Why Marche n.31

Page 1





EDITORIALE

LE MARCHE, IL NOSTRO GIRASOLE Il girasole, un fiore frutto della nostra terra, simbolo dell’abbondanza e della bella stagione estiva è il protagonista della copertina di questo numero di WhyMarche. L’abbiamo scelto per i suoi colori accesi, per la sua misteriosa vocazione a seguire sempre il sole, per i suoi buoni auspici se regalato e per la sua disarmante semplicità nel colorare di giallo intenso i nostri paesaggi in questo particolare periodo dell’anno. Tanti altri, però, saranno i colori protagonisti di questo nuovo interessante numero, carico di contenuti vivaci ed eccezionali. Dai colori della cultura della Galleria Nazionale delle Mar-che con l’intervista al suo direttore, l’austro-urbinate Peter Aufreiter, ai colori dei giovani impegnati con il progetto alternanza scuola-lavoro, fino al rosso e oro del nostro Iron Man piceno Umberto Maoloni. E ancora, l’azzurro del mare, teatro della competizione velica internazionale Farr40 a cui si aggiunge la cascata di colori del folclore internazionale che ad agosto arriverà nella splen-dida Apiro, per approdare ai colori della Street Art e dei suoi artisti invitati al Festival Inter-nazionale di Arte Contemporanea nello spazio urbano POP UP! che con le loro opere ci hanno permesso di ammirare scorci del nostro territorio da un inedito punto di vista. E poi, i colori della musica indipendente con lo stravagante ed accattivante gruppo Riciclato Circo Musicale, dalle tonalità sostenibili e ritmi sperimentali e, infine, i colori di una New York in-solita con i nostri consigli per un tour alternativo. Anche in questo numero abbiamo voluto portare alla vostra attenzione alcuni protagonisti delle nostre Marche, tra cui Maria Vittoria Micioni Di Bonaventura, una delle cinque vinci-trici dell’edizione 2016 del prestigioso Premio Nazionale “Per le Donne e la Scienza”, la je-sina Eva Simonetti scrittrice del libro “ La stanza dell’isola che non c’è” e l’anconetana An-gela Pezzuto ideatrice della simpatica iniziativa “Libri in testa dal parrucchiere”. Concludo con un saluto di benvenuto a Giuseppe Riccardo Festa, nuova “penna” che si è recentemente unito al nostro gruppo offrendoci in queste pagine un largo spaccato del nuovo mondo rurale ben rappresentato nella nostra regione. Da questo numero, pertanto, WhyMarche entra con l’intento di raccontarvi questo nuovo corso dell’AgricUltura, che si basa sul rispetto per la terra unito ad un nuovo e forte entusiasmo giovanile. Quindi, non mi resta che augurarvi una buona lettura ed una fantastica estate, dandovi ap-puntamento, come sempre, a settembre. Buone vacanze a tutti!

GAUDENZIO TAVONI

WHY MARCHE | 5



SOMMARIO A G O R A’

8 PETER AUFREITER

P.32

ANIMA 24 GHOST TOWNS 28 FOLKLORE INTERNAZIONALE 30 DEA BONA

Direttore Responsabile: Gaudenzio Tavoni REDAZIONE Editor Leila Ben Salah Silvia Brunori Stefania Cecconi Luca Capponi Ilaria Cofanelli Andrea Cozzoni Paola Donatiello Giuseppe Riccardo Festa Stefano Longhi Alessandro Morbidoni Leopoldina Zelli

MENTE 40 DONNE E SCIENZA 42 ENERGIA CORRETTA 44 HAND MADE IN MARCHE

Graphic Designer Isabella Gianelli Photo di copertina Andrea Tessadori

P.10

Marketing & P.R. Raffaella Scortichini r.scortichini@whymarche.com Concept: Theta Edizioni info@whymarche.com

PRIMO PIANO

32 LA CULTURA DELLA TERRA

www.thetaedizioni.it

PERCHE’

P.56

46 GIOVANI, SCUOLA E LAVORO

STREET ART MARCHE

I PERCORSI DI WHY MARCHE

P.12

SPIRITO 50 LA CLASSE DEL FARR 40 54 UN CUORE, UN LIBRO 56 HEROS MARCHIGIANI 60 IL CIRCO MUSICALE 62 LIBRI IN TESTA 65 SFUMATURE DI VINO 68 NEW YORK 70 I CONSIGLI DI BARBANERA

edizioni info@thetaedizioni.it

Casa Editrice: Theta Edizioni Srl Registrazione Tribunale di Ancona n° 15/10 del 20 Agosto 2010 Sede Legale: Via Monti 24 60030 Santa Maria Nuova - Ancona www.thetaedizioni.it - info@thetaedizioni.it Tel. 0731082244 Stampa: Tecnostampa: Via Le Brecce - 60025 Loreto (AN) Abbonamenti: abbonamenti@whymarche.com Chiuso in redazione il 18 Luglio 2016 COPYRIGHT THETA EDIZIONI TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI. NESSUNA PARTE DI QUESTO MENSILE PUO’ ESSERE RIPRODOTTA CON MEZZI GRAFICI, MECCANICI, ELETTRONICI O DIGITALI. OGNI VIOLAZIONE SARA’ PERSEGUITA A NORMA DI LEGGE. per qualsiasi informazione

info@whymarche.com


A G O R A’

L’AUSTRO-URBINATE CHE RIVOLUZIONA LA CULTURA DELLE MARCHE GIOVANE, CON LE IDEE CHIARE, TANTA VOGLIA DI FARE E TANTA VOGLIA DI PORTARE URBINO E LE MARCHE ALLA CONOSCENZA DI TUTTI. PETER AUFREITER È IL NUOVO DIRETTORE DELLA GALLERIA NAZIONALE DELLE MARCHE DI URBINO. NATO A LINZ, 41 ANNI, LAUREATO A VIENNA IN STORIA DELL’ARTE E FILOLOGIA GERMANICA, AUFREITER È STATO NOMINATO DAL MINISTRO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI DARIO FRANCESCHINI SOLO DA QUALCHE MESE. EPPURE SEMBRA CHE GIÀ I TURISTI ARRIVINO PIÙ DI PRIMA. DAL 2010 DIRETTORE DEL DIPARTIMENTO MOSTRE, PRESTITI, DEPOSITI E DELL’ARTOTECA DEL MUSEO BELVEDERE DI VIENNA, DOVE DAL 2008 AL 2010 HA DIRETTO L’UFFICIO MOSTRE, NELLA CAPITALE AUSTRIACA HA IN PRECEDENZA LAVORATO PRESSO IL KUNSTHISTORISCHES MUSEUM E IL SIGMUND FREUD MUSEUM, PETER AUFREITER È UNO DEI SETTE DIRETTORI STRANIERI SCELTI DAL MINISTERO. MA LUI NON AMA DEFINIRSI STRANIERO, ANCHE PERCHÉ LA SUA METÀ È NELLE MARCHE, VISTO CHE LA MOGLIE È PROPRIO DI URBINO.

8 | WHY MARCHE

Viene da Vienna il nuovo direttore della Galleria Nazionale delle Marche,

PETER AUFREITER


di Leila Ben Salah

DA OLTRALPE ALLE NOSTRE DOLCI COLLINE E AL NOSTRO FARE, ALLA NOSTRA IDEA DI PICCOLO È BELLO, QUALI SONO STATI I SUOI PRIMI PENSIERI, LE SUE PRIME IMPRESSIONI?

“Non sono arrivato adesso nelle Marche, ma ben 18 anni fa, qui ho fatto l’Erasmus. Da piccolo i miei genitori ci portavano due tre volte l’anno in Italia e l’ho visitata tutta da bambino e così è nato il mio amore per l’Italia.Sono stato spesso a Porto Recanati e a Loreto in vacanza e alla fine ho fatto l’Erasmus proprio a Urbino, qui ho studiato storia dell’arte e ho conosciuto mia moglie e poi l’ho portata a Vienna. Ora abbiamo due figli e siamo sposati da 12 anni. Qui c’è la sua famiglia e io mi sento a casa. Conosco queste zone molto bene, per questo quando è uscito il bando per i direttori dei musei in Italia, ho fatto domanda per le Marche. Questa regione mi piace molto perché è simile alla regione dove sono cresciuto in Austria, vicino a Linz c’è un paesaggio molto simile, rustico se vogliamo. Mi sento veramente a casa”.

COME VEDE URBINO NEL SUO INSIEME E COME HA TROVATO LA GALLERIA NAZIONALE? “Vedo tanta potenzialità, la potenzialità degli eventi generali e culturali, del bookshop, delle collaborazioni, delle mostre. Il Palazzo Ducale si presta ad essere aperto al pubblico per altri eventi, ai concerti, alle letture di poesie e agli spettacoli di teatro”.

IL MANAGER CHE È IN LEI SICURAMENTE AVRÀ TRACCIATO UN’IDEA DI MUSEO IMPRESA. UNITA ALLA SUA FORTE MOTIVAZIONE AL FARE, OBIETTIVI

A BREVE E LUNGO TERMINE?

“In prima linea voglio far crescere i visitatori di Palazzo Ducale, voglio una crescita continua senza perdere i numeri passati, così come ho fatto al Belvedere di Vienna, dove abbiamo avuto ogni anno un aumento di visitatori. Qualche volta di più, qualche volta di meno, ma sempre in crescita. Non mi interessa fare il boom di visitatori una volta l’anno con la mostra più costosa e più bella e poi più niente. Voglio dare continuità e vorrei far affezionare i marchigiani al Palazzo Ducale e alle Marche stesse, perché questo è il centro della cultura delle Marche. Il mio primo obiettivo è questo. Poi ci sono i soldi che grazie alla riforma vengono reinvestiti per il bene del Museo . Voglio fare eventi, affittare le sale, cercare sponsor che si leghino al Palazzo Ducale non per un evento, ma annualmente in modo continuativo e questo indipendentemente dalla mia presenza o meno qui ad Urbino nel tempo perché sento che solo così riuscirò a dare il mio contributo alla cultura delle Marche.

MA COME RINVIGORIRE IL RAPPORTO CON I VISITATORI?

“Il 2015 è stato l’anno migliore per Urbino per tanti anni con quasi 200 mila visitatori, voglio che il 2016 sii ancora meglio. Penso di aprire il Palazzo ad altri eventi oltre alle mostre, penso alla pubblicità, al marketing, mostre in autunno e d’estate. Le statistiche ci dimostrano che tenendo alta l’attenzione aumentano i visitatori paganti. Le scuole nel contesto sono cresciute, ma a crescere di un numero notevole sono stati soprattutto turisti. Abbiamo il compito di fare marketing, abbiamo una grande potenzialità da sfruttare”.

WHY MARCHE | 9


A G O R A’ SIAMO NEL CUORE DEL RINASCIMENTO, COME PENSA DI COLLEGARE URBINO ALLE ALTRE REALTÀ DEL POLO MUSEALE REGIONALE?

“Il mio grande vantaggio è che sono anche direttore del Polo Museale con altri nove musei nelle Marche e questo mi consente di creare collegamenti con biglietti unici. Ad esempio quest’estate ci sarà un pulmino che girerà in continuazione tra Urbino, Pesaro, Cattolica, Gradara. Passerà ogni ora e con un biglietto unico sarà possibile visitare la Rocca di Gradara e il Palazzo ducale Urbino. Più difficile sarà creare il collegamento con i piccoli musei archeologici che sono tanti e tutti bellissimi. Per questi mi impegnerò a rendere possibile l’apertura serale d’estate per i turisti. Si può fare e si deve fare. A Numana ad esempio nessuno andrebbe a vedere il museo archeologico di mattina, i turisti sono tutti al mare. Ma se li aprissimo la sera alle 23 allora sì”.

A QUATTRO ANNI DAL 500° ANNIVERSARIO DI RAFFAELLO QUALCHE ANTICIPAZIONE?

“Faremo sicuramente molti eventi, non solo uno. Urbino è la città di Raffaello, non c’è nessuna altra città in Italia che gode di questa atmosfera. Suo padre, Giovanni Santi, qui non era solo pittore, era un genio universale, faceva esperimenti con la chimica e con la fisica e in questo spirito è cresciuto Raffaello. E questa atmosfera va trasportata al visitatore”.

TANTI GIOVANI UNIVERSITARI A URBINO VISTA LA SEDE DELL’ATENEO, UN POTENZIALE PATRIMONIO DI VISITATORI FORSE MAI COINVOLTO. GLI STESSI STUDENTI POTREBBERO ESSERE A LORO MODO AMBASCIATORI DELLE NOSTRE BELLEZZE. HA IN SERBO QUALCHE IDEA PER LORO?

Gli universitari a Urbino sono 15 mila e anche in questo settore stiamo lavorando. Appena mi sono insediato il primo a venire in ufficio da me è stato proprio il rettore dell’Università, e mi ha offerto la sua collaborazione. Già adesso stiamo facendo molte cose insieme: la facoltà di Economia ci ha preparato un questionario che abbiamo sottoposto a 500 visitatori per sapere cosa vorrebbero, cosa va bene e cosa male. Poi c’è la scuola del restauro con la quale lavoriamo molto.Sul mio tavolo ci sono molti altri progetti per collaborare insieme con i professori e con gli studenti.

