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Mensile dedicato al mondo degli occhiali, della vista, della visione e della percezione visiva Settembre 2013 numero 8 www.b2eyes.com In copertina Zeiss
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Editore B2VISION SRL UNIPERSONALE Via Ripamonti, 44 - 20141 Milano Tel. 02 36638601 - Fax 02 36638600 info@b2vision.com Amministratore Delegato Luciano Cristiano l.cristiano@b2vision.com Cell. 334 6970786 Direttore Responsabile Angelo Magri a.magri@b2vision.com Redazione Francesca Tirozzi f.tirozzi@b2vision.com Nicoletta Tobia Pubblicità e Media Planning Luciano Cristiano l.cristiano@b2vision.com Cell. 334 6970786 Art Direction Meloria Stampa Giuseppe Lang - Arti Grafiche S.r.l. Via Romairone, 66/N 16163 Genova (GE)
Registrazione presso il Tribunale di Milano N. 293/2009 in data 17 giugno 2009 Registrazione R. O. C.: 18653 € 1,80 - Copia omaggio
B2TRADE Editoriale Se la contattologia non rimane sulla punta della lingua… 3 Attualità Vista: la crescita delle private label 5 VisionOttica, la comunicazione… premia 8 Picaud: l’esposizione alla luce blu-viola e la degenerazione maculare senile 11 Afragoli: la professionalità del servizio, chiave di tutto 17 Transitions cala l’ottico in una realtà digitale 23 Amarcord Leoni: uno “scienziato” a fianco di studenti e colleghi 26 B2STYLE Moda Preview Autumn Winter 2013-2014 33 B2EXPERT Consulente Il redditometro ai raggi X 38 Meditazioni Il pomodoro della comunicazione 41 Lab Il controllo della congiuntiva nei portatori di lac morbide 44 B2TECH Lenti a contatto Il concetto di compliance 49 Lenti oftalmiche BlueControl, categoria di lenti in continua espansione 55 Rodenstock: un filo diretto per creare cultura… a favore dell’ottico 58 Zeiss, il 3D di EyeLens “rivoluziona” la consulenza alla vendita 61 B2JOB Vetrina Offro/cerco 64
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EDITORIALE
SE LA CONTATTOLOGIA NON RIMANE SULLA PUNTA DELLA LINGUA…
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Il ritorno di Claudio Mannu, la quarta edizione del Rioc, l’appuntamento di Monopoli con Giancarlo Montani e il primo Convegno Assottica a cadenza biennale: nel giro di un paio di mesi, da settembre a novembre, l’ottica italiana si è confrontata e si confronterà con la contattologia, l’unico settore che non ha fatto registrare contrazioni economiche nell’attuale fase congiunturale e che suscita un costante interesse di approfondimento professionale e culturale. Non tutti i convegni o seminari sono uguali: tutti, però, puntano a una valorizzazione degli ottici e degli optometristi che vedono o hanno già individuato nell’applicazione di lenti a contatto un fattore di crescita anche del business. Difficile dire se sono in prevalenza gli applicatori di oggi, che lavorano già, ad esempio, con lac di prescrizione e vogliono sperimentare nicchie come le sclerali o le lenti per la progressione miopica, i più coinvolti in queste iniziative di formazione; o se lo sono di più, invece, gli applicatori di domani, che ora magari si limitano a tenere in negozio lenti a contatto a ricambio frequente. Per gli organizzatori di tali convegni risulta comunque importante questa “sete” di sapere: parlare, scrivere, informarsi su questi appuntamenti sono già passi avanti nello sviluppo della consapevolezza di una professione, che nel passato ha, forse, trascurato la pratica contattologica nel proprio bagaglio formativo.
Siamo sulla strada giusta, dunque? La contattologia, che sia quella delle disposable o quella delle rigide gas permeabili, presenta ulteriori margini di penetrazione: in primis se si riesce a ridurre il drop out, pericolo numero uno nella fidelizzazione dei portatori, spesso non soltanto per fattori esterni, ma anche per l’inadeguatezza o la superficialità di chi applica le lac. La formazione, in ogni sua modalità, rappresenta un tassello fondamentale in questo progetto di sviluppo: ancora troppo spesso gli ottici sono costretti o preferiscono rivolgersi alle stesse aziende fornitrici per il training. Un ulteriore salto di qualità potrebbe venire da un maggior tasso di praticità all’interno di questi seminari: nel Regno Unito, nei Paesi Bassi o negli Stati Uniti si organizzano congressi che alla parte scientifica, tenuta da relatori di alto livello, abbinano workshop o sessioni di prove pratiche della strumentazione o, addirittura, applicazioni vere e proprie di lenti a contatto. Qualcuno degli appuntamenti di questo bimestre “caldo” già si prefigge tale obiettivo: relatori e partecipanti ci diranno, quindi, se la contattologia, in particolare quella clinico pratica, è rimasta solo sulla punta della lingua, anziché scendere soprattutto… Angelo Magri sulla punta delle dita.
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ATTUALITÀ
VISTA: LA CRESCITA DELLE PRIVATE LABEL Nel primo semestre 2013 la quota di sell out sul mercato interno ha abbondantemente superato la doppia cifra di Angelo Magri
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econdo le rilevazioni GfK, le private label, insieme ai marchi di proprietà, hanno favorito un incremento di vendite da parte dei centri ottici italiani per le montature da vista nei primi sei mesi dell’anno; incremento che, tuttavia, non ha compensato la forte contrazione degli occhiali da sole. «Nel primo semestre 2013 si stanno riconfermando le tendenze registrate nel 2012 – spiegano alla GfK,
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«Non cambia il trend del 2012: anche nei primi sei mesi del 2013, nel sole e nelle montature, l’Italia (-4,7%) soffre più dell’Europa (-0,6%), nella quale sono considerati pure Regno Unito, Germania, Francia e Spagna»
all’incremento alle private label: qui il segmento di prezzo medioalto è quello che risulta vincente – precisano alla GfK - L’andamento positivo è rafforzato, comunque, anche dalle buone performance degli house brand. Pur con meno enfasi, questo fenomeno si ritrova persino negli occhiali da sole, con i marchi di proprietà a rallentarne il forte calo sul mercato italiano». società specializzata in ricerche di mercato - In particolare il mercato degli occhiali da sole e delle montature è in sofferenza in Italia (-4,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente), mentre in Europa la situazione appare meno critica (-0,6% rispetto a gennaiogiugno 2012). Un ruolo importante nell’andamento dei vari paesi lo gioca il peso di questi due prodotti sui relativi mercati: sia sull’Italia sia sull’Europa, infatti, il segmento delle montature registra nell’ultimo semestre una dinamica orientata alla crescita». Nel mercato domestico, tuttavia, l’incidenza del sole rimane prevalente. «Più in dettaglio il mondo delle montature deve ancora il proprio sviluppo, come lo scorso anno, in prima battuta
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ATTUALITÀ
VISIONOTTICA, LA COMUNICAZIONE… PREMIA Il premium brand di Vision Group ha ricevuto importanti riconoscimenti per le campagne Tv, stampa e radio realizzate nel 2012. È stato, inoltre, selezionato per partecipare al concorso "Retailer of the Year”
a cura della redazione
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a qualità e l’originalità della comunicazione di VisionOttica ha ricevuto due importanti riconoscimenti. Il primo è stato consegnato in giugno a Milano, in occasione della diciassettesima edizione nazionale di Mediastars, durante la quale sono state premiate le migliori campagne pubblicitarie realizzate nel 2012. VisionOttica è stata protagonista della serata grazie alla campagna tv, stampa e radio, ideata dall'agenzia Meloria e andata in onda lo scorso anno sulle emittenti locali e su Sky, ricevendo i riconoscimenti come 2° classificato e per lo spot radio, SpeSpecial Star p cial Star per l'operazione QR Code geolocalizzato geolocalizza sulla campagna stampa e ccome finalista in Short List nella categoria Televisione e Cinema per lo spot Tv del “Super pe Ottico”. Questi premi vanno ad aggiungersi a già conquistati nel 2009 quelli g Format nella come Miglior M categoria Immagine Coordicatego (Premio Agorà) e Miglior nata (P Brand Manual (Grand Prix Brand Bran Identity). Non solo. VisionOttica No è stata selezionata per
In mezzo ai presentatori dell'evento, lo staff che ha ricevuto il premio. Il secondo da sinistra è Alessandro Modestino, amministratore delegato di Meloria, al suo fianco Jack Blanga, direttore creativo dell'agenzia, Marco Procacciante, amministratore delegato di Vision Group, Angela Muto, brand manager VisionOttica, e Barbara Salmoni, account manager di Meloria
partecipare al concorso "Retailer of the Year 2013” che premia, in seguito a una ricerca effettuata direttamente sui clienti, le migliori insegne italiane in diverse categorie. Vinceranno quelle che, secondo i consumatori, sono in grado di offrire il meglio in termini di servizio, professionalità, prezzo e assortimento. In Italia il concorso, organizzato da Kiki LA - Ebtoft Italy e Q&A - Ebeltoft Holland, è arrivato alla sua sesta edizione, registrando in quella passata la partecipazione di oltre 24.000 clienti.
M Mediastars, il premio tecnico della d pubblicità italiana
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ATTUALITÀ
PICAUD: L’ESPOSIZIONE ALLA LUCE BLU-VIOLA E LA DEGENERAZIONE MACULARE SENILE Intervista al direttore della ricerca INSERM presso l’Institut de la Vision di Parigi, a capo del team “Elaborazione delle informazioni visive, farmacotossicità retinica e neuroprotezione” a cura della redazione
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o scopo della ricerca condotta dal team di Serge Picaud è esaminare i meccanismi utilizzati dalla retina per elaborare le informazioni visive e usare queste informazioni per sviluppare nuove strategie neuroprotettive o riabilitative. Uno degli obiettivi principali è progettare una retina artificiale o una protesi retinica volta a ridare ai pazienti non vedenti un grado di visione che gli permetta di leggere, riconoscere i volti e muoversi autonomamente. Negli ultimi anni è stato dimostrato che la parte dello spettro luminoso altamente
energetica compresa tra 415 e 455 nanometri, altrimenti nota come “luce blu-viola”, può causare la degenerazione maculare in alcune persone. Cosa si conosce attualmente in merito? Da tempo è assodato che l’esposizione a luce molto brillante, come il sole o la luce elettrica usata nelle saldature ad arco, può causare la perdita della vista. Recentemente è stato dimostrato che l’esposizione alla luce è alla base della manifestazione precoce della degenerazione maculare legata all’età. Gli esperimenti sulle colture cellulari tendono a concentrarsi più specificamente sulla luce blu, che possiede un’energia più intensa. Il nostro sistema visivo è ben preparato ad affrontare queste lunghezze d’onda, dal momento che è dotato di filtri naturali, i pigmenti maculari. Sfortunatamente i pigmenti, che si trovano in alcuni cibi, come spinaci, broccoli e altra verdura, tendono ad accumularsi in maniera minore nella retina con l’avanzare degli anni. Ma sono proprio questi pigmenti che si accumulano al centro della retina che filtrano la luce blu. Questo fatto è molto importante perché, invecchiando, i prodotti della degenerazione
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dei fotorecettori si accumulano nelle cellule della retina e in loro prossimità e tali depositi assorbono la luce nell’area blu dello spettro trasformando l’energia della luce in entità chimiche fortemente reattive che, pertanto, risultano altamente tossiche per le cellule. La retina e le sue cellule, quindi, divengono più vulnerabili a causa di questa riduzione di protezione e del livello più elevato di sensibilità fototossica. Gli antiossidanti possono svolgere un ruolo di primo piano nel bloccare tali entità fortemente reattive, così come i pigmenti maculari. Un valido approccio per limitare la degenerazione maculare legata all’età consiste, quindi, nell’assumere integratori alimentari che contengano pigmenti maculari e altri antiossidanti. A che punto è il progetto in collaborazione con Essilor International, volto a creare un laboratorio di fotobiologia presso l’Institut de la Vision, al fine di determinare la tossicità sulla retina di ogni singola lunghezza d’onda nell’area blu dello spettro visibile? Nell’ambito del progetto in essere presso l’Institut de la Vision a Parigi
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abbiamo lavorato per individuare le lunghezze d’onda tossiche nello spettro della luce visibile. Il nostro obiettivo principale era quello di calcolare la quantità relativa di luce che raggiungeva la retina per ogni lunghezza d’onda. Parti di essa sono filtrate da diverse parti dell’occhio, della cornea e del cristallino. Secondariamente, abbiamo rilevato la tossicità di queste intensità relative rispetto a un modello cellulare che rappresenta la degenerazione maculare legata all’età. Il lavoro ci ha permesso di definire le bande di lunghezza d’onda più fototossiche rispetto a questo modello cellulare. È richiesta un’interdisciplinarietà tra i ricercatori per compiere ulteriori progressi in quest’area di ricerca, ovvero l’impatto della luce blu sull’essere umano? E che tipo di ricercatori dovrebbero essere coinvolti? È essenziale, naturalmente, combinare diversi approcci per poter spiegare
l’impatto fisiopatologico della luce e il ruolo di tali effetti sulle condizioni della retina. Questo aspetto multidisciplinare è stato una delle sfide che il progetto si è assunto presso l’Institut de la Vision. Specialisti nel campo dell’ottica di Essilor hanno preso parte al progetto per aiutarci a sviluppare dispositivi ottici e per gestire concetti che riguardavano la luce, mentre i ricercatori dell’Institut de la Vision hanno contribuito con le loro conoscenze e il loro know-how nella biologia sperimentale applicata alla retina. I clinici rappresentati da José-Alain Sahel sono stati anch’essi coinvolti fin dall’inizio, poiché era essenziale che la ricerca risultasse significativa in termini umani e clinici. Era importante essere in grado di trarre dei risultati per individuare strategie preventive o curative atte a limitare lo sviluppo iniziale o l’ulteriore progresso delle patologie legate alla vista. L’Institut de la Vision adotta sempre questo approccio integrato prima di avviare un progetto, cosic-
ché i prodotti possano essere resi disponibili ai pazienti rapidamente. Se è scientificamente dimostrato che la luce blu è una fonte di stress ossidativo che danneggia le cellule che costituiscono i fotorecettori della retina, si conoscono attualmente modi per contrastare il processo su base preventiva o curativa? Il progetto ci ha permesso di confermare la tossicità di alcune lunghezze d’onda sulle cellule della retina. Lo scopo della collaborazione con Essilor è confermare questi risultati e pensare al modo di ridurre il rischio associato alla fototossicità nell’occhio in futuro. Il primo passo è stato definire le lunghezze d’onda tossiche; la seconda fase ha visto impegnati i nostri ingegneri per trovare il metodo per ridurle o eliminarle del tutto. I sistemi che hanno ideato possono ridurre lo stress ossidativo sulle cellule della retina e quindi il rischio di sviluppare alcune patologie o rallentarne il decorso.
