fp femminile
plurale a cura di: roberto mutti
autoritratti di: noemi belotti michela bernasconi silvana celentano mirta kokalj leda mattavelli Wanda Perrone Capano elisabetta righi Desiree sacchiero francesca todde
fp femminile
plurale
“The illiterate of the future will not be the man who cannot read the alphabet, but the one who cannot take a photograph.” “Non colui che ignora l’alfabeto, bensì colui che ignora la fotografia, sarà l’analfabeta del futuro.” Walter Benjamin
Tutte le fotografe protagoniste di questo catalogo hanno svolto il loro percorso di formazione all’istituto italiano di fotografia
Avete presente quelli che parlano dei giovani e spiegano chi sono e che cosa fanno e perché sono diversi da quelli delle generazioni che li hanno preceduto? Ecco, sono quelli che non li conoscono. Per farlo bisogna essere molto attenti, mettersi un po’ da parte, stare in silenzio e osservare perché spesso sono gli stessi giovani a mandare segnali tutti da interpretare, veri e propri messaggi affidati a una bottiglia pronta ad essere aperta con tutta la curiosità necessaria. Fra tutti i messaggi, quello fotografico ben si presta a questo scambio dialettico fra chi vuole esprimersi ma in modo non apertamente diretto e chi queste espressioni le vuole cogliere.. Si tratta di una serie di autoritratti confermati dalla presenza delle fotografe stesse nelle immagini ma anche, talvolta, frutto di un’interpretazione simbolica. Mirta Kokalj e Noemi Belotti si propongono in nudi che la prima articola in un trittico tutto giocato sulla delicatezza cromatica e sul movimento che lascia una traccia leggera mentre la seconda sintetizza in una sola immagine dove tutto la levigatezza del corpo, il cuore sanguinante ma realistico, il cielo azzurro è un richiamo ai simboli dell’iconografia più scontata. Anche Wanda Perrone Capano preferisce comprimere in una sola immagine in bianconero i tanti elementi cui allude: lo sguardo fiero, il gatto che l’accompagna ma nel fulmineo movimento del corpo un po’ la rappresenta, la figura di un uomo che però è ridotto a un’immagine tagliata che se ne sta sullo sfondo. Desirée Sacchiero crea delle vere e proprie installazioni al cui interno si muove alla ricerca di una identità che ora si cela sotto un originalissimo abito creato accostando con cura un gran numero di gusci di cozze che sembrano soffocarla, ora ne nasconde il volto con una più leggera ma altrettanto impenetrabile tenda. Elisabetta Righi e Francesca Todde giocano volutamente con il mistero: la prima scruta dalle sbarre di una finestra lo spazio al cui interno uno scultore manipola la creta per creare teste, busti, frammenti di figure umane simili a pupazzi come in effetti è lui mentre la seconda propone, in un dittico di elegante essenzialità, il verso caratterizzato da sfumature blu e il retro in bianconero di una flessuosa piuma di ghiandaia. Due autrici si concentrano sui primi piani del volto, Silvana Celentano facendovi scorrere sopra purificanti rivoli d’acqua, Michela Bernasconi mostrando quattro diversi aspetti di prigionie contemporanee che stringono non in catene ma in spire, cavi di connessione, veli altrettanto tenaci. Leda Mattavelli, infine, del corpo mostra solo frammenti candidi di un’astrazione quasi geometrica e due piedi che spuntano da una vasca delicati e misteriosamente calzati in ballerine color fucsia. Ora, quelle che sembrano tanti singoli autoritratti, roberto appaiono come un mosaico le cui tessere costruiscono un più ampio quadro d’assieme, mutti quello di un’intera generazione.“
nuova pelle
desirèe sacchiero
Mi sono sdraiata e mi sono vestita di una pelle, l’ho trovata lì, ma non era mia. Mi sono persa e nulla ho sentito perché la pelle che indossavo, non la riconoscevo. Mi sono nascosta sotto una muta di gusci, restavo immobile, esposta a luci e ombre. Mi sono riparata con un forte manto, volevo trovarmi, ma non riuscivo ad inseguirmi. Mi sono cercata per potermi vestire e svestire di una nuova pelle, cucita su misura per me. Nasce a Varese nel 1986, dove frequenta il liceo artistico. Nel 2010 si laurea in Decorazione all’Accademia delle Belle Arti di Brera, con il desiderio di raccontare e raccontarsi attraverso immagini. Incuriosita dallo scatto fotografico come forma espressiva e duplicato di atmosfere, si propone all’Istituto Italiano di Fotografia, collaborando come assistente di studio e partecipando a diverse mostre. Prima di scegliere il rapporto tempo diaframma va alla ricerca di un rapporto emozionale. Vive e lavora a Milano. Mostra fotografica, Design Re- work in progress, Design library, via Savona 11, settembre 2011, Milano; Mostra fotografica, Le meraviglie di Alice, spazio Tadino arte contemporanea, giugno 2011, Milano; 2°esposizione, Squinterno Festival, luglio 2011 Berceto; Mostra fotografica Design Re, aprile 2011, Milano; Concorso e mostra fotografica, E‘…cento volte Mipel, marzo 2011, Rho fiera. desireesacchiero.carbonmade.com
legami
Non domandarci la formula che mondi possa aprirti, si qualche storta sillaba e secca come un ramo. Codesto solo oggi posso dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo. E. Montale Paura di crescere, velo che ti copre al futuro, imposizione di una ricerca di bellezza fittizia, obbligo a continue connessioni con un mondo estraneo, legami che segnano e incido la pelle. Un’analisi sulle costrizioni e sulle nevrosi che non vogliamo vedere, e che non vediamo.
