N. 28 03/04 - 2010
Il Nobel per la pace ad Internet... Lʼidea, provocatoria, irreale e surreale quanto volete è ora la realtà di una candidatura, sostenuta a gran voce da un popolo senza nazione, senza lingua, senza distanze. Il popolo di Internet. Basta aprire una qualsiasi web page per essere ovunque la curiosità e lʼimmaginazione vogliano portarci. Mi sembra tutto più vicino, o forse sono io che sento, per la prima volta, un senso di appartenenza “globale”. Sarebbe possibile tutto questo senza internet? La risposta è NO. Non è facile accorgersi di quanto sia importante qualcosa che usiamo tutti i giorni, per svago, senza darci troppo peso. Ma abbiamo nelle mani qualcosa di estremamente prezioso. Abbiamo nelle mani uno strumento di conoscenza così capillare come mai ne sono esistiti nella storia dellʼuomo. Abbiamo nelle mani la possibilità di arrivare davvero dovunque, di confrontarci con realtà diametralmente diverse dalla nostra. Abbiamo nelle mani la possibilità di imparare e soprattutto “capire”. Nulla ha mai avvicinato i popoli come internet. Ed allora eccoci qui, tutti insieme per sostenere questa condidatura. Ce la faremo, e sarà il Nobel di ognuno di noi. Annalisa Varesi WAIT! Bimestrale illustrato a distribuzione gratuita Direttore Responsabile: Maurizio Scorbati Direttore Editoriale: Marco Bianchi, marco@bella.li Caporedattore: Annalisa Varesi, annalisa.varesi@gmail.com Redazione: Iucu, Manuela Pizzichi, Gabriele Medico, Pierpaolo Bironi, Enrico Mauro, Michele Leonardi, Matteo Garlaschi, Giovanni Fossati. Marketing: Pierpaolo Bironi, pier.bironi@hotmail.it LA COPERTINA Eʼ REALIZZATA DA ELVIS DʼSGN Aut. del Tribunale di Pavia n° 593 del 22/04/03 Editore: Korona srl - Pavia - 0382.538814 Stampa: Gruppo Pinelli - Via Farneti 8 - 20129 Milano
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Errata Corrige: Wait! n° 27, pag. 34: Erica Vagliengo, Torinese. Foto di Massimo Milanese
Eee PC Seashell Karim Rashid Collection. www.asus.it
iPad, l’ attesissimo tablet di WeSC Crayfish Bongo Special. In collaborazione con Medicom Toy, box in edizione limitatissima, contenente toy Be@rbrick in tinta con le cuffie.
Apple. www.apple.com
www.wesc.com
The Retro Philco PC di Schultzeworks
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design. www.schultzeworks.com
Blackbird Fly by Superheadz. Fotocamere reflex bi-ottiche. Corpo in plastica, coloratissimo e super cheap. Da una lente si guarda lʼimmagine, dallʼaltra passa la luce per imprimerla sulla pellicola. La forma è chiaramente di ispirazione Lubitel. La tecnologia è simile, in confronto decisamente low cost, ma il modo di scattare è lo stesso: allʼaltezza della pancia, chinati sul mirino e guardando in giù. www.superheadz.com Fedele riproposizione di uno strum e n t o storico d e l l a fotografia, la Diana, macchina anni ‘70, in palstica, del valore di un euro. Lomography l’ha rifatta ai giorni nostri esattamente com’era allora, con le mille manopole e rotelle, e gli scatti sono gli stessi: contorni bui, buffe cadute di luce, sfocature e colori stravolti. Un vero mito che ritorna. www.lomography.it
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La mitica Polaroid tornerà a vivere in questo 2010. La celebre macchina per le istantanee si appresta a rientrare in commercio pronta a riconquistare il proprio spazio all’interno di un mercato ormai dominato dalla fotografia digitale. Si chiamerà Pic100 e userà la pellicola Color 600 Instant, all’inizio commercializzata solo nella versione in bianco e nero per accontentare i veri appassionati. Poi arriverà il colore. Stay tuned. www.polaroid.com
Sedie handpainted con le scene dei classici fumetti della DC Comics e della Marvel. In questo caso Superman. Di Silvia Zacchello.
Murakami Chair by Rochus Jacob. La luce si accende con la “carica� accumulata dal dondolio della sedia. Ecologica e utile, sportattutto nel caso in cui non abbiate una presa elettrica a portata di mano.
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iTable. Dal design inconfondibile del noto lettore mp3. Design Mirko Ginepro. www.ginepro.org
Peter Rolfe Wooden Sculptural Forniture. Vere e proprie sculture di legno che sembrano uscite da un quadro di DalĂŹ. Ma non solo: le forme sensuali ed avvolgenti nascondono un segreto: piccoli cassetti a scomparsa che le trasformano in inaspettati mobili. www.prolfe.co.uk
Insert Watch by Leo You. www.cor oflot.com /leoyiu
Juxtaposed Shelf by Mike and Maaike. www.mikeand maaike.com aChair di Ivo Otasevic per Otako Architects. www.otako.org
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And the winner is... ELVIS DʼSGN Intervista di Annalisa Varesi
Il nostro primo "cover contest" è stato un vero successo. In tanti avete partecipato dimostrandoci che il mondo è pieno di persone intraprendenti, piene di creatività e voglia di fare. E fra inquietanti bambini, Dalai Lama in parrucca e fantasiosi collage, siamo stati letteralmente conquistati dalla "manona" rosa di Elvis D'sgn, che ha saputo, con estrema semplicità e inventiva, dare un volto nuovo alla nostra cover, senza stravolgerne lʼessenza. And te winner is… Elvis D'sgn! Prima di tutto complimenti. Dobbiamo ammettere che la tua cover ci è subito piaciuta. Non era forse la più elaborata, ma ha colpito decisamente nel segno, riuscendo a "reinterpretare" il nostro logo in maniera nuova e di impatto. Grazie, l'intento era proprio quello, fare qualcosa di semplicissimo, quasi banale, ma che sia totalmente nuovo e originale! Per quale motivo hai deciso di partecipare al nostro contest? Stavo navigando nel vostro sito e ho visto l'inserto del 12 concorso, l'idea mi è piaciuta
e senza accorgermi ero già a lavoro sulla copertina. Come hai conosciuto Wait? Wait, la prima volta, l'ho visto un paio d'anni fa in un negozio d'abbigliamento (ammetto che do sempre un'occhiata alla bacheca dei flyer per vedere se c'è qualche novità o qualche free press interessante). Mi ha colpito subito per il formato e la copertina originale (sempre uguale ma diversa allo stesso tempo) poi, sfogliandolo, mi è piaciuto molto per le novità che trovate e a differenza di altri press del vostro genere, non avete troppa pubblicità e andate alla ricerca della “chicca” del momento. A Trieste, il Wait non c'è, quindi più che lettore del giornale sono un frequentatore del vostro sito ormai fisso tra i preferiti! E l'idea di una grossa manona rosa che stringe il barattolo come ti è venuta? Appena ho letto il tema del contest, mi sono passate per la testa svariate idee sulla personalizzazione del barattolo, ma ho anche pensato che qualsiasi cosa avessi potuto fare non sarebbe stata originale e l'elaborazione del barattolo era una cosa che, secondo me, avrebbero fatto tutti,
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allora mi sono detto: perché non “afferrarlo” invece di personalizzarlo? All'inizio volevo mettere una foto di una mano vera ma dopo un po' di prove c'era qualcosa che non andava, doveva essere più semplice e d'effetto e allora quella mano l'ho resa grafica, alla fine aveva un suo perché e anche se portava via visibilità al barattolo, in realtà, gli dava importanza! Parliamo ora di te. Chi c'è dietro Elvis D'sgn? Beh, dietro c'è Alvise, che tutti han sempre chiamato Elvis, un ragazzo appassionato di Design quindi il nome venne fuori senza pensarci troppo: Elvis Design... Ma leggendolo mi sembrava banale, ecco così Elvis D'sgn! Tornando un po' indietro con il tempo, mentre finivo l'istituto d'arte, ai tempi della vecchia e lenta isdn, mi ero accorto che passavo un bel po' di tempo a vedere siti di tutti i
