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100 CENTO IL LEGNO, TECNOLOGIA, ETICA E POESIA

NEL PERCORRERE I CENT’ANNI DELLA NOSTRA RIVISTA IL LEGNO, NON POSSIAMO FARE A MENO DI RICORDARE, TRA LE AZIENDE CHE HANNO FATTO GRANDE IL SETTORE, LA STORIA DI MARGARITELLI, UNA REALTÀ CHE SI È EVOLUTA NEL NOSTRO MONDO E L’HA FATTO EVOLVERE, UNENDO ASSIEME LA FORZA DELLA TRADIZIONE CON LA COSTANTE CAPACITÀ DI RISPONDERE ALLE SFIDE DELLA STORIA CHE NON SONO STATE POCHE NÉ FACILI DA AFFRONTARE.

PIETRO FERRARI – Margaritelli è stata

una delle aziende che hanno fatto la storia del settore: quali sono i suoi ricordi, tramandati, narrati o diretti, del percorso dell’azienda alla cui guida lei si trova oggi?

ANDREA MARGARITELLI – Vorrei prima di tutto sottolineare che mi trovo negli uffici della Fondazione Guglielmo Giordano: abbiamo riscattato una parte di questi uffici, purtroppo la sua ricchissima biblioteca fini sotto l’acqua dell’Arno nella piena del 1976. I miei ricordi personali in forma diretta sono ovviamente parziali, perché io ho attraversato solamente una parte di quel paesaggio imprenditoriale, però nelle aziende di famiglia ci si passa il testimone anche attraverso la memoria, quella memoria a proposito della quale Leonardo Sciascia si chiedeva se avesse un futuro: io personalmente credo che la memoria abbia un grande valore e ne sono sempre stato un cultore fin da bambino. Anche nei miei primi anni ero molto attento ad ascoltare le narrazioni dei miei nonni e genitori, ho solo il rammarico di constatare che se le testimonianze che vengono raccolte nella quotidianità tutti noi abbiamo l’impressione di averle sempre a disposizione, poi arriva il momento in cui, prima che uno se lo aspetti, scompaiono i protagonisti di quelle storie e nasce il rammarico di non averle tutte appuntate per iscritto, o utilizzando le tecnologie che pure avevamo a disposizione per fissare quelle testimonianze. Purtroppo queste persone sembra di poterle avere sempre vicine a noi: ma non è così.

Andrea Margaritelli, Brand Manager di Listone Giordano. Villa Spinola, sede della Fondazione Guglielmo Giordano presieduta da Andrea Margaritelli. Immagini storiche del percorso dell’azienda Margaritelli tratte dal bel volume Book Heritage realizzato da Listone Giordano.

La nostra è una storia di imprenditoria: la famiglia Margaritelli come attività d’impresa nasce in Umbria alla fine degli anni Settanta dell’800, è mio bisnonno Eugenio che per primo svolge un’attività in forma propria nella cittadina di origine, Deruta, dove il Rinascimento ha trovato straordinarie declinazioni nelle ceramiche, tuttora rinomate. Ancora il mio bisnonno non si occupava di legno ma svolgeva la sua attività in un mondo legato al ferro, in cui la sua inventiva lo portò anche alla fine dell’Ottocento a brevettare alcuni accorgimenti per utensili particolari per l’agricoltura e la selvicoltura: in famiglia conserviamo ancora degli attestati significativi in cui Eugenio Margaritelli veniva premiato per le soluzioni trovate. Quella della fine dell’Ottocento era un’Italia in cui andare a esporre a Venezia per un Umbro era un viaggio importante. L’attività nel campo del legno nasce invece nella generazione successiva: ed è curioso pensare al fatto che le aziende hanno l’abitudine di raccontare le proprie vicende sottolineando i successi ottenuti, mentre il loro percorso, specialmente su un

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arco di tempo lungo, non è sempre così lineare, e, spesso i successi, nascono da crisi profonde. La nostra è stata una storia in cui l’espressione “capacità d’adattamento” è la più significativa, è una storia in cui la capacità di reagire a fortissime difficoltà è stata la base di ogni vittoria. Pensiamo al 1922 con la marcia su Roma che ha scardinato la democrazia italiana e ad altri fatti che troviamo sui libri di storia e che condizionano la vita famigliare o la vita d’impresa. Nel nostro caso l’apice del successo di mio bisnonno alla fine dell’Ottocento coincide con la prima crisi mondiale da sovrapproduzione con una durata di quasi vent’anni. Mio bisnonno inizialmente ottenne per la sua azienda un grosso successo, ma la generazione a lui successiva si staccò dal mondo del metallo, rendendosi conto che non era possibile controbattere la grande industria d’Oltralpe.