10 | WHY MARCHE


Il mio intento è portare gli studenti dentro al Palazzo Ducale come visitatori anche se questo è molto difficile perché c’è un detto a Urbino che recita “Non andare nel Palazzo Ducale altrimenti non ti laurei”. Io prima della laurea sono stato spesse volte nel Palazzo Ducale e sono diventato direttore, perciò non può essere vero. Così stiamo lavorando sulla comunicazione e stiamo preparando un fumetto che fa vedere gli studenti laureati e felicissimi perché finalmente possono entrare nel Palazzo Ducale per festeggiare la loro laurea proprio al suo interno. Noi offriamo un pacchetto una location d’eccezione, spumante, aperitivo e una guida accademica di 30 minuti. Nulla di pesante, anzi un giro divertente sulla vita accademica del Palazzo Ducale”.

PER CHIUDERE UNA PROVOCAZIONE. COSA RISPONDE A CHI NON VEDE IN MODO POSITIVO LE NOMINE STRANIERE ALLA DIREZIONE DEI MUSEI ITALIANI?

“Non ho questo problema perché mi sento veramente metà urbinate e sono ben accettato. Mi sembrano polemiche sterili e senza senso perché oggi come oggi è chiaro che bisogna cercare le esperienze e le persone più adatte a questo tipo di compito e poi se sono italiane, austriache o altro non importa. D’altronde anche all’estero ci sono tanti italiani. E nella musica allora? Nessuno si chiede se il direttore dell’orchestra è italiano, austriaco o americano, perché nei musei dovrebbe essere diverso? Inoltre, credo che non essere italiano sia un grande vantaggio e non essendo cresciuto nel sistema della soprintendenza io chiedo il senso di tutto, chiedo il perché delle cose. Invece una persona che è dentro il sistema da sempre, non si fa domande. Inoltre vengo da una realtà dove la stessa riforma (la riforma Franceschini, ndr) è stata fatta vent’anni fa e so dove vuole arrivare e orgoglioso di farne parte”.

E ANCORA COME PENSA DI AFFRONTARE I PROBLEMI CREATI DALLA BUROCRAZIA ITALIANA?

“La burocrazia non mi fa paura. I miei interessi sono la felicità dei visitatori, il numero dei visitatori e i soldi che mi permettano di migliorare le condizione per le opere d’arte e di aumentare il servizio per il visitatore. Con questi tre punti fermi davanti agli occhi, io trovo la strada. La burocrazia non mi fermerà, al massimo potrà rallentarmi, ma io andrò comunque avanti”.

WHY MARCHE | 11


ANIMA

E L L E D I R I COLO E H C R A M n

o n e o t r e p a lo e i c a P U P PO

SENIGALLIA ANCONA

PITICCHIO ARCEVIA

CASTELBELLINO SERRA SAN QUIRICO

FABRIANO

POP-

2015 STAZIONE. SERRA SAN QUIRICO 2501. BASIK / ALFA E OMEGA

12 | WHY MARCHE


I PERCORSI DI WHY MARCHE Un’opera d’arte è di tutti quando si rende accessibile a chiunque, nel momento in cu i ognuno di noi può toccarla, ammirarla, sentirla e, in qualche modo, farla sua, immagazzinando dentro di sé l’e mozione che l’opera stessa provoca e trasmette.

I

n questa direzione si muove la Street Art, ovvero l’arte di strada, quella che porta sui muri, sulle vecchie strutture abbandonate e sulle strade delle città i colori, le forme, le immagini tridimensionali che quotidianamente ogni cittadino può trovare sotto casa, o mentre percorre il tragitto verso il lavoro. A regalarci queste visioni magiche, quasi surreali, con uno stile tutto particolare è il festival di avanguardia internazionale POP UP! Arte Contemporanea nello Spazio Urbano, che dà voce a svariati artisti di tutto il mondo, invitati a creare dei murales su alcuni spazi della città non convenzionalmente destinati ad ospitare opere d’arte; questo per permettere ai cittadini di ammirare il proprio territorio da un altro punto di vista, da un’angolazione nuova, colorata e suggestiva. Ogni luogo scelto ha una motivazione particolare, gli artisti prediligono una parete o una struttura architettonica in base alla storia che c’è dietro ciascun elemento e lavorano intensamente per realizzare al meglio la propria opera. Il sopralluogo che il team di POP UP! compie negli spazi urbani e paesaggistici delle Marche è fondamentale per la scelta dell’edificio da trasformare in opera d’arte: lo scopo dell’associazione è investire a 360 gradi la vita delle persone, con la cultura, con l’arte e con i colori.

-UP!

WHY MARCHE | 13


ANIMA

2015 STAZIONE. CASTELBELLINO GIO PISTONE. NICOLA ALESSANDRINI / AIA

no certezze a n i m , u e , dell’es r e u r a s e i, p n o i z emo

C

olori sgargianti, visione impattante, mostri dall’aspetto umano. Questo quello che colpisce volgendo lo sguardo ad Aia, l’opera che gli artisti Gio Pistone e Nicola Alessandrini hanno realizzato lungo le facciate della stazione di Castelbellino (An). Lo scopo del loro lavoro è quello di creare un particolare profilo dell’essere umano: gli artisti proiettano nei personaggi che creano le emozioni, le paure, le incertezze che sono proprie dell’essere umano. A fare da sfondo delle tonalità cupe, tetre, in cui il corpo e l’apparenza diventano

14 | WHY MARCHE

dei meri imballaggi, che lasciano passare malessere quotidiano, trasformandosi nell’immagine di uno spirito corrotto, ferito e rovinato. Gli artisti, per realizzare l’opera, hanno impiegato due settimane, durante le quali sono stati affascinati e ispirati dai racconti magici dei contadini della zona. Un aneddoto riguarda la parete che ritrae una figura antropomorfa con la testa di gallo che abbraccia un uovo: gli artisti hanno preso ispirazione dalla grafica della bottiglia del Vov, tipico liquore marchigiano.

Photo di Francesco Marini


I PERCORSI DI WHY MARCHE 2015 LA TERR COOPERATIVA A E IL CIELO. AGRICOLA BIO L O G IC A. PITICCHIO ZOSEN / PAR AISO A LA TER RA E IL CIELO

U

n’esplosione di colori, una miriade di immagini luminose e sgargianti, una gioia per gli occhi. Si tratta di Paraiso, l’opera con cui Zosen ha reso il magazzino della Cooperativa Agricola La Terra e Il Cielo, prima azienda ad aver collaborato con il Festival, una vera e propria miniera di luce. Atmosfere pop con richiami a Matisse e all’arte dei Fauves si uniscono e danno vita a palme, alberi, totem, frutta, verdura, vasi, il tutto per segnalare ed evidenziare l’equilibrio che intercorre tra terra e cielo, tra gli uomini e le donne e la volta azzurra e celestiale che ci circonda. Paraiso è il trionfo di Madre Natura, dei suoi frutti, dei prodotti enogastronomici che caratterizzano il biglietto da visita delle Marche nel mondo intero. Zosen, che per realizzare l’opera è stato ospitato tre settimane in un appartamento del proprietario dell’azienda a Piticchio, esalta la cultura della salute, del lavoro, del rispetto dell’ambiente. La dimensione ludica e gioiosa, con le immagini stilizzate che la compongono, fa da sfondo all’opera, realizzata in collaborazione con il collettivo Coloro del Colore Naturale, artisti locali e collaboratori della Cooperativa.

Photo di Allegra Corbo

WHY MARCHE | 15


ANIMA

2015 STAZIONE. FABRIANO 3TT MAN / THE EVOLUTION CHAIN

p e r s o n a g g i s u r r e a l i e fa

T

ra i colori scuri e grigi che contraddistinguono la stazione ferroviaria di Fabriano (An), si nota senz’altro The Evolution Chain, murales realizzato da 3ttman sulla torretta di rifornimento dell’acqua. Questa, per 3ttman, è stata una vera e propria sfida: l’artista non aveva mai lavorato su superfici circolari, ma solo su pareti piane. Il progetto ha tenuto impegnato il giovane ben tre settimane, durante le quali non si è risparmiato neppure di notte. È stata proprio la circolarità dell’elemento architettonico a smuovere la creatività del writers, che ha così deciso di dar vita a questi personaggi

16 | WHY MARCHE

i c i t n ta s

surreali e fantastici, quasi stravaganti, che si appropriano indissolubilmente dello spazio a loro disposizione. 3ttman, traendo ispirazione dal mondo della fumettistica a quello dell’illustrazione, crea un’opera in senso ciclico, ove l’elemento portante è il colore, che viene utilizzato in una scarica di tonalità, a forte impatto visivo, sia per alimentare il senso di movimento tipico di ogni immagine, sia per conferire stabilità a ognuno dei personaggi realizzati. Il risultato è emozionale ed emozionante, coinvolge e stimola lo spettatore a scovare la chiave di lettura più idonea all’interpretazione dell’opera.


I PERCORSI DI WHY MARCHE

L

a storia che sta dietro quest’opera ha quel non so che di affascinante. Il bozzetto originale del progetto di Ericailcane e Blu prevedeva la rappresentazione di due bottiglie contenenti la prima una figura umana con in braccio un pesce, la seconda, un pesce con in braccio una figura umana, con l’idea di raffigurare la cura reciproca uomo-ambiente. Per una serie di circostanze, non fu più realizzato il progetto iniziale, bensì quello attuale: un palombaro in ginocchio che fissa le chele che ha al posto delle mani e un pesce umanizzato intento a custodire la perla della saggezza. Immediata la reazione negativa di Italcementi e Silos Granari che non apprezzavano l’opera, in quanto completamente differente dal bozzetto

originario; si temeva che la figura dell’uomo con le mani a chele potesse alludere, erroneamente, al contenuto dei silos, ossia grano transgenico. Dopo una serie di lettere di gradimento inviate a Comune, Autorità Portuale e Sovrintendenza dei Beni Culturali, la cancellazione del lavoro è stata scongiurata. Anzi, Silos Bottles si è trasformato nel simbolo identificativo della città di Ancona, ridisegnando la scenografia dello skyline urbano, fino al punto che i silos non sono più visti come un’imponente struttura di deturpazione della città, ma come un’opera d’arte: l’opera d’arte è entrata a pieno titolo nel vissuto della città di Ancona, modificando il modo di percepire lo skyline dorico.

2008 MOLO SUD. PORTO. ANCONA BLU. ERICAILCANE / SILOS, BOTTLES

sim b del olo i la c den ittà tific di A ativ nco o na

Photo di Francesco Marini

WHY MARCHE | 17


ANIMA

2015 CAVA MANCINI. ARCEVIA ZIO ZIEGLER / THE NATURE OF RESISTANCE

T

he nature of Resistance è un’opera densa di significato, che sorge in un luogo altrettanto importante, un luogo gravato da ricordi e memorie tristi e luttuose. Si tratta del Monte Sant’Angelo, teatro di rappresaglie naziste e guerre partigiane. Il sito di archeologia industriale è inserito in un paesaggio meraviglioso, circondato dalle acque cristalline del lago che sorge proprio alle spalle della cava, un luogo dotato di un’energia particolare, denso di significati. La Cava, dismessa, oggi vive di una nuova esistenza, grazie all’apprezzatissimo Zio Ziegler, artista californiano molto in voga tra la Silicon Valley e il MOMA newyorchese. Questa è la prima opera che Ziegler, affascinato dalla simbologia e dalla magia del luogo, realizza in Italia e mostra una figura femminile rannicchiata su se stessa e stretta da un nugolo di animali che, avvolgendola, sembra che stiano assorbendola completamente, in una sorta di metafora della Natura che, poco alla volta, si riprende le pareti rocciose della montagna con la vegetazione. Ziegler, prima di arrivare ad Arcevia, ha soggiornato a Roma ed evidenti sono infatti le suggestioni sulle metamorfosi riprese dal Bernini che ha riprodotto in The nature of Resistance. Un’opera maestosa, dipinta su una parete di 14 metri di lunghezza per 7 di altezza, che Ziegler ha realizzato in poco più di una giornata: con una mano muoveva la piattaforma su cui lavorava, con l’altra dipingeva.

18 | WHY MARCHE


I PERCORSI DI WHY MARCHE 2010 PORTA PIA. ANCONA ERICAILCANE / ROVINA

P

Figur e

zoom

orfe,

pesc ig mant igantesc h idi sa cerdo i, topi eno rm ti, ors i gius i, tizier i.

orta Pia, vecchia via d’accesso al porto e alla città dorica, era un edificio chiuso da più di dieci anni, in totale stato di degrado e abbandono. Il team di POP UP! ha visto in questa struttura una grande opportunità, essendo comunque Porta Pia un punto di cerniera fondamentale per la città, un collegamento tra il porto e la Mole Vanvitelliana. Solo grazie alla collaborazione e alla disponibilità delle istituzioni è stato possibile donare una nuova vita all’edificio, completamente ripulito e messo a disposizione dei visitatori. Rovina è un’opera grandiosa, unica nel suo genere. Si dipana in ogni stanza, in ogni corridoio della porta settecentesca di Ancona. Figure zoomorfe, pesci giganteschi, topi enormi

Photo di Francesco Marini

ci osservano mentre procediamo, scalino dopo scalino, verso i piani superiori della porta, dove ci attendono mantidi sacerdoti, orsi giustizieri e una pecora giudice gigante posizionata dietro una cattedra immersa di fogli di sentenze. Il racconto visionario e surreale di Ericailcane termina all’ultimo piano, dove un coniglio suicida sta per lasciarsi cadere lungo la tromba delle scale e il nome dell’opera, Rovina, che campeggia su un trono dove siede tronfio il fantoccio di una scimmia. Ericailcane ha realizzato quest’immenso affresco di oltre settecento metri quadri in appena tre giorni, senza l’aiuto di alcun bozzetto.

