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CULTURA TESSILE MARIADELE MANCINI
writer Pietro Ferrari
IL PIACERE DELLA SFIDA
Incontriamo presso i nostri uffici a Milano, Mariadele Mancini che, dalla nascita della nostra rivista Textures, ci onora della sua collaborazione. Ci sembra arrivato il momento di raccontare sulla nostra testata il suo percorso professionale, più unico che raro, e il suo attuale impegno sui temi della sostenibilità, lontano, come sempre, dalla banalità e dallo scontato.
Il percorso di Mariadele Mancini nel settore tessile e, oggi, nell'impegno sulla sostenibilità.
È lei stessa a ricordarcelo all'inizio della nostra conversazione: «Il mio percorso professionale rappresenta oggi il mio passato, perché a 86 anni, mi sono rimessa in gioco, impegnandomi seriamente sul tema dell'eco sostenibilità, con un approccio culturale e con una grande attenzione alle dinamiche più complesse che ruotano intorno all’argomento. Per quanto riguarda il mio passato nel settore tessile, tutto è nato quando avevo 33 anni. Nonostante una laurea in giurisprudenza, sono entrata alla Bassetti come segretaria nella direzione marketing e, lì sono stata individuata come uno dei personaggi che sarebbero dovuti entrare nel gruppo che Piero Bassetti aveva riunito per la diversificazione nella sua azienda. Erano infatti i tempi in cui il motto era “diversificare per abbassare i costi di produzione”, fondamentale requisito per affrontare le prime avvisaglie di un mercato sempre più aggressivo. La decisione dell’azienda, che comprendeva anche il Linificio Canapificio Italiano e una rilevante compartecipazione Eni, come la MCM (manifatture cotoniere meridionali), fu quella di allargarsi a tutto il tessile arredamento uscendo dalla produzione normale di lenzuola e tovaglie. Nacque la Divisione Arredamento, nacquero i Multipli Bassetti, un coordinato casa composto da copriletto, tende, tappeti e infine murali, connotati da un unico tema stilistico che di volta in volta si articolava in varie collezioni. Fu affidato questo incarico a tre persone, tra cui la sottoscritta. Il capitale iniziale messo a disposizione fu di alcune decine di milioni: dopo otto anni se ne fatturavano parecchie centinaia all’anno, perché l’idea rivoluzionaria per l’epoca fu accolta con entusiasmo dal mercato. Il progetto prevedeva che tutto ciò che fosse al di fuori del lenzuolo dovesse essere prodotto esternamente e solamente commercializzato sotto il marchio Bassetti. Io, andando a proporre il progetto ai potenziali fornitori (sempre produttori italiani), da quello dei tappeti a quello delle tende, conobbi il mondo produttivo tessile di eccellenza particolarmente motivato a collaborare con una Azienda leader del settore. Per me fu una occasione straordinaria di conoscenza in senso lato». PIETRO FERRARI – Questo suc-
cesso e questo ruolo gratificante non ti accontentava però...
MARIADELE MANCINI – No, nel dicembre del 79 decisi di lasciare la Bassetti e iniziare un'attività di consulenza, anche perché una serie di aziende che mi servivano, mi facevano proposte di collaborazione particolarmente interessanti per la mia crescita professionale. Cito un esempio. Erano gli anni ruggenti della Moda italiana nel mondo e in occasione di una mia consulenza a Gabel Vallesusa ebbi modo di conoscere e collaborare con Elio Fiurucci, il geniale visionario del Fashion Made in Italy.
