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N12013 SOMMARIO Mensile dedicato al mondo degli occhiali, della vista, della visione e della percezione visiva Gennaio 2013 numero 1 www.b2eyes.com In copertina: Hoya www.b2eyes.com
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Direttore Responsabile Angelo Magri Redazione B2Vision Via Ripamonti 44 - 20141 Milano Tel. 02 36638601 - Fax 02 36638600 Francesca Tirozzi f.tirozzi@b2vision.com Direzione generale Luciano Cristiano cel. 334 6970786 l.cristiano@b2vision.com Pubblicità advertising@b2vision.com Editore B2Vision Via Ripamonti 44 - 20141 Milano Tel. 02 36638601 - Fax 02 36638600 Art Direction Meloria Stampa Mediagraf S.p.a. Viale della Navigazione Interna, 89 35027 Noventa Padovana (PD)
B2TRADE Editoriale Un paese (e un settore) per vecchi? 3 Il punto Non tutto il male vien per nuocere 5 Strategie e mercato Il 2013 dal punto di vista della distribuzione: la sua mutazione 6 Il 2013 dal punto di vista dei consumatori: il profilo delle cose che verranno 8 Attualità Sarà il Mido delle “prime volte” 12 Lac, il business è trainato dal silicone hydrogel 14 Norme delle professioni non regolamentate e Registro dell’Optometrista Magistrale: simmetria di principi 16 Federottica: stop al nome Assopto e apertura ai collaboratori 20 Vision Group Academy, completato il roadshow sulla sicurezza 23 Amarcord Se avessi passato quell’esame da fotografo… 25 B2STYLE Moda Passione Barocco 32 Colore d’inverno 34 Neo Dandy 36
B2EXPERT Legale Caso Marcuglia: nessun “abusivo svolgimento della professione medica” 38 Consulente Cosa cambia con la legge di stabilità 2013 42 Meditazioni Specchio delle mie brame, come lo vendo l’occhiale più bello del reame…? 44 Formazione Vision up-to date: parola d’ordine, interdisciplinarietà 48 Lab La valutazione delle lenti a contatto multifocali 50 B2TECH Lenti oftalmiche Hoya Faculty: in Italia la versione evoluta 54 In Zeiss Academy tutto il know how del brand 58
Registrazione presso il Tribunale di Milano N. 293/2009 in data 17 giugno 2009 Registrazione R. O. C.: 18653 € 1,80 - Copia omaggio
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EDITORIALE
UN PAESE (E UN SETTORE) PER VECCHI?
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erlusconi 76, Monti 69, Bersani 61, Ingroia 53. Lo scenario dei leader alle elezioni politiche del 24 e 25 febbraio mostra un quadro anagrafico allarmante. Persino il movimento più giovane e innovativo che si sia mai visto da molti decenni a questa parte ha alle spalle un “padre” di 64 anni, come Grillo. Del resto, chi aveva proposto rottamazioni e ricambio generazionale, tipo Renzi, ne è uscito sconfitto. Sembra che siano soltanto i giovani a chiedere un rinnovamento anagrafico, mentre chi detiene il potere, ma anche molti di coloro che potrebbero influenzarlo, cioè gli elettori, appaiono timorosi e spaventati: il momento attuale richiede esperienza, non è il caso di affidarci a gente inesperta o sprovveduta… e via con considerazioni di questo genere. Fermo restando che la data di nascita, da sola, non è ovviamente sufficiente a garantire qualità e competenza, appare altrettanto evidente che la gioventù porti con sé energie, idee e risorse nuove, oggi più che mai necessarie. Anche nell’ottica ci avviciniamo a un appuntamento elettivo importante: il rinnovo dei vertici di Federottica, la principale associazione al dettaglio del settore, in programma a giugno. In questo numero il presidente uscente, Giulio Velati, pur senza anticipare alcun nome, abbozza l’identikit del proprio successore. Che,
tra le varie caratteristiche, difficilmente avrà un’età giovane. Ci vuole prima di tutto una buona dose di esperienza – afferma - per sapersi muovere nei meccanismi associativi e per affrontare le dinamiche settoriali. Inoltre i giovani – sostiene ancora Velati - non sempre dispongono del tempo necessario per dedicarsi all’attività sindacale. Tanto che la scelta più probabile, anche se il toto-nomine è ancora lontano da venire, s’intravede già: quella di un professionista tra i 40 e i 50 anni, non certo “vecchio” quindi, ma già da tempo inserito nella struttura associativa. Un po’ come è stato fatto per l’Albo degli Ottici Optometristi, che prima di Natale ha portato sul gradino più alto Andrea Rattaro. La consuetudine alle stanze del potere, tuttavia, non rischia di consumare quella dose di freschezza, addirittura di spregiudicatezza, che la vera, se non la meglio, gioventù assicurerebbe? A fine febbraio su scala nazionale, a giugno a livello settoriale vedremo se prevarranno le soluzioni più estreme e meno classificabili negli schemi a noi noti; o se, per contro, avrà la meglio quella sorta di “usato sicuro”, che di certo non uscirà dal solco della continuità (nella migliore delle ipotesi) o della mediocriAngelo Magri tà (nella peggiore).
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Prodotto e distribuito da: EG BRANDS - 24126 Bergamo - Via Ponti, 22 - Tel. 035 0331011 - Fax 035 0331012 - info@egbrands.it
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IL PUNTO
NON TUTTO IL MALE VIEN PER NUOCERE
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ire che i problemi che hanno attraversato l’ottica nel difficile anno appena trascorso siano equivalsi alle febbri che ci prendevano da ragazzi e ci facevano alzare dal letto più alti di cinque centimetri è sicuramente eccessivo; ma è anche vero che quello che non era successo, in termini di trasformazione e ammodernamento del sistema distributivo, negli ultimi decenni si è ora messo in moto. Le difficoltà del maggiore e più antico gruppo distributivo italiano sono servite a mettere in luce come il successo per i retailer sia sempre più appannaggio di chi copre meglio e più aggressivamente quel “miglio verde” che va dal prodotto al consumatore e non si limita a vivere nel suo segmento specialistico, produzione, ingrosso o distribuzione della filiera. Su questo principio si sono costruite tutte le grandi marche della moda/abbigliamento e dintorni ed è stato efficacemente applicato da Luxottica che, entrando nel capitale di Salmoiraghi&Viganò, ha chiuso la porta del mercato nazionale alla concorrenza e ha probabilmente fissato un punto di partenza per una sua presenza più incisiva nella distribuzione ottica europea. Gli analisti di Borsa hanno, più o meno unanimemente, escluso che Luxottica abbia a temere reazioni da parte della distribuzione. Questa valutazione è condivisibile, atteso che la distribuzione nazionale è ancora troppo frazionata, tradizionale e priva di capacità negoziali per organizzare il dissenso. Proprio per questo motivo, e senza che a ciò sia stato attribuito un particolare significato, il peso delle catene è notevolmente cresciuto in questi anni post 2008 e sta introducendo un approccio più retail in tutto il sistema, a partire dal peso che vi hanno le marche e la comunicazione. Ad apportare altri stimoli al rinnovamento sarà, senza dubbio, la nuova normativa delle professioni non regolamentate che, sottraendo l’ottico al tormentone dell’ottico/optometrista, libererà energie per inquadrare, dall’interno e su basi condivise, la professione dell’optometrista e consentirà di concentrare l’attenzione sul tema centrale dell’ottica: diventare propositivi e tornare a crescere. Infine, l’ingresso di un fondo in Marcolin, dopo quello di Hal Investments in Safilo, segna probabilmente la fine dell’epopea dei gruppi familiari agordini e cadorini, da cui la multinazionale Luxottica si è allontanata da tempo, e conferirà un profilo più internazionale alla nostra occhialeria, requisito indispensabile per restare competitivi in quelle parti del Danilo Fatelli mondo dove esistono ancora reali prospettive di crescita.
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STRATEGIE E MERCATO
IL 2013 DAL PUNTO DI VISTA DELLA DISTRIBUZIONE: LA SUA MUTAZIONE Cinque anni di difficoltà stanno forzando la distribuzione a ricercare nuove modalità di rapporto con un consumatore sempre più povero e impaurito. Cosa succede in Europa
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a distribuzione, ma naturalmente non solo, si troverà ad affrontare nel 2013 l’aggravarsi delle tendenze involutive emerse dopo il 2008 che hanno comportato una flessione, non sempre e non per tutti, delle vendite, ma certamente un processo di downgrading del mix dei prodotti venduti, un’accentuazione della pressione promozionale, un maggiore atteggiamento selettivo dei consumatori che sta rimettendo in discussione anche vincoli di fedeltà consolidati, nuovi problemi societari (l’applicazione della legge 62, sottraendo un reddito caratteristico ai bilanci della distribuzione, avrà lo stesso effetto di una nuova tassa) e organizzativi con il personale. In effetti, se si esaminano a fine 2012 i risultati delle vendite e delle principali leve di marketing della distribuzione, intesa come sistema e includendovi, quindi, tutti i settori e tutti i canali, si ha un’oggettiva difficoltà a cogliere le tendenze lungo le quali il cambiamento procede, sia perché i risultati che si riscontrano si collocano comunque in un quadro di generale tendenza involutiva, sia perché nel breve ciclo avviato dal 2008 a oggi i risultati delle singole componenti del mercato difficilmente hanno avuto andamenti univoci e inequivocabili. Ciononostante, alcune linee di ten-
di Danilo Fatelli
L’ottica, con la farmacia e la profumeria, finisce con l’entrare nel mirino delle medie e grandi superfici del largo consumo, com’è successo in misura modesta in Italia con gli ipermercati, ma in modo più massiccio in Inghilterra dove i reparti di ottica sono presenti nelle farmacie o in Spagna nei Grandi Magazzini: nella foto, la farmacia in un supermercato inglese, Tesco
denza che vanno oltre la naturale evoluzione delle pratiche commerciali emergono e fanno prefigurare un cambiamento sostanziale dell’assetto della distribuzione nei prossimi anni. Europa e stallo dei consumi Nella storia della distribuzione in Europa due paesi, Francia e Regno Unito, hanno svolto il ruolo di innovatori e di guida nella ricerca di nuovi concept e di format di successo in tutti i canali distributivi, ottica inclusa, che esportano ancora oggi in tutto il mondo, a settant’anni dalla nascita dell’era della distribuzione moderna. Le insegne di questi due paesi sono ancora le più
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efficaci nel modulare i loro assetti commerciali e organizzativi in funzione dei mutamenti del mercato e dell’economia e hanno introdotto innovazioni, che, pur se attuate con modalità diverse da paese a paese e da settore a settore, seguono linee strategiche comuni e soprattutto hanno un obiettivo comune: fronteggiare la flessione dei consumi dilatando le occasioni di contatto con la clientela e, quindi, le opportunità di vendita, nella consapevolezza che lo sviluppo del giro d’affari è possibile solo con la creazione di nuovi punti di vendita e/o con la sottrazione di vendite alla concorrenza.
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Integrazione merceologica Nella distribuzione moderna gli schemi e i limiti merceologici sono saltati da tempo, il fatto nuovo e sempre più diffuso è la presenza del commercio specializzato all’interno dei grandi despecializzati, inserito in reparti che nulla hanno a che fare con la configurazione preesistente del punto di vendita. Nei punti di vendita di prossimità, piuttosto che nei distributori di benzina dei centri città o nei centri di conurbazioni periferiche, è stata inserita l’offerta di cibi e bevande pronte per il consumo, in concorrenza con la ristorazione veloce. L’idea comune in tutte le insegne della distribuzione moderna è che se un cliente trova comodo o rassicurante spendere e consumare abitualmente in un punto di vendita/insegna, allora gli si può vendere tutto quello che si è in grado di offrire. L’ottica, con la farmacia e la profumeria, finisce così con l’entrare nel mirino delle medie e grandi superfici del largo consumo, com’è successo in misura modesta in Italia con gli ipermercati, ma in modo più massiccio in Inghilterra dove i reparti di ottica sono presenti nelle farmacie o in Spagna nei Grandi Magazzini. Il negozio specializzato inserito in questi contesti ne assume i comportamenti commerciali per quanto riguarda prezzi, promozioni e marche. La distribuzione ottica di tutta Europa ha integrato la sua offerta con reparti di audiometria e, in Inghilterra, con ambulatori dove si eseguono pratiche mediche e chirurgiche. Dilatazione degli orari di vendita Nel nostro paese l’obiettivo di servire in ogni momento la clientela è stato ricercato e voluto con la normalizzazione delle aperture nei giorni festivi, domenica inclusa. In altri paesi, a mio parere a ragione, si è scelta piuttosto la strada del prolungamento degli orari. Le aperture di tredici/quattor-
dici ore sono prassi comune per le grandi superfici, ma anche l’ottica non si discosta di molto da questi orari. Ricerca di nuovi mercati di consumo Naturalmente questo è un tema di fondo per la distribuzione in cerca di sviluppo del proprio business. Quello che si vuole segnalare è come alcune opportunità di consumo siano connesse ai cambiamenti sociali in atto. Ad esempio in tutta Europa la presenza di persone extracomunitarie si sta dilatando: se a Londra un abitante su due è extracomunitario, a Milano il rapporto fra extracomunitari (sono più di duecentomila) e italiani è di uno su sei. Queste persone hanno difficoltà ad accostarsi alla distribuzione specializzata in genere e all’ottica in particolare non solo per la difficoltà di esprimere in italiano i loro bisogni visivi. Si tratta di potenziali clienti con i quali potrebbe essere utile (qualcuno lo ha già fatto) entrare in contatto. Adozione di comportamenti concorrenziali esasperati A parte l’utilizzo di pubblicità comparative esplicite è diffuso il ricorso all’utilizzo di iniziative promozionali altrui basate sul principio: “se un certo sconto te lo dà il mio concorrente te
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lo do anch’io”, fino al rimborso delle differenze di prezzo. Asda, branch inglese di Wal-Mart, sul web offre un servizio di confronto dei propri prezzi con quelli della concorrenza diretta e rimborsa la differenza se il suo prezzo non è inferiore del 10 per cento di quello segnalato. Anche nell’ottica ci sono catene che fanno sconti ai clienti che vanno da loro con le prescrizioni dei concorrenti. Tutta la distribuzione ottica moderna offre pacchetti promozionali importanti che toccano tutti o molti settori di offerta, compresi gli occhiali da sole. Il commercio via web Tutte le forme di commercio specializzato hanno trovato sul web opportunità di sviluppo. In Francia una fetta importante del mercato dei prodotti di contattologia passa per Internet: in generale questo canale facilita il superamento di ostacoli e limitazioni di vendita. Tutte le catene ottiche europee sono presenti sul web. Qualunque sia la soluzione che si ritiene opportuno adottare ciò che è certo è che l’immobilismo non paga mai, ma soprattutto può risultare fatale in cicli economici fortemente perturbati.
