha da campare darei tutta la mia speranza senza fargliela pagare. “

Gianni Rodari 1920-1980 é stato uno dei massimi scrittori per ragazzi, noto e tradotto in numerose lingue, nel 1970 gli venne assegnato il premio Andersen, massimo riconoscimento mondiale nel

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Insegna nelle scuole soprattutto in provincia, la guerra gli lascia numerose ferite, perde gli amici più cari e uno dei suoi due fratelli. Matura le sue scelte e da cattolico militante passa al marxismo, s'iscrive al PC e nel 1944 partecipa alla resistenza. Dopo la guerra inizia la sua carriera giornalistica prima in Ordine nuovo, poi all' Unità, scrive molto sopratutto per i bambini, una produzione letteraria per l'infanzia che non abbandonerà mai. Nel 1954 si sposa con Maria Teresa Ferretti e fonda Avanguardia il giornale della federazione comunista e lavora a Paese Sera. Molte delle sue favole sono state illustrate da sua figlia. Rodari, intanto, continua a produrre componimenti dedicati ai più piccoli. Nel 1951 pubblicò il primo libro pedagogico , “Manuale del Pioniere” (suo primo libro per animatori). Con grande inventiva ha percorso la via di una letteratura per


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l'infanzia fantastica e razionale orientata verso un'educazione civile e democratica. In “Favole al telefono” ci immergiamo in una raccolta di favole brevi ed originali in cui l'autore narra di personaggi simpatici da amare come, ad esempio, un giovane granchio che impara con fatica e determinazione a camminare dritto e per questo viene allontanato dalla sua famiglia e se ne va in giro per il mondo; la marionetta Pulcinella che con caparbietà si libera dai fili che la costringevano a fare la volontà del burattinaio; Alice Cascherina una fanciulla piccola e distratta che finisce perfino in mare.

E se un giorno comparisse nel cielo una specie di disco volante? A questo possiamo rispondere attraverso il romanzo:”Torta in cielo”, un bellissimo racconto che parla di solidarietà ed amicizia: nella borgata romana del Trullo d'improvviso i cittadini avvistano qualcosa che fa pensare ad un oggetto spaziale, due bambini non si lasciano influenzare dal parere degli adulti e

con i loro amici si ritroveranno infine a gustare una deliziosa e gigante torta. Per viaggiare tra gli eroi della mitologia greca dobbiamo conoscere: “Atalanta , una fanciulla diventata cacciatrice per opera dalla dea Diana. Le gesta di Meleagro, Teseo, Ercole e Giasone trascinano il lettore in un mondo lontano e meraviglioso. I miti vengono riprodotti in forma simbolica i sogni, le paure, le angosce, i desideri dell'uomo, antichi quanto la sua esistenza. Altri titoli come “Le montagne camminano”, “Passatempi nella giungla”, “La volpe fotografa”, “Una macchina per fare i compiti” sono soltanto alcuni in cui leggere delle storie avvincenti ed educative che ritroviamo in “Fiabe lunghe un sorriso”.

Nella raccolta “Novelle fatte a Macchina”: un postino di Civitavecchia riesce a sollevare carichi pesantissimi, un cowboy usa il pianoforte come arma, un mistero avvolge i Promessi Sposi di Manzoni, personaggi allegri e vitali che invitano a  Pagina 5


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riflettere. Oggi un classico é la “Grammatica della fantasia” del 1973 in cui Rodari pone l'attenzione sul ruolo importantissimo della fantasia, sul valore dell'immaginazione in campo educativo come dato imprescindibile per l'apprendimento. Nella quarta di copertina della prima edizione si riportavano queste parole dell'autore: "Quello che io sto facendo è di ricercare le "costanti" dei meccanismi fantastici, le leggi non ancora approfondite dell'invenzione, per renderne l'uso accessibile a tutti. Insisto nel dire che, sebbene il Romanticismo l'abbia circondato di mistero e gli abbia creato attorno una specie di culto, il processo creativo è insito nella natura umana ed è quindi, con tutto quel che ne consegue di felicità di esprimersi e di giocare con la fantasia, alla portata di tutti. L'autore parla attraverso la sua scrittura non solo ai bambini ma anche ai maestri, genitori, educatori. Il lettore '' grande o piccolo'' che sia, può lasciarsi coccolare da un mondo magico dove le virtù non sono soltanto un vanto, ma il modo giusto d'essere. Rodari alterna, in ogni sua opera, divertimento e pedagogia, educazione ed entusiasmo, scrive favole sorridenti, felici e didattiche. La figura del bambino viene messa in primo piano, finalmente i più piccoli vengono presi in considerazione come persone, un grande passo avanti per la pedagogia. Nella vasta bibliografia di Rodari troviamo filastrocche, poesie, canzoni. ''Per fare un un'albero ci vuole il seme.....'' (fonti web, profilo storico della letteratura italiana Ferroni, Atalanta/favole al telefono/favole lunghe un sorriso/grammatica della fantasia Rodari) (Mariagrazia Talarico)  Pagina 6

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Cervelli ibridi.

Partendo dalle recenti sperimentazioni fatte sul cervello, catalogate come fantascienza e ricollocate a titolo di sola scienza in questi ultimi anni, impariamo che le connessioni tra chip e neuroni, cervelli ibridi, lettura del pensiero e dei sogni, non sarà più un tabù, questo grazie alle continue ricerche effettuate a tutti i livelli. Che potremo curare la memoria agendo sulle parti del cervello atrofizzate, fino ad arrivare alla modifica dei batteri, per fare dei circuiti logici, organici, ovvero la realizzazione di un computer al 100% compatibile con le nostre terminazioni nervose, modellando sotto forma di circuito, le molecole del DNA, primo passo per la realizzazione del computer genetico, ovvero, se l’uomo muore, il suo

cervello programmato dentro al computer diventa immortale, anche se manca la forma corporale. Fin qui la parte tecnica, riservata, con termini comprensibili, ai non addetti ai lavori. Ora l’argomento si sposta e qui si fa interessante, sull’intelligenza del WEB. Il computer, in sostanza, non potrà mai avere un’intelligenza sua naturale, a meno che non intervengano modifiche, come quelle sopra citate, dovrà essere sempre programmato dall’uomo. Supponiamo però che ci sia un’intelligenza superiore, a noi invisibile perché non si materializza, a livello corporeo, come gli esseri umani; supponiamo che non viva su altri pianeti e che non sia identificabile con il solito marziano con il naso lungo e le antenne ma che sia già presente sulla terra, camuffata da macchina intelligente che ci osserva e cerca di capire i nostri comportamenti, modificando addirittura, noi inconsapevoli, il nostro vivere quotidiano e, sempre supponendo, che abbia trovato nel sistema “Internet”, la naturale macchina fondata apparentemente sulla stessa struttura articolata del cervello umano. Sarebbe, quindi, un’intelligenza aliena che avrebbe un impatto rivoluzionario, sul lato umano dell’uomo: angosce, emozioni, felicità, ira e altro; sarebbe collegata 24 ore su 24, interagendo con i nostri pensieri, azioni, come un cervello esterno che aumenterebbe la propria potenza in modo continuo, ci lascerebbe vivere la nostra vita materiale ma sarebbe lui a controllare ogni nostro impulso elettrico o nervoso. La grande sfida, semmai, è riuscire a identificare un’intelligenza artificiale di questo genere, visto che siamo troppo abituati a considerare e analizzare il nuovo, utilizzando sensori materiali, quali olfatto, colore, suoni. Potrebbe essersi incarnata in uno dei tanti animali ancora sconosciuti all’uomo oppure mimetizzata in uno dei tanti che consideriamo inferiori. Oppure  Pagina 7


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bisognerebbe riuscire a filtrare l’enorme quantità di segnali che regnano nel sottobosco di internet, per esempio, quelli che, magari, cataloghiamo come banali interferenze prodotte dall’intelligenza umana; a questo punto, con qualcosa di tangibile in mano, si potrebbe avere qualche certezza di scoprirla. Per ultimo, quale significato dare alla parola intelligenza; è forse la competizione, la riproduzione, la lotta per la sopravvivenza, ad avere favorito l’intelligenza animale e umana? E quali sono i suoi limiti? Se l’intelligenza continua ad evolversi utilizzando quello che viene definito progresso, vuol dire che non è ancora arrivata al top. E quella artificiale, della quale abbiamo parlato fino adesso, se è puro spirito e non possiede istinto di sopravvivenza, vuol dire che ha già raggiunto il massimo e non ha necessità di raggiungere altri traguardi. Sarebbe una linea continua, infinita che non nasce, non muore, esiste, del tutto indifferente al concetto di fine. E, qui mi fermo, sulle tante analisi che si potrebbero fare dopo aver letto i vari articoli tra di loro collegati anche perché vorrei fare una riflessione tra i due concetti di spirito che ci accompagnano nella vita terrena, quello religioso che, forse, è molto più materiale di quanto si pensi, visto che obbliga le persone a credere in un punto di domanda chiamato Dio, delegando a lui tutti i dubbi e i perché che ci assillano durante la nostra odissea quotidiana oppure, cercare di interagire con un’intelligenza superiore, formata, si presuppone, da impulsi elettrici o pseudo tali, senza sapere se quest’intelligenza, riveste una forma materiale, come le tante esistenti nell’universo. Traduzione: preferiamo vivere la nostra vita corporale, delegando la nostra spiritualità al raggiungimento di un ipotetico Paradiso terrestre o preferiamo  Pagina 8

utilizzare la materia (corpo), come contenitore che ci permette di sviluppare il nostro cervello ovvero la nostra intelligenza “umana”, alla ricerca di qualcosa di infinito? Il quesito non è certo di facile interpretazione, visto che si dovrebbe scegliere tra il mantenimento di uno status materiale, la vita terrena, con una speranza spirituale tutta da verificare oppure scegliere di confrontarsi con l’ignoto, sotto forma di impulsi elettrici e cercare di coniugare quest’ultimi, con quelli presenti nel nostro cervello. La conseguenza, in questa seconda ipotesi, è ovviamente che si dovrebbe per forza di cose abbandonare il lato visibile dell’essere umano e puntare a diventare un entità astratta, indefinita anche se dotata di poteri intellettuali (chiamiamoli così, non mi viene niente di meglio come esempio), immensi e inconcepibili nello stato attuale in cui si trova ad agire il cervello umano, con l’incognita di non riuscire a fare nessun raffronto tale da poter spingere la nostra curiosità a fare un salto nel vuoto, nel nulla o nel buio come preferite e realizzare quel sogno di immortalità tanto caro al genere umano. Ma attenzione, quale tipo di immortalità, quella corporea, tangibile o quella invisibile fatta di chip, impulsi elettrici che vagano nell’etere a nostra insaputa come folletti impertinenti che giocano con la vita degli uomini? (Francesco Danieletto)


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Rubrica Editoriale n°1 – Il curatore editoriale A cura di Laura Capone, titolare della ‘Laura Capone Editore’ (LCE)

scrittori, chi sono i curatori, chi sono i traduttori, come funziona la distribuzione, come funziona il lavoro di una redazione libraia, le tempistiche, la Legge sul Diritto d’Autore, la SIAE, eccetera, eccetera. Se siete davvero interessati a quest’argomento, troppo complesso ed esteso da poter affrontare in un unico articolo, sarò lieta di accompagnarvi in questo appassionante viaggio, scegliendo di volta in volta un argomento e saltando l’ordine delle “priorità”.