INTERPRETI DELL’ECONOMIA DEL LEGNO PIETRO FERRARI – Come comincia il percorso

nel settore legno?

ANDREA MARGARITELLI – Come risposta alla crisi, mio nonno individuò nelle foreste e nel legno una soluzione più adeguata a una dimensione d’azienda contenuta, passando dagli utensili alla produzione forestale. Dal 1904, così, tutta la nostra storia di famiglia si accompagna strettamente a questa meravigliosa materia che è il legno, questo però con un approccio del tutto particolare: seguendo questo materiale fin dalla gestione forestale. Cosa tutt’altro che scontata anche al giorno d’oggi, in un contesto italiano in cui, pur essendo leader nella trasformazione del legno, non abbiamo capacità di gestire le nostre risorse forestali. Mio nonno si dedicò al legno come energia rinnovabile: produceva carbone da legno e legna da ardere in anni in cui questo materiale era la base della gestione economica e delle risorse energetiche. In questa attività mio nonno acquisì una grande competenza in questo settore, arrivò ad avere seicento dipendenti e a operare sull’intero territorio nazionale, acquisendo un ruolo significa-

tivo come uno dei principali fornitori del Regio Esercito, all’epoca attentissimo alla qualità degli approvvigionamenti. Uno dei ricordi più curiosi è l’orgoglio di mio nonno di essere stato accreditato da questi severi uffici militari di controllo qualità. Nel 1922 accadono due cose significative, da una parte Margaritelli vive una grande espansione imprenditoriale, dall’altra l’Italia vive un percorso tormentato tra due guerre mondiali, inframmezzate dal Biennio Rosso, dal Fascismo con il suo corteo di guerre locali. Tutto questo porta una trasformazione profonda. Anche l’epoca del carbone è evidentemente al tramonto e l’economia del dopoguerra comincia a identificarsi negli idrocarburi. Mio nonno di fronte a queste dinamiche fa – così mi raccontava mio padre – un gesto significativo: senza alcun preavviso, sceglie di trasferire totalmente la guida dell’azienda ai suoi figli al compimento del suo sessantesimo anno, il primo giugno del 1946 (il giorno successivo, il Referendum Popolare trasformava l’Italia in una Repubblica) consegnando loro le chiavi dell’azienda. In cambio di questo si prende semplicemente il tempo di scegliere un appezzamento per esercitarvi la viticoltura e produrre dei vini di qualità, una seconda cosa che chiese fu un’automobile, una Topolino, per essere totalmente libero nei suoi spostamenti. Questa per me è stata sempre una grande lezione sulla capacità dell’imprenditore di progettare il proprio futuro, inclusa la propria successione, e di capire bene che la prima virtù di un imprenditore è quella di sapersi circondare di persone con delle qualità superiori alle proprie. Questo ha a che fare con l’attività di selvicoltura che ci rende dei custodi di un patrimonio che si utilizza, si rinnova e si riconsegna alle nuove generazioni. D’altra parte se è vero che l’impresa è un organismo vivente è anche vero che è un organismo sociale, fatto di persone e non uno strumento di affermazione dei propri scopi. Avere il coraggio di sapere quando è il momento di fermarci è importante ed è anche stato importante per noi avere vissuto, nella nostra storia, in più periodi, la sovrapposizione di due generazioni nella gestione dell’azienda, unendo l’esperienza della generazione precedente con le energie fresche della nuova generazione, nel rispetto reciproco tra vecchi e giovani. Noi abbiamo avuto la fortuna di vivere questi cambi generazionali in maniera graduale e armoniosa

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DA UN MONDO IN ROVINA PIETRO FERRARI – Come è cambiato il mondo

dopo il dramma della guerra?