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generi e a vedere graficamente com'erano strutturati, così, appena finita la scuola, ho studiato grafica e web. Ho iniziato a lavorare in uno studio grafico per un paio d'anni, gettando così le mie basi, e per una serie di eventi, poi mi sono messo in proprio, una cosa tira l'altra e sono arrivato a quattro anni d'attività! Freschi, freschi! In poche parole, dietro allo schermo, c'è un venticinquenne appassionato di design, di novità e allo stesso tempo della vecchia scuola anni '60 e '70! Di cosa si occupa la Elvis D'sgn? Nasce come web agency, specializzata in siti “vetrina” che puntano molto sulla grafica e l'impatto visivo, il tutto sempre animato e in movimento, niente scroll laterali, portali, blog... Non vado troppo d'accordo con questi stili, mi piace poter pensare a un sito senza limitazioni, cosa che con i siti statici e di vecchia con-
cezione hai, quindi diciamo che è stata più che altro una scelta di stile, dettata forse anche dall'idea di sito che avevo e ancora ho. Poi devo dire che la passione per la grafica c'è sempre stata ma c'è questo vecchio pensiero che chi fa web non fa grafica, forse perché una volta, c'era solo il web master (programmatore) e non il web designer (creativo) ma i tempi cambiano e come disegno una grafica di un sito dal nulla, posso creare un logo, un flyer o realizzare una corporate identity per un'attività! Così pian piano Elvis D'sgn è diventata web agency & graphic studio. Che effetto ti fa essere sulla nostra cover? Sicuramente piacevole, quando una tua idea viene apprezzata e capita ti da sempre tanta soddisfazione, se poi quel giornale lo segui, vedere una grafica che hai fatto tu come copertina, allora è ancora meglio. Sogni nel cassetto? Mah... I sogni cambiano spesso, non c'è ne uno in particolare, diciamo che riuscire a continuare a fare il lavoro che ti piace e farlo solo, con le proprie forze, per ora è un bel sogno. Certo, a volte penso che lavorare in un'agenzia, con delle certezze economiche e lavorative, senza pensare troppo a clienti e problemi vari, non sarebbe male... Chi vivrà vedrà no? Magari tornerò a lavorare in qualche studio... Magari no! www.elvisdesign.it
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USE DESIGN: “What was will be!” Intervista di Annalisa Varesi
Come spesso capita il web, per chi ha la pazienza e la curiosità di cercare, riesce a regalare vere sorprese. Eʼ il caso di useDesign, progetto a cavallo fra arte e design, portato avanti con una passione ed amore rari dal suo creatore, Luca Scarpellini. Per usare le sue stesse parole: “useDesign non è solo un marchio o un gioco di parole, è la mia filosofia artistica, un messaggio a chiunque cerchi di capire il mio lavoro, ma anche il suo stesso fondamento. Gli oggetti usati, le loro storie 16
sconosciute, il loro passato misterioso che affiora solamente da quellʼusura che solo una vita vissuta fra gli uomini può essere in grado di donare, mi aggredisce, mi getta violentemente in uno stato di soggezione e timore quasi reverenziale nei confronti di tante realtà che mi rimarranno precluse per sempre. Il vedere dei graffi o delle ammaccature in un oggetto proveniente da un mercatino delle pulci o da un ferrovecchio fa nascere mille interrogativi: cosa ha passato questo oggetto per finire abbandonato in questa sorta di cimitero? Chi lo ha posseduto e cosa ne ha fatto? Quali sono le motivazioni che lo hanno spinto a non gettarlo infine tra i rifiuti, ma a “salvarlo” in certo qual modo, dandogli la possibilità di una nuova esistenza? Se solo gli oggetti potessero avere occhi per guardare, memoria per conservare, ma soprattutto voce per raccontare…” Abbiamo fatto due chiacchiere con Luca.
Prima di parlare delle bellissime creazioni useDesign parliamo del loro creatore. Chi è Luca Scarpellini? Mmm… Chi è Luca Scarpellini? Se lo sapessi non farei arte! Scherzi a parte, vediamo, per diversi anni ho recitato in teatro, poi mi sono accorto che la mia vocazione era fare il tecnico luci. Per diversi motivi mi sono allontanato da questo ambito e mi sono dedicato a cinema, televisione e pubblicità come assistente di produzione, ma anche questo settore non mi ha dato altro che stress e tensione decismente poco salutari. Non da meno è la mia lunga carriera come artista circense! Per 14 anni ho girato tutta Italia, e non, con il mio spettacolo di giocoleria ed equilibrismo! Purtroppo anche in questo settore le cose non stanno andando molto bene e un pochino mi ero stancato di farmi 150mila chilometri allʼanno, quindi ho iniziato lʼattività di designer/artista, che per ora è la mia principale e unica occupazione. Come sei passato da una laurea in scenografia al “reciclo artistico” (me la concedi come definizione?) di useDesign? I miei studi non partono dalla scenografia, ma
bensì da ingegneria meccanica. Per quattro anni ho frequentato il corso di ingegneria meccanica a Forlì, ho pure scritto 250 pagine di tesi in campo aerospaziale, tesi che poi ho pensato bene di regalare ad un amico prima di andarmene deluso dai programmi decisamente poco interessanti e creativi che ero costretto a rispettare. Mi sono allora deciso ad iscrivermi allʼAccademia di Belle Arti di Brescia, sede di Rimini, dove mi sono laureato
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in scenografia e teorie dei mass media. useDesign nasce prima della laurea e non vede le sue origini dai corsi dellʼaccademia, ma bensì nasce da un regalo fatto ad una ragazza. La prima opera era una bilancina trasformata in abat-jour fucsia con orologio. Ricordo ancora che lʼidea mi venne proprio vedendo la bilancia abbandonata in un mercatino delle pulci e che
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dovetti girare parecchi rigattieri e mercatini per trovare un orologio che ben si adattasse al foro lasciato vuoto dal timer che avevo dovuto smontare per fare spazio allʼimpianto elettrico. Come nascono le tue creazioni? Quando giri per mercati e rigattieri alla ricerca della “materia prima” hai già in mente cosa vuoi realizza-
re, o è lʼoggetto stesso che ti da lʼispirazione, modellandosi davanti ai tuoi occhi? Il mio primo lavoro era nato dallʼamore, ma anche dalla curiosità su quale fosse la vera natura degli oggetti che ci circonda. Mi sono sempre chiesto se la funzionalità di un oggetto è unica e data dal progettista oppure la possiamo reinterpretare noi a nostro piacimento. La creatività non ha limite e la natura degli oggetti comuni si può stravolgere di continuo. Tornando alla domanda, sì, sono gli oggetti che mi ispirano. Succede sempre così: vedo un oggetto abbandonato e me lo configuro in mente già con una nuova forma e spesso me lo immagino anche già colorato. Ovviamente poi le lavorazioni implicano scelte e variazioni che dipendono dalla fattibilità o meno dellʼidea, ma diciamo che la preparazione teorica di ingegneria e quella pratica fatta sul campo ormai mi hanno dato una certa conoscenza delle lavorazioni e quindi delle possibilità di modificazione. Ogni lavorazione è curata personalmente e quasi nulla (a parte qualche saldatura particolare o qualche sabbiatura) viene commissionato allʼesterno. Guardando le foto delle tue “sveglie-telefono”, delle “caffettierelampade”, degli “sci-appendino”, ecc, ho provato subito una sensazione positiva. Saranno i colori, gli accostamenti, ma il tuo lavoro mi ha suscitato una immediata allegria. Come reagisce di solito la gente di fronte alle tue creazioni?