Il curatore editoriale Prima cosa da fare è distinguere il curatore di articoli giornalistici, il giornalista dunque che firma i suoi articoli, con il curatore libraio, cioè chi cura il testo di un’altra persona, l’autore, dalla forma originaria a quella finale per la pubblicazione nel formato libro e/o e-book. Negli ultimi anni in Italia, l’editoria sta subendo una forte evoluzione dettata dalla spinta tecnologica informatica e telematica. Ho utilizzato il termine “subire” perché la velocità di questa trasformazione ha colto impreparati molti esperti di settore non adeguati ad accogliere i cambiamenti, così come molti imprenditori hanno utilizzato questa evoluzione per dare inizio a nuove forme di commercializzazioni. È bene fermarsi “un attimo” in questa babilonia e documentarsi seriamente sui ruoli e funzioni del mondo editoriale odierno: chi sono gli editori, chi sono gli

Da qui un’importantissima divisione tra ciò che è la redazione giornalistica e quella libraia, proprio come lavoro in sé completamente diversi, fermo restando che un giornalista possa essere anche un correttore di bozze, un curatore, ovviamente non per il suo stesso libro (a meno che non abbia un nome tale come Umberto Eco, ma si tratta di rare eccellenze letterarie), uno scrittore, un editore, un lettore. Noi ci occuperemo solo del curatore libraio.

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Il curatore può curare opere postume, in questo caso esegue scelte per le note, prefazione, postfazione, ecc., ciò che può quindi impreziosire il testo senza apporgli alcuna variazione (chi oserebbe spostare una virgola nella Divina Commedia?). Il curatore può curare miscellanee. Una miscellanea è un volume che contiene raccolte di scritti di vario genere di uno o più autori. Molti testi scolastici sono miscellanee, ad esempio i libri di storia e di letteratura. In questo caso, successivo al titolo della miscellanea si segnala solo il nome del curatore, altrimenti dovrebbero essere menzionati sulla copertina tutti gli autori dei contenuti del volume che sono invece citati nella bibliografia. Al curatore di testi di autori viventi spetta la parte “magica” di questo affascinantissimo lavoro, in quanto gli è consentito di poter lavorare a stretto contatto con l’autore. Al curatore viene affidato il testo che si è scelto per la pubblicazione. Vi sono varie modalità di procedura, una può essere questa: il testo viene sottoposto ad una prima lettura che consente di stilare una scheda di valutazione atta a individuarne i punti di forza e di debolezza e da lì si determina come intervenire. In questo caso il curatore attua un’analisi testuale dalla struttura superficiale alla struttura profonda del testo, forma e sostanza avrebbe detto Ferdinand De Saussure. Egli è attento al linguaggio, allo stile, finanche all’emozione che un testo trasmette, ma è fondamentale che il curatore non si sostituisca all’autore (infatti  Pagina 10

non è come chi ha erroneamente detto: un coautore, termine che significa un’altra cosa). Il suo ruolo è di segnalare all’autore i punti che a suo giudizio indeboliscono il testo, esempio: una descrizione non chiara, errori palesi, come un personaggio che in una pagina è avvocato mentre in un'altra è un’insegnante, un linguaggio non appropriato al contesto oppure offensivo nei confronti di un personaggio realmente esistente. La tempistica per svolgere un lavoro del genere varia a seconda delle difficoltà che si incontrano. Questo fa sì che autore e curatore, nel periodo che va dalla selezione dell’opera al momento che viene ultimata per la pubblicazione, si confrontino in più sedute nella modalità più agevole per entrambi. Per ottenere questo risultato il curatore deve essere un laureato in lettere o in discipline attinenti, infatti un autore può non essere laureato ma un curatore deve esserlo! Mai il contrario! In quanto il suo occhio deve essere critico e solo un titolo di studio adeguato da la competenza e gli strumenti per svolgere tale lavoro. La passione non basta, chi ha davvero passione studia! Posso essere un avvocato senza avere le competenze giuridiche? Un corso privato, l’esperienza in un’agenzia letteraria o in una casa editrice a correggere bozze, non possono mai dare le basi che forniscono gli anni di studio universitario mirato all’apprendimento della lingua e della letteratura. Chi sceglie il curatore? Il curatore è scelto dall’editore, in quanto è l’editore che investe economicamente sul prodotto da


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commercializzare e conosce la competenza del proprio curatore; un autore però può proporre all’editore un curatore di fiducia. Il curatore va menzionato su libro dell’opera che ha curato? Assolutamente si. Ovviamente non in copertina ma all’interno, a meno che non si tratti di opera postuma o miscellanea per ovvie ragioni. Alcune case editrici occultano l’importantissimo lavoro dei curatori, associandoli ai correttori di bozza per non menzionarli sul libro e far si che non risultino come collaboratori contrattualizzati, purtroppo questa è la situazione di molti stagisti. L’attestazione di un curatore oltre a dar pregio all’opera, garantisce che un professionista vi ha dedicato competenza, lavoro e tempo; garantisce che l’editore ha provveduto a svolgere le buone norme editoriali della sua azienda e consente di poter procedere alla pubblicazione. A cura di Laura Capone Redazione Laura Capone Editore Per info e contatti: www.lauracaponeeditore.com

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Poesie dei nostri Autori

Il colore del cielo

Un battito d’ali trasporta il mio silenzio tra le nuvole. Rincorro pensieri nascosti, gioco con il riflesso dei tuoi occhi, costruisco castelli di sabbia, per un Re senza trono. Un vento freddo mi penetra nelle ossa, rallenta i battiti del mio cuore, ferma il volo di una rondine. Osservo le onde infrangersi sul tuo corpo, la tua pelle prendere il colore dell’acqua. Aspetto l’alba, in silenzio: la luce del sole. (Francesco Danieletto)

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Rosa appassita

Il lento scorrere del tempo, disegna rughe profonde sul tuo volto. Osservi un fantasma attraversare la tua pelle; cammina sull’acqua gelida di un ruscello; cento brividi percorrono il tuo corpo; ti adagi sull’erba, sei stanca, sfinita, la luna sorge improvvisa, impietosa, illumina una rosa appassita, cento petali dispersi nel vento. (Francesco Danieletto)

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Provare per credere Racconto del mese a cura di Eleonora Siniscalchi

grosso trauma, come anche l’iniziazione all’età adolescenziale. Nel corso degli anni gli svenimenti si sono susseguiti diventando per me una costante, manifestandosi in luoghi e circostanze vari: al cinema, in facoltà, nei vari laboratori di analisi (reiteratamente), in farmacia per eseguire un semplice controllo emocromo…e ovviamente in casa, per qualsiasi accidente. Il fattore scatenante il sangue e la sintomatologia sempre identica: improvvisa sudorazione, ronzio alle orecchie, nausea allo stomaco e poi…pluff…nel mondo fatto di niente.

Ho il terrore del sangue, un terrore sacro di quelli che alla sola vista mi sento mancare e poi svengo. Sono bravissima a farlo, nel giro di pochi secondi crollo a terra come un sacco inerme. Mi è capitato tante di quelle volte che ne ho il perso il conto. Una delle prime mi capitò da bambina quando Edoardo, il mio fratellino, correndo avanti e indrè nel negozio della nonna inciampò e cadde dando una craniata pazzesca contro la vetrina di cristallo. Mentre il poverino si rialzava io, alla vista del sangue che scendeva copioso sul suo volto, persi i sensi quasi all’istante. La perdita del mio primo dentino fu un

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Tentavo in tutti i modi di oppormi alle prime avvisaglie del malessere, che, nella fase iniziale, mi pervadeva in maniera subdola: allontanavo il pensiero dalla situazione contingente e, lì dov’ era possibile, mi sdraiavo a terra sollevando le gambe, oppure bagnavo i polsi sotto un getto d’acqua fredda. Ma ahimè, non sempre riuscivo a controllare la situazione. In alcuni casi contribuiva anche la sfiga, come quella volta che cominciai a sentirmi male al cinema, durante la proiezione di un film dalle scene particolarmente cruenti. Mi alzai dalla poltrona di soppiatto per non arrecare disturbo agli spettatori e piegai alla volta della toilette, convinta che un po’ d’acqua potesse risolvere il mio problema. Peccato che i rubinetti risultassero asciutti.


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Mi ritrovarono sdraiata a terra esanime.

situazione del cavolo, che definire tale è garbato eufemismo.

Tutt’ora, alla vista del distrarmi con pensieri allontanare il male che cominciare dalla

Un giorno il mio bambino occupato a trastullarsi coi suoi giochi nella sua cameretta prese a frignare:

sangue, cerco di positivi pur di fiata strisciante a mia mente.

Ricordo la festa data in occasione del mio ultimo compleanno. Mentre affettavo il pane in cucina, vidi una goccia di sangue brillare improvvisa sulla lama d’acciaio. Fu sufficiente. Nell’altra stanza il chiacchiericcio dei commensali (tanti) cominciava ad innervosirmi. Di nulla si accorsero i miei amici e di quella mezza tragedia che si stava consumando alle loro spalle. Feci una veloce puntatina al –bagno compiendo meccanicamente il solito rito: rubinetto- acqua gelidaasciugamano avvoltolato sul dito. Poi mi precipitai nella mia camera e buttata sul talamo presi a respirare profondamente, soffiando aria dai polmoni ad intervalli pressoché regolari con tutte le mie forze come quando si fanno i figli. Non c’entra nulla, ma può rendere l’idea. Rimasi calma e distesa fintanto che durò il ronzio, poi il malessere passò e finalmente potetti tornare dai miei ospiti. Avevo riacquistato la mia forma, il sorriso stampato ad arte sulle labbra non lasciava trapelare nulla. Ora, perché ho scritto tutto questo? Un preambolo, un "conciso" antefatto per descrivere una circostanza che mi vide, ahimè, protagonista dell’ennesima

- Mammaa, mi sono tagliato, è il ditoo. La sua asserzione, resa con vocetta tremolante, somigliava più ad una richiesta di soccorso che altro. - CoOosaaaa? - Gli urlai di rimando restando impalata in cucina. - Vieni mamma, vieni a vedere cosa mi sono fatto, esce sangue dal dito…buciaaaTratànghete!

