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Mensile dedicato al mondo degli occhiali, della vista, della visione e della percezione visiva Luglio/Agosto 2013 numero 7 www.b2eyes.com In copertina Glassing
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Editore B2VISION SRL UNIPERSONALE Via Ripamonti, 44 - 20141 Milano Tel. 02 36638601 - Fax 02 36638600 info@b2vision.com Amministratore Delegato Luciano Cristiano l.cristiano@b2vision.com Cell. 334 6970786 Direttore Responsabile Angelo Magri a.magri@b2vision.com Redazione Francesca Tirozzi f.tirozzi@b2vision.com Nicoletta Tobia n.tobia@b2vision.com Pubblicità e Media Planning Raffaele De Lucia r.delucia@b2vision.com Art Direction Meloria Stampa Mediagraf S.p.a. Viale della Navigazione Interna, 89 35027 Noventa Padovana (PD)
B2TRADE Editoriale Ratzinger rockettaro farà vendere più occhiali? 3 Il punto Marc Bovey: una vita e un percorso professionale coerente 5 Strategie e mercato Il punto di non ritorno 6 La distribuzione ottica: un sistema autoreferenziale 9 Attualità Marcolin: cosa cambierà nel 2014 per Mido e Out of Mido 12 Nico Caradonna: la vista conta, in tutti i “sensi” 15 Charmant: il “tailor made” paga 18 Sopti: più collaboriamo più affermiamo il nostro ruolo 16 Amarcord Elio Fiorucci: storia di un cacciatore 28 Speciale In corsa per un nuovo business 29 Battaglin: prima di tutto voglio un’ottima lente 30 Quando ci sei solo tu, la roccia... e l'occhiale 31 Sport passion 32 Olivier: lo sport è la... soluzione giusta 36 B2EXPERT Consulente “Decreto del Fare”: suonerà la sveglia per l’economia italiana? 42 Meditazioni La regola francescana 45 Formazione Irsoo: la ricerca… dell’eccellenza 48 Lab Occhio secco, lac ed esame clinico del film lacrimale: focus sui test quantitativi 50 B2TECH Lenti oftalmiche Hoya: l’innovazione dà un valore aggiunto 54
Registrazione presso il Tribunale di Milano N. 293/2009 in data 17 giugno 2009 Registrazione R. O. C.: 18653 € 1,80 - Copia omaggio
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EDITORIALE
RATZINGER ROCKETTARO FARÀ VENDERE PIÙ OCCHIALI?
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a pubblicità, moderna forma non solo di comunicazione, ma anche di arte figurativa, è sottoposta a una manichea lente d’ingrandimento, quando esce dagli schemi dei linguaggi tradizionali. Originale o irriverente? Innovativa o di cattivo gusto? Il pioniere e, ancora oggi, simbolo di questo tipo di messaggi è Oliviero Toscani, che per Benetton prima e per altri marchi o committenti poi ha sempre diviso nel giudizio sulle sue campagne. Le quali, comunque, non hanno mai lasciato indifferenti. Va tuttavia ricordato che molto spesso Toscani non voleva solo stupire, ma anche far riflettere: si pensi, ad esempio, alla campagna di Nolita, che puntava il dito contro lo sfruttamento di modelle al limite dell’anoressia, o a quella sostenuta da Manas con una serie di donne famose senza veli, per sensibilizzare sulla prevenzione del tumore al seno. Non riteniamo di esagerare, quindi, se affermiamo che il creativo milanese si colloca nella scia dei grandi artisti “irriverenti” del secolo scorso, ognuno dei quali, nel proprio ambito, ha saputo colpire, stupire, forse persino offendere, ma di certo innovare un linguaggio: Andy Warhol nell’arte e Andrea Pazienza nel disegno sono solo due tra gli esempi più illuminanti in tal senso. La creatività negli occhiali era ferma, fino a poco tempo fa, a immagini e messaggi stereotipati. Nell’autunno scorso, in occasione del premio Graziella Pagni, promosso ogni due anni da Aio per la migliore campagna sole insieme a un seminario sulle pubblicità nella moda e negli accessori, lo hanno ulteriormente ricordato i responsabili di Ogilvy, agenzia tra le più note in Italia. I creativi in questione, tuttavia, hanno evidenziato come il trend nell’ottica stia finalmente cambiando dopo quasi vent’anni di immobilismo: non più solo volti con gli occhiali nelle campagne delle montature. Tra i protagonisti di questa piccola rivoluzione figurano due ragazzi vigevanesi, che circa cinque anni fa hanno dato vita a
un marchio eyewear originale nella storia, nel prodotto e, ovviamente, nella comunicazione. Tanto da essere saliti sul podio, insieme a Italia Independent e Nau!, dell’ultima edizione del già citato premio, consegnato durante Maestro Ottico 2012. Glassing è il nome del brand: le nostre testate da subito ne hanno raccontato la nascita e lo sviluppo, tanto che il loro percorso è stato illustrato sull’ultimo numero di Glasses & Fashion, il semestrale della nostra società editoriale, ora veicolato insieme a Sette del Corriere della Sera, che parla di occhiali e benessere visivo al consumatore finale. Per il 2013 i titolari di Glassing, insieme all’agenzia Specialteam.it, hanno studiato una campagna che si può definire borderline: tre soggetti, una ragazza molto curiosa nei confronti degli “attributi” del fidanzato, un chirurgo che sotto il camice nasconde qualcosa di inquietante e un Papa, la cui sagoma somiglia inequivocabilmente a quella di Benedetto XVI, che esce di scena con una chitarra elettrica al collo. Tutti e tre accomunati dal claim “Non è importante quello che vedi. Ma come lo vedi”. Da subito questi soggetti hanno diviso, persino all’interno della nostra redazione, non passando comunque inosservati e facendo tornare di moda gli interrogativi posti all’inizio: originali o irriverenti? Innovativi o di cattivo gusto? La risposta è strettamente individuale, i risultati di questa campagna si vedranno soltanto a fine stagione, quando verranno tirate le somme delle vendite e del riscontro sul marchio. Il mio giudizio lo vorrei, invece, affidare al verso di una canzone di Lucio Dalla, Disperato erotico stomp, che quarant’anni fu censurata e additata come volgare, mentre nascondeva tra le note un’elevata dose di lirismo e malinconia: “…ma l’impresa eccezionale, dammi retta, è Angelo Magri essere normale…”.
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IL PUNTO
MARC BOVEY: UNA VITA E UN PERCORSO PROFESSIONALE COERENTE
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uesto non vuol essere il ricordo di una persona con la quale ho avuto molti momenti di condivisione professionale e umana, che restano confinati nell’area del privato; ma una riflessione sulla sua visione del rapporto fra la professione con cui aveva stabilito il primo contatto con il mondo del lavoro e la realizzazione del suo personale percorso di crescita. Partendo da ciò mi trovo a non condividere le affermazioni di chi, ricordandolo con stima sul quotidiano online b2eyes Today, ha parlato di lui come di una persona che ha sommato, positivamente, diverse attività professionali. Marc nel corso della sua professione, praticata in virtù del titolo scolastico che aveva conseguito, ha innestato ruoli diversi a misura che acquisiva competenze ed esperienze diverse. In concreto la sua vita professionale è una smentita a chi vorrebbe che le persone s’immolassero per tutta la vita a un solo mondo di conoscenze professionali, senza tenere conto che queste non sono un fine ma uno strumento di evoluzione delle persone, se si mettono a frutto per sé e per i contesti nei quali lavoriamo e viviamo e si accompagnano alla maturazione di capacità manageriali prima e imprenditoriali poi. Molti grandi progetti umanitari o scientifici non sarebbero mai stati avviati né avrebbero avuto successo se chi li aveva voluti e ideati non avesse avuto il carisma del leader e le abilità del capitano d’impresa. Uno dei limiti della filiera ottica, che le difficoltà del momento evidenziano maggiormente, è il diffuso rifiuto concettuale (nella vita reale le cose, però, spesso vanno diversamente) a coniugare professione, capacità organizzative e abilità commerciali con lo stesso impegno e dignità; e capita di sentire esclamare, di fronte a progetti e attività di qualità, innovativi ed evolutivi: ma questo è business! Nella sua vita professionale, almeno negli anni in cui ho avuto l’opportunità di incontrarlo, Bovey ha avuto un approccio evolutivo e dinamico che si è concluso solo con la sua scomparsa, lasciandosi lo spazio, in quella privata, per altri valori ai quali credeva e per le cose che amava. È per questo che mi piacerebbe fosse ricordato per la complessità e la coerenza del suo percorso professionale, che fosse lasciato come esempio ed eredità per chi della vita professionale ha una visione dinamica fatta di traguardi Danilo Fatelli successivi da raggiungere e di esperienze da compiere.
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STRATEGIE E MERCATO
IL PUNTO DI NON RITORNO Mentre la politica fa melina intorno a problemi minori, evitando di affrontare le grandi emergenze economico-sociali, per la distribuzione diventa sempre più difficile
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di Ario Terzi
dell’anno precedente e quelli dei primi mesi dell’anno in corso, dei quali vengono fatte le proiezioni su ciò che dovrebbe accadere nei prossimi mesi o, ma è più difficile, anni. Ebbene questo esercizio di riepilogo dei dati macro e di settore compiuti alla fine del mese di giugno ci mostra una situazione complessiva del nostro paese, tra i peggiori d’Europa, che più grave non potrebbe essere, rispetto alla quale il governo sta pensando di propinare un paio di calmanti (Imu e Iva), ma non di adottare quelle cure da cavallo di cui ha bisogno.
arlare di crisi dopo il bombardamento cui tutti i giorni veniamo sottoposti dall’informazione televisiva che, pur di alimentarsi di cattive notizie ricorre alle fonti più strampalate e prive di qualsiasi autorevolezza in materia di dati macroeconomici e analisi congiunturali e tutte portatrici di dati funesti, è un esercizio spiacevole, ma necessario. Siamo noi, che di queste e con queste cose campiamo, che utilizziamo e acquistiamo i dati di Mediobanca, dell’Ufficio Studi della Banca d’Italia e naturalmente dell’Istat, la cui informatizzazione ha aperto nuove opportunità di utilizzo della montagna di dati che elabora, degli istituti di ricerca specializzati, quali Eurisko, Nielsen, GfK, ecc, i primi a restare straniti di fronte alle citazioni di dati provenienti da fonti quasi sempre sconosciute e non accreditate. In più, questi dati ci vengono proposti senza quei riferimenti di scenario e quelle descrizioni delle dinamiche entro le quali acquistano il loro significato più completo e con i quali è possibile compiere previsioni in cui collocare le nostre speranze o attrezzarci contro le nostre paure. In questa prima parte dell’anno vengono disponibili i dati
Il circolo perverso Siamo attanagliati da una serie di problemi di cui vediamo ogni giorno due aspetti diversi, ma confluenti nella stessa direzione: l’aumento del numero di persone prive di lavoro (che è maggiore di quello dei disoccupati riconosciuti come tali) e quello delle aziende che chiudono o passano in mani straniere. L’ultima notizia, in tal senso, riguarda Averna e Pernigotti, due antichi marchi regionali, finiti in mani turche. All’origine di tutti i nostri problemi però c’è una causa precisa: il peso del debito pubblico, mostro insaziabile per placare la cui fame stiamo dedicando una porzione, sempre crescente, delle nostre risorse sotto forma di prelievo fiscale che paghiamo in modo difforme a seconda della quota di reddito che evadiamo, ma che in definitiva paghiamo tutti. Se le tasse prosciugano il nostro reddito e non sono sufficienti a compensare le inefficienze della macchina pubblica (che a sua volta ci obbliga a spendere per ottenere servizi privati migliori), avremo meno soldi da risparmiare, da investire e da spendere per i consumi. Fra i quali pesano sempre più le spese per quelli cosiddetti obbligati (casa, salute, trasporti, scuola, ecc) i cui costi e le cui tariffe sono salite, fra il 1990 e il 2012, dal 33 al 43 percento dei nostri redditi. Nel corso degli ultimi anni il volume dei redditi è diminuito e, nel contempo, nonostante l’inflazione è diminuita anche la quota destinata all’acquisto dei beni di consumo
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«I consumatori, cercando di non rinunciare a quel livello di consumi di cui avevano sentito il gusto, ricercano opportunità promozionali di ogni tipo e voltano le spalle alle marche, anche nel lusso»
imposti dall’Unione Europea per affrontare i crescenti costi sociali della crisi: a quel punto saremo nelle drammatiche condizioni della Grecia e del Portogallo. Come sono coinvolti gli ottici in questo scenario e cosa possono fare? Nessuno ha nel cassetto la ricetta della pozione magica che guarisce tutti i mali, ma un buon principio è tentare di far meglio di come si è fatto finora e non rinunciare a sperare, evitando di mettere in moto quello che accadde nella Germania fra il 1923 e il 1928, quando i commercianti aumentavano i prezzi tutti i giorni, sperando di salvare il giro d’affari e un chilo di pane arrivò a costare un milione di marchi. Oggi l’euro ci tiene al riparo da questi rischi, ma ci impedisce anche di creare valore per differenza di apprezzamento della moneta come abbiamo fatto in passato, risorgendo da tutte le crisi a danno dei nostri compaesani europei, cosa che non ci è consentito più di fare. Dato il quadro generale i buoni vecchi tempi non torneranno più, a meno che non si sia disposti a lavorare di più e meglio e a recuperare competitività rispetto ai concorrenti globali che non hanno i vincoli sociali che abbiamo noi e debiti consolidati da rimborsare.
