Rapporto dal Territorio 2016 - Materiali

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RAPPORTO dal TERRITORIO

2016 MATERIALI


RAPPORTO dal TERRITORIO 2016 Il Rapporto è prodotto dall’Istituto Nazionale di Urbanistica Responsabile scientifico e Curatore del coordinamento generale Pierluigi Properzi Curatori del Volume “Rapporto dal Territorio 2016 - Materiali” Luana Di Lodovico, Donato di Ludovico Redazione e coordinamento capitoli Donato Di Ludovico, Carmela Giannino, Simone Ombuen, Pierluigi Properzi Le analisi sugli scenari economici e demografici e sul consumo di suolo sono il frutto della collaborazione tra INU e CRESME e sono state effettuate dal CRESME utilizzando il Sistema Informativo congiunturale e previsionale DEMO/Si Autori dei testi: Angela Barbanente, Alessandra Casu, Aldo Cilli, Donato Di Ludovico, Isidoro Fasolino, Massimo Gheno, Carolina Giaimo, Carmela Giannino, Luigi La Riccia, Roberta Lazzarotti, Gianpiero Lupatelli, Roberto Mascarucci, Gabriella Negrini, Simone Ombuen, Rocio Pérez Campaña, Donato Piccoli, Pierluigi Properzi, Emma Salizzoni, Massimo Sargolini, Ignazio Vinci, Silvia Viviani, Angioletta Voghera, Lorenzo Bellicini, Enrico Campanelli, Paola Reggio Per il reperimento dati relativi alla pianificazione comunale si ringraziano: Coordinamento generale: Simone Ombuen Piemonte, Val d’Aosta, Lombardia, Liguria: Carolina Giaimo (coordinamento) Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli VG: Massimo Matteo Gheno (coordinamento), Franco Alberti Emilia Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise: Simone Ombuen (coordinamento), Giulia Angelelli, Nazareno Annetti, Massimo Basso, Achille Bucci, Claudio Centanni, Donato di Ludovico, Luana Di Lodovico Daniele Iacovone, Andrea Santarelli, Simona Tondelli, Vincenzo Zenobi Campania, Basilicata, Puglia, Calabria: Isidoro Fasolino (coordinamento), Anna Abate, Francesco Rotondo, Nico Tucci Sicilia: Giuseppe Trombino, Ignazio Vinci Sardegna: Alessandra Casu Per l’aggiornamento dello stato della piani cazione provinciale, Marco Pompilio Per il usso costante di informazioni d’aggiornamento sul governo del territorio in Emilia Romagna, ma anche a scala nazionale, Luciano Vecchi Per il loro supporto: Francesco Sbetti, Giuseppe De Luca, Silvia Capurro, Claudio Centanni, Paolo La Greca Cartogra e e tabelle: L. Di Lodovico, A. Santarelli, G. Panepucci. Statistiche sulle città metropolitane: Federica Benelli, Università Roma Tre, Dipartimento di Architettura Per Contributi delle agende regionali ringraziamo Piemonte: Carlo Alberto Barbieri, Carolina Giaimo, Mauro Giudice; Valle d’Aosta: Richard Zublena, Carolina Giaimo; Liguria: Franca Balletti, Pierluigi Bolgiani, Silvia Capurro, Alessandro Caruana, Antonio Chirico, Anna Colombo, Arcangelo Merella, Tomaso Lanteri Minet, Andrea Pasetti, Silvia Soppa, Andrea Vergano, Daniele Virgilio; Lombardia: Luca Imberti, Francesca Boeri, Pierluigi Nobile; Provincia di Trento: Giovanna Ulrici, Daria Pizzini; Provincia di Bolzano: Pierguido Morello, Michele Stramandinoli; Veneto: Francesco Sbetti, Franco Alberti, Claudio Perin, Fabio Mattiuzzo; Friuli Venezia Giulia: Eddi Dalla Betta, Mauro Pascoli, Paolo De Clara, Gloria Catto, Daniele Orzan, Marco Marmotti, Marino Pavoni, Patrizia Gridel, Serena Marcolin; Emilia Romagna: Elisa Conticelli, Stefania Proli, Simona Tondelli, Sandra Vecchietti Francesco; Toscana: Francesco Alberti, Alessandro Marioni, Chiara Agnoletti; Umbria: Alessandro Bruni, Ric- cardo Guarnello, Francesco Leombruni, Franco Marini, Marco Storelli, Luca Trepiedi; Marche: Claudio Centanni, Giovanna Rosellini, Achille Bucci, Marinella Topi, Massimo Orciani, Sergio Bugatti, Ludovico Caravaggi, Roberta Angelini, Giovanni Marinelli, Alberto Procaccini, Alessandra Marsili, Gloria Vitali; Lazio: Lucia Fonti, Carmela Giannino, Benedetto Nastasi, Roberto Pallottini, Irene Poli, Chiara Ravagnan; Abruzzo: Donato Di Ludovico, Roberto Mascarucci, Federico D’Ascanio, Emilia Fino, Stefano Mariotti, Donato Piccoli, Andrea Santarelli, Rosalba D’Onofrio, Luana Di Lodovico, Luca Iagnemma, Giulia Taraschi, Francesca Garzarelli, Massimo Palladini; Molise: Luciano De Bonis, Michele Luca Galella, Emilio Natarelli; Campania: Domenico Moccia, Antonio Nigro, Antonia Arena, Corinne Vitale, Ivonne De Notaris, M. Iannucci; Puglia: Carmelo Torre, Fulvio Rizzo, Francesco Rotondo; Basilicata: Lorenzo Rota, Roberto Lo Giudice; Calabria: Domenico Passarelli, Sante Foresta, Cristina Comandè; Sicilia: Paolo La Greca, Ignazio Vinci, Giuseppe Trombino, Marcel Pidalà, Vincenzo Todaro, Annalisa Giampino; Sardegna: Enrica Campus, Alessandra Casu, Enrico Alfonso Corti, Vincenzo Cossu, Francesco Dettori, Costantino Manca, Italo Meloni, Fausto Alessandro Pani, Verdina Satta, Corrado Zoppi La raccolta dei dati sulla pianificazione paesistico ambientale è stata curata da Ced Ppn (Centro europeo di documentazione sulla pianificazione dei parchi naturali). La raccolta dei dati sulla pianificazione provinciale e regionale e sulla legislazione è stata curata da Lab AnTeA/Aq – Donato Di Ludovico. Si ringraziano: Regioni, Province ed Enti che hanno collaborato al reperimento dei dati. Coordinamento editoriale: M. Cristina Musacchio Idea e Progetto grafico della copertina: Alberto Hohenegger Impaginazione e grafica: Micaela Bonavia - Pierpaolo Ceccarelli - Luana Di Lodovico Stampa: Tipolito 95 - L’Aquila

INUEd - via Castro dei Volsci, 14 - 00179 - Roma ISBN 978-88-7603-153-3 (Opera) ISBN 978-88-7603-162-5 (Vol.1) Finito di stampare ottobre 2016 Il Rapporto è realizzato con il contributo economico di Urban Promo


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Indice CASI STUDIO Caso 1 - Ilenia Pierantoni, Massimo Sargolini. Piano di gestione e progetto di valorizzazione paesaggistica per la riserva naturale statale abbadia di Fiastra (Marche)

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Caso 2 - Elio Trusiani, Emanuela Biscotto. Riqualificazione della via Francigena nel comune di Montefiascone (Lazio)

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Caso 3 - Elio Trusiani. Applicazione della convenzione europea del paesaggio nella riserva naturale regionale Monterano (Lazio)

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Caso 4 - Chiara Camaioni, Rosalba D’Onofrio, Pier Sebastiano Ferranti, Maddalena Franzosi, Emanuele Penna, Ilenia Pierantoni, Andrea Renzi, Massimo Sargolini, Michele Talia, Elio Trusiani. Mitigazione del rischio idrogeologico e valorizzazione del paesaggio di Vernazza (Liguria)