michela bernasconi
Michela Bernasconi nasce a Milano nel 1983. Dopo la laurea in Pittura conseguita all’Accademia di Belle Arti di Brera, decide di dedicarsi esclusivamente alla fotografia, pur non abbandonando l’interesse per le sue origini pittoriche. Frequenta così l’Istituto Italiano di Fotografia di Milano, presso il quale collabora anche nel ruolo di assistente di studio. Da sempre legata all’arte in ogni sua forma, partecipa ad alcune mostre collettive e personali. Oggi vive e lavora a Milano. www.michelabernasconi.com info@michelabernasconi.com
w.in love
mirta kokalj
Il movimento come racconto del nostro passato. Disinibite, ci lasciamo trasportare da questo movimento, trasformandolo in energia. Fame d’amore?
Nasce a San Pietro di Gorizia (Slovenia) nel 1983. Dopo gli studi all’Università di Lubiana, si trasferisce a Milano dove frequenta il corso professionale di fotografia presso l’Istituto Italiano di Fotografia. Ha esposto in diverse mostre collettive, tra le più recenti: Erba e fior che la gonna..(Vision Quest Gallery, Genova), 1° Mag Prize (Spaziarti Ungallery, Milano), Disturbi e disordini (Biennale di Alessandria Videofotografia Contemporanea), Feminine 70ml (Sourmilk Gallery, Menzago di Surimago), Emzin (Institute of Creative Production) Fotografija leta (prima classificata, Lubiana), Bad Girls (Vision Quest Gallery, Genova), Digital Camera Photographer of the Year (The Mall Galleries, Londra), Casa di bambola (Castello Sforzesco di Vigevano), 38°C (Il Torchio, Costantini arte contemporanea, Milano). La sua ricerca si incentra nel autoritratto dove, attratta dai colori e dalla messa in scena, usa la fotografia come mezzo per riflettere ed esplorare il suo mondo: l’essere donna. Attualmente risiede e lavora a Milano. www.mirtakokalj.blogspot.com mirta.kokalj@gmail.com
the lab
8-02-07...ho sempre di piÚ la consapevolezza di avere addosso qualcosa che non mi appartiene, delle forme scomode che non riesco a riconoscere. Ci sono pezzi che non combaciano, che non sento‌ e allora bisogna ingegnarsi e cominciare a plasmarsi‌
elisabetta righi
nasce a Genova secondo le antiche tradizioni. E tra parrucche, mantelli, spade finte e fasi catatoniche persevera intimamente nella ricerca di storie e personaggi da mettere in scena. Possibilmente senza un pubblico davanti. To be continued...
in her shoes
cipria
leda mattavelli
Esiste un particolare senso di inadeguatezza che è la fase più bella del cambiamento: sappiamo che qualcosa sta per accadere, che la novità è dietro l’angolo ma ancora non sappiamo quando arriverà né cosa ci aspetta.
Cipria è il colore della pelle, delle calze di una volta, dei corsetti... È un velo che nasconde ma che lascia intravedere, è la convivenza della fragilità e della forza, è la voglia di andare oltre ma con discrezione. È un cammino di sentieri dentro se stessi.
Nasce in Brianza il 13 dicembre 1982. Dopo la laurea in Scienze del Turismo, si iscrive ad un breve corso di giornalismo durante il quale comincia a pensare alla fotografia come ad una professione. Nel 2008 frequenta il suo primo corso di fotografia presso la EFTI di Madrid (Spagna) e l’anno seguente ritorna in Italia per dedicarsi a tempo pieno allo studio del mezzo fotografico. Nel 2011 si diploma presso l’Istituto Italiano di Fotografia, dove, durante gli studi, collabora come assistente di studio. Incuriosita dalle persone e dalle loro storie, è soprattutto il ritratto ad appassionarla.
ophelia
silvana celentano
L’autrice partecipa alla mostra Femminile Plurale con Ophelia , opera che la rappresenta immersa in un corso d’acqua. Acqua che purifica, ma allo stesso tempo impetuosa, che prende il sopravvento e continua a scorrere incessante sopra ogni cosa. Così come la vita continua a scorrere su Ophelia, personaggio dell’Amleto, vittima degli eventi: delusa da un amore per Amleto che crede non puro, veritiero e disinteressato, terminerà la sua esistenza affogando in un corso d’acqua, scatenando l’odio e la vendetta da parte del fratello Laerte, che tenterà di uccidere Amleto. L’autrice si rappresenta quindi immersa nella corrente di un fiume, a rappresentare la vita che a volte le sembra scorrere addosso.