■ THE PLEASURE OF THE CHALLENGE
We meet Mariadele Mancini at our offices in Milan who, since the birth of our magazine Textures, has honored us with her collaboration. The time has come to tell us about her career path, more unique than rare, and her current commitment to sustainability issues, far away, as always, from banality and the obvious. It is she herself who reminds us at the beginning of our conversation: "My professional career today represents my past, because at 86, I got back into the game, seriously committing myself to the theme of eco-sustainability, with a cultural approach and great attention to the more complex dynamics that revolve around the topic ''. As for my past in the textile industry, it all started when I was 33 years old. Despite a degree in law, I joined Bassetti as a secretary in the marketing department and, there I was identified as one of the characters who should have joined the group that Piero Bassetti had gathered for diversification into his company. In fact, these were the times when the motto was '' diversify to lower production costs '', a fundamental requirement to face the first signs of an increasingly aggressive market. The decision of the company, which also included Linificio Canapificio Italiano and a significant Eni partnership, such as MCM (southern cotton manufacturers), was to expand to all furnishing textiles, exiting from the normal production of sheets and tablecloths. The Furniture Division was born, the Multipli Bassetti was born, a coordinated house consisting of bedspreads, curtains, carpets and finally murals, characterized by a single stylistic theme that from time to time was divided into various collections. This task was entrusted to three people, including myself. The initial capital made available was a few tens of millions: after eight years, several hundred were invoiced a year, because the revolutionary idea for the time was enthusiastically welcomed by the market. The project envisaged that everything outside the sheet had to be produced externally and only marketed under the Bassetti brand. Going to propose the project to potential suppliers (always Italian producers), from that of carpets to that of curtains, I met the world of textile production of excellence, particularly motivated to collaborate with a leading company in the sector. For me it was an extraordinary opportunity to get to know in a broad sense. PIETRO FERRARI – This success and this rewarding role did
not satisfy you, however...
MARIADELE MANCINI – No, in December 79 I decided to leave Bassetti and start a consultancy business, also because a series of companies that I needed, made me particularly interesting collaboration proposals for my professional growth. I cite an example. Those were the roaring years of Italian fashion in the world and on the occasion of my advice to Gabel Vallesusa I got to know and collaborate with Elio Fiurucci, the brilliant visionary of Made in Italy fashion. This episode comes to mind because in the last years of his life we got to meet again and he talked to me at length about his new commitment to environmental problems. But let's get back to us. In the mid-1980s it was even Eni who called me to take care of the promotion of Lanerossi and Rossitex. They made a major hype, and at an edition of Pitti Casa they presented my Samarcanda collection with cashmere blankets, with silk / cashmere bedspreads, with embroidered curtains and sheets. After the experience with Lanerossi, I continued to be a consultant for many companies in Italy and abroad, also going to Bandung for Ateja, then the largest Indonesian textile company with two thousand jacquard looms, which had decided to devote themselves above all to production of gobelin, a type of fabric particularly used in the furnishing sector. A type that soon became the prerogative of South East Asian companies due to its low cost and good quality. PIETRO FERRARI – What was the panorama of the industry in
those years?
MARIADELE MANCINI – It was already in those years of my life to experience the introduction of certain types of mass products from abroad every day. The conditions for a disaster were already being created for those producers who had invested in hundreds of looms mainly dedicated to the production of dobby fabrics. As had happened in the seventies with Bassetti's 200 Sulzer looms in Rescaldina. However at that time the textile companies were still producing in Italy because they were able to defend themselves with creativity, and with technological research, a solid prerogative of made in Italy. In the meantime, I was also carrying out my consultancy for medium-sized companies such as Rigo di Chieri, which by producing only bedspreads, was also affected by changes in social habits such as the disappearance of the kit. I began my collaboration with them by proposing to immediately make a collection of single bedspreads for second homes and hotels as the tourism sector is booming. It was a success and in a very short time the company became a leader in this type of product. I was very dear to these Italian companies, small and medium-sized companies, because it was there that the we-
Questo episodio mi torna in mente perché negli ultimi anni della sua vita abbiamo avuto modo di rincontrarci e lui mi parlava a lungo del suo nuovo impegno sui problemi ambientali. Ma torniamo a noi. A metà circa degli anni ’80 fu addirittura Eni che mi chiamò per occuparmi della promozione di Lanerossi e Rossitex. Fecero un battage pubblicitario di primordine, e a un'edizione di Pitti Casa presentarono la mia collezione Samarcanda con coperte di cashmere, con copriletti seta/cashmere, con tende e lenzuola ricamate. Dopo l’esperienza con Lanerossi, ho continuato a fare la consulente per moltissime aziende in Italia e all’estero, andando anche a Bandung per Ateja, allora la più grande azienda tessile indonesiana con duemila telai jacquard, che avevano deciso di dedicarsi soprattutto alla produzione di gobelin, una tipologia di tessuto particolarmente usata nel settore arredamento. Tipologia che divenne in breve appannaggio delle aziende del Sud Est Asiatico per il basso costo e la buona qualità. PIETRO FERRARI – Qual era il
panorama dell'industria in quegli anni?