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Caso 5 - Daniela Laface, Anna Tatiana Porcino. Le vie dei borghi: da Gallicianò a Roghudi vecchio (Calabria)

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Caso 6 - a cura di Paola Cigalotto, Maria Alberta Manzon. Paesaggio e piano: l’esperimento del comune di Budoia (FVG)

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Caso 7 - Grazia Brunetta. Progetti di paesaggio nel piano stralcio del commercio e nel Ptc Alta Valsugana e Bersntol per la promozione territoriale dei piccoli comuni (Provincia di Trento)

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QUADRO COMPARATIVO E INTERPRETATIVO DEI PROGRAMMI DI 15 CITTA’ Carlo Gasparrini con Daniele Caruso e Stefania D’Alterio

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LE CARTE INU Carta della Partecipazione

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Carta dello Spazio Pubblico

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Carta di Reggio Calabria (Città Metropolitane)

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Contributo per CASA ITALIA

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Progetto Paese

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MATERIALI del CASI STUDIO RAPPORTO DAL TERRITORIO

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CASI STUDIO Caso 1 Piano di gestione e progetto di valorizzazione paesaggistica per la riserva naturale statale abbadia di Fiastra (Marche) Situazione paesaggistica Le pratiche della mera tutela delle risorse della natura e della cultura, quando non opportunamente incardinate nei processi di pianificazione e progettazione territoriale non hanno prodotto i risultati sperati. Anzi, in taluni casi, il principio dell’esclusione e della separazione (sia tra parco e territori contermini che tra i programmi di conservazione e quelli di sviluppo) non ha fatto altro che accrescere il degrado paesaggistico dell’immediato contesto del bene da preservare, compromettendo il ruolo ed il senso della risorsa per cui lo stesso provvedimento di tutela era stato varato. I casi di zone periferiques, non opportunamente raccordate con la core area, che tanto abbiamo biasimato nella vicenda dei parchi regionali francesi, sono riapparsi, con ricadute devastanti, sul territorio contiguo di molte aree protette italiane. Da una ricerca sullo stato della pianificazione delle aree protette, condotta dalla Facoltà di Architettura dell’Università di Camerino1, si evince che molte delle più importanti decisioni relativamente alla riorganizzazione dell’articolazione territoriale di parchi e riserve sono state assunte in assenza di un piano e quindi di un condiviso quadro strutturale e strategico. I motivi di questa grave lacuna, che sta compromettendo il futuro di molte aree protette, sono riconducibili a: i) il timore che ogni azione di piano e progetto possa ridurre la portata dei processi conservativi, evidenziando ancora una volta la sterile separatezza cui si è fatto cenno sopra; ii) il cattivo funzionamento della macchina amministrativa da cui dipendono i percorsi di approvazione dei diversi strumenti di piano che spesso hanno rischiato d’impantanarsi su formalismi burocratici particolarmente farraginosi con inutili appesantimenti dell’iter decisionale. Il risultato, non generalizzabile ma purtroppo abbastanza diffuso, è stata la proliferazione di interventi e azioni, occasionalmente realizzati, senza la preoccupazione di ricercare una coerenza complessiva in un sistema di riferimento più ampio. In questo quadro, l’esperienza del piano di gestione della Riserva Naturale Abbadia di Fiastra, costituisce un’interessante best practise, testimoniando il ruolo che le aree protette possono assumere nella gestione virtuosa dei paesaggi contemporanei. Infatti, a fronte di “tagli economici” e difficoltà di gestione ordinaria delle risorse e degli interventi da compiere sul territorio, quest’area ha messo in atto un’importante

sperimentazione, un laboratorio socio-ambientale di nuovi modi di vivere e produrre, valorizzando sapientemente l’ambiente e il paesaggio, orientando nuove forme di sviluppo e di crescita delle comunità locali che continuano ad essere presidio prezioso per il mantenimento di paesaggi tradizionali. Tipo di paesaggio La Riserva Naturale Abbadia di Fiastra (Decreto del Ministero dell’Agricoltura e Foreste del 10/12/1985, pubblicato sulla G.U. del 7 gennaio 1986: riconosciuta come “Riserva Naturale dello Stato” con gestione delegata alla Fondazione Giustiniani Bandini) si colloca nella fascia collinare maceratese, tra la Valle del Chienti e quella del suo affluente Fiastra; interessa 1907 ettari interamente compresi nei comuni di Tolentino e Urbisaglia, entrambi in provincia di Macerata. Ai margini della Riserva, vi sono altri 5 Comuni che entrano a far parte della zona contigua. Attualmente la popolazione residente è di circa 300 unità, ma se si considera l’intero territorio dei comuni interessati, e cioè Tolentino e Urbisaglia, si raggiungono i 23.000 abitanti; 87.000 includendo anche quelli dell’area contigua. Siamo di fronte ad un territorio di estremo valore paesaggistico - ambientale, nel cuore del distretto produttivo della Provincia di Macerata. Quindi, un’area di interesse, sia per le sue risorse naturali e culturali, sia per il ruolo che essa svolge nel sistema urbano maceratese, nell’ambito delle connessioni ecologiche, degli itinerari storicoculturali regionali, e nelle relazioni funzionali di area vasta. Obiettivi del progetto Il Piano di Gestione della Riserva assume significati e finalità specifici legati proprio a queste peculiarità e alle dinamiche relazionali che possono innescarsi con ricadute importanti all’interno dell’area protetta e nel contesto territoriale. In questo scenario, l’ente gestore non ha rinunciato a definire un quadro strategico complessivo da cui discendono 4 specifiche azioni: 1. valorizzare il ruolo che la Riserva ha acquisito nel corso degli ultimi decenni come “cuore di naturalità e cultura” in grado di irradiarsi nei Comuni limitrofi, attraverso l’ampliamento dell’area contigua e concordando il disegno territoriale dei 2


MATERIALI del RAPPORTO dal TERRITORIO 2016

Fig 1 - Inquadramento territoriale della Riserva Naturale. 2.

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Fig.2 - Articolazione spaziale del Piano di Gestione della Riserva.

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dei raccordi e delle connessi funzionali tra la Riserva ed i centri storici dei comuni circostanti; rispondere alla crescente necessità di promuovere uno sviluppo sostenibile della fruizione turistica attraverso la ideazione di un “albergo diffuso”, incastonato negli antichi presidi insediativi rurali che spesso costituiscono un patrimonio architettonico straordinario e funzionalmente connesso con l’area centrale della Riserva (Abbazia Cistercense e bosco planiziale), attraverso la riqualificazione del sistema dei percorsi rurali interpoderali; contemperare la protezione delle risorse naturali presenti (rete idrografica e relativa copertura vegetazionale) con lo sviluppo compatibile delle attività e delle produzioni agricole, attraverso una progressiva trasformazione delle pratiche agricole “tradizionali” in modalità di conduzione dei fondi rurali, biologicamente compatibili, potenziando e ricreando, quando assenti, le relazioni funzionali tra la rete idrografica superficiale, la rete ecologica, e il sistema dei percorsi interpoderali, integrando le produzioni agrarie di qualità con la fruizione turistica rurale; favorire la riqualificazione funzionale di alcune aree per lo svago ed il public enjoyment presenti nei pressi del polo abbaziale e valorizzazione di aree “periferiche”, al fine di sviluppare nuove forme e modalità di fruizione, attraverso una riorganizzazione del sistema dei parcheggi e delle aree di sosta, allontanando dalla core area tutte quelle funzioni ricreative e attrattive di grande masse che, superando la capacità portante del luogo, potrebbero metterne a rischio lo stesso valore paesaggistico.


CASI STUDIO

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Fig. 3 - Scenario di attuazione del Piano di Gestione della Riserva.