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STRATEGIE E MERCATO
IL 2013 DAL PUNTO DI VISTA DEI CONSUMATORI: IL PROFILO DELLE COSE CHE VERRANNO
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Redigere il bilancio, al di là della sua funzione legale e fiscale, costituisce un momento di riflessione su quanto accaduto e quanto potrà accadere nelle imprese
l profilo delle cose che verranno era il titolo dell’editoriale di un mensile di economia della distribuzione fondato e diretto da due persone, Sparvoli e Dilettoso, che hanno inventato, con il fenomeno Bar Giornale, la “free press”, tipologia di prodotto editoriale cui appartiene anche b2eyes magazine. Ripropongo questo titolo non per tentare, come si faceva in quella rubrica, di profilare il futuro, ma, viceversa, per confessare la difficoltà, oggi, a stilare una prognosi dei problemi che affliggono, in molti campi, il nostro tempo; ma poiché pensare al futuro è inevitabile per chi spera di averne uno, cercheremo di decifrare alcuni dei segnali che si sono materializzati nel 2012 nell’ambito delle componenti economiche e sociali che interferiscono direttamente con il sistema distributivo. Le fortune del terziario, sistema a cavallo fra la produzione vera e propria e il consumatore, sono affidate alla quantità e qualità delle merci e dei servizi che pone sul mercato e all’efficacia delle modalità con cui ciò avviene, entro i limiti di spesa dipendenti dalla disponibilità di reddito che hanno i consumatori e dalla loro voglia di spendere, atteso che, facendo ricorso al credito al consumo, possono spendere anche quello che non hanno.
di Danilo Fatelli Le coordinate macro Le informazioni sul preoccupante andamento dell’economia sono diventate un rituale mediatico quotidiano, come la comunicazione degli incidenti stradali a Ferragosto o il rincaro dei libri scolastici alla riapertura delle scuole. Chi deve difendere un budget familiare, come fanno milioni di uomini e donne o come fanno per le proprie imprese oltre 8.000 titolari di centri ottici, ha grandi difficoltà a distinguere fra le notizie che riguardano in qualche modo la sua attività e altre che la toccano, forse, ma da lontano, come per esempio l’andamento dei titoli di Borsa. Qui cerchiamo di fare una sintesi dell’andamento
di ciò che incide più direttamente sui consumi, cioè sulle vendite e sulla redditività dell’impresa ottica specializzata. I dati sull’andamento di quegli indicatori economici che sovente vengono definiti barometri dell’economia segnano, purtroppo, tutti il brutto tempo. Il reddito prodotto dal paese chiuderà il 2012 con un meno 2,2/2,4% sull’anno precedente, il peggiore risultato che si sia verificato da molto tempo. Ciò succede dal 1990, con il risultato che in questo lasso di tempo la capacità di risparmio delle famiglie, uno dei punti di forza del nostro paese, si è ridotta del 60 per cento. Il che sta a dire che le persone, le famiglie, le
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aziende e tutto il sistema paese hanno avuto a disposizione meno risorse da spendere o investire. Inevitabilmente questo si è ripercosso sui consumi, che sono arretrati ancora di più, appesantiti dall’inflazione che è tornata a superare la soglia del 3 per cento. Logicamente in uno scenario così configurato le aree critiche sono quelle che entrano prima e di più in sofferenza. Ad esempio il divario Nord Sud si va accentuando, l’indice dei consumi reali nel 2011 rispetto al 1995 era cresciuto di 10,6 punti al Nord contro i 7 al Sud, ma su una base di partenza che vedeva il Nord disporre di un valore pro capite dei consumi pari a 1,5 volte quello del Sud. Quale profilo ha il consumatore degli anni di crisi? Tralasciamo di approfondire l’andamento degli altri indicatori
macro, perché non farebbero che confermare le indicazioni tratte da quelli esaminati. Pescando, invece, le informazioni in quei settori del largo consumo che dispongono di dati puntuali sull’andamento delle vendite dei diversi settori e di ricerche attuali sul consumatore per cercare di coglierne le reazioni di fronte a questa situazione, fatta di circostanze reali e di timori per il futuro, si riesce a descrivere un quadro comportamentale e di tendenze piuttosto nitide, da cui emerge un italiano molto preoccupato, che consuma di meno per cercare di costruirsi un tesoretto contro i rischi di un futuro incerto. Scendendo nel dettaglio dei dati disponibili e sempre tenendo conto delle grandi differenze di reddito, usi e consuetudini di spesa che si registrano fra Nord e Sud, fra grandi e città e
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provincia, ma perfino fra periferia e centro delle grandi città per cui tutte le informazioni debbono essere contestualizzate nell’ambiente in cui si vive, si apprende che i consumatori, abbandonate le euforie consumistiche ante 2000, si sono fatti più razionali il che vuol dire che: • limitano gli acquisti per ridurre gli sprechi; • acquistano più prodotti a marchio del distributore; • acquistano più prodotti in promozione; • vanno meno al ristorante e in vacanza; • usano meno la macchina; ma nello stesso tempo non vogliono rinunciare alla qualità e allora: quasi 13 milioni di persone ogni giorno accedono in rete e un terzo lo fa per controllare e confrontare prezzi e promozioni prima di acquistare. Mentre il punto di vendita diventa il riferimento delle proprie scelte a misura del rapporto fiduciario che si instaura, che deve però accettare e tenere conto di: • continue verifiche orizzontali; • condivisione del rapporto di clientela con i concorrenti scelti per ragioni diverse, quali la comodità, la qualità dell’ambiente, la specializzazione e, naturalmente, la convenienza. La domanda che ci poniamo è: riuscirà il nostro eroe/consumatore/ cittadino a difendere il tesoro della qualità del proprio tenore di vita? Chi e come pagherà il prezzo di questa difesa? Il problema per tutti, negozi piccoli, grandi, tradizionali e catene, è di sapersi adeguare al “profilo” del nuovo consumatore che emerge dalla pratica quotidiana, oltre che dagli studi di settore e dalle analisi delle vendite, e aiutarlo a sopravvivere finché non torni (?) il sereno.
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In queste pagine, scorci dell’edizione 2012 di Mido
SARÀ IL MIDO DELLE “PRIME VOLTE” Novità assolute dell’edizione 2013, l’avvio nella giornata di sabato e il Frecciarossa dedicato agli ottici italiani. Un gradito ritorno, invece, l’Otticlub. L’obiettivo? Tenere testa alla crisi, soprattutto del mercato interno, e confermare i numeri dell’anno scorso, sia in termini di espositori sia di buyer
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di Angelo Magri fondamentale per il settore. In partenza alle 7 domenica 3 marzo da Roma Termini, farà tappa a Firenze e a Bologna, per arrivare in poco più di 3 ore alla stazione di Rho Fiera, all’interno del quartiere fieristico. In serata il ritorno verso la capitale con le stesse fermate. Un servizio completamente gratuito che sarà possibile prenotare collegandosi al sito web di Mido. Avete stretto intese con associazioni o gruppi di ottici per favorirne l’utilizzo del treno e, quindi, l’afflusso in fiera? Prima di lanciare l’iniziativa “Un treno per Mido” ci siamo confrontati con i più importanti organismi rappresentativi della categoria, concordando sulla necessità di favorire logisticamente la visita a Mido per gli ottici della Penisola. Siamo in contatto continuo per condividere idee e per sostenere iniziative che favoriscano la partecipazione alla fiera. Nell’edizione 2012 lo spazio Otticlub fu un successo: che caratteristiche avrà quest’anno
un mese circa dalla nuova edizione di Mido, in programma a Fieramilano Rho dal 2 al 4 marzo, Cirillo Marcolin, presidente della più grande manifestazione fieristica del settore, svela e motiva le principali novità che i clienti del nostro paese troveranno nelle tre giornate di lavori. Che tipo di riscontro vi aspettate da un’iniziativa come quella dell’alta velocità RomaMilano per attirare gli ottici italiani? Ci aspettiamo che venga accolta con entusiasmo dagli ottici e i riscontri che abbiamo finora ricevuto sembrano confermarcelo. Siamo in assoluto la prima fiera italiana a mettere a disposizione un treno completamente gratuito per raggiungere il Salone, un segno d’attenzione importante per il target principale di visitatori della nostra fiera. In un momento in cui il mercato interno ha il freno a mano tirato, gli ottici rappresentano un interlocutore
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e che tipo di eventi sono, al momento, già contemplati? L’Otticlub è stata una delle novità più apprezzate della scorsa edizione e si conferma anche per il 2013 come punto di riferimento all’interno di Mido. Anche in questo caso siamo stati precursori nel mettere a disposizione degli ottici uno spazio così funzionale e articolato, un’area per incontri con aule dedicate a workshop, seminari di aggiornamento professionale e prove pratiche. Il calendario degli appuntamenti è in via di definizione, ma sarà ancora più ricco della prima edizione e, appena completato, sarà disponibile online nelle prossime ore. Vi aspettate un incremento di visitatori dal ritorno al primo weekend di marzo e, soprattutto, alle giornate sabatolunedì? Mido ha deciso di tornare al primo weekend di marzo, con inizio per la prima volta il sabato, per una scelta strategica, frutto di una necessaria valutazione del panorama fieristico, nazionale e internazionale. Abbiamo risposto a una richiesta delle aziende espositrici e al tempo stesso, per prendere questa decisione, abbiamo anche valutato i risultati dell’edizione 2012 in termini di visitatori. Chi mi conosce sa che non mi piace azzardare previsioni. Quello
che posso dire è che stiamo lavorando con grande intensità perché ci si possa quantomeno assestare sui livelli dello scorso anno. Tra i gruppi di lenti oftalmiche alcuni importanti espositori hanno confermato la defezione avviata lo scorso anno: ritenete preoccupante questo trend? Ovviamente ci dispiace che abbiano confermato la scelta di non partecipare. Ritengo che sia più frutto di una strategia aziendale dovuta alla congiuntura - e quindi non definitiva - volta a razionalizzare i propri costi, piuttosto che una decisione maturata nei confronti della manifestazione. Le aziende produttrici di lenti oftalmiche rappresentano un comparto importante della filiera dell’occhialeria. Con loro stiamo mantenendo un dialogo e un confronto continuo per poter soddisfare le esigenze di coloro che continuano a dare fiducia a Mido, ma soprattutto con l’obiettivo di recuperare quei pochi che quest’anno hanno fatto altre scelte. Qual è, invece, la situazione degli spazi occupati nelle montature, sia fashion sia di design? Come ogni anno ci
sono delle defezioni da parte di alcune aziende e contemporaneamente l’adesione di nuove realtà, sia legate al mondo del fashion sia a quello del design. Da qui alla chiusura delle iscrizioni ci aspettiamo comunque altre conferme. Direi che a livello di numeri siamo sostanzialmente in linea con la passata edizione. Sono confermati i padiglioni del 2012 e la relativa suddivisione per linee tematiche: il Fashion District, il padiglione delle lenti, l’Asian Pavillion, il Mido Tech e il Mido Design Lab che come ogni anno continua ad attrarre le aziende giovani e in particolare quelle nuove aziende, le quali lo eleggono a piazza ideale per far conoscere il frutto della propria creatività. Alla luce di queste considerazioni ritengo che il clima generale dell’edizione 2013 non si discosterà da quello del 2012.
Cirillo Marcolin, numero uno di Mido e di Anfao, l’associazione che raccoglie i produttori italiani di montature e lenti oftalmiche, organizzatrice della mostra, in programma a Milano, dal 2 al 4 marzo
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ATTUALITÀ
LAC, IL BUSINESS È TRAINATO DAL SILICONE HYDROGEL La valutazione poggia sui dati di GfK, relativi ai primi 9 mesi del 2012, e riguarda sia il mercato domestico sia i principali sbocchi europei
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di Angelo Magri
econdo gli esperti di GfK, società specializzata in ricerche di mercato, con una direzione internazionale dedicata all'ottica, l’innovazione tecnologica nel mercato delle lenti a contatto si rivela sempre più importante. «Il mercato di questo prodotto risulta positivo sia in Europa sia in Italia anche in un momento, come quello attuale, di contrazione dei consumi proprio grazie all’innovazione – spiegano in GfK, che ha la propria sede operativa a Milano - Traino della positività, in entrambi i casi, è il segmento dei prodotti in silicone hydrogel, che da gennaio a settembre 2012 ha fatto registrare, rispetto allo stesso periodo te +14% e +13%. I prodotti tradiziodell’anno precedente, rispettivamen- nali, invece, appaiono in sofferenza
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sia in Europa (-8%) sia in Italia (-4%), mercato in cui ancora raccolgono oltre il 70% del sell out complessivo nelle lenti a contatto». Focalizzando, quindi, l’attenzione sulla realtà italiana, a detta dei ricercatori di GfK spicca l’importanza dell’incremento del nuovo materiale nel segmento delle lac giornaliere (+40%). «Il contributo del lancio di nuovi prodotti, che è stato supportato da importanti campagne di comunicazione, ha sicuramente dato un apporto significativo a questa tendenza – sostengono in GfK - Anche il segmento delle settimanali e mensili, comunque, fa registrare crescite significative nel si hy (+9% nei primi nove mesi del 2012 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente), diventando così addirittura più importante del tradizionale in termini di valore».