Silvana Celentano si avvicina allo strumento fotografico grazie al padre fotoamatore. Una volta diplomatasi, pur legata alla sua terra d’origine, si getta immediatamente nello studio della fotografia presso l’Istituto Italiano di Fotografia di Milano. Qui s’interessa alla fotografia di moda e people più genericamente. Collabora con fotografi e agenzie, partecipa a diverse mostre fotografiche tra cui; “CMYK” a cura di Andrea Beltrame “sulle orme di Odisseo” a cura di Roberto mutti “Landescapes” a cura di Erminio Annunzi.
Sacro Cuore
Cosa di più sacro del nostro cuore? Il Sacro Cuore di Gesù, nell’iconografia classica, viene donato agli uomini come atto d’amore. Ecco che qui l’autrice, denudatasi per rivelare esclusivamente i suoi sentimenti, dona il suo cuore ma sempre tenendolo fra le proprie mani e delicatamente proteggendolo. Molta storia personale è racchiusa in questa opera che sottolinea la nostra responsabilità nel donare il proprio Sacro Cuore. “[...]Cercherò di distaccarmi da ciò che lega il mio cuore alla terra e nei dolori e nelle amarezze nelle delusioni della vita aspirerò al Cielo.” Preghiera del desiderio dei colli eterni
noemi belotti
Orientata da subito al campo artistico, si concentra sul cinema al Dams di Roma. Nel 2008 decide di approfondire lo studio fotografico all’Istituto Italiano di Fotografia a Milano. Grazie al bagaglio cinematografico, anche le sue fotografie raccontano spesso storie di persone, specializzandosi nel ritratto. Ha esposto in diverse collettive, tra le quali “CMYK”, a cura di Andrea Beltrame, “sulle orme di “Odisseo” a cura di Roberto Mutti e “Landescapes” a cura di Erminio Annunzi.
single
Una single in stato di grazia nutre con perizia il suo animale domestico, trattandolo da pari e scambiando con lui, in gran segreto, considerazioni sensate sul significato della vita e sulla qualità del pesce dopo Fukushima. Una single in stato di grazia guarda al futuro con aria di sfida perché ha imparato la lezione di Giambattista Vico. Una single in stato di grazia vince la malinconia e lascia indietro i brandelli dei disastri del passato. Una single in stato di grazia lavora di brutto. E con discreto successo. Spesso, una single in stato di grazia ha un pollice verdissimo. Nel migliore dei casi. Poi, certe volte, soffre di insonnia.
wanda perrone capano
Wanda Perrone Capano (in arte Wandax) è confortevole, igienica ed è un’affidabile protezione, nonostante i suoi 32 anni. Con la pratica, si impara ad usarla in modo corretto. Rilassatevi e prendete tempo, trovate la posizione che vi è più comoda; se siete tese i vostri muscoli si contrarranno, quindi rilassatevi facendo qualche respiro profondo. Potete trovarla a Milano. Www.nophotoplease.it pc_wanda@yahoo.it
piuma di ghiandaia
francesca todde
(Garrulus glandarius) La piuma presenta due facce: quando la ghiandaia, uccello molto diffuso in Europa, ha le ali chiuse, la parte interna è grigio-marroncina, mentre l’altra, quella che si vede dall’esterno, è colorata con toni del blu e dell’azzurro. Non riscontrando nella colorazione alcun intento mimetico con l’ambiente (anzi al contrario, ad ali aperte l’azzurro resta rivolto verso il cielo), ho immaginato che l’evoluzione della ghiandaia avesse scelto questa strada semplicemente perchè era la più bella; ma che utilità poteva avere questa scelta? Quanto profondo è nel modo di sentire nostro e del mondo animale, il sentimento della bellezza? alla ricerca di questo stesso senso di scollamento dalla realtà, di una bellezza casuale ed imprevista, in una lotta estetica per l’affermazione dell’inutile, La piuma di ghiandaia rappresenta in un’immagine il senso del mio lavoro e del mio modo di vivere. (Padova 1981) nel 2005 si laurea all’Accademia di Belle Arti di Carrara (MS), dal 2006 al 2007 collabora a Milano con LOMO (Lomographic Society Italia) nella sperimentazione su pellicola 35mm e 6x6. dal 2009 lavora come Grafica per l’ Istituto Italiano di Fotografia a Milano. nel 2010 fonda con il suo compagno “Depart Pour l’Image”, con cui sviluppa illustrazioni, grafica e fotografia per la moda. A fine 2010 si costruisce una camera oscura ed intraprende un progetto sull’animale e la sua percezione odierna, visitando Musei di Storia Naturale italiani ed europei. www.francescatodde.com info@francescatodde.com
progetto realizzato in collaborazione con
www.istitutoitalianodifotografia.it
all rights reserved to the authors printed in Italy - october 2011 progetto grafico: Francesca Todde/departpourl’image
fp femminile
plurale
N. ...... / 200 copie numerate