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MATERIALI del RAPPORTO dal TERRITORIO 2016

Caso 2 Riqualificazione della via Francigena nel comune di Montefiascone (Lazio)

Paesaggio Il progetto di “Riqualificazione e messa in sicurezza della Via Francigena“2 nel tratto ricadente nel Comune di Montefiascone, si sviluppa a partire dal confine con Bolsena, in prossimità del ponte romano di Santa Maria in Sanguinaria, fino al confine con Viterbo, per un totale di 15,648 km. Il percorso, in base alle specificità dei tracciati, e per procedere nelle diverse elaborazioni di analisi e di progetto, è stato suddiviso in 29 tratti. Obiettivi del progetto Il progetto3 , oltre a rispondere all’esigenza di mettere in sicurezza la via Francigena, ha l’obiettivo di sviluppare una metodologia di lavoro che, partendo dall’individuazione e valutazione dei paesaggi secondo le modalità indicate nella Convenzione Europea del Paesaggio, conduca all’elaborazione di un progetto di paesaggio alla scala locale che rispetti il contesto di riferimento e al contempo inneschi nuovi equilibri e opportunità di sviluppo territoriale. Strumenti conoscitivi, gestionali e attuativi Il tracciato fornito dalla Regione Lazio è stato dettagliato in funzione di parametri più raffinati che hanno consentito di selezionare ulteriormente i caratteri di qualità, da un lato, e di criticità, dall’altro, del percorso individuato dalla Regione. Sono stati effettuati, pertanto, numerosi sopralluoghi, è stata acquisita la cartografia storica, sono state adottate tecniche di lettura del territorio specificamente orientate. Ciò al fine di valutare, in base a indicatori di qualità e/o criticità, gli specifici livelli di priorità d’intervento su cui dimensionare, anche in termini economici, il progetto complessivo della Via Francigena nel territorio comunale. Il metodo

Fig 4 - Schema attribuzione classi di valore

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proposto è strutturato nelle seguenti fasi: Fase 1 - Analitica: Attribuzione, per ciascun tratto, di classi di qualità (intesa come l’insieme dei caratteri positivi come valori storici, panoramici, naturalistici che arricchiscono l’esperienza del pellegrinaggio: presenza di basolato romano, la presenza di visuali panoramiche sul lago, l’attraversamento di un contesto paesaggistico pregevole e significativo della zona, la tangenza della via rispetto ad un punto di interesse storico) e di classi di criticità (l’insieme degli aspetti negativi presenti in un tratto di Via, che rendono il cammino un’esperienza meno estetica, disagevole o addirittura pericolosa: stato del manto stradale, delle condizioni di accessibilità, il livello di ombreggiamento e, soprattutto, delle condizioni di rischio per la mobilità ciclo-pedonale). Fase 2 - Interpretativo/valutativo: Attribuzione, per ciascun tratto, di classi di priorità attraverso la valutazione comparata e ponderata dei livelli di qualità e di criticità: 1. 2. 3. 4.

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Priorità bassa: tratti caratterizzati da livelli di bassa qualità e da ridotte condizioni di criticità Priorità bassa : tratti caratterizzati da livelli di media qualità, ma con ridotte condizioni di criticità Priorità bassa: tratti caratterizzati da livelli di alta qualità, ma con ridotte condizioni di criticità Priorità alta: tratti caratterizzati da livelli di media/bassa qualità ma con ampie condizioni di criticità per i quali si ricerca la possibilità di un tracciato alternativo Priorità alta: tratti caratterizzati da livelli

Fig 5 - Schema attribuzione classi di criticità


CASI STUDIO

di alta qualità ma con ampie condizioni di criticità per i quali si prevedono interventi di messa in sicurezza del tracciato e rimozione delle condizioni di criticità. Fase 3 - Propositiva: Individuazione, per i tratti ad alta criticità, di tracciati alternativi, di particolare valore paesaggistico e ambientale. Fase 4 - Progettuale: Definizione del tracciato definitivo della Via Francigena e delle macro tipologie d’intervento (messa in sicurezza; recupero, valorizzazione, continuità).

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La tipologia e le modalità di intervento, le tecniche ed i materiali utilizzati nei singoli tratti di progetto sono stati definiti in conformità con le normative e gli strumenti vigenti, nel rispetto dei vincoli e delle caratteristiche proprie del paesaggio. Si è cercato di coniugare gli aspetti tecnici ed economici richiesti con i valori paesaggistico-ambientali del territorio, privilegiando soluzioni progettuali e percettive in sintonia con il senso del luogo e, soprattutto, in grado di integrarsi nel disegno complessivo del territorio e del paesaggio.

Fig. 6 - Interventi progettuali

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MATERIALI del RAPPORTO dal TERRITORIO 2016

Caso 3 Applicazione della convenzione europea del paesaggio nella riserva naturale regionale Monterano (Lazio) Situazione paesaggistica Il territorio oggetto della ricerca è la Riserva Naturale Monterano, istituita nel 1988, che tutela i caratteri paesaggistico-ambientali, geologici, storico-culturali e la biodiversità della Tuscia Romana, tra i Monti della Tolfa e i Monti Sabatini. La Riserva Naturale, dopo un ampliamento dei suoi confini nel 1993, copre circa 1000ha caratterizzati da boschi collinari, forre vulcaniche con vegetazione tipica e rara, pascoli con una peculiare flora e fauna, dal Fiume Mignone incluso nel SIC (Rete Natura 2000) e dal sito archeologico dell’antica città di Monterano. Obiettivi del progetto La ricerca, finalizzata all’applicazione dei principi della Convenzione Europea del Paesaggio (CEP) al processo di pianificazione delle aree naturali protette 4 , ha l’obiettivo di sviluppare una metodologia di lavoro seguendo i contenuti del punto C dell’art. 6 della CEP, “Individuazione e valutazione” in cui sono descritte le modalità per individuare e valutare i paesaggi “… ai fini di una migliore conoscenza dei propri paesaggi, ogni Parte si impegna a: a. individuare i propri paesaggi, sull’insieme del proprio territorio; b. analizzarne le caratteristiche, nonché le dinamiche e le pressioni che li modificano; c. seguirne le trasformazioni; d. valutare i paesaggi individuati, tenendo conto dei valori specifici che sono loro attribuiti dai soggetti e dalle popolazioni interessate”. Strumenti conoscitivi, gestionali e attuativi (anche economici). Per la redazione del lavoro ci si è avvalsi di metodi e strumenti consolidati nella pratica paesaggistica pur

Fig 7 - Ambiti di Paesaggio

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sempre in fase di aggiornamento e revisione critica da parte del gruppo di ricerca del PDTA.

Strumenti conoscitivi, gestionali e attuativi Il metodo proposto è strutturato in tre fasi: 1. una prima fase, con contenuto descrittivo, di lettura dei caratteri strutturali della Riserva rappresentando e interpretando lo stato di fatto; 2. una seconda, di tipo interpretativo/ valutativo, orientata alla lettura critica del funzionamento ambientale, dei valori, dei rischi, della vulnerabilità e delle dinamiche di trasformazione e alla valutazione dello stato e delle qualità del paesaggio; 3. una terza fase propositiva, volta alla definizione degli Ambiti di paesaggio e dei relativi Obiettivi di Qualità Paesaggistica, delle strategie di salvaguardia e della valorizzazione paesaggistica. Lo studio interpretativo/valutativo è stato condotto privilegiando un approccio strutturale-morfologicopercettivo in grado di restituire la struttura paesaggistica della Riserva. Geologia, morfologia, percezione, copertura vegetale/uso del suolo hanno costituito i criteri sulla base dei quali sono stati individuati gli Ambiti di Paesaggio (Fig.7). L’approccio metodologico è stato supportato dal rilievo diretto e dall’interpretazione delle foto aeree, delle fonti cartografiche e degli studi settoriali, strumenti necessari per la delineazione e definizione degli Ambiti di Paesaggio: 1.Paesaggio dell’antica città di Monterano; 2.Paesaggio delle forre e dei corsi d’acqua; 3.Paesaggio naturale delle colline boscate; 4.Paesaggio dei Monti Angiano e Angianello; 5.Paesaggio delle cave rinaturalizzate; 6.Paesaggio degli arbusteti e del pascolo arborato; 7.Paesaggio collinare dei seminativi; 8.Paesaggio agrario a carattere identitario; 9.Paesaggio antropizzato a carattere agricolo. sono stati definiti in conformità con le normative e gli strumenti vigenti, nel rispetto dei vincoli e delle caratteristiche proprie del paesaggio. Si è cercato di coniugare gli aspetti tecnici ed economici richiesti con i valori paesaggistico-ambientali del territorio, privilegiando soluzioni progettuali e percettive in sintonia con il senso del luogo e, soprattutto, in grado di integrarsi nel disegno complessivo del territorio e del paesaggio.