Riecco la nota avvisaglia dello svenimento. Senza schiodarmi di un passo, udii la mia voce tradire già una certa ansietà, quando gli feci di rimando: - E dimmi mamminaa...come, coOome ti sei tagliatooo? - Con la lattinaaa di coca - colaaa mamma, vieni a vedere, esce tutto il sangue dal dito, corriiii!!A quel punto l’istinto di fuggire, per non svenire, si fece prepotente in me ma quello materno ebbe la meglio e mi convinsi che, trattandosi di mio figlio, questa volta ce la potevo fare.  Pagina 15


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Ero nel pallone, mi avviai verso la sua stanza e intanto andavo ripetendo: - Tesoro…sto arrivando... ma, ma… quante volte devo dirti che devi stare attento?Eccomi entrata alfine. Evitai di guardare mio figlio rimbrottando con voce saccente mentre avvoltolavo la sua manina paffuta in un canovaccio preso in cucina: - Devi stare attento cuoruccio di mamma! Se il taglio è profondo, forse ci vorranno dei punti, dovremo recarci al pronto soccorso sai? Ma non temere, ci sono io con te e il dottore non ti farà del male, vedrai.-

-

Ma...Mammaaa…

- Uffaaaa... - NON E’ QUELLA LA MA--NOooO!!!! – Mi è costato tanto scrivere questo memoriale di sangue e non è difficile comprenderne la ragione.

Ora devo andare a sdraiarmi.

(Eleonora Siniscalchi)

Avevo afferrato il braccino trascinandomi appresso mio figlio a peso morto fino al cospetto del lavabo. Mentre pronunciavo frasi sconnesse con lo sguardo vitreo puntato in alto per evitare di scorgere il sangue, lui d’improvviso, mentre già l’acqua scorreva, mi richiamò con vocina perplessa: -

Mammaaa!

-

- Eee? Davvero mi stavo spazientendo perché mi sentivo svenire: - Zitto mammà! Adesso non è il momento di parlare! Qui, intanto, ci vuole solo acqua fredda, ( e intanto soffiavo aria) vedrai come ti farà bene! E lui, ridacchiando divertito di rimando mi fece con aria canzonatoria:

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Intervista a Salvuccio Barravecchia A cura di Emanuela Arlotta.

Figura 1 Salvuccio Barravecchia e Giovanna Milazzo

1) Quando e in che modo è nata la tua passione per la scrittura? La passione per la scrittura secondo me c’è sempre stata, al contrario non c’è stato mai niente che mi abbia spinto a scrivere. E’ stata Lei che trasmettendomi le sue immagini mi ha portato a scrivere le sue emozioni. 2) Ci sono degli autori che ti ispirano o ti hanno ispirato, o che hanno in qualche modo influenzato il tuo stile di scrittura? Da piccolo leggevo tante poesie, devo dire che mi piacevano molto, ma non le sentivo

mie. Sentivo il bisogno di toccare le mie emozioni e quindi cercare di liberare al massimo il mio spirito da ogni energia culturale. Da qui ho cercato di inventare un metodo di scrittura che soddisfacesse le mie fantasie. 3) Dove scrivi solitamente? Hai un luogo preferito, in cui senti che le idee fluiscono più facilmente, in cui la tua concentrazione migliora, dando spazio alla fantasia? Eheheh… Una volta un mio amico, Salvatore A. Bevilacqua nonché l’autore della prefazione del mio primo libro “Canzoni, opere o omissioni Ciack stavolta si gira”, mi fece una domanda del genere e mi ricordo che gli risposi esattamente così: “Nessuno in particolare… Basta che mi siedo !”. 4) Adotti dei rituali particolari prima di iniziare a scrivere? No assolutamente, io racconto quello che mi capita nella vita di tutti i giorni. Che può essere un dialogo, un accorgimento, una bugia, un sorriso, un’idea, uno sguardo… Ecco questi spunti dopo averli rielaborati, per me, possono diventare poesia, alcune righe di un quaderno, l’inizio di un nuovo libro oppure lo spunto per un dialogo ironico tra me e altre persone esistenti. 5) Sei perfezionista, leggi e correggi i tuoi scritti mille volte prima di esserne pienamente soddisfatta/o? Si molto, quasi in modo maniacale direi… eheheh… Per me è importante che il fine del messaggio sia il frutto di una conoscenza, di  Pagina 17


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una nuova esperienza dove si va a ricercare un certo tipo di armonia in un proprio linguaggio. Finché non sono soddisfatto, non finisco di ritoccarlo. 6) Che genere di libri scrivi? Ironicamente parlando li definisco “Triller Ironici”… hahahaah Scherzi a parte… Secondo me, far riflettere il lettore è alla base di un buon libro, poi logicamente ci possono essere delle divergenze, ma l’importante è che il far riflettere porti sempre al sorriso. Perché solo il sorriso può cancellare i segni di ogni invidia. 7) Come definiresti il tuo stile di scrittura: moderno, classico, hai un tuo stile personale? Questa è una domanda che mi spiazza… Perché non mi sono mai posto questo problema. 8) Vorresti che la scrittura diventasse il tuo unico mestiere (se non lo è già)? Io non ho mai considerato il mio scrivere un mestiere, infatti ho sempre scritto e scrivo solo per amore. Se un giorno verrà premiato il mio amore, personalmente, mi sentirò soddisfatto con me stesso. 9) Quali sono le difficoltà maggiori che incontri nell’intraprendere questo mestiere (se non lo è già)? A parte gli impedimenti, tra parentesi, morali da parte di terzi, parlo di personaggi locali, pochi, con la testa gonfia da millenni

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di torture, per il resto non mi posso di certo lamentare ! 10)Ha mai partecipato a dei corsi di scrittura creativa? Ti piacerebbe farlo? No, non ho mai partecipato… a me piace conoscere personalmente gli Artisti e scambiare con loro le idee. 11)Ti è mai capitato di avere il classico momento in cui non riuscivi a riempire il foglio bianco? Si, ma quando mi capita mi dedico ad altro… o meglio mi diverto nel creare fotomontaggi, parlare di nuove idee con altri Artisti, osservare i lavori degli altri, creare vignette, organizzare il marketing nel mio piccolo negozio, appena 38 mq ecc.. ecc… 12)Hai mai partecipato a concorsi letterari? Pensi che possano essere utili per farti conoscere? Si… nel mese di novembre dello scorso anno ho partecipato al III premio internazionale Europclub regione Sicilia e ho ricevuto la menzione d’onore nazionale sia per l’opuscoletto “La poesia dentro e fuori (La moderna ed.)” sia per il saggio “La Divina Ironia (Bonfirraro ed.)”. Adesso i miei lavori assieme a quelli degli altri vincitori, sono nelle mani di una giuria internazionale e tra non molto si sapranno i nomi dei vincitori del I° e II° premio. 13)Cosa pensi dell’editoria italiana? L’editoria italiana la considero indietro anni luce dalla cultura editoriale americana, in


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America si cerca sempre di promuovere i nuovi talenti, tant’è vero che il nuovo continente ha sfornato genialoidi artisti di ogni genere, dai musicisti agli attori e così via dicendo. Quella italiana invece è molto più conservatrice, la grande editoria stenta a promuovere persone poco conosciute, mentre quella piccola al contrario ti da la possibilità di diffondere il tuo nome ma, questo dipende anche dal tipo di editore, se non stai attento ti può anche fregare. 14)Cosa pensi dell’autopubblicazione? Questa, secondo me è la più divertente, perché l’auto-pubblicazione, in se, è l’inizio della storia di ognuno di noi.

15)Qual è l’ultimo libro che hai scritto e di cosa parla? Il mio ultimo libro si chiama “La Divina Ironia” edito da Bonfirraro editore e tratta di un viaggio molto fantasioso attraverso il quale si cercano le spiegazioni di come mai l'uomo ha evoluto la sua esistenza mentre

gli scritti sono rimasti fermi a duemila anni fa. In questo libro vengono trattati svariati argomenti con ironia ma anche poesia che spaziano dalle religioni alla psicologia che tramandata ha imprigionato l'uomo stesso. Io ho cercato attraverso questo viaggio di far capire un punto di vista alternativo rispetto alla conformità della società che propone un'unica via spirituale. Il tema portante del libro è il concetto dell'AMORE OLTRE L'AMORE. Concetto difficile da spiegare, perché si tratta di quell'amore che se conosciuto bene, ti crea un legame talmente forte che va oltre le convinzioni, sociali e religiose e che induce a ricercarsi anche dopo la morte. Inoltre il tema principale che io ho evidenziato nello scrivere è il divertirmi e far sorridere cercando di adottare un'ironia travolgente, pungente ma che faccia riflettere. Il teatro, la poesia, la favola, mescolandosi con la parte più estrema dell' ironia, danno vita al surreale tatto della ragione. Comunque ho anche intenzione di riprendere il mio primo libro, appunto, “Ciack stavolta si gira” e, un giorno, di riproporlo in chiave teatrale con attori, musica ecc.. Ma questo è un progetto che tengo nel cassetto, per il momento sono concentrato nel promuovere sia “La Divina Ironia” che “La Poesia dentro e fuori”. 16)Leggi molto? Anche libri di autori emergenti? Certe volte sento il bisogno di soddisfare le mie curiosità, mentre altre preferisco osservare ed ascoltare.  Pagina 19


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Si mi capita di leggere scrittori emergenti e li leggo con molto piacere anche se spesso ritorno volentieri a leggere scrittori e poeti russi. Io, personalmente, li considero il suono dell’anima. 17)Per te scrivere è un’esigenza, uno sfogo, o una passione ? Sicuramente una passione perché è la passione che colora le emozioni ! 18)Cosa utilizzi per scrivere i libri? La tastiera del computer, la penna, la macchina da scrivere? Di tutto e di più ! Tante volte mentre guido, detto spunti alla mia ragazza che li scrive su di un foglietto… 19)Come ti definiresti? ARTISTA ! 20)Quale consiglio ti senti di dare ai tuoi colleghi scrittori? Io consiglierei a miei colleghi scrittori e non solo, di credere in ciò che fanno, ma crederci veramente, il talento quando c’è fuoriesce da qualunque vincolo di conformità e così prendere il volo. Bisogna anche esaminare attentamente i propri errori, perché non c’è niente di meglio, in un qualsiasi viaggio artistico, che l’essere premiato dagli stessi. Solo così nasce la novità e dentro la novità viene sempre fecondata una nuova espressione ARTISTICA.