e, quindi, alla distribuzione. I consumatori, cercando di non rinunciare a quel livello di consumi di cui avevano sentito il gusto, ricercano opportunità promozionali di ogni tipo e voltano le spalle alle marche, anche nel lusso. La distribuzione moderna con i prodotti a marchio e le promozioni ha contenuto l’inflazione ed è stata ripagata dai consumatori, altrettanto non è successo al commercio non alimentare e all'ottica. I dati sulle vendite del commercio al dettaglio di fonte Istat, che riportiamo, non lasciano dubbi sulla gravità della situazione rispetto alla quale, a livello delle imprese, le uniche possibilità di miglioramento si basano sul recupero di efficienza e produttività da investire in convenienza e contenimento dell’inflazione. Se questi interventi di natura gestionale non verranno sostenuti da scelte politiche forti che abbattano la spesa pubblica e consentano di ridurre le tasse e da soluzioni di alleggerimento del costo del lavoro, come quelli che si stanno adottando in materia di costo del lavoro per l’Expo di Milano, la soglia del punto di non ritorno verrà toccata nel momento, altrimenti prossimo, in cui torneremo a superare i limiti di bilancio
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LA DISTRIBUZIONE OTTICA: UN SISTEMA AUTOREFERENZIALE Il recente episodio del ricorso al Garante della Concorrenza e del Mercato contro la pubblicità di Avanzi è lo spunto per una considerazione sul carattere autoreferenziale della distribuzione ottica e la sua incidenza sulle sfide dei prossimi, difficili, anni
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el mondo dell’ottica la notizia che il Garante della Concorrenza e del Mercato avesse imposto, su ricorso fatto da un consumatore (sic) contro presunte pratiche commerciali, a Ottica Avanzi di sospendere la campagna “2x1” è circolata con molta enfasi e un pizzico di soddisfazione. Qui non ci interessa entrare nel dettaglio di questa vicenda, ma il dovere di cronaca ci impone di segnalare che la cosa si è risolta in una bolla di sapone e i provvedimenti di sospensione emessi a carattere cautelare sono stati ritirati dopo il chiarimento avvenuto nel corso dell’audizione con il Garante e la campagna pubblicitaria è ripartita. Secondo uno studio di Leonardo D’Urso, basato sui dati della Commissione Europea per l’Efficienza della Giustizia, nel nostro paese ci sono 406 avvocati ogni 100.000 abitanti contro la media europea di 127. Con tanto ben di Dio a disposizione non poteva mancare un avvocato che preparasse e magari caldeggiasse un ricorso contro Avanzi, rea di fare proposte promozionali con l’obiettivo di rivitalizzare un mercato sempre più catatonico. Beninteso tutti i cittadini hanno il diritto di difendersi dalle eventuali prevaricazioni del sistema commerciale, anche se il metodo più efficace è quello di non spendere nei negozi che si reputa non rispettino
di Danilo Fatelli
le regole della correttezza commerciale e della leale concorrenza, in specie quando la presunta prevaricazione non è né sicura né in ogni modo grave; ma il ricorso alla giustizia e alle leggi è nel Dna dell’ottica e ha contagiato anche il consumatore in questione. Ogni anno la Distribuzione Moderna distribuisce 12 miliardi di volantini, ognuno con centinaia di proposte promozionali, operazioni a premio
“Scegli quello che vuoi e risparmia”: nella foto due modelli apparentemente identici sono venduti a 9,90 (Fielmann) e 99,90 (Ray-Ban). Così Fielmann usa Ray-Ban per valorizzare le proprie capacità di discount in un quadro di relazioni industriali in cui ognuno fa il proprio gioco: a Fielmann fa comodo vendere i prodotti Luxottica e a questa interessa averli nei punti di vendita di un leader. Entrambi ne conoscono i limiti e li gestiscono
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e altro. Alcune insegne usano come strumento principale di comunicazione il catalogo, ad esempio Ikea e Metro, e fanno della comunicazione a contenuto promozionale la principale leva di marketing e di relazione con l’universo dei consumatori. Quanti sono i ricorsi al Garante della Concorrenza e del Mercato? Pochissimi e rari, così come rare sono le condanne. Perché proprio nell’ottica, dove le attività e la comu-
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nicazione promozionale sono di fatto relegate a poche insegne e ad altrettanto pochi punti di vendita, è partita un’azione che si proponeva di offrire vantaggio al consumatore? Un mondo privo di relazioni istituzionali L’ottica italiana è composta da 11.000 (più o meno) punti di vendita, gran parte imprese individuali e/o familiari, di cui oltre il 90% sono di impostazione, dimensione e conduzione tradizionale che parlano e interagiscono e si relazionano solo con se stesse e, perciò, nel loro insieme non fanno sistema. Si tratta di un mondo a parte che non vive di relazioni se non quelle delle singole unità con i propri clienti, ai quali sono legati principalmente da un vincolo di fedeltà e quindi di continuità di frequenza. La comunità ottica ha sempre evitato di confrontarsi sui temi della convenienza e della qualità, anche perché non è padrona né dell’una né dell’altra, essendo l’industria che la fornisce a fissare, con i propri listini, costi e prezzi e la tipologia e qualità dei prodotti. Anche per le montature, soprattutto da vista, per le quali il potere decisionale dell’ottico è più ampio, l’insieme di imprese commerciali, che definiamo “distribuzione ottica specializzata”, non è mai riuscita a far emergere un proprio modello assortimentale, ma ha galoppato successi e flop dell’industria di marca. Di fatto non esistono relazioni industriali nel cui ambito sostenere dialetticamente il proprio
ruolo, ma solo un rapporto di clientela fra industria e distributori ottici. Così, ugualmente, non esistono relazioni sociali, in specie sindacali, atteso che la dimensione media delle imprese le affranca dall’avere una rappresentanza sindacale di azienda. In tutti i sistemi formati da piccole imprese questo ruolo è svolto dalle rappresentanze di categoria e dalle associazioni, ma nel caso dell’ottica l’unica organizzazione di dimensione nazionale ha rinunciato a fare il sindacato e a sostenerne i diritti nei confronti dell’industria e dei sistemi concorrenti, come quello farmaceutico, e si è concentrata sul tema della professione proposta in formato unico: l’ottico-optometrista. Anche le aggregazioni commerciali – i cosiddetti gruppi – non hanno mai avuto un substrato di condivisione di obiettivi a carattere socializzante, mirato a creare un potere di categoria, e si sorreggono sull’efficacia dei servizi commerciali che prestano e, in certi casi, su un anacronistico stile da club. È consequenziale che un sistema restato largamente tradizionale abbia difeso il proprio perimetro economico e, sostanzialmente, non abbia mai smontato lo schema che lo sostiene con iniziative promozionali e istituzionali di rottura. L’autoreferenzialità di un sistema non sistema Rientra nella logica del “non fare l’onda”, proprio dei sistemi ad alta redditività e tasso di espansione positivo, che le attività promozionali in favore
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del consumatore siano ritenute un attentato alla professionalità e al giusto margine, in una visione autoreferenziale dell’attività puramente riflessa al proprio interno e in un’interpretazione individuale dei propri interessi che porta a una chiusura totale verso altri mondi e altre esperienze. Questa considerazione non contiene un giudizio di valore degli imprenditori della distribuzione, è una semplice constatazione di una situazione che ha avuto a lungo le proprie ragioni di essere. Del tutto naturale, infatti, che le cose andassero così, visto che le forme di associazione e di aggregazione nascono solo in presenza di pericoli e di difficoltà che gli ottici non hanno avuto, nonostante la presenza delle catene, temute, ma sostanzialmente non incisive sui risultati degli ottici, almeno fino a ieri. Tuttavia dalla fine del 2007 le cose sono cambiate, le vendite del settore hanno iniziato a flettere – anche se il carattere di esigenza primaria del vista ne ha rallentato il ritmo - e così anche i margini, sotto la pressione di un’industria multinazionale che ha una visione globale del mercato e un’esperienza che gli deriva dall’operare in tanti mercati che rappresentano altrettante tappe successive dello sviluppo dell’economia e del business specifico. È giunto il momento, però, di ripensare un diverso rapporto fra le componenti del sistema per recuperare margini di efficienza, capacità di azione a livello di sistema e non solo d’impresa e di aprirsi al resto del mondo.
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MARCOLIN: COSA CAMBIERÀ NEL 2014 PER MIDO E OUT OF MIDO Dal possibile nuovo treno per gli ottici italiani, forse due, all’eventuale cambio di format e location per l’iniziativa rivolta al consumatore finale: il neoletto presidente di Anfao anticipa le probabili novità su tutto ciò che ruota intorno al salone milanese. A cominciare dall'arrivo del nuovo vicepresidente Giovanni Vitaloni
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di Angelo Magri
n successo e un investimento significativo: così Cirillo Marcolin definisce “Un treno per Mido”, che ha portato all'ultima edizione della fiera 600 persone, tra ottici e familiari, da tutta Italia, essendo partito da Roma e avendo fatto tappa a Firenze e a Bologna. «Abbiamo dimostrato coraggio nel proporlo e fiducia negli operatori del settore che avrebbero accolto questa novità e ne avrebbero approfittato – spiega il neopresidente di Anfao - Per il prossimo anno le opzioni sul tavolo sono diverse: non escludiamo di ripetere l’esperienza, magari con un supporto da parte delle aziende espositrici in forma di sponsor, forse ampliandola, con l’aggiunta di un’altra direttrice ferroviaria». Marcolin ricorda, inoltre, che soprattutto in un momento come questo, in cui il taglio dei costi sembra l'unico criterio per pianificare le future attività, «è stata un'iniziativa che ha dato buoni frutti e che ha contribuito a rendere tangibile la nostra attenzione per gli ottici italiani, che rappresentano una parte significativa dei
visitatori, i quali, anche a causa di un mercato molto in difficoltà, stanno attraversando un momento critico - afferma - Non possiamo, tuttavia, dimenticare i visitatori esteri che sono sempre fedeli a Mido e che sostengono costi non certo esigui per arrivare e soggiornare a Milano, una delle città più care d'Europa. Le formule per sostenere l'afflusso di visitatori sono innumerevoli e le stiamo valutando con attenzione, nei limiti ovviamente del budget e del livello di qualità che vogliamo garantire per la nostra manifestazione». Di certo, per ora, c'è la nomina del nuovo vicepresidente Mido, Giovanni Vitaloni. «Non è un segreto che le manifestazioni fieristiche, specialmente quelle leader a livello internazionale come Mido, hanno bisogno di fare un salto di qualità per mantenere l'attrattività e per continuare a essere strumenti utili al servizio delle aziende e degli operatori – precisa ancora Marcolin - All'interno dell'associazione siamo tutti concordi nel ritenere che Mido debba diventare un brand, un marchio riconosciuto che sia a 360 gradi al servizio delle aziende e dei professionisti della visione, rivolgen-
dosi, in determinati modi e tempi, anche al pubblico e apportando valore aggiunto al settore. Per seguire questa evoluzione di Mido servono energie, un impegno costante e dedicato e ci è sembrato che un vicepresidente ad hoc fosse il modo migliore per dare concretezza a questo percorso. Il pri-
Cirillo Marcolin, appena confermato alla guida di Anfao e di Mido: è al suo quarto mandato da presidente
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«La nostra fiera deve diventare un marchio riconosciuto, che sia a 360 gradi al servizio delle aziende e dei professionisti della visione. E, in determinati modi e tempi, deve rivolgersi anche al pubblico, apportando valore aggiunto al settore»
mo esempio di questa nuova mission è stato l'Out of Mido, cui anche l'azienda di Vitaloni ha partecipato con entusiasmo, credendoci subito e investendoci risorse e idee. Così, per quanto riguarda la fiera ho ritenuto importante poter contare sulla disponibilità di Vitaloni a seguire le molteplici attività che saranno pianificate in futuro». E a proposito di Out of Mido, Marcolin rivela che il format in particolare potrà essere rivisto, come forse la location. «La nuova edizione sarà aperta a tutti gli espositori di Mido che vorranno aderire, italiani e stranieri, e abbiamo ragione di supporre che il numero dei partecipanti possa aumentare rispetto al primo anno – afferma - Abbiamo avuto riscontri positivi dai partecipanti della prima edizione di Out of Mido. Tutti ci hanno confermato l'interesse a ripeterla, naturalmente con alcune modifiche scaturite dalle riflessioni derivate dall'esperienza della prima volta. Le aziende che hanno fatto da apripista nella prima edizione ci hanno segnalato che sarebbero pronte a una partecipazione più destrutturata, meno legata agli stand canonici tipici di una fiera di settore, ma con modalità espositive innovative e più libere, spontanee, aperte, tipiche del
Fuorisalone e apprezzate dal pubblico che lo frequenta. Questi input saranno sicuramente tenuti in considerazione nell'organizzazione del prossimo Out
CHI GUIDA L’INDUSTRIA ITALIANA DELL’OTTICA All’assemblea del 3 luglio a Belluno è stato deciso che il Consiglio direttivo di Anfao, «in virtù di una norma transitoria, presente nel nuovo Statuto recentemente approvato, resterà in carica fino al 2014 - spiega una nota dell’associazione dei produttori italiani di montature e lenti oftalmiche – Così, contestualmente all’elezione del presidente e dei 5 vicepresidenti, si è reso comunque necessario eleggere 2 nuovi membri del Consiglio direttivo in sostituzione di due componenti dimissionari». A subentrare sono Maurizio Roman e Massimiliano Zegna Baruffa. Ecco i componenti della nuova Giunta Anfao, in carica per i prossimi quattro anni, e la loro azienda di riferimento: Cirillo Marcolin (Marcolin), presidente, Giovanni Vitaloni (Nicodesign), Paolo Pettazzoni (Optovista), Maurizio Dessolis (De Rigo Vision), Callisto Fedon (Fedon Giorgio e figli) e Renato Sopracolle (Sopracolle), vicepresidenti. E il nuovo Consiglio Direttivo: Elena Berton (Arlecchino), Carlo Costan Dorigon (Gatto Astucci), Antonio De Silvestro (Di Esse), Claudio Francavilla (Luxottica Group), Salvatore Galvano (Lastes Group), Maurizio Roman (Safilo), Luca Talamona (Nomec 92), Andrea Valmassoi (Trevi Coliseum), Gianni Vetrini (Barberini) e Massimiliano Zegna Baruffa (Allison). Il nuovo Consiglio di amministrazione di Mido è presieduto da Marcolin, vicepresidente è Vitaloni e come consiglieri annovera Dessolis, Fedon, Giovanni Accongiagioco (Italia Independent Group), Elena Orsi Mazzucchelli (Mazzucchelli 1849) e Cristiano Milone (Mirage).