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Fig 8 - Scheda tipologica di Ambito Rapporto con il piano territoriale e/o paesaggistico Sia nella fase conoscitiva che propositiva, ha assunto un ruolo di rilievo il Piano Territoriale Paesaggistico Regionale (PTPR) del Lazio. La lettura critica del PTPR ha fornito i primi contenuti conoscitivi delle figure territoriali e paesaggistiche, delle invarianti strutturali e dei caratteri del territorio. Successivamente ha costituito la base di confronto per l’identificazione delle azioni di tutela, conservazione e valorizzazione individuate nelle Schede tipologiche di Ambito (Fig. 8). Per ciascun ambito sono stati individuati Obiettivi di Qualità Paesaggistica in base ai valori, alle vulnerabilità e alle potenzialità riscontrate in rapporto alle politiche di tutela, conservazione e valorizzazione (Fig. 9). Gli obiettivi individuati possono costituire un bagaglio di indicazioni fondamentali per l’eventuale pianificazione comunale e locale. Infine, la ricerca, con il fine di perseguire valorizzazione paesaggistica del territorio, fornisce criteri per la nuova realizzazione e il mantenimento dei manufatti agro-silvo-pastorali.

Fig. 9 - Paesaggio dei Monti Angiano e Angianello

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MATERIALI del RAPPORTO dal TERRITORIO 2016

Caso 4 Mitigazione del rischio idrogeologico e valorizzazione del paesaggio di Vernazza (Liguria) Situazione paesaggistica Il progetto coinvolge il paesaggio del Comune di Vernazza nel Parco delle Cinque Terre muove da una valutazione critica delle opere realizzate in somma urgenza o ancora da realizzare per la messa in sicurezza del Torrente Vernazzola e dell’abitato di Vernazza in seguito all’alluvione del 2011, come opportunità di riflessione per una proposta di soluzioni e/o interventi-tipo, in risposta al rischio idraulico e nel rispetto dei caratteri paesaggistici dei luoghi. Obiettivi 1. Lo studio per la riqualificazione paesaggistica del Torrente Vernazzola, ancora in itinere ma in fase di conclusione, è una proposta presentata da un gruppo di ricerca della Scuola di Architettura e Design dell’Università di Camerino nell’ambito di una ricerca conto terzi commissionata dalla Direzione Paesaggistica della Regione Liguria. La proposta cerca di rispondere alla domanda di riqualificazione paesaggistica a partire dalle opere realizzate in somma urgenza, per poi valutare quelle previste ma non realizzate e suggerire un possibile percorso progettuale di mitigazione ambientale e progetto di paesaggio come risposta qualitativa a quantitativa al rischio idrogeologico, in considerazione dei valori agrari, storici e culturali delle aree limitrofe al Torrente Vernazzola. Gli interventi previsti, finalizzati alla mitigazione degli impatti, vengono utilizzati per ipotizzare categorie d’intervento in grado di assicurare una più generale riqualificazione del paesaggio fluviale e delle

Fig 10 - Lettura percettivo paesaggistica: struttura e segni

aree agricole limitrofe, con particolare riferimento al sistema dei terrazzamenti, dominante strutturale e scenica del paesaggio delle Cinque Terre da tenere ben in considerazione e da monitorare ai fini della stessa sicurezza idrogeologica del territorio. Nel proporre una più attenta considerazione delle implicazioni paesaggistiche dei progetti per la messa in sicurezza del territorio e del rapporto progetto/ contesto, lo studio fornisce una modalità di lavoro atta a verificare se un progetto in un determinato luogo contribuisce a qualificare o a deteriorare il contesto paesistico di riferimento, se produce effetti non apprezzabili sull’immagine del territorio, o se invece possa arricchirla o impoverirla, se crea nuovi valori paesistici, o piuttosto non comprometta oppure distrugga quelli esistenti. La modalità di lavoro ipotizzata permette di compiere una valutazione dei progetti d’intervento, ma nello stesso tempo può rappresentare un’utile metodologia progettuale, scandita da una serie di passaggi chiave: 1. Ricognizione del quadro normativo di riferimento; 2. Definizione delle condizioni generali e paesaggistiche del contesto in cui si interviene, con riferimento alle criticità e alle sensibilità presenti, al loro stato di conservazione, alla loro visibilità paesaggistica al carattere e degli elementi paesaggistici salienti che contribuiscono a caratterizzare il paesaggio anche alla scala minuta dell’intervento; 3. Individuazione e descrizione dell’ “ambito” del progetto d’intervento e delle condizioni paesaggistiche al contorno; 4. Definizione dei caratteri generali del progetto proposto (area interessata, materiali proposti, vincoli presenti, caratteri tecnologi, ecc.) ed individuazione delle soluzioni a minor impatto paesaggistico; 5. Valutazione delle possibili modificazioni delle condizioni visuali e percettive date e definizione degli eventuali correttivi ed indicazioni sui dettagli progettuali. Strumenti conoscitivi, gestionali e attuativi Per favorire l’applicazione della metodologia, si sono prodotti gli elaborati del quadro conoscitivo e quelli di valutazione critica (Fig.10) che costituiscono la base per l’elaborazione della presente proposta. In particolare per l’applicazione dei punti 4 e 5 della metodologia sono stati predisposte “Linee guida operative “e” Schede delle tipologie d’intervento”. Le Linee guida operative hanno la funzione di individuare le migliori soluzioni progettuali

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CASI STUDIO

relativamente al contrasto e/o alla mitigazione del dissesto idrogeologico, con riferimento ai caratteri morfologici e vegetazionali dei luoghi, alle principali criticità rilevate e alle categorie di intervento ipotizzate nella costruzione del progetto. All’interno del territorio preso in esame vengono individuati tre principali ambiti di riferimento: le aree agricole delle colture tradizionali; le aree periurbane; le aree di fondovalle. Ogni ambito di riferimento, viene classificato prendendo in considerazione: la morfologia fisica, la componente caratterizzante (copertura vegetazionale del suolo o opere), i principali elementi di criticità rilevati, le tendenze evolutive senza intervento di risoluzione/ mitigazione del rischio, gli interventi realizzati o previsti non in linea con la mitigazione del dissesto idrogeologico, del rischio idraulico e con la valorizzazione del paesaggio, le categorie di intervento previste, le soluzioni progettuali proposte. Le Schede delle tipologie d’intervento hanno invece il compito di descrivere le diverse tipologie di intervento possibili in funzione del dissesto da contrastare, indicandone i materiali utilizzati e le

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opere di finitura. Infine è stato realizzato un Masterplan che restituisce, attraverso un disegno d’insieme e alcuni fotomontaggi (Fig. 11 e 12) alcune delle situazioni tipo più significative, confrontando situazione ante e post operam e approfondendo nel dettaglio le implicazioni paesaggistiche di alcuni particolari manufatti: ponticelli in muratura di interesse culturale e ponti in pietra. La realizzazione del Masterplan ha contribuito altresì ad individuare una gerarchia delle priorità di intervento. Rapporto con il piano territoriale e/o paesaggistico La metodologia opera in accordo con le previsioni e le raccomandazioni degli strumenti di pianificazione vigenti (PTR, PTCP, DPR 6 ottobre 1999 Istituzione del Parco Nazionale delle Cinque Terre, Piano di Tutela delle acque, Piano di Bacino, Piano Territoriale di Coordinamento Paesistico).