Ti ringrazio per lʼapprezzamento, mi fa piacere che i miei lavori suscitino allegria in chi li osserva. Certamente i colori e le forme che rimandano da una parte allʼArt Decò e dallʼaltra allʼArt Nouveau contribuiscono a dare un tocco divertente e ludico alle mie creazioni. Lʼinfluenza 19 di Jeff Koons, artista che
ammiro e seguo da tanti anni sicuramente ha inciso sulla scelta delle tinte metallizzate, lucide e vive, ma anche Rauschenberg e i suoi lavori di trasformazione hanno sicuramente inciso sulla mia produzione. Diciamo che il mio lavoro è una miscela del kitsch di Koons, del recupero di Rauschenberg, il tutto in un contesto di mercato e praticità quotidiana tipico della Pop-Art. La gente è sempre molto divertita dalle mie creazioni, si sforza di capire da dove derivano tutti i singoli pezzi che compongono le mie lampade, i miei orologi e i miei appendiabiti e nascono divertenti chiacchierate quando inizio a raccontare tutti i dettagli dei singoli lavori, molti dei quali non sono percepibili a prima vista. Cinque parole per descrivere UseDesign, e cinque per descrivere Luca Scarpellini. Sicuramente le cinque parole più adatte a useDesign sono: semplicità, colore, praticità, amore e allegria, mentre per me non saprei.. Confusione, disordine, amore, simpatia e pazzia probabilmente mi descrivono piuttosto bene. Per finire, progetti per lʼimmediato futuro? Un piccolo calendario di appuntamenti per i lettori di Wait? Ora sto preparando una nuova collezione per il 20 Salone del Mobile che si
terrà dal 14 al 19 Aprile. useDesign sarà presente al Fuorisalone, presso il negozio Jannelli & Volpi, in via Melzo 7 (Mi), a due passi da Porta Venezia. A partire dal 7 di Aprile sarò presente con una mostra personale a Forlì, durante un mese di eventi, presentazioni di libri, conferenze e dibattiti sul tema del rispetto ambientale, presso la Libreria Mega, in Corso della Repubblica 144. Consiglio a tutti di tenersi aggiornati iscrivendosi alla mailing list sul sito www.usedesign.it
NO, NO, YES! “Future Leather Couture” Intervista di Marco Bianchi
Servono le riviste per promuovere brand? Sì! Io, sfogliando l'ultimo numero di WAD (bimestrale francese che se non conoscete, vi consiglio vivamente), ho scoperto questo brand. Mi hanno colpito tantissimo alcune foto di biker-jacket sartoriali dall'aspetto così punk e così lavorato. Ho deciso di appronfondire la ricerca su internet e sono approdato sul loro sito... rimanendo affascinato dai pezzi proposti e dall'aura cool e undergrund. Non ho esitato un attimo a contattare questi giapponesi, e devo dire che sono parecchio gasato. E' la mia prima intervista ad un fashion-designer giapponese. Quelli di “No,No,Yes!” mi hanno trasmesso energia, entusiasmo ed anche una certa voglia di divertirsi. Credo che sarà la prima di una lunga serie. Chi cʼè dietro “No,No,Yes!”? Ci sono due ragazzi di Tokyo, Taichi e Makoto. Taichi era buyer e fashion designer. Attualmente passa la maggior parte del tempo allʼestero per acquisti e per sviluppare i nostri progetti. Makoto è un graphic designer freelance nel settore della pubblicità e del web design.
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Quando ha inizio il progetto "No,No,Yes!"? Abbiamo iniziato nel gennaio 2006. La prima collezione "7000", è stata lanciata nel marzo 2007. "No,No,Yes!", nome very cool!
Perché l'avete scelto? In realtà non c'è una storia dietro questo nome. E' un'espressione che può avere tantissimi significati. Yes e No sono prima di tutto parole molto facili. Bambini, anziani, stranieri, tutti quanti le conoscono e capiscono. Sono inol-
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mondo della moda. La pelle è unica per versatilità e soprattutto resistenza, un materiale se vogliamo molto "primitivo", ma con ancora molte possibilità di finitura e styling. Perché vi definite una "underground factory"? E che la nostra fabbrica è situata realmente in un seminterrato. Così noi la chiamiamo "la fabbrica sotterranea" E' la nostra base. Facciamo taglio, finiture, tinture, tutto comincia e finisce lì. Facciamo anche capi in pelle su misura. È per questo che il nome della factory è "No,no,Yes! Underground leather taylor".