ELIMINANDO PARTE DI QUESTA LUCE SI OTTERREBBE UN EFFETTO PREVENTIVO Membro dell’Accademia delle Scienze – Institut de France, specialista nel campo della vista e dei meccanismi fisiologici e farmacologici che governano la sopravvivenza delle cellule della retina; direttore dell’Institut de la Vision, José-Alain Sahel è anche coautore di oltre 20 brevetti basati sulla ricerca e con più di 200 pubblicazioni all’attivo ha identificato un meccanismo responsabile della vitalità dei fotorecettori a cono che hanno un’importanza fondamentale per la visione diurna e centrale. È uno dei primi ricercatori clinici in Europa a essere coinvolto nella valutazione degli impianti di retina per restituire un grado utile di vista ai pazienti non vedenti e attualmente sta studiando un approccio completamente nuovo alla ricostruzione visiva mediante l’optogenetica. Quali sono le principali sfide che dobbiamo affrontare oggi per garantire che il numero di persone affette da degenerazione maculare legata all’età o altri gravi disturbi alla retina diminuiscano significativamente in futuro? La prima grande sfida riguarda l’innovazione terapeutica.
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Quest’ultima può essere suddivisa in vari ambiti in base agli obiettivi terapeutici, le cause iniziali o i fenomeni aggravanti: tossicità della luce, fenomeni associati all’accumulo di frammenti cellulari e fenomeni infiammatori che sono di grande rilevanza per il problema della degenerazione cellulare. Si tratta, pertanto, di un approccio farmacologico. È altresì importante aiutare le persone a vedere meglio con la vista residua mediante la riabilitazione, la rieducazione ortottica, ecc. Anche la prevenzione è un fattore chiave e riguarda la protezione dalla luce e l’assunzione d’integratori vitaminici, nonché la lotta ai fattori di rischio come il tabacco e le patologie cardiovascolari. Una volta che il disturbo si è
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manifestato esiste una cura medica per casi complessi di neovascolarizzazione: si tratta semplicemente di ottimizzarne l’uso. Per i casi di atrofia della retina, invece, stiamo ancora cercando una cura efficace. Attualmente stiamo testando molte terapie, ma finora non abbiamo ottenuto risultati considerevoli. In termini concreti cosa ha fatto l’Institut de la Vision finora? In che modo i partenariati pubblico-privati, in particolare con aziende come Essilor, possono far progredire la ricerca scientifica? L’Istituto ha già fatto molto. Grazie alla ricerca ad ampio spettro su aspetti davvero fondamentali della vista, quali come si sviluppa e come funziona il sistema visivo. Grazie ad applicazioni diagnostiche: è stato sviluppato un sistema di immagini ad alta risoluzione tra l’ospedale e l’Istituto che consente di esaminare le singole cellule con un metodo non invasivo. E, infine, grazie alle innovazioni terapeutiche, alcune delle quali sono state impiegate, in altre invece abbiamo un ruolo chiave. L’innovazione di più alto profilo è la retina artificiale, ma è solo uno degli sviluppi più recenti. Esiste anche la terapia genica, in relazione alla quale sono attualmente in corso una decina di progetti, alcuni già nella fase di coinvolgimento di pazienti. E si lavora anche alla neuroprotezione e sulle cellule staminali. Tutti questi progetti necessitano del coinvolgimento di partner industriali. Lavoriamo con produttori di diversa rilevanza, Essilor e Sanofi sono i maggiori. La nostra collaborazione con Essilor è strutturata sotto forma di partnership della durata di cinque anni e i nostri team lavorano alle tecnologie più innovative che hanno già consentito lo sviluppo di prodotti preventivi, il progetto delle lenti terapeutiche, e la riabilitazione, con lenti che permettono alle persone di usare al meglio la propria vista residua. Dobbiamo essere in grado di garantire che le tecnologie sviluppate rispecchino le reali necessità delle persone e siano, quindi, valutate dalle persone stesse. Uno degli aspetti più rilevanti del nostro lavoro è stato quello di riportare i pazienti e le persone disabili al centro del processo sperimentale, piuttosto che confinarle a uno stadio successivo del marketing. Se si scoprisse nel prossimo futuro che un determinato tipo di luce blu dello spettro luminoso può causare la degenerazione delle cellule della retina, sarebbe un passo in avanti? Si potrebbe indirizzare la ricerca in modo utile? Avrebbe un impatto, ad esempio, sulla ricerca relativa alla medicina rigenerativa, sull’uso delle cellule staminali e sulla terapia genica? Forse non l’ultima, dal momento che si tratterebbe di una fase curativa piuttosto che preventiva. Per quanto riguarda la luce blu, vi sono molte ipotesi e modelli sperimentali,
alcuni dei quali sviluppati da noi, che dimostrano effettivamente che possiede un certo grado di tossicità e che l’eliminazione di questa parte di luce avrebbe un effetto preventivo. Ma si tratta di una misura preventiva e non curativa. Non è un approccio pericoloso, dal momento che si tratta di un metodo molto naturale, fisiologico e non prevede l’uso di farmaci. Sempre più persone oggi vivono fino a 100 anni. L’occhio umano può convivere facilmente con un invecchiamento di questo genere? Quali sono i problemi specifici da affrontare? Ovviamente l’occhio non reagisce positivamente all’invecchiamento, basti pensare che la degenerazione maculare legata all’età a malapena esisteva un secolo fa. È sicuramente un sintomo dell’invecchiamento dal momento che sappiamo che colpisce l’1% della popolazione di età pari a 55 anni, il 10% di quella di 65 anni, il 25% di quella di 75 anni e il 60% di quella di 90 anni. Se trasliamo questo incremento all’età di 100 anni, le cifre assumono proporzioni ragguardevoli. Il nostro attuale stile di vita non predispone il nostro occhio a convivere bene con l’invecchiamento, in particolare questo riguarda coloro che hanno fattori di predisposizione genetica, che stiamo cominciando a comprendere ora, o per coloro che soffrono di fattori di rischio aggravanti come il tabagismo, problemi cardiovascolari o l’eccessiva esposizione alla luce. Vi sono anche altri fenomeni causati dall’invecchiamento che rappresentano disturbi che peggiorano col tempo: è il caso del glaucoma o della retinopatia causata dal diabete, in cui il capitale cellulare si riduce con il tempo. Tutte queste condizioni si acuiscono con l’invecchiamento. Quali saranno i prossimi traguardi nel settore in cui lei è pioniere, il trapianto di retina artificiale? Il prossimo obiettivo è migliorare la biocompatibilità e, quindi, elaborare sistemi in grado di integrarsi nel tessuto in maniera ottimale, meglio di come fanno quelli che usiamo attualmente. Ma anche aumentare la risoluzione e, quindi, il numero di elettrodi e pixel offerti ai pazienti. È in corso un enorme lavoro sull’elaborazione dei segnali presso l’Institut de la Vision, in collaborazione con Serge Picaud, per avvicinarci al modo in cui l’occhio umano generalmente elabora i segnali piuttosto che lavorare in modi simili a una videocamera o a un computer. I progressi compiuti in questo settore sono molto incoraggianti. Infine, vi è un metodo alternativo che chiamiamo di optogenetica, che consiste nel somministrare cellule che normalmente non vengono usate per il processo visivo con una funzione di fotorecettore, usando la terapia genica. Riteniamo sia un settore molto promettente.
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AFRAGOLI: LA PROFESSIONALITÀ DEL SERVIZIO, CHIAVE DI TUTTO Intervista al nuovo presidente di Federottica su alcuni dei temi “caldi” per la categoria
di Angelo Magri
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rotezione del canale di vendita, collaborazione con la classe medica, relazioni con l’industria, rapporti con le associazioni di altri settori. E altro ancora. «Il punto centrale rimane la professionalità del servizio che un centro ottico può e deve offrire all’utente finale: questa va dalla refrazione alla consegna dell’occhiale finito, passando attraverso la scelta della montatura e delle lenti e il laboratorio di montaggio. Ma non riguarda soltanto l’occhiale da vista: per tutti i prodotti presenti in un negozio di ottica, dal sole fino ai premontati, è la professionalità del servizio a fare la differenza e a fornire agli ottici optometristi lo strumento principe per distinguersi sul mercato e, così, difendersi dagli altri canali di vendita». La summa dell’Afragoli-pensiero sta in queste poche righe. Ma il neopresidente di Federottica, che abbiamo incontrato alla vigilia delle ferie estive, non si è sottratto dall'affrontare alcuni temi “caldi” della professione e dell’attività sindacale dell’associazione, che è stato chiamato a guidare fino al 2018. Dialogo con la classe medica «Con Aimo, associazione di medici oculisti, Federottica ha in fase di realizzazione un protocollo condiviso della gestione del cliente-paziente – dice Andrea Afragoli – Si tratta di un passo che riteniamo importante per porre fine a quel “conflitto” professionale, pluridecennale, che in ultima analisi penalizza soprattutto l’ametrope. L’obiettivo di questo protocollo è restituire alle figure professionali coinvolte un atteggiamento dignitoso, definito, trasparente, ma non subordinato,
Andrea Afragoli, eletto presidente di Federottica il primo luglio scorso
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dagli autogrill alle pompe di benzina, oltre che naturalmente nei supermercati – dice Afragoli – Alcuni operatori del nostro stesso settore intervenirono criticando questa intesa e ne condizionarono il prosieguo, di fatto impedendo un approccio che, a mio avviso, avrebbe potuto produrre qualcosa di utile». Il presidente di Federottica, comunque, ricorda che l’associazione da lui presieduta continuerà a «tenere d’occhio casi anomali e illegali, come quelli riscontrati recentemente in un paio di farmacie italiane, quali l’introduzione di un autoref o addirittura la vendita di occhiali con lenti bifocali, stigmatizzandoli e segnalandoli all’omologa associazione dei farmacisti, affinché intervenga a tutela delle corrette competenze professionali. I nostri recenti interventi in tal senso sono stati correttamente recepiti, anzi, i rapporti di reciproca correttezza che hanno contraddistinto il nostro richiamo mi fanno ulteriormente pensare che si sia persa un’occasione: altro che “svendere la categoria ai farmacisti”, come qualcuno commentò allora sulla bacheca di un gruppo di ottici in Facebook».
pur sempre nel rispetto dei ruoli e delle reciproche competenze. Al momento siamo nella fase embrionale del progetto, che, però, di fatto rappresenta un punto di partenza finalizzato al benessere dell’utenza finale». C’è, tuttavia, chi obietta che Aimo è una componente rappresentativa minoritaria del panorama oftalmologico nazionale. «Se anche la Società Oftalmologica Italiana volesse aderire a questa iniziativa o a un progetto simile, Federottica sarebbe assolutamente favorevole», sottolinea Afragoli. E-commerce Afragoli è convinto che il fenomeno, in espansione su altri settori merceologici, resti ancora limitato per l’ottica, almeno sul mercato italiano. «Nel nostro paese è vietata la vendita di occhiali da vista su misura online, al contrario di altre nazioni europee – afferma il numero uno di Federottica – Certo, c’è il rischio dello sviluppo delle vendite di lenti a contatto disposable sul web: ricordo, tuttavia, che questo tipo di prodotto è soggetto a precise indicazioni per quanto riguarda le modalità di conservazione, ad esempio per ciò che concerne la temperatura. A mio avviso è paradossale pensare che si possa vendere, quindi provvedere alla spedizione di questo dispositivo come per un comune pacchetto postale. Il fenomeno, però, esiste e la nostra associazione lo tiene monitorato».