MARIADELE MANCINI – Si cominciava già in quegli anni della mia vita a vivere ogni giorno l’inserimento dall'estero di alcune tipologie di prodotto di massa. Si stavano già creando le premesse di un disastro per quei produttori che avevano investito in centinaia di telai dedicati prevalentemente alla produzione di tessuti a ratiera. Come era accaduto negli anni Settanta con i 200 telai Sulzer di Bassetti a Rescaldina. Comunque in quel momento le aziende tessili producevano ancora in Italia perché erano in grado di difendersi con la creatività, e con la ricerca tecnologica, solido appannaggio del made in italy. Io intanto portavo avanti le mie consulenze anche per aziende di medie dimensioni come la Rigo di Chieri, che producendo solo copriletto, risentiva anche dei cambiamenti di abitudini sociali come la scomparsa del corredo. Iniziai la mia collaborazione con loro proponendo di fare subito una collezione di copriletti singoli per le seconde case e per gli alberghi essendo il settore del turismo in forte espansione. Fu un successo e in brevissimo tempo l’azienda divenne leader in questa tipologia di prodotto. Mi erano molto care queste aziende italiane, realtà mediopiccole, perchè era lì che cresceva, davvero, in sordina, la ricchezza del nostro Paese. Ricordo con affetto i tecnici, i capi telaio che avevano l'ingrato compito di trasformare in cicli produttivi i miei progetti, caratterizzati sempre da qualcosa che andava fuori dagli schemi. PIETRO FERRARI – Perché il set-
tore tessile in Italia è entrato in crisi?
MARIADELE MANCINI – Il settore tessile in Italia è entrato in crisi perché, purtroppo, portava in sé un limite culturale. Pur avendo genialità e profonda dedizione al lavoro, mancò l’accortezza di guardare lontano nella immediata esigenza di ottenere profitti a breve termine. Poi è cominciata la sciagura delle delocalizzazioni, senza capire, come ebbi modo di constatare di persona, che i produttori esteri, soprattutto gli asiatici, ci studiavano con attenzione ossessiva per imparare da noi tutto ciò che li avrebbe fatti crescere. Adesso abbiamo perso molto ed è rimasto poco. Per fortuna, c’è stato il momento in cui alcuni, più lungimiranti, hanno capito che dovevano puntare sulla qualità per salvare il settore, non cercare di competere sulla quantità. Le aziende che l’hanno fatto sono ancora oggi sul mercato. PIETRO FERRARI – Questa tua
militanza nel settore tessile ti ha vista molto vicina anche alla comunicazione?
MARIADELE MANCINI – Sono stata tra i primi a credere nella comunicazione che allora passava prevalentemente sulla carta stampata. Il mio percorso in Home è iniziato quando ho smesso la mia vita di consulente e nomade ed è durato per qualche anno. È stato per me un hobby molto bello, anche perché ho sempre considerato la comunicazione e la pubblicità elementi strategici del marketing. PIETRO FERRARI – Oggi la sfida
però passa attraverso battaglie importanti e multisettoriali...