WHY MARCHE | 19


Contact:

edizioni

info@thetaedizioni.it


I PERCORSI DI WHY MARCHE

ANIMA

2008 PORTO. ANCONA ARTISTI VARI / PINTA! PESCHERECCI DIPINTI

P

inta! Paint on fishing boat è sicuramente un progetto innovativo e originale, che unisce l’opera di svariati artisti urbani internazionali. Pinta! può definirsi un’opera corale, in quanto i writers hanno dovuto accogliere le esigenze e i desideri dei comandanti delle imbarcazioni che, gelosi di quella che considerano non solo una semplice barca, ma una vera e propria dimora, hanno espresso il desiderio di partecipare attivamente al lavoro, proponendo idee e consigli. Così gli artisti, ognuno tramite il proprio stile personale e

la propria poetica, hanno dato vita a creature degli abissi, sirene, pesci, animali marini, rispettando le credenze, le superstizioni e i misteri che avvolgono la vita del mare, dei suoi abitanti e di coloro che solcano quelle acque con le proprie imbarcazioni. I risultati sono sorprendenti: barche coloratissime e luminose si trovano a salpare dal porto di Ancona dirette verso il grande blu del Mediterraneo: si tratta di vere e proprie tele mobili, che rivalorizzano il porto e lo ricongiungono alla città.

Photo di Francesco Marini WHY MARCHE | 21


ANIMA

2015 ISTALLAZIONE SITE SPECIFIC. SENIGALLIA IGNAZIO MATTEO /KABOOM

K

aboom, il suono di un’esplosione, ma anche il nome di questa innovativa opera che nasce dalla collaborazione tra l’artista Ignazio Matteo, lo studio di architettura CpiuA e l’impresa edile Muretto, curata da Elisa Sellari. Si tratta di una gigantesca opera d’arte realizzata su un ascensore di 12 metri d’altezza all’interno del corpo scala di un palazzo restaurato nel centro storico di Senigallia. Realizzare l’ascensore in un luogo in cui originariamente non era previsto si trattava di un intervento sicuramente delicato. Si è pensato allora di inserire l’ascensore in chiave artistica, unendo la funzionalità di un appartamento con un aspetto decorativo, artistico. Kaboom concepisce l’ascensore non solo come mezzo di

passaggio da un piano all’altro di un palazzo, quanto come luogo di incontro, di scambio sociale. Ignazio Matteo ha creato un’opera di frontiera, che unisce pittura e scultura, realtà e fantasia, in cui una specie di bassorilievo in ferro dipinto a olio dà vita a una narrazione astratta a spirale, che può essere letta, interpretata e fruita solo salendo e scendendo le scale del palazzo. Evidenti richiami all’arte di Bosch e Dalì, conchiglie, funghi, libellule, meduse e orchidee compongono gli spazi di quest’opera, a cui fa da sfondo un brillante colore blu, espressione non solo di un paesaggio, ma anche di uno stato d’animo che coinvolge e attira emotivamente tutti coloro che si fermano ad ammirare l’opera.

Photo di Francesco Marini 22 | WHY MARCHE



ANIMA

PICENO

Cossinino 24 | WHY MARCHE


di Luca Capponi

Vetreto

feste, esistenze di fatica e montagna, di campi e schiene curve. Il loro curriculum parla chiaro: zero residenti, e nel migliore dei casi possessori di abitazioni che tornano per tenere in ordine orti e coltivazioni. E per non lasciare che la fuga definitiva trasformi tutto in un nuovo “paese fantasma”. Nel Piceno gli esempi sono tanti. Attraverso una piccola guida, che non pretende di essere esaustiva, proviamo ad elencarli, a tracciarne alcune caratteristiche e a fornire le coordinate per una visita che unisce natura, storia ed escursioni (decine i sentieri praticabili una volta giunti in loco), partendo dai borghi oramai definitivamente abbandonati.

GHOST TOWNS Come vecchi guerrieri all’ultima battaglia fanno di tutto per restare vivi, per combattere l’oblio. Sono i “paesi fantasma”, centri una volta abitati ed oggi desolatamente vuoti, nascosti in un bosco o abbarbicati su un crinale, testimoni di epoche andate, monumenti fascinosi di cui il territorio ascolano è ricco. Abbiamo provato a raccoglierli in una piccola guida. Fermare il fotogramma di un film in bianco e nero. O trovarsi direttamente sbalzati indietro nei decenni, come dentro una specie di DeLorean capace di varcare la soglia spaziotemporale. Il set di una produzione cinematografica? Le pagine di un romanzo d’appendice? No, niente di tutto questo. Solo brandelli di passato che tornano, che restano e non se ne vogliono andare, consapevoli della perdita imminente, della possibilità di essere dimenticati per sempre. Pezzi di vita ostinatamente attaccati alla vita. Sono i paesi da dove l’uomo, per un motivo o per l’altro, ha deciso di andarsene. Piccoli centri che una volta pulsavano sudore, lavoro,

Ficocchia

WHY MARCHE | 25


ANIMA

Uno di questi è Ficocchia, nel comune di Comunanza. Seminascosto dalla vegetazione, testimonianze orali raccontano di un inesorabile spopolamento iniziato dagli anni Settanta. L’atmosfera che si respira tra i pochi ruderi è del tutto surreale. Nonostante la fatiscenza delle costruzioni (si riconoscono stalle e rimesse) e gli interni quasi del tutto impraticabili delle case in pietra, sembra di vedere la via principale che taglia in due il paese, di sentirne gli odori, nonostante a causa dei rovi si faccia fatica persino a camminare. La prima costruzione che si vede arrivando a Ficocchia è una casa a due piani, l’unica ancora tutta intera, che dagli inequivocabili tratti più “moderni” sembra essere stata l’ultima ad ospitare qualcuno. Dentro si può anche azzardare una visita per osservare ciò che rimane della mobilia, dai letti fino agli armadi. Ma occorre prudenza. Per arrivare a Ficocchia in auto, partendo dal capoluogo Ascoli Piceno, basta una mezz’ora: occorre dirigersi verso Roccafluvione prendendo la SS4; per farlo, girare a destra e prendere la SP 237 al bivio con Acquasanta Terme. Superata Roccafluvione, al bivio per Comunanza prendere a destra per Croce di Casale. Si sale per un po’, poi arrivati a Croce di Casale, al bivio per Comunanza, si prosegue a sinistra per la SP 67 finché, sempre sulla sinistra, non si incontra la deviazione per Lago e Ficocchia. Al termine di questa strada, dopo Lago, si giunge a Ficocchia, dove la carrabile si interrompe. Luogo di insindacabile fascino è Vetreto. Varcando la soglia di ingresso di quella che sembra essere stata una villa di gran caratura, si entra in un mondo immobile ed altero. Le abitazioni sono quasi tutte in buono stato, si riconosce quella che doveva essere la casa della

26 | WHY MARCHE

Pizzorullo

famiglia più abbiente, un’insegna telefonica indica il fermoposta, un rosone presumibilmente la vecchia chiesa, un giardino terrazzato giace quasi inerme, pipistrelli volteggiano nei fondaci. Vetreto è bellissima, ferma nel bosco, sola eppure ancora vegeta, sembra per davvero il set di un film ed è facile da visitare, pulita. Fuori dal paese, alla fine della strada sterrata, attorniata dai suoi animali vive una persona anziana, una specie di “guardiano” che conferma come gli ultimi residenti se ne andarono dieci anni fa. Per arrivare a Vetreto da Ascoli occorrono 20 minuti circa. Superata Roccafluvione, appena imboccato il bivio per Croce di Casale, c’è una strada sterrata, sulla sinistra. Impossibile sbagliare, è la prima che si incontra. Salendo si arriva direttamente a Vetreto. Un’altra “ghost town” da menzionare è Cossinino, che ha due diversi nuclei: Cossinino “da capo”, dove la presenza umana è marcata da giardini curati e orti, e Cossino “da piedi”, dove al contrario tutto giace in stato di abbandono. Anche qui quanto a fascino non si scherza. L’architettura del paese è quella tipica, con tanto di slargo che doveva essere una specie di piazza principale, oltre alle strette viuzze caratteristiche della zona. Altro punto di forza è che si può girare comodamente intorno al paese godendo di diverse prospettive.

Dentro, invece, le case sono quasi tutte diroccate, in molti casi il proliferare di sterpaglie impedisce una fruizione agevole, i vani ai piani terra trasudano presenze animalesche, ci sono persino un’antica iscrizione (probabilmente di epoca preromanica) sull’ingresso di un’abitazione ed alcune finestre ben rifinite, testimonianza forse della presenza di famiglie di un certo rango. Per arrivare a Cossinino dirigersi ancora verso Roccafluvione e al bivio per Comunanza prendere a destra per Croce di Casale. Si sale per un po’, poi arrivati a Croce di Casale, al bivio per Comunanza si prosegue a sinistra per la SP 67 finché, dopo il bivio per Lago e Ficocchia, ancora sulla sinistra, si incontra il cartello che indica Cossinino. Siamo sempre sulla mezz’oretta di auto. Roccafluvione è un comune ricco di spunti. Appena superata la parte principale della cittadina, sulla sinistra, c’è un cartello con scritto Vetoli. Si sale lungo una strada priva di asfalto per quasi 2 km e si arriva nel paese che conta zero residenti ma alcuni che tornano a curare campi ed orti. Dopo Vetoli la strada continua a salire ed è anche inaspettatamente asfaltata. Solo che, come dice il cartello, trattasi di “strada interpoderale”. Ad ogni modo, dopo circa 2 chilometri si incontra il bivio sterrato per Monestino, un altro


borgo fantasma. Prima di arrivare a Roccafluvione, invece, c’è il bivio per Agelli, sulla sinistra. Una volta imboccato, si prosegue ancora fino ad incontrare un altro bivio. Qui bisogna girare verso Osoli e proseguire. Superato il paesino, dopo dieci minuti sulla sinistra ecco arrivare Pesaturo. Mete molto interessanti e veloci da raggiungere si possono trovare lungo la strada che dopo Roccafluvione gira a sinistra verso Uscerno di Montegallo, ovvero la SP89. Il primo bivio che si incontra a destra è per Pedara e Cerqueto. Salendo, a destra si continua verso Pedara, a sinistra si va verso Cerqueto, dove risiede una sola coppia di anziani, poco fuori dal centro. Parte del paesino è abbandonata. Da notare che prima del bivio lungo la SP 89 c’è un sentiero percorribile a piedi che sbuca a Vetreto. Continuando sulla SP 89, poco prima del bivio che sale verso Meschia e Gaico, c’è una strada sterrata, sulla destra. Qui è possibile lasciare l’auto e inerpicarsi verso un ripido sentiero, tra prati e boschi. Dopo un quarto d’ora, sulla destra, si possono notare, coperti dalla macchia, tre ruderi che testimoniano l’esistenza della frazione di Furcola. Proseguendo ancora per

Cossinino

altri venti minuti buoni di cammino si arriva a un bivio. A sinistra si va verso la già nota Ficocchia, mentre a destra, dopo neanche un chilometro, in mezzo al bosco ci sono i resti riconducibili al Castello di Pizzorullo. Proseguendo lungo la SP 89, superato Uscerno, al bivio per Montegallo bisogna girare per Piano e prendere la SP 149. Sulla destra si trova il cartello che indica la frazione Pistrino, circa 40 minuti in auto da Ascoli. Altra meta nodale è Acquasanta Terme, a cui si arriva percorrendo la SS4. Uno degli scorci più incredibili ce lo regala Gaglierto, raggiungibile solo a piedi, posizionato nel bosco sopra il rio Garrafo. Arrivati ad Acquasanta, poco dopo il centro abitato, sulla sinistra c’è la svolta per Vallecchia e Matera. Al bivio successivo prendere a sinistra per Vallecchia. Una volta arrivati a Vallecchia c’è un sentiero percorribile solo a piedi che in venti minuti arriva ai resti di Gaglierto, dove c’è anche un vecchio mulino, luoghi lasciati dall’uomo a metà anni Cinquanta. Nell’acquasantano troviamo anche siti quali Poggio, Agore, Rocchetta e Cocoscia. Prima di Acquasanta, sulla

Monestino SS4, prendere l’uscita Ponte d’Arli e immettersi sulla Strada Provinciale 119. Proseguire fino a Corneto, dove si trova la svolta che indica TallacanoVenamartello. Qui prendere a destra e salire fino a che, superato Tallacano (merita una visita questo spettacolo incastonato nel tufo), si continua sulla sinistra e si raggiunge a fine strada Poggio, tempo 15 minuti, zero residenti, ma famiglie pronte a tornare soprattutto d’estate. Da lì si possono ammirare anche Rocchetta (disabitata ma in via di ristrutturazione grazie all’impegno di un giovane investitore) e Agore (tre residenti) abbarbicata su un crinale: entrambe raggiungibili in macchina su una strada ancora molto pericolosa dopo le frane recenti e non ancora riaperta al transito. Meglio andare a piedi, nel caso. Per Cocoscia bisogna effettuare una variazione: al bivio VenamartelloTallacano prendere per Venamartello e dopo poco girare a destra (c’è il cartello) per Cocoscia, il cui abitato si manifesta dopo cinque minuti. La lista, come detto, non pretende di essere esaustiva. Tanti sono i paesi che potenzialmente potrebbero far parte del lotto. Senza contare che nella vicina provincia di Teramo, a pochi chilometri da Ascoli, ci sono altri splendidi esempi di “ghost town” come Laturo e Valle Pezzata, solo per citare due tra più testardi, vecchi, coriacei pezzi di pietra che non vogliono cedere il passo al ricordo.