ANDREA MARGARITELLI – L’Italia del dopoguerra era un Paese in rovina che doveva essere totalmente reinventato e i giovani, forti anche di una decisa spinta alla ricostruzione, hanno subito cercato di capire cosa dell’esperienza del passato poteva essere recuperato e utilizzato: nel nostro caso non nell’edilizia, non nella costruzione delle strade ma in quella delle strade ferrate: le traversine ferroviarie sono diventate l’oggetto d’interesse della generazione Margaritelli del dopoguerra, traversine realizzate con forte e prestante rovere, il re delle foreste europee. La produzione delle traversine ferroviarie viene però portata avanti con un totale rinnovamento delle modalità industriali: mio padre e suo fratello rivoluzionano la tradizionale modalità di produzione delle traversine di legno effettuata in foresta, guardando a quanto avveniva negli Stati Uniti e creando un meccanismo per cui gli stabilimenti produttivi si posizionano al di fuori delle foreste, in modo di poter agire con una logica industriale. La produzione delle traversine è stata fondamentale nella nostra vita d’impresa e ci ha permesso di diventare il principale fornitore delle ferrovie dello stato oltre a farci scoprire, nel dopoguerra, quello straordinario patrimonio tecnico, sociale e culturale che è la selvicoltura francese. Questo perché, dopo pochi anni, ci eravamo resi conto che in Italia non esiste né sufficiente quantità né sufficiente quantità per rendere possibile l’approvvigionamento del legname necessario alla produzione delle traversine ferroviarie. Così nel dopoguerra, mio padre e i miei fratelli sono andati in esplorazione, hanno individuato la posizione adatta e nel 1961 hanno fondato in Borgogna quello che, a tutt’oggi, è il più grande stabilimento di trasformazione di legno di latifoglie in Europa con una capacità di circa 60mila metri cubi di rovere e altri legni europei ogni anno. Ma ciò che rende particolare questo stabilimento è che la sua produzione proviene al cento per cento da una modalità di gestione sostenibile della foresta, questo già in anni in cui la sostenibilità non era una tematica così centrale. A questo ha contribuito anche la millenaria tradizione francese creata dai monaci cistercensi, rafforzata secoli dopo dal noto editto di Jean-Baptiste Colbert che, col gradimento del Re Sole, proclama la foresta patrimonio strategico e inviolabile dello stato, nel 1689. Pensiamo che oggi in Francia ci sono dodicimila tecnici forestali impegnati sul campo. Noi oggi siamo fortemente debitori di questa esperienza francese, unica, perché non sarebbe possibile per nessuno al giorno d’oggi di replicarla. Nelle memorie di mio padre c’è sempre il ricordo della diffidenza iniziale dei Francesi fino alla piena accettazione da parte loro della famiglia e della

Arena, il flagship store milanese di Listone Giordano, laboratorio di design oltre che show-room aziendale.

sua competenza, partendo da anni non facili e ancora pieni di risentimenti. La tradizione francese del legno e del vino si unisce alla nostra, considerando anche le forti somiglianze tra l’Umbria e la Borgogna. I nostri stabilimenti in Francia sono immersi nella natura e questo ha condizionato molto il nostro modo di fare impresa per cui siamo sempre stati consapevoli che fare impresa si carica della responsabilità aggiuntiva di fare in modo di armonizzare la necessità di produrre con quella di mantenere l’energia e la qualità ecologica degli ambienti, rispettando il più possibile il territorio e l’ambiente in cui ci si trova. Siamo da sempre sensibili ai temi dell’impronta ambientale e questo l’abbiamo voluto comunicare con la messa a dimora non di un albero ma di un’intera foresta ad ogni cambio generazionale della nostra famiglia.

DALLE TRAVERSINE FERROVIARIE AL LISTONE GIORDANO PIETRO FERRARI – Qui si prepara però un’altra

crisi e un altro cambio di pelle.