Rapporti con i fornitori Nei mesi scorsi Luxottica ha lanciato una campagna di vendita online di Ray-Ban personalizzabili direttamente al consumatore finale. L’iniziativa ha scatenato la reazione di molti titolari di centri ottici indipendenti, alcuni dei quali hanno chiesto a Federottica di far sentire con forza la propria voce. «Luxottica è un partner storico della nostra associazione e proprio per questo abbiamo avuto l’opportunità di segnalare direttamente a loro, in più di un incontro, alcuni comportamenti che hanno coinvolto parte dei nostri associati, ad esempio la chiusura di molti codici e, in particolare, le modalità con cui tale strategia è stata messa in atto – spiega Afragoli – Quest’ultima iniziativa su Ray-Ban, peraltro, anche se non fa ovviamente piacere al rivenditore tradizionale, mi sembra legittima dal punto di vista commerciale, purché i prezzi di vendita su internet non siano penalizzanti rispetto a quelli praticati nei centri ottici».
Collaborazione con le farmacie Come monitorato è il rapporto tra due canali apparentemente affini, l’ottica e il farmaceutico, il cui stretto confine rischia, tuttavia, di trasformarsi in un boomerang per il centro ottico. «Un paio d’anni fa avviammo una dialogo con Federfarma per la vendita controllata sui nostri due canali degli occhiali da lettura: l’obiettivo era tornare alla vecchia normativa, che limitava a centri ottici, farmacie e sanitari la distribuzione dei premontati, sempre a tutela del benessere visivo del cliente finale, ma che successivamente fu sostituita da una liberalizzazione che ha portato questo prodotto nei punti vendita più disparati, dalle edicole ai tabaccai,
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Trasmettere la buona, filtrare la nociva, ecco la sfida… La luce blu è naturale (sole) o artificiale (illuminazione a Led e schermi).
PROTEGGERE LA SALUTE VISIVA È OGGI SEMPRE PIÙ IMPORTANTE. CON LA NUOVA LENTE CRIZAL®PREVENCIA™ A PROTEZIONE SELETTIVA DALLA LUCE BLU-VIOLA NOCIVA, ESSILOR LANCIA UNA NUOVA SFIDA, QUELLA DELLA PREVENZIONE
Dopo i raggi ultra-violetti, una delle cause dell’insorgere della Cataratta e di altre patologie oculari del segmento anteriore, ora è la luce visibile ad essere messa in discussione. Più precisamente… la sua componente blu. I ricercatori hanno recentemente messo in evidenza che la fascia blu dello spettro della luce - che va dal ciano al blu-viola(1) è, allo stesso tempo, benefica e nociva per gli occhi. “La luce blu può essere molto benefica per la vista; allo stesso modo, è benefica anche per l’organismo perché contribuisce a regolare il nostro orologio biologico” afferma Thierry Villette, Direttore della R&S Neuro-Bio-Sensoriale Essilor. “Al contrario, a forte intensità o a fronte di un’esposizione cumulata nel tempo, è nociva per le cellule della retina (coni e bastoncelli fotorecettori e epitelio del pigmento retinico) per effetto dello stress ossidativo che genera; si sospetta che sia inoltre in grado di aumentare il rischio di importanti patologie oculari come la Degenerazione Maculare Legata all’Età (DMLE)”. Per fortuna, non tutti i blu sono uguali…
SPETTRO DELLA LUCE
NON VISIBILE
Il blu “buono” è la luce Blu-Turchese; il “cattivo” è il blu a più alta energia, quello con la lunghezza d’onda più corta, vale a dire la luce Blu-Viola. Emessa naturalmente dal sole, la luce blu è oggi sempre più prodotta in modo artificiale dai sistemi di illuminazione a LED, dagli schermi dei computer, tablet o smartphone. L’idea della R&S Essilor è stata quella di creare una protezione speciale che, in modo selettivo, sia in grado di bloccare la luce Blu-Viola nociva, lasciando invece passare la quota benefica.
Un protocollo sperimentale unico al mondo “Al fine di identificare in modo molto preciso le lunghezze d’onda nocive della luce blu, Essilor ha sviluppato - in collaborazione con l’Institut de la Vision di Parigi un protocollo sperimentale unico al mondo” indica Thierry Villette. Come spiega Coralie Barrau, Ingegnere di Ricerca in Ottica per la
R&S Neuro-Bio-Sensoriale Essilor, “Si tratta di un dispositivo d’illuminazione capace di riprodurre lo spettro luminoso trasmesso alla retina - dopo il passaggio attraverso la cornea e il cristallino - e successivamente di filtrarlo per bande di ampiezza pari a 10 nm su tutta la gamma della luce blu ed anche al di là (bande addizionali nel verde e nel rosso)”. Cellule dell’epitelio del pigmento retinico fotosensibilizzate (coltivate in vitro) sono state irraggiate in fasi da 10 nm scansendo tutta la banda della luce blu. Queste cellule, essenziali al funzionamento e alla sopravvivenza dei fotorecettori, degenerano verso patologie oculari come la DMLE. “Dopo 18 ore di esposizione luminosa e 6 ore di riposo all’oscurità, i tassi di vitalità e di mortalità delle cellule retiniche oggetto dell’esperimento sono stati quantificati per ogni banda di illuminazione da 10 nm alla quale sono state esposte. Poi sono stati paragonati con quelli ottenuti per le cellule mantenute all’oscurità”. Risultato: le lunghezze d’onda situate tra 415 e 455 nm sono quelle più nocive per le cellule della retina oggetto del test. Quanto attaccate, le cellule innescano progressivamente la propria morte (un processo noto come “apoptosi”) e divengono oggetto di una serie di fenomeni degenerativi cumulativi. Una volta individuata la banda tossica di luce blu tra 415 e 455 nm, restava da mettere a punto un filtro selettivo in grado di proteggere l’occhio proprio da quest’ultima.
TEST IN VITRO SULLE CELLULE DELLA RETINA
CELLULE CELLULE DELLA RETINA DELLA RETINA SANE DANNEGGIATE
VISIBILE
UV
HEV
LEV LUCE BENEFICA
LUCE NOCIVA U VA - U V B
Blu-Viola
CATARATTA
DMLE
Blu-Turchese
Resto della luce
UV: luce ultravioletta HEV: luce visibile ad alta energia LEV: luce visibile a bassa energia
OROLOGIO BIOLOGICO RIFLESSO PUPILLARE
(1) Lunghezze d’onda comprese tra 380 nm (Blu-Viola) e 500 nm (ciano)
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Esistono già, per le persone fotosensibili, delle lenti colorate di giallo che filtrano la luce blu. Questi filtri però, funzionando per assorbimento, hanno il grande inconveniente di tagliare tutto lo spettro del blu - buono e cattivo di essere poco estetiche, di alterare la percezione dei colori ed il riflesso pupillare. A causa di questi svantaggi, sebbene esse siano adatte a casi molto particolari, certamente non possono essere proposte su larga scala come lenti preventive. “Abbiamo dunque messo a punto un filtro interferenziale per riflessione, costituito da una sovrapposizione di strati sottili e studiato per riflettere solo ed esclusivamente la parte tossica della luce blu”, spiega Amélie Kudla, Coordinatrice dei Programmi Hard Multi Coat (HMC) presso la R&S Essilor. Questo filtro equipaggia la nuova lente Crizal®Prevencia™: riduce del 20% le componenti nocive della luce visibile e blocca il 100% dei raggi UVA-UVB, lasciando passare la luce Blu-Turchese benefica e preservando il 98% della trasparenza della lente. La protezione più completa oggi disponibile in una lente chiara. Prova visibile è il leggero riflesso residuo blu-viola sulla superficie esterna della lente, dovuto alla riflessione della luce Blu-Viola e, quindi, alle qualità protettive della lente (segno visibile che il trattamento funziona). Più di 3 miliardi di persone interessate La lotta contro le patologie visive legate alla luce Blu-Viola interessa tutta la popolazione mondiale, ma sono soprattutto le categorie più vulnerabili a queste lunghezze
d’onda nocive che dobbiamo proteggere: i bambini, con un cristallino particolarmente trasparente e meno protettivo, e gli adulti sopra i 45 anni di età le cui difese naturali si indeboliscono per effetto dell’invecchiamento.
Benefici: trasparenza totale, azione preventiva grazie alla protezione da luce Blu-Viola nociva e Raggi UVA-UVB, trasmissione della luce Blu-Turchese benefica Allo stesso modo, sono interessate le professioni esposte ad illuminazione artificiale intensa: chirurghi, tecnici delle luci… solo per citarne alcune. Il mercato è considerevole: stimato attorno a 3,2 miliardi di persone da proteggere con lenti sia correttive che non. “Le lenti Crizal®Prevencia™ sono state oggetto di numerosi test sia in Laboratorio che sui portatori vale a dire, in condizioni di reale utilizzo - ottenendo risultati molto positivi”, commenta Eva Lazuka, Responsabile dei Nuovi Sviluppi presso la Direzione Marketing Strategico Essilor. “Il 63% dei portatori preferiscono le lenti Crizal®Prevencia™ rispetto alle altre lenti premium della gamma Crizal. Il 90% dei portatori è soddisfatto della trasparenza della lente e 4 persone su 5 citano il comfort visivo ottenuto grazie a Crizal®Prevencia™ (80% in ambienti interni e 82% in ambienti esterni)”.
PROTEZIONE FRONTALE
PROTEZIONE INTERNA
Filtra il 20% della luce blu-viola* e il 100% dei raggi UVA-UVB
Elimina la riflessione posteriore**
lente
Luce benefica
lente
Luce visibile tranne luce blu-viola
Luce blu-turchese Luce blu-viola Luce nociva Raggi UVA-UVB
“Una condizione è assolutamente necessaria al successo di questa nuova frontiera della protezione” precisa Claire Le Covec, Responsabile dei Trattamenti Premium presso la Direzione Marketing Strategico Essilor: “I portatori devono percepire bene tutti i vantaggi: trasparenza totale, azione preventiva per l’attenuazione dell’esposizione alla luce Blu-Viola nociva e per il taglio dei Raggi UVA-UVB, trasmissione della luce Blu-Turchese benefica; quanto al riflesso residuo blu-viola, è certamente il segno della performance di Crizal®Prevencia™, un’etichetta di qualità Essilor e… perché no, un segno estetico distintivo che può essere apprezzato. Nei nostri test, il livello di gradimento di Crizal®Prevencia™ è aumentato del 18% solo spiegando agli interlocutori questi benefici”.
LE CIFRE CHIAVE 3,2 miliardi di persone oggi interessate, di cui 1,3 miliardi di bambini e 1,9 miliardi di adulti over 45.
100 milioni di persone sono toccate dalla Degenerazione Maculare Legata all’Età (DMLE) e 250 milioni dalla Cataratta.
L’incidenza delle patologie oculari aumenta con l'età
1 persona su 3 è colpita da DMLE all’età di 80 anni. OCCHIO IN FASE DI SVILUPPO
OCCHIO CON VISIONE OTTIMALE
INDEBOLIMENTO GRADUALE DEL SISTEMA DI DIFESA DELL'OCCHIO
Presbiopia Opacità del cristallino Degenerazione delle cellule della retina
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Cataratta
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Circa il 90% delle fonti di illuminazione nel mondo saranno basati sulla tecnologia LED in base alle dichiarazioni dei leader del settore.