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of Mido, che peraltro è già in atto. Al momento stiamo visionando le location disponibili e valutando spazi e modi espositivi».
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NICO CARADONNA: LA VISTA CONTA, IN TUTTI I “SENSI” Con l’inaugurazione della mostra Eye Vision presso VisionOttica Caradonna in corso Vittorio Emanuele a Modugno, in provincia di Bari, ha preso il via a fine giugno “MyPerception - L’arte nei cinque sensi”, un progetto artistico voluto e organizzato dal professionista pugliese
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l progetto, patrocinato dall'Accademia delle Belle Arti di Bari, diretta da Giuseppe Sylos Labini, nonché da Regione Puglia, Provincia di Bari e Comune di Modugno, ha preso forma circa due anni fa nella mente di Nico Caradonna, ottico, ortottista e assistente in oftalmologia dotato, come dice di sé, di uno spirito creativo più che commerciale. «L’idea è nata in un momento delicato della mia vita, quando a causa di tagli nella sanità pugliese, il contratto che mi consentiva di lavorare come ortottista in un ospedale della mia città, non fu più rinnovato – spiega il titolare di VisionOttica Caradonna - Lì è nato in embrione il progetto, dall'esigenza di trovare qualcosa che mi desse soddisfazione e senso di rinascita personale e professionale, ma anche dalla volontà di trasmettere un concetto di vita per me fondamentale: vivere significa emozionarsi e per farlo è necessario essere partecipi in ogni momento della nostra giornata. Solo coinvolgendo a 360 gradi i nostri sensi percettivi e
di Nicoletta Tobia
curando i dettagli di ogni momento vissuto, persino nell'ambito di un acquisto, potremo raggiungere gratificazioni uniche e indimenticabili». E così l’idea, come si è poi concretizzata in MyPerception, sei eventi artistici che si alterneranno tra Bari e Modugno, nei
Nico Caradonna (a sinistra) durante la serata di inaugurazione della mostra Eye Vision
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prossimi mesi catturerà l’attenzione del pubblico conducendolo alla scoperta delle infinite capacità sensoriali che ognuno di noi possiede, dedicando a ciascun organo di senso una mostra. «Per ognuna di esse la chiave d’accesso sarà la vista, unico filtro per ciò
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In questa pagina, alcune delle opere dei giovani artisti dell’Accademia di Belle Arti di Bari che hanno preso parte al progetto MyPerception, esposte all’interno di VisionOttica Caradonna a Modugno
che si può toccare, gustare, odorare e sentire – spiega Caradonna - L'arte osservata rimanderà al pensiero feedback percettivi di tipo tattile, gustativo, olfattivo e uditivo». L’evento finale, previsto per settembre 2014, rappresenterà invece la summa delle esposizioni precedenti e proporrà un vero e proprio excursus all'interno dei cinque sensi, mettendo a disposizione dei visitatori tutte le opere esposte nelle mostre precedenti. Il progetto MyPerception è curato dalla giornalista Stefania Ferrante. L'inaugurazione di Eye Vision, la prima delle sei esposizioni, a cura di Luigi Mastromauro docente dell'Accademia Delle Belle Arti di Bari, ha dato luogo a una vera e propria "trasposizione artistica della materia", partendo da tre dei materiali con i quali vengono realizzate le linee di occhiali più innovative: metallo, plastica e legno. Gli stessi materiali che quindi possono essere plasmati sia per creare un’opera artistica tridimensionale o una scultura sia per realizzare lo strumento che permetterà al fruitore di ammirarla. I numerosi ospiti intervenuti, richiamati dal passaparola che si è generato su Facebook e dalla risonanza data all’evento dai media, hanno potuto ammirare in esposizione le opere dei giovani artisti dell'Ac-
cademia, Crisa (Cristina Mangini ed Elisa Zambetta), Roberta Dileonardo, Annamaria La Mastra, Francesco Mangini e Teresa Terlizzi. «Le prossime mostre dedicate a tatto, gusto e olfatto saranno ospitate ancora una volta nel nostro spazio commerciale – conclude Caradonna - che per l’occasione lascerà spazio alle opere, mentre quella sull’udito, a giugno dell’anno prossimo, sarà una sorta di festa conclusiva, in una location ancora segreta».
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ATTUALITÀ
CHARMANT: IL “TAILOR MADE” PAGA L’approccio verso i centri ottici partner, portato avanti dalla filiale italiana del gruppo giapponese da quando Federica Valenti riveste il ruolo di responsabile marketing e comunicazione, sta dando importanti risultati
di Angelo Magri
È
ormai diventato un punto di forza, nonché un fattore di successo, per la filiale italiana di Charmant, l’approccio personalizzato nei confronti degli ottici italiani. E buona parte del merito di questa politica del gruppo guidato in Italia da Alessandro Chitotti va a Federica Valenti, entrata un po’ in sordina quasi tre anni e fa e ora ritagliatasi un ruolo di primo piano, nella veste di responsabile marketing e comunicazione. «Amiamo definirlo un approccio tailor made – afferma la giovane manager milanese – Sono gli ottici stessi a chiederci qualcosa di nuovo: vetrine personalizzate, eventi mirati, materiale al punto vendita originale, comunicazione efficace. E i riscontri più concreti li abbiamo soprattutto al sud, dove sta emergendo una generazione di giovani professionisti della visione particolarmente attenta alle novità in questo campo». Così la sede italiana di Charmant ha ideato una serie di eventi appositamente confezionati sulle specifiche del brand Trussardi, entrato in portafoglio nel 2010, che ha consentito di proporre non soltanto una collezione fashion e di alta qualità, ma anche una comunicazione di livello verso il consumatore finale, facendo leva su centri ottici d’eccellenza. «Per Line Art, uno degli house brand di Charmant, abbiamo invece ideato una vetrina itinerante fatta a colonne, con teche contenenti gli occhiali, messe a disposizione due alla volta per ogni agente sul territorio nazionale, che possono così farle ruotare tra i vari clienti
Federica Valenti, dal 2010 è responsabile marketing e comunicazione della filiale italiana di Charmant
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Ottica Pegaso a Rho, hinterland nord ovest di Milano, con la vetrina itinerante di Charmant Line Art
titivo e soddisfacente, grazie all’ingresso di nuovi clienti sia tra i centri ottici indipendenti sia tra i gruppi d’acquisto – dice la responsabile marketing e comunicazione – Uno dei nostri punti di forza è il sostanziale equilibrio tra marchi di proprietà e marchi in licenza sul totale delle nostre vendite: da una parte, quindi, le collezioni Charmant Titanium Prefection, Charmant Z, Charmant Line Art e Adlib, dall’altra Trussardi, Esprit e Puma. In particolare importanti risultati in termini sia di sell in sia di sell out stanno arrivando da Opera, la collezione di occhiali da vista di Charmant Line Art, compatibili con varie tipologie di lenti, multifocali incluse, lanciata proprio nel 2013». Un’ulteriore conferma dell’interesse per questa linea è arrivata dall’Out of Mido, l’evento rivolto al consumatore finale, tenutosi ad aprile a Milano in occasione del Fuorisalone, cui ha partecipato anche Charmant. «Sono venuti molti appassionati di occhiali, che, oltre a Opera, hanno apprezzato, ad esempio, anche i modelli Charmant Z per il livello di tecnologia, design e forme – afferma Valenti – Per l’occasione abbiamo avviato una collaborazione con i nostri ottici partner di Milano e i riscontri sono stati positivi. Ecco perché siamo convinti che Out of Mido debba essere riproposto, possibilmente meno in chiave fieristica, così da mettere maggiormente a proprio agio l’utente finale». Per la seconda parte di quest’anno Charmant ha in cantiere una serie di importanti novità. «Innanzitutto di prodotto: verrà completata la collezione Opera con montature cerchiate e nylor – rivela Valenti – Inoltre è in arrivo un nuovo materiale, denominato Ultem, un iniettato resistente al calore, flessibile e molto sottile, che verrà utilizzato per le collezioni Esprit e Puma. Novità in vista, peraltro, anche per la strategia di comunicazione, che è stata ispirata proprio dalla nostra presenza a Out of Mido».
– spiega Valenti – Per tutti gli altri marchi, inoltre, abbiamo lanciato banner su misura, poster e altre opportunità, sempre con il medesimo obiettivo: personalizzare il più possibile il rapporto con gli ottici partner». Questa politica, insieme alla forza del prodotto e alle dinamiche commerciali, ha consentito alla filiale italiana di Charmant di chiudere il 2012 senza particolari scossoni, nonostante la contrazione complessiva dei consumi. Certo, il primo semestre 2013 si è inevitabilmente rivelato più difficile rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. «Ci siamo comunque mantenuti su uno standard compe-
Due immagini di Ultem, il nuovo iniettato resistente al calore, flessibile e molto sottile, che verrà prossimamente introdotto nelle collezioni Esprit e Puma
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Mondiale dell’Ottica
PARIGI
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SOPTI: PIÙ COLLABORIAMO PIÙ AFFERMIAMO IL NOSTRO RUOLO Il riferimento del presidente, Paolo Traù, non è soltanto alle figure complementari del contesto sanitario, ma anche alle altre associazioni e ai sindacati della professione
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ei mesi in positivo. «Sopti è un’associazione viva e dinamica nonostante il difficile periodo: gli associati comunicano con noi e ci trasmettono le loro impressioni, i loro dubbi, la loro voglia di collaborare sia attraverso i Delegati Regionali, presenti ormai in quasi tutte le regioni, sia direttamente. È un filo che permette di rapportarsi sia con i problemi pratici sia sulle spinte ideali». Chi parla è Paolo Traù, chiamato alla fine del 2012 a guidare la Società Optometrica Italiana. Dopo un semestre di presidenza Sopti, qual è il suo bilancio? Le attività formative che abbiamo svolto in questo periodo hanno seguito una logica chiara: la professione di optometrista è inserita in un contesto sanitario con più interlocutori, migliorare i rapporti e la collaborazione con gli oftalmologi, gli ortottisti e gli altri operatori significa affermare l’importanza del nostro ruolo e consentire a ognuno di fornire un servizio migliore all’utente. Ovviamente è necessario essere all’altezza delle situazioni senza inventare nulla e senza millantare nulla. La formazione e la specializzazione sono gli strumenti per ottenere
di Angelo Magri
questo risultato. La collaborazione con quelle università che si sono rese disponibili ha rafforzato questo modo di pensare. Altro sforzo che è in atto è quello dell’acquisizione degli strumenti metodologici: abbiamo introdotto il concetto di Linee Guida in Contattologia e stiamo promuovendo l’approfon-
Paolo Traù, presidente della Società Optometrica Italiana dal dicembre 2012
dimento della Lettura Scientifica, un argomento in cui il nostro paese è oggettivamente carente: dalla capacità di valutare ciò che si legge in ambito tecnico-scientifico, infatti, dipende la possibilità di acquisire informazioni e, quindi, di imparare. Le informazioni sono tante, ma non tutte hanno lo stesso valore. Vorremmo insegnare i
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principi su cui si basa questa valutazione, per chi non ne fosse in possesso, e magari spingere più optometristi a scrivere le proprie esperienze cliniche, quindi a produrre lavoro scientifici. Il corso, in programma a giugno, è slittato per motivi tecnici, ma rimane nei nostri programmi. È in corso il Progetto LIM, un monitoraggio su ampia scala delle condizioni di uso delle lavagne interattive multimediali nella scuola in rapporto alla visione: i colleghi Sergio Cappa, Simona Signorelli, Antonio Iuliano e Sabastiano Calabrese stanno procedendo alla valutazione di alcune scuole in giro per l’Italia. I risultati confluiranno in uno studio multicentrico, c’è molto da fare per informare gli insegnanti e gli utenti in questo settore. Siamo al il tavolo di discussione dell’UNI sulla possibilità di normativa tecnica della professione optometrica, collaboriamo con il Colap, il Coordinamento delle Libere Associazioni Professionali, che lavora sulla legge 4/2013 sulle professioni non ordinistiche, stiamo collaborando con le iniziative di Assottica: direi che di carne al fuoco ne abbiamo abbastanza. Quali, invece, gli obiettivi per la seconda parte del suo mandato? Tutte le situazioni elencate avranno un normale decorso e, speriamo, un com-
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Una fase dei lavori dell’ultimo Congresso Sopti, tenutosi a Roma nel settembre 2012
pleto sviluppo. Cercheremo, inoltre, di raccogliere lavori scientifici nel portale di Sopti, inaugurato un anno fa, perché diventi un riferimento per gli operatori, una specie di banca dati e, allo stesso tempo, un agile strumento per permettere agli associati di vedere pubblicato un proprio lavoro, grande o piccolo che sia. Purchè rispettoso dei criteri della letteratura scientifica. In questo senso è di prossima pubblicazione sul nostro sito un vero e proprio manuale a opera di Paolo Facchin, che condurrà per mano anche i meno esperti alla compilazione di un articolo scientifico: un bello sforzo che porterà un po’ più in alto l’optometria italiana, ma a partire dal basso. Nel congresso nazionale del 2014 confluiranno queste idee e queste iniziative, in particolare stiamo lavorando sugli strumenti decisionali: cioè quelle procedure o quei modi di procedere professionalmente, come le Linee Guida o le Conferenze di Consenso, che stanno ridefinendo gli ambiti sanitari in tutto il mondo, compresa l’Italia e non solo in ambito sanitario. Ne parleremo diffusamente, per quello che concerne l’applicazione di lenti a contatto, il 22 settembre al Congresso Rioc di Mogliano Veneto.