ANDREA MARGARITELLI – Arriva però un’altra crisi negli anni Settanta a proposito della quale ricordo ancora i momenti di grande preoccupazione e nel giro di pochi mesi cambia completamente la prospettiva della nostra azienda: a un’azienda leader nel campo delle traversine ferroviarie, con uno stabilimento in Francia destinato esclusivamente all’approvvigionamento oltre agli stabilimenti produttivi in Italia, improvvisamente arriva la notizia che le ferrovie stanno convertendosi alle traverse di cemento armato, un prodotto di sostituzione per la traversina in legno. D’improvviso ci si trova con un gran numero di dipendenti e con un altissimo know-how ma senza sapere quale nuovo mercato di sbocco andare a cercare. Decidiamo quindi di non seguire più il settore delle traversine spostandoci dal legno al cemento armato, ma di cercare nuovi sbocchi per le nostre risorse e il nostro know-how. Ci siamo prima affacciati al settore del semilavorato per l’industria del mobile ma abbiamo trovato un’enfasi sul prezzo e un interesse per la qualità non prioritario, poi ci siamo rivolti al settore dei pavimenti in legno di concezione tradizionale ed è stato in questa fase che si è verificato l’incontro con Guglielmo Giordano. Conoscevamo già da tempo il professor Giordano, fin dalla fase di produzione delle traversine ferroviarie, perché aveva brevettato con noi un sistema di consolidamento delle teste delle traverse (sistema di grippaggio). Guglielmo Giordano lega tutta la sua vita alla città di Firenze dove è ordinario di Tecnologia del Legno all’Università: nel momento in cui mio padre ha l’intuizione della possibilità di realizzare un pavimento in legno con una tecnologia innovativa che potesse risolvere il problema classico di scegliere tra dimensione e stabilità si rivolge a lui per concretizzarla. Nasce così un brevetto che utilizza la caratteristica di anisotropia del legno per incrociare la fibra e ottenere una soluzione innovativa che cambia radicalmente lo scenario dei pavimenti in legno consentendo grandi dimensioni e stabilità assieme. Questa innovazione nasce dalla collaborazione tra l’industria privata e uno scienziato legato al mondo universitario, un caso emblematico del rapporto fertile ma purtroppo non così frequente tra industria e università, anche se, mai come in questo caso, si tratta di un incontro tra persone. Listone Giordano è così diventato un vero e proprio brand con il quale noi affrontiamo il mondo delle superfici. Questo brevetto risale al 1984 ma dieci anni dopo, negli anni Novanta, si passa a rivoluzionare la distribuzione: in alleanza con i nostri partner si decide di “raccontare” un prodotto di qualità, perché la qualità non costa molto di più ma un po’ di più, quindi va comunicata, altrimenti si rischia di scendere alla non qualità. In questa direzione ai canali di vendita di debbono affiancare i canali di comunicazione. Se la distribuzione si svolge nella modalità di franchising, con la

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rete Alliance, tenuta a battesimo dal professor Antonio Fossati, un’autorità nel settore della distribuzione, la comunicazione scende in profondità nelle caratteristiche del prodotto, nella sua sostenibilità e nelle sue potenzialità estetiche. L’altro salto quantico è costituito nei primi anni Duemila nel rivolgersi al mondo del design, che è una banalità nel settore del mobile ma rappresenta un passo gigantesco per il pavimento in legno che fino a quel momento non era stato ancora disegnato da nessuno. Lanciammo nel 2006-2007 al Guggenheim di New York un progetto culturale che si chiamava Natural Genius, invitando alcuni progettisti a incontrarsi dal punto di vista culturale sul tema della contemporaneità nelle superfici in legno.