WHY MARCHE | 27


ANIMA

APIRO A

nche quest’anno, la cittadina della provincia di Macerata, sarà il luogo d’incontro di gruppi folcloristici che, giunti da varie parti del mondo, porteranno e condivideranno con il pubblico balli, canti, usi, piatti tipici e costumi di popoli lontani e di un tempo che non c’è più. Il Festival Internazionale del Folclore Terranostra è uno dei più antichi e importanti festival folcloristici d’Italia, ed è giunto ormai alla sua 46^ edizione. La manifestazione è nata ed è cresciuta grazie all’interesse dimostrato da parte della comunità locale nei confronti del folclore. Nel 1961, infatti, il paese di Apiro aveva iniziato la sua tradizione folcloristica in occasione della Sagra della Polenta, dove il gruppo locale Urbanitas, attivo dal 1933, animava la manifestazione con balli tipici della tradizione contadina marchigiana e con costumi risalenti al periodo napoleonico. Il gruppo folcloristico locale, incarnando e rispecchiando il carattere agricolo delle Marche attraverso il ballo tipico della regione, il Saltarello, permise di recuperare e ricordare usanze lontane nel tempo quando, nella società contadina marchigiana, canti e balli erano il modo per festeggiare la fine di duri momenti di lavoro, come quello della vendemmia o della trebbiatura. Così forte fu l’interesse da parte della comunità locale nei confronti delle tradizioni popolari che nel 1970 venne istituito un festival completamente dedicato al folclore, il Festival Terranostra, che anno dopo anno ha assunto un carattere sempre più internazionale. L’edizione 2016 del Festival Internazionale del Folclore vedrà protagonisti, oltre al gruppo Urbanitas, sette gruppi folcloristici internazionali. Sul palcoscenico saliranno il gruppo Ballet Folclórico dell’Università Cattolica 28 | WHY MARCHE

CAPITALE INTERNAZIONALE DEL FOLCLORE IL FESTIVAL TERRANOSTRA. COLORI, MUSICHE E DANZE DA TUTTO IL MONDO

Boliviana, il gruppo canadese Les Bons Diables, i colombiani Otrora, i cubani Maraguan, il gruppo greco Elkelam, il gruppo folcloristico russo Guzel Chulamn e quello slovacco Folklore Ensamble Rozsutec. Ogni gruppo porterà ad Apiro balli, strumenti musicali e costumi appartenenti alle proprie tradizioni locali, regalando uno spettacolo che appagherà vista e udito. Il Festival prenderà il via il giorno 8 agosto, con una cerimonia d’apertura che vedrà gli otto gruppi succedersi sul palcoscenico. Oltre ai balli e ai canti, una Mostra Mercato, aperta fino al 14 agosto, dove sarà possibile acquistare prodotti di artigianato artistico ed etnico, degustare i prodotti tipici della zona, dal verdicchio alle birre artigianali, ma anche assaggiare i piatti tipici preparati direttamente dai gruppi ospiti in occasione della festa paesana. Il 13 agosto è il giorno della festa paesana e in questa occasione tutti i gruppi ospiti della manifestazione sfileranno e animeranno le vie del paese. Il giorno di ferragosto, invece, si terrà la Santa messa solenne, dove i gruppi folcloristici internazionali parteciperanno attivamente alla liturgia attraverso canti religiosi del proprio paese di appartenenza ed ognuno con la propria fede, enfatizzando in tal modo quella che è la finalità della manifestazione: l’armonia dei popoli, uniti con e grazie alle loro differenze, che in questa occasione emergono in tutta la loro ricchezza espressiva e culturale. A seguire, una sfilata cantata e ballata si muoverà per le vie del paese e la sera, a conclusione dell’evento, i gruppi si esibiranno dando vita ad uno spettacolo di circa tre ore, che terminerà con un altro spettacolo, quello dei fuochi d’artificio.


di Stefania Cecconi

Dall’8 al 15 agosto Apiro si veste da capitale internazionale del folclore.

Il S

ello marchig r a t ian al

o

Nella tradizione rurale marchigiana era usuale festeggiare la fine dei lavori nei campi con balli e canti. La fine della vendemmia, della trebbiatura o della raccolta del grano, oppure una semplice pausa da queste attività erano celebrate attraverso un ballo noto per la sua vivacità ed allegria, il Saltarello marchigiano. Il saltarello è un ballo tipico del centro Italia, e la variante marchigiana, seppur presentando alcune diversità all’interno della regione, ha una base comune che lo rende diverso da tutte le altre tipologie di Saltarello presenti in Italia: la sua formula cantata, che vede gli esecutori nel doppio ruolo di ballerini e cantanti. Accompagnati dal suono dell’organetto e del tamburello, oltre che ballare, uomini e donne si esibiscono in un divertente botta e risposta. Il Saltarello marchigiano presenta tratti in comune con la pizzica pugliese e la tarantella napoletana, e come questi balli tradizionali, rientra nelle danze di corteggiamento. Il ballerino danza utilizzando principalmente il tacco e la punta del piede e, attraverso le sue movenze, cerca di mettersi in mostra e di conquistare la ragazza desiderata. Le singole figure che compongono il Saltarello marchigiano rappresentano le varie fasi di un corteggiamento e del gioco di seduzione: l’uomo che va a prendere la donna, quest’ultima che si avvicina e poi si sottrae, i due ballerini che ballano insieme e in sincrono mentre il ritmo si fa sempre più intenso…

WHY MARCHE | 29


ANIMA

VESTIGIA PAGANE NELLE MARCHE L’Abbazia di Rambona ovvero l’Ara della Dea Bona I tre principali fiumi delle Marche: il Potenza, Il Musone, il Chienti, in un lontano passato, furono le vie attraverso cui le civiltà arcaiche colonizzarono il nostro territorio, da e verso la costa. Quasi tutte le Pievi e le Abbazie disperse lungo questi percorsi fluviali si ergono sopra luoghi già precedentemente dedicati a culti pagani. Si tratta di luoghi di potere e di energia dove già in passato furono edificati templi e aree sacre dedicate prevalentemente a divinità Femminili; prima tra tutte la Dea Cupra, divinità Picena, divenuta poi, presso i latini Bona Dea. Se si tiene conto che i culti pagani femminili erano particolarmente radicati e diffusi nel nostro territorio, si comprende allora perché le Chiese sono state quasi tutte dedicate a figure cristiane femminili, nell’ovvio tentativo di trasfigurare le divinità pagane in quelle delle Sante Cristiane. E’ il caso dell’antica abbazia di Santa Maria di Rambona situata in prossimità della confluenza tra un piccolissimo corso d’acqua, detto Acqua salata, e il fiume Potenza, ad Ovest di Pollenza. Costruita dai benedettini, in età carolingia, su un terreno già luogo sacro per i pagani e legato a una fonte d’acqua salutifera che è stata di recente riportata alla luce sotto la cripta, evidenziando così, in modo tangibile, un emblematico caso di sostituzione di culto. Si tratta di un piccolo ambiente ipogeo scavato nella roccia argillosa con un invaso per la raccolta dell’acqua al quale si accedeva dalla cripta attraverso un passaggio ora chiuso. Ritenuta la cella sepolcrale di Sant’Amico, deve invece ritenersi l’antico tempio dedicato alla Dea Bona da cui il toponimo Rambona, contrazione del latino ‘Ara Bonae Deae’ (altare della dea Bona). Le strutture architettoniche, nell’aspetto attuale, sono da attribuire al primo periodo romanico, ma la fondazione del complesso è da riferire con certezza alla fine del IX secolo 30 | WHY MARCHE

La dea Cupra in un dipinto di Adolfo de Carolis nel Palazzo del Governo di Ascoli Piceno


a cura di Stefano Longhi

La cripta, luogo di notevole fascino, è composta da cinque navatelle tra loro separate da 14 colonne che sostengono una copertura a crociera. I capitelli trovano precisi riscontri nell’arte cristiana dei primi secoli d.c.: si tratta di forme e motivi come palmette, nastri intrecciati, rosette, fiori e animali. Per comprendere queste decorazioni sacre, ricorrenti in tutte le pievi, abbazie e chiese romaniche si deve tenere conto di due fattori fondamentali: 1) gli scalpellini assunti per la realizzazione delle decorazioni cristiane dei primi secoli d.c. avevano solo esperienza di immagini pagane, si spiegano così i simboli e i motivi decorativi dei capitelli e delle cripte. 2) Queste decorazioni furono tollerate dalla Chiesa Cattolico Romana nascente perché avevano il vantaggio di facilitare la diffusione della nuova dottrina, creando un ponte figurativo con la vecchia religione degli Dei, tanto difficile da debellare, soprattutto nella cultura contadina.

Interessante il Dittico trovato all’interno dell’abbazia e conservato presso i musei vaticani, che mostra un Crocifisso che grava sulla Lupa romana con Romolo e Remo. Si tratta di una rarissima rappresentazione stante forse a significare assieme al trionfo del cristianesimo sul paganesimo, la perenne continuità della romanità, configurata appunto dalla Lupa. ( “La Badia di Rambona in Pollenza nelle Marche” di Giuseppe Fammilume 1938 ).

WHY MARCHE | 31


PRIMO PIANO

32 | WHY MARCHE

Foto a cura di Andrea Tessadori


di Giuseppe Riccardo Festa

Lo chiamavano Il Campo della Fiera. Ogni mercoledÏ, fin dalle prime luci dell’alba, da tutto il territorio intorno a Macerata gli allevatori convergevano davanti ai suoi cancelli con camioncini e furgoni; dopo l’apertura sistemavano vitelli, mucche, tori e vitelloni sotto le pensiline e maiali negli stalletti.

WHY MARCHE | 33


PRIMO PIANO

...contadini, ossia gente del contado, della campagna; da contrapporre ai cittadini, che si sentivano in diritto di guardarli dall’alto in basso senza curarsi di celare il compatito disprezzo che provavano nei loro confronti. Nel dialetto locale erano li cundadì

Tutto intorno, anche nella piazzetta antistante, si affollavano venditori di accessori e attrezzi agricoli, di piantine e di sementi. I sensali sancivano con gran strette di mano il passaggio delle bestie dagli allevatori ai compratori, che poi le avviavano al loro triste destino verso il mattatoio, pochi chilometri più in là sulla strada per Villa Potenza. Al vociare della folla si sovrapponevano le strida dei suini, i muggiti profondi dei tori e delle mucche, il grido strozzato dei vitelloni, che la castrazione aveva privato anche della voce, e i richiami degli imbonitori. Di tutto questo, oramai, non è rimasto più nulla: ciò che resta del Campo della Fiera, già in parte trasformato in terminal per gli autobus, è destinato a diventare un centro residenziale; e la piazzetta antistante non vede più brulicare, il mercoledì, allevatori, sensali, compratori e agricoltori.

Già, gli agricoltori: oggi li chiamiamo così. Ma per secoli, con una dichiarata intenzione denigratoria, essi non sono stati che contadini, ossia gente del contado, della campagna; da contrapporre ai cittadini, che si sentivano in diritto di guardarli dall’alto in basso senza curarsi di celare il compatito disprezzo che provavano nei loro confronti. Nel dialetto locale erano li cundadì. Ed erano per definizione ignoranti, goffi, segnati dallo stigma di un mondo in cui la terra era una condanna e lavorarla una maledizione, la maledizione di Adamo:

Campagna 34 | WHY MARCHE


Maledetto sia il suolo per causa tua! Con fatica ne trarrai nutrimento per tutti i giorni della tua vita. Spine e cardi farà spuntare per te, e dovrai mangiare l’erba della campagna. Con il sudore della tua faccia mangerai pane; finché tornerai nel suolo, perché da esso sei stato tratto, perché polvere tu sei e alla polvere ritornerai! Per lo più affittuari o mezzadri, e quindi condannati non solo a sudare sulla terra ma per giunta a sudare su terra altrui, e a non tenersi che una parte del frutto delle loro fatiche, i contadini si dibattevano in ristrettezze economiche che si riflettevano poi sulla modestia della loro apertura mentale.

WHY MARCHE | 35


PRIMO PIANO

La rivoluzione industriale, però, modificava anche la vita nei campi.