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ATTUALITÀ
TRANSITIONS CALA L’OTTICO IN UNA REALTÀ DIGITALE Dal prodotto alla formazione. Il mondo dell’azienda di lenti fotocromatiche è tutto online con strumenti di marketing utili per gli ottici italiani per aumentare il traffico nel proprio punto vendita a cura della redazione
T
iziana Signore, trade marketing manager Italy Transitions Optical presenta le novità dell’azienda di lenti fotocromatiche. La grande novità del 2013 di Transitions è digitale. Quali sono le caratteristiche e quali i benefici per l’ottico italiano? Il 2013 è stato per noi un anno importante grazie al lancio delle lenti Transitions Signature VII, le uniche sviluppate sulla base di due brevetti esclusivi come la tecnologia molecolare Chromea7 e l’innovativo test di misurazione in condizioni di vita reale Life 360° messi a punto da Transitions Optical. Ancora oggi, infatti, siamo l’unica azienda ad avere un team di Ricerca e Sviluppo dedicato che si avvale di oltre 100 ricercatori. Un risultato così importante, ottenuto con grande impegno e dedizione, non poteva passare inosservato e, dunque, dimostrando ancora una volta la nostra spinta verso l’innovazione e le nuove frontiere tecnologiche, abbiamo deciso di lanciare World Lights by Transitions. Un’ampia realtà digitale che ha proprio la luce come chiave di volta, fondamentale nella percezione appieno di tutto ciò che ci circonda. Coniugando fotografia e tecnologia, World Lights by Transitions nasce con l’obiettivo di consentire a tutti gli utenti di vedere il mondo nella sua luce migliore. Abbiamo così pensato di introdurre un filtro dal nome Chromea7 che, simulando il miglioramento della percezione garantito dalla omonima tecnolo-
L'homepage del portale creato da Transitions Optical per gli ottici
gia brevettata, consente con un semplice click di ottimizzare qualsiasi foto caricata sul portale restituendo un’immagine colta nella sua luce migliore e priva di riverberi o bagliori che spesso non permettono di riprodurre la veridicità del ricordo immortalato. Proprio come se si indossassero le lenti Transitions Signature VII. World Lights by Transitions raccoglie, dunque, tutte le foto scattate creando una vera e propria mappa dei luoghi e creando inedite connessioni intorno al concetto di luce. Disponibile anche in versione di mobile app, per un accesso più istantaneo, World Lights by Transitions punta a coinvolgere ottici e optometristi e a dare loro uno strumento dinamico e interattivo per rendere partecipi i propri clienti finali. A loro, infatti, l’utilizzo della nuova piattaforma riserva molti vantaggi. Da un lato, consente di guadagnare miglia da spendere sul portale dedicato mytransitions.it, dall’altro si inserisce all'interno di una
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premi e iniziative strategia commerdiverse. Proprio di ciale più profonda recente abbiamo, per coinvolgere i ad esempio, lanpropri potenziali ciato il “mese del clienti di zona, ensocial”, con alcuni trando a far parte contenuti facebook di un dettagliato e attività social ad store locator su hoc dedicate agli base nazionale. ottici. Senz’altro World FondamentaLights rapprele è anche la senta un progetto formazione. divertente e inteQuali aggiorrattivo sul quale namenti offre abbiamo investito Transitions anche per accreall’ottico itascere nei clienti liano? finali l’interesse L'homepage del sito web www.transitionsworldlights.com Puntando sempre riguardo al marpiù sulla tecnochio Transitions logia e su un tipo di approccio digital abbiamo lanciato e generare curiosità circa le enormi potenzialità della tecnoa partire da giugno una sezione all’interno del portale logia fotocromatica alla base delle lenti Transitions. mytransitions.it interamente dedicata alla formazione. Concentrandosi sempre sull’online, quali sono Per noi la conoscenza delle lenti Transitions e di tutte le gli altri strumenti che l’ottico ha a disposiziopotenzialità dell’ampia gamma di prodotti che oggi siamo ne per creare traffico e fidelizzare il consumain grado di offrire è fondamentale. Essere ben informati tore finale? consente, infatti, di accrescere la sicurezza anche nei L’attenzione nei confronti di ottici e optometristi è da sempre confronti dei clienti e, di conseguenza, anche il business. fiore all’occhiello della nostra azienda. Ci impegniamo di Per questo, oltre alle brochure informative più tradizionacontinuo per far sì che essi non si sentano mai soli e che veli e ai già innovativi strumenti di marketing personalizzadano in Transitions un alleato perfetto per accrescere il proto e kit di dimostrazione, abbiamo pensato di sviluppare prio business, fidelizzare i propri clienti e acquisirne di nuovi. anche specifici mezzi di apprendimento online. Strumenti A tal proposito l’anno scorso abbiamo lanciato il portale web di formazione progettati per essere flessibili, interattivi e mytransitions.it, un vero e proprio “consulente digitale” su facili da usare, fruibili online attraverso il proprio pc comisura, dove ciascuno può creare il proprio account e scemodamente da casa o dal negozio. Da un lato moduli di gliere tra tutta una serie di servizi e supporti accuratamente e-learning, veri e propri corsi di formazione automatizzati studiati per individuare il materiale più adatto al proprio con spiegazioni e domande, dall'altro innovativi webinar, punto vendita e alle proprie esigenze. Materiali informativi e seminari online interattivi dove un nostro relatore prende Pop come brochure, leaflet, video, poster e pannelli personain esame alcune tematiche specifiche, offrendo la possilizzati, strumenti di marketing come campagne promozionali bilità di interagire in maniera istantanea via chat. In più, ad hoc per raggiungere potenziali clienti, via sms, e-mail proprio di recente, abbiamo studiato “Seven Questions”: o Facebook. O, ancora, innovativi kit dimostrativi tra cui un rapido quiz di 7 domande dopo la visualizzazione di lampade UV, torce e digital demo tool. Alcuni disponibili in un video sulle lenti Transitions che premia i più veloci download, altri da ordinare gratuitamente, altri ancora da con una Smart TV Samsung o un Tablet Samsung Gapagare tramite le miglia Transitions o, in alternativa, Paypal. laxy. Insomma, proprio non ci fermiamo mai: siamo già Le miglia Transitions, ad esempio, ottenute principalmente all’opera per individuare tante esaltanti novità per l’anno registrando i codici di autenticità delle lenti vendute, sono un prossimo con l’obiettivo di continuare a coinvolgere e renmezzo innovativo che abbiamo creato per premiare i risultati dere sempre più protagonisti ottici e optometristi. migliori con un supporto praticamente gratuito o, spesso, con
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LEONI: UNO “SCIENZIATO” A FIANCO DI STUDENTI E COLLEGHI Sono passati oltre 15 anni da quando nel luglio di una calda estate del 1998 ci lasciava Umberto, stroncato in tempi brevi da una malattia rapida e con poche speranze di Gianmario Reverdy*
U
mberto Leoni è stato per anni docente presso l'Istituto di Ottica G. Galilei di Milano e poi per oltre 10 anni anche dell'Istituto Superiore di Scienze Optometriche "Giuseppe Ricco": è stata una delle figure di primo piano nell'insegnamento dell'ottica nelle scuole milanesi. Non appariva spesso nei convegni o a parlare nei congressi di ottica, perché era schivo e poco avvezzo a comparire nelle assemblee pubbliche, ma era un vero studioso e un docente serio e molto competente, più a proprio agio in un laboratorio che nelle apparizioni pubbliche che ti danno visibilità e conoscenza nel mondo scientifico reale. Era uno studioso: serio, preparato e, soprattutto, appassionato al mondo dell'ottica, sempre disponibile per ogni problema e per cercare soluzione alle domande che dagli studenti e, spesso, dai suoi stessi colleghi gli venivano poste. Ci eravamo conosciuti nel lontano 1963, giovani periti ottici, entrambi
*Direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Optometriche di Milano dal 1989 al 2001
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Leoni durante alcune lezioni, seminari e incontri all'ISSO di Milano: siamo nella prima metà degli anni ’90, all’inizio dei quali il docente milanese aveva lasciato l’ITIS Galilei, dove aveva insegnato per quasi tre decenni, e si era dedicato con la medesima passione all’Istituto di specializzazione ottica e optometrica che faceva capo all’Acofis Assopto Milano
usciti dall'lTIS G. Galilei di Milano, lui diplomato qualche anno prima aveva già maturato esperienza nell'azienda, chiamati all'insegnamento nello stesso istituto che ci aveva diplomato. Iniziava così la nostra carriera d’insegnanti, Umberto destinato al laboratorio di misure ottiche dello stesso Galilei e io prima al laboratorio di fotografia e poi a quello di costruzioni ottiche. Sono stati anni di grande lavoro e di grande entusiasmo, giovani in un istituto prestigioso che poteva mettere a disposizione strumenti e documentazione per un arricchimento culturale e professionale che in breve tempo avrebbe poi dato i propri frutti. Il momento più interessante della nostra collaborazione venne qualche anno dopo, quando fui incaricato dell'insegnamento di ottica teorica e strumenti ottici proprio nel corso
dei periti industriali. Leoni fu al mio fianco con la sua competenza, la sua disponibilità e il suo incoraggiamento e mi facilitò molto in quel gravoso impegno affidatomi senza poterci pensare molto. Umberto era un tipo straordinario, sempre disponibile per ogni problema, di rara intelligenza e con una capacità di cogliere i problemi che ne ha sempre fatto un collega apprezzato e un professionista ricercato. Era il classico "scienziato", capace di stare su un argomento per ore e giorni fino alla sua soluzione, mai legato agli aspetti di riconoscimento economico: il suo grande amore era "l'ottica" in sé e per sé. Lasciai l'ITIS Galilei nel 1972 dopo nove anni di grande impegno, maturando molto professionalmente grazie alla sua competenza e soprattutto alla sua continua disponibilità.
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Anche dopo aver lasciato la scuola dei periti ottici, ma continuando a insegnare ottica presso i corsi per l'abilitazione alla professione, tornavo presso il laboratorio del Galilei per ogni problema che volevo approfondire con un collega capace e di sicura affidabilità e lo trovavo sempre pronto a studiare nuovi problemi e a discutere di ogni aspetto della materia. Leoni non trovò, purtroppo, tutti i riconoscimenti alla sua rara cultura presso quell'Istituto nel quale passò quasi tre decenni d’insegnamento fino agli inizi degli anni 90, quando, più per dissidi interni con la nuova e poco disponibile direzione dell'istituto, che per stanchezza di lavoro, decise di andare in pensione. Per anni comunque, incontrando presso i corsi per ottici alunni provenienti dal Galilei capii che anche molti fra gli studenti avevano ben
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Leoni insieme a un gruppo di studenti dell'ITIS Galilei di Milano, in occasione di una visita alla sede della Zeiss ad Aalen, nei pressi di Stoccarda, in Germania, nel 1971. A destra, un’altra gita professionale degli studenti dell'istituto tecnico milanese, accompagnati da Umberto Leoni: in questo caso la mèta era la struttura operativa dell'Agfa, a Monaco di Baviera
compreso che il vero esperto di tutti i segreti del laboratorio era proprio lui. Semplice e discreto, riusciva però sempre a far comprendere agli interlocutori le proprie capacità e la propria competenza. Se la presidenza dell'lTIS Galilei poco intelligentemente creò tutte le condizioni perché il professor Leoni lasciasse in anticipo l'insegnamento attivo, questo fu un grande vantaggio per l'ISSO "G. Ricco", che lo ha avuto immediatamente tra i più validi ed esperti collaboratori fino agli ultimi momenti della sua vita attiva. Presso l'istituto di scienze optometriche milanese ha tenuto per oltre dieci anni l'insegnamento di quegli strumenti ottici e oftalmici che sono sempre stati la sua grande soddisfazione e dei quali conosceva pregi, difetti e segreti, non solo in teoria, ma anche in tutti gli aspetti pratici e operativi. Leoni appassionava gli studenti facendo scoprire loro i molti segreti di tutti quegli apparecchi che si usavano poi nella pratica quotidiana del lavoro. Con questa passione che emergeva dalle sue lezioni molti
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studenti si rendevano conto che un professionista competente doveva conoscere anche il funzionamento degli strumenti che usava nel suo lavoro: infatti, in questo modo, potevano comprendere pregi e limiti degli strumenti stessi. Quante volte, davanti a uno strumento che non funzionava si aspettava che il professor Leoni lo aprisse, lo smontasse ed emettesse la propria diagnosi. Oggi forse pochi professionisti conoscono gli strumenti che usano anche perché ancora meno sono oggi le persone competenti in questo campo di insegnamento... Pur preparati dalla sua lunga malattia, la sua scomparsa così repentina ci lasciò sgomenti. Ancora, a distanza di anni, lo ricordo gioviale e un po' sornione raccontare in sala professori l'ultima barzelletta o lisciarsi la barba prima di affrontare un problema con colleghi o allievi. Spero che il suo ricordo sia ancora
Il docente milanese nella sede dell’ISSO insieme a due giovani professionisti di allora, oggi affermati esponenti del settore: in alto, Paolo Noli, responsabile legale di Federottica, e Sergio Cappa, docente presso la scuola civica di ottica di Milano, in via Quarenghi
vivo in chi lo ha conosciuto: le sue qualità umane e professionali oggi ci mancano, ma sono di esempio e sprone per proseguire il lavoro nel quale anche lui ha creduto e per il quale si è impegnato in tutti gli anni di at-
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tività. Sono convinto che i colleghi e gli studenti che lo hanno frequentato ritroveranno in queste poche parole la reale figura professionale e umana del caro Umberto. E, insieme a me, lo ricorderanno sempre.
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©2013 Intercast Europe S.r.l. Tutti i diritti riservati. IL LOGO NXT è un marchio registrato di Intercast Europe S.r.l. TRIVEX è un marchio registrato di PPG Industries Ohio, Inc.