tre molto facili da ricordare, cosa fondamentale se si vuole che un marchio diventi globale. "NoNoYes" è anche una celebre frase di manga giapponese: "Bakabon", e, da ultimo ma non meno importante, il dominio nonoyes.com era libero! Come si fa potrebbe definire, spiegare il vostro stile? Noi lo definiamo "Future Leather Couture". Predilegiamo alcuni prodotti che hanno una forte componente manuale ed artigianale, per poter sviluppare un concetto nuovo di "fashion". Abbiamo scelto la pelle come materiale principale, con una 24 lunga storia di utilizzo nel
Nome rockʼn roll, linea di rock'n roll… Anche la vostra vita è rock'n roll? Avere una fabbrica sotterranea è conveniente perchè si può fare rumore ad ogni ora del giorno e della notte… In pratica lavoriamo ascoltando musica a tutto volume. La nostra pelle nasce con il rock'n roll nelle vene! Chi vi piacerebbe vedere indossare i vostri capi? Un visitatore venuto dallo spazio, un alieno. Qualcuno come Andy Warhol o Michael Jackson, che sotto certi punti di vista sono un po' degli alieni. Quali sono le labels o gli stilisti che vi ispirano o vi hanno ispirato? Più che stilisti e collezioni le nostre creazioni sono ispirate direttamente
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dalla cultura della nostra generazione. L'ultima collezione è dedicata ad "AKIRA", capolavoro cyberpunk giapponese degli anni '80. La prossima sarà ispirata alle tute spaziali... Solo pelle o anche altri tessuti? La pelle è il materiale principale che combiniamo con altri materiali. Eʼ tinta in Giappone. Tutto in maniera artigianale. In quali mercati europei è distribuito il vostro marchio? Pensate anche allʼItalia? Stiamo distribuendo i nostri capi a Londra. Italia e la Francia si aggiungeranno a breve! Oltre lʼEuropa siamo in Australia, Cina e, naturalmente, in Giappone. Abbiamo anche dei contatti a New York. So che siete i vincitori del Grand Prix for Japan Leather Awards nel 2009. Che effetto vi ha fatto vincere un premio così importante? L'abbiamo vinto due volte. Siamo molto felici e orgogliosi, anche perché i giudici di questo concorso sono i buyers di alcuni dei negozi più noti del mercato globale. Tre parole per descrivere “No, No,Yes!”. "Future Leather Couture"
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Salutate gli amici italiani? Ci vediamo presto ragazzi! Big love from Tokyo! www.nonoyes.com
IL SOCCOMBENTE di Thomas Bernhard - Adelphi Per una volta vorrei cominciare la recensione di un libro partendo dal fondo. Più precisamente dalla quarta di copertina, una delle più folgoranti ed esaustive che abbia mai avuto il piacere di leggere. A Salisburgo, a un corso tenuto dal grande Horowitz, si incontrano tre giovani pianisti, due dei quali particolarmente brillanti e promettenti. Il terzo però si chiama Glenn Gould, un genio che non ha bisogno di presentazioni, che non brilla né promette, perché è. Thomas Bernhard, unanimemente riconosciuto – insieme ad Arthur Schnitzler – come il più grande autore austriaco del Novecento, parte da questo incontro fortuito per imbastire un romanzo magistrale sui temi universali del genio, dell’invidia e, soprattutto, dell’incapacità di essere. Una sorta di rivisitazione in chiave contemporanea del dualismo tra Mozart e Salieri. Il soccombente del titolo è uno dei due giovani compagni di corso di Gould, Wertheimer, la cui vita verrà talmente squassata dall’incontro con il leggendario pianista americano-canadese, al punto da condurlo ad un inevitabile suicidio. Da leggere, oserei dire, assolutamente. MATTEO GARLASCHI LE HO MAI RACCONTATO DEL VENTO DEL NORD? di Daniel Glattauer - Feltrinelli L’autore di questo romanzo è un giornalista austriaco molto famoso in patria. I suoi articoli così graditi al pubblico sono stati raccolti in un suo primo libro. Ora si ripresenta con: ”Le ho mai raccontato del vento del nord?” storia fresca e brillante ambientata nell’era di internet. Un romanzo epistolare che dà forma a situazioni verosimili in un’era dove la mail diventa la nuova forma di comunicazione tra le masse. La storia comincia con una serie di e-mail mandate alla persona sbagliata. Irritazione per le mancate risposte, battute e incomprensioni iniziali fanno da sfondo ad una più profonda curiosità nata quando i due protagonisti Emmi Rothner e Leo Leike scoprono di essere uomo e donna. Piccole menzogne mezze verità, paura di mostrarsi anche solo in foto e rivelare cose che potrebbero porre fine a questa storia epistolare che però accresce le loro vite. PIERPAOLO BIRONI PIGMEO di Chuck Palahniuk – Mondadori Non mi riesce facile recensire questo libro. Da una parte c’è Chuck Palahniuk, la sua carriera letteraria, la mia vera fissazione per lui e i suoi libri. Dall’altra c’è, purtroppo, Pigmeo. Pigmeo è un ragazzino che arriva negli States grazie ad uno scambio culturale che lo strappa alla miseria e alla deprivazione materiale del suo paese per inserirlo in un’altra deprivazione, quella di ideali e di morale della democrazia più grande del mondo: gli Stati Uniti d’America. Ma non solo. Pigmeo è anche un terrorista in missione segreta, uno spietato killer pronto a tutto per raggiungere gli obbiettivi ai quali è stato addestrato, un ragazzino che fra scene di sodomia fra teenager e omicidi di gruppo si fa strada in un mondo pieno di contraddizioni. Fino alla fine (redenzione? Condanna? Non vi anticipo nulla). Dalle premesse penserete, non avrei nulla di cui lamentarmi, ed infatti è così. Il plot narrativo è da leccarsi i baffi. La mia (semi)bocciatura è purtroppo conseguenza della scelta linguistica di Palahniuk che, al di fuori di ogni logica e buon senso fa raccontare la storia allo stesso Pigmeo con tutte le sgrammaticature, le difficoltà e le incomprensioni di un ragazzino che scrive in una lingua che non conosce. Ostico, a tratti irritante. Per soli, 28 veri palahniuk-maniaci. ANNALISA VARESI
FASHION BOOK REVIEWS REAL FASHION TRENDS a cura di F. Morace - Libri Scheiwiller Che "la culla della moda sia la strada" non è certo una novità. Questo libro vuole essere una classificazione dei principali street trends degli ultimi 20 anni, al fine di dare una panoramica di come la strada sia la partenza, la post contaminazione di mode lanciate dalle passerelle poi stravolte e viceversa. Valori estetici e ideologie sono alla base del processo evolutivo delle nuove mode, è quindi importante conoscere ciò che è già classificabile per poter individuare le prossime strutture, gruppi e bandiere del panorama fashion mondiale. IUCU I SIGNORI DELLO STILE di Pambianco Carlo e Testoni Luca SPERLING & KUPFER Carlo Pambianco, titolare dell'omonima società di consulenza dell'alta moda e del lusso, racconta l'evoluzione di fatti, misfatti e protagonisti del MADE IN ITALY. Oltre 40 anni di moda, che hanno reso l'Italia protagonista assoluta nel mondo. Non mancano dati tecnici e numeri da capogiro, acquisizioni tra grosse case e brand extension, perchè la moda non è solo "poesia", ma oggi più che mai è soprattutto business e strategia. IUCU
MY WONDERFUL WORLD OF FASHION di Nina Chakrabarti. A prima vista ho pensato fosse un libro d’arte. E invece no, o meglio non solo. Il sottotitolo ci spiega perfettamente di cosa stiamo parlando: “A book of drawing, creating and dreaming”. E’ un libro da disegnare, colorare e personalizzare. Pagine di schizzi e bozzetti in bianco e nero per far divertire i più piccini, e chiunque non ha mai dimenticato quanto è bello sporcarsi le mani di pennarello… La scelta è vostra. Potete conservarlo così, come un bellissimo book di illustrazioni, o farne quello che ne volete, avete l’autorizzazione dell’autrice! Edito da Laurence King, lo trovate in vendita su 29 www.laurenceking.com
“COOL KIDS CANʼT DIE” intervista di Gabriele Medico
Come nasce il nome “Cool Kids Can't Die”? Cool Kids Can't Die è il titolo di una canzone dei Kissogram, un duo electro pop berlinese. Ci piaceva come suonava e lo abbiamo adottato come nome.