Non solo nelle Marche, naturalmente, e nemmeno nella sola Italia. Ben rappresentato dal mondo della letteratura - dalla Russia di Puškin, Čhechov e Gogol al Sud oltre Eboli di Carlo Levi, dai disperati dell’America di John Steinbeck ai sospettosi e cupi personaggi de Il Castello di Franz Kafka - forte dello stigma biblico e al netto delle visioni dolciastre e leziose delle arcadie, l’immaginario collettivo ha sempre identificato il contadino con un individuo ignorante, sospettoso e gretto; se non era ottuso, l’unica virtù che gli venisse riconosciuta era la furbizia, la virtù dei ladri. Poi vennero il secondo dopoguerra, il miracolo economico, il boom industriale, i mitici anni ‘60. In quei decenni, il sogno di tutti i figli della terra è stato l’affrancamento da una servitù della gleba che era nei fatti, se non nei codici, verso le fabbriche: grandi concentramenti di industrie al nord, piccole e pullulanti imprese, del mobile o della calzatura, qui dalle nostre parti; e fu la fuga dalle campagne. I figli di quei fuggiaschi sono fuggiti a loro volta verso altri sogni: avevano studiato, si erano diplomati e volevano sostituire le tute blu dei genitori, ex contadini ora operai, con le giacche e le cravatte,

36 | WHY MARCHE

o i tailleur, dei cassieri nelle banche e delle segretarie negli uffici. La rivoluzione industriale, però, modificava anche la vita nei campi. Ai buoi e ai basti si sostituivano i trattori, spinti da grandi ruote nelle piane, da cingoli sferraglianti su per le colline. Armi di siffatti guerrieri, gli aratri scendevano ora in profondità a violare la durezza della terra; sacchi pieni di polveri e granuli chimici si sostituivano ai letami che una volta ingrassavano i solchi; misteriosi liquidi nebulizzati promettevano lo sterminio di insetti e malanni delle piante; nuove sementi permettevano raccolti doviziosi; mostruose macchine tuttofare, a giugno e luglio, percorrevano i campi e falciavano, trebbiavano, separavano grani da pule e affastellavano piramidi e cubi di paglia: niente più mietitori a cuocersi il collo al sole, chini sulle spighe. Anche nelle stalle tutto era cambiato: finiva il tempo dei secchi sotto le mammelle delle vacche, e delle levatacce prima dell’alba per abbeverare e nutrire le bestie. Ampi capannoni luminosi pieni di mungitrici automatiche, di tapis-roulant e di lavaggi meccanizzati sostituivano gli angusti e bui pianoterra, dalle pareti scrostate piene di ragnatele e dai


pavimenti coperti di letame secco, nelle masserie. Le case coloniche si ristrutturavano, si ripulivano, si abbellivano: non più oche starnazzanti e galline razzolanti su aie sudice e fangose né pulciosi cani da pagliaio a vagolare tra mucchi di detriti e rifiuti. Perfino i vecchi orticelli venivano rimpiazzati da serre, climatizzate e attrezzate con tanto di sistemi d’irrigazione automatica. Il lavoro dei campi si faceva sempre meno rude e sempre più meccanico e organizzato. La produzione aumentava, il tenore di vita migliorava, i tempi delle fatiche immani e dei raccolti grami s’allontanavano fino a sopravvivere solo nei ricordi e nei rimbrotti dei vecchi. Al contadino, però, restavano appiccicati le etichette, gli epiteti e gli sberleffi di sempre; per definizione, l’inetto e l’incapace dovevano lavorare nei campi: quelle dell’artista senza talento, dello scrittore noioso e del cantante stonato erano braccia sottratte all’agricoltura. Ma le cose, lentamente, hanno cominciato a cambiare:

a cominciare dal linguaggio. Sull’onda di un ricorso capillare, per quanto spesso ipocrita, al politically correct, che ha trasformato l’handicappato in diversamente abile e lo spazzino in operatore ecologico, l’uso dell’epiteto di contadino è scemato e al suo posto si è via via rafforzato il più gratificante e dignitoso appellativo di agricoltore. Non si è trattato, almeno in questo caso, soltanto di maquillage linguistico. È proprio la figura di chi vive in campagna che nell’immaginario collettivo è andata trasformandosi, all’interno di un ripensamento generale della visione stessa della vita, dell’uomo e della donna e del loro rapportarsi con la società. Ci sono stati flussi e riflussi, ubriacature di impegno politico seguite da fughe nel privato; inurbamenti di massa, ottimistica fiducia nelle magnifiche sorti e progressive; ci si è intruppati in folle anonime all’inseguimento dei nuovi miti imposti dal dio Progresso; si è creduto che fosse bene cancellare, dalla memoria e dal territorio, le tracce del passato e delle sue tradizioni. Ma la bolla di sapone della crescita perenne è scoppiata, e le fantasmagorie iridescenti di illusioni si sono dissolte lasciando spazio alla presa di coscienza della necessità di un recupero: di valori, prima di tutto; e poi di tradizioni, e di ricordi; e di odori, colori, sapori. Tanti, fra i nipoti dei contadini diventati operai, i cui figli avevano indossato con orgoglio le giacche, le cravatte e i tailleur degli uffici pieni di luci al neon, di efficienza, di aria condizionata e di straniamento, si sono magari laureati ma non hanno voluto proseguire sulla strada tracciata dai nonni e dai genitori. Il mondo che per loro era stato costruito, organizzato, levigato e programmato, si rivelava bugiardo: non manteneva le promesse, chiedeva tutto e in cambio non offriva che briciole. E poi, dietro i lustrini e le

WHY MARCHE | 37


PRIMO PIANO

paillettes, c’erano l’inquinamento, la cementificazione, le polveri sottili, i dubbi sulla qualità degli alimenti… E allora è successo che il loro futuro, questi giovani, sono andati a cercarselo guardando verso il passato: proprio verso quella terra dalla quale i loro nonni erano fuggiti. Non solo: ad essa si sono rivolti con uno sguardo diverso. Hanno rifiutato l’idea di considerarla come terra di conquista, da sfruttare per strapparle tutto ciò che poteva dare irrorandola con veleni, concimandola con

altri veleni, costringendola alle monoculture: in altri termini violentandola. Hanno preferito rivolgersi a lei come a una madre, che nutre i suoi figli e in cambio ne riceve amore. Vecchie sementi e antichi vitigni e varietà di frutta sono stati recuperati; sapori dimenticati sono stati riscoperti; piante e aromi selvatici sono stati rivalutati e antiche tradizioni sono state ritrovate, senza per questo assumere posizioni di totale e pregiudizievole rifiuto di ciò che di positivo la scienza e la tecnica hanno portato nel mondo

Desiderosi di appartenere alla terra piuttosto che considerarsene padroni, i nuovi agricoltori hanno portato nelle campagne il dono migliore che hanno ricevuto dai loro genitori e nonni: quello della cultura.

38 | WHY MARCHE


dell’agricoltura. Desiderosi di appartenere alla terra piuttosto che considerarsene padroni, i nuovi agricoltori hanno portato nelle campagne il dono migliore che hanno ricevuto dai loro genitori e nonni: quello della cultura. Grazie a questo concime, immateriale quanto fecondo, il loro lavoro è ricco non solo di risultati economici e pratici, ma anche, se non soprattutto, di dignità e soddisfazione. Sono nati agriturismi, allevamenti, aziende agricole, nei quali la priorità è stata data al rispetto della terra ed allo sforzo di stabilire con lei un dialogo senza più costringerla, anche a costo di brutalizzarla e insterilirla, a dare tutto ciò che poteva. Aziende

nelle quali la gioventù, prima che anagrafica, è nello spirito, nell’entusiasmo e nella certezza dei loro creatori di aver fatto la cosa giusta. E lo si vede, anche: perché la terra, prima immalinconita e inaridita, grazie a questi progetti è tornata a vivere. Come oasi, contro il sempre ridente fondale dei monti azzurri, sulle morbide colline marchigiane, fra i campi di girasoli, di granturco e di frumento dell’agricoltura tradizionale, a circondare antiche case coloniche riadattate ma non snaturate sono così spuntate isolette di boschetti d’alberi, da frutto o anche solo da ombra, sotto i quali, dentro aiole di terra soffice che ha dimenticato la

violenza dei mezzi meccanici, mani amorevoli carezzano ortaggi, colgono erbe, irrorano bordure. Grata, la terra ricompensa generosa il lavoro dei suoi nuovi figli, perché la terra è sincera e ripaga a usura chi le si accosta con rispetto, impegno, generosità e amore. In questo nuovo mondo rurale, così antico e nello stesso tempo giovane; così dinamico e insieme pacato, che nelle Marche è rappresentato in modo capillare e originale, WHYMARCHE è entrato per conoscerlo e raccontarlo; e nei prossimi numeri presenterà ai suoi lettori storie, idee, sogni e progetti dei suoi protagonisti, il cui entusiasmo ha saputo cancellare l’ancestrale maledizione di Adamo.

WHY MARCHE | 39


MENTE

Giovane ricercatrice Unicam tra le 5 vincitrici del Premio L’Oreal Italia-UNESCO “Per le Donne e la Scienza” Maria Vittoria Micioni Di Bonaventura, 33 anni, laureata Unicam in Farmacia nel 2008 e Dottore di Ricerca in Scienze Farmaceutiche sempre presso il nostro Ateneo, è una delle cinque vincitrici dell’edizione 2016 del prestigioso Premio nazionale L’Oréal Italia – UNESCO “Per le Donne e la Scienza”, promosso da L’OREAL Italia in collaborazione con la Commissione Nazionale per l’UNESCO e giunto quest’anno alla quattordicesima edizione. La sua attività di ricerca è stata sempre incentrata su disordini alimentari e obesità e in particolare per questo Premio ha presentato un progetto per un nuovo approccio farmacologico per il trattamento dell’obesità e dei disturbi alimentari correlati con gli episodi di binge eating, progetto che sarà coordinato dalla dott.ssa Micioni proprio grazie al finanziamento ottenuto dal Premio L’Oreal. “Siamo davvero molto orgogliosi – ha dichiarato il Rettore Unicam prof. Flavio Corradini – che ancora una volta una giovane ricercatrice del nostro Ateneo sia risultata vincitrice di un premio così prestigioso, che conferma la qualità della ricerca Unicam. A nome dell’intera comunità scientifica di Unicam vorrei inoltre complimentarmi con L’Oreal per l’impegno profuso nel sostenere il progresso scientifico e la promozione della ricerca al femminile”. “E’ per me un onore – ha dichiarato la dott.ssa Micioni – essere tra le giovani ricercatrici vincitrici del Premio L’Oreal per le Donne e la Scienza, che mi consentirà di approfondire un aspetto particolare della mia ricerca qui all’Università di Camerino”.

40 | WHY MARCHE

Molti disturbi alimentari, come la bulimia, sono caratterizzati da fenomeni di binge eating ossia grandi abbuffate in cui si consumano compulsivamente enormi quantità di cibo, ma le cause dei disturbi alimentari e di fenomeni come questo non sono ancora chiare, e per questo le strategie terapeutiche oggi sono ancora estremamente limitate. “Di recente, grazie a un modello animale sviluppato dal team di ricerca coordinato dal prof. Carlo Cifani dell’Università di Camerino – ha affermato la dott.ssa Micioni – si è dimostrato che i recettori di un neurotrasmettitore, l’adenosina, potrebbero rappresentare un potenziale target per farmaci in grado di controllare l’assunzione smodata di cibo. Per questo, il mio progetto di ricerca punta a verificare il ruolo svolto dal sistema cerebrale dell’adenosina nello sviluppo dei comportamenti alimentari compulsivi”. Alla cerimonia di premiazione dell’iniziativa, che si è tenuta lo scorso 13 giugno a Milano, ha preso parte anche il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini. Con questa edizione salgono a 70 le giovani scienziate premiate nel corso di questi anni, 70 giovani donne che, grazie a questa borsa di studio, potranno beneficiare di un sostegno concreto in più per proseguire con il loro percorso di ricerca, consolidare la loro carriera e giungere a nuove scoperte. Come di consueto, una prestigiosa giuria presieduta dal Professor Umberto Veronesi ha selezionato le cinque candidate più meritevoli alle quali viene conferita la borsa di studio il cui valore quest’anno è di 20.000 euro ciascuna. Nel corso della cerimonia, attraverso emozionanti contributi video, la platea ha potuto vedere le ricercatrici raccontare con le loro parole la loro attività quotidiana, le persone che ne che fanno parte, la loro vocazione per la ricerca scientifica.

w w w. u n i c a m . i t comunicazione.relazioniesterne@unicam.it w w w. u n i c a m . i n f o fb: Unicam – Università degli Studi di Camerino twt: Unicam UffStampa


I nostri Effetti Speciali

Via Merloni 7 - 60030 Serra dei Conti(AN) - Tel. 0731.878312/442 - Fax 0731.870425 - info@beferavernici.it


MENTE

PRATICHE COMMERCIALI SCORRETTE E RIFORME NEL SETTORE ENERGIA Il settore dell’energia elettrica e del gas è da sempre un settore delicato, perché pieno di insidie e di difficile comprensione per i consumatori; bollette, conguagli, contatori, addebiti incomprensibili, società di vendita e di distribuzione, un mercato davvero complesso nel quale è difficile orientarsi. 1 PRATICHE COMMERCIALI SCORRETTE Il problema principale in questo settore, dall’avvento del mercato libero, è stato quello delle pratiche commerciali scorrette, cioè qualsiasi condotta, dichiarazione o comunicazione commerciale, compresa la pubblicità, che un professionista pone in essere in relazione alla promozione, alla vendita o alla fornitura di beni o servizi ai consumatori. La pratica commerciale è scorretta quando, in contrasto con il principio della diligenza professionale, è idonea a falsare in misura apprezzabile il comportamento economico del consumatore al quale è diretta. Il Codice del consumo distingue le pratiche commerciali ingannevoli e aggressive. - P.C. INGANNEVOLI: sono idonee a indurre in errore il consumatore medio, falsandone il processo decisionale. L’induzione in errore può riguardare il prezzo, la disponibilità sul mercato del prodotto, le sue caratteristiche, i rischi connessi al suo impiego. Es. contratti telefonici. - P.C. AGGRESSIVE: Se l’impresa agisce con molestie, coercizione o altre forme di indebito condizionamento, il suo comportamento è considerato aggressivo. L’aggressività di una pratica commerciale dipende dalla natura, dai tempi, dalle modalità, dall’eventuale ricorso alle minacce fisiche o verbali. ES. vendite porta a porta.