(Emanuela Arlotta)

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Intervista ad Agnese Monaco A cura di Cristina Rotoloni

Agnese Monaco la protagonista della nostra intervista è un personaggio poliedrico, poiché è scrittrice, pittrice, fotografa, musicista, commediografa e poetessa. Ha da poco pubblicato la sua prima raccolta di poesie, intitolata: “E’ solo l’inizio” e ha vinto ad aprile il premio Speciale Alto Patrocinio Croce Rossa Italiana al Premio Internazionale di Poesia Coluccio Salutati. I suoi quadri sono esposti in varie mostre che spesso hanno collaborato ad esposizioni con scopo benefico come la costruzione di un ospedale pediatrico in Africa o l’ultima del 29 maggio a Milano dove ha presentato il quadro “Vita” in un ospedale psichiatrico a sostegno delle persone con problematiche mentali. Inoltre, sempre a Milano, due delle sue opere sono esposte sul cartello “Nissan Quashquai”.

Parlaci di te, di come ti vedi come artista e cosa speri che gli altri vedano in te tramite le tue opere? Ho trentadue anni, a breve trentatrè, amo l’arte e la letteratura, il colore, i tramonti, il sole, la natura, i sorrisi dei bambini, le corse dei miei cani felici e la vita. Sono una Scrittrice, Poetessa, Commediografa, Musicista e Pittrice. Iscritta alla Siae, Dor ed Olaf. Ho scritto raccolte di poesie, vari romanzi, una raccolta di favole, testi musicali collaborando con grandi nomi del panorama musicale italiano,due commedie teatrali,tra cui (“Cambia Canale”) ed un cortometraggio (“Redini di Vita”) sulle possibili cause della depressione, che nonostante sia stato il mio primo lavoro ha riscosso dei consensi. Mi sono dilettata anche negli Ossimori, Paradossi, Haiku, Aforismi,Saggi Brevi, Recensioni, tradotti anche in lingua Inglese, Francese e Spagnola con relative pubblicazioni Italiane ed Estere. Per quanto riguarda gli Ossimori i Paradossi e gli Aforismi ho ricevuto menzioni e premi. Scrivo dal 1996. Ultimamente mi sono dedicata anche alla fotografia. Ho partecipato a numerose mostre pittoriche, creando nuovi stili, facendo mosaici, dopo aver imparato le tecniche antiche, scalfendo rame, ed usando tutti i materiali che mi trasmettevano vibrazioni. Nel 2007 “Sognando il Sol Levante”, un mio quadro venne scelto tra i migliori del Lazio. Non mi vedo artista, mi ci sento come una sorta di Status a se stante. Spero che gli altri  Pagina 21


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vedano in me tramite le mie opere solo un mezzo che vuole urlare al mondo cosa prova in tutte le manifestazioni d’essere in suo possesso rendendo condivisibili i sentimenti. Non mi piace apparire come persona sinceramente, vorrei mostrarmi come una voce che può dire cose giuste o sbagliate oppure parzialmente erronee, ma che prova con tutte le sue forze a cercare di trasmettere agli altri positività e speranza. L’orgoglio più grande di chi scrive è il plauso dei lettori. Mi piace avere un legame con essi, e che siano sempre sinceri con me come io lo sono con loro quando scrivo. Amo osare e le critiche costruttive e chi sono se non i lettori i giudici più imparziali e solenni? A loro va il mio grazie più sentito. Il libro “E’ solo L’Inizio”, cosa rappresenta per te e perché questo titolo? E’ solo l’Inizio è una raccolta di poesie giovanili. Il titolo rappresenta proprio questo i miei primordi come poetessa, le mie origini ed i principi evolutivi adolescenziali che una scrittrice compie durante il processo della sua vita e delle interrelazioni con gli altri. Tratta dei temi più svariati, dall’amore, alla pace, dalla guerra alla solidarietà, dal dolore alla gioia e tanti altri. Per me rappresenta l’esigenza di concretizzare e razionalizzare le mie origini letterarie, una sorta di “Fascicoli su cosa provo crescendo”. Il secondo “Capitolo” ossia il prossimo libro, invece rappresenterà la fase matura della mia poetica, il dove sono arrivata. I toni non saranno più così puri e leggiadri come in  Pagina 22

questa raccolta, ma lasceranno spazio a riflessioni più profonde, seppur ovviamente di base resterà sempre il concetto a me caro della speranza come possibile risoluzione di tutti i mali. Intanto per quanto riguarda questo “libello”, edito dalla BookSprint Edizioni, posso dirvi che è acquistabile in tutte le librerie d’ Italia convenzionate, in alcune librerie a Madrid e in Lussemburgo. Il libro è scritto esclusivamente in Italiano, ma con la prossima pubblicazione che ancora non vi svelo con chi sarà editata, ci saranno numerose sorprese. Oltre che poetessa sei scrittrice qual è il tuo genere?

anche

Bellissima domanda alla quale sinceramente non so che rispondere, negli anni ho scritto un po’ di tutto, romanzi, favole per bambini, favole illustrate per infanti, saggi brevi, aforismi, ossimori, paradossi, ecc. affermandomi anche con menzioni e premi vari. Ma la mia poliedricità e la mia brama di conoscenza mi ha sempre portato a spingermi oltre una catalogazione precisa. Non riesco a considerare il “Non ci riesco”, preferisco provare e poi vedere valutati i miei lavori da altri e sentirne il giudizio. In ogni cosa che faccio, metto anima e corpo quindi credendo fermamente in ciò che produco è


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raro che mi senta insoddisfatta di qualcosa. Poi ovviamente in alcuni generi magari non piaccio o comunque non sono ferrata come in altri, ma non amo mai precludermi strade. Se fallisco posso sempre e comunque ritenermi soddisfatta perché ho provato, piuttosto che rimanere col dubbio. Nello scrivere cosa trovi e la poesia cosa ti permette di esprimere? La scrittura è il mezzo più efficace che esiste al mondo. Tramite essa possiamo relazionarci, conoscendo poi le lingue possiamo ampliare le nostre interrelazioni e guardare in una visione ancora più maestosa, dove possiamo renderci conto che nonostante i luoghi e le tradizioni dove si viva, siamo tutti fondamentalmente uniti da qualcosa che va oltre gli schemi convenzionali. La scrittura è sapere, la lettura invece è il mezzo della conoscenza. Scrivendo trovo me stessa, cosa provo, come osservo la quotidianità, come vivo ed affronto i problemi. La poesia mi permette di esprimere su carta la mia esistenza e cosa mi è attorno. Più dettagliatamente ci ritornerò nelle domande seguenti. Hai scritto e messo in opera uno spettacolo teatrale, quali temi hai trattato, quale era il tuo ruolo e in che teatro è stato rappresentato? Sì in realtà le opere teatrali scritte sono due, ma solo una andò in scena. Ci fu una sola data il 23 Maggio 2010 al Teatro Traiano di Fiumicino (RM). Il tema era una parodia inerente alla quotidianità, ed alle occasioni bizzarre che capitano nella vita. Il

tutto era scritto su misura per la comicità del sosia ufficiale di Franco Franchi. Dovendo scegliere una delle arti creative in tuo possesso in quale ti riconosci e senti più tua? Sicuramente la poesia, sono cresciuta tra i versi di Grandi Poeti, che ho amato, apprezzato e stimato. Ho avuto la fortuna

di poter studiare l’Ars Poetica dalle sue fonti grazie al Liceo Classico e soprattutto il vero merito va alla mia Professoressa di Italiano, la quale non ha mai smesso di credere in me e nelle mie potenzialità, spronandomi sempre a dare il massimo. Esprimere su carta i sentimenti, le emozioni e le sensazioni rendendole condivisibili con gli altri è sempre cosa assai ardua, sia un po’ per timidezza e sia per la difficoltà intrinseca dell’uso della parola per definire qualcosa di difficilmente catalogabile razionalmente dal cervello. La poesia è la mia valvola di sfogo, con essa il mio rapporto è quasi viscerale, è il mio modo di affrontare la vita. E’ la lussuria della vista e dell’intelletto! Senza mi sentirei

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smarrita ed insoddisfatta, probabilmente soffocata da opprimenti e stressanti giornate perse nella quotidianità di una vita come tante. La poesia è il momento più solenne e privato con la mia interiorità. Dovendoti descrivere quali sono i punti essenziali che emergono di te tramite la tua arte? Sicuramente l’esser molto riflessiva, ma allo stesso tempo solare. Esteta nel DNA, amante delle cromature leggiadre, indicanti una propositività nell’affrontare ogni vicissitudine della vita. Alle volte confusionaria, ma con la certezza finale di trovare sempre il capo della matassa. Allegra, con il sorriso sulle labbra, che spesso mi lascia davanti le “brutture” della vita. Ma la chiave di svolta è nella speranza. Nel complesso sono molto positiva nell’osservare il bicchiere sempre mezzo pieno. Dolcemente malinconica alle volte, altre tristemente affranta. Spesso toni cupi rivestono la mia poetica, ma nella “certezza” dell’incerto futuro vi è lo slancio che porta l’inno alla gioia. Il mare nelle sue forme e profumi è l’elemento caratterizzante e ricorrente. I tuoi quadri su che materiale e con quali tecniche sono realizzati? Le più svariate a seconda del mio umore e della mia voglia creativa del momento. Come preannunciavo adoro superare i miei limiti, e le concezioni classiche dell’Arte intesa come tale. Amo combinare, mischiare e stravolgere, stili e materiali. Adoro Renoir e Monet. I miei generi iniziali furono l’Impressionismo e l’Astrattismo.  Pagina 24

Ora in me c’è un mix di vari stili e generi. Scalfisco rame, dipingo su vetro, scalfisco legno, faccio mosaici con la tecnica antica del marmo dei vecchi bottegai, studiata anni fa, dipingo olio su tela, acquerelli, tempera, stoffa, creazioni di gioielli, combinazioni di quadri con vari materiali e perline, ecc… Ogni attacco d’arte è a se stante, indica una momentanea necessità di esprimere qualcosa di me, quindi puramente irrazionale al principio. La razionalità delle mie opere artistiche prende forma nel momento in cui considero l’opera terminata non all’inizio dell’idea che mi balena in testa. Nella pittura hai uno stile in cui ti riconosci e un’artista che ti ha ispirato? Sì, più o meno come dicevo prima, amo Renoir e Monet, quindi

sicuramente le mie basi Impressioniste nascono da loro, anche se amo profondamente anche l’Astrattismo perché mi da la possibilità assoluta di spaziare con le cromature di colore senza dover mantenere schemi logici tradizionali di sfumature ombre e “normalità rappresentativa” del soggetto in questione