scommettemmo tra di noi che non avremmo saputo far peggio del dj che stava suonando. Chiedemmo al gestore del locale di farci suonare vantando esperienza che non avevamo, la pista si riempì e da lì partì tutto.
Qual'è il vostro background? Entrambi proveniamo dal mondo del rock e per anni abbiamo suonato in diverse bands con fortune alterne senza mai trovare una formazione stabile o un progetto duraturo. Come dj invece la storia è un piú particolare. Ci trovavamo in un locale che frequentavamo spesso come clienti, e
Come cataloghereste i vostri ep in un negozio musicale? Al momento all'attivo abbiamo solo un ep uscito il 3 marzo 2010 per la Dead Elite Records. Come primo lavoro abbiamo cercato di fare coesistere la nostra antica passione per l'electro funk con sonoroità più acide ed attuali. Ciò che ne è scaturito è un risultato
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piuttosto ibrido che sinceramente non sapremmo definire o catalogare ma che ci soddisfa grazie anche a due ottimi remix di Broke One e Magnum! che hanno saputo rendere l'ep più completo. I Soulwax dicono "2 many Dj's". Secondo voi è veramente cosi oggi? Ci sono troppi Dj? E' diventato un mestiere alla portata di tutti? Di Djʼs e musicisti non ce ne sono mai troppi. Il fatto che ognuno si possa esprimere nel modo che ritiene più opportuno per diffondere il proprio “credo musicale” lo viviamo come un fatto assolutamente positivo. Da questo a far diventare quello del Dj un vero e proprio mestiere esiste comunque una sorta di “selezione naturale” che passa attraverso peculiarità essenziali come talento, gusto musicale, caparbietà e coincidenze fortunate o se preferite la classica “botta di culo” che non guasta mai Gli ultimi 3 dischi che avete apprezzto? Più che produzioni attuali qualche riscoperta del passato come “Into the dra-
gon” dei Bomb the Bass, “Gypsy punks: underdog world strike” dei Gogol Bordello e “Optimo” dei Liquid Liquid. Cosa c'e nel vostro futuro? Un calendario fitto di date almeno fino a primavera inoltrata, poi ci dedicheremo al nostro nuovo ep, senza dimenticare lʼ uscita del nostro remix per gli amici Ambiotika sempre per Dead Elite Rec Conclusioni o saluti. Saluti a tutti.
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“La Vetrina Del Vinile” Segnalazioni, rarità e pezzi cult dal mondo del vinile in collaborazio-
ne con Discobolandia.it
“Yesterday and Today” è sicuramente il disco dei Beatles che suscita più curiosità. Nel 1966 la Capitol realizzò questo album in un momento particolarmente agitato per i quattro baronetti di Liverpool: la frase di John Lennon “siamo più famosi di Gesu Cristo” aveva provocato le rimostranze di molti fans e lʼuscita dellʼalbum non contribuì a calmare le acque. La foto di Robert Whitaker utilizzata per la copertina, infatti, ritraeva i Beatles in camici bianchi, con pezzi di carne e bambole smembrate dal gusto vagamente pulp. Per questo la cover fu soprannominata “the butcher cover”. Questa prima, famosa copertina “first state” con carne e bambole fu ritirata quasi immediatamente dal mercato perchè considerata troppo “forte” per lʼimmagine dei Beatles ai tempi e sostituita con una copertina in cui iBeatles erano appoggiati ad un baule. Le cover che non furono distrutte vennero riciclate incollando sopra alla “butcher cover” una nuova copertina: questa edizione si chiama “Second state – Paste over”. La notizia che circolassero le “The Butcher” riciclate scatenò una ricerca spasmodica tra i collezionisti che cercavano i “paste over” per poi strappare la foto incollata e scoprirle interamente la cover originale. La “Third State” si chiama infatti “Peeled”, “spellata”. Ovviamente non tutti fecero un bel lavoro, tanto che si trovano delle peeled veramente in pessimo stato. La “Paste over” è dunque più quotata, ma molti collezionisti preferiscono ammirare la famigerata immagine originale e dunque 33 acquistare una buona “Peeled”.