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ATTUALITÀ
NORME DELLE PROFESSIONI NON REGOLAMENTATE E REGISTRO DELL’OPTOMETRISTA MAGISTRALE: SIMMETRIA DI PRINCIPI La recente approvazione della normativa sulle "professioni non organizzate in ordini o collegi" rende sempre più improbabile l’individuazione per legge di quella di ottico-optometrista: afferma e sostanzia, invece, i principi su cui si fonda il Consorzio di Giorgio Righetti*
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Roma, Montecitorio
ne optometrica. Si è arrivati a questo non dall’interno, ma per una disciplina di legge delle professioni che ribalta la vecchia scala di valori basata sui titoli e sugli ordini abilitanti. Prima era dovuto persino succedere che nei primi giorni di febbraio 2010 si venisse a sapere che nel “polpettone” della cosiddetta legge Milleproroghe, fra tanti tentativi tutti falliti, era stato inserito
opo tanti anni di discussioni, tentativi falliti di mediazione fra tesi opposte e altro, la legge sulle "professioni non organizzate in ordini o collegi" crea le condizioni di un nuovo assetto della professio-
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«Abbiamo incontrato insegnanti di optometria alla Sorbona di Parigi e nelle facoltà inglesi: le regole dell’esercizio della professione, pur inquadrate nei sistemi sanitari nazionali in ruoli completamente diversi rispetto all’Italia, interagivano con le direttive di Bruxelles in materia e trovavano nella verifica delle competenze e nella conoscenza delle pratiche, proprie e identificative della professione, il riscontro qualificante» un disegno di legge di modifica del profilo della professione ottica con il quale all’ottico abilitato si sostituiva l’ottico-optometrista. La legge, il cui testo era decontestualizzato dall’evoluzione dei principi e dai problemi reali della distribuzione ottica, puntava a riformare la professione sulla base di un diverso titolo abilitante. L’episodio, così com'era stato congegnato, si sarebbe rivelato per quello che era e cioè un tentativo "inammissibile" di far passare, senza dibattiti e confronti, una legge di modifica del profilo professionale che, comunque, prima di essere applicata avrebbe dovuto superare le barriere che probabilmente altri ministeri competenti in materia, il MIUR e quello della Salute, avrebbero elevato e mentre era stata da poco approvata la riforma Gelmini, che puntava al ridimensionamento quali-quantitativo dei corsi universitari. In Europa, però, da anni era avviato il dibattito sulla liberalizzazione delle professioni e sulla loro libera circolazione sulla base del riconoscimento delle conoscenze e delle competenze come valori qualificanti l’esercizio delle professioni. All’epoca, peraltro, il dibattito si era già concluso con l’emanazione di direttive la cui applicazione in Italia è stata rinviata fino all’ultimatum della UE, scaduto lo scorso agosto. Da molto tempo, del resto, acca-
devano episodi in qualche modo analoghi, con l’avvicendarsi di vari tentativi e forzature di fare approvare testi di legge, il cui obiettivo era quello di promuovere non un nuovo concetto di professione, quanto un percorso formativo che prevedesse la frequenza di un corso universitario nell’ambito della facoltà di Fisica e l’abolizione del sistema scolastico su cui, con varie modalità, si era fondata da sempre tutta l’attività della distribuzione ottica e non solo. La nascita del Registro Io e i colleghi, con i quali ci saremmo poi costituiti in Consorzio per la realizzazione del progetto di certificazione delle competenze che identificano la professione, nato con il nome di Registro dell’Optometrista Magistrale, ci rendemmo conto della necessità d’individuare una soluzione che in qualche modo conciliasse la professione ottica con l’inquadramento di quella optometrica prima che l’ennesimo tentativo di colpo di mano destabilizzasse il sistema con danni, per tutti, probabilmente irreversibili. Ci attivammo, quindi, per valutare soluzioni diverse dall’equivoco della figura unica, cogliendo le evoluzioni legali e concettuali che in chiusura del primo decennio del Duemila stavano investendo il mondo delle professioni, della scuola e del lavoro. In questo percorso e prima di agire
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abbiamo approfondito il senso e gli obiettivi della riforma Gelmini, preso atto che la Conferenza Stato e Regioni si era pronunciata negativamente riguardo all’individuazione di nuove professioni sanitarie e di come il problema avesse trovato soluzioni nelle diverse configurazioni assunte dalla professione nei paesi guida dell’Europa. Per questo abbiamo incontrato insegnanti del corso di optometria alla Sorbona di Parigi e delle facoltà di optometria inglesi per cogliere le differenze con quanto da noi praticato come insegnamento e come pratica della professione nell’ambito della distribuzione di quei due paesi. Constatammo come le regole dell’esercizio della professione, pur inquadrate nei sistemi sanitari nazionali in ruoli completamente diversi rispetto all’Italia, interagivano con le direttive di Bruxelles (Bolkstein e Lisbona) in materia e trovavano nella verifica delle competenze e nella conoscenza delle pratiche, proprie e identificative della professione, il riscontro qualificante. La conclusione, cui giungemmo per dare certezze a chi viveva di professione, fu la realizzazione del Consorzio che diede vita al Registro dell’Optometrista Magistrale che certifica, tramite esami svolti da enti terzi accreditati, le competenze optometriche reali. Il Consorzio, la cui architettura societaria era stata concepita per
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La platea al convegno di presentazione del Registro dell’Optometrista Magistrale, durante Mido 2012
rispondere a quanto la legge di disciplina delle professioni avrebbe richiesto, se approvata, in materia di aggregazioni e associazioni, basata sul principio della mutualità, varato il Registro aperto a tutti gli aventi diritto interessati (cioè gli ottici abilitati), affidato a un ente di certificazione, AICQ-SICEV, fu presentato all’inizio del 2012 sulla stampa professionale, con largo dispiego di informazioni sul Registro e sul Consorzio stessi, fra l’altro con la pubblicazione di tutte le competenze e le materie richieste nei requisiti d’accesso. La presentazione fu ripetuta in sede pubblica al Mido, in un convegno in cui un rappresentante della Bocconi fotografò lo stato di sostanziale illiceità comunitaria dell’allora vigente regolamentazione, corretta, come detto, dal nostro
Parlamento “in zona Cesarini” per le professioni regolamentate e solo di recente per quelle non regolamentate. Cosa accadde dopo di allora, tenuto conto che del Registro si è sentito parlare poco? Si fa ancora fatica a credere che un insieme di enti e persone, fra cui un avvocato, su un tema importante come quello su cui si innesta la nostra iniziativa e sulla base delle molte argomentazioni prodotte (tra cui un confronto con i coordinatori universitari dei corsi di ottica e optometria), sia intervenuto inviando comunicati ai mezzi d’informazione del settore e ripetendo su più numeri di “Ottica Italiana” che la comunicazione del Registro era ingannevole, anche richiamando quella di enti sanzionati per la vendita di titoli ad honorem.
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Dopo aver respinto al mittente l’accusa e chiarito agli ottici l’infondatezza delle affermazioni, decidemmo di attendere l’imminente approvazione della legge sulle professioni non regolamentate per riprendere la parola. Se la sua approvazione rende sempre più improbabile l’individuazione per legge della professione di ottico-optometrista, invece afferma e sostanzia i principi (autoregolamentazione, volontarietà, certificazione delle competenze, registro professionale e carattere privatistico e non pubblicistico) su cui si fonda il Consorzio e partendo da queste basi riprendiamo il nostro cammino in favore della qualità professionale nell’ottica. *Presidente del Consorzio del Registro dell’Optometrista Magistrale
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FEDEROTTICA: STOP AL NOME ASSOPTO E APERTURA AI COLLABORATORI Sono le principali novità introdotte dalla modifica dello Statuto dell’associazione dei centri ottici indipendenti italiani, avvenuta a fine novembre. Tra meno di cinque mesi, inoltre, si chiude l’era Velati e verrà eletto un nuovo presidente
L
’operazione LuxotticaSalmoiraghi & Viganò, l’approvazione del nuovo Statuto di Federottica, la normativa sulle professioni non regolamentate. Ma anche le sensazioni a pochi mesi dal rinnovo dei vertici dell’associazione e il ruolo dei giovani al suo interno. Di tutto questo parla Giulio Velati, dal 2003 presidente del principale organismo di rappresentanza sindacale degli ottici optometristi in Italia, che proprio a giugno lascerà la carica a un collega, con le conseguenti responsabilità e, soprattutto, con diverse questioni ancora aperte. Prima fra tutte, quella della riforma del profilo professionale. «Più che giudicare l’ingresso di Luxottica nell’assetto societario di Salmoiraghi & Viganò, una delle possibili chiavi di lettura potrebbe essere relativa a come, in un contesto nazionale di ottici optometristi indipendenti sempre più organizzati e professionalizzati, la più grande catena al dettaglio abbia palesato probabili difficoltà – sottolinea Velati – L’operazione di finanziamento da parte del gruppo di Agordo potrebbe essere una spia che qualcosa non funziona
di Angelo Magri
Maggio 2012, Stresa: l’ultima edizione del Congresso dell’Albo degli Ottici Optometristi, l’appuntamento organizzato annualmente da Federottica
nella distribuzione ottica organizzata oggi in Italia». Luxottica è anche un partner di Federottica, oltre che il principale fornitore dei suoi associati. «Più che altro la società presieduta da Leonardo Del Vecchio condivide alcune opportunità sviluppate da Federottica, ad esempio il Congresso annuale dell’Albo degli Ottici Optometristi – spiega Velati – Alla luce di questa operazione finanziaria, quindi, aumenteremo la nostra attenzione, che pure c’era anche prima, data la posizione dominante di Luxottica sul mercato italiano. Del resto la sinergia posta in essere
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da tempo con i gruppi organizzati di ottici optometristi indipendenti permetterà di seguire al meglio la nuova situazione venutasi a creare». Alla fine di novembre l'assemblea straordinaria di Federottica ha modificato il proprio Statuto, concretizzando così alcune novità sostanziali per la vita e la politica dell’associazione. «Sono due i punti chiave della riforma: da un lato l’apertura ai collaboratori dei centri ottici o a chiunque sia in possesso del diploma abilitante, per quanto riguarda l’iscrizione a Federottica, e non più soltanto ai titolari dei
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centri ottici; dall’altro l’eliminazione del termine Assopto dalle strutture territoriali, che d’ora in poi avranno il nome della provincia o della regione preceduto da quello di Federottica», dice ancora il presidente nazionale, che entra nel dettaglio di entrambe le scelte. «La gestazione del nuovo Statuto di Federottica è durata anni e sono orgoglioso di essere riuscito a portarla a compimento prima della fine del mio mandato – afferma Velati – Volevamo fare un salto di qualità in termini di rappresentatività: è questa la ragione che ci ha indotto ad “aprirci” anche ai collaboratori di un centro ottico o agli ottici optometristi che non sono titolari di un punto vendita, ma che comunque svolgono la professione. Il cambio del nome nelle “territoriali”, invece, rientra nella logica di mantenere gli indirizzi della Federazione nazionale: alcune volte, infatti, in passato, sono state adottate a livello locale iniziative non in linea con le scelte della sede centrale o addirittura senza neanche avvertirla. Il passaggio a Federottica più il nome della località di riferimento vuole proprio evitare questo tipo
di discrepanze. Inoltre, per ciò che concerne le modalità d’iscrizione a Federottica, in precedenza era assolutamente necessario passare dalle territoriali, ora invece ci si può associare direttamente, sia pur con quella necessaria attenzione alle indispensabili procedure previste dallo Statuto: in questo modo siamo in grado di supplire ai vuoti creati da quelle aree in cui la struttura locale è più debole, tanto da frenare la possibilità di accedere alla nostra associazione». Il presidente di Federottica chiuderà il proprio mandato, durato complessivamente dieci anni, a giugno 2013, quando l’assemblea annuale eleggerà il nuovo Consiglio Direttivo e, di conseguenza, il nuovo numero uno della Federazione. «Saranno cinque mesi importanti quelli che ci separano da tale appuntamento – ricorda Velati – Il rinnovo dello Statuto è stato un passo certamente importante, ma dobbiamo assolutamente riattivare l’iter legislativo sulla professione». Nel frattempo, inoltre, è stato approvato dal Parlamento il Decreto legislativo 3270, che disciplina le professioni non organizzate
A QUANDO IL TOTO-PRESIDENTE? Ci abbiamo provato. Abbiamo tentato di strappare a Giulio Velati se non un nome, almeno un’indicazione, un indizio su chi potrà essere il presidente di Federottica per il prossimo quinquennio. Tutto è risultato vano. Pian piano, però, il discorso si è spostato su un tema ultimamente in gran voga nel mondo politico: quello dei giovani e della “rottamazione” della vecchia classe dirigente. «In Federottica da sempre aleggia la volontà di dare più deleghe ai giovani: personalmente non sono mai stato contrario a tale tendenza, ma va ricordato che non sempre i giovani, presi dal loro entusiasmo e dai loro mille progetti, professionali e di vita, dispongono del tempo necessario per dedicarsi nella maniera più adatta all’attività sindacale – spiega Velati – Inoltre i tempi sono cambiati, oggi la situazione politica ed economica è più complessa di una volta, per cui occorrono un po’ di anni d’esperienza a contatto con la Federazione, i suoi uomini e le sue dinamiche per capire fino in fondo certi meccanismi e, quindi, essere davvero utili alla causa della professione di ottico optometrista».