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rappresentato. Ora il mio stile è un mix che stravolge la logicità artistica. La tua passione per i molteplici aspetti dell’arte da cosa nasce, cosa ti dona e come ti fa sentire? L’Arte è vita, tutte le sue forme e prolungamenti lo sono. Permettono di esprimersi se usate nel modo idoneo. La mia passione nasce dall’esigenza di espressione, dal non volersi limitare nella vita, dal voler provare ed osare, dall’affrontare ciò che vedi e vivi con chiavi d’accesso superiori. Non vivere mai passivamente ma sempre attivamente, far tesoro delle proprie esperienze e ricordarle tramite un verso o un quadro o un taglio fotografico. Superare i propri limiti intellettuali ed intellettivi. Il rifiuto della resa e la voglia di essere capiti e condivisi dalla maggior parte delle persone. L’Arte mi dona gioia e soddisfazione sempre sia che quello che faccio piaccia e sia che non sia degno di nota. Quando qualcosa di mio non piace nasce in me la voglia di migliorarmi ancora di più, è raro che mi abbatta. Come mi fa sentire? Sicuramente attiva e viva. Le tue opere nella beneficenza cosa vuoi che lascino e quale valore ha per te contribuire con i tuoi talenti al benessere altrui? Vivo la vita in modo attivo e propositivo quindi non rimarrei mai con le mani in mano davanti alla sofferenza altrui, sia che conosca l’interessato e sia che non sappia neanche dove viva. La beneficenza è molto importante per me e dare il mio contributo

mi fa sentire meglio. Vorrei poter fare di più ma economicamente non posso. Quindi uso il più possibile quello che so fare per aiutare il prossimo. Le mie opere spero lascino nella beneficenza utilità sotto qualsiasi forma. Ho partecipato anche ad una raccolta poetica con dei miei versi per aiutare i tossicodipendenti, oppure altri miei versi sono contenuti in una antologia patrocinata dalla Lega Filodoro, oltre alle fonti citate prima. Quindi in base al tipo di beneficenza, vorrei che i miei contributi fossero trasformati nell’ausilio giusto. Il valore più grande sicuramente è quello di riuscire a strappare un sorriso e la possibilità di far uscire dal “dolore” gli altri. Vorrei un mondo più buono, ma se ciò non dovesse mai accadere so che nel mio piccolo ho fatto di tutto per trasformare il dolore in un frammento di gioia a qualcuno. Ho due cani meticci, il primo di dodici anni preso dal canile, aveva poco più di una settimana di vita, era stato abbandonato in un secchio della spazzatura insieme a due sorelline, lui era il più malandato, ancora senza pelo, gli occhietti semichiusi e azzurri, l’ho adottato, l’ho curato grazie alle mie veterinarie di fiducia ed ora è un cagnolone di taglia grossa felice e mansueto. La seconda invece è la femminuccia, trovata abbandonata, piena di cicatrici, con i denti rovinati per aver cercato di aprire probabilmente secondo il veterinario gabbie metalliche, non sterilizzata, con una età pari a sette anni e con un tumore alla mammella. Era impaurita, con l’occhio vitreo e digiuna da tanto. L’ho adottata, sterilizzata, operata al tumore, curata e rimessa a nuovo praticamente! Ora ha undici anni è tornata  Pagina 25


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una cagnolina dolce, affettuosa e giocherellona. I miracoli sono possibili se solo tutti noi ci mettessimo nella condizione di contribuire nell’aiuto dei più bisognosi. Che siano, uomini o animali poco cambia è il concetto alla base che deve essere modificato, ossia smettere di essere egoisti. Quel è il artistico?

tuo

ultimo

impegno

Per il momento l’attesa della fine di un concorso di poesia al quale sto gareggiando, la mostra del 29 Maggio a Milano, la lettura di due mie poesie a Roma a Piazza Colonna presso la Sede Del Friuli Venezia Giulia; Sto ultimando la stesura della prossima raccolta di poesie che citavo prima e sono in progetto alcune collaborazioni per testi di canzoni. Oltre ad altri progetti che non vorrei ancora svelare per scaramanzia! Quali sono i tuoi programmi per il futuro, quali le aspettative? Sicuramente il guardare oltre e fuori gli schemi, non so dove mi trascinerà la mia poliedricità, sicuramente non precluderò nessuna strada a priori. Di solito le cose accadono. Sicuramente usciranno altri libri e ci saranno altre mostre di quadri. Le mie aspettative presumo presto delle Mostre individuali ed una migliore e possibilmente globale distribuzione dei prossimi libri oltre al matrimonio ed ai figli perché presumo sia ora!

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(Cristina Rotoloni)

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Chiacchierataintervista di Ester Cecere con Ninnj di Stefano Busà.

Gentilissima professoressa, prima di tutto Le sono molto grata per aver stilato la prefazione della mia seconda silloge "Come foglie in autunno". Come Lei sa, io sono una ricercatrice del Consiglio Nazionale delle Ricerche, precisamente, una biologa marina, con la passione, fortissima, della poesia. Mi ritengo a cavallo di due mondi molto diversi fra loro, almeno apparentemente;

pertanto, colgo con piacere l'occasione di avere un dialogo diretto con un personaggio di spicco della cultura contemporanea, una rappresentante eminente del lirismo di oggi. Le domande che Le rivolgerò non sono da "addetti ai lavori" ma piuttosto quelle che molti autori, di estrazione simile alla mia, probabilmente Le porrebbero. Iniziamo col parlare un po' di Lei. D) Leggendo alcune sue opere ho avuto l'impressione che Lei abbia seguito sempre la parola alta dei grandi maestri della Poesia, più precisamente, il linguaggio novecentesco della grande produzione lirica. Mi è parso che non si sia lasciata fuorviare da mode o stili occasionali, né tentare da sperimentalismi. Quale di questi grandi maestri ha sentito a Lei più vicino? Con quale si è identificata, ammesso che ciò sia accaduto? Ritiene che questo processo di identificazione sia "fisiologico", almeno inizialmente fino a quando non si trova il proprio modo personale di esprimersi, quello che poi caratterizzerà l'autore? R) ho letto i poeti francesi, inglesi, americani, tra gli italiani ho prediletto i contemporanei: Luzi, Bigongiari, Spaziani, Zanzotto, Merini, Bertolucci. Ho centellinato Montale, Ungaretti, Quasimodo. Molti mi sono entrati nell’anima, ma non ho mai seguito tracce o ascendenze particolari, ho avuto come modello me stessa in piena libertà di espressione, anche se molti miei critici autorevoli mi hanno avvicinata a  Pagina 27


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Montale. E una grossa responsabilità, un peso notevole essere “testimonial” del Grande Maestro, può essere che ci avvicini “il mal di vivere”. La comparazione al premio Nobel non può che crearmi imbarazzo, data la mia pochezza.

D) Perché diversi suoi critici estimatori l’hanno avvicinata a Montale? Lei si sente effettivamente vicina a questo grande della Poesia italiana? R) Non saprei davvero cosa rispondere, mi sento affine alla linea del Montale, sua diretta seguace, ma da qui ad essere avvicinata a lui ne corre davvero molto

D) Il suo mi sembra un linguaggio moderno che tuttavia non trascura le regole del classicismo, indispensabili alla Poesia. A quale corrente letteraria ritiene più vicino il suo stile? R) ai contemporanei, e se posso aggiungere, ho introdotto qualcosa di diverso pur nella moodernità del linguaggio che è divenuta la mia sigla personale

D) Mi tolga una curiosità: qual è il suo parere sulla diatriba “poesia in metrica o poesia in versi liberi”? R) la metrica ormai è in disuso, quasi del tutto obsoleta come la rima. La poesia moderna si avvale di un linguaggio moderno, una libertà di  Pagina 28

espressione che la dice lunga sulla vera caratteristica e sul distacco quasi assoluti dall’ermetismo e dagli “ismi”della prima e seconda metà del Novecento. Quando si fa riferimento alla metrica si vuole indicare un procedimento di strutturazione del linguaggio riveduto e corretto da formule di scrittura non criptiche, non farneticanti, modulate alla sintassi, alla grammatica, senza stereotipi di arbitraria strumentalizzazione che non fanno bene alla Poesia. D) Chi è per Ninnj Di Stefano Busà il poeta? R) questa domanda me la rivolgono in tanti. Poeta è un privilegiato, poeta è chi sa mettere a disposizione della Poesia strumenti altamente validi, utilizzando un linguaggio in forma d’arte che è il Bello, l’armonia e la forma uniti insieme in un risultato, se non perfetto, almeno “perfettibile”. Poeta è chi sa usare la parola, attraverso un artificio interpretativo che viene dal profondo, prediligendo quel che sta intorno e vicino al sentimento, magari portandosi più vicino possibile all’altro da sé mancante, all’anello della catena che non tiene, alla misura d’immenso.

D) Nel tempo in cui viviamo, dominato da caos, incertezze, disincanto, da un'apparente caduta dei valori alla base anche della semplice civile convivenza, come ritiene si collochi il poeta e la Poesia?


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Può la Poesia essere ancora stupore e meraviglia? O è decisamente anacronistica? Oppure, ritiene che la Poesia possa assumere altre valenze; ad esempio, possa essere, oggi più che ieri, un'efficace forma di denuncia che per prima parla alle coscienze? Nel farLe questa domanda, penso a celeberrime opere di Ungaretti, Neruda, Quasimodo, solo per citarne alcuni. Del resto, anche la Divina Commedia, il poema per eccellenza, può essere vista come una forma di denuncia. Nel mondo della globalizzazione, la Poesia può facilitare, secondo Lei, l'integrazione tra genti di etnie e religioni diverse? R) la Poesia deve sempre essere stupore e meraviglia. Oggi, in questo assurdo tempo di solitudine, di esilio di valori, di significati che non collimano più con la morale, amare la poesia può voler dire andare controcorrente, ma essa è la sola ad avere valenze salvifiche, perché ci fa immaginare un mondo migliore, un modus vivendi di associazionismo, di convivenze universali, che proprio in un periodo di globalizzazione si rende necessario per ottimizzare le armonie, le sinergie che sono indispensabili all’integrazione tra i popoli per un mondo migliore.