Ne nacque un progetto, approdato poi nelle collezioni di prodotto che oggi è una delle linee di maggior successo di Listone Giordano e che tutt’ora impegna grandi protagonisti del design, basti pensare a Michele De Lucchi, Patricia Urquiola, Marc Sadler, Daniele Lago, Matteo Thun e tanti altri. Con Listone Giordano, questo grandi designer hanno scoperto il modo di disegnare le superfici, lavorando su un materiale a due dimensioni, per di più reso grafico prima dalla natura. Mi sembra molto efficace, in questo senso, la motivazione del Premio dei Premi per l’innovazione conferito dal presidente Giorgio Napolitano a Medoc di De Lucchi: “un prodotto che è la testimonianza di quanto il design possa portare innovazione in un settore tradizionale in cui si poteva pensare che non ci fosse più nulla da inventare”. Questo è un invito a non affermare mai che in un settore tutto è stato già detto. In sintesi la storia della nostra azienda è una storia di crisi e capacità di adattamento: non è una cavalcata epica da un successo all’altro ma è la cronaca della sua forza nel reagire alle difficoltà. Questo è il grande lascito delle generazioni che si muove tra tradizione, che mette a frutto quello che è stato fatto da chi è venuto prima di noi, e innovazione, che è la capacità di rispondere alle sfide del futuro in modo non lineare ma visionario o irrazionale. Bisogna avere, in tutto ciò, anche l’umiltà (questa è una parola umbra, francescana) di accettare anche l’insuccesso, che spesso è un trampolino per il futuro.

WOOD, TECHNOLOGY, ETHICS AND POETRY

Covering the hundred years of our magazine Il Legno, we cannot help but remember, among the companies that have made the sector great, the story of Margaritelli, a company that has evolved in our world and made it evolve, combining together the strength of tradition with the constant skill to respond to challenges that have not been few or easy to face. Pietro Ferrari – Margaritelli was one of the companies that made the history of our sector: what are the memories, handed down, narrated or directed, of the path of the company you are leading today? Andrea Margaritelli – First of all, I would like to emphasize that I am in the offices of the Guglielmo Giordano Foundation: we have redeemed a part of these offices, unfortunately its very rich library ended up under the water of the Arno river in the flood of 1976. My personal memories in direct form are obviously partial, because I have only crossed a part of that entrepreneurial landscape, but in the family businesses the baton has also passed on through memory, that memory about which Leonardo Sciascia wondered if he had a future: I personally believe that memory has a great value and I have always been a memory-lover since I was a child. Even in my early years I have been listening very carefully to the stories of my grandparents and parents, I only regret to see that, while we all have the impression of always having available the testimonies that are collected in everyday life, then the moment arrives when, before one expects it, the protagonists of those stories disappear and the regret arises of not having written them all down, or using the technologies we also had available to fix those testimonies. Unfortunately, although it seems that these people will always be close to us, this is not the case. Our story is one of entrepreneurship. The Margaritelli family as a business activity was born in Umbria in the late seventies of the 1800s, with my great-grandfather Eugenio who was the first to carry out his own business in Deruta, his home town, where the Renaissance found extraordinary declinations in the art of ceramics, still renowned today. My great-grandfather did not deal with wood but carried out his activity in a world linked to iron, in which his inventiveness led him at the end of the nineteenth century to patent some devices for particular tools for agriculture and forestry. Our family still keeps significant certificates stating that Eugenio Margaritelli was awarded for the solutions he found. Italy of the late nineteenth century was a country where going to exhibit in Venice for an Umbrian was an important journey. The activity in the field of wood was born in the next generation and it is curious to realize that companies usually tell their stories by emphasizing the successes obtained, while their path, especially over a long time it is always so linear, and successes often arise from deep crises. In our story the idea of "adaptability" is the most significant, as it’s a story in which the ability to react to very strong difficulties was the basis of every victory. Think of 1922 with the march on Rome that unhinged Italian democracy and other facts that we find in history books and that affect family life or business life. In our case, the peak of my great-grandfather's success at the end of the nineteenth century coincides with the first world overproduction crisis with a duration of almost twenty years. My great-grandfather initially achieved great success for his company, but the next generation broke away from the world of metal, realizing that it was not possible to counteract the great industry beyond the Alps.