Quali saranno i temi trattati e i principali relatori del Congresso? Il tema del Rioc di quest’anno sono le clinical pearls. Con questi temini si intendono quei concetti chiave che possono aiutare a superare problemi applicativi: verranno esposti e riassunti da esperti applicatori. Inoltre casi clinici concreti di particolare interesse selezionati dal Comitato Scientifico sarranno esposti dai diretti interessati; e poi la proposta del famoso metodo decisionale, una vera novità per le nostre abitudini professionali. Laura Boccardo, Davide Brambilla, Antonio Calossi, Alessio Facchin, Pietro Gheller, Dino Marcuglia, Luisa Redaelli e Anto Rossetti saranno i nostri tutor: una giornata di formazione intensa, ma anche molto dinamica e proattiva, non è il solito evento formativo. Come valuta la situazione del riconoscimento professionale dell’optometrista in Italia, alla luce delle ultime disposizioni legislative? Benché sia difficile fare una valutazione sulla situazione attuale relativa al riconoscimento professionale, gli
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aspetti che impediscono il concretizzarsi del progetto della professione di optometrista sono sostanzialmente due: la contrarietà di una parte politicamente importante della categoria degli oftalmologi e l’estrema etereogeneità formativa della categoria degli ottici e degli optometristi. Condizioni che, negli anni, sono rimaste tali. Scoprire che altre professioni, innumerevoli addirittura, in ambito sanitario e non, scontano un calvario simile al nostro ci ha reso più consapevoli e determinati ad andare oltre. Le nuove normative sulle professioni offrono punti di vista diversi da quelli cui eravamo abituati e sulla carta la possibilità di arrivare al traguardo di una dignità professionale, che non necessariamente comporta un riconoscimento, sembra più vicina. Tutto sta nel capire come si muoveranno le controparti, come verranno messi in pratica i dettami della legge 4/2013 e come si evolverà la situazione politica che è alle prese con problemi ben più grandi. Per il momento manteniamo la posizione e cerchiamo di stringere i ranghi con le altre associazioni e sindacati, con i quali, rispetto al passato, vorremmo condividere maggiori posizioni.
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ELIO FIORUCCI, STORIA DI UN CACCIATORE Cacciatore di tendenze, perché questo è stato lo stilista milanese. Oltre che il primo a firmare una linea di occhiali di Luisa Espanet
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arlare di Fiorucci significa raccontare il periodo più interessante e ricco di cambiamenti nella moda e nel costume degli ultimi cinquant’anni. È il maggio 1967 quando apre a Milano in Piazza San Babila. Intorno i negozi di abbigliamento si chiamano Principe di Galles, Duca di Windsor. Sono arredati con boiserie e lampadari a gocce e i commessi vestono impeccabili completi. Quello di Fiorucci è disegnato da una scultrice, Amalia Del Ponte, e sembra una discoteca. All’interno musica a tutto volume, spesso dei Beatles, e commesse in minigonna. Lo inaugura Adriano Celentano, che arriva su una Cadillac rosa. Per Elio Fiorucci tutto nasce da un viaggio a Londra, nella swinging London, dove il centro vitale è Carnaby Street, Biba è il tempio della nuova moda e
Andy Warhol ed Elio Fiorucci nello store di New York nel 1983
Mary Quant imperversa. «Mi ero invaghito del movimento. Ero affascinato da quella rivoluzione pacifica, che prepara i grandi cambiamenti. La politica non va bene per fare la rivoluzione, perché poi si rischia di mettersi in mano a pazzi. C’erano ragazzi entusiasti della letteratura americana di quegli anni: gli slogan erano Peace and love o Make love not war. Mi incantava il modo di vestire. Le donne si liberavano della paura del corpo, con le minigonne mostravano finalmente le gambe. Anche per gli uomini è stata una rivoluzione», racconta. Nel giro di poco tempo Fiorucci diventa un marchio con una sua produzione. I creativi non disegnano solo i capi, ma girano il mondo per trovare spunti e idee. Molti accessori e abiti venduti in negozio arrivano da paesi lontani. È osservando i jeans delle hippy a Ibiza che Elio prende ispirazione per la sua linea. «Mi sono reso conto che i jeans facevano parte
Keith Haring con occhiali Fiorucci insieme a Madonna, alla performance nel negozio di Milano del 1984
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dell’abbigliamento da lavoro, non erano tagliati per il corpo femminile. Mentre quelli rovinati e scoloriti delle ragazze di Ibiza mettevano in evidenza le curve e, dato il tessuto, potevano funzionare da push up per il fondoschiena», dice Fiorucci. Nell’operazione di “femminilizzazione” del jeans lo affianca uno dei migliori modellisti, che ha lavorato per anni con Valentino. Nel 1975 apre il negozio di Londra in Kings Road, che ha sostituito Carnaby Street negli indirizzi di tendenza. Nascono lo stile safari e il maculato. Nel 1976 Fiorucci sbarca a New York sulla 59esima strada, a due passi da Bloomingdale. È il primo negozio italiano dopo Gucci e Ferragamo. L’arredamento è di Ettore Sottsass e Andrea Branzi. «Colpisce su-
Keith Haring e alcuni collaboratori di Fiorucci durante la performance del 1984
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Se fossi entrato mi avrebbero messo in mano un bicchiere di champagne e a fianco una star e sarei stato tutta la sera senza sapere cosa dire», confessa. Intanto a Milano nel 1978 è nato un altro store su tre piani in via Torino, che propone anche mobili, libri, musica, con un ristorante dove i piatti si ordinano con i numeri scritti a fianco sul menù. Fiorucci non è solo abbigliamento ma è un modo di vivere, uno stile di vita. E la linea di occhiali che esce in quell’anno fa parte della proposta. «Il modello è quello portato dai Beatles, in metallo, grande, dalla forma arrotondata, che in Inghilterra chiamano “l’occhiale della mutua”», spiega lo stilista milanese. Li Keith Haring parla con i collaboratori di Fiorucci nel negozio di piazza San Babila a Milano
bito quel postmoderno, dopo tanti cubi freddi», ricorda. L’anno dopo, sempre a New York, gli viene affidata la festa di inaugurazione dello Studio 54 che per anni sarà la discoteca più cool. La sera fatidica c’è una grande folla all’entrata per vedere i personaggi: Bianca Jagger, Grace Jones, Margaux Hemingway, Andy Warhol per dire qualche nome.
Keith Haring con un paio di occhiali e due collaboratori di Fiorucci
Una delle figurine pubblicate dalle Edizioni Panini con le pubblicità Fiorucci: ne sono state vendute 105 milioni, hanno superato quelle del Milan
Elio arriva con i collaboratori, che muniti di invito entrano. Lui non ce l’ha. I buttafuori sono inflessibili. A questo punto deve scegliere fra il “lei non sa chi sono io” o un atteggiamento zen a lui più congeniale. Sceglie il secondo e resta seduto su un marciapiede fino a evento finito. «Ho visto tutto da un ottimo punto di vista, divertendomi molto.
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produce Metalflex, di cui inizialmente Leonardo Del Vecchio è uno dei soci. «Chissà se fosse rimasto, forse gli occhiali Fiorucci ci sarebbero ancora», commenta. Riscuotono subito un grande successo: è il primo stilista a firmare una linea di occhiali. Per chi segue le tendenze sono l’unica alternativa ai Ray-Ban. Nei negozi Fiorucci sono
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UN ITALIANO A NEW YORK Nel 1976 Elio Fiorucci sbarca nella Grande Mela, con un innovativo punto vendita sulla 59esima strada, a due passi da Bloomingdale: è il primo negozio di uno stilista del nostro paese ad aprire nella città statunitense, dopo Gucci e Ferragamo. Nemo propheta in patria: per Fiorucci non è così, perché nove anni prima era stata la sua città natale, Milano, a tenere a battesimo il primo store, in piazza San Babila; uno spazio che sembrava una discoteca, all’interno musica a tutto volume, spesso dei Beatles, e commesse in minigonna. Nel 1978, invece, vede la luce un altro negozio su tre piani, in via Torino, che propone anche mobili, libri, musica, con un ristorante dove i piatti si ordinano con i numeri scritti a fianco sul menù. Perché Fiorucci, ormai, non è più solo abbigliamento, ma un modo di vivere, uno stile di vita: e la linea di occhiali, che esce proprio quell’anno, fa parte della sua proposta. Nelle foto, sotto, in senso antiorario: esterno e vetrina del punto vendita newyorkese e due immagini dell’interno del negozio di San Babila.
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da sole, dagli ottici si possono avere con le lenti da vista. Nel 1979 esce una linea con lenti a specchio e il famoso disegno dei due angioletti, su progetto di Terry Jones, direttore creativo. «Sono un accessorio che coinvolge il viso, lo trasforma. Con gli occhiali fai una dichiarazione del tuo carattere. Fino ad allora erano grandi, incorniciavano il viso, questi si sono imposti senza essere vistosi. Sono funzionali, una metafora della semplicità», prosegue Elio. Anche dietro gli occhiali ci sono i due elementi che hanno fatto la fortuna del marchio: la cura del particolare e il coraggio di cambiare. Quando Keith Haring viene a Milano per una performance nel negozio, i suoi occhiali sono Fiorucci. Luciano Benetton li usa da sempre. Lui, Elio Fiorucci ora indossa occhiali colorati, ma si lamenta che sono fragili. Una vecchia foto in bianco e nero lo ritrae con un paio di occhiali con cartelli stradali e semafori, acquistato negli Stati Uniti. «Me li ero messi per una foto. Cercavo di essere divertente, dato che non lo sono di natura», conclude ridendo.
Elio Fiorucci oggi, con uno dei suoi svariati occhiali colorati
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IN CORSA PER UN NUOVO BUSINESS Il mercato degli occhiali tecnici rimane una nicchia: la concorrenza dei canali alternativi di vendita e la scarsa cultura degli utenti finali sono tra le principali cause. Atleti, professionisti della visione e aziende illustrano gli strumenti oggi a disposizione per sviluppare lo sport nei centri ottici
Lolo Jones indossa un paio di Oakley RadarLock
30/ BATTAGLIN: PRIMA DI TUTTO VOGLIO UN’OTTIMA LENTE 31/ QUANDO CI SEI SOLO TU, LA ROCCIA... E L'OCCHIALE 32/ SPORT PASSION 36/ OLIVIER: LO SPORT E' LA... SOLUZIONE GIUSTA
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BATTAGLIN: PRIMA DI TUTTO VOGLIO UN’OTTIMA LENTE Il giovane ciclista veneto, vincitore di una tappa all’ultimo Giro d’Italia, spiega le caratteristiche che deve avere un buon paio di occhiali da sole quando si corre su strada. Ma anche tra i boschi e persino la sera
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’euforia di quelle braccia alzate sul traguardo di Serra San Bruno, il 7 maggio, quarta tappa del Giro d’Italia 2013, si è trasformata in dramma una decina di giorni dopo, quando arrivò la terribile caduta nella tappa Cervere-Bardonecchia. Enrico Battaglin, corridore della Bardiani Valvole-Csf Inox, è tornato alle gare soltanto due mesi dopo quel pauroso incidente, con il Giro dell’Ap-
di Angelo Magri
pennino di metà luglio. Ora l’obiettivo è entrare nella squadra azzurra per il Campionati Mondiali su strada, in programma alla fine di settembre a Firenze. A lui, testimonial insieme ai propri compagni di squadra degli occhiali adidas eyewear, in licenza a Silhouette, abbiamo chiesto lumi sulle esigenze di visione di un atleta professionista. «Nella mia carriera, sin dalle categorie giovanili, ho provato diversi occhiali e da subito mi sono reso conto che una buona lente da sole fa la differenza – spiega Battaglin – Per buona lente intendo che in seguito a
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un lungo tempo di porto non stanchi l’occhio: una volta indossai un paio di occhiali che dopo appena un paio d’ore di utilizzo dovetti togliere, poiché mi avevano fatto venire mal di testa. Meglio ancora se le lenti sono anche polarizzate e fotocromatiche, ideali quando si corre in giornate dal tempo incerto, nel chiaroscuro tipico dei percorsi da mountain bike o addirittura se capitano gare in notturna». Sempre in fatto di lenti Battaglin ha le idee chiare su un altro aspetto. «Non amo le colorazioni troppo accese, preferisco il nero tradizionale – dice il ciclista di
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Marostica, classe 1989 – Questo è l’unico appunto che posso rivolgere al mio fornitore ufficiale: gli adidas eyewear sono confortevoli e con una lente di buon livello, ma le sue colorazioni non mi convincono del tutto; sarebbe meglio, se fosse possibile, una customizzazione della tonalità cromatica delle lente stessa». Battaglin utilizza gli occhiali del marchio in licenza a Silhouette da due anni. «Sono fondamentali sia quando si corre o ci si allena in inverno sia durante la stagione agonistica in primavera ed estate – racconta – Durante il periodo invernale freddo e vento rappresentano i maggiori ostacoli a una buona visione
per noi ciclisti: problematiche che si riscontrano anche durante le discese. In estate, invece, i moscerini o i sassi sollevati dalle ammiraglie oppure dai compagni davanti o di fianco costituiscono le insidie maggiori: di fronte alle quali, ancora una volta, è la qualità della lente a fare la differenza». Data la giovane età, non poteva mancare un’osservazione “modaiola”. «Certo che l’aspetto estetico è importante: oggi le montature sono generalmente leggere e confortevoli, per cui il loro design e i loro colori giocano un ruolo importante nella scelta – afferma Battaglin – Sempre dopo quella della lente, sia chiaro».
Enrico Battaglin indossa uno speciale occhiale nero e rosa Evil eye halfrim pro Bardiani Valvole-Csf Inox limited edition, che adidas eyewear ha realizzato per i componenti della squadra all’ultimo Giro d’Italia
QUANDO CI SEI SOLO TU, LA ROCCIA… E L'OCCHIALE Quali sono le principali difficoltà visive che un ametrope incontra nell’attività su roccia? L'individuazione degli appigli e appoggi, i riflessi della luce a volte sfalsano le prospettive. Per correggere la sua ametropia, preferisce indossare un paio di lenti a contatto sotto un occhiale da sole o graduare l’occhiale da sole? Preferisco graduare l'occhiale da sole. Quando ha scelto adidas eyewear per gli occhiali? Che cosa ne apprezza di più? È da diversi anni che uso adidas eyewear in quanto presentano la possibilità di applicare una lente correttiva interna. Inoltre sono leggeri e garantiscono un ottimo comfort. Per lei gli occhiali devono avere anche un lato fashion o estetico? Certamente e adidas eyewear centra appieno l'obiettivo e le mie esigenze in materia di fashion. Che consigli si sente di dare a un appassionato nella scelta di un paio di occhiali per l’arrampicata o, più in generale, per l'outdoor? Di importanza fondamentale sono le lenti: devono essere qualitativamente ineccepibili soprattutto per un utilizzo in alta montagna, devono proteggere gli occhi dalla forte esposizione alla luce, ma, nel contempo, avere anche un buon contrasto. La leggerezza è altresì fondamentale per un occhiale destinato a un utilizzo outdoor. La montatura, poi, dev’essere avvolgente e stabile sul viso anche in situazioni "estreme".