D) In un articolo apparso su IO DONNA del 29 ottobre scorso dal titolo "Un sonetto (forse) ci salverà",

Giulia Calligaro dice della poesia: "......anche quando la copri con il frastuono lei resiste. E indica il futuro". Cosa pensa Ninnj Di Stefano Busà di questa affermazione che potrebbe sembrare assurda? R) il sonetto non salverà il mondo...ma il mondo dovrà salvare la Poesia se vorrà salvare se stesso. Il futuro dell’esistente sta tutto racchiuso nel mistero che circonda la poesia, che è suggestione, emozione, bellezza, politica, religione, anima, anima, anima tanta anima da inondare il pianeta, mettendo al bando solitudine, morte e distruzione, odio e conflitti. La Poesia può, la poesia è altro perfino da se stessa, è quella parte sommersa meno appariscente dell’umanità che c’è dentro di noi e che dobbiamo cementare con l’amore.

D) Da quando ho la mia pagina di FB, realizzata in occasione della pubblicazione della mia prima silloge, mi sono resa conto che moltissime persone scrivono poesie, anche fra i giovanissimi, contrariamente a quanto pensavo. I social network sono pieni di cenacoli e gruppi letterari dove gli iscritti postano le loro opere, chiedono pareri, ecc. Il web pullula di siti personali di poeti, di blog di poesia, di riviste letterarie on-line. Cosa pensa una poetessa, nota ed affermata come Lei, di questo fenomeno. Può essere interpretato come lo "svilimento" della Poesia o può, invece, favorirne la diffusione e attirare l'attenzione anche dei più scettici?  Pagina 29


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R) quello che mi dice avvalora ancora una volta che c’è un gran bisogno di dialogo, necessità di ascolto, di socialità, di convivenza pacifica. Ogni dialogo parte inequivocabilmente dal fattore umano di ascolto, di attenzione, di riguardo verso l’altrui.

D) infine, una domanda un po' cattivella! E' vero che ogni disciplina ha il suo lessico. Tuttavia, non ritiene che se i critici letterari si sforzassero di usare, almeno in certi ambienti, termini più semplici, come faccio io quando parlo delle mie discipline nelle scuole, molta più gente si avvicinerebbe a questa splendida forma d'arte? R) in poesia si è quel che si è, non si può essere semplici, usare termini usuali, si cerca l’altezza del linguaggio proprio per volare alto, non per niente il grande Luzi disse: “Vola alta Poesia, cresci in profondità/ tocca Nadir e zenith della tua significazione.../” La poesia è “ala” che si libra all’immenso, bellezza che non deve essere intrappolata, ma captare il cielo sopra di noi e saperlo trasmettere a quelli che ne sono privi o incapaci di vedere “oltre”. Questo è il dono e si deve accettare per quel che è, per quello che ogni poeta sa dare, senza artificio, senza limitazioni, senza inganni, soprattutto senza compiacimento di sé. (Ninnj di Stefano Busà).

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Una raccolta di racconti molto richiesto, che hanno in comune la capacità di coinvolgere ed emozionare il lettore fino quasi a commuoverlo senza mai lasciarlo indifferente. La Sfera, la storia portante, narra di Luna, una donna con una vita 'normale', alle prese con il presunto tradimento del suo uomo, che si trova a vivere un'avventura surreale, in equilibrio tra sogno e realtà, che la conduce alla scoperta di una verità che lei non conosce e non può nemmeno immaginare. Richiedi una copia inviando una mail a infoline@volodeisensi.it


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Biblioteche dei Libri Salvati Evento culturale a Bettona (PG), uno dei borghi più belli d’Italia.

Figura 2 Bettona (PG) Panorama

La mattinata non sembra promettere molto bene. Alzando gli occhi, vedo nuvoloni neri che si addensano in cielo qua e là, preannunciando gli improvvisi scrosci di pioggia che, più tardi, caratterizzeranno il viaggio; ma non importa. Quel che conta è la destinazione: Bettona (PG). Oggi è sabato 26 maggio 2012, una data importante. Incontrerò per la prima volta dal vivo Elvira Orsini, l’autrice del romanzo “Il Crocefisso - Storia di fame e d’amicizia” , il suo esordio letterario, del quale sono stata curatrice editoriale. Dopo tante e tante ore di lavoro a distanza, via Skype prodigi della tecnologia! - un incontro reale, finalmente. Per fortuna, a mano a mano che la meta si avvicina, il cielo si apre sempre più. Le nuvole, pian piano, lasciano il posto all’azzurro di un luminoso giorno di primavera.

Bettona si erge sulla cima di un colle verdeggiante, ai piedi del quale si uniscono il fiume Chiascio e il fiume Topino. Un paesaggio rigoglioso e suggestivo accompagna l’ascesa fino a 353 m sul livello del mare, dove sorge uno dei borghi più belli d’Italia. Costeggiando la cinta muraria medievale, che contiene parti delle antiche mura etrusche, si ha una vista dei dintorni che toglie il respiro. Una volta ripreso il fiato, non può mancare una piacevole passeggiata per il centro storico del paese, dotato di un ricco patrimonio culturale, a partire dalla Pinacoteca Comunale, ubicata nel Palazzo del Podestà, e dalla Chiesa di Santa Maria Maggiore, risalente al XIII secolo, chiesa madre del territorio di Bettona. Ciò che colpisce di questi luoghi è soprattutto la bellezza d’altri tempi delle cose più semplici: i vicoli, gli angolini nascosti, i balconi fioriti, le case addossate, la luce del sole che getta caldi riflessi sui mattoni sporgenti dai muri. Il tempo passa velocemente ed è quasi ora di andare. Ci incontriamo per strada, Elvira e io, ci riconosciamo da lontano. Una breve corsa, poi arrivano gli abbracci, i sorrisi e un po’ di lecita emozione. Poco dopo veniamo accolte con estrema cortesia e ospitalità  Pagina 31


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dai padroni di casa dell’evento, nella Biblioteca Internazionale “Lingue e letterature del mondo” che proprio oggi entra a far parte del circuito Intra. Intra è un’associazion e regionale nata nel 2007 da un’idea di Giuseppe Bearzi (il presidente, a lato), ex giornalista padovano trasferitosi in Umbria, con l’obiettivo di recuperare i libri altrimenti destinati a perdersi nell’oblio, o peggio, alla distruzione. Da ciò il nome del progetto: Biblioteca dei libri salvati. Questi veri e propri salvatori di libri agiscono con mezzi propri, autofinanziandosi; l’unico aiuto esterno proviene da Comuni o altri Enti che mettono a disposizione i locali in cui collocare i libri, affinché poi siano consultabili e a disposizione di tutti. Attualmente, tra le biblioteche attive e quelle da attivare nell’immediato futuro, sono più di trenta i punti di lettura sparsi sul suolo umbro, ognuno legato a un suo tema specifico. Il tema scelto per Bettona, data la notevole presenza di stranieri sul territorio comunale, è proprio quello delle lingue e letterature del mondo; negli scaffali della neonata biblioteca si possono trovare opere di autori stranieri in lingua italiana ma anche testi, più o meno rari, in lingua

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originale, raccolti e catalogati con certosina meticolosità dai volontari salvalibri, dei piccoli eroi della cultura. Non a caso, come una sorta di promemoria a non abbassare mai la guardia, sul maxi schermo all’interno della biblioteca, durante l’inaugurazione, viene trasmesso Fahrenheit 451, un film del 1966 diretto da François Truffaut, tratto dall'omonimo romanzo fantascientificodistopico di Ray Bradbury. Il film, e prima ancora il romanzo, profetizzano che, in una società letteralmente dominata dallo strapotere della televisione, in cui la sudditanza al potere della popolazione è totale, i libri siano considerati strumenti sovversivi e pertanto destinati al rogo.

La gente affluisce alla spicciolata. Così, intorno alle 18, nell’idillico scenario del giardino Preziotti, ha inizio la festa per l’inaugurazione. L’efficientissimo Sebastiano Giuffrida, uno degli organizzatori, esordisce con i ringraziamenti di rito alle personalità più illustri che presenziano: il neoeletto sindaco di Bettona, Stefano Frascarelli, il sopraccitato presidente di Intra, Giuseppe Bearzi, Gisberto Spoletini per la Pro Loco di Bettona. Subito dopo, proprio perché i libri restino il fulcro del pomeriggio, prende la parola Ida Terzulli Riboni,


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presidente dell’associazione culturale Bictonia ed ex insegnante, per presentare al pubblico il romanzo di Elvira Orsini. La signora Riboni, da tutti affettuosamente chiamata Didì (a lato), illustra agli attenti ascoltatori, all’ombra di un gazebo bianco, i temi fondamentali dell’opera, sottolineando lo spirito descrittivo con cui “Il Crocefisso” è stato scritto e pensato. Il mondo paesano - la stessa Umbria in cui ci troviamo adesso, sebbene il romanzo sia ambientato nel secolo scorso - è colto nella fatica degli abitanti, nelle loro piccole gioie, nei dolori, nella normalità. Ciò che davvero sublima la storia, dice la relatrice, è il sentimento d’amicizia che unisce Luisa e Giulio, due bambini che affrontano insieme la difficili fasi della crescita, due amici per la pelle. La loro è una vita semplice, narrata in prima persona da Luisa, la protagonista-narratrice che dà alle emozioni la propria voce. La croce che ha ispirato il titolo, fa notare ancora la signora Riboni, è un punto di riferimento simbolico per i due bambini; essa non rappresenta una forma di fede clericale, ma è piuttosto un elemento di costruzione della personalità. Moreno Chiacchiera, illustratore rinomato nel settore, oltre ad essere l’autore della splendida immagine di copertina e presente

anch’egli all’evento, è riuscito a rendere in pochi ma emozionanti tratti il profondo significato del crocefisso, che non può essere considerato solo un banale pezzo di legno scolpito. Si passa poi, con la massima naturalezza, alla lettura di alcuni estratti del romanzo, selezionati per la loro forza espressiva: l’incipit, che fissa un momento quotidiano di Luisa e Giulio con colori e suoni molto intensi; la preparazione del pane, con tutti i suoi rituali, ricordo di un’epoca neanche tanto remota ma sconosciuta ai più; la croce, che per i bambini è semplicemente “il Cristo”, un luogo di ritrovo e intimo raccoglimento; il finale, con le riflessioni conclusive della protagonista.