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IL REDDITOMETRO AI RAGGI X Quarantamila avvisi d’incongruenza sotto forma di questionario sono pronti ad arrivare a casa dei contribuenti italiani: ecco cosa aspettarci dalla nuova campagna antievasione del Fisco
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’Agenzia delle Entrate ha precisato che i controlli in atto riguarderanno soltanto lo 0,1% dei 40 milioni di contribuenti che nel 2010 hanno presentato una dichiarazione dei redditi relativa all'anno d'imposta 2009, incongruente con le spese tracciate e di cui l'Amministrazione Finanziaria è a conoscenza grazie ai propri archivi (ad esempio spesometro, anagrafe dei conti corrente, ecc). Le lettere in partenza sono pertanto 35-40 mila. La spedizione sarà effettuata solo per le situazioni in cui tra il reddito dichiarato per l'anno d'imposta 2009 e le spese sostenute nello stesso periodo vi sia uno scostamento superiore al 20% e oltre i 12 mila euro annui. Il principio da cui parte l'Agenzia è che tutto ciò che è stato speso nel periodo d'imposta in questione dev’essere stato finanziato con redditi del periodo medesimo, fermo restando la possibilità per il contribuente di provare che le spese sono state finanziate con altri mezzi. L’Agenzia delle Entrate nella ricostruzione del reddito imponibile parte da due tipologie di dati: le informazioni che ha a disposizione nei propri archivi (ottenute, ad esempio, dalle dichiarazioni dei redditi, dagli atti di acquisto/locazione immobili o dall’acquisto di autovetture) e le medie Istat stimate per determinate classi merceologi-
che (alimenti, bevande, per cui non riesce ad avere un dato certo). Nella lettera in arrivo questa seconda categoria di spese non determinabili con certezza non saranno prese in considerazione, in quanto soggette a troppe variabili e difficilmente dimostrabili dal contribuente stesso. La comunicazione precederà un primo incontro tra i funzionari del Fisco e il contribuente che avverrà entro i 15 giorni successivi, in cui quest'ultimo dovrà fornire adeguate spiegazioni in merito alle proprie spese: ad esempio, potrà esibire redditi che non era tenuto a dichiarare in sede di dichiarazione dei redditi (ad esempio il possesso dei Bot) oppure dovrà dimostrare di aver finanziato le proprie spese attraverso disinvestimenti o risparmi accumulati negli anni. Se le giustificazioni saranno ritenute dall’Amministrazione Finanziaria opportune e sufficienti, la procedura si chiuderà, altrimenti scatterà l'accertamento con adesione. Appare imprudente fare finta di nulla: il Dl/78/2010, infatti, prevede, per chi non risponde, una sanzione variabile da 258 a 2.065 euro e oltre a ciò diventa automatica l'impossibilità di utilizzare le successive prove a propria difesa sia in fase amministrativa sia in fase giudiziaria. Come è strutturato l’avviso La lettera sarà divisa in due parti. La prima parte conterrà un prospetto in cui saranno riepilogate le spese di cui è a disposizione l’Amministrazione Finanziaria
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(grazie ai propri archivi) e le spese basate su dati certi (come il possesso di abitazione ovvero di mezzi di trasporto): al contribuente verrà data la possibilità d’integrare o modificare gli importi indicati dall’Agenzia delle Entrate. La seconda parte, invece, servirà al contribuente per indicare i saldi iniziali e finali dei suoi conti correnti bancari e postali nonché dei conti titoli, relativi all'anno 2009, utilizzando le risultanze degli estratti conto: ciò consentirà di dimostrare l’effettività del proprio reddito e come questo è stato speso; così, se si forniranno chiarimenti esaustivi, l'attività di controllo si chiuderà nell’immediato. Come “proteggersi” dal Redditometro Due sono le cose più importanti da ricordare per non farsi prendere alla sprovvista dallo strumento: pagare i propri conti attraverso strumenti tracciabili e conservare la documentazione di riferimento delle spese. Ad esempio, meglio conservare il rogito e i documenti relativi che dimostrino l'acquisto della casa e le relative spese di ristrutturazione. Lo stesso può dirsi per le spese mediche (di cui fanno parte le spese per occhiali da vista e altri prodotti ottici), soprattutto perché queste possono essere utilizzate in detrazione dalla dichiarazione dei redditi. In questo modo il contribuente riuscirà a dimostrare al Fisco la fonte della spesa e la coerenza di quest’ultima con la propria capacità contributiva.
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IL POMODORO DELLA COMUNICAZIONE L'ideale sarebbe comunicare in modo etico, senza nuocere a nessuno, cercando di dire cose che aiutino uno sviluppo positivo, con chiarezza e trasparenza, con una coerenza armonica tra le parole e i fatti: poche, piccole, semplici cose, come il piacere di mangiare una buona fetta di pane con un cucchiaio di olio genuino, un bel pomodoro appena colto, giusto un pizzico di sale
di Luisa Redaelli Communication consultant
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’estate ha portato molti fertili motivi di studio e di ricerca, sui pomodori e sulla comunicazione. I pomodori, aiutati dalle mani ispirate dell’Homo Faber, hanno dato soddisfazioni immense e il piccolo spazio del nostro orto è stato florido oltre ogni immaginazione. Le piante hanno raggiunto altezze incredibili, si sono comportate con vigore e intelligenza, andandosi a cercare sole, acqua e buona terra, per generare quantità sorprendenti di succulenti frutti rossi, che abbiamo regalato, cucinato, conservato: ogni mattina, il nostro raccolto, una gioia grande e stupefacente. La vita è fatta di semplici cose e quanta gratificazione nell’aver curato qualcosa di vitale, con una generosità di attenzioni condivisa e ricambiata! Era il nostro primo orto, abbiamo seguito l’istinto naturale e cercato d’intuire le esigenze delle piantine, osservandole, ascoltandole, odorandole,
toccandole. Abbiamo cercato un’armonia e ne siamo stati abbondantemente ricambiati. È l’essenza della comunicazione, per come la intendo io, in base ai miei studi, alle ricerche, alle esperienze professionali che perseguo. Una comunicazione efficace riesce ad armonizzare, genera una relazione interpersonale. Si dice che “in principio era la relazione”1, perché tutti noi ci realizziamo come persone quando entriamo in una logica di ascolto, di comprensione, di dialogo.
Nel monologo, nella filippica, l’altra persona diventa un oggetto, una merce, un mezzo. Nella comunicazione vera, fatta dalla circolarità dello scambio, s’impone il riconoscimento dell’interlocutore, quindi il rispetto. La comunicazione non è una tecnica, o, meglio, la comunicazione non si fa con le tecniche. Tutte le varie tecniche potrebbero essere utili, forse alcune anche valide, ma non potranno mai essere sufficienti. La comunicazione, è fatta di creatività,
1 Martin Buber (1868-1965), filosofo e teologo austriaco naturalizzato israeliano, poneva la relazione intersoggettiva come fondamento della vita umana
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di generosità, di consapevolezza di sé e dell’altra persona, di disponibilità e di presenza, di responsabilità attenta: regole e tecniche sono nulle se non vi sono valori umani di riferimento. L’efficacia comunicativa non è fatta di dialettica avvolgente, tecniche persuasive, manipolazione, strategie di controllo; la comunicazione non è pubblicità, propaganda, promozione. Una buona comunicazione parte dalla nostra visione del mondo e dei rapporti con gli altri, quindi dai valori umani nei quali ci riconosciamo, dalle nostre qualità di esseri umani. Un percorso formativo sulla comunicazione non può limitarsi alla trasmissione di tecniche e regole. La mia impostazione è che per imparare a comunicare in modo efficace occorra fare un percorso in noi stessi, prima di tutto, per capire bene come possiamo costruire una relazione, in base ai nostri meccanismi e sensibilità, e per intuire le dinamiche degli interlocutori. Solo avendo alla base un certo grado di consapevolezza personale potremo edificare una valida struttura comunicativa. Altrimenti è solo superficialità estemporanea. La mia convinzione è che un buon comunicatore è chi sente la responsabilità di ciò che vuole esprimere. La comunicazione di cui parlo io non è l’urlo, la piazzata, la parolaccia, la mistificazione. Io parlo di come si scioglie il sorriso, di come si accoglie la fragilità in un abbraccio, di quanto si possa essere determinati e gentili. Si dice che “il vero significato di un messaggio non è quello inviato ma quello ricevuto”, perché non possiamo dimenticare che il significato del nostro comunicare sta in quello che vi attribuisce l’interlocutore. Dobbiamo cercare di ottenere un risultato condiviso, quindi è meglio conoscere bene la modulazione di frequenza nostra e dell’ambiente. Per comunicare occorre approfondire la consapevolezza, il contatto con noi stessi, con le nostre emozioni, le nostre idee, accettando la responsabilità di gestirle,
offrendole agli altri con rispetto. Se siamo, come siamo, convinti che la comunicazione sia un atto di relazione, le domande da cui partire sono quelle che si riferiscono alla proiezione verso l’altro che portiamo in noi: chi è per noi l’altra persona? Come la vediamo? Cosa ci aspettiamo da lei? Come ci avviciniamo a lei? Come ci influenza? Quali emozioni si ingaggiano in noi e fra di noi? E così via, per un confronto consapevole con il nostro equilibrio emotivo, per un dialogo chiaro con il nostro primo interlocutore, noi stessi. La comunicazione può essere poetica, quando magicamente suscitiamo atmosfere avvolgenti. La comunicazione può essere sintetica, quando rispettiamo i tempi di tutti: uno dei più intelligenti giornalisti che mai abbiano scritto, Indro Montanelli, diceva che “quando un concetto è ripetuto due volte, una è di troppo”. La comunicazione può essere magnetica, quando coinvolgiamo e avvinciamo chi ci ascolta; può essere estetica, quando esprimiamo il discorso con un’armonia riconosciuta di forma e sonorità; può essere energetica, se abbiamo e trasmettiamo vigore e forza; fonetica, come facevano i futuristi, suscitando i concetti con i suoni, oppure quando generiamo un ritmo musicale; ipotetica, se vogliamo trasportare le supposizioni, e così via, antitetica, cinetica, paritetica, ecc. Sono tutte modalità, modulazioni di frequenza, da ricercare e utilizzare con la consapevolezza del contesto, persone e ambiente. La radice comune non vi sarà sfuggita: è etica. Io sono arciconvinta che prima di tutto voglio comunicare in modo etico, la comunicazione efficace, nella mia impostazione è un fatto di valori. Senza abusare i termini e logorarli, so per certo che alcuni fra i principi guida per me sono di non voler nuocere a nessuno, cercando di dire cose che aiutino uno sviluppo positivo, con chiarezza e trasparenza, con una coerenza armonica tra le parole e i fatti. Poche, piccole, semplici cose, come il
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piacere di mangiare una buona fetta di pane con un cucchiaio di olio genuino, un bel pomodoro appena colto, giusto un pizzico di sale.
ODE AL POMODORO …e sopra il tavolo, nel mezzo dell'estate, il pomodoro, astro della terra, stella ricorrente e feconda, ci mostra le sue circonvoluzioni, i suoi canali, l'insigne pienezza e l'abbondanza senza ossa, senza corazza, senza squame né spine, ci offre il dono del suo colore focoso e la totalità della sua freschezza. PABLO NERUDA (1904 – 1973), uno dei più importanti poeti del secolo scorso, vincitore del Premio Nobel nel 1971
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IL CONTROLLO DELLA CONGIUNTIVA NEI PORTATORI DI LAC MORBIDE La ricerca si è concentrata soprattutto sull’interazione tra le lenti e la struttura corneale, come la vascolarizzazione, gli infiltrati, l’edema e lo staining epiteliale, mentre il rapporto con la congiuntiva non è stato finora altrettanto approfondito
di Francesco Sala docente di Optometria e Contattologia Istituto B. Zaccagnini Optometrista S.Opt.I. Iscritto al Registro dell’Optometrista Magistrale
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tale osservazione è realizzata con il biomicroscopio lampada a fessura (LaF). Esaminiamo, quindi, alcuni aspetti che occorrono per descrivere le risposte congiuntivali durante l’uso delle LaC morbide, con la finalità di individuare alcuni suggerimenti per la gestione dell’applicazione.
urante l’impiego delle lenti a contatto (LaC) morbide uno degli aspetti di maggiore rilievo è quello di mantenere costante un livello accettabile di comfort per il tempo d’uso: è quindi normale che per un portatore la “comodità” delle LaC debba arrivare fino al termine della giornata. Quest’obiettivo non è sempre facile da raggiungere e spesso, a fine giornata, il grado di tollerabilità diminuisce sensibilmente1: infatti la riduzione di comfort rimane una delle motivazioni peculiari che spingono l’ametrope ad abbandonare questo sistema correttivo. La ricerca ha spesso concentrato un grande sforzo sull’interazione tra le lenti e la struttura corneale, ad esempio studiando condizioni come la vascolarizzazione, gli infiltrati, l’edema e lo staining epiteliale, che rimangono aspetti di grande importanza, mentre il rapporto con la congiuntiva non è stato altrettanto approfondito. L’influenza delle LaC morbide sulla congiuntiva è caratterizzata da diversi fattori dove vengono riportati2 dei cambiamenti del tessuto e dei sintomi di discomfort; tuttavia non è del tutto chiaro se le modifiche a carico della congiuntiva sono la causa della diminuzione di tollerabilità durante l’uso delle lenti a contatto3. Quando il professionista vuole approfondire la risposta della congiuntiva durante il porto delle LaC è indispensabile valutare il grado di cambiamento del tessuto nel tempo e
Pieghe congiuntivali, Lid Parallel Conjunctival Folds (LIPCOF) Le pieghe della congiuntiva indicate con l’acronimo di LIPCOF vengono descritte per la prima volta da Hoh4 nel 1995 e definite come delle pieghe che si distribuiscono parallelamente lungo il bordo del margine palpebrale superiore e inferiore; inoltre possono interessare la superficie nasale e temporale della congiuntiva bulbare. L’autore nello studio4 analizza 267 soggetti che lamentano sintomi di secchezza oculare, ai quali dopo un’attenta valutazione viene diagnosticata la condizione di occhio secco, e nel lavoro individua un’altissima incidenza della LIPCOF senza però trovare una correlazione con l’età. Nelle conclusioni riferisce che la LIPCOF può incrementare significativamente in quelle situazioni caratterizzate da sintomi di secchezza oculare. Questa condizione viene osservata mediante la LaF impiegando la tecnica dell’illuminazione diffusa o del parallelepipedo in luce bianca e il biomicroscopio è regolato con ingrandimenti elevati (ad esempio 25X), come è osservabile nella figura 1.