Matteo Piccardi è guida alpina e fa parte dei Ragni di Lecco, gruppo alpinistico fondato nel 1946. Nel suo curriculum figurano vie di arrampicata sportiva a vista fino all'8a+, vie di arrampicata sportiva "lavorato" fino all'8b+ e vie di arrampicata "traditional" fino all'8b. Per quanto riguarda, invece, le vie alpinistiche, Piccardi al suo attivo vanta la ripetizione in arrampicata Matteo Piccardi in azione libera della via Camillotto con un paio di adidas eyewear Pellissier sulla nord della cima grande di Lavaredo 350m fino all'8a+, la prima salita in libera della via del Det al Sasso Cavallo 450m fino al 7c, la prima salita in libera della via dei Ragni al Torrione Magnaghi 120m fino al 7c/7c+, la prima ripetizione in libera della via prigionieri dei sogni al Pizzo d'Eghen 350m fino al 7c+, la prima ripetizione in libera della via Oppio/Dell'Era al Sasso Cavallo 450m fino al 7b e la prima ripetizione a vista della via Bonatti alla Torre Costanza 270m fino al 7a+. Piccardi è ametrope: non necessita, quindi, soltanto di un occhiale tecnico protettivo, ma anche correttivo. Quali caratteristiche deve avere un paio di occhiali da sole nell’attività di arrampicata? Devono essere avvolgenti, non avere angoli morti, essere ergonomici e stabili sul viso, ma soprattutto leggeri.
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Puma Chaser Montatura avvolgente e sportiva, con lenti a specchio colorate e larghe aste con il balzo del puma del logo. Le cromie decise e forti includono la famiglia dei rossi, il verde e il viola come anche i classici nero e bianco. Il gioco di colour blocking del frontale contrasta con le aste
Oakley Fuel Cell Tour de France Modello in edizione speciale. Aste in Polished Black, movimentate da un motivo originale. Sistema di appoggio a tre punti, che mantiene le lenti perfettamente allineate assicurando prestazioni e comoditĂ . Lenti Black Iridium che regolano la trasmissione della luce riducendo il riverbero
Bryan Clay in pedana con gli Oakley RadarLock
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Vuarnet Modello con lenti minerali PX5000. La base marrone le rende ideali per consizioni estreme come quelle di deserti e ghiacciai. Le montature lifestyle della serie sono adatte anche per le attività outdoor in generale
Carrera R&B X-Lite Massimo del comfort grazie all’ampiezza del campo visivo, alla ventilazione e alla possibilità di cambiare le lenti con il sistema “Fast & Easy” che permette la sostituzione in pochi secondi. Dotato di un set di lenti intercambiabili di diverso colore da inserire in caso di differenti condizioni di luce
Geoff Gulevich indossa un adidas Evil eye halfrim pro
adidas Evil eye halfrim pro Triplice regolazione dell’asta, doppia regolazione del nasello e grip sulle aste che permettono una “calzata” personalizzata e stabilità. Curvatura massima delle lenti (base 10) per un ampio angolo di visione. La tecnologia Light Stabilizing Technology applicata alle lenti, armonizza le rapide variazioni di luce e ombra e aumenta i contrasti
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Mo Farah con il modello Nike Tailwind
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Nike EV0699 SKYLON ACE PRO PH Montatura leggerissima in nylon che garantisce il massimo comfort. Astine avvolgenti e anti scivolo, struttura del ponte che previene l’appannamento. Lenti intercambiabili che si adattano a qualsiasi tipo di luminosità
Nike 7070/3 Montatura in nylon, struttura del ponte che previene l’appannamento. La forma delle lenti può essere cambiata. Struttura avvolgente per una maggiore stabilità
Oakley RadarLock Edge Naselli e terminali in Unobtainium brevettato per massimizzare l'aderenza con la traspirazione. Il profilo ergonomico ThreePoint Fit assicura un allineamento ottico delle lenti di precisione. Il modello, femminile, ottimizza la visione periferica e la protezione laterale grazie alla geometria Polaric Ellipsoid delle lenti, in un formato più piccolo
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SPECIALE
OLIVIER: LO SPORT È LA… SOLUZIONE GIUSTA L’ottico italo-francese è anche un triatleta: dalla passione sportiva ha tratto importanti spunti anche per l’attività nel suo punto vendita
di Angelo Magri
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volte una passione sportiva può trasformarsi persino in un volàno per la propria attività imprenditoriale. «Nel 2008, in occasione di una gara a Montecarlo, ho visto gli atleti italiani indossare, a differenza dei colleghi degli altri paesi, un paio di occhiali “terrestri” e pure griffati anziché quelli tecnici: allora ho capito che il business nel mio centro ottico avrebbe potuto crescere…». Olivier Racchelli, dagli addetti ai lavori conosciuto semplicemente come Olivier, francese d’origine ma ormai italiano d’adozione, essendo arrivato nel nostro paese 18 anni fa, dopo aver studiato ottica e optometria a Parigi, non solo possiede e guida un negozio di ottica, DMZ a Milano, ma è anche un ottimo triatleta: l’8 settembre a Las Vegas, infatti, scenderà in acqua, poi salirà sulla bici, infine correrà a Lake Las Vegas, nella finale del Campionato mondiale di 70.3 Iron Man, che rappresenta la metà esatta della distanza tradi-
zionale dell’Iron Man, per un totale quindi di circa 120 chilometri da percorrere nelle tre specialità. «La passione per questo sport è nata quasi per gioco nel 2004: con il mio compagno di allenamento ci siamo poi tesserati e ora è diventata qualcosa di più, pur restando per
Olivier nel suo centro ottico, DMZ a Milano, insieme ad Aldo De Michele, che ne ha avviato la specializzazione sportiva, sin dagli anni ’70, con le maschere subacquee dotate di lenti correttive
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me soprattutto una valvola di sfogo dal lavoro quotidiano», racconta Olivier. Come quotidiani sono gli allenamenti, anche due al giorno in estate, e l’impegno, che ha comunque anche dei riflessi nell’attività professionale. «In DMZ sono entrato come collaboratore nel ’97,
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Olivier in azione durante una gara di Iron Man, nelle specialità corsa e bicicletta: l’8 settembre disputerà negli Stati Uniti la finale mondiale della disciplina 70.3, sponsorizzato da Essilor Italia e da Silhouette Italia, con il marchio adidas eyewear
esattamente dieci anni fa ho rilevato il centro ottico di via Piero della Francesca, aperto mezzo secolo fa e che vantava già almeno trent’anni di esperienza nelle maschere graduate per sub, grazie alla passione e al lavoro del proprietario precedente, Aldo De Michele, che ancora oggi mi aiuta – dice Olivier – Così, alla specializzazione nelle soluzioni visive per le immersioni si è aggiunta quella nelle montature base 8 per altre discipline sportive, grazie alla collaborazione con marchi come adidas eyewear e Shamir o Nakyma nelle lenti». Lo sport incide già per il 10-15% sul fatturato complessivo di DMZ, ma il professionista italo-francese è convinto che questa nicchia possa
espandersi ulteriormente, per sé e per altri colleghi che vogliano investirvi. «L’importante è saper dare all’utente finale la soluzione visiva adatta alle sue esigenze: non necessariamente dev’essere l’occhiale, ma anche la lente a contatto giusta, ad esempio – afferma Olivier – Personalmente non mi scandalizzo di chi entra nel mio centro ottico con un modello acquistato in un negozio di articoli sportivi e mi chiede di graduarlo: se, dopo un accurato esame della vista e un’attenta valutazione delle sue attitudini sportive, avrò saputo fornirgli la migliore soluzione visiva, sono certo che la prossima volta verrà da me anche a comprare la montatura».
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Una nuova Bausch + Lomb: nuove intuizioni, innovazione continua Nel mese di giugno, in occasione del BCLA1 2013, Bausch + Lomb ha presentato la sua ultima innovazione: l’ultimo ritrovato per la presbiopia, che verrà commercializzato nel mondo e in Italia sotto il marchio PureVision 2. Durante l’evento che ha avuto luogo a Birmingham, Lenses & Technology Europe ha incontrato Cheryl Donnelly, Director Medical Affairs Vision Care, EMEA, e Ian Cox, Fellow and Director Vision Care, Design Group
Illustri quali sono le ultime innovazioni presentate da Bausch + Lomb al BCLA di quest’anno Cheryl Donnelly, Director Medical Affairs Vision Care, EMEA, Bausch + Lomb: Nel 2013 Bausch + Lomb ha scelto il BCLA quale contesto ideale per il lancio mondiale del suo ultimo ritrovato della ricerca: una lente innovativa per la presbiopia. Questa lente verrà commercializzata all’interno della famiglia PureVision 2. Può illustrare in modo più approfondito i benefici della nuova lente PureVision 2 per la presbiopia? Cheryl Donnelly, Director Medical Affairs Vision Care, EMEA, Bausch + Lomb: Quando si richiede ad uno specialista di correggere la presbiopia con le lenti a contatto, si tratta di una enorme opportunità,
proprio perché la maggior parte degli Specialisti della Visione non fa ancora un grande uso di lenti multifocali. Gli specialisti francesi e statunitensi da noi interpellati volevano poter migliorare la visione da vicino ed intermedia, senza però compromettere in alcun modo la nitidezza della visione da lontano. Ovviamente, dal punto di vista dello specialista, la necessità è quella di andare incontro all’esigenza del portatore proponendo una lente che sia comoda da indossare e che richieda meno sedute in studio. È quindi proprio questo ciò che abbiamo detto al nostro design team: dobbiamo essere in grado di fornire ai nostri portatori visione nitida nel mondo reale e, dal punto di vista dello specialista, vi è la necessità di renderla “normale”, prevedibile, e garantire che possiamo fornire quella qualità di visione ogni giorno, farla diventare una prassi, riducendo il tempo passato nello studio dello specialista.
Ci fornisca qualche retroscena che riguarda il settore Ricerca e Sviluppo e i risultati degli esperimenti clinici. Ian Cox, Fellow and Director Vision Care, Design Group, Bausch + Lomb: In poche parole, ciò che interessa a specialista e portatore è che la tecnologia della lente a contatto che utilizzano, funzioni bene, e meglio di qualsiasi prodotto già presente sul mercato. Se le lenti multifocali sono più difficili da progettare da un punto di vista prettamente “ottico” rispetto alle lenti toriche o monofocali, noi abbiamo pensato di poterlo fare ma ci siamo resi conto che malgrado gli strumenti che avevamo usato fino alla nostra PureVision Multifocal rappresentassero veramente il meglio che si potesse ottenere, dovevamo cercarne dei nuovi per fare un ulteriore passo in avanti. Così, quando abbiamo cominciato a progettare le nuove
1 British Contact Lens Association
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Gregory W. DeNaeyer, OD, FAAO
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lenti a contatto, abbiamo valutato attentamente quali strumenti potessimo mettere sul tavolo. Abbiamo analizzato i nuovi sensori wavefront, un sistema che ci permette di misurare esattamente quale sia il potere del profilo multifocale attraverso le lenti, così da sapere con precisione cosa stavamo facendo. In seconda battuta, ci siamo resi conto che la nostra tecnica di progettazione – la tecnica utilizzata da chiunque nel settore – si affida per molta parte al computer modelling, ma lavorando di fatto su un singolo modello che corrisponde alla media della capacità di visione della popolazione. Procedere in questo modo è come tentare di progettare un nuovo tipo di abito cucito addosso ad un solo manichino che rappresenti l’intera popolazione. Lo si può fare, ma si assisterà a risultati molto differenti nel momento in cui si cercherà di adattare quell’unico abito alle persone reali, così come abbiamo constatato i risultati più disparati con il nostro prodotto multifocale attualmente presente sul mercato nel momento in cui il medico cerca di adattarlo ai vari soggetti. È qui che entra in campo la caratteristica dell’adattabilità. Abbiamo cambiato il modo di fare modelling e raccolto dati grazie all’analisi di 180 occhi e costruito un database che raccoglie tutti
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i parametri di occhi di pazienti reali; successivamente, abbiamo costruito modelli virtuali per ognuno di questi occhi. Abbiamo effettuato test su occhi differenti – per ogni profilo di aberrazione, circa 60 occhi da mettere a confronto con il design e poi elaborati al computer. E a quel punto era chiaro che così stavamo effettuando le nostre scelte di progettazione basandoci su quel design che si era rivelato essere il più resistente ed adattabile all’intera popolazione. È stato come effettuare una diagnosi clinica virtuale ogni volta che lanciavamo questa operazione al computer. Questo ci ha anche permesso di risparmiare una enorme quantità di tempo se pensiamo alla necessità di fare le tante diagnosi reali richieste nella prima fase di disegno prevista del progetto. Una volta ottenuto il design definitivo, volevamo essere certi di riuscire a declinarlo per ogni potere. Se da un lato sappiamo che stavamo creando prodotti molto rilevanti in termini di produzione delle lenti - ogni lente ottenuta era esattamente uguale all’altra…abbiamo però scoperto con le nostre lenti PureVision Multifocal sviluppate negli ultimi 10 anni, che mentre le stavamo producendo per singoli poteri, dal più elevato al meno elevato, il profilo del potere
che stavamo sviluppando variava a causa dell’aberrazione sferica intrinseca generata dal potere base complessivo della lente. E questo fenomeno non era intenzionale. Ora, con la nostra nuova tecnologia di misurazione, per PureVision 2 per la Presbiopia potevamo riconoscere l’impatto di questa variazione e la necessità di correggerla. Abbiamo quindi progettato ogni singolo potere di lente in modo leggermente differente, così che quando si costruiscono le lenti finali si ottiene che abbiano tutte lo stesso profilo di potere, indipendentemente che si stia trattando un miope o un ipermetrope. E quindi, il prodotto finito che abbiamo consegnato per le diagnosi cliniche si basava su tutto il campione, ed era significativo per l’intero range di poteri, indipendentemente dal potere richiesto per la correzione. Quando abbiamo effettuato il primo test clinico esterno, a questo punto il feedback ottenuto è stato un vero successo. E lo è stato sia in termini di facilità di adattamento che per la risposta del portatore. Ci siamo concentrati sul comfort mettendolo quindi a confronto con quello che era il nostro prodotto del momento, includendo le caratteristiche ComfortMoist della nostra lente sferica PureVision 2 HD, centro più sottile, bordo più sottile, ed una sostanza surfattante
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nella soluzione packaging. In un ampio studio clinico 39 Specialisti della Visione (da 10 Paesi diversi) hanno riadattato 422 lenti a contatto morbide per la presbiopia – in uso - con il nostro nuovo design di lente multifocale; grazie a questa ricerca abbiamo scoperto che le nuove lenti PureVision 2 erano una soluzione comoda, con l’89% dei pazienti che ce lo confermava. Può dirci di più su questo risultato? Cheryl Donnelly, Director Medical Affairs Vision Care, EMEA, Bausch + Lomb: In uno degli studi, il database è stato fornito da portatori che erano soddisfatti delle multifocali che stavano utilizzando in quel momento. Quindi per loro è stata una esperienza molto sorprendente classificare queste nuove lenti come più comode di quelle che avevano scelto di utilizzare, o almeno altrettanto comode. Abbiamo verificato specificatamente la qualità e l’acuità visiva. Inoltre, ai portatori sono state poste domande legate allo svolgimento di alcune attività; questo ci ha permesso di raccogliere le loro considerazioni in merito alla qualità della visione durante attività come ad esempio il lavoro al computer.
