N. 27 12-09/01-10
Editoriale
“Devi continuare a riciclare te stesso” Chuck Palahniuk da “Invisible monsters”
Manuela Pizzichi La copertina è stata realizzata sulla base di un opera di EL RANA
felperia di ricerca DINAMIC A
LUCIDA BRILL ANTE malph.it
“Nova”, la nuova foto-videocamera a doppia impugnatura di Canon che vi permetterà di eseguire ogni regolazione senza mai staccare gli occhi dallʼobiettivo. www.canon.it
OS Calculators. Ispirato alle forme classiche dei software Windows e Mac. www.mintpass.com
8 Days Spiral Boule Clock di Hermes. www.hermes.fr
Prezioso mouse ottico in legno intagliato a mano. www.alestrukov.com
monoty.com
F/W 09/10 COLLECTION
Melty Chocolate Phones dal brand di design giapponese Q-Pot in collaborazione con Sharp. Marrone per la versione Belgian Chocolate, rosa per la Strawberry. www.q-pot.jp
Philco. Cassa per iPod realizzata da un taser Elettrico. www.philcoelettrodomestici.it
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Leica M7 Hermes Edition. Edizione limitata prodotta in soli 200 pezzi. In vendita a 9.000 euro circa. www.leica.com
“Union Jack” Wallpaper di Vivienne Westwood.www.viviennewestwood.com Per Altrosguardo non si butta via nulla. Lo dice anche il nome: i suoi designer ricercano e recuperano oggetti apparentemente ormai inutili o inutilizzabili: vecchi mobili, abiti, oggetti e accessori fuori moda a cui riescono ad infondere nuova vita ne nuov e inusitati assemblaggi. Ne nascono singolari creazioni e complementi di arredo, tutti pezzi unici che acquistano una nuova “vita” ed una nuova funzione, come queste lampade ““messa in luce””, create partendo da vecchi caschi per la messa in piega, come quelli che usavano le nostre nonne. www.myspace.com/altrosguardo
Pouf-seduta “Iko” di Steiner
“Rock”, lampada a sospensione di Foscarini firmata da Diesel. www.diesel.com Decorazione e “illusione” negli adesivi da parete in vinile di "Les Invasions Ephémères". www.lesinvasionsephemeres.com
Hoi Magazine Chair di Jules&Jeremy. www.julesandjeremy.com
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EL RANA Personaggio fuori dagli schemi, un po’ artista, un po’ tatuatore. Ma in realtà nessuna e tutte queste cose insieme. Abbiamo conosciuto El Rana a Milano, presso lo Showroom 247, in occasione di una sua personale, e siamo rimasti letteralmente affascinati dalla sua insolita arte. Skateboard come tele, su cui El Rana dipinge, crea, in una commistione fra arte sacra e iconografia contemporanea, con continui rimandi al mondo del tatuaggio old-school. Intervista di Marco Bianchi Come nasce un tatuatore? E come nasci tu... Raccontaci la tua storia, quella che ti ha portato fin qui. In realtà io ho tatuato solo per pochi mesi, perciò non mi posso definire un tatuatore. Sono un amante di quest’arte, e dopo essermi reso conto che tatuare non era la mia strada ho preferito svolgere il mio lavoro, l’orafo, usando l’iconografia del mondo del tatuaggio, quella religiosa religiosa in particolare, vendendo poi le mie cose nelle tattoo convention di tutto il mondo. Come nasce il nome “El Rana”? Ho molte rane tatuate addosso e quando mi tatuavo con tatuatori spagnoli mi hanno dato questo nome. Da chi hai imparato? Hai avuto un maestro famoso? Mi sono appassionato al tatuaggio frequentando la bottega del piuʼ vecchio tatuatore italiano, Maurizio Fiorini. Tra l’altro Maurizio ha da poco chiuso il suo studio e ha scritto un simpaticissimo libro che vi consiglio caldamente! Mi hanno raccontato in showroom che prendi parte a performance molto particolari dove alcune persone vengono appese,
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sollevate da aghi che trapassano la schiena. E vero? Raccontaci qualcosa. Non è assolutamente vero, non sono un amante del piercing e delle sospensioni. Come preferisci definirti? Tatuatore, artista o cos'altro? Non sono un tatuatore come ho piuʟ volte ripetuto e non amo definirmi in nessun modo. Come c'entra l'arte sacra con il tatuaggio? I temi sacri son diffusissimi nel tatuaggio, da sempre. Sei religioso? Come e in che modo la religione è entrata a far parte delle tue opere?