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gruppo di controllo: in particolare vengono selezionati 50 soggetti senza sintomi con una condizione della superficie oculare normale (gruppo di controllo) e 50 con segni e sintomi di secchezza oculare. Al termine del lavoro individua una LWE nel secondo gruppo con un’incidenza dell’88% (22% di grado 1,46% di grado 2 e 20% di grado 3) rispetto al primo dove la percentuale è del 16% (14% di grado 1,2% di grado 2 e 0% di grado 3): nelle conclusioni viene sottolineato che la LWE di grado 2 o superiore si presenta nei soggetti con secchezza oculare 16 volte di più rispetto al gruppo di controllo e, di fatto, rappresenta un segno importante nel quadro complessivo di questa condizione. Per quanto riguarda i portatori di LaC morbide che lamentano sintomi di secchezza oculare viene evidenziata una correlazione7 statisticamente significativa con la LWE (figura 2): probabilmente l’attrito conseguente a una lubrificazione insufficiente tra la zona del lid wiper e la superficie della LaC rappresenta la causa di maggiore rilievo8.
Figura 1. Pieghe della congiuntiva parallele al margine palpebrale osservate nella zona della congiuntiva bulbare temporale inferiore con altezza superiore a 0.20mm (grado 3) 5
I lavori5 svolti sull’argomento hanno reso possibile l’individuazione di un metodo per la classificazione della LIPCOF in base al numero e all’altezza delle pieghe osservate durante l’indagine strumentale (vedi tabella 1); in aggiunta la capacità di individuare una condizione di secchezza oculare aumenta quando viene effettuata la somma del punteggio dell’area nasale e temporale rispetto a quella di una sola zona. Inoltre6 le pieghe delle congiuntiva parallele al margine palpebrale vengono spesso correlate con l’epiteliopatia nella zona indicata con il termine di “lid wiper”.
Figura 2. Punteggiatura del margine palpebrale superiore osservata mediante l’impiego della fluoresceina (immagine a) e del verde di lissamina (immagine b) 3
La valutazione7 del margine palpebrale viene effettuata originariamente mediante la fluoresceina e il rosa bengala, mentre Varikooty10 nel 2008 sostituisce con successo il secondo colorante con il verde di lissamina. La metodica10 adottata per osservare la sezione del lid wiper comprende due instillazioni di fluoresceina separate da un periodo di 3 minuti e, dopo un minuto dall’ultima instillazione, viene valutato il margine palpebrale superiore mediante la LaF (figura 2, immagine a): proiettando la luce blu e inserendo il filtro giallo per incrementare il contrasto, mentre l’ingrandimento introdotto nel biomicroscopio è di circa 10X. Successivamente8,10 viene introdotto il verde di lissamina per una seconda osservazione (figura 2, immagine b), impostando la LaF in luce bianca con lo stesso ingrandimento. La punteggiatura del margine palpebrale viene classificata8,10 in funzione della lunghezza (tabella 2) e della larghezza (o altezza sagittale, tabella 3), dove la media del grado di “colorazione” con la fluoresceina e il verde di lissamina vengono sommati per calcolare lo stadio della LWE.
Tabella 1. Classificazione 5 della LIPCOF in base al numero e all’altezza delle pieghe
Punteggiatura del margine palpebrale, Lid Wiper Epitheliopathy (LWE) Nel 2002 Korb7 introduce il termine di “lid wiper” per descrivere la zona della palpebra superiore che ha il compito di spargere la lacrima sulla superficie corneale e questa sezione si colloca tra la linea di Marx e la piega sottotarsale8: quando è individuata l’epiteliopatia del lid wiper (LWE) si fa riferimento alla perdita di integrità delle cellule epiteliali. Il lavoro pubblicato dall’autore9 nel 2010 individua che la LWE viene riscontrata frequentemente nei soggetti che presentano sintomi e segni di secchezza oculare rispetto al
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idratanti nelle LaC sono due aspetti che hanno l’obiettivo d’incrementare la bagnabilità di superficie e, quindi, di migliorare il risultato finale. Rimane fondamentale da parte del professionista dare importanza al significato dei cambiamenti della congiuntiva nel tempo legati all’uso delle lenti morbide, per meglio comprendere e sviluppare delle strategie d’intervento; in aggiunta è necessario sottolineare3 che le modifiche della congiuntiva durante il porto delle LaC non sono ancora studiate in modo esaustivo e necessitano di ulteriori approfondimenti. Le nuove tecnologie nel campo dei materiali, ad esempio gli agenti idranti, hanno il compito di ridurre il più possibile l’interazione della lente con la superficie oculare e di migliorare il comfort durante l’utilizzo di questo sistema correttivo.
Tabella 2 Classificazione 8 della punteggiatura orizzontale nella sezione del lid wiper considerando la zona che va dal puntino lacrimale fino al canto esterno dove: grado 0 (assente), grado 1 (leggero), grado 2 (moderato) e grado 3 (grave)
Bibliografia 1. Martin R, Sanchez I, de la Rosa C et al. (2010) Differences in the daily symptoms associated with the silicone hydrogel contact lens wear. Eye Contact Lens 36, 49–53. 2. Begley C G, Riggle A, Tuel A J et al. (1990) Association of giant papillary conjunctivitis with seasonal allergies. Optom Vis Sci 67, 192–5. 3. Keir N, Woods J, and Sickenberger W. (2010) The Conjunctival Response to Soft Contact Lens Wear: A Practical Guide. Optometry in Practice 2010 Volume 11. 4. Hoh H, Schirra F, Kienecker C et al. (1995) [Lid parallel conjunctival folds are a sure diagnostic sign of dry eye.] Ophthalmologe 92, 802–8. 5. Sickenberger W, Pult H, Sickenberger B et al. (2000) LIPCOF and contact lens wearers – a new tool to forecast subjective dryness and degree of comfort of contact lens wearers. Contactologia 22, 74–9. 6. Pult H, Purslow C, Berry M et al. (2008). Clinical tests for successful contact lens wear: relationship and predictive potential. Optom Vis Sci 85, E924–9. 7. Korb D R, Greiner J V, Herman J P et al. (2002) Lid-wiper epitheliopathy and dry-eye symptoms in contact lens wearers. CLAO J 28, 211–16. 8. Korb D R, Herman J P, Greiner J V et al. (2005) Lid wiper epitheliopathy and dry eye symptoms. Eye Contact Lens 31, 2–8. 9. Korb D R, Herman J P, Blackie C A et al. (2010) Prevalence of lid wiper epitheliopathy in subjects with dry eye signs and symptoms. Cornea 29, 377–383. 10. Varikooty J, Srinivasan S, Jones L et al. (2008) Atypical manifestation of upper lid margin staining in silicone hydrogel lens wearers with symptoms of dry eye. Cont Lens Anterior Eye 31, 44-6.
Tabella 2 Classificazione 8 dell’estensione nella sezione del lid wiper considerando l’area compresa tra la linea di Marx e la piega sottotarsale: grado 0 (assente), grado 1 (leggero), grado 2 (moderato) e grado 3 (grave)
La valutazione finale8 individua il grado di epiteliopatia del lid wiper: da 0.25 a 1.0 è di grado 1 (leggero), da 1.25 a 2.0 è di grado 2 (moderato) e da 2.25 a 3.0 (grave); sostanzialmente la stadiazione varia da 0.25 a 3.0 con un incremento possibile di 0.25 unità. Conclusioni Ragionevolmente la gestione3 della LIPCOF e della LWE sono abbastanza simili: di fatto si tratta d’incrementare la stabilità del film lacrimale e di diminuire l’attrito tra la palpebra superiore e la superficie oculare o la lente a contatto. L’impiego dei sostituti lacrimali e l’introduzione di agenti
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Più vicini ai tuoi occhi Le motivazioni che spingono un consumatore all’utilizzo di lenti a contatto sono di vario tipo: in primis, di carattere estetico-pratico (diminuisce la dipendenza dall’occhiale), permettendo lo svolgimento di attività naturali, come quelle sportive. Poi ci sono motivazioni legate a difetti refrattivi complessi e insidiosi: ad esempio l’astigmatismo, che, se non corretto con la modalità più adatta, può generare nel portatore sintomi come mal di testa, visione sfocata, ecc... Ma come scegliere la giusta lente a contatto?
La ricerca della semplicità e della comoda gestione di porto stimola l’industria contattologica italiana al continuo aggiornamento di materiali, geometrie, adeguamento del blister, per lenti innovative, sempre sul mercato, a uso giornaliero, mensile, quindicinale. Nasce così la nuova Torica Schalcon. Pensata e costruita con una geometria particolarmente corneoconforme, ideale per i portatori astigmatici. Visione stabile, nitida e chiara grazie alla geometria asferica a controllo
dell’aberrazione. La sua geometria, con ispessimento della base e assottigliamento della zona superiore e la riduzione della massa con spessori omogenei su tutta la superficie, permette alla lente di avere un’eccellente stabilità rotazionale, ottenendo performance applicative notevoli su tutta la gamma dei poteri disponibili. Costante, inoltre, è il suo rifornimento di ossigeno. Caratteristiche che fanno di questa torica un’ottima lente, che va a completare la gamma dei prodotti made in Italy di Schalcon.