[

Trattandosi di contratti conclusi al di fuori dei locali commerciali, il Codice del Consumo prevede una particolare tutela per il consumatore. 1) DIRITTO DI RIPENSAMENTO: Se ci accorgessimo subito potremmo porre rimedio esercitando il diritto di ripensamento entro 14 giorni dalla stipula del contratto. Occorre inviare una raccomandata con ricevuta di ritorno all’indirizzo dedicato alle disdette contrattuali, indicando il codice POD o PDR della fornitura e dichiarando di non voler procedere all’attivazione del contratto. In tal modo la società dovrebbe bloccare l’iter per l’attivazione del contratto e lasciare l’utente con il gestore attuale. 2) PROCEDURA DI RIPRISTINO: Spesso ci si accorge dell’accaduto soltanto al pervenire della lettera di benvenuto o della prima fattura, dunque quando il passaggio alla nuova compagnia è già avvenuto. Anzitutto occorre scrivere una lettera di reclamo alla nuova società per attivazione non richiesta, chiedendo di avviare la procedura di ripristino; si tratta di una procedura introdotta dall’Autorità garante nel 2012 per affrontare il problema delle pratiche commerciali scorrette. Attivando questa procedura la società che ci ha attivato arbitrariamente dovrà farci rientrare al precedente gestore senza costi ed eventuali fatture emesse dovranno essere ricalcolate al prezzo più basso previsto sul mercato. In alternativa, per velocizzare i tempi, si può stipulare subito un nuovo contratto con altra società di vendita, poi in seguito fare comunque reclamo. Infatti, i tempi per il passaggio da una società all’altra sono di circa 60 giorni, ed una volta iniziato l’iter la procedura non può bloccarsi. Le regole d’oro per non cadere vittima di un raggiro: - Leggere sempre attentamente un contratto e le condizioni economiche prima di firmare; - Non comunicare i propri dati personali al telefono; - Non comunicare i dati della propria bolletta; - Non fare entrare operatori di energia in casa se non si qualificano in modo chiaro prima; - Quando un’offerta sembra troppo bella per essere vera, molto probabilmente è falsa!

42 | WHY MARCHE

]


2 RIFORMA DEL MERCATO ELETTRICO Dal primo gennaio 2016 i consumatori si sono visti recapitare bollette della luce ben diverse da quelle a cui erano abituati: sia nei numeri, sia nella forma. Si tratta di due grandi novità del settore elettrico: la bolletta 2.0 e la riforma delle tariffe elettriche. • La bolletta 2.0 è la nuova veste grafica e di contenuti della bolletta elettrica. In sostanza l’obiettivo è quello di rendere più comprensibile e semplice la lettura delle voci. La principale novità consiste nella presenza del grafico a torta, che evidenzia in percentuale i costi delle singole voci (oneri di sistema, trasporto, imposte, servizio di vendita o materia prima).

[

• I pilastri della riforma sono due: il primo è l’abolizione della progressività, cioè l’abolizione degli scaglioni che consentiva di pagare di meno a chi ha consumi bassi. Oggi invece l’energia avrà costi al kw indipendentemente dal consumo. Il secondo pilastro è lo spostamento sulla parte fissa delle bollette dei cd. oneri di rete e di sistema (cioè i costi pagati per la trasmissione, distribuzione e misura dell’energia elettrica); questi costi verranno pagati per punto di prelievo e per potenza impegnata, anziché in base ai kWh consumati. CONCLUSIONI - Con le nuove tariffe il consumatore medio subirà degli aumenti in bolletta; - il mercato di maggior tutela andrà progressivamente scomparendo in favore del mercato libero; - le società per acquisire nuovi clienti tenderanno a fare sempre maggiore ricorso a pratiche commerciali aggressive od ingannevoli; DUNQUE La miglior forma di tutela per il consumatore è sempre quella di informarsi, essere attento e non fidarsi. L’Adiconsum è un supporto fondamentale sia nella fase di educazione del consumatore per la valutazione della convenienza delle offerte, sia nella fase di risoluzione delle controversie.

]

Roberta Mangoni Responsabile Settore Energia Adiconsum

www.adiconsumarche.it adiconsum.marche@gmail.com

www.facebook.com/adiconsum.marche

Progetto Educonsumo (SS. Annunziata Onlus-Caritas Diocesana, Comune di Ancona, Adiconsum Marche ed ActionAid Italia), co-finanziato dalla Fondazione Cariverona.

WHY MARCHE | 43


MENTE

Handmade, craft e DIY (do it yourself) non sono più solo un fenomeno da mercatini per hobbisti ma un business basato sul saper fare che lancia nuove tendenze

I

dati numerici sono chiari: il più grande marketplace di oggetti unici, Etsy.com, con un fatturato di 50 milioni di dollari, nell’ultimo anno ha avuto un aumento delle entrate pari al 40% e DaWanda.com, il suo gemello europeo, ha visto uno sviluppo vertiginoso del made in Italy. Forse è in ritardo Amazon che ha deciso solo ora di aprire in cinque Paesi europei (Italia compresa) una sezione tutta dedicata ai prodotti rigorosamente fatti a mano! Sì, perché nello shopping on line è boom di oggetti handmade! Certamente la crisi economica ha dato la spinta a molti giovani (l’86% sono donne) a trasformare le proprie passioni in un’occasione di guadagno o rimettersi in gioco abbandonando un lavoro poco gratificante e seguire il proprio istinto: così sono nati i nuovi artigiani 2.0, crafters o makers. Non sono infatti semplici artigiani chiusi in bottega né casalinghe disperate che si distraggono col punto croce. Oggi non basta solo un’inesauribile creatività e riuscire a fare oggetti unici da materiali di recupero, legno, carta, lana, uncinetto o stoffa. Alle qualità dell’artigiano tradizionale oramai è fondamentale aggiungere doti comunicative, il saper gestire un sito web e l’e-shop, il personal branding, gestire spedizioni, immagine fotografica, packaging, customer care, e essere sempre in anticipo sulle tendenze. La nostra regione che, come molte altre

in Italia, ha una tradizione artigianale di valore inestimabile e in molteplici settori, è la capofila in azioni di network, workshop e apprendimento. Proprio ora che sto scrivendo si sta per aprire WeekenDoIt, dal 18 al 24 luglio alla mole Vanvitelliana di Ancona, nata dall’idea dell’assessore alla cultura Paolo Marasca e di Gaia Segattini (di vendettauncinetta), anconetana crafter, guru dell’handmade, blogger e collaboratrice di riviste quali Vanityfair, Glamour e Style.it. WeekenDoIt, giunto alla terza edizione, ad oggi è l’unico evento in Italia con focus sull’apprendimento nel campo del nuovo artigianato e della scena handmade con workshop sull’autoimprenditorialità, la presenza on line, e-commerce e marketplace. E l’innovazione e la sperimentazione arrivano anche nelle nostre province dove sono sorti tre fablab (Rinoteca ad Ancona, Sibillini 3D Lab ad Ascoli Piceno e Creaticity a Tolentino) . Nate da progetti e situazioni diverse, mettono a disposizione degli iscritti servizi e strumenti tecnologici open source (stampanti 3D, frese a controllo numerico, schede Arduino e molto altro) ma soprattutto il saper fare tramite lezioni e laboratori; alla base vi è l’idea di uno spazio che sia facilitatore di innovazione grazie al confronto e la condivisione di mezzi, idee e progetti a cui tutti possono contribuire. Alla base del lavoro di ogni crafter c’è l’esigenza del voler creare qualcosa di unico; come Stefano Meo (Ascoli Piceno) che con la pelle

“La nostra regione che, come molte altre in Italia, ha una tradizione artigianale di valore inestimabile e in molteplici settori, è la capofila in azioni di network, workshop e apprendimento. “ 44 | WHY MARCHE


di Silvia Brunori

e il cuoio crea custodie e accessori ma anche oggetti per rievocazioni stoiche e esibizioni teatrali, come kit da alchimista o da cacciatore di vampiri, corni e portacorni norreni . “Diversi anni fa, pensando a quello che stavo facendo in quel momento, iniziai a sentire fortissima una necessità: volevo creare qualcosa che ancora non c’era, che non esisteva se non nella mia fantasia e che fosse pienamente frutto delle mie mani e del mio lavoro”. Altro elemento essenziale è la passione. La fermana Serena Fioroni di Serené Handmade che realizza accessori maschili come papillon, gemelli e fazzoletti dalle fantasie particolari, non a caso allega ai suoi manufatti l’etichetta che riporta la dicitura “Made with love” : “La passione e l’amore che ci sono nei prodotti handmade li considero un vero e proprio valore aggiunto, valore che una cosa comprata in un negozio e prodotta in serie non ha.” Gaia Segattini che grazie ai suoi blog e ai suoi libri editi da Gribaudo ha reso moderno, rock e ironico il

lavoro a maglia e all’uncinetto spiega che non aveva più stimoli lavorando solo con i software; per questo sostiene il valore di un ritorno al contatto diretto con materiali e lavorazioni non solo per progettisti, designer, creativi ma per chiunque perché cimentarsi nella creazione di un oggetto dona “un’immensa soddisfazione: ci rende coraggiosi e compratori più consapevoli. Creare stimola la ricerca ed il confronto, ci fa conoscere nuove realtà del nostro territorio, ci rende meno schiavi della spinta all’acquisto compulsivo e ci rende curiosi del capire chi c’è dietro gli oggetti che compriamo”. Infine c’è chi sostiene che la passione e il saper fare artigianale sarà l’ingrediente segreto per una nuova economia: Stefano Micelli, docente di Economia all’università Ca’ Foscari afferma che per fare la differenza oggi serve l’unicità e che “l’unione tra la potenza del digitale, che offre nuove tecnologie di produzione e vendita, con la perizia manuale rappresenta il futuro del design”. Il nostro territorio è già pronto!

“La passione e l’amore che ci sono nei prodotti handmade li considero un vero e proprio valore aggiunto” Serena Fioroni

WHY MARCHE | 45


PERCHE’

N I K R WO

S S E R G O R P

L’alternanza SCUOLA LAVORO Il mondo del lavoro, un universo spesso totalmente sconosciuto ed inesplorato, complesso, lontano ed irraggiungibile, agli occhi dei ragazzi.

18 LEOPOLDINA 46 | WHY MARCHE

anni appena compiuti, faccio tesoro della mia esperienza di 120 ore come apprendista giornalistica all’interno della redazione di Why Marche quando mi hanno detto di occuparmi di un importante argomento quale il Lavoro, ho detto subito di si. Nella vita di qualsiasi individuo quanta importanza ha trovare un lavoro, un’occupazione? “Lavoro” (dal latino labor: fatica), questo grande ed essenziale diritto di cui in molti sono alla disperata ricerca, conquista e che permette di acquisire una propria piccola autonomia aiutando a raggiungere anche qualche bella soddisfazione. Così ho pensato di sviluppare l’argomento alternanza scuola-lavoro, così a me tanto vicino. Il progetto è considerato come uno dei temi più forti e innovativi della riforma della Buona Scuola e permette agli studenti che frequentano gli istituti di istruzione superiore (licei, istituti tecnici, professionali e artistici) di iniziare il proprio percorso formativo presso un’impresa o un ente o studi professionali per un tot di ore, dando l’opportunità di far addentrare l’alunno nel mondo del lavoro per qualche settimana, solitamente a cavallo tra giugno e luglio. L’alternanza scuola-lavoro in qualche modo permette di combinare l’insegnamento che i ragazzi apprendono tra i banchi di scuola ad un’esperienza pratica, sul campo, come veri e propri piccoli lavoratori, cosicché lo studente possa sviluppare competenze ed abilità, come la definiscono alcuni “on the job”, riuscendo meglio ad orientarsi verso una futura scelta professionale e riuscendo a rendersi partecipe del mondo lavorativo che va ad esplorare. I benefici del vissuto durante il periodo lavorativo vanno ai ragazzi ma anche alle strutture ospitanti. I ragazzi portano a casa


di Zelli di Leopoldina Leila Ben Salah un’ esperienza e un momento di crescita mentre le strutture hanno l’occasione di avere a portata di mano una ventata di aria nuova e possono assimilare innovazione, varietà e freschezza di idee che i ragazzi apportano, e si viene a creare così un clima di frizzante laboriosità. Quando si decide di iniziare uno stage o l’alternanza scuola-lavoro vi sarà un tutor il cui ruolo è simmetrico a quello del professore, capace di illustrare il lavoro, supervisionare le attività affidate e valutare il livello di competenza raggiunto, prendendosi cura del ragazzo/a che viene ospitato/a in stage, per lasciargli il miglior ricordo possibile di quanto vissuto. Un tempo facoltativa, ora l’alternanza è obbligatoria per tutte le scuole, per i ragazzi del terzo e del quarto anno, poiché si è ritenuto che

fosse un’esperienza che tutti dovevano fare, utile, che aiuta a crescere. Molti i minorenni coinvolti un dato che sta a sottolineare la volontà di integrare i giovanissimi nell’esperienza del contesto lavorativo fin da subito, ambito che comporta non solo fatica ed impegno ma anche vittorie personali, autostima e piccole soddisfazioni. Come alunna del Liceo Classico Vittorio Emanuele II di Jesi ho pensato che fosse interessante riportare uno squarcio di come realmente i miei coetanei vivono questa esperienza formativa, le loro impressioni, le loro aspettative. Per capire meglio come funziona in pratica, a parlare sarà poi il Prof. Lecchi, incaricato dell’organizzazione di noi giovani “stagisti”.