Non sono religioso fervente, ma sono appassionato dalle immagini religiose, cristiane e non. Come è nata l'idea di creare opere d'arte utilizzando come base skateboard e snowboard? È nata per caso quando mi hanno invitato ad una mostra parigina dove venivano esposti solo skate! Lì ho avuto una vera illuminazione. Come realizzi i tuoi ciondoli e le tue fusioni? Raccontaci la procedura... Dall'idea, alla realizzazione dell'oggetto. Penso i miei monili, che realizzo con la tecnica della cera persa, sempre affiancato dall’ʼamico Massimo Bennati! Sono tutti realizzati con la tecnica della microfusione in argento o bronzo e tutti sono ispirati ai miei temi che definirei ormai “classici”: il mondo religioso e quello del tatuaggio. E' vero che ti definisci un “campagnolo”'? Cosa non ti piace di una grande metropoli come Milano? Riusciresti mai a vivere qui? Non mi definisco un campagnolo, vivo in una cittaʼ toscana che si chiama Arezzo. Milano è una cittaʼ molto bella che ti da tantissimo e ti chiede tanto, ci vengo spesso ma, come in ognuno dei miei viaggi, alla fine sento il bisogno di tornare dove sono nato e dove vive tutta la mia famiglia! So che ti sei sposato? Anche i 'bad -boys' mettono la testa a posto? Si, mi sono sposato da poco, ma non sono mai stato un bad boy. Cosʼè un bad boy? Hai fatto il viaggio di nozze in America. Cosa ti ha impressionato maggiormente di questa esperienza? Hai portato via qualche ispirazione per le tue opere? Durante la mia luna di miele non ho pensato nemmeno un minuto al lavoro, comunque non era la prima volta che andavo negli States. Quello che
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è indubbio è che è un posto che mi piace, e che molte delle mie opere ci sono influenze made in Usa. Qual'è il tuo sogno nel cassetto? Vivere sereno con la mia famiglia. Come ti immagini tra 20 anni? Non lo so, spero solo di stare bene e per il resto non voglio pensarci.
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365 GIORNI CON LAUREN WITHROW Intervista di Pierpaolo Bironi. Lauren Withrow è una ragazza americana che vive in Texas in una cittadina chiamata Mckinney e da sempre ha una passione: fotografare. E' la fotografia a scandire la sua vita, le sue emozioni, fino alla decisione di realizzare un progetto davvero singolare: immortalare sulla pellicola un anno di se stessa, con uno scatto al giorno per 365 giorni. E lo ha fatto sul serio. Le sue foto crescono di qualità con il passare dei giorni, e lei comincia a perfezionare il suo stile passando attraverso corsi di fotografia e certezze professionali. Questo talento e le sue doti sono state notate da molti in rete e WAIT! che da sempre, per filosofia, vuole essere talent scout e “amico” dei giovani artisti, ha deciso di rintracciare questa prometente fotografa free lance e farle qualche domanda, sicuro che presto si sentirà parlare di lei. Lauren parlaci brevemente di te e del tuo sogno. Ho la passione della fotografia da sempre e sogno di poter, con i miei scatti, mostrare il mio mondo di emozioni. Vorrei diventare una fotografa affermata e creare un mio stile, che possa essere a sua volta di influenza per altri giovani artisti. La fotografia è unʼestensione di tutto il mio essere, di quello che sono. E' proprio da questo che è partito il progetto “365”: rappresentare senza alchimie, senza sotterfugi, senza filtri, la vita di una persona. In questo caso la mia, non per essere al centro dellʼattenzione o perché sono narcisista ed egocentrica, ma semplicemente perché è più semplice rappresentare me stessa che qualsiasi altro.
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Quando scatti cosa pensi, cosa vedi-
nella tua testa? Non te lo posso dire con precisione perch茅 passano una miriade di pensieri che si accumulano e si traducono poi nello scatto finale. Che tecniche utilizzi per comporre una foto, se ce ne sono? Nessuna tecnica. Cerco di catturare un momento, di imprigionare un istante. Mi concentro solo su quello. E始 tutto automatico, le variabili sono il luogo in cui mi trovo, la situazione ed il tipo di immagine che mi trovo davanti.
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Ti ispiri a qualche modello? In realtà a nessuno, cerco di fare qualcosa di nuovo e bello. Diverso da tutto. Chi è per te Lauren Withrow? Una ragazza con tanti sogni e con una passione infinita per la fotografia. Professionalmente sei nata da poco, sei una free lance, parlami dei tuoi progetti. Ho studiato fotografia per due anni: un corso di foto in studio e uno di digitale. Sto cercando di organizzare un nuovo portfolio e una mostra che però ora è lontana. Recentemente ho inaugurato il mio sito ufficiale: www.laurenwithrow.com. Cosa consigli a chi, come te, vuole sfondare e magari ha perso le speranze? Consiglio di non perderle. Di crederci, e continuare per la propria strada. Fare foto su foto seguire un progetto e portarlo a termine, trovare un modo di farsi conoscere e farsi vedere senza paura, il resto, se si è bravi e si ha talento viene da sè. Cosa ti aspetti dal futuro? Spero di migliorare, di diventare veramente una fotografa professionista. Vorrei trovare il mio stile e trasmetterlo ad altri, suscitare pensieri ed emozioni con i miei scatti e crescere nella qualità delle mie foto. La cosa certa è che non voglio essere un granello di sabbia disperso nel mondo. Voglio distinguermi, ispirare, diventare grande. Noi di Wait! non possiamo che farle il nostro più grande “in bocca al lupo”.