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Giulio Velati, presidente di Federottica dal 2003: a giugno è in programma l’elezione del nuovo vertice dell’associazione
in ordini o collegi. «Senza entrare nel dettaglio degli articoli della legge, ci sono alcune domande che sorgono, spontanee e preoccupanti – sostiene il presidente di Federottica - L'optometrista potrà fornire il mezzo di compensazione? Potrà individuare e quantificare quei difetti visivi e applicare le lenti a contatto già di appannaggio del "vecchio" ottico? E ancora: chi garantirà al pubblico un professionista che non abbia necessità di dimostrare il percorso formativo che gli assicuri la competenza e la professionalità indispensabili per esercitare una professione così importante per il suo benessere visivo? Infine, visto che queste professioni sono sotto il controllo del ministero dello Sviluppo economico e, quindi, si presume non siano professioni sanitarie, le prestazioni dell’optometrista non saranno più deducibili? Ma in ogni caso, a prescindere dal nostro giudizio sulla legge, saremo in prima linea nel percorso che porterà alla definizione della norma UNI sull'optometrista»
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VISION GROUP ACADEMY, COMPLETATO IL ROADSHOW SULLA SICUREZZA Quattordici sedi, 30 aule, oltre 1.000 partecipanti: sono questi i numeri di successo dei corsi tenuti da Vision Group Academy, assolvendo, come richiesto dalla legge, l'obbligo di formazione previsto entro il 26 gennaio
L
'accordo Stato-Regioni ha definito la modalità e i tempi per la formazione obbligatoria dei dipendenti prevista dal decreto legislativo 81/2008 sulla sicurezza. Ogni dipendente deve, infatti, fruire di 4 ore di formazione di base e di altre 4 ore di formazione specifica, da svolgersi entro il 26 gennaio 2013: ulteriori 6 ore di aggiornamento dovranno essere fruite entro i cinque anni successivi alla frequenza dei primi corsi - ricorda Maurizio Bianchi, responsabile Qualità e Formazione di Vision Group - Mentre per la formazione di base (4 ore) e per gli aggiornamenti quinquennali (6 ore) è possibile utilizzare la Formazione a Distanza, per la formazione specifica è prevista la sola modalità di corsi in aula con l'emissione di un attestato di frequenza rilasciato tassativamente da un Ente di Formazione Accreditato autorizzato da un Ente Bilaterale Qualificato». Così, per agevolare l'adempimento di questo obbligo Vision Group Academy ha dato precedenza assoluta nella formazione autunnale alla realizzazione sul territorio
di Francesca Tirozzi
dei corsi di formazione specifica per i dipendenti (4 ore d'aula). «Relatori esperti del settore hanno garantito la massima aderenza dei contenuti alla realtà operativa dei partecipanti dibattendo su situazioni specifiche che ci si può trovare a gestire in un centro ottico», ha sottolineato Bianchi. Il corso ha trattato argomenti come concetti di rischio, danno, prevenzione, protezione, organizzazione della sicurezza aziendale, diritti, doveri e sanzione per i vari soggetti che operano in azienda, organi di vigilanza, controllo e assistenza. «Il corso è stato realizzato nel rispetto delle modalità previste dalla Conferenza Stato Regioni con il supporto di un Ente di Formazione Accreditato e il coinvolgimento di un Ente Bilaterale, è stato gestito da relatori qualificati e ha dato diritto al conseguimento di un attestato di frequenza valido ai fini di legge - dice il responsabile Qualità e Formazione di Vision Group - Abbiamo cominciato il 24 settembre a Milano, per un totale di 14 tappe, che hanno coperto Torino, Biella, Padova, Bologna, Firenze, Ancona, Roma, Caserta, Amantea, Ostuni, Palermo, Catania, Oristano, Foggia
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e S. Benedetto del Tronto, tutte aree di riferimento di Vision Group». Maurizio Bianchi, responsabile Qualità e Formazione di Vision Group
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Il negozio di via Giambellino, di proprietà Crisafulli dal 1965 al 1969. Nella foto a destra si riconosce l’insegna, disegnata dalla moglie Renata Ceccarelli, con un’immagine di Paperino con gli occhiali, personaggio molto amato dall’ottico optometrista
SE AVESSI PASSATO QUELL’ESAME DA FOTOGRAFO… Probabilmente Sebastiano Crisafulli non si sarebbe trasferito a Milano per intraprendere la carriera da ottico optometrista, non avrebbe conosciuto sua moglie, Renata Ceccarelli, e non si sarebbe appassionato al mondo dell’occhialeria al punto da creare una collezione privata di oltre mille montature dal Seicento in poi
I
l desiderio di un padre, impiegato alla Divisione Generale dei Tesoro, di vedere il figlio fotografo, il negozio già acquistato in provincia di Roma, con tanto di caparra di cinquecento mila lire già versata e quell’esame, non passato. Inizia così la carriera di ottico optometrista di Sebastiano Crisafulli, oggi titolare a Milano di due punti vendita, quello storico di Galleria del Corso, ora nelle mani del figlio Fabrizio, e uno recentissimo in via Dante. «Mio padre voleva farmi diventare fotografo presso il ministero dei Beni Culturali – racconta Crisafulli – All’epoca c’era, infatti, un concorso, ma
di Francesca Tirozzi
Articolo apparso sulla rivista Stop alla fine degli Anni Settanta: si parla delle nuove lenti progressive. Nel pezzo viene intervistato Crisafulli che fu tra i primi a introdurre questo prodotto in Italia
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1973: l’attestato di Sebastiano Crisafulli, ricevuto dalla Società d’Optometria d’Europa in seguito alla partecipazione a un corso di formazione sulle lenti a contatto
non riuscii a superare l’esame pratico». Parliamo dell’inizio degli anni Sessanta. L’inghippo in una tela a olio da immortalare senza alcuna luce riflessa, pena l’esclusione; complice del misfatto una macchina fotografica di fine Ottocento priva di otturatore che si apriva e si chiudeva. L’immagine doveva essere perfetta. «La macchina aveva solo un tappo davanti che avrei dovuto togliere e rimettere manualmente, calcolando il tempo di esposizione – spiega - Purtroppo la foto non venne bene: come tipico delle tele a olio, la luce rifletteva». Non fu tuttavia scoraggiato da quell’esclusione, perché sapeva già quale sarebbe stato il proprio futuro. «Non c’era nulla da fare: io volevo frequentare la scuola di ottica – continua Crisafulli – Dopo aver lavorato in un negozio per otto anni senza attestato, mi trasferii, quindi, a Milano nel ’61 per iscrivermi, all’Antica Scuola di Ottica Galileo Galilei, in Piazza Tito Lucrezio Caio». Una grande passione per questa materia, scaturita nell’insegnamento, seppur per un breve periodo, nell’Istituto di via Paravia. «Ma solo per un anno perché, avendo aperto un secondo centro ottico in Porta Romana, non riuscivo a gestire entrambi i negozi. Mi è molto dispiaciuto: mi sento portato per l’insegna-
mento e, ancora oggi, alcuni miei studenti mi ringraziano e altri collaboratori hanno aperto dei propri negozi, come Antonio Dell’Osa in Abruzzo, che quando mi incontra mi ringrazia ancora». Fu, appunto, in questi anni che conobbe Renata Ceccarelli, che divenne presto sua compagna di vita e di lavoro. «Renata era una mia cliente – racconta - La conobbi nel ‘65: allora avevo aperto il mio primo negozio in via Giambellino, prima di trasferirmi nel ‘69 in Galleria del Corso. Venne nel mio negozio per fare delle fototessere». La cosa più difficile fu per lui conoscere la famiglia della futura sposa e l’incontro avvenne in una situazione molto particolare. «Stavo partendo per Roma, per andare a trovare i miei genitori: ebbi un incidente da cui, fortunatamente uscii illeso, ma con l’auto distrutta. Ritentai il viaggio con una vecchia Cinquecento, con la quale, chiaramente, non avrei potuto fare molti chilometri – ricorda Crisafulli - Decisi di spezzare il viaggio, raggiungendo la mia futura moglie in Emilia, in vacanza con i genitori, anche se ero già al corrente del fatto che non avrebbero voluto incontrarmi a causa della differenza di età tra me e Renata che comunque, poco dopo, sposai».
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Gli anni Settanta rappresentano la svolta dal punto di vista professionale ed eleggono Crisafulli a uno dei promotori in Italia di alcuni prodotti che, se oggi costituiscono la quotidianità, all’epoca erano considerati una novità assoluta per la soluzione di problemi estetici e di alcuni difetti visivi. Crisafulli fu, infatti, uno dei primi ottici italiani ad applicare le lenti a contatto: siamo nel 1970, si tratta delle prime lac morbide, le Spofalens provenienti dall’allora Cecoslovacchia, e Sebastiano Crisafulli inizia ad applicarle insieme a Luigi Regazzoni. «Le lenti, prime hydrogel mai viste fino a quel momento nel nostro paese, erano confezionate in flaconi di vetro alti circa 10 centimetri – racconta – Due anni dopo, nel 1972, diventai il cliente “02” di Bausch + Lomb Italia, che aveva sede a Roma e le cui lenti a contatto venivano distribuite sul territorio nazionale da Roberto Pioldi: con lui non solo si instaurò un rapporto di amicizia e di fiducia, ma una vera e propria collaborazione perché fu il fondatore, negli anni ’80, del gruppo Netcity, al quale tuttora sono associato». Ma l’applicazione di lenti a contatto non è l’unico vanto di Crisafulli. Verso la fine degli anni ’70, fu, infatti, il primo a portare in Italia le lenti progressive. «Uscì un articolo sulla rivista Stop, che
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Anni Settanta: il punto vendita Crisafulli di Galleria del Corso, in pieno centro a Milano, attualmente gestito dal figlio Fabrizio
presentava queste nuove lenti in grado di far vedere “a tutte le distanze” e in cui venni intervistato. Ricevetti molte lettere da persone ipovedenti, che avevano mal interpretato il contenuto del pezzo, in cui mi chiedevano di restituire loro la vista». La vulcanica creatività di Crisafulli
non si era ancora fermata: dopo lenti a contatto e lenti progressive, non mancò in lui un’intuizione anche per le montature. «Ho sempre avuto una predilezione per la ricerca e il design e posso tranquillamente affermare di aver introdotto in Italia i primi occhiali in legno – dice - Alla fine degli anni
Settanta si presentò in negozio una donna bellissima, la quale mi mostrò alcuni campioni di particolari montature in legno, realizzate dal suo compagno, un australiano di origine greca, un certo Adriane Kutupitris, il quale, sempre in giro per il mondo, lavorava a questo progetto nei vari
Anni Ottanta: alcuni modelli in legno della collezione che Crisafulli realizzò con Adriane Kutupitris con il quale fondò la società Skywood. Fu il primo in Italia a introdurre questo materiale nell’occhialeria. A destra, Renata Ceccarelli ne indossa un modello
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Anni Ottanta. Alcuni modelli della collezione Casanova: da sinistra, in senso orario, il modello con lenti asimmetriche, quello chiamato “Lo scalatore sociale” e l’occhiale “dell’umore”
Sotto: fassamano in legno detto “Certosino” della fine del Settecento, una serie di occhiali per il test visivo del XVII secolo e un occhiale tibetano con lenti in cristallo di rocca
alberghi in cui alloggiava. Ciò che mi stupì fu l’uso degli smalti della compagna per verniciare le montature». L’ottico intuì subito l’originalità di quei modelli. «Fondammo un piccolo laboratorio artigianale a Gerenzano, in provincia di Varese, la Skywood – rivela Crisafulli - Acquistammo, infatti, un piccolo locale per la produzione di occhiali in legno, la cui particolarità doveva essere quella di essere
meniscati ortogonalmente, per cui creammo un apposito forno evaporatore. Il legno veniva prima umidificato e poi messo dentro a degli stampi con una resina speciale che resisteva a una certa temperatura. Le montature erano costituite da nove strati, erano dotate di cerniere particolari e realizzate con vernici atossiche. All’interno dell’asta venivano firmati a mano con un pennarello vetrografico e riporta-
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vano la scritta Adriane Kutupitris per Crisafulli. Li vendevo nel mio negozio e poi in qualche centro ottico svizzero. La produzione era molto ridotta, circa un centinaio di modelli all’anno, poiché avevo solo un paio di dipendenti». Gli occhiali riscossero un buon successo, confermato da un ordine di circa 8.000 pezzi da parte di Trussardi. «Capii subito che ci voleva troppo impegno rispetto alla forza lavoro di
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AMARCORD La copertina del libro Occhiali Italiani, realizzata con Anfao, in cui sono presenti alcuni scatti della collezione Crisafulli
cui al momento l’azienda disponeva e preferii rinunciare a questa nuova avventura. Allo scadere dei 10 anni di attività, io e Kutupitris decidemmo di chiudere la nostra società». Gli anni Ottanta segnano, invece, il Crisafulli collezionista. «Conobbi alcuni antiquari e nacque in me il desiderio di raccogliere qualche pezzo antico di occhiale – racconta Mi alzavo presto di domenica mattina e con il mio caro amico Giampiero
Piras, appassionato collezionista di orologi, andavo in giro per mercatini alla ricerca di nuovi pezzi. Andavamo insieme all’avventura, in diverse zone d’Italia, in Emilia, in Liguria e in Piemonte, raggiungendo anche Roma, in particolare per visitare Porta Portese». La collezione crebbe così di anno in anno, fino a raggiungere oltre mille pezzi. «Sono in possesso di occhiali molto particolari, come, ad esempio, un modello del ‘700 chiamato “Certo-
sino”, dalla forma molto grande e a forbice, dotato di un manico in legno d’ulivo, di proprietà di un fiorentino: un occhiale esagerato, enorme, che si dice fosse sfoggiato dal certosino per darsi delle arie da intellettuale. All’epoca lo esposi nel mio centro ottico di Galleria Del Corso, destando la curiosità dei miei clienti». L’altro pezzo unico è di origine tibetana, con lenti di cristallo di rocca, datati intorno al ‘600-‘700. «Possiamo dire che, per
In questa e nella pagina successiva, alcune immagini in bianco e nero del 1986 della mostra in Rinascente, realizzata in collaborazione con Anfao, con i modelli collezionati da Sebastiano Crisafulli.