Fig. 11 - Intervento 1- Inizio del percorso su sponda destra fluviale

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MATERIALI del RAPPORTO dal TERRITORIO 2016

Fig. 12 - Intervento 5- Mitigazione delle sponde realizzate in c. a-sezione

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Caso 5 Le vie dei borghi: da Gallicianò a Roghudi vecchio (Calabria)

Tipo di Paesaggio L’area oggetto di studio, è collocata nella parte più estrema della Calabria meridionale, nel cuore della cosiddetta “Area Grecanica”, dove, il Greco di Calabria tutt’oggi esiste anche se in minima parte, come lingua prettamente orale, comprendendo i comuni di: Bova Marina, Condofuri (di cui fanno parte Gallicianò e Amendolea), il paese fantasma di Roghudi Vecchio e Roccaforte del Greco. Inizialmente, lo studio si è focalizzato sull’analisi del paesaggio che caratterizza questo territorio da un punto di vista prettamente fisico, analizzando le unità di paesaggio5 e gli ecotopi 6, ma soprattutto, attraverso le carte del PAI Calabria, evidenziando i rischi e i vincoli presenti. D’altro canto, dall’analisi della percezione7, si evidenzia un paesaggio unico nel suo genere in quanto tutti i borghi presenti si affacciano sulla fiumara dell’Amendolea, che rappresenta una tra le fiumare più importanti della Regione. Essa nasce nel cuore dell’Aspromonte e percorre il versante meridionale della Calabria per 38,300 km e crea la cosiddetta Valle dell’Amendolea (Amendulìa Potamò in grecanico). Ancora oggi l’irrigazione e la produttività degli orti presenti lungo le sue sponde, dipendono dalle sue acque incanalate, mentre d’estate il letto del torrente si trasforma in una grande via di comunicazione. Ma la fiumara è anche imprevedibile: lungo la sua discesa a valle raccoglie l’acqua dei numerosi torrenti aspromontani; i disboscamenti e l’intervento dell’uomo, hanno reso in alcuni casi, più impetuoso e violento lo scorrere delle acque al punto da provocare, come nel passato, numerose alluvioni e smottamenti. Il paesaggio quindi, è la caratteristica che più contraddistingue questo territorio, esso è costituito da una serie di elementi naturali ed antropici, che creano uno spettacolare gioco di contrasti; una natura selvaggia e complessa al punto da apparire a prima vista inospitale, ma che proprio in virtù di tali contrasti è capace di offrire al visitatore scenari di inaspettata bellezza. Sulle pendici meridionali dell’altopiano, rivolti verso il mare, stanno arroccati i suggestivi borghi sopracitati, in cui è possibile ammirare: molte chiese di tradizione Greco-Ortodossa, ruderi di antichi palazzi e castelli, nonché, elementi geomorfologici di interesse naturale come le Caldaie del Latte, la Rocca del Drago e quella del Lupo.

Obiettivi del progetto Attraverso l’analisi SWOT sono stati evidenziati i punti di forza, di debolezza, le opportunità e i rischi presenti all’interno della vallata, prendendo in considerazione i quattro sistemi più significativi: il sistema ambientale, della mobilità, culturale-archeologico ed infine quello delle imprese. L’idea progettuale è quella di valorizzare e creare una sorta di “rete”, collegando tra di essi gli elementi culturali, archeologici ed ambientali, non trascurando le imprese locali che operano nel settore dei servizi e del turismo e, anzi, mettendo proprio in evidenza le risorse presenti all’interno del territorio come, le aziende agricole di produzione locale e gli agriturismi, creando così quattro percorsi che, in alcuni casi, intersecandosi tra loro, collegano i vari borghi. Successivamente è stato progettato il percorso sportivo con postazioni bike-sharing e punti di sosta per permettere il ristoro dei vari utenti; il percorso enogastronomico, con i B&B, camping, alberghi, agriturismi e produzioni locali, una rete di ospitalità diffusa e postazioni car-sharing; il percorso naturalistico-botanico con punti di interesse botanico, dove ammirare le bellezze naturali presenti, e i punti panoramici ed infine, il percorso culturale, nel quale devono essere presenti le postazioni informative dove i turisti possano ricevere indicazioni in merito alle presenze artistiche e culturali presenti in ciascun paese. Gli itinerari previsti sono due8: uno percorribile attraverso l’uso di auto elettriche fornite da un servizio di car-sharing, che permette di utilizzarle su prenotazione, prelevandole e riportandole in un parcheggio dotato di postazioni per la ricarica del mezzo ed, il secondo itinerario è il percorso trekking, come fece Edward Lear nel 18479, quando visitò la Calabria meridionale. Il famoso “Sentiero dell’Inglese” offre quella che oggi viene definita “ospitalità diffusa”, madre del turismo sostenibile, che mette in stretto contatto le famiglie di tali paesi offrendo le proprie case, fornendo vitto ed alloggio a base di prodotti tipici del luogo. Vista la lunghezza complessiva dell’itinerario di circa 80 km, all’interno del Parco Nazionale dell’Aspromonte, con quote che sfiorano i mille metri, gli escursionisti potranno pernottare per 2 o 3 giorni ed essere seguiti da esperte guide locali, spostandosi attraverso una rete di sentieri e mulattiere da un borgo all’altro.

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MATERIALI del RAPPORTO dal TERRITORIO 2016

Strumenti attuativi Per la realizzazione di tali ipotesi progettuali, sono state definite le linee guida prendendo in considerazione gli assi del POR CALABRIA FESR 2007 – 2013, tali assi sono: Asse III – Ambiente; Asse V – Risorse Naturali, Culturali e Turismo

Fig. 13 - Sintesi progetto

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Sostenibile; Asse VI – Reti e Collegamenti per la Mobilità; Asse VII – Sistemi Produttivi, in tal modo sarebbe possibile attingere dai fondi messi in parte a disposizione dalla comunità europea.


CASI STUDIO

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Caso 6 Paesaggio e piano: l’esperimento del comune di Budoia (FVG)

Paesaggio Posto ai piedi della montagna del Cansiglio nella pedemontana pordenonese del Friuli Venezia Giulia, Budoia è un Comune di 2576 abitanti e 37 kmq. Fa parte della rete “Alleanza nelle Alpi” formata da Comuni che si impegnano per uno sviluppo sostenibile dello spazio alpino e individuano nella Convenzione delle Alpi la premessa e il filo conduttore dello sviluppo. Obiettivi del piano14 L’amministrazione comunale di Budoia ha affrontato un percorso articolato, concluso nel 2014, di partecipazione e stesura del nuovo piano regolatore, fronteggiando un diffuso scetticismo circa l’utilità di rinnovare lo strumento urbanistico, così sintetizzato dal sindaco Roberto De Marchi: “se analizziamo tutte le esperienze di crescita edilizia dal dopoguerra ad oggi si evince quanto sia stato marginale il ruolo della pianificazione territoriale,... un piano oggi viene considerato inutile dal più delle persone...”. Contro questo atteggiamento viene chiesto al nuovo Piano regolatore di contribuire, nel proprio campo di azione, agli obiettivi di sostenibilità che il Comune persegue, rispecchiati in alcuni grandi temi: • Reti Ecologiche - Il torrente Artugna è il principale corridoio ambientale che entra nella pedemontana occidentale friulana ed è anche uno dei pochi varchi inedificati che taglia la conurbazione della fascia collinare. Il piano individua una rete ecologica che attraversa i diversi ambienti e li collega al grande sistema delle acque del fiume Livenza. • Sostenibilita’ ed efficienza energetica degli interventi edilizi - Il patrimonio edilizio