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TITAN presenta “RODEO” Intervista di Gabriele Medico Il giovane dj abruzzese dopo aver conquistato i club piu' importanti d'Italia e dopo essersi fatto notare dai migliori dj del mondo quali Armand Van Helden, Bloody Beetroots, MSTRKRFT, ecc. con l'EP Bruxism Groove, torna sulla scena con un nuovo disco dal titolo Rodeo. Casse french e suoni alla “studio 54” contraddistinguono il set esclusivo e coinvolgente di questo nuovo talento marchiato "LA VALIGETTA”. Come nasce il nome TITAN? Ma in realtà il nome è una cosa curiosa. Serviva un nome per creare il myspace e non sapendo quale usare ho preso il nome di una bici che era parcheggiata sotto casa. Come è stata la produzione del nuovo disco? Lavoro lungo e faticoso anche perchè dovendomi dividere tra il negozio e il Dj non c'e mai tempo. Poi anche il remix per i MSTRKRFT ha portato via un po' di tempo... Troppo lavoro, meglio però perchè è molto stimolante! Come catalogheresti i tuoi EP in un negozio musicale? Sicuramente li metteri nello scaffale ITALO-TERRONE. I Soulwax discono "2 Many Dj's". Secondo te è veramente così oggi? Ci sono troppi dj? E' diventato un mestiere alla portata di tutti? Credo di sì, poi con l'avvento di programmi come Ableton Live o simili, tutti possono fare musica, anche grazie a funzioni come i Sidechan le cose si sono semplificate parecchio. Penso anche che con il ritorno di detereminate sonorità piu retro' le cose si compli26
chino e avvenga una specie di scrematura naturale. Gli ultimi 3 dischi che hai comprato? Modjo, lʼalbum omonimo, Ghettoblaster di Armand Van Helden e Infinity+1 di A-Track Cosa c'e nel tuo futuro? Per ora un remix di Tommie Sunshine e tutto cio' che mi si prospetterà in seguito all'uscita del nuovo EP Rodeo. Conclusioni e saluti? Un saluto e un ringraziamento ad Allo e alla sua ragazza, senza la quale non avrebbe mai notato il mio disco Bruxism Groove, a Coojo e a tutto il lavoro che c'e dietro alla Valigetta.
Zelienople - Give it up Nebulose slo-core dalle tinte psichedeliche. La nuova creatura del trio di Chicago è un appuntamento da non perdere. Voto: 7,5 M.L.
Dälek - Gutter tactics Il giorno in cui questi signori daranno alla luce un album mediocre, allora sì che sarà una notizia. Voto: 7 M.L.
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Jónsi & Alex - Riceboy sleeps
Bonnie ‘Prince’ Billy Beware
Giunge infine all’approdo discografico il sideproject in chiave ambient di Jón Þór Birgisson, cuore pulsante dei Sigur Rós. Niente male. Voto: 6.5 M.L.
Il principe concede l’ennesima prova d’autore della sua carriera. Con la consueta classe ed un tocco di mestiere. Voto: 6.5 M.L.
Dente - L’amore non è bello
The swell season Strict Joy
Giunto alla terza prova su disco, Giuseppe Peveri fa pieno centro con un songwriting delicato, ironico, dolceamaro. Voto: 6.5 M.L
Reduci dal dolcissimo “The swell season”, Glen Hansard e Markéta Irglová deludono, sfortunatamente, le aspettative. Voto: 5.5 M.L
EDITORS - The Light and on This Evening.
Moby - One Time We Lived (Hi-Jack RMX).
Gli Editors tornano alla ribalta con il loro terzo album, anticipato dal singolo Papillon. Sintetizzatori, tastiere e suoni alla Kraftwerk caratterizzano il loro nuovo stile. Voto:8 G.M.
Il giovane Dj inglese è riuscito a reinventare il sound di Moby con le sue ormai famose casse gommose accompagnate da suoni zompettanti. Bravo Hi-Jack! Voto:7 G.M.
Yeah Yeah Yeah - Heads will roll (a-trak remix).
Vitalic - Poison lips.
Solo a-track poteva dare quel tocco in più a questo disco preparandolo al meglio per infuocare i dancefloor di tutto il mondo. Sonorità avvolgenti in pieno stile 90’s!!! YEAH x3. Voto:9 G.M.
Nuovo lavoro per Vitalic che strizza l’occhio agli anni 70 e a un sound leggero e raffinato... Un disco così piacerebbe anche al buon caro vecchio Cerrone!!! Voto: 7 G.M.