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la scurezza dei vetri, si può trattare di uno dei primi occhiali da sole. Venivano utilizzati per incontrare l’imperatore del Tibet, poiché, rappresentando nella loro cultura la luce, necessitava, come segno di rispetto, di far indossare uno schermo simbolico – prosegue Crisafulli - Un altro modello è di origine eschimese, ricavato da una tavoletta in legno scavata internamente, con fessure di circa 5 millimetri. La particolarità stava all’interno di queste fessure, verniciate in nero opaco, colore in grado di contrastare i raggi solari». Dopo questi pezzi molto antichi, oggi introvabili, l’interesse di Crisafulli si è
spostato verso modelli più particolari, soprattutto degli anni Ottanta, come quelli della collezione Casanova, prodotti artigianalmente in Veneto e decorati a mano, con 15 passaggi in forno per fissare ogni tonalità. «All’epoca pagai circa 100 mila lire al pezzo, oggi alcuni modelli possono raggiungere 4.500 euro – racconta - La particolarità sta nel design delle montature: una ha, infatti, le lenti asimmetriche, altre sono ispirate ai pittori, altre ancora all’umore. Quando li acquistai, l’obiettivo era venderli in negozio e, in effetti, ebbero un grande successo. Solo successivamente ne compresi il valore e decisi di introdurli nella mia
collezione». Tra i modelli di produzione più attuale che lo hanno colpito, ce n’è uno a forma di ragnatela, realizzato da un’azienda giapponese. Non mancarono le occasioni per esporre i propri “gioielli” al pubblico. La prima fu un’esposizione, nel 1986, in collaborazione con Anfao. «Realizzammo con l’associazione un libro, “Occhiali Italiani”, in cui vennero raccolti gli scatti della mia collezione e di quella di Luca Maioli, il cui zio faceva l’antiquario, che poi vendette a Safilo – racconta - Con il lancio del libro fu organizzata una mostra al settimo piano della Rinascente a Milano che ebbe un ottimo successo. Anche l'As-
Nella foto a destra si riconosce Paola Pieraccini, della pubblicazione “Annuario Ottici”
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Giugno 2009: l’attestato conferito dalla Camera di Commercio a Crisafulli per i suoi 39 anni di attività
sociazione Nazionale dei Calzaturieri, con l’obiettivo di mettere in evidenza lo stile e la produzione italiana in occasione di una fiera in Inghilterra, ci contattò per avere qualche modello». Oggi è, però, molto difficile ampliare ulteriormente la collezione con pezzi antichi, diventati molto rari e sempre più rari anche i collezionisti. «L’unico contatto che abbiamo avuto con altri ottici collezionisti è stato con Fritz Rathschuler di Genova, che aveva un negozio museo. Ci scrisse una lettera per avere informazioni su un occhiale – aggiunge Crisafulli - Andammo, inoltre, a trovare Pierre Marly, un collezionista francese che aveva un
negozio a Parigi molto particolare: una scala a chiocciola portava a un soppalco adibito a museo dell’occhiale. Purtroppo scoprimmo che era già morto. Aveva cannocchiali del ‘600 in cartapesta dal valore inestimabile». L’amore per la propria collezione non termina qui. Anzi forte è il desiderio in Crisafulli di realizzare un museo dell’occhiale nell’amata Milano. «Vorrei avere il supporto di qualche autorità per finanziare i locali in cui esporre la mia collezione – afferma L’idea è trovare uno spazio all’interno del Castello Sforzesco o alla Triennale, sempre con l’aiuto di qualche Ente».
Lo staff di ViaDanteSedici, l’ultimo centro ottico inaugurato da Crisafulli, lo scorso ottobre. Da sinistra, Marco Gervasoni, Sebastiano Crisafulli, Renata Ceccarelli e Lorenza Azizi
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PASSIONE BAROCCO Tessuti damascati, profusione di elementi dorati, materiali preziosi in colori eclatanti, abbondanza di dettagli, virtuosismi di lavorazione. La passione per il barocco dilaga. Dall’accessorio al pezzo di arredamento, ma tutto temperato con un filo di sdrammatizzante ironia a cura della redazione
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4. Jimmy Choo Colori vagamente pop per la borsa di pitone con tasche laterali chiuse da zip 5. Versace Home Rivestimento in oro e nero per la poltroncina Vanitas in legno di faggio e tiglio 6. Michael Kors Bracciale in acciaio a intreccio con finiture in tonalitĂ Gold e Rose Gold 7. Versace La forma oversize di questo modello evoca lo stile glamour e accattivante tipico della Maison, mentre il decoro in metallo zigrinato conferisce allo sguardo un sensuale tocco di mistero
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COLORE D'INVERNO Ma chi l’ha detto che ci sono dei colori per l’estate e dei colori per l’inverno? Basta con le tinte sobrie. È in corso una rivoluzione per rallegrare i mesi freddi con tonalità vivaci. Verde, azzurro, rosso e perfino i colori solari come giallo e arancione. Per lui e per lei
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1. Nau! È azzurro oceano l’occhiale da vista in acetato dalla forma classica 2. Serapian Nelle tonalità delle spezie,la Spicy bag in vitello martellato 3. Fratelli Boffi Si chiama Struzza la poltroncina tondeggiante con rivestimento in struzzo rosso fuoco 4. Carrera Rosa shocking per l’occhiale da sole con sagomatura ispirata agli anni Novanta
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4. Gianvito Rossi Camoscio giallo senape per la versione sexy e futuribile della parigina 5. La Martina Per lui, rivisitazione in chiave contemporanea del concetto del cello-metallo, che combina la pienezza dell’acetato e la leggerezza del metallo 6. Custo Barcelona Accostamenti stravaganti e imprevedibili per questo modello sole 7. Marzi Cloche anni Venti rivisitate in chiave moderna
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NEO DANDY Si sta confermando sempre di più la tendenza verso questo stile. Dopo anni improbabili e al limite del caricaturale, ora gli uomini sono attenti all’eleganza della tradizione, amano interpretare i classici, ma sono pronti anche a cogliere dettagli nuovi
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1. Rodenstock Leggerissimo l’occhiale in acetato tartarugato e aste in metallo 2. Burberry Richiama l’iconico trench l’orologio automatico The Britain con cinturino in alligatore e impunture a mano 3. Bally Si chiama Sclutch il nuovo borsello in pelle di vitello spazzolata 4. Dior Una minuscola icona del marchio sulle aste personalizza gli occhiali dalla forma rettangolare
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5. Momodesign Può essere usato anche come valigia, per la doppia maniglia in gomma, il trolley in nylon 6. Valextra Ăˆ in camoscio con tracolla e manici in vitello il lap-top dalla linea essenziale 7. A.Testoni Ispirato alla scarpa da montagna il polacchino stringato in coccodrillo 8. Hugo Boss Disegno anni Settanta per gli occhiali in acetato con naselli regolabili
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CASO MARCUGLIA: NESSUN “ABUSIVO SVOLGIMENTO DELLA PROFESSIONE MEDICA” Il professionista veneto ha ottenuto l’assoluzione con formula ampia dalla vicenda giudiziaria che ha avuto origine dall’ispezione nel maggio 2009 dei carabinieri del Nas di Treviso presso il suo studio a Spinea, in provincia di Venezia, distinto dal negozio di ottica, nella stessa località
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lberto Banfi, titolare dell’omonimo studio legale di Milano, che ne ha curato la difesa, analizza la sentenza e ne valuta i riflessi sullo scenario professionale italiano. Può sintetizzare lo svolgimento e la conclusione della vicenda giudiziaria che ha riguardato Dino Marcuglia? Il signor Dino Marcuglia ha subìto un procedimento penale per il reato di cui agli articoli 81, 348 c.p. cpv, «per aver in tempi diversi, in qualità di titolare dell’omonimo studio di “OtticoOptometrista”, svolto l’abusiva attività di medico oculista ed ortottista, in assenza dei prescritti titoli abilitativi e iscrizione al relativo Ordine professionale (solo per l’attività di medico)». Il Tribunale Ordinario di Venezia (II sezione penale), nella persona del Giudice monocratico Savina Caruso, ha emesso una sentenza nella quale ha assolto il signor Dino Marcuglia con formula ampia perché il fatto non Alberto Banfi, titolare dell’omonimo studio legale di Milano
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di Angelo Magri
sussiste. La sentenza delinea, in modo compiuto, la nozione e il ruolo dell’optometrista quale soggetto preposto, in forza di specifiche competenze professionali, a individuare, tra l’altro, a condizioni di normalità della visione, i difetti di vista correggibili con lenti a contatto o con occhiali. Quali elementi hanno aggiunto le motivazioni di questa sentenza alla descrizione del profilo professionale dell’ottico e dell’optometrista in Italia? Il Giudice sottolinea nella motivazione della sentenza che il difetto di vista non integra una pato-
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logia di competenza del medico oculista, unico a poter somministrare farmaci al paziente. Il Giudice penale chiarisce, quindi, che il difetto della vista non è una malattia dell’occhio e che, pertanto, può essere legittimamente seguita dall’optometrista. Il Giudice fa un ulteriore “passo in avanti” nel descrivere la funzione dell’optometrista, seppur in assenza di una legge che istituisca in Italia, a differenza di altri paesi europei, questa professione. Il Giudice testualmente scrive: ”L’Optometrista è un professionista non medico che svolge il proprio lavoro nell’ambito della fisiologia ottica, nell’appli-
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LEGALE
«Questa sentenza dà una descrizione della figura professionale dell’optometrista e dell’attività che lo stesso può legittimamente svolgere, senza invadere la sfera di competenza riservata all’oculista»
cazione delle lenti a contatto, nel campo della refrazione e dell’ipovisione. La sua attività ha come scopo il riconoscimento e la quantificazione dei difetti visivi attraverso strumenti ottici di precisione (tra le righe della motivazione, Savina Caruso dichiara la validità ad alcune attrezzature professionali normalmente utilizzate dagli optometristi, come ad esempio il raggiometro, il focometro, il refrattometro, il forottero e la lampada a fessura, nda), nonché il miglioramento della visione attraverso metodi non medici, id est, con esclusione del ricorso a
farmaci e ad interventi chirurgici. Le competenze necessarie – prosegue - sono di carattere ottico, fisico, biologico ed anche psicologico”. In buona sostanza, il Giudice penale, nel ribadire che l’attività di optometrista non è regolata da alcuna legge nazionale, sottolinea che essa è libera e, dunque, non al suo interno possono ricercarsi i confini del lecito esercizio; confini che s’individuano nei limiti del campo di competenza medicooculistica. Come valuta questa sentenza, nel quadro dello
scenario professionale del settore, alla luce della sua esperienza pluriennale come legale nell’ottica? Questa sentenza è significativa perché dà una descrizione della figura professionale dell'optometrista e dell’attività che lo stesso può legittimamente svolgere, senza invadere la sfera di competenza riservata all’oculista. Il Giudice ha così fatto uno sforzo per far chiarezza in quell’area cosiddetta “grigia” in cui opera l’optometrista. La sentenza spiega che cosa l’optometrista possa legittimamente fare e con quali strumenti.
STUDIO BANFI: FECE CHIUDERE IL DISTRIBUTORE LAC A LINATE Avvocato dal 1988, Alberto Banfi guida l’omonimo studio legale, con sede a Milano, in corso di Porta Vittoria 13. Redazione di statuti e atti costitutivi di associazioni o fondazioni, diritto del lavoro, assistenza per l’applicazione delle norme relative alla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, assistenza per il legittimo utilizzo e archiviazione dei dati personali nel rispetto del Codice della Privacy, consulenza a imprese e società commerciali per le problematiche aziendali e della crisi d’impresa, assistenza giudiziale civile e penale in materia di concorrenza sleale, contraffazione e violazione di marchi e segni distintivi, diritto delle assicurazioni e studio di nuove coperture assicurative post vendita, assistenza giudiziale civile e penale nei casi di responsabilità professionale, attività giudiziale e stragiudiziale nel settore del recupero crediti, assistenza nell’applicazione delle normative relative alle energie alternative e certificazione energetica: sono alcuni dei suoi principali settori di competenza. Lo Studio Banfi ha, inoltre, collaborato con Federottica per un paio d’anni, fino all’estate 2011, ottenendo risultati importanti, come nel caso della rimozione delle lenti a contatto monouso dal distributore automatico all’aeroporto di Linate a Milano.