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IL CONCETTO DI COMPLIANCE I frequenti drop out nei confronti del porto di una lente a contatto non sono soltanto causa di un’eccessiva esposizione oculare agli elementi conservanti contenuti nelle soluzioni manutentive, bensì molto spesso a tempi di porto e frequenze di rimpiazzo non rispettate
di Marco Tovaglia Contattologo
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vicino di sdraio, rappresenta purtroppo una condizione frequente che tocca molteplici ambiti. Ad esempio, diversi studi hanno evidenziato come il 38% dei pazienti con il diabete di tipo II trascuri i propri regimi insulinici, il 40% non assuma i farmaci prescritti loro per l’osteoporosi (Boccuzzi e colleghi 2005) e il 35% dei soggetti con glaucoma non utilizzi le gocce per mantenere sotto controllo la pressione intraoculare (Diatlein 2005). La carente attenzione verso l’osservanza delle direttive impartite e il trascurare le necessarie terapie per la cura di una specifica affezione possono portare all’aggravamento della stessa se non, addirittura, in alcuni casi alla morte. Anche il nostro mondo non è esente da casi di non compliance da parte dei portatori di lenti a contatto, ma, fortunatamente, le conseguenze più gravi, come la cheratite batterica, sono poco frequenti. Il fatto stesso, però, che tali conseguenze nefaste per l’occhio siano relativamente manifeste, tende a rafforzare nel portatore il comportamento da anarchico nei confronti delle importanti raccomandazioni a lui impartite durante la fase conoscitiva e di consegna delle proprie lenti a contatto. Un buon professionista applicatore non lesina mai informazioni e avvertenze, dando a queste ultime un’importanza principe nel corso della procedura
gosto, il mese del meritato riposo dopo un frenetico e intenso anno di lavoro, diviene un momento in cui è inevitabile l’incontro con gente nuova che condivida con noi anche solo la semplice area di spiaggia adiacente al nostro ombrellone. Anche se non direttamente interessati dalle conversazioni, non si può fare a meno di cogliere, con una velata forma di distrazione, discorsi imbastiti tra amici, parenti o semplici conoscenti occasionali. Durante tali dialoghi capita di cogliere spunti di riflessione interessanti. In uno di questi momenti sono stato incuriosito, e a tratti preoccupato, per una dissertazione in cui uno degli interlocutori asseriva di non essere stato assolutamente ligio alle raccomandazioni fattegli dal proprio medico curante riguardo a una terapia da seguire: non solo, quindi, non era stata seguita la linea d’azione suggerita, sicuramente con tanto scrupolo dal medico, ma, soprattutto, c’era da parte del paziente una vena di orgoglio nel suo comportamento. Questa condotta mi ha richiamato alla mente la tanto discussa compliance, ovvero il rispetto da parte del paziente delle regole impartitegli dal professionista che lo ha visitato. La non compliance, come nel caso del nostro
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informazioni che ricevono all’atto della consegna non sono difficili da ricordare e, soprattutto, rappresentano un utilizzo occasionale e pertanto non soggetto ad atteggiamenti volti a sfruttarne il più possibile il prodotto (Dumbleton e colleghi 2009). I frequenti drop out nei confronti del porto di una lente a contatto non sono, quindi, solo causa di un’eccessiva esposizione oculare agli elementi conservanti contenuti nelle soluzioni manutentive, bensì molto spesso a tempi di porto e frequenze di rimpiazzo non rispettate. Visione scarsa, discomfort, secchezza oculare sono tutte condizioni collegabili all’utilizzo prolungato di lenti a contatto e riconducibili anche a scarsa assiduità nella frequentazione dei gabinetti optometrici cui poter segnalare determinate sintomatologie e poterne prevedere il trattamento con le opportune contromisure. La non compliance potrebbe, a ogni modo, essere sintetizzabile secondo tre elementi-causa principali: 1) quanto i portatori siano stati in grado di comprendere i tempi di porto giornalieri e la frequenza di rimpiazzo relativa al prodotto; 2) ciò che loro in effetti preferiscono comprendere in funzione della personale convenienza; 3) se riescano a ricordarsi di prevedere un lasso di tempo nella loro vita frenetica, per poter dedicare le necessarie attenzioni alla gestione delle proprie lenti a contatto. Un dato che mi ha incuriosito, in una di queste indagini relative alla compliance, riguarda le istruzioni fornite dal professionista al portatore e, soprattutto, la mancanza di un controllo di quanto raccomandato. Per controllo intendo non necessariamente l’osservanza delle regole da parte di chi indossa le lenti a contatto, cosa assolutamente auspicabile, quanto la conoscenza piena da parte degli applicatori delle caratteristiche di ciò che viene consigliato. È, infatti, emerso che il 49% degli specialisti contattologi abbia consigliato lenti con destinazione d’uso quindicinale come ausili da poter utilizzare per quindici volte o che, spesso, non ne conosca affatto la specifica frequenza di sostituzione consigliata dal produttore. Ovviamente questo tipo di erroneo messaggio, oltre che rappresentare un pericolo nel contrarre infezioni oculari anche serie, produce confusione e un volàno d’informazioni erronee, che possono essere ritrasmesse dal portatore stesso a coloro che potrebbero essere intenzionati a avviare un percorso nuovo nel porto di lenti a contatto. Per poter avvicinare sempre più il portatore all’attenzione nel rispetto delle procedure
di adattamento dell’ausilio a contatto. Personalmente, già dalle prime fasi di incontro con un potenziale portatore neofita, mi soffermo molto sulle istruzioni per la manutenzione, sottolineando l’importanza di una corretta procedura e i tempi e le modalità di utilizzo del dispositivo a lui destinato, più che a descrivere le caratteristiche delle lenti a contatto che consegnerò. Leggendo qua e là riguardo il concetto di compliance o, se vogliamo non compliance, ho trovato diversi studi in cui si tratta questo argomento, comprendendo anche sondaggi diretti ai portatori stessi. In uno di questi survey, a 645 portatori di lenti a contatto è stato chiesto di fornire risposte a domande inerenti la frequenza di sostituzione delle lenti (non daily-disposable) e, per non inquinare i risultati del sondaggio, sono stati invitati a completarlo a casa. Per non far capire loro che si trattasse di domande relative al porto di lenti a contatto e la frequenza di sostituzione a esse correlata, sono stati aggiunti interrogativi che hanno riguardato anche altri argomenti, come telefoni cellulari o prodotti per la cosmesi. Il risultato di questo tipo di indagine ha portato i ricercatori alla considerazione che i pazienti necessitino, in generale, di essere maggiormente informati ed educati. Un fondamentale topic emerso riguarda la fase preliminare di detersione delle mani, precedente all’atto dell'inserimento e rimozione delle lenti: soltanto il 56% dei portatori, nel territorio in cui è stata condotta l’indagine (America), ha dichiarato di lavarsi le mani prima di procedere alla gestione delle proprie lenti a contatto. Considerando che una scarsa igiene delle mani rappresenta la causa della maggior parte di contaminazioni infettive anche oculari, constatare che da tale pratica sia esente totalmente il 44% dei portatori mette in evidenza il fatto che si tratti di un dato certamente preoccupante. Un altro elemento dove la non curanza delle raccomandazioni la fa da elemento principe è il rispetto della frequenza di sostituzione delle lenti a contatto, in particolar modo le morbide disposable. Sempre cogliendo lo spunto da considerazioni, del tutto opinabili, in cui il portatore asserisce che pur avendo “sforato” nei tempi di rimpiazzo previsti dal costruttore e sottolineati dall’applicatore non sia mai successo nulla, si assiste sovente a una sorta di autogestione nelle modalità di utilizzo di una lente, tali da rappresentare un vero potenziale pericolo. In questo, prendendo sempre il dato dal sondaggio, sono molto più attenti i portatori di lenti daily disposable, poiché le
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intervistate ha risposto di lavare frequentemente il contenitore portalenti con acqua del rubinetto calda o bollente, mentre il 19% lo fa addirittura nella stessa modalità ma con temperatura fredda. Il percepito di tali procedure non considera l’acqua del rubinetto come qualcosa di “sporco”, bensì un metodo depurativo economico insostituibile. Dopotutto, secondo Susan Kovacich, responsabile di questo sondaggio, l’acqua del rubinetto la utilizziamo per bere, lavare gli alimenti e per igiene personale. Quando consigliamo di lavare il contenitore, dice la stessa ricercatrice, dobbiamo essere estremamente precisi nell’indicarne la modalità, poiché la detersione prevede per l’utente finale, in automatico, l’assunto dell’utilizzo di acqua del rubinetto. Soltanto il 26% di coloro che hanno risposto al suo survey ha dichiarato di lavare il contenitore con frequenza giornaliera, mentre la media è stata di 2/3 volte la settimana con uno su tre dei soggetti intervistati che ha confermato di farlo una volta al mese o, addirittura, mai. Qual è, quindi, il giusto comportamento da far seguire al portatore, tornando alla necessità di osservare un linguaggio comune? L’intervallo ideale è ancora sconosciuto. L’FDA americana raccomanda il rimpiazzo ogni 3-6 mesi, mentre alcuni professionisti suggeriscono la sostituzione ogni 1/3 mesi. Le attuali soluzioni uniche forniscono in omaggio anche il contenitore portalenti, associazione intelligente se si pensa che il consumo di prodotto avviene con tempistica mediamente mensile e soggetto, con il riapprovvigionamento, all’adozione di un nuovo contenitore ogni volta. Un altro elemento dove la compliance vacilla riguarda le soluzioni manutentive: tappi non chiusi dei flaconi, se non addirittura invertiti tra loro tra umettanti, detergenti, saline o conservanti o, nella peggiore delle ipotesi, ritravasati poiché il flaconcino vecchio rappresenta uno strumento più pratico da tenere in borsa. Anche la modalità di impiego delle soluzioni manutentive stesse rappresenta un punto nodale nella compliance e nel poter garantire sicurezza verso il portatore di lenti a contatto. Pochi sono avvezzi alla pratica del rubbing, ovvero lo sfregamento delle lenti morbide (le più inclini alla contaminazione batterica) nel palmo della mano con soluzione unica. Questa procedura se attuata anche solo per una quindicina di secondi dopo la rimozione delle lenti può, di per sé, rappresentare già il 70-80% della disinfezione, poiché risulta estremamente efficace l’asportazione mediante il procedimento meccanico di frizione (Kilvington and Lonnen, 2009). L’indicazione “No-Rub” riportata in passato su molte soluzioni multipurpose ha lasciato molti portatori di Lac in uno stato di confusione procedurale.
manutentive e della frequenza di rimpiazzo, sono state create svariate applicazioni per i più comuni smartphone, ormai un inseparabile strumento della nostra quotidianità. Il mercato mondiale della telefonia riporta il dato previsionale di 1,4 miliardi di possessori di smartphone alla soglia del 2015 e circa 500 milioni di questi li utilizzerà anche come strumento di monitoraggio del proprio stato di salute. Ottima soluzione, quindi, non soltanto per ricordare il raggiunto momento di rimpiazzo delle lenti a contatto in uso, bensì anche come metodo d’informazione relativamente a modalità di gestione manutentiva, novità nel campo di prodotti ancor più performanti o comunicazioni dirette da parte del proprio contattologo. Il mondo sta velocemente cambiando anche sotto l’aspetto tecnologico e la necessità è, quindi, quella di adeguarsi prontamente nei confronti di tale evoluzione. Parliamo ora di contaminazione di lenti a contatto e contenitori, riguardo errate abitudini nell’uso di questi due elementi: quante volte vi sarete sentiti chiedere se si possano utilizzare le lenti a contatto in piscina ma, soprattutto, sentirvi rivolgere tale interrogativo dopo che l’atto sia già accaduto? In uno studio di Choo del 2005 si è constatato che il 96% delle lenti a contatto indossate per almeno 30 minuti in piscina hanno subìto una forte contaminazione da agenti patogeni comparata, invece, al 19% di chi non le ha utilizzate durante il nuoto. La semplice precauzione di utilizzo di un occhialino da nuoto da indossare con le Lac o l’adozione di lenti monouso può fortemente ridurre tale impatto. Anche nei confronti della gestione del contenitore portalenti vi è una condizione di totale confusione sia nelle tempistiche di rimpiazzo sia nella modalità di detersione e manutenzione periodica. Il 53% delle persone
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Per risolvere il problema della compliance bisogna, quindi, per prima cosa capire quali possano essere le cause: i portatori non capiscono le istruzioni, ignorano le stesse poiché ritengono che in ogni caso nulla di grave possa capitare loro non rispettandole oppure le dimenticano o le procrastinano. Quando un portatore non capisce le istruzioni del clinico è necessaria una conseguente maggior informazione: io stesso mi rendo conto che, pur essendo convinto di aver ben comunicato tempi di porto e modalità di gestione delle lenti a contatto consegnate al portatore, questo si comporti al primo controllo di routine come se non le avesse mai ricevute. Anche la semplice raccomandazione di venire all’appuntamento di controllo con le lenti indossate fino al periodo di tempo raggiunto secondo la tabella di adattamento, viene disconosciuta, presentandosi con le lenti nel contenitore e con indosso l’occhiale. In compenso, talvolta, mi capitano portatori che all’appuntamento non solo si presentano con le lenti indossate dal numero di ore previste per quel tipo di controllo, ma anche con la borsetta contenente tutto il corredo dei liquidi manutentivi forniti all’atto della consegna, quasi a temere che il clinico nel suo studio non li possieda per poterglieli fornire al momento del bisogno. Per coloro che ritengono che tutte le precauzioni suggerite non siano importanti, un buon deterrente verso questo comportamento può essere quello di mostrare immagini significative di infezioni oculari importanti. Paradossalmente i migliori portatori in termini di compliance sono gli utenti della fascia tra gli 8 e i 15 anni: seguono le indicazioni del contattologo, gestiscono correttamente e con scrupolosa attenzione la fase manutentiva e indossano le lenti con la giusta moderazione e nelle modalità appropriate. Tra i 16 e i 25 anni, invece, si registra il maggior numero di fenomeni di infiltrati corneali, segno di eccessivo uso, in termini di ore quotidiane, delle lenti e con molta probabilità di trascuratezza delle procedure di igienizzazione delle stesse. In questo caso il professionista deve considerare la soluzione più economica in termini di gestione, ma che possa rappresentare, nel contempo, la frequenza di rimpiazzo più veloce. Infine, per ciò che riguarda l’aspetto legato alla mancanza di tempo dovuta alla frenesia della propria vita e il procrastinare, quindi, alcuni aspetti importanti nella conduzione della stessa, come la gestione delle lenti a contatto, è necessa-
rio adottare metodi di richiamo dell’attenzione mediante l’utilizzo di nuove tecnologie come la posta elettronica, sms o app per smartphone. Da tutto ciò emerge in ogni caso, un coinvolgimento e una responsabilizzazione del professionista, che deve gestire attentamente le indicazioni e le raccomandazioni da fornire al portatore, monitorandone frequentemente lo stato di apprendimento ed il rispetto delle stesse, al fine di evitare che una banale incomprensione possa trasformarsi in una problematica seria dai danni anche irreversibili.