Crookers feat. Soulwax & Mixhell - We Love Animals. Italia, Belgio e Brasile si fondono per creare un disco dalle sonorità un po’ 80 ma allo stesso tempo innovative. Gran bel lavoro per questa crew improvvisata, e poi è ProAnimals! Voto:8 G.M.
Balatta & Inesha - Bite your lip. La coppia sicula torna all’attacco con un nuovo Ep, questa volta il lavoro è prodotto LA VALIGETTA. Grandi ospiti hanno collaborato ai remix. Gran bel lavoro! Voto:8 G.M.
RECENSIONI New & Cult The Fauns – The Fauns (2009, Laser Ghost Recordings) The Sea Urchins, Another Sunny Day, Talulah Gosh!, Blueboy, The Field Mice, Secret Shine, East River Pipe, The Hit Parade. Questi e molti altri nomi, ai britannici Fauns, non suoneranno certo nuovi. Perché Bristol – la loro Bristol – li ha serbati e cullati all’interno di uno scrigno colmo di luce chiamato Sarah Records. Perché Bristol – la loro Bristol – è stata per quasi un decennio la custode di una dolcissima, indimenticabile, carezzevole rivoluzione. Perché Bristol – la loro Bristol – rimarrà nell’immaginario di una generazione silenziosa (e non solo) La Mecca dei cuori infranti, delle lacrime in festa sulle note di una speranza. Quindi no, potete giurarci. Questi nomi, ai Fauns, non suoneranno certo nuovi. Autore di uno tra i migliori debutti del 2009, il sestetto inglese attinge alla purissima fonte dell’indiepop, dipinge riverberi shoegaze con maestria e delicatezza, regala all’umanità nove, piacevolissime perle originali più una cover “di un certo” Ken Sweeney. Cos’altro aggiungere. MICHELE LEONARDI
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Fuck Buttons – Tarot Sport (2009, Atp) Che i Fuck Buttons sapessero il fatto loro, in fondo, lo si era ampiamente intuito un anno fa. Giunto alla seconda, ingombrante fatica discografica, il duo di Bristol conferma le ottime impressioni dell’esordio e stupisce persino i più scettici. Sotto l’attenta supervisione di Mr. Andrew Weatherall (deus ex machina, tanto per intenderci, di Sabres of Paradise e Two Lone Swordsmen), Andrew Hung e Benjamin John Power levigano le sonorità del precedente “Street Horrrsing”, confezionando un’opera multiforme, concreta e al contempo sfuggente. Come inquadrare gli squarci repentini di Surf Solar, il lacerante incedere di The Lisbon Maru, l’accecante deflagrazione di Olympians, i malinconici tribalismi drone della conclusiva Flight Of The Feathered Serpent? Vorticoso, alienante, dal fascino indiscusso: “Tarot Sport” entra di diritto tra i migliori titoli di un’annata a dir poco ottima. Non la prima, d’altro canto, di questi bistrattatissimi anni zero. MICHELE LEONARDI cult
The Field Mice – Coastal (1991, Sarah Records) Quattordici gocce che inondano l’anima. Quattordici, splendidi arcobaleni che si affacciano timidi sulle nubi. Quattordici, lucenti capolavori che compongono una raccolta storica, probabilmente tra le più note nell’universo indiepop. Citare ogni singolo episodio sarebbe quantomeno delittuoso, concentrarsi su un singolo brano piuttosto che un altro – una futile, miope regia. Godetevi il viaggio, semplicemente. Dall’arpeggio iniziale di “September’s not so far away” alla brezza che dolcemente accompagna “Between Hello and Goodbye”. Lasciate che questa magnifica band vi rosicchi il cuore poco a poco, avidamente, delicatamente. Abbandonatevi alla meravigliosa marea di opere d’arte che, per poco più di un quinquennio, si è affacciata sul mondo dalle finestre di casa Sarah Records. “Rea”, quest’ultima, d’aver consegnato la storia alla storia. D’aver accompagnato lungo il tragitto dell’immortalità, mano nella mano, protagonisti indimenticabili come i Field Mice. MICHELE LEONARDI