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COSA CAMBIA CON LA LEGGE DI STABILITÀ 2013 In vigore dal primo gennaio di quest’anno, l’impianto legislativo, che, di fatto, sostituisce la vecchia Finanziaria, propone molte novità in tema di fatturazione e imposte: ecco le più rilevanti per l’ottica
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di Tobia Chiesurin Consulente aziendale
n merito alle novità in tema di fatturazione, la Legge di Stabilità 2013, approvata dal Governo Monti alla fine del dicembre scorso, recepisce in toto il contenuto del D.L. n. 216/2012 (“decreto salva infrazioni”), che prevedeva, tra le altre cose, l’introduzione della fattura elettronica e della fattura semplificata.
un collegamento affidabile tra la fattura e la cessione di beni o la prestazione di servizi a essa riferibile. La cosiddetta fattura semplificata è, invece, una nuova tipologia di fattura, che può essere emessa soltanto in caso di operazioni di ammontare non superiore a 100 euro o in caso di fatture rettificative (note di variazione). Le principali differenze rispetto alla fattura ordinaria riguardano: - la possibilità d’identificare il cliente riportando sulla fattura solo il numero di partita Iva o di codice fiscale, se si tratta di un soggetto stabilito in Italia, oppure il numero identificativo Iva del paese di stabilimento se si tratta di un soggetto passivo di altro Stato UE; - la possibilità d’indicare in maniera sintetica l’oggetto dell’operazione: mentre la fattura ordinaria richiede, infatti, la specificazione della natura, della qualità e quantità dei beni e dei servizi formanti oggetto dell’operazione, la fattura semplificata richiede solamente la “descrizione dei beni ceduti e dei servizi resi”; - la possibilità di evitare di specificare l’importo im-
Per fattura elettronica s’intende la fattura emessa e ricevuta in un qualunque formato elettronico. Il ricorso a questa tipologia è comunque subordinato all'accettazione da parte del destinatario. In merito all’autenticità dell'origine, all’integrità del contenuto e alla leggibilità della fattura è lasciato al soggetto passivo la possibilità di stabilire le modalità con le quali assicurare le medesime. La norma proposta chiarisce, tuttavia, che, oltre all’apposizione della firma elettronica qualificata o digitale dell’emittente o mediante sistemi EDI di trasmissione elettronica dei dati, l’autenticità dell’origine e l’integrità del contenuto possono essere garantite mediante sistemi di controllo di gestione che assicurino
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ponibile dell’operazione e l’ammontare Iva: si potrà indicare, infatti, la somma complessiva e l’importo dell’imposta incorporata o anche soltanto i dati che permettono di calcolarla (ovvero l’aliquota). Inoltre, con decreto del ministro dell’Economia e delle Finanze, il limite di 100 euro può essere elevato fino a 400 euro, nonché può essere consentita l’emissione di fatture semplificate anche senza limiti d’importo, per le operazioni effettuate nell’ambito di specifici settori di attività o da specifiche tipologie di soggetti per i quali le pratiche commerciali o amministrative, ovvero le condizioni tecniche di emissione delle fatture, rendono particolarmente difficoltoso il rispetto degli adempimenti previsti per l’emissione delle fatture.
e passa, quindi, al 22% . Rimangono ferme le aliquote agevolate del 4% e 10% . Detrazioni Irpef Vengono innalzati gli importi delle detrazioni Irpef spettanti per figli a carico. In particolare viene elevata da 800 a 950 euro la detrazione Irpef per figli a carico di età pari o superiore a tre anni, da 900 a 1.220 euro quella prevista per ciascun figlio di età inferiore a tre anni, nonché da 220 a 400 euro la maggiore detrazione per ciascun figlio portatore di handicap. Esenzione Irap Viene istituito un Fondo con dotazione di 198 milioni di euro nel 2014, di 252 milioni di euro a decorrere dal 2015 e di 242 milioni di euro a decorrere dall’anno 2016, volto a esentare dall’Irap, a decorrere dal 2014, le persone fisiche esercenti attività commerciali, arti e professioni, con particolari caratteristiche. Usufruiranno dell’agevolazione i predetti soggetti, che: - non si avvalgono di lavoratori dipendenti o assimilati; - impiegano, anche mediante locazione, beni strumentali il cui ammontare massimo verrà determinato con decreto del ministro dell’Economia e delle Finanze adottato previo parere conforme delle commissioni parlamentari competenti per i profili finanziari, che si esprimono entro 30 giorni dalla data di trasmissione del relativo schema. Le modalità applicative di questa agevolazione sono demandate al decreto ministeriale destinato a individuare la soglia massima di beni strumentali utile a usufruire dell’esenzione.
Iva, Imu, Irpef e Irap Per quanto riguarda le imposte, numerose e diverse, rispetto alle anticipazioni affiorate nei mesi scorsi, sono le novità introdotte dalla Legge di Stabilità 2013. Imu L’Imu diventa a tutti gli effetti un’imposta comunale. È stata, infatti, soppressa la riserva allo Stato della quota del 50 per cento dell’imposta: ciò significa che l’ammontare totale del gettito Imu entrerà nelle casse del Comune di competenza; allo Stato rimarrà esclusivamente il gettito derivante dall’imposta dovuta per capannoni e opifici. Iva A decorrere dal 1° luglio 2013, l’attuale aliquota Iva del 21% viene incrementata di un punto percentuale
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SPECCHIO DELLE MIE BRAME, COME LO VENDO L’OCCHIALE PIU’ BELLO DEL REAME…? È vero, ho maturato tanti anni d’esperienza nel mare vivo dell’ottica, in tutt’Italia e a livello internazionale. Ho potuto vivere e conoscere direttamente tanti aspetti di realtà contestuale. La mia barca per navigare nel mare tempestoso e turbolento dell’ottica è salpata, oltre quindici anni fa, dall’isola affascinante e vasta dell’architettura, spinta dalla passione per il design, per gli oggetti belli e utili
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di Luisa Redaelli Communication consultant
’occhiale mi ha appassionata da sempre perché reca in sé valenze importanti e interessanti. Lo portiamo sui nostri visi, sta davanti ai nostri occhi, con tutti i significati speciali, reconditi e simbolici che questo può avere: l’occhio è la porta dell’anima, occhio per occhio, ecc. È un oggetto che dev’essere studiato dal punto di vista estetico e dal punto di vista dell’estetica, per solleticare la percezione di bellezza e armonia, in relazione ai tratti delle diverse fisionomie, ma soprattutto, vien da dire, delle differenti personalità, dei modi di accettarsi o rifiutarsi, di vedersi o di voler esser visti. L’occhiale dev’essere utile allo scopo che gli compete, ovvero uno strumento per la visione, l’“attrezzo” che favorisce il benessere visivo, insieme alle lenti. Questo interessante e singolare fatto, che sia un oggetto da portare in viso, proprio davanti agli occhi, determina una forte componente psicologica: inevitabilmente segna, indica, manifesta molto della personalità del portatore, poiché diventa
un elemento della stessa fisionomia. Può seguire anche le linee della moda e dello stile e, certamente, racconterà qualcosa dei gusti di chi lo indossa. Fin’adesso abbiamo descritto un vero e proprio oggetto di design, sappiamo che possiamo parlare anche di “styling”. Più di qualsiasi altro oggetto di uso comune quotidiano, l’occhiale rappresenta un elemento di sensibile e delicata relazione con le persone e, quindi, deve essere studiato, conosciuto, proposto, venduto con profonda cognizione di causa. Con l’occhiale entriamo in campi diversi di competenza, che debbono essere argomentati con la sufficiente consapevolezza:
«L’unico modo per diventare liberi è aumentare la consapevolezza di noi stessi, delle nostre emozioni, del mondo che ci circonda, delle persone con cui abbiamo a che fare, non smettere di stupirci, di ascoltare, di conoscere l’altro, di fare una battuta all’impiegato delle poste, di osservare, non smettere di provare a comprendere le ragioni dell’altro, di accettare la diversità come risorsa, di sorridere, di scherzare, far riemergere l’altro dalla tomba in cui l’abbiamo infilato per paura o per fatica e provare a guardarlo di nuovo negli occhi» Luigi Zoia, psicanalista italiano, allievo diretto di C.G. Jung
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• per presentare l’occhiale debbo conoscere bene la funzione che svolgerà, ovvero lo strumento più adeguato per la visione ottimale di quel soggetto: l’occhiale è fatto da lenti più montatura; la montatura dev’essere assolutamente conforme alle necessità oftalmiche; la competenza professionale dell’ottico è la capacità di determinare lo strumento per la migliore situazione della visione per l’ametrope. Lasciatemi fare ora le seguenti divagazioni: la scelta delle lenti è scientifica; la scelta della montatura è anche psicologica, estetica, culturale. La scelta delle lenti è apollinea; la scelta della montatura è dio-
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nisiaca. La scelta delle lenti è razionale; la scelta della montatura è viscerale e così via, potremmo proseguire a lungo. Ma, nell’insieme del risultato finale, si vedrà la montatura: chi mi osserva commenterà la montatura, difficilmente mi chiederà se vedo bene con quelle lenti… • Per proporre l’occhiale devo sapere cos’è la comodità ergonomica: i materiali di costruzione della montatura, le forme, le proporzioni fra le parti componenti. L’occhiale dev’essere comodo e dare comodità a chi lo indossa, in merito alle diverse esigenze. Altrimenti tutti vorrebbero mettere le lenti a contatto, compatibilmente con le tolleranze, i pregiudizi, le paure. • Per suggerire la scelta dell’occhiale è utile che si abbia qualche orientamento di psicologia, per un minimo di studio della personalità dell’ametrope, non solo per chiarire le esigenze visive, ma per soddisfare anche quelle estetiche: a ognuno l’occhiale giusto, per interpretare e valorizzare il carattere, i gusti, il desiderio di apparire o di mantenersi “low profile”, la voglia di estrosità o la classicità, ecc. • La competenza specifica mi deve far riconoscere la qualità dell’occhiale, conoscendo le tecnologie specifiche: è importante sapere come funziona, quanto è garantito, quanta ricerca d’innovazione, di soluzioni, di dettagli produttivi contenga. È importante saper distinguere una cerniera buona da una dozzinale, una plastica stagionata da una sfibrata, un metallo trattato con vari passaggi di galvanica piuttosto che un semplice trattamento di superficie, un titanio puro invece che una lega, i naselli anatomici, le saldature coerenti e così via, per tutte le componenti che
distinguono un oggetto costruito seriamente da uno fatto in grande serie e in economia. • Quando propongo l’occhiale intervengo con fattori di estetica: lo studio del colore, degli abbinamenti, delle geometrie, in relazione alla singola persona che lo dovrà indossare, che dovrà sentirsi valorizzata. • Per raccontare l’occhiale faccio cultura, perché esprimo scelte di conoscenza, di gusto, d’interpretazioni della vita. Spesso per gli ottici più ”scientifici” la fase della montatura è vissuta come un momento di secondaria importanza, addirittura quasi “svilente”. Peccato, perché
è proprio in questa fase che si completa la definizione professionale. Aver delegato passivamente ai marchi, alle griffe, alla pubblicità questa parte complementare della manifestazione professionale è stato un grave errore, che merita assolutamente di essere risolto e rimediato. È ora il tempo, ogni indugio in questo percorso porterà solo all’inevitabile confronto confuso con scontisti, catene spersonalizzate e grossi centri commerciali, destituendo ogni opportunità all’indipendenza, al valore della tradizione, alla reale competenza di professione. Diamo per appurato che le lenti siano state proposte con competenza indiscutibile, sappiamo che la montatura sarà ciò che
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farà discutere. Lo stesso carisma persuasivo e convincente dovrà essere concentrato per la definizione della montatura: • Un cliente con lenti perfette ma insoddisfatto della scelta della montatura sarà un cliente deluso, un problema! • Un cliente che vede benissimo ma che porta una montatura inadeguata all’estetica dovrà subire i commenti negativi del suo entourage e sarà una persona infelice, un problema! • Un cliente che ha acquistato le lenti migliori ma con una montatura che si deforma, perde le viti, cade dal naso, stringe troppo, “sputa” le lenti, sarà un cliente arrabbiato, un problema! • La fase della scelta della montatura dev’essere forte, solida. • Il cliente dev’essere aiutato nella scelta, sostenuto con argomenti e motivazioni di varia natura: • estetica, l’occhiale “migliore” per come vuole apparire; • funzionale, l’occhiale “migliore” per l’utilizzo che ne vuole fare; • produttiva, l’occhiale “migliore” come produzione e garanzia; • ogni argomento deve essere esposto con competenza, quindi con conoscenza. Ho viaggiato molto nel mare ondoso dell’ottica, ho esplorato il design, la produzione, in varie parti del mondo, conoscendo bene designer, createurs, visionari, sognatori, bravissimi tecnici, ingegneri super tecnologici, ho visitato fabbriche da milioni di operai e laboratori di artigiani, realtà italiane, dove si tiene duro e si lavora bene, e fabbriche francesi, danesi o tedesche, dove si porta avanti una tradizione di serietà e affidabilità. Ho vissuto la parte commerciale, con tutte le dinamiche di marketing e strategie. Ho avuto la fortuna di
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MEDITAZIONI
Eugenio Montejo
RISVEGLIO
entrare in moltissimi negozi, soprattutto di conoscere professionisti dell’ottica di altissimo livello, di eccellente profilo. Inoltre ho cercato di studiare tutto quello che potevo e continuo a farlo con grande gioia, comprese le varie tematiche di psicologia, per imparare ad avere rapporti chiari, per interpretare i caratteri delle persone, per avere la capacità di una comunicazione armonica ed efficace, per comprendere i linguaggi espressivi dei miei interlocutori e poterli soddisfare con la giusta sensibilità. Cerco oggi di trasmettere questo mio piccolo bagaglio, a fianco dei professionisti che hanno voglia di emergere dalle calme piatte che l’attuale situazione di congiuntura prefigura. L’esperienza che ho vissuto delle realtà dei centri di ottica professionali mi ha fatto vedere che, spesso, tanto validissimo patrimonio di preparazione scientifica, che alcuni ottici possiedono, viene sprecato e disperso: le vele sono bellissime, ma non prendono vento. È necessario alzare la guardia per essere “bravi”, dotarsi di nuovi strumenti, ancor più approfonditi, per fronteggiare i momenti di passaggio, come l’attuale: lo studio non può essere concentrato solo sulla parte scientifica, nobile e affascinante, bensì occorre dare spazio anche agli aspetti che riguardano la psicologia, la comunicazione, la conoscenza approfondita di tutte le fasi della professione, di tutti i momenti e gli strumenti che costituiscono il lavoro
quotidiano. Allo stesso modo, mi accorgo oggi che le aziende che fanno montature spesso non sono in grado di trasmettere e comunicare il valore aggiunto del proprio prodotto, vale a dire le idee e le tecnologie, gli spunti creativi e la qualità produttiva applicata. Capita spesso che si cerchi di presentare l’occhiale con un brand non noto al grande pubblico utilizzando gli stessi cardini dei nomi famosi: fashion, trend, testimonial. In questa logica le aziende specializzate che inventano una collezione di montature saranno sempre perdenti, perché non potranno mai fare tanta comunicazione come i potentissimi marchi internazionali, sostenuti da economie e da logiche di mercato di natura completamente, smisuratamente diverse. Quindi è importante enfatizzare i valori precipui, di manifattura, di scelta “su misura”, o taylor made, di attenzione al singolo pezzo, alla qualità in tutti i suoi aspetti, con un’emozione evocativa che completi la poesia. In questo modo si potrebbero incontrare e coniugare due necessità: quella dell’ottico, di conoscere il prodotto e distinguere la qualità; quella dei produttori, di far riconoscere l’impegno e la dedizione a una capacità di fare bene che porta appresso tradizioni importanti, derivate da un buon artigianato applicato. È una mia speranza che questi due mondi si possano incontrare, così come li sto vivendo nella mia esperienza professionale, due mondi che creino
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La luce distrugge i castelli dove galleggiavamo in sogno; lascia il suo odore di balena nel nostro specchio opaco... Vagabondavamo vicino a Saturno, ora la terra gira più lentamente. Tremiamo soli al centro del mondo e apriamo la finestra perché il giorno passi con la sua barca. Stanotte abbiamo dormito in un paese lontano. Eugenio Montejo (1938 – 2008), poeta e saggista venezuelano, ha scritto poesie molto belle anche per i bambini, con particolare sensibilità linguistica ed evocativa. una stretta comunicazione fra di loro, in maniera da essere liberi e indipendenti da ogni condizionamento superiore, per esprimere, finalmente, un’ottica fatta solo di qualità, a tutti i livelli. L’immagine allo specchio potrà essere quella di un mondo dove le persone dialogano con competenza: l’ottico professionale e i suoi collaboratori, con il cliente; l’ottico professionale con le aziende che producono; le aziende serie con ottici professionali capaci d’intendere il prodotto in modo competente. Acquistare è un’arte, acquistare non è facile, per via dei gusti e per via dei magazzini. Vendere è altrettanto difficile e occorrono sempre maggiori competenze e professionalità. Come un buon vento portante, che sia bene in poppa e favorisca per tutti una navigazione sicura.