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Dove verranno presentate le nuove lenti? Cheryl Donnelly, Director Medical Affairs Vision Care, EMEA, Bausch + Lomb: Le nuove lenti sono state lanciate sul mercato di Regno Unito, Canada, Paesi Scandinavi (Norvegia, Svezia e Danimarca), Benelux; altri paesi europei le presenteranno nel corso del 2013. La nostra strategia di portare le lenti agli specialisti dipende dal Paese, ma noi crediamo fermamente che il modo migliore di acquisire conoscenza su questo particolare stile di adattamento multifocale sia attraverso un confronto educazionale tra specialisti di ottica, una sorta di scambio di informazioni da pari a pari, un’esperienza che incoraggiamo. Noi possiamo fornire le caratteristiche tecniche, ma è essenziale che coloro che già le utilizzano, ne parlino con quelli che ci stanno pensando come ad una nuova alternativa da offrire ai propri portatori. Ci rilasci un commento sul progresso di PureVision 2 e sul portfolio Biotrue in generale. Cheryl Donnelly, Director Medical Affairs Vision Care, EMEA, Bausch + Lomb: La famiglia PureVision2 ha avuto
molto successo. Il nostro team di progettazione delle lenti, sia che si tratti della famiglia PureVision o Biotrue, si assicura che il design della lente e i materiali vadano a soddisfare le necessità del portatore. Ogni qualvolta noi portiamo un’innovazione è in risposta ai bisogni del portatore o rappresenta qualcosa che abbiamo sentito di poter e dover migliorare, per offrire ai clienti un’esperienza di gran lunga migliore. Così, le lenti toriche funzionano molto bene, un design che abbiamo lanciato 18 mesi fa, e certamente il feedback che abbiamo oggi è che senza dubbio queste nuove lenti per la presbiopia andranno a completare la famiglia, fornendo agli specialisti della visione la consapevolezza di poter ottenere la qualità dell’ottica attraverso tutti e tre i prodotti in modo da fornire ai nostri portatori l’essenza della qualità della visione. Illustri quali altre innovazioni sono state presentate da Bausch + Lomb al BCLA di quest’anno in materia di bioispirazione Cheryl Donnelly, Director Medical Affairs Vision Care, EMEA, Bausch + Lomb: Abbiamo organizzato una podium session per illustrare le innovazioni Bio ispirate e come siamo stati in grado di lanciare due rivoluzionari
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prodotti: Biotrue Multi-Purpose Solution – 2 anni fa – e Biotrue ONEday, lo scorso anno in questo periodo. Inoltre, è stata un’opportunità per approfondire nuovi dati relativi a questi due prodotti. Uno degli studi dimostra che dopo aver utilizzato Biotrue MPS, i portatori prima intenzionati ad abbandonare l’utilizzo di lenti a contatto, per ragioni di poco comfort o secchezza dell’occhio, cambiavano idea in modo sensibile. Questo è molto incoraggiante per l’industria delle lenti a contatto; in qualità di produttori stiamo cercando di fornire ai professionisti ogni strumento utile atto a garantire che la percentuale di drop-out sia portata al minimo.
In occasione del BCLA abbiamo inoltre avuto l’opportunità di riaffermare i benefici della linea Biotrue ONEday. La lente è disegnata per fornire ai nostri portatori una visione confortevole e rappresenta la risposta ad una richiesta inascoltata laddove i portatori abbiano lamentato problemi di non comfort e di conseguente eventuale visione offuscata per disidratazione; questa lente andrà a riempire un vuoto per i nostri portatori di lenti a contatto e ad aumentare il portafoglio lenti dei professionisti di settore. Quest’anno ricorre inoltre il nostro 160° anniversario e vediamo il nostro coinvolgimento al BCLA come un’ulteriore opportunità per riflettere su questo traguardo. Avere
1000 delegati presenti per qualche giorno al BCLA è stato un evento che ci ha permesso di raggiungere molti specialisti provenienti dal Regno Unito e da fuori. Ci fornisca un commento sulla continua uscita di prodotti innovativi Bausch + Lomb Cheryl Donnelly, Director Medical Affairs Vision Care, EMEA, Bausch + Lomb: Abbiamo un filone molto florido. Quello che facciamo è concentrarci sulla prossima innovazione e quindi questo è un momento eccitante, un momento in cui facciamo ottimi progressi nel dare risposte alle necessità dei nostri portatori.
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“DECRETO DEL FARE”: SUONERÀ LA SVEGLIA PER L’ECONOMIA ITALIANA? In attesa della conversione definitiva in legge, sono molteplici le novità introdotte dal recente provvedimento legislativo, composto da oltre 80 articoli: nuove regole per il pagamento delle tasse a rate, limitazioni ai poteri di Equitalia, novità sull’agenda digitale, tra le altre
di Tobia Chiesurin Consulente aziendale
È
stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 144 il decreto legge n. 69 del 21 giugno 2013, il cosiddetto "Decreto del fare". Il provvedimento dispone una serie di misure urgenti in materia di crescita e si basa sulle raccomandazioni rivolte all’Italia dalla Commissione Europea a fine maggio. Analizziamo alcune delle principali per imprese e soggetti privati.
spinge affinché sempre più le comunicazioni tra cittadino e pubblica amministrazione viaggino per via telematica. Wi-fi libera Come avviene in molti Paesi europei è stata prevista la liberalizzazione dell’accesso a Internet tramite wi-fi, senza più richiesta dell’identificazione personale dell’utilizzatore. Resta, però, l’obbligo del gestore di garantire la tracciabilità mediante l’identificativo del dispositivo utilizzato. Come ulteriore semplificazione, inoltre, gli imprenditori che vogliono aprire un pubblico esercizio dando la possibilità di connettersi a internet non dovranno più richiedere la licenza al questore.
Largo alla digitalizzazione Al momento della richiesta della carta d’identità elettronica o del documento unificato, il cittadino avrà la facoltà di richiedere una casella di posta elettronica certificata (pec) e di indicare quest’ultima come proprio domicilio digitale: non solo le società, le ditte individuali e i professionisti quindi, ma la pec si estenderebbe in questo modo anche ai singoli privati. Entro il 31 dicembre, inoltre, le regioni e le province autonome presenteranno all’Agenzia per l’Italia digitale il piano di progetto per la realizzazione del Fascicolo sanitario elettronico. Il provvedimento, dunque,
Equitalia e i debitori Sarà possibile rateizzare i debiti nei confronti del Fisco fino a un numero massimo di 120 rate, in sostituzione del vecchio limite di 72 rate. Ciò potrà avvenire nel caso in cui il debitore si trovi, per ragioni estranee alla propria responsabilità, “in una comprovata e grave situazione di
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difficoltà legata alla congiuntura economica”, come spiega il Decreto. La situazione di difficoltà è data dall’accertata impossibilità per il contribuente di assolvere al pagamento del credito tributario secondo un piano di rateazione ordinario e dalla valutazione della solvibilità dello stesso in relazione al piano di rateazione concedibile. In relazione al nuovo piano di rimborso, si potrà saltare il pagamento per un massimo di otto rate (nella versione precedente era possibile saltarne al massimo due), senza perdere il beneficio della rateizzazione. Viene inoltre aumentata la tutela della prima casa: se l'unico immobile di proprietà del debitore è adibito ad abitazione principale, infatti, quest’ultimo non potrà essere pignorato, a eccezione dei casi in cui l'immobile sia di lusso o comunque classificato nelle categorie catastali A/8 e A/9 (ville e castelli). In tutti gli altri casi in cui l’immobile non costituisca prima casa, si potrà procedere all’espropriazione solo se l’importo complessivo del credito per cui si procede supera i 120 mila euro. L’espropriazione, infine, può essere avviata solo nel caso in cui risulti iscritta l’ipoteca e siano decorsi almeno sei mesi dall’iscrizione senza che il debito sia stato estinto.
SARÀ UN “AUTUNNO CALDO” CON IVA, SID E BOLLI Il Consiglio dei Ministri ha approvato la norma che sposta al 1° ottobre 2013 il termine a partire dal quale viene applicato l'aumento dell'aliquota ordinaria dell'IVA dal 21% al 22% previsto dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, termine precedentemente fissato al 1° luglio 2013. Dal 24 giugno 2013 è attivo “Sid”, nuovo strumento a disposizione dell’Erario per ricevere i dati relativi ai rapporti finanziari dei clienti da parte di banche, Sgr, Sim, assicurazioni e fiduciarie. Oltre ai nomi e ai codici fiscali, potranno essere comunicate anche le informazioni relative ai dati identificativi del rapporto, i dati contabili e gli importi totali delle movimentazioni. Con la Legge n. 71/2013, dal 26 giugno 2013 le imposte fisse di bollo stabilite in precedenza, pari a 1,81 euro e 14,62 euro, sono aumentate rispettivamente a 2 e a 16 euro.
Tobin Tax prorogata a ottobre Arriva la proroga di 3 mesi (dal 16 luglio al 16 ottobre) per il versamento della tassa sulle transazioni finanziarie: i motivi del rinvio sono da ricercarsi nel ritardo della messa a punto della procedura per l’acquisizione della tassa e delle modalità di versamento della stessa. L’imposta si applica sul trasferimento di azioni, strumenti partecipativi e derivati con aliquote dello 0,2% sulle transazioni concluse a decorrere dal primo marzo 2013, dello 0,22% per i trasferimenti di titoli negoziati in mercati regolamentati nel 2013 e dello 0,12% per trasferimenti effettuati in sistemi multilaterali di negoziazione. Tassazione sulle imbarcazioni Viene rivista la tassa sulle imbarcazioni, in particolare viene abrogata la tassa di possesso per imbarcazioni fino a 14 metri e dimezzata quella per barche di lunghezza compresa tra 14,01 e 20 metri.
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CONGRATULAZIONI!