Fig 14 - Inquadramento paesaggistico

esistente è di qualità energetica molto bassa. Su questo tema il Piano si pone come obiettivo specifico l’efficientamento energetico degli edifici attraverso norme che richiedono il cambio di classe energetica per gli edifici esistenti e la classe A per le nuove edificazioni. Oltre a questo il Piano persegue il riutilizzo, nella progettazione, dei criteri bioclimatici dell’edilizia antica, con specifici schemi esemplificativi mentre, per l’edilizia industriale, vengono incentivati i tetti giardino. Paesaggio come risorsa: il recupero dell’attivita’ agro-silvo pastorale e il turismo a basso impatto - Il territorio di Budoia offre una gamma molto varia di paesaggi di altissimo pregio e di elementi di carattere storico. Come presupposto per il loro mantenimento viene data priorità al recupero delle attività agricole e forestali. In alta quota le consistenti previsioni insediative attinenti il progetto degli anni ‘70 della “Venezia delle Nevi” vengono ridimensionate e indirizzate verso attività agrituristiche. Vengono inoltre individuati, nelle tavole, i Filari, siepi, boschette spontanee, masarons, tracciati e visuali di pregio, allo scopo di preservare gli elementi di pregio del paesaggio. Tutela dei centri antichi - I centri antichi delle tre frazioni presentano esempi di architettura tradizionale che il nuovo piano, pur nella semplificazione dell’apparato normativo vigente, tutela sostituendo l’abaco con una Guida agli Interventi. Inoltre vengono ridimensionate le possibilità di edificazione negli spazi aperti interni alle zone storiche, individuando gli “orti dei centri antichi”. Qualità dell’abitare - Il Comune di Budoia

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MATERIALI del RAPPORTO dal TERRITORIO 2016

Fig 15- SiIl sistema ambientale e del paesaggio di Budoia

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ha incrementato gli abitanti grazie ad una qualità dell’abitare maggiore rispetto ai centri di pianura. Mantenere alta questa qualità è un obiettivo che il Piano ha perseguito attraverso un’attenzione nella quantità e qualità dello sviluppo, volto a limitare la dispersione passata. Gli spazi aperti ed i servizi ed attrezzature pubbliche svolgono in questo un ruolo strategico nel progetto. Qualita’ della forma urbana - Il territorio presenta inediti livelli di dispersione edilizia. Gli interventi del Piano sono volti a recuperare la leggibilità della forma urbana, in primis attraverso la lettura della struttura insediativa. Il Piano individua le aree libere da mantenere, gli elementi identitari e centra l’attenzione sul progetto degli spazi aperti pubblici. Lo strumento delle SCHEDE DI PROGETTO allegate alle norme ha lo scopo di indirizzare la progettazione per incrementare la qualità urbana. Mobilita’ sostenibile - il progetto “Abitanti in rete” e la “Via dei bambini” - Il Comune di Budoia presenta strade strette e collegamenti che la popolazione sente come poco sicuri. Il piano dà una grande rilevanza a questo tema, individuando una rete di mobilità pedonale e ciclabile che pone attenzione a due finalità: da un lato i collegamenti a servizio degli abitanti che connettono i luoghi centrali delle frazioni, dall’altro i percorsi ad uso turistico sportivo, che attraversano i paesaggi. Entro questa rete la priorità viene data al progetto “la via dei bambini” volta a individuare un percorso continuo interno agli abitati, considerando la discontinuità come il principale ostacolo ad un migliore funzionamento del territorio. La forma del piano: il paesaggio come riferimento per la disciplina del territorio Caratteristica del comune di Budoia (di tutta la pedemontana occidentale) è la presenza di una estesa articolazione di paesaggi che attraversa tutte le quote: dalla alta montana alla pianura. I diversi paesaggi sono stati posti, in modo inedito, alla base della struttura di Piano, e come matrici dell’articolazione normativa e progettuale dello strumento. La scommessa del nuovo piano è quella di trovare una rinnovata convergenza tra strumento urbanistico e progetto di paesaggio.


CASI STUDIO

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Fig. 16 - Esempio di schede di progetto del piano di Budoia

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MATERIALI del RAPPORTO dal TERRITORIO 2016

Caso 7 Progetti di paesaggio nel piano stralcio del commercio e nel Ptc Alta Valsugana e Bersntol per la promozione territoriale dei piccoli comuni (Provincia di Trento) Situazione paesaggistica e questioni Integrare le politiche di settore in un progetto territoriale di sistema è obiettivo primo della pianificazione territoriale10. La Provincia Autonoma di Trento (PAT) è una realtà istituzionale in evoluzione, dove le Comunità di Valle vanno definendo i propri strumenti di pianificazione territoriale . In questo contesto di riforma del governo del territorio è emersa l’esigenza di raccogliere una sfida non scontata per le istituzioni locali: orientare il nuovo corso delle politiche provinciali di sviluppo economico-territoriale in ottemperanza ai recenti decreti di riforma dei servizi, senza tuttavia rinunciare al governo dei processi di insediamento e alla conservazione di quei valori paesaggistici e ambientali, di portata eccezionale, che caratterizzano i territori del Trentino. E’ entro questa prospettiva che è stata applicata, su richiesta del “Dipartimento Turismo, commercio e internazionalizzazione” della PAT11, la metodologia di Valutazione Integrata Territoriale 12 (Vit). Senza perciò rinunciare al governo dei processi di insediamento, l’applicazione della Vit ha portato alla progettazione di scenari territoriali, nei quali alcune delle funzioni economiche trainanti lo sviluppo dei territori del Trentino – in particolare commercio e turismo – possono costituire, in alcune condizioni, in sinergia con la conservazione di valori ambientali e paesaggistici, un fattore per la rigenerazione, la valorizzazione e lo sviluppo urbano. L’intento è di coniugare, rispetto alle potenzialità ed alle specificità dei singoli territori, la sostenibilità ambientale, in termini valorizzazione delle risorse, di contenimento dell’inquinamento ambientale, di integrazione con il contesto paesaggistico di accessibilità con la qualità dell’offerta commerciale dei territori. Gli scenari territoriali sono stati declinati nelle nuove norme per il governo del territorio provinciale. Con la Delibera 1339 del 1 luglio 2013 la Giunta Provinciale ha tradotto i principi e i criteri della Vit in norme di indirizzo per orientare la pianificazione territoriale e la progettazione urbanistica commerciale nei territori delle CV e nei Comuni. Con l’adozione dei parametri Vit, la Delibera introduce una nuova logica di azione volta a rafforzare e promuovere la qualità dei processi di sviluppo nei Piani Stralcio e nei Piani territoriali in corso di elaborazione da parte delle CV. La CV Alta Valsugana e Bersntol è stata una delle 17

prime a dare avvio ad un progetto di integrazione degli indirizzi di valorizzazione e sviluppo del settore commerciale, declinando gli scenari emersi dalla Vit quale componente fondante le strategie del PTC13. La prospettiva d’azione individuata bene mette in luce le potenzialità date dalla messa in atto di politiche intersettoriali, quale elemento di emersione dei fattori di competitività dei territori per la progettazione di politiche di sviluppo territoriale intrecciate con quelle di valorizzazione del paesaggio. Il Piano appoggia gli enti locali nell’adottare misure del settore commerciale maggiormente integrate alle specificità produttive, turistiche e identitarie dei territori che compongono la Comunità. L’obiettivo è di strutturare un sistema di rete tra il turismo, le produzioni locali tipiche e il commercio al dettaglio, al fine di valorizzare e rilanciare le filiere agroalimentari presenti sul territorio. Tale obiettivo, che per essere attuato richiede l’avvio di un progetto di rete, si collega inoltre con alcuni dei progetti definiti nell’ambito del Progetto di Sviluppo Sostenibile e Partecipato della Comunità Alta Valsugana, avviato nel 2010, il cui presupposto è superare le condizioni di svantaggio dei territori più deboli e periferici, perseguendo una nuova alleanza tra paesaggio, agricoltura di montagna, turismo e mobilità (“Malghe da Vivere”, “Valsugana a Km 0”). Un altro dei punti su cui appare necessario porre l’accento riguarda l’opportunità rappresentata dai grandi manufatti della filiera di raccolta e trattamento della produzione agricola, facenti principalmente capo ai Consorzi agrari. Il Piano individua la possibilità di elaborare dei progetti per la valorizzazione paesaggistica di tali strutture, come elementi di visibilità per la valorizzazione in chiave commerciale e turistica delle filiere agricole sul territorio. Contestualmente il piano promuove il recupero e la riqualificazione degli edifici in disuso, con valenza storico-architettonica e culturale o con caratteri di archeologia industriale. Si prevede la realizzazione di una serie di interventi puntuali ma complementari che possano comporsi in un progetto di sistema in cui alle funzioni commerciali se ne affianchino altre, legate alla ricettività, al benessere, alla formazione, alla promozione dei prodotti del territorio, a nuovi spazi per la collettività e lo sport. È evidente come una vision di questo tipo