i t n e d u t s i l g e d e c o La v ESPERIENZA PRESSO

ASILO NIDO

PERCHÉ HAI SCELTO QUESTA ESPERIENZA? Ho fatto questa scelta perché l’anno scorso avevo fatto lo stage alla scuola materna e mi ero interessata molto all’ambito dell’educazione dei bambini, quest’anno volevo provare con i bambini più piccoli. Così mi sono ritrovata in un asilo nido con bambini dai 10-11 mesi ai tre anni. NON È DIFFICILE OCCUPARSI DI BAMBINI COSÌ PICCOLI E ADDOSSARSI COSÌ TANTE RESPONSABILITÀ? Difficile? …direi di no, tieni presente che le educatrici sono sempre al mio fianco e mi spiegano come mi devo comportare e cosa devo fare. Le responsabilità ovviamente ci sono, bisogna stare sempre attenti e avere l’accortezza di usare un linguaggio adeguato. Non si può essere né troppo severi né esageratamente permissivi. DOVE PENSI TI PORTERÀ QUESTA ESPERIENZA? Non ho mai avuto modo di sviluppare esperienze in questo campo e mi incuriosiva. Penso che i bambini riescano ad arricchire sempre. Apprezzo molto la loro sincerità, il modo in cui si esprimono, il modo in cui affrontano ciò che li circonda, lo stupore che provano di fronte alle novità. Devono essere allo stesso tempo educati e coccolati. In questo ambiente in fondo avviene il primo vero e proprio contatto con i loro coetanei e con il mondo degli adulti ad di fuori dei famigliari. Da un lato ci si deve adoperare per farli sentire a loro agio, dall’altro è bello vederli come crescere nella quotidianità. L’ambito è completamente diverso da quello scolastico,ci sono responsabilità diverse. Inizialmente ho scelto questa come esperienza per tastare un campo nuovo e debbo dire che mi sono trovata molto bene, quindi vedremo cosa mi riserverà il futuro…

GIULIA WHY MARCHE | 47


PERCHE’ ESPERIENZA PRESSO

MUSEO

PERCHÉ HAI SCELTO QUESTA ESPERIENZA? L’ho scelta perché è la più vicina ai miei interessi, lavoro in ambito museale e posso essere quindi vicina all’arte ed alla storia, le mie passioni. TI DIVERTI MENTRE LAVORI O È FATICOSO? Si alternano momenti di svago a momenti in cui il lavoro è invece più faticoso e duro. L’attività che svolgiamo è principalmente quella di catalogazione, inseriamo libri. Nel complesso però mi diverto e devo dire che questo lavoro mi piace e mi soddisfa. DOVE PENSI TI PORTERÀ QUESTA ESPERIENZA? Grazie a questa esperienza ho capito maggiormente ciò che voglio fare in futuro, so con più consapevolezza l’università che sceglierò, e soprattutto quale lavoro mi auguro di poter fare. COME VEDI IL MONDO DEL LAVORO OGGI? Di sbocchi occupazionali sull’ambito in cui ho scelto di sperimentare non sono numerosi e quindi credo che ci sarà da faticare di più. Ma ritengo che se si è determinati in quello che si cerca di raggiungere, è possibile farcela.

CHIARA ESPERIENZA PRESSO

UNIVERSITÀ

COM’È L’ATMOSFERA IN SEDE DI LAVORO? Fin dal primo giorno ho trovato l’atmosfera qui molto amichevole e distesa, mi sono subito sentito a mio agio. Lo staff con il quale collaboro ha fatto in modo che godessi al meglio questa esperienza. PERCHÉ HAI SCELTO QUESTA ESPERIENZA? L’ambiente universitario mi interessa, affascina e visto che qui a Jesi l’unica università volevo vedere da vicino come funzionavano le cose. QUALI SONO LE TUE ASPIRAZIONI? Vorrei continuare a studiare, voglio proseguire con studi legati ai beni culturali all’università, mi piacerebbe anche approfondire il diritto internazionale, il diritto dell’unione europea. COME VEDI IL MONDO DEL LAVORO OGGI? Secondo me è sbagliato dire che in Italia non ci sono prospettive di nessun tipo e che per ambire a qualcosa di grande bisogna per forza uscire dal nostro paese, secondo me se si hanno davvero le capacità e le doti, impegnandosi, si riesce ad ottenere una posizione soddisfacente anche qui. Per cui se una persona è tenace e persevera anche restando in Italia può ottenere ciò a cui ambisce.

48 | WHY MARCHE

NICOLA


di Leila Ben Salah

ESPERIENZA PRESSO

AGENZIA IMMOBILIARE COSA TI FANNO FARE IN UNA GIORNATA TIPO? In una giornata tipo, una volta arrivata in agenzia, accendo il computer e scrivo una relazione su quello che ho fatto il giorno precedente poi mi associo ad uno degli agenti immobiliari dell’agenzia ed andiamo a visionare degli appartamenti, delle ville,insomma degli immobili, insieme ai potenziali acquirenti. Nel pomeriggio proseguiamo con le visite così come durante la mattinata. COME TI TROVI IN UFFICIO? Mi trovo molto bene, sono tutti molto gentili e disponibili, cercano di coinvolgermi nelle varie attività e farmi sentire a mio agio. CHE COMPETENZE HAI ACQUISITO? Principalmente la mediazione, indispensabile punto d’incontro tra le due parti: colui che compra e noi che cerchiamo di vendere. DOVE PENSI CHE TI PORTERÀ QUESTA ESPERIENZA? In qualche modo è correlata a quello che farò, anche perché i miei genitori fanno questo.. non è proprio il lavoro che desidero fare ma comunque dovrò gestire gli immobili della mia famiglia in futuro quindi mi sto dando da fare. COME VEDI IL MONDO DEL LAVORO OGGI? Non penso ci siano molte possibilità, soprattutto per noi giovani, tuttavia con l’impegno e la giusta determinazione, dando il proprio massimo, si può riuscire ad emergere. Il lavoro è molto impegnativo, richiede responsabilità e costanza.

DALILA

derico e F r o s s e f o r p l La voce de

COME E QUANDO È STATA PORTATA PER LA PRIMA VOLTA L’ALTERNANZA SCUOLA LAVORO ALL’INTERNO DELLA NOSTRA SCUOLA? Nel 2005, quando è stata varata la legge dell’alternanza scuola-lavoro, che a quel tempo si chiama letteralmente di “percorsi di alternanza scuola-lavoro” riservati ai ragazzi che ne facevano richiesta, perché era ancora un’attività facoltativa. Penso che siamo stati una delle prime scuole a cominciare a mettere subito in pratica questo progetto, il primo anno hanno aderito una ventina di studenti e dopodiché questa attività è stata quasi passata per obbligatoria ma in realtà senza forzature. Adesso è obbligatoria, quest’anno sono 164 ragazzi del terzo e 122 del quarto a svolgere uno stage, per un totale di 286 alunni. COME FUNZIONA, QUALI SONO LE PROCEDURE E LE EVENTUALI COMPLICAZIONI CHE SI POSSONO VENIRE A CREARE? Durante la riunione del consiglio di classe si delineano i profili dei singoli alunni calibrati o meno per un determinato ambiente lavorativo, si contattano successivamente le strutture, i luoghi e le sedi di lavoro, e poi si co-progetta una serie di attività che siano correlate con gli obbiettivi trasversali, in maniera che i ragazzi possano esercitare le capacità che hanno acquisito a scuola ma anche svilupparne altre direttamente

Lecchi

sul luogo di lavoro. L’attività permette da un lato al ragazzo di rendersi conto che alcune abilità didattiche possono essere spendibili nel mondo del lavoro, dall’altro acquisisce ulteriore conoscenza delle proprie attitudini e dei propri interessi. Capita anche che quel mondo del lavoro apparentemente idealizzato piacevole per certi aspetti potrebbe non essere di proprio interesse. L’esperienza è comunque senza dubbio molto orientativa. COME SCEGLIETE LE AZIENDE O GLI ENTI? SECONDO QUALI CRITERI? Ci sono delle aziende che si propongono da sole. Altre sono invece iscritte al registro regionale delle aziende. In altri casi sono gli stessi ragazzi a sottoporci delle new entry. In futuro potrebbero esserci anche possibilità per le aziende che ospitano di avere qualche agevolazione, vedremo. Nel frattempo comunque si sono aperte delle relazioni e alcune strutture sanno che a fine Maggio inviamo uno o due ragazzi. Sicuramente questo procedimento spinge la scuola ad aprirsi al mondo esterno, quello del lavoro, fondamentalmente noi cerchiamo di fare il bene dei nostri ragazzi, dando un orientamento, un motivo per scegliere più accuratamente il proseguo degli studi e la futura vita lavorativa.

WHY MARCHE | 49


SPIRITO

LA CLASSE IN ACQUA: AD ANCONA IL MEGLIO DEL MONDO VELICO INTERNAZIONALE

E

ra il quarto e conclusivo giorno di gara, nello spicchio di mare fra Torrette e il Passetto, sotto la verde massa sorniona del Conero che si protende sull’Adriatico come un’immensa boa che sovrasta il campo di regata. L’acqua era frizzante, mossa da un vento abbastanza fresco ma decisamente poco vivace: proprio il vento giusto per mettere alla prova l’abilità degli equipaggi per le regate che, dal 6 al 9

50 | WHY MARCHE


luglio, hanno visto Ancona alla ribalta del mondo velico mondiale. Tre anni dopo l’ultimo appuntamento internazionale, quando qui si corse il Campionato Mondiale ORC International 2013, il mare della città dorica ha ospitato il Farr 40 European Championship e il Farr 40 International Circuit, competizioni veliche fra le più prestigiose del mondo. La cifra 40 indica, in piedi, la lunghezza delle barche, equivalenti a dodici metri più una ventina di centimetri; e le barche, bellissime, sono un po’ le formula 1 del mare. Con la differenza, rispetto al mondo automobilistico, che sono tutte identiche (barche monotipo), costituiscono una specifica classe, appunto la Classe Farr 40, e sono costruite tutte nello stesso cantiere, l’americano Carrol Marine. Nei quattro giorni di regata si sono svolte undici prove, alle quali erano iscritti

equipaggi provenienti da Stati Uniti, Turchia, Croazia, Gran Bretagna, Germania e naturalmente Italia. Ci sono tanti modi di andare a vela: c’è il diportista della domenica, placido e tranquillo, e c’è il navigatore solitario che affronta le acque a volte terribili degli oceani; e poi ci sono le regate. Sicuramente, regatare su barche come queste, in gare come queste, è tra le cose che più caricano di adrenalina. Al momento della partenza gli equipaggi sono pronti, in attesa di ordini, con l’armatore al timone e il tattico che studia correnti e vento per stabilire la rotta più veloce, che non necessariamente è la più breve. Ognuno sa cosa deve fare: la barca è un organismo di cui l’equipaggio costituisce i muscoli, il timoniere il cervello e il tattico il sistema nervoso. Bisogna agire come un sol uomo ad ogni virata di bordo, quando si rischia di perdere velocità; quando si stringe il vento, e la barca s’inclina, bisogna spostarsi tutti sul bordo opposto, per opporre il proprio peso alla spinta dell’aria; e quando poi il vento è in poppa si deve alzare lo spinnaker, la vela a pallone, e avvolgere il genoa, la vela di prua; poi si vira di nuovo di bordo e tutto va ripetuto alla rovescia. Il ponte, sotto i piedi, rolla, o s’inclina paurosamente, o si solleva e poi ricade, in un tripudio di spruzzi, quando la chiglia affronta un’onda più maligna delle altre. Intanto il timoniere e il tattico studiano le mosse degli avversari, sempre andando a caccia del miglior vento, sempre cercando di non farselo sottrarre da un altro concorrente che sopravviene; e infine, ecco là il traguardo, che premia l’equipaggio migliore, il timoniere più reattivo e il tattico più astuto. Poi, tutti insieme si va a fare baldoria, perché tanto è accesa la competizione sul campo di regata quanto sincero e cordiale è il cameratismo a terra. Così accade che personaggi al vertice del mondo della finanza, oltre che della competizione velica, come lo statunitense Alex Roepers, vincitore con Plenty della gara e del titolo, si