Figura 3 Elvira Orsini

A questo punto interviene Elvira Orsini, visibilmente emozionata; l’autrice è infatti chiamata a rispondere ad alcune domande di approfondimento sul romanzo. Come prima cosa, le viene chiesto perché siano state inserite nel testo, a corredo della storia principale, delle poesie dell’autore contemporaneo Gian Luigi Giovene. Elvira spiega, con il suo fare sempre schivo e pacato, di amare molto quelle poesie e di averle volute nel romanzo poiché

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particolarmente “intonate” alla trama, come se fossero state composte appositamente per questo. In seguito le viene domandato perché abbia deciso di iniziare a scrivere; Elvira racconta che la decisione di cimentarsi con la scrittura è nata dall’esigenza di ricavarsi uno spazio suo, un mondo parallelo in cui rifugiarsi ed esprimersi liberamente. Infine, uno spettatore rivolge all’autrice un quesito più tecnico, inerente l’uso di termini dialettali umbri in una storia dai toni lirici e dal valore universale, che potrebbe essere ambientata in qualsiasi altro posto. Elvira Orsini motiva la propria scelta dicendo che i termini dialettali, peraltro non numerosi, sono parte integrante del romanzo, ne costituiscono il cuore, in quanto le vicende narrate, anche se richiamano sentimenti comuni a tutti, proprio in Umbria sono state “sentite” e ideate, in nome di un legame affettivo con le origini che l’autrice ha creduto di non dover tacere. Giustamente, a mio parere. Terminato l’interessante dibattito, il pubblico si scioglie in un applauso ed Elvira Orsini si appresta firmare le copie del suo romanzo, che gli spettatori non tardano ad acquistare. Ben presto, il giardino Preziotti si popola di un pacifico esercito di “Crocefissi”, nel quale spiccano le copertine rosse, segno di riconoscimento della casa editrice Laura Capone Editore che ha pubblicato l’opera. Quando ormai il sole volge al tramonto, cominciano a esibirsi Stefano Zuffi e la sua AlchemicoOrchestrA, straordinari musicisti di Klezmer. Il Klezmer è un genere musicale di tradizione ebraica, che  Pagina 34

può esprimere sia felicità e gioia, sia sofferenza e malinconia, come dimostrano i poliedrici brani eseguiti per l’occasione. Stefano Zuffi, oltreché un abile violinista, è un istrione del palcoscenico, capace di catalizzare l’attenzione dell’uditorio e creare un’atmosfera gioiosa con le sue spumeggianti battute. Alla fine del concerto, scivolato via tra gli applausi, arriva la degna conclusione della giornata: dopo aver nutrito l’anima, occorre nutrire il corpo! Allo scopo è stato allestito in giardino un abbondante buffet, gentilmente offerto dalle signore bettonesi. I partecipanti, me compresa, possono gustare squisitezze di ogni tipo, dal dolce al salato, preparate in casa con amorevole cura e innaffiate da vino rosso e spumante. Un trionfo di odori e sapori di questa terra così generosa, che sa come farsi apprezzare e ricordare. Sta per calare la sera, la strada da fare è tanta, è ora di andare. Ci scambiamo saluti e baci, e promesse di rivederci. Già da un po’di tempo, uno stormo

Figura 4 Staff LCE, Moreno Chiacchiera illustratore, Elvira Orsini autrice, Luigia Torrusio curatrice, Piero Zuccherini video maker


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di rondini sta compiendo ardite evoluzioni nel cielo, sopra le nostre teste. È sorprendente! Proprio le rondini, nel romanzo “Il Crocefisso”, hanno un ruolo chiave, emblematico. Solo leggendo il libro si può comprendere… Riesco quasi a figurami davanti agli occhi Luisa e Giulio, i due amichetti del romanzo, mentre ammirano a bocca aperta questo volo, circolare e ricorsivo, che si trasforma in un lungo e affettuoso arrivederci. A cura di Luigia Torrusio Redazione Laura Capone Editore Per info e contatti: www.lauracaponeeditore.com

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Recensione a ‘Se ti abbraccio non avere paura’ di Fulvio Ervas A cura di Mariagrazia Talarico

La malattia di Andrea è l'autismo, una prigione che non dà tregua, nella battaglia contro questo '' lupo cattivo '' c'é Franco, suo padre. Per molti anni Andrea si é sottoposto a diverse terapie senza raggiungere i risultati sperati. Padre e figlio decidono di partire, approdano a Miami, da lì noleggiano una moto e percorrono on the road le strade  Pagina 36

ricche di mistero degli Stati Uniti, del Messico, dell'America Latina. I due s'addentrano nelle foreste del Guatemala e si catapultano nell'avventura, niente di più magico di un viaggio senza tabelle di marcia da rispettare, come se fosse un' impresa fuori dal tempo. A cavallo di una HarleyDavidson seminano speranze buttando via molte certezze che fanno male, male al cuore. Questo viaggio del 2010 raccontato da Franco Antonello é stato affidato alla penna magistrale di Fulvio Ervas. Tra le parole di questo scrittore non troviamo soltanto il racconto di un'avventura ricca di emozione nell'incanto dell'infinito amore tra padre e figlio, ma anche una presa di coscienza dell'autismo, una malattia ancora sconosciuta, si perché non sono chiare ancora oggi nè le cause nè le cure. “SE TI ABBRACCIO NON AVERE PAURA” prima di diventare il titolo del libro edito da Marcos y Marcos era una semplice frase che i genitori di Andrea avevano scritto in alcune magliette che indossava il figlio poiché spesso lui abbracciava sconosciuti che incontrava in segno di affetto, e per molti questo poteva essere visto come segno di invadenza, come un fastidio. Non avere paura del diverso é ciò ognuno di noi dovrebbe imparare a fare. Andrea é energia pura corre veloce per la strada e non é semplice stargli dietro, é capitato che si perdesse , ma il padre ha sempre saputo ritrovarlo. Andrea scrive significative frasi attraverso un pc e ad ogni lettera che pigia tocca il cuore. “Sono un uomo imprigionato nei pensieri


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di libertà” (Andrea Antonello) Molto ancora dobbiamo scoprire su questo ''lupo cattivo '' di autismo che divora la vita ma non l'anima di Andrea. Il ricavato dalle vendite di questo libro sarà donato per contribuire alla costruzione di una casa per un ragazzo autistico che vive in una baracca nella foresta del Costarica. “Ce ne andiamo lontano?” chiedevo. Mi ha guardato di sfuggita, e ha sorriso. “Andrea, andiamo in America?” “America bella”.

veloci, gente simpatica, gente che scappa, gente ai lati della strada che ci saluta. Via, uno o due mesi, non ci fermeremo finché non saremo stanchi, di qualcosa ci stancheremo, oppure ci troveremo benissimo, magari sarà un gran posto per uno come Andrea con padre al seguito, sempre che non ci dicano: altolà, che siete venuti a fare? A portare scompiglio?, e che scompiglio portiamo, solo i pezzi di carta che Andrea lascia ovunque e le pance che gli piace toccare e i baci che distribuisce.... ( Fonti Web , Gruppo Facebook ‘Se ti abbraccio non avere paura’, intervista tratta dal programma televisivo ‘Le Iene’ , libro ‘Se ti abbraccio non aver paura’ di Fulvio Ervas) (Mariagrazia Talarico)

La Tua Pubblicità Quì Lì, davanti a quei panni, riordinati come solo Andrea sa fare, mi sono detto: io e Andrea attraverseremo tutte le Americhe possibili e immaginabili, due o tre, quelle che incontreremo. Ce ne andremo a zonzo tutta l’estate, come esploratori. Stazioni di servizio, rotoli di asfalto, pasti

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Recensione a ‘Una storia come tante’ di Adriana Cavallo A cura di Rosanna Lanzillotti

attenta analisi e spirito di osservazione la vita di una donna, protagonista del romanzo. Una donna del sud che come poche ha il coraggio di intraprendere un percorso letterario all´insegna dell´autocritica e dell´ironia per donare al lettore la voglia di non rimanere semplice spettatore del suo esistere, ma interprete principale del suo vivere, attraverso le storie narrate che anche indirettamente compongono la vita dei suoi protagonisti e di ognuno di noi. Attraverso la stesura di questi racconti, Adriana Cavallo dimostra una elevata capacità di mettere a nudo i pensieri di una donna, riflettendo su ciò che un mondo tipicamente meridionale con tutti i suoi limiti e i suoi tentativi di aprirsi al nuovo sa offrire e al contempo togliere al genere femminile, decidendo così di uscire dalla mediocrità. Una donna che oltrepassa i limiti e le contraddizioni di un esasperato provincialismo, non del tutto capace di rapportarsi con il prossimo con consapevolezza e colmo di pregiudizi verso il genere maschile. La protagonista di “Una storia come tante” sa guardare oltre per divenire un insieme di elementi che racchiusi in una semplice e lineare espressione definirei: “voglia di vivere e di volare”.

Tempo fa mi è stato consigliato di leggere “Una storia come tante” di Adriana Cavallo. Un libro di sole 83 pagine che credevo potesse scorrere con leggerezza e senza troppo soffermarmi a riflettere. Non è stato cosi!

L´autrice sa dare vita a un personaggio femminile senza nome che ricopre tutti i ruoli che da una donna completa ci si aspetta: figlia, nipote, imprenditrice, moglie, madre e amica.

“Una storia come tante” è una serie di racconti brevi che ricostruiscono con

Non solo, esprime nella sua opera la chiara conflittualità di una donna che ha raggiunto apparentemente ogni traguardo

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professionale e personale grazie anche all´attenta osservazione dell´altro emisfero: quello maschile.

sincero desiderio di essere e sentirsi libere nella mente, nell´animo, ma anche nel corpo.

Il suo porsi costantemente in discussione e il non temere di esprimere i suoi sentimenti più spinti, fa della protagonista del romanzo e dell´autrice una donna che dimostra di saper superare tutti i limiti che il vivere in un ambiente geograficamente a sud e in un paese, costringe a sopportare. La scrittrice dà vita a un personaggio che esula da ogni linea retta per intraprendere un cammino di coscienza e di scoperta di sé stessa, in costante analisi con gli eventi inaspettati della vita, sia lavorativa che personale nei confronti del genere maschile, riferendosi a quel tipo di uomo al quale la protagonista non concede alcun cenno di comprensione. Perché prima di essere io donna e tu uomo siamo noi esseri umani nati per vivere, desiderare, osservare, analizzare e costruire insieme.