L’ISTITUTO B. ZACCAGNINI SI CONGRATULA CON GLI STUDENTI DEL CORSO OTTICI 2012/2013 CHE HANNO CONSEGUITO LA LICENZA DI ABILITAZIONE DI OTTICO
Abbas Abbas Mustafa Aguiari Laura Andreetti Fabio Bacciocchi Luca Barbacane Catia Bellagamba Arianna Bellinello Martino Bernardini Giulia Bianchin Alice Bislenghi Mattia Borchi Diletta Bortolotti Jacopo Bosi Andrea Bressan Alice Broilo Claudia Cano Riccardo Capriani Martina Francesca Caputo Benedetta Giuseppina Cardillo Pasquale Carra Alessandro Casian Irina Cassoli Giulia Cauzzi Laura Maria Contino Fortunata Nadia
Contino Paola Giulia Crivelli Adriano Curia Francesco D'Alessandro Giovanni Darsinos Irene De Biasio Nicolas De Carlo Maurizio De Lillo Gianluca De Masi Flavia Del Tessandoro Chiara Donadi Adriana D'Onofrio Sara Erbacci Matteo Facco Gloria Ferranti Giacomo Ferraroni Alberto Ferri Laura Finotello Katia Formaggi Francesco Forti Lara Garagnani Camilla Garulli Andrea Gentile Valentina Giberti Giulia Giovanardi Valerio
Guanzini Iacopo Guastini Maria Guerrini Francesca Iommarini Marina Lecis Anna Maria Magi Verdiana Mannino Lorenzo Marion Michela Marongiu Anna Martinelli Mattia Mattacchini Luca Mazzanti Ilaria Mazzoli Francesco Mirri Roberta Molfese Cecilia Montanari Riano Laura Del Mar Mordenti Claudia Mustafi Ajrula Nanni Federico Nicolè Giulia Nicoletta Miriana Oyetunji Michele Pala Lorenzo Paoletti Marco
Pasti Edoardo Piccinini Giovanni Pilleri Giulia Pittalis Chicca Plepi Dorina Podda Giorgia Polesana Matteo Poltronieri Erika Priarone Andrea Properzi Sara Raffin Camilla Ramondetti Enrico Rat Alessandra Rinaldi Giulia Francesca Rossetti Marianna Sivilotto Elisa Tabellini Valentina Tagliaferri Davide Tonarelli Francesca Tosatto Renato Ulcari Marcello Valentini Lucia Vitagliano Claudia Wawrzonek Dominika
Istituto Superiore di Ottica e Optometria Benigno Zaccagnini
Via Ghirardini 17, 40141 Bologna - Tel. 051 480994 - Fax 051 481526 - info@istitutozaccagnini.it - www.istitutozaccagnini.it
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MEDITAZIONI
LA REGOLA FRANCESCANA È molto interessante una definizione del termine “regola”, intesa come norma che un gruppo sociale si dà per assicurare la sopravvivenza del gruppo e per perseguire i fini che lo stesso ritiene preminenti
di Luisa Redaelli Communication consultant
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econdo il dizionario, la regola è direzione, linea, formula che indica e prescrive ciò che si deve fare in determinati casi. In architettura, i trattatisti del Rinascimento definirono regole i canoni architettonici che distinguevano le varie parti degli edifici, soprattutto per gli ordini architettonici classici; in musica, la regola dell’ottava dichiara il procedimento teorico e didattico che prescrive l’esecuzione di determinati accordi nell’armonizzazione di ciascun grado della scala maggiore e minore. “Regola” è anche una parola antipatica, perché sembra presupporre la necessità di obbedire, di uniformarsi, di sottostare a un ordine imposto. Nelle definizioni
citate, trovo interessanti le suggestioni di “sistema necessario a un gruppo per sopravvivere in determinati casi, situazioni, circostanze”, e mi piace che vengano evocati i concetti di proporzione, misura, armonia, ad ammorbidire il senso di imposizione. La regola è un sistema di ricerca, di condivisione, di riconoscimento. Norme, leggi, linee guida, conferenza di consenso, metodo, sistema… Mi domando quanto tutto ciò possa o debba essere applicato in un quadro di riconoscimento utile all’espressione della qualità professionale: il principio del “made con etica”, che diventa un indicatore utile a tutti gli operatori, pubblici come l’utentecliente, privati come i professionisti coinvolti, per tracciare un insieme di parametri di riferimento validi a
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distinguere, discernere, scegliere. La battaglia è antica, gli ottici storici hanno iniziato quasi… ai tempi delle guerre puniche ! E qualcuno mi dice che è anche stanco per aver vissuto amarezze e frustrazioni, nella “crociata” del riconoscimento di categoria. Le motivazioni di questo lungo e tormentato percorso sono note e ampiamente discusse. Io son convinta che oggi i tempi son cambiati, passaggi importanti son stati realizzati, per cui le fondamenta di una certa solidità esistono. Inoltre, in questi giorni di cambiamento sociale ed economico molto selettivo, le necessità di distinzione professionale sono decisamente più impellenti: occorre un codice di riferimento, per riconoscere l’identità professionale. Non si tratta di disegnare una map-
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MEDITAZIONI
pa di “nobiltà”, ma solo di indicare i “punti cospicui” evidenti e illuminati che indichino la rotta della professionalità. Per tutti, per ciascuno i propri specifici, ottici, optometristi, contattologi, psicologi, consulenti, aziende, ecc. La regola francescana è uno stile di vita, condiviso da tutti coloro che la adottano, decidendo di applicare nel quotidiano certi principi. Nella nostra esperienza di persone che lavorano, inserite in un ambito comune, abbiamo oggi più che mai bisogno di ritrovarci in alcuni punti, definitivi, chiari e dichiarati. Se si svolge una professione che racchiude ricerca, studio, applicazione, profondità di contenuti, di artigianato, di scientificità,
ecc, dobbiamo poterlo esprimere. Se svolgiamo una professione che tiene conto solo del “cassetto”, possiamo esser riconosciuti diversamente. Importante è rendere possibile questa differenza! Ecco perché dovrebbe esser definito e visibile un insieme di “linee guida”, da adottare, con il quale confrontarsi con chiarezza. Possiamo non apprezzare pienamente alcune persone, non riconoscerci in alcune associazioni e detestare certe istituzioni, ma un accordo di riferimento è, a mio avviso, indispensabile. Il fatto di ritrovarsi in alcune definizioni condivise potrebbe esser utile come tutela, come indicatore, come garanzia, come “spartiacque”.
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La legge del mercato non è più il valore da perseguire, nella nostra dimensione diviene complementare a un’impostazione più articolata, più ricca, più fertile, che comprende i famosi valori immateriali che sono la qualità umana e professionale. Anche perché il mercato stesso è tanto cambiato, nella logica dei grandi numeri, che ci rende anonimi, manipolati e insignificanti, oppure nella dimensione della nostra micro-sfera, dove possiamo agire con intensità e con passione per farci riconoscere, sentire, lasciare segni di valore. Mi dicono gli storici dell’ottica (e lo vedo, quando girovago ancora oggi per tutt’Italia) che la realtà è molto variegata,
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spazia da chi vorrebbe esagerare nella sfera scientifica a chi lavora solo con le cifre della speculazione commerciale. In mezzo tutta una serie di confuse identità, ondeggianti fra il quadro della professione e il colore dell’incasso, con i partner (aziende, fornitori, formatori, “markettari”) che suggeriscono soluzioni più o meno stereotipate, applicabili a “pacchetto”. Non è più così, esiste tutta una nuova generazione di pensiero, non tanto anagrafica, che sa bene cosa vuole dalla professione e cosa vuole esprimere con la professione stessa. A costoro mi rivolgo, facendo leva sull’orgoglio e l’onore di un lavoro quotidiano approfondito, serio, onesto, che deve trovare modo di affermarsi e distinguersi. L’unione fa la forza e ritrovarsi a condividere rende più efficace l’affermazione. Si tratta di sposare una causa comune, di unirsi per un progetto importante per tutti, perché la disgregazione e l’individualismo son stati fra le cause certe della confusione attuale. I tempi lo richiedono, un corpo che si muove coordinato riesce a danzare in armonia e a raggiungere i risultati desiderati, oggi indispensabili. Io lavoro con il singolo individuo professionale, fac-
cio progetti di consulenza studiati di nuovo ogni volta, perché cerco di esser utile alla specifica realtà di gruppo, di contesto, di esperienza, con l’impegno di riconoscere le specifiche personalità e potenzialità. È un lavoro puntuale, molto coinvolgente, profondo, di analisi, conoscenza, libertà da schemi preconcetti: ogni volta mi reinvento, adeguo metodi e contenuti, cerco di offrire nuove opportunità. Ecco perché nascono percorsi formativi sempre diversi, consulenze creative, incontri colorati, perché ogni albero nel bosco ha il proprio profumo, ma il bosco è il luogo dove ogni albero trova la propria forza. Il nome Francesco evoca valori importanti che oggi trovano sempre più spazio e conferma, con forte valenza emotiva, umana e sincera (indipendentemente dalla religione). Anche l’Homo Faber, che porta questo nome, è la garanzia della mia libertà espressiva e vitale, viviamo insieme con regole non scritte, dove ci ritroviamo e ci riconosciamo, per disegnare il nostro progetto condiviso, nel quale crediamo entrambi fortemente, di una vita semplice e sensibile, aperta e gioiosa, profumata e armonica.
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DECIMA POESIA VERTICALE, 71 Un albero è il bosco. Sdraiarsi sotto le sue fronde è ascoltare ogni suono, conoscere ogni vento dell’inverno e dell’estate, accogliere tutta l’ombra del mondo. Indugiare sotto i suoi rami nudi è recitare tutte le preghiere possibili, tacere tutti i silenzi, provare pietà per tutti gli uccelli. Sostare davanti al suo tronco è elevare ogni meditazione, riunire ogni distacco, indovinare il calore di ogni nido, accomunare la solidità di ogni riparo. Un albero è il bosco. Ma per questo bisogna che un uomo sia tutti gli uomini. O nessuno. (da Decima poesia verticale, 1987) DI ROBERTO JUARROZ La condivisione, la compartecipazione, la compassione nel suo senso etimologico, quello dell’“aver passione insieme”: Roberto Juarroz (1925-1995), poeta argentino, utilizza questa bella similitudine del bosco per definire il consesso umano.
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FORMAZIONE
IRSOO: LA RICERCA… DELL’ECCELLENZA A tre anni dal suo insediamento come direttore dell’Istituto di Vinci Alessandro Fossetti illustra gli obiettivi già raggiunti e quello più ambizioso: un centro servizi per le imprese del settore di Angelo Magri
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tre anni dal suo insediamento come direttore dell’Irsoo, per Alessandro Fossetti è giunto il momento di fermarsi a fare una riflessione.
ri assolutamente anonimi. Abbiamo organizzato corsi di aggiornamento per i nostri docenti, potenziato la strumentazione dei nostri laboratori, che oggi non è seconda neppure a quella presente in molte università estere, gli insegnanti e i collaboratori tutti sono stati attivati per la progettazione e la realizzazione di percorsi di ricerca e i risultati sono stati eccellenti. Il bilancio dunque è molto positivo, ma non lo dico io, lo dicono i numeri: una progressione costante nelle iscrizioni ai vari corsi, un aumento continuo degli investimenti per lo sviluppo, la partecipazione dei docenti e degli stessi allievi dell’ultimo anno di corso a meeting nazionali e a congressi internazionali, qualcosa che non si era mai verificato prima, almeno non in modo così rilevante.
Qual è il primo bilancio dell’attività fin qui svolta? Appena insediato mi proposi di rafforzare l’immagine dell’Istituto, che si era un po’ affievolita negli ultimi anni, come struttura di eccellenza nel campo della formazione optometrica e ottica. E pensavo di farlo non soltanto differenziando e migliorando il livello dei percorsi formativi proposti, ma anche impostando un serio programma per la realizzazione di un’attività di ricerca all’interno dell’Istituto, un’autentica innovazione per le scuole di optometria in Italia. A partire dal 2011 sono stati introdotti nuovi corsi di aggiornamento che ci hanno dato grandi soddisfazioni, anche dal punto di vista della partecipazione; ma, soprattutto, ed è l’aspetto che più m’interessa, da quello della qualità percepita e del grado di soddisfazione dei partecipanti, che misuriamo regolarmente con questiona-
Quali, invece, le priorità da affrontare sul breve-medio termine? Sul brevissimo termine c’è da coordinare l’attività dell’Istituto con quella dei lavori di ampliamento, che sono iniziati da più di tre mesi, programmando gli interventi interni in modo che interferiscano il meno possibile con l’attività formativa e sperimentale. I lavori finiranno nella primavera 2014: a quel punto avremo la soddisfazione di poter offrire ai nostri studenti nuovi laboratori e nuove attrezzature, le quali non potranno che migliorare ancor più la qualità delle nostre offerte formative. Nel medio termine, invece, il progetto principale è rafforzare l’attività sperimentale e di ricerca: l’ampliamento dell’Istituto è stato parzialmente cofinanziato dalla Regione Toscana per realizzare un centro di ricerca finalizzato al servizio alle aziende del settore. Il centro sarà cogestito dall’Irsoo e dall’Istituto Nazionale di Ottica di Arcetri, organismo del Cnr, con il quale abbiamo già forti rapporti di collaborazione, sia per la formazione sia per i lavori di sperimentazione già avviati o addirittura realizzati. La sfida che ci attende sarà quella di dare servizi, nel campo della sperimentazione e della ricerca, che siano appetibili per le aziende e che ci mettano in condizioni di operare come i centri di ricerca presenti in altri paesi, penso agli Stati
Alessandro Fossetti, durante l'ultimo Congresso EurOK: nel luglio 2010 è stato chiamato a dirigere l’Irsoo, dopo più di vent’anni di gestione affidata a Silvano Abati
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FORMAZIONE Uniti, ma anche all’Australia e al Canada o, in Europa, all’Inghilterra e alla Spagna. Come procede la sinergia con il corso di laurea in Ottica e Optometria dell’Università di Firenze? E le collaborazioni con altre strutture o realtà italiane della formazione e della ricerca? Dell’Ino ho già detto, mentre per quanto riguarda il corso di laurea la collaborazione è sempre molto stretta e non potrebbe essere diversamente: gli insegnanti delle materie d’indirizzo del corso accademico di Ottica e Optometria sono scelti tra i nostri docenti, la nostra struttura fornisce le aule e i laboratori per lo svolgimento delle lezioni, credo che ognuno Studenti impegnati con la strumentazione dell’Istituto di Vinci durante un’attività pratica dei due corsi tragga beneficio da questa vicinanza operativa. dell’ottica e dell’optometria italiana: ci sta dando tante Per noi è un privilegio e un’opportunità poter lavorare a soddisfazioni, i corsisti sono molto coinvolti e i docenti sodfianco del Dipartimento di Fisica, a sua volta il corso di disfatti. Siamo riusciti a inserire anche insegnanti dell’alaurea trae benefici dall’attività dell’Istituto, in termini sia rea milanese e altri si uniranno a noi nel secondo anno, di promozione sia di completamento della formazione: un’integrazione che ritengo proficua e foriera di ulteriori recentemente l’Irsoo ha messo a punto percorsi formativi sviluppi nel campo della formazione. Questa integrazione di breve durata sia per i laureandi del corso di Firenze è tanto più significativa poiché avviene tra i sostenitori sia per i laureati degli altri corsi italiani, che possono così delle due “scuole” che in passato si sono confrontate sul completare la propria formazione accademica con quella campo dell’Optometria italiana. Qualcuno ci ha accusato ottico-oftalmica e acquisire la licenza di Ottico, molto di fare concorrenza al corso universitario della Bicocca, importante, almeno sino a oggi, per l’inserimento nel ma non è questo il caso: al corso milanese dell’Irsoo gli mondo del lavoro. La presenza nella stessa struttura del iscritti sono già ottici, che lavorano e vogliono miglioracorso universitario e del corso “tradizionale” di optometria re il proprio livello di preparazione per poter offrire alla non è, quindi, contraddittoria: chi sceglie i nostri corsi di propria clientela un servizio optometrico di standard più optometria lo fa per inserirsi più rapidamente nel mondo elevato. Non hanno bisogno di studiare matematica o del lavoro e, spesso, perché non se la sente di fare un per- fisica, ma di conoscere le nuove tecniche d’indagine opcorso universitario che per il momento richiede un grosso tometrica e oftalmica, di essere aggiornati sugli sviluppi impegno nella matematica e nella fisica. I due percorsi e sulle nuove acquisizioni della ricerca clinica, nei campi non sono in competizione e hanno la medesima dignità: dell’optometria, delle lenti a contatto, dell’ottica oftalmica, nelle nostre locandine, pagine pubblicitarie od opuscoli della prevenzione e del trattamento dei problemi della informativi, accanto ai corsi per la licenza di ottico e per visione, soprattutto nei bambini e nei soggetti in età avanil diploma di optometria viene promosso anche il corso di zata: vogliamo sostenere che gli ottici che hanno l’aspiralaurea, presentato come opportunità formativa. zione all’eccellenza devono rinunciare a quell’anelito e dare alla popolazione un servizio peggiore di quello che Nel 2012 avete lanciato un corso di Optometria potrebbero fornire? Per quanto riguarda, invece, il sud a Milano, replicandolo quest’anno: Italia, non possiamo che essere riconoscenti per il grande siete soddisfatti dei primi risultati raggiunti? supporto che le regioni del Mezzogiorno ci hanno sempre Avete altre iniziative simili in cantiere, dato, riconoscendoci come struttura leader nella formaad esempio nel sud del paese, che ha sempre zione ottica e optometrica. L’apertura del corso a Milano guardato a Vinci come a un punto ha posto alcune priorità, ma non abbiamo abbandonato di riferimento per la formazione ottica i progetti che avevamo già in essere per l’apertura di e optometrica in Italia? un corso simile al sud. Per il momento si tratta solo di un Milano è stata una scelta legata alla condizione strategirinvio, valuteremo le opportunità che si presenteranno a ca che la città ricopre nella storia e nella realtà attuale partire dal 2014.