CASI STUDIO

richieda l’elaborazione di un’innovativa strategia di marketing territoriale, che sappia promuovere le più importanti filiere del territorio, facendo leva sulle risorse ambientali, paesaggistiche e storico-culturali che caratterizzano la Comunità. Tipo di paesaggio La Comunità dell’Alta Valsugana e Bersntol è una delle sedici Comunità di Valle della Provincia Autonoma di Trento, il cui territorio coincide con la parte occidentale della Valsugana e comprende le aree turistiche dei Laghi di Levico e Caldonazzo, la Valle dei Mocheni (Bersntol in lingua mochena) e la parte meridionale della catena del Lagorai. Il Piano Urbanistico Provinciale (2008) descrive il territorio dell’Alta Valsugana come un’area che, di recente, si è distinta per l’offerta di lavoro e di residenza, attirando popolazione rispetto ai piccoli comuni circostanti e raccogliendo dal capoluogo provinciale flussi di decentramento. In particolare, il territorio dell’Alta Valsugana è caratterizzato dal comune-polo di Pergine, con un ruolo autonomo sull’area circostante, dal Pinetano e l’area dei laghi, con un alto livelli di servizi e fortemente vocate al turismo, dalla Valle dei Mocheni un’isola culturale (comunità montana di origine medioevale) con un’economia prevalentemente agricola e pastorale. In materia di pianificazione il territorio è stato suddiviso in cinque ambiti istituzionali, aree a cui viene

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riconosciuto carattere di omogeneità e identità territoriale: Pinetano, Vigolana, Laghi, Valle dei Mocheni, Pergine Valsugana. La Valutazione Integrata Territoriale, il Piano stralcio e il Piano Territoriale di Comunità sono stati tutti impostati sui cinque sistemi di ambiti di paesaggio. Obiettivi del progetto La Vit ha individuato uno scenario evolutivo di marketing territoriale, coerente alle linee di indirizzo definite dal Piano Urbanistico Provinciale (2008), precisandone le strategie, gli obiettivi e le azioni da avviare, che fanno parte integrante del quadro normativo del PTC – Stralcio del commercio. L’attuazione dello scenario è stata individuata in “schede di ambito” (specificate nelle norme tecniche del piano stralcio), declinando le strategie nei cinque ambiti territoriali. Coerentemente con quanto prospettato dalla Vit, il PTC Alta Valsugana e Bersntol introduce l’idea di promuovere l’attivazione di azioni strategiche di sviluppo e valorizzazione territoriale a geometria variabile, fondate sulla messa in rete di risorse/ attore alla scala intercomunale. Si è inteso dare avvio ad azioni territoriali che rafforzano e integrano i processi virtuosi in atto, promuovendo uno sviluppo territoriale sostenibile, in cui ogni parte della rete concorre attivamente al rilancio e alla promozione dei singoli ambiti della Comunità

Tab. 1 - Trasformare e qualificare le vocazioni territoriali

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MATERIALI del RAPPORTO dal TERRITORIO 2016

Fig. 17- Le vocazioni del paesaggio costruito. I paesaggi agricoli. Nella tavola le principali cooperative ortofrutticole e i sistemi di polarità produttivi esistenti.

dell’Alta Valsugana costituiti da azioni integrate tra piccoli comuni. Tra queste vanno segnalate le strategie prospettate per alcuni dei sistemi dei paesaggi della Comunità, quali il sistema estrattivo del porfido, il sistema produttivo dei piccoli frutti, quello naturalistico del Lagorai. La prospettiva d’azione individuata oltre a cambiare radicalmente l’approccio consolidato delle politiche di programmazione e pianificazione considera appieno le potenzialità dei sistemi produttivi commerciale e turistico per l’innesco di azioni di valorizzazione, riqualificazione e di sviluppo nei territori della Comunità. In particolare per quanto riguarda le politiche integrate di sviluppo territoriale e del paesaggio, le quattro linee d’azione del PTC – (i) riscoprire le identità; (ii) rafforzare le connettività; (iii) trasformare e qualificare lo scenario territoriale e le sue vocazioni; (iv) promuovere le attività di comunicazione e marketing territoriale – definiscono, per la terza linea d’azione, i seguenti obiettivi di valorizzazione dei paesaggi locali. L’obiettivo è quello di strutturare un sistema di rete in cui agricoltura, turismo, commercio, industria e artigianato possano lavorare insieme per generare uno sviluppo territoriale più equilibrato e sostenibile, contribuendo ad innalzare la competitività dell’Alta Valsugana rispetto al contesto provinciale e nazionale, creando così nuovi posti di lavoro e producendo profonde ricadute socio-economiche. Le azioni devono mirare al sostegno dell’agricoltura, alla valorizzazione delle aree più svantaggiate ma ricche di storia e tradizioni, al recupero di colture tradizionali abbandonate, al rilancio di prodotti ormai dimenticati, ponendo un freno alla perdita di opportunità e di valori paesaggistici, culturali e identitari. Si deve puntare al coordinamento delle diverse iniziative settoriali, al fine di generare forti sinergie e produrre benefici diffusi su tutto il territorio della Comunità. In quest’ottica il Piano Fonte: Tavola PTC, p. 69. - Piano Territoriale della Comunità. Relazione sui temi del paesaggio, stralcio è stato integrato nel PTC, elaborando Comunità Alta Valsugana e Bersntol, 2015 (giugno). una strategia di lungo termine, fortemente legata alle vocazioni e alle risorse del territorio stesso. Se la Comunità sarà effettivamente in grado di implementare efficacemente questo ambizioso progetto, il profondo ciclo di rinnovamento che ha investito la Provincia Autonoma di Trento e, in particolare modo il settore della disciplina commerciale, all’interno della Comunità dell’Alta Valsugana potrà dirsi compiuto.

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CASI STUDIO

NOTE 1

Sargolini M., Piani per i Parchi. Vol. 1, P. 291-302, Pisa: Edizioni Ets.