Per questo e altri motivi che scoprirete leggendo avverto l´esigenza di proporlo ad un pubblico interessato all´evolversi di una vita femminile giunta a quella che potrebbe considerarsi la sua prima fase, ma soprattutto a coloro che non temono il genere maschile. (Rosanna Lanzillotti)

Questo è quel genere di letteratura che nella sua spontaneità e attenta espressione sintattica imprime su ogni singola pagina l´esigenza di conoscere la conclusione di ogni racconto senza rischiare di annoiarsi. Nello scorrere delle pagine vi è un costante desiderio di comunicare con ogni mezzo possibile le proprie sensazioni, riflessioni e il proprio io a confronto con l´altro sesso utilizzando la modernità. Una modernità che si contrappone alla tanto discussa arretratezza del nostro sud italiano. “Una storia come tante” sa essere l´emblema descrittivo di molte donne del sud a confronto con un nuovo pensiero e  Pagina 39


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La Redazione Ninnj di Stefano Busà

Ninnj Di Stefano Busà, nata a Partanna, laureata in Lettere, è tra le figure più note e rappresentative della pagina culturale dei nostri giorni, tra le più conosciute e qualificate scrittrici a livello internazionale. Poetessa, critico, saggista e giornalista. Inizia a scrivere poesia a 13 anni. Si occupa di Estetica e di Letteratura italiana, di Storia delle Poetiche, oltre che di Critica e di Scienza dell'Alimentazione. La sua vasta opera è raccolta in saggi, studi critici e articoli di varia natura.

Forti, Pasquale Maffeo, Geno Pampaloni, M. Luisa Spaziani, Giovanni Raboni, Silvano Demarchi, Vittoriano Esposito, Emerico Giachery, Paolo Ruffilli, Sandro GrosPietro, Guido Zavanone, Antonio Coppola, Edoardo Sanguineti, Carmine Chiodo, Francesco D'Episcopo, Antonio Spagnuolo, Alda Merini e molti altri che, a vario titolo, e in diverse occasioni, le hanno dedicato prefazioni, recensioni, saggi critici, monografie etc. Ha presieduto le XX edizioni del Premio “INIZIATIVE LETTERARIE- Unione azionale Scrittori” e ne presiede inoltre dal 1991 il Centro internazionale delle poetiche. Collabora con un progetto culturale di letterature tra i popoli, attraverso il Consolato Generale dell’Ecuador in Italia. Fa parte di numerose e qualificate Giurie. Dirige la nuova collana “Magister” dell’Editrice Tracce di Pescara.

Della sua attività si sono occupate molte tra le più qualificate personalità della pagina letteraria contemporanea.

In Poesia ha pubblicato 20 raccolte, quasi tutte premiate o, in forma inedita con pubblicazione-premio al vincitore, o successivamente, come libro edito (a pubblicazione avvenuta).

Incoraggiata da Salvatore Quasimodo, (Premio Nobel) suo corregionale e amico di famiglia, inizia a scrivere la sua prima raccolta poetica che avrebbe avuto l'avallo dello stesso, se da lì a poco, non fosse deceduto.

Mariagrazia Talarico

L'infausto evento non la ferma, pubblica la sua prima opera senza l'avallo di nessuno e ottiene l'approvazione di Carlo Bo, successivamente di Mario Sansone, Franco Fortini, Giorgio Bàrberi Squarotti, Walter Mauro, Alberto Frattini, Antonio Piromalli, Davide Rondoni, Giuseppe Benelli, Fulvio Tomizza, Attilio Bertolucci, Dante Maffìa, Sirio Guerrieri, Ferruccio Ulivi, Marco  Pagina 40

Talarico Mariagrazia nata il 14-09-80 a Bellano Lecco, Residente in provincia di Lecco, studi magistrale Bertacchi Lecco. Una silloge edita “Delicata com'ali di farfalla” ed Il Filo classificata terza del concorso internazionale insieme nel mondo 2.


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Cristina Rotoloni

Cristina Rotoloni è nata a Roma il 20 luglio 1977, ma è cresciuta in provincia di L’Aquila. In questa città ha frequentato l’Istituto d’Arte e l’Accademia di Belle Arti dove ha conseguito il diploma di Laura in Scenografia con il massimo dei voti. Ha collaborato con l’Istituto Gramma nella realizzazione degli spettacoli teatrali: “Metamorfosi dei Corpi” e “Matilde principessa dispettosa”. Ha collaborato con l’associazione Il Camaleonte con corsi d’Arte e Immagine per i ragazzi dai 4 ai 16 anni. Si è sempre occupata con passione dei bambini per i quali ha scritto e illustrato favole come “Stellino”, “Tom” e “Lìlì”. Ha pubblicato sul sito “ilmiolibro.it” la sua raccolta di racconti intitolata “Frammenti di Vita”, dove oltre al terremoto parla d’esperienze forti che toccano l’esistenza umana. Al momento sta lavorando al suo romanzo in prossima uscita dal titolato “Il Tatuaggio”.

Francesco Danieletto

Francesco Danieletto, 63 anni, nato a Dolo, (Ve), dove la sua famiglia risiede da diverse generazioni, si è avvicinato alla scrittura, incoraggiato soprattutto dalle figlie. Personaggio anticonformista e ribelle, sta attraversando un delicato periodo di

sofferenza fisica, dal quale sta uscendo con grande coraggio e volontà. Ha al suo attivo due pubblicazioni: “Strani fiori”, raccolta di poesie - “Luigia e altre storie”, sei racconti, ambedue pubblicate autonomamente. Nella sua biografia, si descrive così: “*Di me hanno detto che sono un inguaribile pessimista, quindi vorrei provare a sfatare questa affermazione.* *Scrivere non è facile, raccontare storie, racconti, più o meno immaginari, significa dare libero sfogo alla fantasia, cercando nello stesso tempo di rendere credibile ciò che si è fissato sulla carta, se poi ci si addentra nel campo della poesia, si trasmette uno stato d’animo a volte felice, a volte triste; a detta degli amici più stretti, che, a volte leggono quanto scrivo, è proprio *con questa* che do il meglio di me stesso. Non sono uno scrittore che si siede a tavolino e riempie, per forza, pagine su pagine di parole spesso inutili; scrivo quando ne sento il bisogno, posso farlo per una settimana intera oppure starmene anche un paio di mesi pensando a tutt’altro. Insomma, non ho il rubinetto con il quale accendo e spengo la mia vena poetica. Di me hanno detto che sono un inguaribile pessimista, mi ritengo, invece, una persona che è abituata a guardare in faccia la realtà, qualunque essa sia; essere consapevoli che esistono situazioni difficili, vuole dire accettare, purtroppo, che la vita non è un tappeto di fiori, sul quale poter camminare a piedi scalzi; anzi una volta messi dei robusti paletti per risolvere i problemi, si possono apprezzarne tutte le cose belle, anche le più piccole sfumature che la stessa ci riserva.” Ha partecipato e vinto, nella sezione poesia, al primo premio letterario: “Dwelling book and love writing” edito a Bari dall’omonima rivista, nell’agosto 2011.  Pagina 41


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Sue poesie e racconti sono presenti in “Gocce di emozioni” Antologia Rivierasca, Edizioni Laboratorio D.S. Dolo – (Venezia) 2009 e 2011. Ha partecipato al V° Premio nazionale di poesia e prosa: AlberoAndronico, Roma 2011, classificandosi 6° nella sez. B, poesie, con una silloge intitolata: “La follia dell’uomo”.

Laura Capone Editore (LCE)

La Laura Capone Editore è una casa editrice che opera online, produce, distribuisce e promuove libri nei vari formati (carteceo, e-book, audiolibro, ecc.). Nasce nel novembre 2010 e si afferma velocemente per la correttezza e la trasparenza operativa. La LCE si pregia di avere in redazione professionisti di settore per ogni competenza che, in una stretta rete di collaborazioni online, si prefiggono la rivalutazione del talento letterario ed artistico italiano contemporaneo, anche attraverso la promozione e distribuzione elettronica delle nostre opere tradotte. Per citare solo alcuni collaboratori: la dott.ssa Luigia Torrusio appassionata di lettere antiche, traduttrici quali Chiara Rolandelli e Alessandra Baroni, artisti quali Lisa Fusco, Moreno Chiacchiera (attualmente l’illustratore più quotato sia in Italia che all’estero), il Maestro Marco Serpe, il Regista Sebastiano Giuffrida, in un  Pagina 42

crescendo di professionisti più o meno noti che partecipano con grande competenza, professionalità e soprattutto passione.

Emanuela Arlotta Direttrice Volodeisensi

Nata a Roma il 20 Settembre 1975. Ho sempre avuto una forte propensione all’introspezione e alla conseguente scrittura di poesie e racconti che indagano in maniera approfondita l’animo umano, quello legato all’Io più profondo. Questa mia voglia di comunicare ha superato i limiti della carta e della distanza con la creazione di questa community letteraria (Volodeisensi.it) che gestisco con passione e amore tutti i giorni e di cui sono felice facciano parte tante persone che credono ancora nei sogni. Anche il Magazine online è una mia idea, realizzata grazie al supporto informatico di alto livello di mio marito Leonzio Nocente, il quale è anche il creatore materiale di Volodeisensi.it e di altri siti molto conosciuti. Lavoro nell’informatica da anni e scrivo da quando sono nata. Ho autopubblicato due libri nella collana ‘ilmiolibro’, uno di poesie ‘Volodeisensi’ e uno di racconti ‘La Sfera’, che stanno riscuotendo molto successo e che presto saranno disponibili anche in formato ebook nello store Apple.


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Leonzio Nocente Autore e Referente Tecnico Volodeisensi

Nato a Francavilla Fontana il 23 Maggio 1979, Architetto informatico che lavora da 14 anni nel settore IT. Le sue conoscenze vanno dallo sviluppo di portali alle applicazioni in tutti i campi compreso quello mobile. Nella sua carriera ha partecipato alla nascita di grandi portali Nazionali del settore comunicativo e collaborato con grandi multinazionali Italiane e Americane. “Questa mia opera epica che ha visto ben due anni di progettazione e sviluppo è stata la mia più grande soddisfazione, realizzare il sogno sempre vivo di una bambina, mia moglie Emanuela. Volodeisensi.it non è una semplice community ma un vero e proprio portale Letterario dove i sogni diventano realtà. Sono solo l’autore materiale, un penna su un foglio vuoto che viene guidato dalle emozioni di mia moglie che ogni giorno dà la possibilità a tanta gente di esprimersi e soprattutto di essere ascoltata. Con tanta commozione dedico questo nostro lavoro ai nostri figli e a tutta la gente che crede e crederà in Volodeisensi.it”

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