DE ANDRÈ CANTA DE ANDRÈ di Michele Leonardi
Mancano una decina di giorni al concerto di Cristiano De André: appuntamento che, dopo l'iniziale interesse che suscita nel sottoscritto qualsivoglia legame con l'immenso Faber, mi ero riservato di disertare. Sebbene, di fatti, venga punto nel vivo, tali operazioni giungono alle mie narici accompagnate da un odore assolutamente sgradevole. Non avevo avuto peraltro occasione – leggasi: voglia – di gustare su disco gli arrangiamenti che C. (così lo chiamava il Maestro) e la sua band proponevano al pubblico. Insomma: io, a quel concerto, non vado. Capriccio del caso, però, da una settimana ascolto intensamente una delle opere che più amo, nella splendida discografia del cantautore genovese: 'Creuza de mä'. Mi capita così – altro capriccio del caso – di osservare in televisione la versione regalata da Cristiano dell'omonimo brano, insieme alla bellissima ''A'çimma'. Non mi spiacciono affatto, le considero piuttosto fedeli alle rispettive originali e non posso certo negare la somiglianza in termini vocali. Per di più – terzo capriccio del caso – ultimamente ho raggranellato qualche spicciolo e, sopraffatto da un mai innocente 'perché no?', a ventiquattr'ore dall'evento, decido di tentare. Trovo – ditemi forse se non è un capriccio del caso anche questo! – il biglietto, lo acquisto. I miei propositi iniziali sono 36 ormai traditi: mi avvio dunque,
praticamente a scatola chiusa, verso una probabile delusione. Come un ragazzino che, quasi certo del diniego che l'amata gli riserverà, preferisce comunque consegnarle una lettera, accompagnato dalle carezze che il cuore dedica a coloro che non lo celano. Giungo a teatro in leggero ritardo, scorgendo all'ingresso una bambina che a sua volta mi osserva, mano nella mano col padre. Ha i capelli biondi, raccolti dietro la schiena, indossa un cappotto bianco ed un paio di occhiali rosa; la incuriosisce e diverte, probabilmente, l'acconciatura plasmatami dal vento. Ricambio il sorriso e mi dirigo verso il posto assegnato: non faccio in tempo a sedere che già rintoccano i primi applausi. L'iniziale 'Mègu Megùn' e la già citata ''A'çimma ' mi donano, con leggero stupore, l'impressione che in fondo potessi sbagliarmi. Inconsapevolmente, però, aleggia su di me la presenza di un caro, carissimo amico di Faber: Paolo Villaggio. Perché? – vi chiederete. E' presto detto. L'attesa smentita delle neonate considerazioni, affezionatissima compagna del ragionier Ugo Fantozzi, non tarda a manifestarsi. C., dopo aver salutato il pubblico, confida infatti i retroscena del tour, il trimestrale lavoro svolto sui pezzi del padre. 'Ho voluto mettere la mia impronta – dice – e non sarebbe stato possibile senza l'aiuto di Luciano, uno che ha lavorato
vent'anni con Zucchero e Ligabue!'. Il brivido che percorre prepotentemente la mia schiena non è dovuto tanto alla prima considerazione – per chi, a tal punto della narrazione, se lo stesse domandando. Quanto a quei due, assordanti nomignoli che non rientrano certo tra le mie grazie; e che, accostati al Maestro, fanno immediatamente sì che i dubbi e le preoccupazioni s'impossessino nuovamente dei miei pensieri. Ciò che segue le suddette dichiarazioni è, per quanto mi riguarda, un tonfo rovinoso e non privo di ferite. Il probabile culmine, naturalmente in negativo, lo raggiungono i brani tratti dall'album 'Fabrizio De André', datato 1981 e noto ai più come 'L'indiano': 'Se ti tagliassero a pezzetti', 'Fiume Sand Creek', 'Quello che non ho'. Un vero e proprio 'en plein'. Senza dimenticare, purtroppo, le orrende 'Anime salve' o 'Il pescatore', o ancora 'Amico fragile' (mi risulta complicato limitare la scelta; diciamo, piuttosto, che ho apprezzato a buon cuore le altre canzoni in dialetto selezionate: 'Creuza de mä', 'Don Raffaè', 'Zirichiltaggia'). Riarrangiare le pietre miliari di Fabrizio De André ammiccando paurosamente ai personaggi precedentemente riportati (in particolar modo Ligabue) mi sembra una scelta a dir poco inverosimile, che le rende irrimediabilmente banali e patina-
te (si parla di arrangiamenti, lo ricordo). La percezione del grottesco si ingigantisce, peraltro, a causa di alcuni atteggiamenti da star che certi membri del gruppo fanno propri, specie poco prima che cali il sipario (colpa mia, lo ammetto: abituato com'ero alla discrezione di Faber). Mentre la gente attorno a me pare eufemisticamente estasiata, una volta conclusasi la performance trovo relativo conforto grazie a due vecchie conoscenze. L'una: le sigarette. L'altra: la bambina di cui sopra, che noto fortunosamente mentre affretto il passo e mi allontano dal teatro. Il suo volto, perplesso e decisamente annoiato, mi strappa un sorriso stavolta amaro e l'insolubilità retorica della domanda: come biasimarla?
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BOMBA! - Useless Wooden Toys (feat. Mistaman)
Festa Festa - Crookers feat Fabri Fibra & Dargen D'Amico
Il duo mezzo Rap e mezzo elettro torna all'attacco con un nuovo Ep! Questa volta si sono fatti accompagnare da Mistaman! Collaborazione molto riuscita marchiata “La Valigetta”. Voto:8 G.M.
Questa volta il duo italiano che ha spopolato con tournè in tutto il mondo ha deciso di fare una produzione totalmente Made in Italy accompagnati da niente meno che Fabri Fibra e Dargen D'amico. Voto: 7 G.M.
Rifoki Progetto che nasce dall'unione di due menti: Bob Rifo (Bloody Beetroots) e Steve Aoki (Dim Mak Rec). Energia pura in uno stile PunkHardcore. Un ritorno alla musica suonata e per una volta i Cdj li lasciano nell'armadio! Voto: 7 G.M.
Goldfrapp - Rocket
Heligoland - Massive Attack
Il progetto Rocket è decollato con tutte le influenze 80's possibili ed immaginabili... La voce di Alison Goldfrapp viene accompagnata nella maggior parte delle tracce da basi "pseudo-italo-disco" ormai trite e ritrite. Il successo di "Supernature" è invalicabile. "Rimandata a Settembre"...G.F.
Dopo sette anni dal loro ultimo album "100th window", è finalmente uscito il nuovo lavoro dei Massive Attack," Heligoland". Il progetto , accompagnato da un' eccessiva aspettativa da parte del pubblico, ha cercato di accontentare le due anime opposte che caratterizzano gli amanti della band, da una parte quel ritorno ad atmosfere black e trip-hop , e dall'altra a quelle atmosfere claustrofobiche dal ritmo freddo e oscuro. G.F.