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EMMA TRAVET “ Voglio scrivere per Vanity Fair”“ Intervista di Annalisa Varesi Erica Vaglierino, aka EmmaT, è una giovane giornalista pubblicista cuneese con un grande sogno: “Scrivere per Vanity Fair”. Ha scritto un romanzo, e cercava disperatamente un editore che volesse darle un po’ di fiducia e pubblicarlo. Ma restare con le mani in mano neanche a parlarne! In attesa che si smuovessero le acque, Erica ha iniziato a cercarsi da sola un po’ di visibilità, come fanno in molti, con i social network, ma con tanta passione e caparbietà in più. Un’ autopromozione in piena regola, con tanto di eventi, mostre e merchandising ufficiale. In tanti hanno risposto alla sua chiamata, perché diciamocelo, rimanere indifferenti ad EmmaT e al sue entusiasmo non è facile. E poi finalmente, poche settimane fa…
Comincerei dicendo che la tua è un'avventura a lieto fine. Ma come è cominciata? La mia avventura è cominciata nel 2007, quando ho incontrato alcuni creativi su myspace, che mi hanno dato interessanti idee per realizzare il progetto EmmaT: esempio innovativo di self marketing applicato alla promozione di un libro non ancora esistente. In pratica, ho usato myspace, il blog emmatvanity.style.it e facebook per far vivere il mondo della protagonista e creare curiosità. Ho usato internet per testare il mio progetto e anche per trovare lʼeditore. L'idea dell'autopromozione - esempio perfettamente riuscito di "guerriglia marketing"- come ti è venuta? Ho studiato un poʼ di marketing e mi interessa tutto quanto ruota attorno a questo mondo. Però adoro anche lʼarte contemporanea, che mi ha portato alla Biennale di Venezia nel 2005 e mi ha fatto “incontrare” le opere di un collettivo di artiste che sfrutta-
vano la guerriglia marketing per autopromuoversi. Lì è stato un flash. Ho pensato:“Quando scriverò il mio libro, voglio usare anche questo modo di promuoversi.” Poi, nel 2007, ho visto delle opere di Obey Giant (ndr. Shepard Fairey), ho studiato il suo sito e così è nata lʼidea del selfmarketing applicato al mio libro. C'è stato un momento in cui hai pensato di mollare tutto? Mollare tutto, no, perché EmmaT è la mia creatura e ancora mi diverto a farla vivere sul web e in giro per il mondo. Ma ho avuto un attimo di “scazzo” (se mi permetti) a gennaio 2009. Ero da tre mesi su Facebook come Emma Travet e passavo più tempo a cancellare e-mail idiote che altro. Poi, ho incontrato dei giornalisti che si sono interessati al mio progetto e mi hanno dato dritte utilissime. Da lì sono diventata “amica di amici” ed ho capito, dai loro commenti, che sarei dovuta andare avanti. Poi, finalmente, la pubblicazione. Dopo aver spedito, in un anno, il manoscritto a 33 case editrici, lo scorso anno, ad ottobre, ho detto “Basta, io mi fermo qui.” E sai che lʼultima alla quale ho mandato il libro, è stata poi quella che mi ha pubblicato? E lʼeditore mi seguiva da gennaio anche su Facebook. Parlaci del tuo romanzo in 5 aggettivi. Frizzante, ironico, leggero ma non stupido, contemporaneo. Infine, sul fronte Vanity Fair ci sono novità? Sì…Premessa: è da due anni che seguo il blog di Vanity Fair su style.it. Gli ho scritto qualche volta, poi, lo scorso anno, sono andata in redazione a Milano a consegnargli un pacchetto con spillette e adesivi EmmaT. Ritornando ad oggi: a settembre ero alla sfilata di Blumarine con Lidia, una mia amica fotografa. Appena sedute ci accorgiamo che nel parterre cʼerano tutti, ma proprio TUTTI i direttori delle riviste italiane di moda più note. Dopo pochi attimi inquadro Luca Dini. Così a fine sfilata sono andata a presentarmi e gli ho chiesto un appuntamento in redazione. Dopo una settimana ho chiamato la sua segretaria e sono andata allʼincontro il 20 ottobre. Abbiamo chiacchierato per 40 minuti. Adesso dovrei ritornare a Milano a breve, a portargli il libro. Il resto…chi lo sa? Ad ogni modo…finger cross. E noi di Wait le teniamo incrociate con te!