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OCCHIO SECCO, LAC ED ESAME CLINICO DEL FILM LACRIMALE: FOCUS SUI TEST QUANTITATIVI A tutti i congressi, corsi e conferenze si afferma che il nemico numero uno della diffusione delle lenti a contatto è l’occhio secco marginale: certamente da tempo ne è la principale causa di abbandono
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di Pietro Gheller optometrista docente di Optometria e Contattologia presso l’Istituto B. Zaccagnini docente a contratto all’Università di Padova iscritto al Registro dell’Optometrista Magistrale
Il Dry Eye Investigation Study ha chiarito definitivamente alcune cose a questo proposito. Un questionario apposito è stato utilizzato in cinque centri optometrici universitari negli stati Uniti e in Canada e in uno studio privato per un totale di 1.054 soggetti. I risultati di questo studio mostrano che i portatori di lenti a contatto riportano più frequentemente sintomi di discomfort oculare, secchezza, irritazione, sensazione di corpo estraneo, fastidio, rispetto ai non portatori. Circa il 50% dei portatori di lac accusa segni di secchezza la sera, di intensità da lieve a elevata, rispetto al 22% dei non portatori. In più, 172 ex portatori di lac hanno dichiarato che le due ragioni principali per le quali hanno smesso di portare le lenti a contatto sono la secchezza oculare e il fastidio oculare nella parte finale della giornata.
Pare che per ogni nuovo individuo che viene – per così dire – arruolato tra i portatori di lenti a contatto ce ne sia uno che si ritira e le principali cause sembrano essere due: da una parte la poca praticità e comodità associate al porto delle lac, dall’altra il comfort ridotto. Quest’ultimo aspetto viene molto spesso ricondotto a problemi di occhio secco marginale, anche se in realtà esso dovrebbe essere visto come problema multifattoriale, dato che il comfort può essere compromesso da una vasta gamma di fattori, a partire da quello ottico correttivo, per andare poi a quelli concernenti la fisiologia e la biochimica dell’occhio. Consideriamo, ad esempio, l’aspetto rifrattivo e ricordiamoci più spesso come la confortevolezza delle lenti sia influenzata in modo consistente dalla giusta correzione. Sembra scontato, ma perché non ce ne ricordiamo, ad esempio, quando diamo lenti sferiche ad astigmatici lievi? O quando correggiamo soggetti presbiti con lenti che costituiscono comunque un compromesso visivo cui il soggetto deve adattarsi? Altri fattori importanti ai fini dei problemi possono essere dati dalla ridotta ossigenazione, dalla formazione di depositi, dall’azione meccanica della lente, dalla cattiva pulizia delle lenti o dalle stesse soluzioni utilizzate per la manutenzione. Si possono creare, ad esempio, lievi infiammazioni o sensibilizzazioni a livello dei tessuti del segmento anteriore dell’occhio, non
Canadian Dry Eye Study: il 50% dei portatori di lenti a contatto lamenta sintomi da occhio secco, mentre solo il 22% dei non portatori è sintomatico
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LAB forti abbastanza da rendere l’occhio rosso o dolorante, ma sufficienti a dare discomfort e sintomi, come bruciori, pruriti, occhio “indolenzito”, sensazione di occhio “caldo” o asciutto, sensazioni di corpo estraneo o “sabbia negli occhi”, ecc. In molti casi questa sintomatologia sottile, senza segni clinici evidenti ma fortemente disturbante, è accompagnata, se non provocata, da un collasso nella struttura del film precorneale e può essere definita genericamente come condizione di “occhio secco marginale”. Questa sintomatologia è comune dunque a condizioni infiammatorie provocate da cause differenti e spetta all’optometrista riuscire a trovarne l’origine per poter apportare i giusti interventi, siano essi la modifica della correzione, del tipo di geometria oppure il cambio del tipo di materiale delle lac o del tipo di manutenzione oppure, ancora, l’uso di sostituti lacrimali specifici, i consigli relativi al mantenimento dell’igiene delle palpebre o al miglioramento dell’efficienza dell’ammiccamento o, infine, altri interventi che possano migliorare il comfort, prevenire l’infiammazione e la sintomatologia ed evitare l’instaurarsi di un processo pernicioso, che porta pian piano all’abbandono delle lenti e alla ricerca di soluzioni diverse. Se la problematica scaturisce davvero da problemi relativi alla produzione del film lacrimale e/o alla sua architettura, allora si può parlare di occhio secco marginale, una condizione spesso essenzialmente sintomatologica: ci sono i sintomi dell’occhio secco, ma non i segni (ad esempio, occhio rosso); i sintomi si manifestano in genere alla fine della giornata e tendono ad aumentare la sera. I test clinici non rivelano sempre certezze assolute e la diagnosi in molti casi deve essere fatta per esclusione e deve passare anche attraverso un’indagine dei sintomi soggettivi e dello stile di vita del soggetto, effettuata per mezzo di questionari ad hoc. Nonostante queste limitazioni i test clinici sul film precorneale sono indispensabili per poter effettuare l’analisi differenziale delle problematiche presentate dal portatore e aiutare a individuare le soluzioni più idonee al mantenimento del comfort e della salute del segmento anteriore oculare. Test clinici di valutazione del film lacrimale Una corretta valutazione della lacrimazione può essere effettuata solamente esaminando il film lacrimale sia dal punto di vista quantitativo sia da quello qualitativo. Per questo scopo abbiamo a disposizione una serie di esami che vengono tradizionalmente classificati in due gruppi, proprio in relazione alle finalità: • test quantitativi, che valutano la quantità di secrezione basale e/o riflessa; • test qualitativi, che valutano la funzionalità e la stabilità del film lacrimale.
Per l’esecuzione di queste valutazioni il contattologo si avvale di strumenti di uso comune in uno studio di lenti a contatto, come la lampada a fessura e il biomicroscopio, o di altra strumentazione accessoria (ad esempio, tearscope): alcuni di questi test prevedono anche l’utilizzo di particolari sostanze quali la fluoresceina e il verde di lissamina. Vediamo in dettaglio i test quantitativi più comuni e più importanti per la valutazione del film precorneale e della presenza eventuale di una condizione di occhio secco marginale. Test di Schirmer1 Questo test fu proposto per la prima volta da Schirmer nel 1903, su sollecitazione del collega Sjogren (che chiedeva, al tempo, un test per la diagnosi dell’occhio secco) per la valutazione della secrezione basale e riflessa. Il test viene eseguito senza anestesia, introducendo una strisciolina di carta bibula lunga 30-35 mm e larga 5 mm nel fornice congiuntivale inferiore nel lato temporale. La striscia viene lasciata per 5 minuti. Schirmer preferiva effettuare le misurazioni a occhio aperto e il più possibile immobile per evitare che la carta posta a contatto con la cornea potesse intensificare la secrezione basale. Lemp, invece, preferisce eseguire il test a occhi chiusi. Dopo il tempo previsto si misura la lunghezza della porzione di striscia bibula che risulta bagnata. I soggetti con una produzione lacrimale normale otterranno valori compresi tra 10 e 30 mm. Valori uguali o inferiori a 5 mm sono patologici e considerati come indice di iposecrezione lacrimale. Nel test come descritto da Schirmer vi sono possibili fonti di errore, la principale delle quali è rappresentata dalla lacrimazione riflessa stimolata dall’azione meccanica della carta bibula. Nel 1991 Cho e collaboratori hanno standardizzato nuovamente il test, accorciando i tempi d’esecuzione a 1 minuto. I risultati ottenuti dalla metodologia di Cho devono essere moltiplicati per 3 e quindi confrontati con quelli ufficiali definiti da Schirmer. In questo modo vengono ridotte le alterazioni introdotte dalla lacrimazione riflessa, imprevedibili e variabili da soggetto a soggetto. Test di Schirmer 2 e 3 Sono variazioni che prevedono l’uso di anestetici locali e dunque non adatti per l’optometrista. Test dei menischi lacrimali Poiché la parte lacrimale del film si ispessisce al margine
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Conclusioni Negli ultimi 30 anni numerosi studi hanno aumentato le nostre conoscenze sui molteplici fattori coinvolti nell’occhio secco mostrando come la sintomatologia tipica sia prodotta anche in casi di normale produzione lacrimale, ma con altri tipi di disturbi del film precorneale o anche della superficie oculare. Il termine è stato allargato, quindi, a includere anche anomalie nell’attività ghiandolare o nelle palpebre o nell’ammiccamento, che inducano modifiche negative nella quantità o nella qualità del film lacrimale o nella sua regolare distribuzione sulla superficie oculare. L’occhio secco marginale può essere, dunque, definito come un disturbo dell’occhio esterno caratterizzato da aumento della osmolarità lacrimale, instabilità del film precorneale, destabilizzazione dell’interfaccia cornea-lacrime, con conseguenti possibili danni alla superficie oculare, sintomi di secchezza e disturbi di vario genere. L’occhio secco marginale rappresenta, insomma, una condizione che è contemporaneamente a carico del film lacrimale e della superficie oculare. Questi due elementi non possono tra loro essere disgiunti, poiché esiste un’intima integrazione tra loro, tanto che sistema ghiandolare lacrimale, compreso le ghiandole accessorie e quelle di Meibomio, e superficie oculare, insieme alle interconnessioni dell’arco riflesso neurale, possono essere intesi come una singola unità operativa. Una riduzione nella secrezione ghiandolare danneggia la superficie oculare: ciò crea un feedback negativo che si ripercuote negativamente sulle ghiandole lacrimali. I meccanismi che instaurano questo feedback possono essere molteplici, per lo più riconducibili a due tipi di evento: danni alle terminazioni nervose della cornea e danni alle ghiandole lacrimali e accessorie. La chirurgia rifrattiva e le lenti a contatto sono fattori che possono creare condizioni di feedback negativo per il sistema ghiandolare lacrimale. Come applicatori di lenti a contatto dobbiamo, dunque, conoscere quali sono i possibili effetti negativi dell’uso delle lenti sull’unità integrata “sistema ghiandolare lacrimale-superficie oculare”, in modo da poter prevenire disturbi o intervenire in caso di problemi che sorgano in tempi successivi. L’esame del film precorneale mediante i test descritti sopra è, quindi, un’attività caratterizzante l’applicazione delle lenti a contatto e deve essere effettuato di routine da tutti quegli optometristi che si definiscono contattologi, ovvero applicatori di lenti a contatto.
palpebrale inferiore a formare il menisco lacrimale inferiore, la misurazione dello spessore di tale menisco può darci informazioni di tipo quantitativo sulla lacrimazione del soggetto. È conveniente misurare l’altezza del menisco lacrimale marginale inferiore (MLMI) dove è più regolare e con i margini ben delimitati, cioè nella porzione centrale e con la cornea come sfondo (eventualmente si chiede al soggetto di fissare leggermente in basso). La valutazione dello spessore dei menischi lacrimali avviene in due modi, o senza l’uso di fluoresceina (metodo non invasivo, vedi fig. 3) oppure instillando la fluoresceina (metodo invasivo, vedi fig. 3.1). La misurazione si esegue utilizzando la lampada a fessura con l’oculare millimetrato oppure utilizzando sempre la lampada a fessura opportunamente fessurata e ruotata di 180° in modo da sovrapporla al menisco lacrimale. Contemporaneamente si può osservare anche il movimento del fluido a ogni ammiccamento e l’eventuale presenza di corpuscoli o altri elementi dispersi.
Dopo ogni ammiccamento il MLMI può diminuire per poi tornare alle dimensioni normali dopo 1/3 secondi. È considerato normale uno spessore di 0,2-0,5 mm. È, invece, anormale se lo spessore è 0,1 mm o inferiore, quando presenta precipitati di muco galleggianti sulla superficie e quando vi è assenza di movimento che indica un cattivo deflusso. Metodo del filo di cotone (di Kuriashi) Il test è piuttosto semplice e ripetibile. Kuriashi, infatti, ha proposto di sostituire la carta bibula con un filo di cotone del diametro di 0,2 mm e lungo 6 cm imbevuto di fluorescina nel tratto terminale, che deve essere inserito nel fornice inferiore dove viene lasciato per soli 5 secondi. Il filo di cotone irrita meno della carta bibula, sia per il volume introdotto sia per il tempo di esame limitato. Il test viene eseguito senza anestesia e a occhi chiusi. Questo test è finalizzato a ridurre al minimo la lacrimazione riflessa permettendo così la misurazione della lacrimazione basale. La parte imbevuta sarà colorata di giallo e sarà lunga più di 25 mm nei soggetti normali. Il test non può valutare la lacrimazione in caso di alti volumi prodotti a causa dello scarso assorbimento del filo, ma è esame validissimo in caso di scarsa lacrimazione.
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