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FORMAZIONE
VISION UP-TO DATE: PAROLA D’ORDINE, INTERDISCIPLINARIETÀ Visione e postura, oftalmologia pediatrica e strabismo, lenti oftalmiche e lenti a contatto, ipovisione: sono i temi dell’iniziativa in programma a Mido, sotto forma di sessioni plenarie abbinate a corsi pratici
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di Angelo Magri
iente a che vedere con quello che una volta si chiamava Mido Education: oggi l’offerta formativa per i professionisti italiani della visione durante la più grande fiera dell’ottica al mondo è cambiata, perché a sua volta è cambiata la domanda. «Con l’edizione 2013 Mido si accinge a diventare per due dei tre giorni in cui è in programma un punto di riferimento anche per la formazione: domenica 3 e lunedì 4 marzo ospiterà, infat-
ti, Vision up-to date, la nuova manifestazione promossa da Fabiano Gruppo Editoriale – spiegano gli organizzatori dell’iniziativa – Si tratta di due giornate congressuali dedicate a quattro temi su cui poter acquisire o perfezionare le nozioni tecniche necessarie per effettuare un esame refrattivo e fornire la soluzione ottica di sicuro successo: nelle varie sessioni si alterneranno i migliori docenti nazionali». Rispetto al Mido Education di una volta, Vision up-to date non ha, tuttavia, cambiato soltanto il nome. «I cor-
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FORMAZIONE
si in programma nelle due giornate di fiera saranno una novità assoluta ed esclusiva all’interno dell’offerta formativa nazionale – sottolineano alla Fge – Inoltre i partecipanti potranno fruire di corsi pratici in sale appositamente attrezzate adiacenti l’area Otticlub. E, ancora, i docenti coinvolti non saranno soltanto ottici e optometristi, ma anche oftalmologi». L’iniziativa, infatti, è rivolta a ottici optometristi, medici oculisti e ortottisti o assistenti di oftalmologia, con una sessione plenaria mattutina e corsi pratici pomeridiani. «L'iscrizione alle sessioni plenarie è gratuita, ma consigliata per chi desidera prendere parte ai corsi pratici del pomeriggio: a tutti i partecipanti verrà rilasciato l'attestato di partecipazione – spiegano ancora gli organizzatori - Le sessioni plenarie d'informazione e reporting, rivolte a una platea di 150-200 persone, si prefiggono di aggiornare sull'evoluzione e i più recenti sviluppi nei vari settori specifici: visione e postura, oftalmo-
logia pediatrica e strabismo, lenti oftalmiche e lenti a contatto, ipovisione. A loro volta i 4 corsi pratici di formazione e training, rivolti a un massimo di 20 persone ciascuno, si propongono come opportunità con-
creta di acquisire o perfezionare, con l'assistenza di tutor altamente qualificati, le tecniche per una corretta refrazione e la determinazione della soluzione ottica adeguata nei vari campi di applicazione».
I DOCENTI A MIDO 2013 (Filippo Amore, Daniela Domanico, Francesco Panzera, Sergio Scalinci e Massimiliano Serafino), dall’ortottica (Federico Bartolomei, Francesco Bonsignore e Xenia Bucella) e dall’ottica e optometria (Silvano Abati, Luca Giannelli, Silvio Maffioletti, Salvatore Pintus, Roberto Pregliasco, Gianmario Reverdy, Giuliano Sarti e Carlo Visconti).
I direttori delle quattro sezioni, corrispondenti ad altrettanti sessioni plenarie e relativi corsi, saranno Stefano Esente (Medico Chirurgo in Oftalmologia Firenze), Giancarlo Montani (Università Lecce), Paolo Limoli (Medico Chirurgo in Oftalmologia Milano) e Paolo Nucci (Medico Chirurgo in Oftalmologia Milano). I relatori delle sessioni plenarie e dei corsi verranno dall’oftalmologia e dalla medicina
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LA VALUTAZIONE DELLE LENTI A CONTATTO MULTIFOCALI La selezione del portatore è fondamentale per l’applicatore: deve, infatti, individuare le aspettative riposte nell’impiego delle lac anziché delle lenti oftalmiche progressive, le differenze di stabilità nella resa visiva, ma anche il vantaggio di sostituire l’occhiale
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di Francesco Sala docente di Optometria e Contattologia Istituto B. Zaccagnini Iscritto al Registro dell’Optometrista Magistrale
Lenti a visione alternata Nella visione alternata la geometria della lente attraverso la direzione di sguardo permette, infatti, di posizionare l’area per lontano e quella per vicino: durante la direzione di sguardo primario la zona per lontano copre l’area pupillare, mentre durante la visione prossimale quando lo sguardo si sposta verso il basso e la lente compie una traslazione verso l’alto la zona per vicino si sistema davanti alla pupilla (figura 1, immagine b). La traslazione rappresenta un aspetto determinante per il corretto funzionamento del sistema e la palpebra inferiore svolge un ruolo fondamentale: ha, infatti, il compito di spingere la lente verso l’alto allineando così la pupilla con il segmento inferiore che contiene il potere per vicino. La visione alternata è normalmente conseguita con lenti a contatto fisicamente rigide (figura 1, immagine a) che ricordano le lenti oftalmiche bifocali e per ottenere un adeguato equilibrio è indispensabile inserire dei sistemi di stabilizzazione: l’introduzione di una variazione di spessore nella zona inferiore mediante l’inserimento di un prisma a base bassa (solitamente da 1 a 3 Δ ), in modo tale che l’area de-
’applicazione delle lenti a contatto nel soggetto presbite rappresenta una situazione particolarmente interessante in quanto la riduzione dell’abilità visiva durante l’attività prossimale e la conseguente necessità di un adeguato sistema di compensazione costituisce una motivazione importante. Il trattamento della presbiopia mediante l’utilizzo delle lac multifocali diventa per il professionista una valida opportunità destinata ad aumentare nei prossimi anni quando tutte quelle persone con o senza un difetto rifrattivo, una volta raggiunta la necessità di una compensazione per vicino, possono utilizzare questa tipologia di lenti. Solitamente vengono individuate due modalità nella prescrizione delle lac in caso di presbiopia: lenti a visione alternata e lenti a visione simultanea. La prima soluzione individua almeno due zone ottiche ben distinte che si alternano davanti all’area pupillare, mentre la seconda dispone il contributo diottrico del lontano, del vicino ed eventualmente quello intermedio simultaneamente in tutte le direzioni di sguardo davanti alla pupilla.
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dicata per vicino possa posizionarsi in modo corretto verso il basso; a sua volta la troncatura della porzione inferiore (solitamente da 0.40 a 0.60 mm) ha la finalità di incrementare il contatto tra il bordo della lente e quello della palpebra inferiore, in modo da controllare la posizione e la rotazione del sistema correttivo. A partire dai primi anni Ottanta 1 dello scorso secolo le aziende costruttrici hanno sviluppato soluzioni caratterizzate da lenti morbide a visione alternata senza raggiungere però un grosso successo: la problematica di maggiore rilievo nella “geometria traslata” è, infatti, quella di ottenere il corretto posizionamento del segmento per vicino durante la lettura.
per citarne alcuni. Le lenti a contatto multifocali 3 a visione simultanea vengono realizzate con lenti a struttura rigida e morbida rappresentando una valida soluzione per il trattamento della presbiopia e, in particolare, tra i design (figura 2) che generalmente vengono impiegati troviamo: quelli ad anelli concentrici composti da superfici sferiche, quelli anulari che raccordano la zona sferica del lontano e del vicino mediante un profilo asferico e quelli che differenziano il potere con una variazione integralmente asferica. Il portatore ideale di lenti a contatto multifocali Ora analizziamo diversi elementi che riguardano la valutazione delle lenti a contatto multifocali a visione simultanea per il trattamento della presbiopia senza l’interazione con la modalità della visione alternata. La selezione 4 del portatore rappresenta un momento importante per il professionista, poiché deve individuare durante la seduta di prova quali aspettative vengono riposte nell’impiego delle lenti a contatto multifocali e spiegare con cura che il principio di funzionamento è molto differente rispetto alle lenti oftalmiche progressive e che probabilmente la resa visiva ottenuta con gli occhiali risulta più stabile. È importante sottolineare che il vantaggio di sostituire, quando occorre, l’occhiale con le lenti a contatto è determinante e spesso rappresenta uno stimolo sufficiente per accettare la prestazione visiva fornita dalle lenti multifocali; tuttavia quelle persone che non vogliono rinunciare a una visione “perfetta” molto difficilmente potranno utilizzare confortevolmente questo sistema correttivo. Comunque con l’applicazione è necessario 5 raggiungere un risultato accettabile assicurando durante lo svolgimento delle attività lavorative una prestazione soddisfacente. Limitare il più possibile l’impiego dell’occhiale per vicino e mantenere il comfort per buona parte del tempo di uso delle lenti a contatto sono tra i fattori che influenzano il successo finale. L’anamnesi deve approfondire anche quali attività lavorative verranno svolte individuando quegli aspetti critici che possono mettere in difficoltà il portatore con la finalità di chiarire gli eventuali limiti dell’ausilio correttivo 6 .
Lenti a visione simultanea Il principio di funzionamento della visione simultanea 2 consiste nell’introduzione all’interno dell’area pupillare di un contributo di più poteri in modo tale da coinvolgere contemporaneamente sia la sezione per lontano sia quella per vicino della lente a contatto. In questo modo si determina il cambiamento dell’a-
Figura 1. Lente a contatto a struttura rigida bifocale, caratterizzata dalla troncatura in posizione di sguardo primario e principio di funzionamento della visione alternata
berrazione sferica dell’occhio con lo scopo di raggiungere una prestazione visiva accettabile a distanze diverse. È importante tenere in considerazione che esistono diversi fattori che si ripercuotono sulla resa finale del sistema correttivo: le aspettative del portatore, la tipologia di lente, l’ambiente e la distanza di lavoro, la grandezza pupillare, l’aberrazione sferica iniziale dell’occhio e le proprietà della lacrimazione,
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di adattamento, senza però presentare modifiche rilevanti dell’acuità visiva per lontano e per vicino. Un approccio particolarmente efficace 9 si è dimostrato quello di valutare la prestazione ottenuta con le lenti a contatto multifocali invitando i portatori a provare la validità del sistema correttivo nella vita quotidiana. Nel lavoro eseguito da Woods e colleghi nel 2009 vengono considerate diverse attività: ad esempio, la lettura di un menu e di una rivista, l’uso di dispositivi elettronici, guardare la televisione e guidare in condizioni di bassa luminosità ambientale. Questo metodo 7,9 è risultato utile per costruire un feedback in grado di aiutare il professionista a comprendere meglio i risultati ottenuti e a individuare il tipo di soluzione più adeguata per il portatore: pertanto è fondamentale, secondo gli autori 9 , aggiungere agli esami clinici convenzionali anche questo tipo di valutazione.
Figura 2. Geometria ad anelli concentrici con centro per lontano (immagine a), geometria anulare con raccordo asferico e centro per vicino (immagine b), geometria integralmente asferica con centro per vicino (immagine c)
Bibliografia 1. Bennett, E. S. Bifocals and multifocal contact lenses. In: Phillips AJ, Speedwell L, eds. Contact Lenses. 5th ed. Oxford: Butterworth-Heinemann, 2007: 311-331. 2. de Carle, J. T. (1997) Bifocal and multifocal contact lenses. In Contact Lens Practice, 4th edn, pp. 540-565 eds. A. J. Phillips and L. Speedwell. Oxford: Butterworth –Heinemann. 3. Schwallie, J. (2000) Multifocal contact lenses: a valuable alternative for your pesbyopic patient. Contact Lens Spectrum, 15(12), 29-32. 4. Bennett, E. S. (2004) Patient selection, evaluation, and consultation. In Manual of Gas Permeable Contact Lenses, 2nd edn, pp. 58-85, eds. E. S. Bennett and M. M. Hom. St Louis, MO: Elsevier Science. 5. Gasson, A. and Morris, J. (2003) Lenses for presbyopia. In The Contact A. Lens Manual: A Pratical Fitting Guide, 3rd edn, pp. 298-317, eds. Gasson and J. Morris. London: ButterworthHeinemann. 6. Benjamin WJ, Borish IM. Presbyopia and the Influence of Aging on Prescription of Contact Lenses. In M Guillon, CM Ruben (eds). Contact Lens Practice. London: Chapman & Hall, 1994;828. 7. Papas, E. Presbyopic Lens Performance and the “Real World”. Contact Lens Spectrum, November 2010. 8. Bakaraju RC, Ehrmann K, Ho A, Papas E. Inherent ocular spherical aberration and multifocal contact lens optical performance. Optom Vis Sci. 2010 Dec;87(12):1009-22. 9. Woods J, Woods CA, Fonn D. Early symptomatic presbyopes.