emmat_vanity@hotmail.com emmatvanity.style.it www.myspace.com/emmat_vanity (da dove tutto è partito) www.emmatravet.it
“LA BREVE FAVOLOSA VITA DI OSCAR WAO” di Junot Diaz. Mondadori Mi sento di ringraziare Junot Diaz, e di farlo dal profondo del cuore. Lo ringrazio per aver scritto questa storia, per avermi regalato uno dei personaggi più simpatici, toccanti e commoventi di cui mi sia mai capitato di leggere. Un personaggio che non si dimentica facilmente Oscar, con i suoi 120 kg, l'amore per i libri, per la fantascienza e i giochi di ruolo, con i continui riferimenti al Signore degli Anelli. Oscar, con i “punti carisma”, l'ossessione per l’amore, e la paura di morire vergine. Lui solo vale la spesa e la lettura di questo libro. Ma se non bastasse Diaz ci regala un'intera famiglia di personaggi al suo livello, in un intreccio di esistenze surreale, drammatico ed assolutamente ipnotico. Capolavoro. ANNALISA VARESI
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“DIECI INVERNI” di Valerio Mieli. Rizzoli Dieci inverni è un romanzo d’amore scritto da Valerio Mieli, regista e scrittore. La pubblicazione di questo libro precede l’uscita del film prevista per il 10 dicembre in tutte le sale italiane. La storia, ambientata a Venezia si svolge in un arco di tempo di dieci anni nel quale i due protagonisti, Camilla e Silvestro, avranno il tempo di amarsi, odiarsi, essere amici, nemici, incontrarsi e e scontrarsi. Camilla dopo aver lasciato la Russia, suo paese d’origine, sbarca a Venezia dove incontra Silvestro. La storia, raccontata per quadri, aperti come finestre sulla vita dei due protagonisti, non è mai banale, completata da una buona scrittura veloce e spigliata ricca mai noiosa e ricca di umorismo. Dopo il loro incontro Silvestro e Camilla ne passeranno tante assieme in un viaggio di vita lungo che li porterà in Russia e poi ancora a Venezia, lì farà convivere, piangere e ridere, ma soprattutto vi coinvolgerà e appassionerà. PIERPAOLO BIRONI “DIGESTIONE DEL PERSONALE” di Paolo Cacciolati. Edizioni TEA In un momento di crisi, dove il posto fisso appare una chimera per tanti ecco il romanzo d’esordio di Paolo Cacciolati, impiegato nel settore industriale torinese. Trai intrighi amorosi, storie d’ufficio, manager schizzati, personaggi strani e al limite in un mondo dove il precariato ormai è la routine, il protagonista, Marco Michichi, è un affermato consulente aziendale in giacca e cravatta che incarna la follia dei giorni nostri. Un personaggio inusitato che tra generatori di entusiasmo, tecniche di persuasione, colloqui motivazionali per individuare le “teste da tagliare”, va avanti per la sua strada, scandendo ogni giorno il suo motto:”L’importante è andare avanti e fare soldi.”. Fino a che il direttore dell’azienda non verrà trovato morto. La storia procede sull’onda di una scrittura aggressiva ed un umorismo crudo che attirerà il lettore nel mondo del lavoro più spietato. Una bella prima opera da consigliare per i prossimi regali di natale. PIERPAOLO BIRONI
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0-11 Presents F all / Winter 201 Lombardia - Liguria
Lombardia - Liguria - Piemonte
Italia
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SURFACE TO AIR Intervista di Marco Bianchi In Italia in tanti li hanno conosciuti grazie alla loro collaborazione coi Justice. Era il momento, circa un paio di anni fa, in cui il duo francese fece il boom (e scuola) con il suo disco dalla copertina con la croce luminosa. E le loro strepitose giacchette in pelle e i jeans erano proprio di Surface To Air. Oggi S2A propone uno dei fashion-brand uomo e donna più interessanti del panorama internazionale. Ma sopratutto è molto di più di un marchio d’abbigliamento: è un collettivo mutidispilinare che incrocia arte, filmografia, moda e molto altro. La formula magica per realizzare un boom planetario? Può darsi. Abbiamo incontrato la PR-manager Chloe per saperne di più. Quando nasce Surface To Air? Surface To Air nasce all'inizio del 2000, quando un gruppo di amici si sono riuniti per lavorare insieme ad un progetto in cui credevano. Da allora il team è cresciuto, ed oggi la nostra attività si estende a molti ambiti creativi. Ma rimaniamo comunque una grande, pazza famiglia. Perchè il nome “Surface to Air”? Perchè no? Ma per favore non confondeteci con i missili militari! (condividiamo lo stesso nome...)
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Voi amate dire che Suface To Air è un “collettivo di attività”. In quali differenti ambiti lavorate? Oggi svolgiamo cinque attività con il gruppo Surface To Air, che consistono in “Surface To Air Collection (abbigliamento ready-to-wear uomo e donna), “Surface To Air
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Agency” (consulenza creativa per altri brand come UNIQLO, Lois Vuitton, Sony, Diesel & L'Oreal), “Surface To Air Film” (video musicali diretti da Jeremie Rozan & Martial Schmeltz come quelli dei Justice, dei Chromeo, A-trak, Midnight Juggernauts, The Streets), “Rendez-Vous Tradeshow” che è una fiera che si tiene 6 volte l'anno a Parigi e New Yok, e infine “LENEWBLACK” la prima fiera-fashion online che sia mai stata creata e che è ora alla sua seconda edizione. E' il settore fashion quello dove state ottenendo il maggior successo? Penso che se non fossimo un collettivo, e ci focalizzassimo esclusivamente sul fashion...il successo sarebbe inferiore. Noi traiamo ispirazione reciproca da tutti i nostri “department” creativi. La scorsa stagione Surface To Air era piuttosto rock. Ma ho visto l'utima collezione e non mi sento di dire che si tratti di puro rock' n roll style. Come definireste allora il vostro stile? Surface To Air è sempre stato “vestire vestiti che noi stessi avremmo voluto davvero indossare ogni giorno”. Ci saranno sempre tendenze e stili che ameremo seguire...Voglio dire parliamo di fashion! Ma vogliamo in ogni caso mantenere l'estetica che rende in nostri vestiti semplici, ben fatti e sempre 'in'. Chi sono gli stilisti? Il designer per l'uomo è Aldric Speer. Il capo designer donna è Dorothee Loermann. Dove producete le vostre linee? In differenti paesi in giro per l'Europa... Mentre il nostro denim è fatto in Giappone. Quali sono i vostri piani di crescita? Mi avete detto che non avete intenzione di fare pubblicità tradizionale. Solo grandi collaborazioni (come come quella coi Justice e ora quelle coi Kings Of Leon) e il prodotto puro e semplice?