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RECENSIONI - New
Cassius - 1999 (Reset remix) I ragazzi del Reset questa volta rispolverano un classicone di quelli vermente giusti, di quelli che hanno spinto molta gente ad avvicinarsi all'house, “Cassius 1999”. Emblema della french touch di fine anni ʻ90 questo brano è un vero must che solo i ragazzi del Reset potevano adattare con le sonorità piu' moderne. Sicuramente questa track finirà in molte chart e sarà un vero spacca dancefloor. Anche questa volta i ragazzi hanno colpito nel segno!!! Yo Voto: 9 Gabriele Medico Valerie Collective La Valerie Collective è un etichetta che da un po' di tempo ripropone “l'italo-disco”, genere storico dal quale sono usciti numerosi artisti italiani del passato come i fratelli La Bionda o il mitico Giorgio Moroder, il tutto avvolto dalle atmosfere tipiche degli anni 80, dai b-movie ai classici della fantascienza come Blade Runner o Spazio1999. Un mondo che si rifrelle nelle favolose grafiche raffiguranti universi lontani contornati da astronavi, oppure meravigliore spiagge avvolte da palme in stile Miami Vice. Insomma qualcosa di unico che molto probabilmente influenzerà il sound e la moda futura. Voto: 10 Gabriele Medico Gorillaz - Plastic Beach La band inglese fondata da Demon Albarn, leader dei Blur, ritorna dopo 5 anni con un album tutto nuovo nello stile e nelle sonorità. Grandi collaborazioni con artisti del calibro di Snoop Dogg, Lou Reed, Paul Simon e tanti altri. 16 Tracce innovative contradidstinguono il sound di questa band virtuale che nei live regala lo spettacolo piu' originale al quale uno spettatore possa mai assistere! Provare per credere... Voto: 8 Gabriele Medico
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SOUL STREAR Intervista di Marco Bianchi
Alcuni miei amici, che hanno streetwear store in Emilia, già da un paio di stagioni mi ripetono più o meno così: “Vendiamo paccate di tshirt di questo brand. Si chiama Soul Strear”. Quando Soul Strear ci ha contattati, dicendo che voleva essere un nostro inserzionista e volendo spiegarci chi era e cosa faceva... gli abbiamo detto “Fermati lì, già sappiamo chi sei”. Avevamo già il nome sul taccuino dei “giovani brand” venuti su dal niente, che si stanno facendo conoscere solo con la forza del proprio prodotto. E' stato pertanto automatico una volta conosciuto Alessandro, il titolare del brand, far scattare l'intervista. Come è nato Soul Strear? Per gioco? Oppure come un progetto a tavolino? Come è nato Soul Strear... Diciamo da unʼ idea malsana. Ero proprietario di un locale a Milano Marittima, poi tornando da un viaggio negli States mi venne un illuminazione: produrre una serie di tees per amici, da vendere e distribuire nel mio locale. Lʼiniziativa ebbe un discreto successo fin dallʼinizio (con mio grandissimo stupore) e per me quello fu il segnale. Un negozio della riviera mi chiese di poterle esporre nel suo negozio e nel giro di poche settimane 42 Milano Marittima era invasa
dalle mie T-shirts. Chi c'è e lavora dietro il brand? Dietro al Brand ci sono io che curo tutta la parte commerciale e il grafico e collaboratore a 360° Claudio Ferrini mio grande amico fin dallʼinfanzia. Dove producete? La nostra produzione è quasi tutta fatta in Italia. Siamo tornati nel nostro bel paese dopo anni di produzione diciamo fuori porta perchè abbiamo constatato che la produzione bisogna curarla da vicino. Quanto vi diverte fare quello che fate? Ci divertiamo parecchio perché facciamo il lavoro più bello del mondo, sempre in mezzo a creatività e ricerca. Eʼ molto dura ritagliarsi la propria fetta di mercato, ci sono mille sfaccettature che allʼinizio dellʼavventura non avevo calcolato ma come tutti i progetti che ho iniziato nella mia vita ci ho sempre creduto, in fondo Milano Marittima qualche anno fa non la conosceva nessuno… Essendo romagnolo, immagino che siete partiti li, ed è li il vostro mercato principale.. Dico bene? Sicuramente il mercato emiliano romagnolo è quello che ci dà più soddisfazioni, anche perché ho trovato un
rappresentante (ed amico) Ettore Taroni che ha creduto fin dallʼinizio al progetto e mi ha creato una rete distributiva magnifica. Devo molto a Ettore, forse senza il suo aiuto non saremmo qui a parlare di Soul Strear.
T-shirt e felpe: rimane questo il 'cuore' del brand oppure ci sarà un sviluppo del prodotto su altri articoli? Il nostro mercato principale rimane quello di felpe e t-shirts, perchè è la
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grafica il nostro punto di forza, anche se ogni stagione proviamo sempre ad inserire capi nuovi, questʼanno ad esempio abbiamo inserito K-way e cardigan nella collezione invernale. Siamo sempre molto attenti allo sviluppo del mercato e se riteniamo giusto un prodotto per la nostra filosofia con lo studio adatto lo inseriamo. Di primo acchito, il vostro brand ricorda il mondo allegro e divertente di Joe Rivetto. Ma andando bene a vedere io che non amo cloni e scopiazzature apprezzo i fatto che il prodotto abbia una sua identità ben precisa. Quanto tenete e lavorate a questa vostra “identita”? Sicuramente il faccione Soul può trarre in inganno ma la nostra filosofia è completamente diversa, noi siamo più legati al mondo street funky i miei punti di riferimento a livello grafico sono Charrat, Stussy, Obey, mostri sacri che hanno fatto dello street un movimento importante. Mi dicono che il prodotto vende alla grande. Sarà l'immediatezza e la freschezza delle grafiche, il prezzo competitivo... Quali sono i vostri punti di forza e le freccie al vostro arco? I nostri punti di forza sono sicuramente quello di non aver mollato alle prime difficoltà e di averci sempre creduto, il rapporto che abbiamo con i clienti che consideriamo tutti amici. Siamo molto scrupolosi con loro e cerchiamo sempre di dare molta attenzione a tutti, curandoli e seguendoli nella
vendita Come immaginate di sviluppare il brand? Programmate la partecipazione a fiere italiane e internazionali del settore come Pitti e Bread & Butter? Sicuramente il prossimo obbiettivo è quello di partecipare a fiere di settore. Il Pitti è nellʼimmediato quella che affronteremo per prima. Negli ultimi anni a mio avviso è cresciuta molto come visibilità nel nostro settore. Il Bread & Butter è il sogno ma và sostenuta con una distribuzione di livello. Siamo già sbacat sul mercato spagnolo con ottimi riscontri, ma la strada è ancora lunga. Tre parole per descrivere il brand. Anche se sono cinque THANK GOD MADE ME FUNKY… Sogni nel cassetto? Continuare la strada intrapresa e ampliare il proprio mercato. Progetti e eventi speciali che avete in carniere? In cantiere abbiamo un progetto di collaborazioni con la nostra amata riviera e in contemporanea un evento che organizzeremo a Formentera per lʼestate prossima per sostenere la nostra rete distributiva spagnola. Siete ovviamente tutti invitati! Per ora saluto te, Marco, e tutti i ragazzi di Wait! e vi ringrazio per avermi dato questa grande possibilità di far conoscere il mio progetto. 45 www.soulstrear.com
100% ITALIAN 1
Streetwear 1. T-shirt Madson Discount. 2. T-shirt “Mi ami bitch� by Monoty Clothes. 3- 4. Portafogli in plastica della nuova collezione Monoty Clothes. 5. T-shirts Malph 6-7. T-shirt Bored
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THE DARK SIDE OF
Fashion
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1. Knitted sweater Rick Owens 2. Pantaloni cargo in pelle Julius 3. Giacca in pelle scamosciata a taglio vivo Dioniso 4. Sneakers vintage customizate con linguetta in pitone Dioniso
THE ITALIAN
Avantguarde
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5. Pantalone e jeans Haeng: il moschettone è il marchio di fabbrica. 6-7. Blazer con profili a contrasto Andy Richardson
ROCK & 1
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Chic! 3
1. T-shirt con ruges sulle maniche Surface To Air. 2. Giacca in pelle con taglio asimmetrico e borchie applicate Surface to Air. 3. Ballerine Repetto Lim. Edition in collaborazione con James Perse. 4. “Bockle Boots” di Chloë Sevigny For Opening Ceremony.
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5-6. Camicie check Maison Scotch. 7. Occhiali da sole Alexander Wang for Linda Farrow. 8. Vestito candeggiato della capsul collection “Obey + Catbreath”. 9. Bracciali intagliati a mano “Ripped off by Chanel” di Jessica Kagan Cushman.