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WITNESSES OF THE WOOD ECONOMY Pietro Ferrari – How didi the journey in the wood sector begin? Andrea Margaritelli – As a response to the crisis, my grandfather identified forests and wood as a more appropriate solution for a small company size, moving from tools to forestry production. Thus, since 1904, our family history has been closely related to wood, this wonderful material, but with a peculiar approach, that is following this material since forest management. This is anything but taken for granted even today, in an Italian context whwew, despite being a leader in wood processing, we do not have the ability to manage our forest resources. My grandfather devoted himself to wood as a renewable energy. He produced wood charcoal and firewood in years when this material was the basis of economic management and energy resources. In his activity, my grandfather acquired a great deal of expertise in this sector, he came to have six hundred employees and to operate throughout the country, acquiring a significant role as one of the main suppliers of the Royal Army, which at the time was very attentive to the quality of supplies. One of the most curious memories is my grandfather's pride in having been accredited by these strict military quality control offices. In 1922 two significant things happened, on the one hand Margaritelli experienced a great entrepreneurial expansion, on the other hand Italy experienced a challenging path between two world wars, interspersed with the ‘Biennio Rosso’ (Red Biennium) and by Fascism with its framework of local wars. All this resulted in a profound transformation. The era of coal was also at the end and the post-war economy began to identify with hydrocarbons. Faced with these dynamics my father told me of a significant gesture: without any warning, he chose to totally transfer the leadership of the company to his children when they turn sixtieth, on June 1, 1946 (on the following day, the Popular Referendum transformed Italy into a Republic) by handing them the keys of the company. In exchange for this, he simply took the time to choose a plot to practice viticulture and produce quality wines. Another thing he asked for was a ‘Topolino’ car, in order to be totally free in his travels. For me, this has always been a great lesson on the entrepreneur's ability to plan his own future, including his own succession, and to understand well that the first virtue of an entrepreneur is to know how to surround himself with people with qualities even higher than his own. This has to do with the forestry activity that makes us guardians of a heritage that is used, renewed and handed over to the new generations. On the other hand, if we agree that a company is a living body, it is also true that it is a social body, made up of people and not an instrument of affirmation of its goals. Having the

Medoc, un nome evocativo per il lavoro di Michele De Lucchi per Listone Giordano.

courage to know when it’s time to stop is important and to us it was also important to have experienced, in many periods of our history, the overlapping of two generations in the management of the company, combining the experience of the previous generation with the fresh energies of the new generation, in mutual respect between old and young. We have been lucky enough to experience these generational changes in a gradual and harmonious way. FROM A WORLD IN RUINS Pietro Ferrari – How has the world changed after thedrama of the war? Andrea Margaritelli – Post-war Italy was a country in ruins that had to be totally reinvented and the young people with a strong push towards reconstruction, immediately tried to understand what the experience of the past could be recovered and used. In our case not in building construction, not in road construction but in railroad construction and railway sleepers became the object of interest of the post-war Margaritelli generation. We are talking of railway sleepers made with strong and handsome oak, the king of European forests. However, the production of railway sleepers was carried out with a total renewal of industrial methods: my father and his brother revolutionized the traditional way of producing wooden sleepers carried out in the forest, looking at what was happening in the United States and creating a mechanism by which production plants are positioned outside the forests, in order to be able to work with an industrial logic. The production of railway sleepers has been fundamental in our business life and has allowed us to become the main supplier of the state railways as well as making us discover, after the war, the extraordinary technical, social and cultural heritage of the French forestry. In fact, after a few years, we realized that in Italy there was neither sufficient quantity nor sufficient quality to make it possible to supply enough timber for the production of railway sleepers. So after the war, my father and my brothers went on an exploration, they found the right location and in 1961 they founded in Burgundy what, to date, is the largest hardwood processing plant in Europe with a capacity of about 60 thousand cubic meters of oak and other European woods every year. What makes this plant special is that its production comes one hundred percent from a sustainable forest management method, this already in years when sustainability was not such a central issue as today. The millennial French tradition created by the Cistercian monks also contributed to this, strengthened centuries later by the well-known edict of Jean-Baptiste Colbert who, with the approval of the Sun King, proclaimed the forest a strategic and inviolable heritage of the state in the year 1689. Today in France there are twelve thousand forestry technicians engaged in the field. We are heavily indebted to this unique French experience, because today it would not be possible for anyone to replicate it. In my father's memories there is always the feeling of the initial distrust of the French until their full acceptance of the family and its competence, starting from difficult years and still full of resentments. The French tradition of wood and wine joins ours, also considering the strong similarities between Umbria and Burgundy. Our factories in France are surrounded by a natural landscape and this has greatly influenced our way of doing business. We have always been aware that doing business takes on the additional responsibility of ensuring that the need to produce is harmonized with that of maintaining energy and the ecological quality of the environment, highly respecting the territory and its landscape. We have always