Le prestazioni delle lenti a contatto multifocali La valutazione dell’applicazione si articola attraverso il controllo eseguito mediante il biomicroscopio o lampada a fessura: l’applicatore deve stabilire se la relazione della lente a contatto con la superficie oculare è adeguata e se il sistema correttivo garantisce un’acuità visiva per lontano e per vicino soddisfacente. Nel cercare la soluzione migliore in grado di ottenere una prestazione visiva accettabile è essenziale avvalersi di design differenti e dopo aver individuato la base di partenza è indispensabile aspettare un periodo di circa una settimana di utilizzo prima di compiere degli aggiustamenti. Durante questo periodo, infatti, la prestazione visiva con il sistema correttivo può migliorare e durante le sedute di controllo è possibile individuare con maggiore efficacia le modifiche di potere o di design. È importante ricordare che l’esame dell’acuità visiva che viene svolto abitualmente nella pratica quotidiana non è sempre in grado di prevedere se le lac multifocali verranno utilizzate con successo. Infatti 7,8 il grado di soddisfazione che viene raggiunto può incrementare significativamente durante il periodo
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HOYA FACULTY: IN ITALIA LA VERSIONE EVOLUTA A due anni dall'inaugurazione del centro di formazione internazionale, a Budapest, con oltre 2.500 tra professionisti provenienti da tutta Europa per fare esperienza sulle progressive e sui metodi più efficaci per risolvere ed evitare i problemi di adattamento, l’offerta formativa dell'azienda di lenti oftalmiche arriva anche nel nostro paese
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oma, 15 gennaio. «Per tre intere giornate una ventina di ottici optometristi da tutta Italia sono stati protagonisti di una sessione speciale, organizzata appositamente per approfondire quanto già affrontato a Budapest e sviluppare nuove competenze, con lo scopo principale di mettere in pratica procedure optometriche avanzate per distinguersi pro-
di Angelo Magri fessionalmente – spiegano alla Hoya Italia - L'approccio, già introdotto alla Hoya Faculty in Ungheria, propone la refrazione binoculare e l'utilizzo del protocollo MKH Polatest per una prescrizione completa e come soluzione ai disturbi astenopici, spesso causa latente di mancati adattamenti e insoddisfazione dei portatori». Ad accogliere e trasferire questi principi agli ospiti sono stati Hans Warntjes, rettore di Hoya Faculty, Jules van Els, optometrista, docente presso Hoya Faculty e specializzato in visione
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binoculare, Marlene Veldt, ortottista specializzata nella procedura optometrica, e Silvano Larcher, product manager e lens expert di Hoya Italia. A Roma come a Budapest, l'interazione tra gli ottici optometristi è stata fondamentale. «Il trasferimento della conoscenza non è una strada a senso unico – ha affermato Warntjes - I partecipanti imparano moltissimo gli uni dagli altri, perché amano condividere le proprie esperienze con i colleghi». Per Larcher è risultata «stupefacente la passione con
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Alcune fasi della Hoya Faculty 2.0, svoltasi a Roma dal 15 al 17 gennaio
cui i partecipanti hanno affrontato il corso e stimolante, per tutti noi che organizziamo queste sessioni, vedere come professionisti affermati si entusiasmino e traggano nuovi stimoli da tale approccio, vivendo queste giornate come inizio di una nuova esperienza». A detta degli organizzatori, infatti, i 24 professionisti che hanno partecipato all’iniziativa si sono rivelati entusiasti, in particolare «dell’ottima organizzazione del corso e dell’equilibrio tra teoria e pratica». Un apprezzamento particolare è andato alla «competenza e disponibilità dei formatori», tanto da sperare che si organizzi presto un’ulteriore sessione di confronto sulle esperienze acquisite. «Già il fatto che un corso a pagamento sia stato seguito da un numero così elevato di professionisti della visione testimonia la loro attenzione all’approfondimento di tecniche innovative per migliorare il servizio alla clientela – commenta Gianni Greco, titolare di VisionOttica Gianni Greco a Ravenna – Inoltre i centri ottici dei partecipanti alla Faculty 2.0 di Hoya hanno un’incidenza di oltre il 65% delle progressive sul fatturato delle lenti oftalmiche, assai più alta della media nazionale: un
segnale importante, ancor più alla luce del fatto che il corso ha messo gli ottici optometristi nelle condizioni di valutare sia i principali fattori che provocano difficoltà alla visione sia l’efficienza visiva da lontano e da
LIFESTYLE V+: PER NON MUOVERE PIÙ LA TESTA AL COMPUTER Hoyalux iD LifeStyle V+, VisuReal Portable e Realtà Aumentata: anche le ultime novità di Hoya sono state al centro del confronto tra i professionisti che hanno preso parte alle giornate di formazione proposte dalla Faculty a Roma. «Sono il primo a testare un paio nuovo di lenti e con le LSV+ di Hoya mi sembra di non sentirmi nemmeno addosso l’occhiale e di… essere ringiovanito di 20 anni!», afferma sorridendo Gianni Greco, che poi entra nel dettaglio tecnico. «Questa nuova versione di multifocali della Hoya garantisce l’ottimizzazione della zona del lontano, l’ampliamento delle zone intermedie, il miglioramento della zona per vicino e un’efficienza visiva migliore anche nelle zone laterali basse, riducendo notevolmente l’effetto distorsivo». Per quanto riguarda, invece, le App di Hoya, il titolare di VisionOttica Gianni Greco di Ravenna ricorda di averle acquistate e di utilizzarle entrambe, con risultati pratici ed economici già evidenti nel consuntivo 2012. «Il fatto di dimostrare concretamente a fasce di utenti più diffidenti delle altre, ad esempio gli anziani, come si vede con un paio di lenti oftalmiche offre un segnale importante in termini di rassicurazione e, quindi, favorisce la propensione all’acquisto», dice Greco. Del Governatore è stato tra i primi a testare le nuove Hoyalux iD LifeStyle V+. «Non producono la sensazione di portare un paio di progressive: è questo il loro riscontro positivo più immediato – afferma il professionista abruzzese – Offrono zone più ampie nel vicino e nell’intermedio: utilizzandole, i videoterminalisti non sono quasi più costretti a muovere la testa». E le App di Hoya? «Abbiamo adottato la Realtà Aumentata, di cui siamo soddisfatti – spiega Del Governatore – Tutto ciò che fa rendere conto l’ametrope delle performance di quanto va ad acquistare aiuta a vendere di più e meglio».
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vicino». Il professionista romagnolo sottolinea il ruolo giocato in tale contesto da Hoya. «Dopo la sessione formativa alla Faculty di Budapest l’azienda è stata attenta ai nostri riscontri e ne è derivato il positivo risultato dell’evento di Roma – spiega Greco – Ora abbiamo chiesto a Hoya di organizzare un nuovo meeting tra 3 o 4 mesi insieme a coloro che erano presenti a Roma, visto che portiamo tutti esigenze, professionalità e persino aspetti territoriali diversi». Per Francesco Del Governatore è stato il primo corso dove realmente la parte pratica ha fatto seguito a quella teorica. «E poi – aggiunge il titolare di Italo Ottici a Roseto degli Abruzzi - si è lavorato su concetti di grande attualità, come la collaborazione con altre figure professionali, che possono essere l’odontoiatra o l’osteopata, ad esempio».
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IN ZEISS ACADEMY TUTTO IL KNOW HOW DEL BRAND Dopo il positivo esordio del 2012, con circa 500 ottici partner coinvolti sull’intero territorio nazionale, per il 2013 sono in programma nuovi corsi, finalizzati a un ulteriore approfondimento e crescita dell’attività professionale
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eiss Academy è sinonimo dell'attenzione che il brand di lenti oftalmiche e strumenti ripone nella formazione professionale. L’obiettivo? Supportare gli ottici nel presentarsi alla propria clientela nella maniera più alta e professionale possibile, secondo quanto si addice al loro ruolo. E i numeri del primo anno di attività di Zeiss Academy confermano non solo le intenzioni dell’azienda, ma anche la disponibilità e la ricettività dei centri ottici partner: circa 500 partecipanti, 29 giornate di formazione itineranti in tutta Italia e tre offerte formative (i.Tech, i.Optics e i.Management, quest’ultima realizzata in collaborazione con SDA Bocconi). «La missione di Zeiss Academy è quella di formare, informare e stimolare sul mondo Zeiss», spiega Gian Andrea Ianese, titolare di Alex Ottica a San Nicolò di Comelico, in provincia di Belluno, e collaboratore di Zeiss per la formazione da quasi vent’anni. Dopo alcuni mesi di lavoro e di incontri, a fine 2011 sono partiti i primi corsi del percorso formativo Zeiss, che prevedevano due principali aree tematiche: una focalizzata su aspetti di marketing e di analisi del proprio bacino d’utenza attuale e potenziale con i.Management e l’altra su aspetti più tecnici, come la conoscenza più dettagliata dell’offerta Zeiss in i.Tech, e aspetti di analisi optometrica in i.Optics. In particolare «i.Optics inizialmente prevedeva tre specifiche aree tematiche, comunicazione, pro-
a cura della redazione fessionalità e marketing, inteso come far vedere meglio la propria professionalità – aggiunge Ianese - Già dalle prime edizioni ci accorgemmo che le esigenze dei partecipanti erano mirate soprattutto alla parte optometrica. Il seminario ha preso così una forma e un’identità ben precise. L’obiettivo principale di i.Optics è diventato, quindi, la parte più professionale, quella optometrica, in particolare l'attività di valutare l'efficienza visiva e di verificare lo stato refrattivo con mezzi e metodi semplici e alla portata di tutti, finalizzata a prescrivere benessere visivo». Durante gli incontri vengono mostrate le proposte di Zeiss, in fatto di strumenti e lenti, per agevolare questa attività professionale. «In sostanza con i.Optics si presentano metodi professionali di valutazione refrattiva per avere la si-
Uno dei corsi 2012-2013 della Zeiss Academy
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cura consapevolezza della presenza di particolari e basilari requisiti e abilità visive indispensabili a predisporre la compensazione ottica ottimizzata e personalizzata per il raggiungimento del completo benessere visivo, secondo la filosofia Zeiss», ricorda Ianese. Visto il diffuso apprezzamento sia della proposta i.Optics, tenuto da Gian Andrea Ianese con la collaborazione del Trainer Zeiss Giovanni Guiraud, sia della proposta i.Tech, tenuto dai PM Zeiss, l’azienda per il 2013 ripropone l’offerta coprendo altre tappe d’Italia prima non raggiunte e integra nuove soluzioni formative per completare l’aggiornamento dei propri centri ottici. «Con i.Optics – afferma all’azienda di lenti oftalmiche e strumenti - è emersa l'esigenza da parte dei centri ottici partner di corsi più specifici, monotematici,
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Giancarlo Montani tiene uno dei corsi di Zeiss Academy
in particolare sulla visione binoculare, dove Zeiss vanta lo strumento Polatest, attualmente nella versione i.Polatest, e il metodo MKH: così all’interno della Zeiss Academy nasce i.Vision2, anch’esso tenuto da Gian Andrea Ianese; e viene sottolineata l’esigenza di saperne di più sulla valutazione dello stato aberrometrico dell'occhio e la compensazione ottimizzata a questo stato, con i.Profiler e i.Scription, dal quale nasce il corso i.Pro_Lens, tenuto da Giancarlo Montani, noto docente e optometrista». Queste tre aree, insieme ad i.Tech, compongono la nuova proposta formativa della Zeiss Academy 2012-2103. «Già nell'ultimo trimestre del 2012 è partita la nuova offerta formativa di Zeiss Academy, con il corso i.Vision2; e il 2013 risulta fitto di appuntamenti per tutti gli eventi di Zeiss Academy – sottolinea ancora Ianese - i.Optics rimane e rimarrà il seminario di base per chi vuole veramente avere uno sguardo profondo sull’analisi refrattiva, in cui si parla di accoglienza, indagine anamnestica, valutazioni sulle abilità visive, verifica refrattiva ed equilibrio per lontano e per vicino, valorizzazione e comunicazione della professiona-
lità. Il nuovo corso i.Vision2, invece, è una sorta di continuazione di i.Optics, analizzando in modo dettagliato la visione binoculare, il metodo MKH, la capacità della sensibilità al contrasto e la valutazione con il metodo KSV». Un ulteriore contributo alla crescita professionale sarà offerto anche dal corso i.Pro_lens dedicato a tutti i possessori dello strumento i.Profiler, con
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cui i partecipanti potranno approfondire tematiche quali le possibili soluzioni per gli ametropi, i sistemi di misura delle aberrazioni, le diverse tipologie di aberrazioni e la loro compensazione con i.Scription, oltreché un’analisi di casi reali per meglio comprendere in quali soggetti l’uso della tecnologia i.Scription realmente offre un vantaggio al portatore. Qual è il valore aggiunto per gli ottici che seguiranno questi corsi? «Sicuramente il perfezionamento e la praticità clinica di particolari metodiche atte al raffinamento prescrittivo della compensazione ottica, il bilanciamento e l'equilibrio binoculare, la valutazione della visione binoculare in modo semplice e puntuale, la compensazione – ricorda Ianese - Con Zeiss Academy il brand ha finalmente l'opportunità di trasmettere ai propri partner le enormi potenzialità che possiede e che non sono mai emerse del tutto come giustamente meritavano, in termini di strumentazione, lenti e altri prodotti ottici, ma soprattutto per quanto riguarda il proprio know-how».
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