MARIADELE MANCINI – Sì esattamente. Tanto che all’età di 86 anni questa signora ha deciso di sposare l’impegno per la salvezza del Pianeta.
Voglio fare qualcosa di serio, di concreto, prima che per me suoni la campana…. La comunicazione, estesa anche alla rete e ai social, è importante ma non basta. Oggi il mio impegno è di creare a giorni un’Associazione no-profit, che a breve sarà in grado di ricevere nuovi associati e donazioni. Intendo promuovere la Cultura della Sostenibilità attraverso interventi in università, scuole, aziende e soggetti di ogni genere, con progetti divulgativi personalizzati. PIETRO FERRARI – Conoscendo il
mondo tessile e, oggi, anche le tematiche della sostenibilità, come valuti che il settore si stia comportando?
MARIADELE MANCINI – Il settore tessile sta reagendo con una grande attenzione, ma questo impegno non dev'essere solo uno slogan di marketing, ci si deve credere fino in fondo. Bisogna alimentare la consapevolezza che fare qualcosa per la salvezza del Pianeta, è importante non solo per la nostra vita sulla terra, ma anche per dare un futuro alle aziende. Convincersi finalmente che la sostenibilità non è solo rinuncia e sacrificio, ma è soprattutto sano business.
Col buon senso di una “nonna” consiglio di guardare ancora una volta con attenzione a come si stanno virtuosamente muovendo Paesi ad oriente, come il Giappone, che pur essendo tra i primi nella lista dei maggiori inquinatori del pianeta, si stanno impegnando molto seriamente per raggiungere la Carbon Neutrality entro il 2050.
alth of our country really grew quietly. I fondly remember the technicians, the loom garments who had the thankless task of transforming my projects into production cycles, always characterized by something that went outside the box. PIETRO FERRARI – Why did the textile sector in Italy go into
crisis?
MARIADELE MANCINI – The textile sector in Italy has entered into crisis because, unfortunately, it carried within itself a cultural limit. Despite having genius and deep dedication to work, he lacked the foresight to look far in the immediate need to obtain short-term profits. Then the tragedy of relocations began, without understanding, as I was able to personally see, that foreign producers, especially Asians, studied us with obsessive attention to learn from us everything that would make them grow. Now we have lost a lot and little is left. Fortunately, there was a moment when some, more far-sighted, understood that they had to focus on quality to save the sector, not try to compete on quantity. The companies that have done so are still on the market today. PIETRO FERRARI – Did your militancy in the textile sector see
you very close to communication too?
MARIADELE MANCINI – I was one of the first to believe in communication which at the time was mainly in print. My journey in Home began when I gave up my life as a consultant and nomad and lasted for a few years. It was a very nice hobby for me, also because I have always considered communication and advertising strategic elements of marketing. PIETRO FERRARI – Today, however, the challenge passes
through important and multisectoral battles.
MARIADELE MANCINI – Yes exactly. So much so that at the age of 86 this lady decided to marry the commitment to save the planet. I want to do something serious, concrete, before the bell rings for me…. Communication, also extended to the network and social networks, is important but not enough. Today my commitment is to create a non-profit association in the next few days, which will soon be able to receive new members and donations. I intend to promote the Culture of Sustainability through interventions in universities, schools, companies and individuals of all kinds, with customized dissemination projects. PIETRO FERRARI – Knowing the textile world and, today, also
the issues of sustainability, how do you assess that the sector is behaving?
MARIADELE MANCINI – The textile sector is reacting with great attention, but this commitment must not be just a marketing slogan, it must be believed completely. We must foster the awareness that doing something for the salvation of the planet is important not only for our life on earth, but also to give companies a future. Finally be convinced that sustainability is not just renunciation and sacrifice, but above all healthy busyness. With the common sense of a `` grandmother '' I recommend that you look carefully once again at how countries to the east are virtuously moving, such as Japan, which despite being among the first on the list of the greatest polluters on the planet, are working hard seriously to achieve Carbon Neutrality by 2050.