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STREET
Trend 2
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1. Timex80 nella nuova colorazione Rainbow. 2. Nuove tees della collezione Natural di Madson Discount. Le stampe contengono particolari pigmenti profumati che, strofinati, emettono una gradevole fragranza fruttata. 3. Adidas Trefoil ObyO. Sneakers da collezione limited edition della collezione Adidas Originals by Originals.
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BRAND REVIEWS - NEW, HOT & FRESH Lo vedi e sembra Rick Owens. Un attimo. Ma la linea è femminile? Sì. Deve essere qualche brand giapponese dark-gotic rock. No. E' un brand italiano. Anomalia. La stilista è italiana. Sorpresa. Si chiama Alessandra Marchi. Pelle e lana infeltrita si mischiano a zip, per capi asimmetrici e dal gusto rock. La Rick Owens italiana è lei. E la roba è davvero bella. Sarà questo lo stile del futuro? www.alessandramarchi.it Phonz Says Black. Un progetto italiano, che prende il nome da Phonz , Alessandro Fontanes, già noto fascinoso designer e creativo (leggi PHCY) che fa team, o meglio gang, come amando dire loro, con Daniele Bianucci. I ragazzi hanno lanciato un progetto molto concentrato sum' idea, un idea precisa e un prdotto specifico. Blazer. Belle giacche con un dettaglio 'killer': la fodera interna (proposta in tante micro fantasie) si stacca e si trasforma in foulard. Un unico modello: scegliete solo colore e fodera. Poi potete salire sul palco e imbracciare la vostra Gibson. Ah, dimenticavo: c'è anche l'edizione limitata 'Ginson' con silhouette della chitarra lungo il risvolto interno della giacca. Supercool!
www.phonzsaysblack.it
Native shoes. Se ti piace la comodità delle Crocs, ma le trovi francamente orribili ecco la soluzione con stile. Le Native. Gli americani di Native hanno ricreato gli stili delle più famose sneakers (chucks by converse, era by vans, wallabee by clarks) nel materiale più leggero, anallergico, traspirante e moderno: l'EVA (leggi Crocs). Ora la comodità e lo stile, vanno di pari passo. Faranno il botto? Bhè chi lo 53 può dire. Stiamo a vedere.
SNEAKERS
Cult Nike Air Royalty Macaron
Jeremy Scott x Adidas Originals Nizza Tassels
Nike SB x HUF
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Jeremy Scott x Adidas Originals Mickey Mouse Hi
Sneakers Be Positive
Adidas Originals STAR WARS Nizza Hi TIE Fighter
SNEAKERS
Griffate Yves Saint Laurent
Sneakers Balenciaga
Golden Goose Sneakers Maison Martin Margiela
Sneakers Giuliano Fujiwara
Sneakers Cris Van Assche
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ART & EXHIBITIONS
ROY LICHTENSTEIN MEDITATIONS ON ART dal 26 Gennaio al 30 Maggio 2010 Triennale di Milano Roy Lichtenstein torna ad esporre in Europa con una grande mostra antologica che si preannuncia come uno degli eventi artistici più importanti del nuovo anno. Realizzata in collaborazione con The Roy Lichtenstein Foundation e prodotta dalla Triennale di Milano e da Alphaomega Art, in collaborazione con il Comune di Milano, l’esposizione include oltre cento opere, tele per lo più di grande formato, oltre a numerosi disegni, collages e sculture provenienti da prestigiose collezioni pubbliche e private internazionali. La mostra, suddivisa in sezioni tematiche, parte dai lavori degli anni ’50, poco conosciuti e molti di essi esposti per la prima volta, fino al periodo eroico della Pop Art, nei primissimi anni sessanta, in cui Lichtenstein definisce il proprio stile e linguaggio pittorico, e inizia una rivisitazione di opere celebri di artisti del passato più o meno recente. 56
SCHILE E IL SUO TEMPO dal 25 Febbraio al 6 Giugno 2010 Palazzo Reale - Milano Palazzo Reale presenta una straordinaria mostra dedicata al genio di Egon Schiele. La mostra permette di ripercorrere attraverso 40 suoi capolavori l'affascinante universo della breve vita artistica di Schile, dai ritratti di forte penetrazione psicologica, agli enigmatici paesaggi, alle opere di accentuato erotismo. Altrettanti capolavori degli artisti suoi contemporanei (Klimt, Kokoschka, Moser) affiancano i suoi dipinti, per meglio comprendere l'effervescenza della vita artistica della Vienna del tempo tra Secessione ed Espressionismo. I visitatori hanno così la possibilità di affacciarsi su quel palcoscenico vitalissimo degli ultimi anni dell'impero asburgico. Organizzata in collaborazione con il Leopold Museum, la principale raccolta di opere di Schile al mondo, la mostra offre così non solo la rara occasione di ammirare i capolavori del maestro, e dei suoi contemporanei, ma anche di tracciare un affresco del clima nel quale questi capolavori furono generati e del quale sono oggi viva testimonianza.
VISIONARY ART dal 3 aprile al 5 maggio 2010 Mondo Bizzarro Gallery - Roma Nel segno dell’incredibile e dell’immaginifico, Mondo Bizzarro Gallery inaugura la sua stagione primaverile con una collettiva che, ancora una volta, rappresenta un’imperdibile occasione di ammirare alcuni tra i più efficaci interpreti del pop-surrealism: la corrente artistica che, nata nella California degli anni Ottanta, ha conquistato platee sempre più vaste grazie alla propria capacità di sintetizzare in immagini le inquietudini, i sogni, le paure e i desideri della società contemporanea e dei suoi linguaggi. Protagonisti della collettiva sono gli artisti Greg “Craola” Simkins, Laurie Lipton, Dan Quintana, Naoto Hattori e Mike Davis: nomi che evocano storie di grande incisività artistica. Visionari e incantatori, gli artisti che daranno corpo a VISIONARY ART raccontano quello che è il nostro universo culturale di riferimento: un’ispirazione che fa della spontaneità un’occasione di liberazione e, dell’immagine, un momento in cui diventa necessario dare voce alle tante verità nascoste 58 che ci circondano.
WELCOME TO FRISCO - MIKE GIANT dal 25 febbraio al 10 aprile 2010 Galleria Antonio Colombo - Milano Fino al 10 Aprile 2010 la Galleria Antonio Colombo ipresenta "Welcome to Frisco", la prima mostra personale dell’artista americano Mike Giant a Milano. Maestro del tratto in bianco e nero, nonché rappresentante di punta del movimento underground a San Francisco a metà degli anni Novanta, Giant è noto a livello internazionale per i suoi graffiti, skateboard, tatuaggi e per l’estrema precisione delle sue grafiche. Per questa eccezionale mostra milanese Giant ha realizzato un nuovo corpo di disegni originali e multipli in cui racconta storie di femme fatale di città che vanno in bicicletta e propone iconografie religiose e vedute urbane di San Francisco, oltre a qualche teschio superstite, inevitabile memento mori del mondo street. Una pacifica esplosione underground in bianco e nero.
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