Stiamo pianificando in futuro collaborazioni con altri artisti, ma per il momento siamo concentrati sulla nostra ultima collaborazione con i Kings of Leon. Surface To Air non ha mai pensatoi di creare campagne pubblicitarie perchè non abbiamo interesse a competere sullo stesso piano con gli altri enormi luxury-brand. L'ultima collaborazione coi King of Leon sembra essere davvero qualcosa di grosso, figo e direi 'giusto'. Potete dirci quale sarà la prossima? Magari per la linea donna? Siamo molto orgogliosi della collaborazione coi Kings of Leon. E quella che ne è venuta fuori è una “capsule collection' che rimane classica e pienamente nello spirito di Surface To Air. Amiamo il feeling rock classico che la collezione ha in sé e penso che ognuno potrà trovarci un pezzo perfetto per sé. Per il futuro, sì.. Decisamente faremo una collaborazione femminile per il prossimo anno, ma non posso ancora dire chi sarà! Avete aperto un negozio in Brasile. Avete intenzione di aprire nuovi spazi in giro per il mondo? A marzo apriremo un nuovo store a Copenaghen assieme al negozio Paris Texas. Pensiamo anche che a un certo punto finiremo per aprire un negozio a Los Angeles. E a proposito del vostro nuovo negozio a Parigi? A gennaio 2010 apriremo un nuovo flagship store, posizionato nel quartiere Marais. Non lontano dalla nostra attuale boutique. Il nuovo spazio ospiterà esibizioni di artisti, designer di vario genere e, chiaramente, le collezioni uomo e donna di Surface To Air.
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JACOPO J. MOSCHIN Intervista di Manuela Pizzichi
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T-shirt Obey “Glow in the dark”: l’inchiostro della grafica si illumina al buio
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Felpe Madson Discount della serie ”Stories” con effetto vintage-wash
T-shirt Obey
T-shirt Byg Bang
Maglione Andy Richardson Felpa Malph con stampa scotch
Camicia Obey
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Felpa e t-shirt Monoty Clothes Headphones Paul Smith
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T-shirts Soul Strear
Piumino smanicabile Malph
Giubbino Andy Richardson Vivienne Westwood Skull Gloves Giacca in pelle Kill City
Resistance Biker Down Jacket
Super sunglasses modello“Lucia”
Chloe Susan Boots
Cardigan Cheap Monday
Siete fan dellʼesclusivo? Intendo non nel significato economico del temine, ma nel senso dellʼ unicità e dellʼ handmade. Ecco, Madeleine Couture è quello che fa per voi. Queste tees infatti di “seriale” non hanno proprio nulla. Sono veri e propri pezzi unici, personalizzati e coccolati uno per uno delle dolci e sapienti mani della loro creatrice, Greta Pigatto. Sul sito www.aldomoro5.it potrete trovare e acquistare i pezzi al momento disponibili, o farveli personalizzare. Per un capo esclusivamente vostro.
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Maxi- tee pailettata effetto bustier Costume Dept
Dr. Martens 1460 8 eye boots
T-shirt IUCU 979 by Blomor
Maxi pull Ground Zero
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Felpa Obey
Reebok Topdown Hellz Bellz
Shorts Soul strear
Felpa - Montgomery Madson Discount
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Unearthen Watch. Pezzi vintage, di recupero e perfettamente funzionanti, a cui è aggiunto un elemento decorativo semplice, quanto ricercato e riconoscibile: una piramide di cristallo. Lʼora è possibile leggerla scrutanto le facce del cristallo, e non sarà il massimo della comodità, ma poco importa. Il fascino è tanto, e colma questi piccoli inconvenienti.