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been sensitive to environmental footprint issues and we intended to communicate this by planting not one single tree but an entire forest at each generational change of our family. FROM RAILWAY SLEEPERS TO LISTONE GIORDANO Pietro Ferrari – Here, however, another crisis was beingprepared and another change of skin. Andrea Margaritelli – Another crisis arrived in the Seventies and I can still remember those moments of great concern when in a few months the perspective of our company completely changed. To a leading company in the field of railway sleepers, with a plant in France intended exclusively for supply in addition to the production plants in Italy, suddenly the news arrived that the railways were converting to reinforced concrete sleepers, a replacement product for the wooden sleeper. Suddenly we found ourselves with a large number of employees and a very high level of know-how but without knowing which new outlet market to look for. We therefore decided to no longer follow the railway sleepers sector, moving from wood to reinforced concrete, but to seek new outlets for our resources and our know-how. We first approached the semi-finished product sector for the furniture industry but we found an emphasis on price and an interest in quality that was not a priority, then we turned to the sector of traditionally conceived wooden floors and it was in this phase that the encounter with Guglielmo Giordano took place. We had already known Professor Giordano from the production phase of the railway sleepers, because he had patented with us a system for consolidating the heads of the sleepers (binding system). Guglielmo Giordano bound his entire life to the city of Flo-

rence where he was Professor of Wood Technology at the local University: when my father had the intuition of the possibility of creating a wooden floor with an innovative technology that could solve the classic problem to choose between size and stability, we turned to him to make it happen. A patent was born that uses the anisotropic characteristic of wood to cross the fiber and obtain an innovative solution that radically changed the scenario of wooden floors allowing both large dimensions and stability. This innovation came from the collaboration between private industry and a scientist linked to the university world, an emblematic case of the fertile but unfortunately not so frequent relationship between industry and university, even if, never as in this case, it was a matter of people. Listone Giordano became a brand under which we faced the world of surfaces. This patent dates back to 1984 but ten years later, in the Nineties, we moved on to completely rethink the distribution. Together with our partners we decided to "tell" a quality product, because quality does not cost much more but just a little more, so it must be communicated, otherwise there is a risk of falling to non-quality. In this direction, sales channels must be combined with communication channels. If distribution takes place in the franchise mode, with the Alliance network, baptized by Professor Antonio Fossati, an authority in the distribution sector, the communication goes deep into the characteristics of the product, its sustainability and its aesthetic potential. The other quantum leap was made in the early 2000s in turning to the world of design, which is obvious in the furniture sector but represents a giant step for the wooden floor that until then had not yet been designed by anyone. In 2006-2007 we launched a cultural project called Natural Genius at the Guggenheim Museum in New York, inviting some designers to meet from a cultural point of view on the theme of contemporaneity in wooden surfaces. A project was born, then landed in the product collections which today is one of the most successful lines of Listone Giordano and which still engages great protagonists of de-

sign like Michele De Lucchi, Patricia Urquiola, Marc Sadler, Daniele Lago, Matteo Thun and many others. With Listone Giordano, these renowned designers discovered the way to design surfaces, working on a two-dimensional material, made graphic first by nature. In this sense, it seems to me very effective the motivation of the Innovation Awards Award conferred by President Giorgio Napolitano to De Lucchi's Medoc: "A product witnessing how much design can bring innovation in a traditional sector where you could think that there is nothing more to invent". This is an invitation to never think that everything has already been said in a sector. All in all, the history of our company is a history of crisis and adaptability, no epic ride from one success to another but the chronicle of its strength in reacting to difficulties. This is the great legacy of generations that moves between tradition, making use of what has been done by those who came before us, and innovation, which is the ability to respond to the challenges of the future in a non-linear but visionary way. In all of this, we must also have the humility (this is an Umbrian, Franciscan word) to accept failure, which is often a springboard for the future.

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