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BLUECONTROL, CATEGORIA DI LENTI IN CONTINUA ESPANSIONE I positivi riscontri sul nuovo trattamento di Hoya a protezione dalla luce blu spingono i clienti a chiederne un utilizzo ancora più ampio, per raggiungere un più vasto target di utilizzatori
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a protezione dalla luce blu sta dando risultati incoraggianti: soddisfazione di gran parte dei portatori di occhiali che hanno provato BlueControl e maggiore consapevolezza del problema. Lo confermano alcuni clienti che hanno puntato da subito,
di Angelo Magri
cioè dal lancio nella primavera scorsa, sul nuovo trattamento di Hoya. Specificando, peraltro che ci sono ancora margini di miglioramento e di penetrazione, ad esempio tra gli emmetropi. «Siamo stati tra i primissimi ad aver scelto BlueControl e finora il riscontro è stato positivo – afferma Paolo Morelli, seconda generazione
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dell’omonimo punto vendita di Legnano, attivo da 26 anni nell’ottica e da mezzo secolo nella gioielleria – Chi sta molte ore davanti al computer, come quelli che lavorano in ufficio o i più giovani, ci chiedeva aiuto per via dell’affaticamento visivo e delle ripercussioni dell’effetto luminoso del monitor. Anzi, BlueControl sarebbe molto utile
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GENITTI: LA PROTEZIONE DALLA LUCE BLU PUÒ AVVICINARE OFTALMOLOGI E OTTICI Non siamo di fronte a un fenomeno patologico profondo, ma a qualcosa che può contribuire, nel tempo, ad alimentare situazioni critiche come la cataratta o la maculopatia. «La luce blu è una patologia della superficie oculare, che crea affaticamento, rossore o secchezza oculare, in virtù anche di un cambiamento dello stile di vita, che ha portato a un forte e repentino aumento dell’utilizzo di tablet e smartphone, anche su fasce di età molto basse». Così Germano Genitti, oftalmologo, direttore della Fondazione Banca degli Occhi di L’Aquila, alla quale fanno riferimento Abruzzo e Molise, spiega il motivo per cui proprio in questa fase storica si discute sempre più spesso di protezione dalla luce blu nociva. «I dispositivi digitali oggi largamente utilizzati ne producono dal 40% al 60% in più rispetto alle normali sorgenti – spiega l’oculista abruzzese – Ecco perché le aziende di lenti oftalmiche stanno spingendo sui trattamenti che possano garantire una protezione». Genitti è intervenuto alla convention Hoya di New York del maggio scorso per illustrare agli ottici italiani presenti i rischi della luce blu e le conseguenze, anche in termini di costi sociali, sulla popolazione. Per la fine del 2013 l’oftalmologo aquilano sta lavorando con la stessa Hoya all’organizzazione di un meeting che coinvolga i migliori professionisti, tra oculisti e ottici, del medio Adriatico e li metta a confronto sul tema. «È importante avvicinare le due categorie professionali sui sistemi di protezione dalla luce blu, così da avviare anche un’attività comune di educazione visiva al pubblico finale», ricorda Germano Genitti, oftalmologo di L’Aquila, direttore della locale Fondazione Banca degli Occhi Genitti.
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anche per coloro che ametropi non sono: oggi il trattamento è previsto come lente da costruzione, per cui penalizza, in termini di prezzo, gli emmetropi che potrebbero, invece, esserne interessati o anche chi porta una monofocale. Comunque BlueControl garantisce all’ottico l’opportunità di offrire un servizio in più alla propria clientela». Anche Luca De Giglio, terza generazione di una storica famiglia di ottici di Bari, con tre negozi nel capoluogo pugliese, è convinto che il gap economico su lenti che non siano di costruzione condizioni oggi la diffusione di BlueControl presso gli utenti finali, facendolo percepire come un po’ troppo costoso. «Si tratta peraltro di un passaggio inevitabile per un prodotto appena messo sul mercato, con il tempo la situazione non
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Al centro Silvana Bergamini, figlia del fondatore dell’omonima insegna, Genemore Bergamini, tra la figlia Eliana Soprani, optometrista, e il nipote Andrea Bergamini, ottico
può che migliorare – dice De Giglio – Sotto il profilo tecnico il trattamento è ottimo, tutti gli utilizzatori ne hanno saggiato i benefici. Inoltre è uno strumento a elevato valore aggiunto per il centro ottico». Il professionista
Da sinistra: Andrea e Paolo Morelli, titolari dell’Ottica Morelli a Legnano
pugliese è convinto che scatteranno anche l’emulazione e la concorrenza da parte di altri fornitori e questo non può che giovare al mercato. «Tuttavia chi traccia una strada di solito è anche colui che ottiene il miglior risultato finale e Hoya è stata pionieristica sia nella difesa dalla luce blu sia, un anno fa, nelle applicazioni per iPad». Silvana Bergamini, figlia del fondatore di un’altra insegna storica, avviata oltre 60 anni fa a Saronno, in provincia di Varese, giunta già alla terza generazione, sta utilizzando BlueControl soprattutto sulle lenti indoor. «È molto indicato sul vicino e sull’intermedio, mentre può risultare agli occhi del cliente finale eccessivamente costoso se si abbassa il livello di correzione, ad esempio su una monofocale – sottolinea Bergamini – Comunque lo
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riteniamo un trattamento innovativo ed è sempre utile proporre alla clientela qualcosa di nuovo: meglio ancora, poi, se dietro c’è un’azienda come Hoya che ci supporta nelle proposte di vendita».
Da sinistra, Luca De Giglio con il padre Nicola, in uno dei tre omonimi centri ottici di Bari
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RODENSTOCK: UN FILO DIRETTO PER CREARE CULTURA… A FAVORE DELL’OTTICO L’azienda di lenti e montature ha lanciato un nuovo servizio di assistenza al consumatore finale attraverso un numero verde dedicato con cui contattare un esperto oftalmico
di Nicoletta Tobia
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l servizio Linea Diretta lanciato da Rodenstock «rientra nel più ampio discorso del Sistema Better Vision ed è “incastonato” nel primo tassello, quello cioè che mira a creare interesse nel consumatore per generare traffico nel punto vendita», afferma Grazia Livia, Trade & New Media Manager di Rodenstock Italia. Questo primo tassello, da cui prende avvio l’intero sistema, parte dalla strategia digital e social ideata dall’azienda, che prevede la creazione di una piattaforma multimediale, l’utilizzo di Facebook, blog e newsletter e lo sviluppo di app dedicate con l’obiettivo di creare un contatto diretto con il consumatore proprio là dove questi cerca l’informazione, in modo da arrivare più preparato alla ricerca dell’occhiale. «Il nuovo servizio telefonico, insieme alla strategia social messa in pista dal 2011 ma sistematizzata e ripensata secondo criteri più funzionali dal 2012 – spiega Livia - individua un percorso organico strutturato dall’azienda grazie al quale i consumatori possono reperire le informazioni in maniera diretta: il risultato è creare interesse, cultura sul mondo delle lenti oftalmiche e del benessere visivo in modo da condurli a un centro specializzato, in un circolo virtuoso
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Grazia Livia, Trade & New Media Manager di Rodenstock Italia. Nella pagina precedente, la campagna del nuovo servizio al consumatore finale
«Rodenstock ha attivato il nuovo servizio di risposta ai più diversi quesiti dei consumatori mettendo a disposizione un esperto oftalmico – spiega la professionista - Attraverso il numero verde dedicato 800.088.204 gli utenti possono porre domande e ricevere in tempo reale spiegazioni immediate e competenti in merito alle lenti oftalmiche. Il servizio è attivo dal lunedì al venerdì, dalle ore 10 alle ore 18, e prevede anche la possibilità, quando l’operatore è occupato, di essere richiamati al proprio recapito». Per far conoscere ai consumatori il nuovo numero verde l’azienda ha sviluppato una campagna web, articolata attraverso i social network più qualificati, sempre più frequentati e luoghi accreditati di opinioni condivise. Facili punti di informazione del servizio sono in particolare la pagina ufficiale Rodenstock Italia su Facebook, la community interamente dedicata al mondo degli occhiali e del benessere visivo e il sito internet istituzionale dell’azienda, piattaforma interattiva e ricca di contenuti dove trovano spazio informazioni e news utili sul tema dell’oftalmica e sul brand. Accedendo al portale e seguendo un percorso di navigazione intuitivo, l’utente può anche contattare l’azienda compilando un semplice form.
che ha come obiettivo l’acquisto dell’Occhiale Perfetto, ossia della migliore soluzione visiva personalizzata, e la valorizzazione della professionalità dei nostri partner». Dal contatto in ambiente web, e ora tramite il nuovo servizio, il portatore di occhiali è infatti stimolato a recarsi nei See Better Center, dove l’ottico, avvalendosi del metodo, lo sottoporrà a una serie di esami oggettivi e soggettivi e rileverà i parametri individuali utilizzando gli strumenti tecnologicamente all’avanguardia e i software Rodenstock. Lo affiancherà poi nella scelta della lente e della montatura per arrivare alla consegna del nuovo occhiale nell’elegante Presentation box, accompagnandolo dunque in tutte le fasi del percorso Better Vision. «Si tratta, in sostanza, di uno strumento in più in chiave di marketing che diamo agli ottici per rispondere alle esigenze dei clienti» commenta, Grazia Livia. Se dunque il punto chiave è generare attenzione sul brand e creare cultura per valorizzare il professionista, vediamo nel dettaglio come è strutturato il servizio Linea Diretta, un progetto completo di assistenza e di informazione che si propone di fornire ai clienti tutti gli strumenti e le conoscenze necessarie per un acquisto consapevole.
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ZEISS, IL 3D DI EYELENS “RIVOLUZIONA” LA CONSULENZA ALLA VENDITA Carl Zeiss Vision presenta un’applicazione che rende possibile su iPad sia la simulazione degli spessori della lente sia l’innovativa “vista attraverso” a cura della redazione
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arl Zeiss Vision oggi offre il pacchetto «più avanzato di realtà aumentata, composto da più applicazioni per iPad, sviluppate con l’obiettivo di offrire ai propri clienti uno strumento tecnologicamente innovativo nell’ambito della consulenza alla vendita e la proposta di prodotti ad alto valore per migliorare l’approccio al cliente e creare una memorabile esperienza d’acquisto – spiegano dalla sede di Castiglione Olona - Per Zeiss offrire una consulenza personalizzata e completa è il primo passo per una scelta consapevole e ottimale della migliore soluzione oftalmica. Grazie alla simulazione degli spessori, dopo averne indicato i parametri e selezionato il materiale disponibile, è possibile ottenere in pochi secondi i valori di spessore minimo e massimo al bordo e di simularli punto a punto su tutta la lente. Il tutto semplicemente toccandola nel punto desiderato. Per facilitare la dimostrazione ci sono, inoltre, una comoda funzione zoom, che permette di toccare la lente nel punto desiderato, e la possibilità di ruotare la lente di 360° per meglio valutare gli spessori». La funzione più innovativa di EyeLens 3D è la visione attraverso la lente. «Il sofisticato software di calcolo, prendendo in considerazione la
prescrizione del paziente, i parametri di costruzione della lente e il materiale selezionato, simula con un buon livello di fedeltà ciò che il portatore vedrebbe indossando la lente – dicono ancora alla Carl Zeiss Vision Italia - Tutto questo non si basa su parametri o caratteristiche standard, ma è personalizzato sul catalogo prodotti Zeiss, il brand premium del mondo Carl Zeiss Vision. Queste caratteristiche rendono EyeLens 3D unico al mondo, uno straordinario strumento di marketing volto a comunicare ai clienti finali i vantaggi di una tipologia di lente rispetto a un’altra di minor valore. Mostrare i benefici del prodotto lente oftalmica è sempre stata la parte più complessa della proposta di vendita, utilizzando EyeLens 3D da oggi sarà più facile spiegare perché per prescrizione con elevata miopia o ipermetropia la scelta migliore è un alto indice o
I risultati della nuova applicazione EyeLens 3D di Zeiss
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una geometria asferica/individuale, come mostrare i benefici di una lente progressiva o di una lente OfficeLens. Oltre che dare la possibilità di presentare i plus dei trattamenti, come l’antiriflesso, le colorazioni e le lenti fotocromatiche». Il pacchetto completo EyeLens si compone di due principali applicazioni: EyeLens RealView 3D, per chi non si accontenta di raccontare le differenze fra una lente e l’altra, ma vuole farle vivere e mostrare le lenti scelte proprio come saranno, ed EyeLens Centration, per chi vuole superare i limiti della centratura tradizionale manuale e catturare l’attenzione, con un sistema moderno e innovativo. Alle app EyeLens è possibile affiancare il software i.demo di Zeiss, che aiuta a condurre la vendita, accompagnando il cliente dal primo saluto di benvenuto fino alla scelta finale della migliore soluzione oftalmica.
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N4 2012
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Sono un ottico. Porto avanti il mio centro da anni, ma penso al futuro, a come nella mia professione
stiano diventando sempre piĂš importanti gli aspetti imprenditoriali:
marketing, comunicazione, acquisti e offerte commerciali.
Per questo ho scelto di fare parte di una grande insegna glocal, per
www.opti.de/en/tickets
poter accedere a servizi di alto livello
senza fare il passo piĂš lungo
e senza correre il rischio
di essere assorbito da una
catena, sapendo di restare
fedele a me stesso
e nello stesso tempo
Potrete vedere che cosa riserva la nuova stagione, trovare nuove ispirazioni, scoprire i segreti del successo. Il mondo dell’ottica e dell’occhialeria si dà appuntamento a opti 2014 per gettare uno sguardo sul futuro. Lasciatevi sedurre dal fascino e dal dinamismo di questa manifestazione unica!
diventare piĂš
GRANDE. Contatto: MONACOFIERE, Via Bernardo Rucellai, 10, 20126 Milano (MI), Tel. (+39) 02 36537854, Fax (+39) 02 36537859, visitatori@monacofiere.com, www.monacofiere.com
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