BRAND REVIEWS - NEW, HOT & FRESH LEATHER CROWN. Questa scarpe sono furbissime e indovinate. Inutile girarci attorno, la forma e quella delle Golden Goose (peraltro già non innovativa di per sè). E anche le abrasioni e sporcature sono proprio GG. Lʼeffetto però è ottimo. Come la qualità. Potrebbero emergere pesantemente dalla nicchia MARCO BIANCHI
ELEVEN PARIS. Ecco il brand più furbo dellʼanno. Francese, prende il nome da unʼomonima boutique parigina. Il termine furbo non ha unʼaccezione del tutto positiva, ma in tempi di crisi può diventare MOOOLTO positiva. Eleven cattura con maestria tutti i trend rock e underground del momento, e lo fa MOOOLTO bene. Magliette basiche con scollo a V o U, pantaloni a cavallo basso, diverse scopiazzature da All Saints, t-shirt da poser alla Plastic. Il mix però è una bomba. www.elevenparis.com MARCO BIANCHI
HUMOER. Ricarichi a palla per i negozi e prezzo finale al cliente concorrenziale? Eʼ una bella idea... Ma ci deve essere anche il prodotto. Il prodotto un paio di stagioni fa era molto danese e molto ʻdifficileʼ... Ora, invece, cʼè. Il pantalone Santiago con cavallo super-basso diventerà unʼ icona ed è già un best-seller. www.humoer.dk MARCO BIANCHI
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Nike Savage Beast
Vans Del Barco
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Reebok Pump by Juicy
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ART & EXHIBITIONS Ray Caesar – Sogni di cristallo Dal 5 Dicembre 2009 al 28 Gennaio 2010. Mondo Bizzarro Gallery, Roma Mondo Bizzarro Gallery presenta la seconda personale italiana dell’artista canadese Ray Caesar (Londra 1958). Quello di Caesar è un vero e proprio “manierismo tecnologico”. La sua creatività è onirica e visionaria, le sue opere sono finestre in altri mondi, spesso i santuari di visioni difficili da raccontare, e a volte anche da guardare. Le figure umane che egli costruisce sono senza tempo, seducenti e luminose come cristalli, tali da emanare il fascino di gelidi angeli, simboli di assoluta purezza capaci di sfidare qualsiasi forma di crudeltà e ingiustizia. Un'arte che sorprendentemente è tutta digitale, realizzata al computer con il programma Maya: i suoi “quadri 3D”, stampati su carte fotografiche o su altre carte di pregio, sono caratterizzati da una composizione complessa e da un particolare uso della luce, volto a sottolineare espressioni, pose e movimenti irreali, se non addirittura soprannaturali. www.mondobizzarro.net Edward Hopper Dal 14 Ottobre 2009 al 31 Gennaio 2010, Palazzo Reale, Milano Edward Hopper (1882-1967) è il più popolare e noto artista americano del XX secolo: pittore della vita quotidiana, delle solitudini umane e dei paesaggi, è certamente il riconosciuto caposcuola del Realismo americano. Suddivisa in sette sezioni, la mostra ripercorre tutta la produzione di Hopper dagli anni in cui studiava a Parigi - con il capolavoro di questo periodo Soir Bleu - fino al periodo “classico” e più noto degli anni ‘30, ‘40 e ’50, per concludere con le grandi e intense immagini degli ultimi anni. Il percorso prende in esame tutte le tecniche predilette dall’artista, l’olio, l’acquerello e l’incisione, con particolare attenzione all’affascinante rapporto che lega i disegni preparatori ai dipinti: un aspetto fondamentale della sua produzione fino ad ora ancora poco considerato nelle rassegne a lui dedicate. In mostra eccezionalmente anche uno dei suoi Artist’s ledger Book, i famosi taccuini che riempiva insieme alla moglie, dove si vedono abbozzati molti dei suoi dipinti a olio. L'esposizione sarà arricchita di un apparato biografico e storico, in cui verrà ripercorsa la storia americana dagli anni ’20 agli anni ’60 del XX secolo: la grande crisi, il sogno dei Kennedy, il boom economico, ecc. Un’occasione dunque anche per capire di più e meglio l’America di Barak Obama. www.edwardhopper.it 56
Steve McCurry - Sud Est Dall' 11 novembre 2009 al 31 gennaio 2010. Palazzo della Ragione - Milano Steve McCurry (Philadelphia 1950), uno dei grandi maestri della fotografia del nostro secolo, giunge finalmente in Italia, a Milano, con una mostra unica nel suo genere, dedicata ai trentanni più intensi della sua carriera. Un’eccezionale raccolta di quasi 200 scatti che accompagnano il visitatore in un racconto, che si snoda in un percorso dove volti, colori, paesaggi e luci, pervasi da una magica atmosfera, segnano l’identità di paesi come l’Afghanistan, l’India, il Tibet, la Birmania, colti attraverso l’obiettivo di uno dei maestri del fotogiornalismo, premiato già due volte con il World Press Photo Awards, il premio Nobel della fotografia. Il percorso espositivo è la narrazione del viaggio silenzioso che Steve McCurry ha più volte intrapreso nel Sud e nell’Est del mondo - da qui il titolo - dove si è trasformato in osservatore per renderci testimoni di luoghi che sembrano non incrociare il nostro sguardo. “Ho voluto trasmettere al visitatore – afferma Steve McCurry il senso viscerale della bellezza e della meraviglia che ho trovato di fronte a me, durante i miei viaggi, quando la sorpresa dell’essere estraneo si mescola alla gioia della familiarità”. www.stevemccurrymilano.it
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