2

Con Determinazione Dipartimentale n. D3730 del 30/10/2008 “Riprogrammazione delle risorse finanziarie FAS – Accordo di programma Quadro in materia di beni e Attività culturali (APQ1)” la Regione Lazio ha disposto una parte di finanziamenti da integrare con risorse locali per la realizzazione (laddove assenti), il recupero e la messa in sicurezza dei tracciati della via Francigena ricadenti nei diversi territori comunali regionali. Il percorso, da adeguare con interventi di messa in sicurezza e valorizzazione, è stato individuato in prima battuta nella D.G.R. n. 820 del 26.10.2007 “L.R. n. 19/06. 3

Per la progettazione preliminare, definitiva ed esecutiva, direzione dei lavori, contabilità e collaudo, sicurezza in fase di progettazione ed in fase di esecuzione dei lavori di “valorizzazione della Via Francigena nel territorio di Montefiascone” – di cui all’incarico del 3/12/2010, CIG.04387460A7 - è stato costituito il seguente gruppo di lavoro: componenti R.T.P.: Arch. M. Galli (Capogruppo), Prof. Arch. L. Carbonata, Arch. E. Biscotto, Arch. G. Marucci, Arch. S. Pisanti, Arch. E. Trusiani; collaboratori: Arch. P. Celletti, Dott. L.L. Pettine, Dott. S. Savelli. 4

Tale ricerca, conclusasi nel 2013, è il risultato dalla collaborazione tra Dipartimento di Pianificazione, Design, Tecnologia dell’Architettura – PDTA (ex DATA) con l’Agenzia Regionali Parchi (ARP) della Regione Lazio e il supporto della Riserva Regionale Naturale di Monterano. Per il Dipartimento PDTA/Sapienza Università di Roma il gruppo di lavoro è composto dal prof. E. Trusiani (responsabile scientifico), l’arch. P. Pellegrino e dai paesaggisti N. Del Re e E. Penna; per l’ARP sono stati coinvolti il dott. V. Consoli (direttore Area Pianificazione e Rappresentazione del Territorio), la dott.ssa S. Montinaro (dirigente), l’arch. E. Peroni (coordinatrice della ricerca), il dott. F. Petrassi e la dott.sa N. Benedetti. 5

Ingegnoli V, 1997, Esercizi di ecologia del paesaggio, UTET-Città Studi, Milano

6

Ingegnoli V, 1997, Esercizi di ecologia del paesaggio, UTET-Città Studi, Milano

7

Cillo B., 2008, Nuovi orizzonti del paesaggio, Alinea editrice, Firenze

8

Progetto nasce nell’ambito di una tesi tutorata da Stefano Aragona.

9

Lear E., Diario di un viaggio a piedi, Franco Pancallo Editore, 2009

Le Comunità di Valle sono istituite con LP del 16 giugno 2006, n. 3. Per quanto riguarda le competenze si vedano anche le LP del 4 marzo 2008, n. 1 “Pianificazione urbanistica e governo del territorio” e del 27 maggio 2008, n. 5 “Approvazione del Piano Urbanistico Provinciale”. 10

Vengono presentati i risultati di due progetti di ricerca, coordinato da chi scrive, per il Dipartimento Turismo, Commercio e Internazionalizzazione della Provincia Autonoma di Trento e il Dipartimento Interateneo di Scienze Politiche Progetti del Territorio del Politecnico di Torino, “Applicazione della Valutazione integrata territoriale per la costruzione di scenari territoriali del commercio nel Trentino” (2012 e 2014). Gruppo di ricerca: Grazia Brunetta (responsabile scientifico), Ombretta Caldarice, Rossella Crivello, Silva Giordano, Patrizia Lombardi, Roberto Monaco, Franco Pellerey, Lorenzo Piacentino, Attilia Peano, Emma Salizzoni. 11

12

Brunetta G., a cura di (2015), Smart Evaluation in Regional Development. Territorial Scenarios in Trentino, Ashgate, Farnham.

Il lavoro di elaborazione del PTC, giunto alla seconda adozione nel marzo 2015, è stato coordinato dall’arch. Marcello Lubian con Paola Ricchi dell’ufficio Urbanistica della CV. 13

14

Progettisti architetti cigalotto e santoro associati.

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MATERIALI del RAPPORTO dal TERRITORIO 2016

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MATERIALI del CASI STUDIO RAPPORTO DAL TERRITORIO

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QUADRO COMPARATIVO E INTERPRETATIVO DEI PROGRAMMI DI 15 CITTA’ Bando per la presentazione di progetti per la predispozione del Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie

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MATERIALI del RAPPORTO dal TERRITORIO 2016

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QUADRO COMPARATIVO E INTERPRETATIVO DEI PROGRAMMI DI 15 CITTA’

15città

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MATERIALI del RAPPORTO dal TERRITORIO 2016

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QUADRO COMPARATIVO E INTERPRETATIVO DEI PROGRAMMI DI 15 CITTA’

15città

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MATERIALI del RAPPORTO dal TERRITORIO 2016

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QUADRO COMPARATIVO E INTERPRETATIVO DEI PROGRAMMI DI 15 CITTA’

15città

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MATERIALI del RAPPORTO dal TERRITORIO 2016

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QUADRO COMPARATIVO E INTERPRETATIVO DEI PROGRAMMI DI 15 CITTA’

15città

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MATERIALI del RAPPORTO dal TERRITORIO 2016

Bari

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QUADRO COMPARATIVO E INTERPRETATIVO DEI PROGRAMMI DI 15 CITTA’

15città

Ferrara

Latina

Torino

Vicenza 32


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QUADRO COMPARATIVO E INTERPRETATIVO DEI PROGRAMMI DI 15 CITTA’

15città

Catania

Nuoro

Milano

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MATERIALI del RAPPORTO dal TERRITORIO 2016

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QUADRO COMPARATIVO E INTERPRETATIVO DEI PROGRAMMI DI 15 CITTA’

15città

Firenze

Messina

Perugia

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MATERIALI del RAPPORTO dal TERRITORIO 2016

Bologna

Milano

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QUADRO COMPARATIVO E INTERPRETATIVO DEI PROGRAMMI DI 15 CITTA’

15città

Perugia

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MATERIALI del RAPPORTO dal TERRITORIO 2016

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QUADRO COMPARATIVO E INTERPRETATIVO DEI PROGRAMMI DI 15 CITTA’

15città

Ancona

Grosseto

Messina

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Reggio Emilia

Torino 41


QUADRO COMPARATIVO E INTERPRETATIVO DEI PROGRAMMI DI 15 CITTA’

15città

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MATERIALI del RAPPORTO dal TERRITORIO 2016

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MATERIALI del CASI STUDIO RAPPORTO DAL TERRITORIO LE CARTE INU Carta della Partecipazione

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MATERIALI del RAPPORTO dal TERRITORIO 2016

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LE CARTE INU

CarteINU

Carta dello Spazio Pubblico

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LE CARTE INU

CarteINU

Carta dello Spazio Pubblico

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MATERIALI del RAPPORTO dal TERRITORIO 2016

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LE CARTE INU

CarteINU

Carta dello Spazio Pubblico

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MATERIALI del RAPPORTO dal TERRITORIO 2016

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LE CARTE INU

CarteINU

Carta dello Spazio Pubblico

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MATERIALI del RAPPORTO dal TERRITORIO 2016

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LE CARTE INU

CarteINU

Carta dello Spazio Pubblico

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MATERIALI del RAPPORTO dal TERRITORIO 2016

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LE CARTE INU

CarteINU

Carta di Reggio Calabria (CittĂ Metropolitane)

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MATERIALI del RAPPORTO dal TERRITORIO 2016

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LE CARTE INU

CarteINU

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MATERIALI del RAPPORTO dal TERRITORIO 2016

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LE CARTE INU

CarteINU

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MATERIALI del RAPPORTO dal TERRITORIO 2016

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LE CARTE INU

CarteINU

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MATERIALI del RAPPORTO dal TERRITORIO 2016

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LE CARTE INU

CarteINU

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MATERIALI del RAPPORTO dal TERRITORIO 2016

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LE CARTE INU

CarteINU

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MATERIALI del RAPPORTO dal TERRITORIO 2016

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LE CARTE INU

CarteINU

Contributo per CASA ITALIA

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MATERIALI del RAPPORTO dal TERRITORIO 2016

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LE CARTE INU

CarteINU

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MATERIALI del RAPPORTO dal TERRITORIO 2016

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LE CARTE INU

CarteINU

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MATERIALI del RAPPORTO dal TERRITORIO 2016

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LE CARTE INU

CarteINU

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MATERIALI del RAPPORTO dal TERRITORIO 2016

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LE CARTE INU

CarteINU

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MATERIALI del RAPPORTO dal TERRITORIO 2016

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LE CARTE INU

CarteINU

Progetto Paese

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