WHY MARCHE | 51


SPIRITO uniscano fraternamente agli altri, accettino di farsi una foto con noi, si siedano insieme a tutti gli altri a tavola a scambiarsi impressioni, sensazioni ed esperienze. Armatori ed equipaggi delle barche che sono convenute qui da mezzo mondo sono rimasti estasiati dalla bellezza dei paesaggi, dalla bontà dei cibi, dalla cordialità dell’accoglienza, dall’efficienza dei servizi del porto turistico di Marina Dorica. Migliore biglietto da visita le nostre Marche non avrebbero potuto presentare, a personaggi che sono abituati a viaggiare dappertutto nel mondo, frequentano i resort più esclusivi e prestigiosi e sanno poi raccontare le esperienze che hanno vissuto nei luoghi che hanno visitato. Il merito per aver portato ad Ancona questa competizione così prestigiosa va ad Alberto Rossi, egli stesso in gara col suo Enfant TerribleAdria Ferries, anche se con poca fortuna, ma avversario coriaceo: tanto da ricevere da Alex Roepers l’onore delle armi. «L’importante margine di vantaggio accumulato su Enfant Terrible-Adria Ferries» ha dichiarato il vincitore al momento della premiazione «non deve trarre in inganno: sino al penultimo giorno il team di Alberto Rossi ci ha creato grosse difficoltà, come sempre accade quando ci confrontiamo sul campo di regata». Ed ha poi aggiunto, a conferma dell’entusiasmo per la scoperta del nostro territorio: «A terra, invece, è tutta un’altra storia e non posso che ringraziare Alberto per aver contribuito alla riuscita di questo appuntamento straordinario e averci fatto scoprire le Marche e la

52 | WHY MARCHE

città di Ancona: abbiamo visitato posti fantastici e gustato specialità uniche». Per quanto deluso dal risultato sportivo, Alberto Rossi può dunque godersi la soddisfazione di aver ottenuto per Ancona un risultato di altissimo prestigio, conquistandone l’ammirazione e, crediamo di poter dire, anche l’affetto dei più agguerriti velisti a livello mondiale; e con questa soddisfazione, il grazie di tutti noi che amiamo le nostre Marche. Ad ogni modo, l’Italia e la nostra regione hanno avuto anche sul campo di gara delle prestigiose soddisfazioni, grazie al successo dell’anconetano Mauro Mocchegiani che, al timone della sua Rush Diletta, ha conquistato il titolo di campione europeo Corinthian. L’importanza dell’evento è stata sottolineata anche dal Presidente della Regione, Luca Ceriscioli, che nel richiamarne la rilevanza nel mondo della vela ha tenuto ad esprimere il suo apprezzamento per l’eco che esso avrà e la rinomanza che porterà ad Ancona e alle intere Marche, dichiarando: «Con questa competizione si aggiunge un piccolo tassello ‘emotivo’ alla realizzazione concreta della Macroregione, strumento essenziale per raccordarci alle grandi strategie europee e cambiare il nostro peso sullo scacchiere internazionale». Ma al di là delle dichiarazioni ufficiali; al di là del fascino della tenzone agonistica, della bellezza delle vele gonfie di vento, delle prue che tagliavano il mare, dell’eleganza con la quale le magnifiche barche in gara hanno solcato le acque del nostro Adriatico, delle spettacolari virate di bordo, delle strategie per prendere

il miglior vento, degli entusiasmi, dei propositi di rivincita (che sicuramente otterranno soddisfazione nel prossimo futuro) e delle recriminazioni, ci fa piacere tornare sulle impressioni degli ospiti che hanno così simpaticamente espresso la loro ammirazione per Ancona e per le Marche: un’ammirazione sincera ed entusiastica, condivisa da tutti gli equipaggi, che sono letteralmente impazziti per la nostra impepata di cozze, preparata con moscioli di Portonovo assolutamente DOC, e per la porchetta che hanno gustato, prodigando senza risparmio i loro beautiful e unbelievable seguiti da raffiche di punti esclamativi; e hanno apprezzato in modo simpaticamente vistoso l’accoglienza che hanno ricevuto dal porto turistico di Marina Dorica, dal 2011 bandiera blu, che conta ben 1560 posti barca tra ormeggi in acqua e rimessaggi a terra, capace, grazie alla sua organizzazione perfetta, di accogliere eventi, come questo, di interesse mondiale e il cui coordinamento è stato affidato come sempre al direttore del porto turistico Leonardo Zuccaro. La competizione è stata un momento di sport, fair play e sano agonismo; ma anche una vetrina per il territorio, l’accoglienza e la gastronomia della nostra terra… e del nostro mare: una splendida occasione per la promozione delle nostre migliori tradizioni. Un’occasione che non è stato difficile cogliere perché, per trattare gli ospiti in modo così accogliente, non abbiamo dovuto sforzarci più di tanto: ci è bastato semplicemente essere come siamo.



SPIRITO

LA STANZA DELL’ISOLA CHE NON C’È U

n romanzo che aiuta a sperare, spinge a sognare, sprona a vivere. “Stanza dell’Isola che non c’è” è stato scritto dalla giovanissima iesina Eva Simonetti, 17 anni, studentessa del Liceo Scientifico “Da Vinci”. Vi chiederete la solita recensione? Assolutamente no, una testimonianza. Ho avuto modo di incontrare personalmente Eva durante una delle sue presentazioni. Poco più giovane di me, sguardo vivace e profondo. Nel pieno dell’età in cui la vita si morde, si è affamati, si ha dentro una carica esplosiva e tanti tanti sogni. La sua più grande passione, scrivere . Non dimostra timore nel parlare pubblicamente della sua esperienza divenuta libro. La pubblicazione, che prende il titolo dal nome della stanza dell’ospedale dove l’autrice adolescente è stata ricoverata per due volte e per altrettante sottoposta a interventi chirurgici, racconta una storia dolorosamente vera, di crescita fisica ed emotiva dentro le mura di un ospedale, i rapporti con la famiglia, la gratitudine verso il personale medico e paramedico, il sostegno psicologico fornito dallo staff del reparto, la speranza e la voglia di narrare per essere di aiuto a chi attraversa lo stesso percorso, piccoli pazienti e genitori. Consegnando ai lettori ricordi, trasmettendo emozioni,

54 | WHY MARCHE

Un libro che parla al cuore. Speranza, dolore, forza d’animo. facendoci capire gli stati d’animo del paziente, descrivendo il lungo percorso di riappropriazione del proprio corpo e di conseguenza del proprio io. Così infatti scrive: “Per me ogni cosa connessa alla cardiopatia non è stata mai un fastidio, una vergogna, un motivo di tristezza, un qualcosa che mi spingesse a credere nell’ingiustizia della vita. Per me, è stato sempre qualcosa che rende me stessa, esattamente me stessa. Questa storia è la mia, e senza questa storia io non sarei ciò che sono ora”. Il volume è stato edito dall’Associazione ‘Un Battito di Ali’ Onlus, dal 2013 impegnata a sostenere i bambini cardiopatici e l’attività svolta dal reparto di Cardiologia e Cardiochirurgia congenita e pediatrica dell’Ospedale di Torrette. Le donazioni corrisposte per il libro - illustrato dall’artista Andrea Agostini - vanno a sostenere l’Associazione e le sue missioni benefiche in favore del reparto di Cardiologia e Cardiochirurgia congenita e pediatrica diretto dal dottor Marco Pozzi. Nell’intervista che segue conosceremo meglio l’autrice e il suo messaggio positivo.

Qual’è la cosa che ti è rimasta più impressa, della tua esperienza? L’umanità dei medici del Reparto, la loro disponibilità


di Leopoldina Zelli

“Per me ogni cosa connessa alla cardiopatia non è stata mai un fastidio, una vergogna, un motivo di tristezza, un qualcosa che mi spingesse a credere nell’ingiustizia della vita.” a spiegarmi tutte le procedure mediche, la loro attenzione ai miei stati d’animo.

È stato difficile mettere nero su bianco tutti i tuoi sentimenti e ricordi? Non troppo. Quando scrivevo pensavo di farlo per me stessa, come uno sfogo personale, non pensavo troppo al fatto che poi altri avrebbero letto, anche se ne ero ben consapevole. Solo a volte è stato difficile ripercorrere lucidamente certi episodi.

Ti è mai capitato che delle persone ti riconoscessero proprio grazie al libro che hai scritto? Sì, mi è capitato, soprattutto in ospedale, quando ero in Reparto per il progetto Alternanza Scuola-Lavoro. Lì ho incontrato molte mamme di piccoli pazienti che mi hanno

riconosciuta.

Dove hai trovato tutta la forza per superare una simile esperienza? Ritengo che la forza con la mia esperienza c’entri ben poco: ho fatto un percorso obbligato, erano gli eventi che venivano verso di me, non ero io che andavo verso di essi, dovendo mettere in gioco la forza di fare delle scelte. Parlo piuttosto di serenità: quella con cuii ho affrontato quest’esperienza. Per questo devo ringraziare la mia famiglia e il Reparto.

Come ti sei sentita inizialmente? Eri consapevole di quello che stava succedendo? Sì, ero consapevole del percorso che dovevo affrontare, un po’ meno degli step di cui questo si componeva. Ma ho sempre avuto accanto a me

una famiglia e dei medici disponibili a spiegarmi tutto, questo mi ha aiutata.

Come vedevi la vita prima del tuo intervento? Come la vedi ora? Non mi piace pensare che l’idea che ho della vita dipenda dal mio intervento. L’idea della vita me la sono creata in base a tutte le esperienze di cui essa si è composta, non penso mai a una frattura netta tra un prima e un dopo. L’intervento è stata un’esperienza come tante, compone l’idea che ho della vita, ma non la determina

Che messaggio vorresti lanciare ai tuoi coetanei? Provare ad amare il proprio corpo e cercare un’armonia con esso, prendersene cura sia quando è in salute che quando non lo è. E poi affrontare i momenti difficili cercando di trarne degli insegnamenti e delle riflessioni.

WHY MARCHE | 55


SPIRITO

Il CUORE d’ORO di IRON MAN

A

NCHE IL PICENO HA IL SUO SUPEREROE DALL'ARMATURA ROSSA

IN VETRORESINA E CARBONIO, IDENTICA IN TUTTO E PER TUTTO ALL'ORIGINALE.

UMBERTO MAOLONI ha impiegato due anni, ma alla fine è riuscito nel suo "folle" intento. Ricostruire alla perfezione l'invincibile corazza dell'uomo di ferro. Con una certezza in più: «il sorriso di un bambino non ha prezzo».

56 | WHY MARCHE


di Luca Capponi

WHY MARCHE | 57


SPIRITO

«Ho scelto Iron Man perché tutti da piccoli sogniamo di avere un’armatura robotica per essere più forti sapendo che all’interno...siamo deboli». Il suo nome non è Anthony Edward “Tony” Stark e non vive nella grande New York. Eppure con il geniale miliardario proprietario delle Stark Industries ha molto in comune. Anche lui, ad esempio, può essere ben considerato un paladino dei più indifesi. Però non combatte contro invisibili e spietati nemici. Questo Iron Man qua, infatti, usa la stessa armatura rossa col cuore luminoso al centro (e la maschera color oro che si apre e chiude sul viso), ma persegue la sua missione donando sorrisi, incontrando i malati, andando negli ospedali, spronando i ragazzi a credere nei propri mezzi. Basterebbe questo per affermare con sicurezza che, nonostante tutto, Umberto Maoloni ha colto l’essenza della lezione del buon Tony Stark. Perciò osservarlo muoversi dentro la sua armatura, costruita in vetroresina e carbonio dopo anni di sacrifici, può risultare esperienza limiti del reale, che induce a pensare di avere veramente davanti il personaggio nato come fumetto negli anni sessanta e portato sul grande schermo dall’attore Robert Downey Jr. E lo stupore dei ragazzini che lo incontrano durante fiere e rassegne a tema, o dei piccoli pazienti dell’ospedale Salesi di Ancona, da cui Maoloni/Stark si è recentemente recato per una visita, non fa altro che confermare l’incredibile riuscita del lavoro di mimesi intrapreso dal Nostro, classe 1988, origini canadesi e domicilio attuale ad Acquasanta Terme, in provincia di Ascoli Piceno. «Ricordo che tanti anni fa, ogni qual volta eravamo al centro commerciale, chiedevo a mia madre di comprarmi i Power Rangers. -racconta Umberto- Lei naturalmente non poteva acquistare tutto ciò che volevo, e per dissuadermi ripeteva: “Lo sai quanti bambini soffrono nel mondo perché non hanno nulla? Tu hai un tetto, da mangiare e una famiglia che ti vuole bene”. Quando sei piccolo certe cose non le capisci

58 | WHY MARCHE

ma ora come ora mi rendo conto di cosa sia la vita. E’ per questo che ho costruito Iron Man». «Il progetto è iniziato da una immagine in 2D modificata in 3D grazie a “Rhinoceros”, un programma tridimensionale con cui ho potuto anche adattare le misure per il mio corpo. -continua- Fatto questo ho esploso il disegno e stampato pezzo per pezzo la carta dove ho potuto ricostruire il modello. Da lì ho resinato all’esterno e all’interno, poi ho imbottito con la vetroresina. In poche parole, tra ritagli, resinature, stuccature, levigature e verniciature, ho impiegato 2 anni lavorando 5 ore al giorno. Appena staccavo dall’impiego presso la Polidori Marmi andavo nel mio rifugio e iniziavo a lavorare senza fermarmi mai, anche nei giorni festivi». Grinta, determinazione, volontà, dunque, proprio come i


supereroi più amati. E una certezza in più. «Alla fine ho potuto dire: “Questo sono io, l’ho fatto con le mie mani, con l’orgoglio di far vedere ai miei genitori che figlio hanno cresciuto”. Da lì non mi sono più fermato. Il mio intento era di portarlo fino al Salesi per mostrare ai bambini il vero Iron Man e provare a trasmettere loro l’ideale di mia madre. Volevo regalare un momento di felicità. Un momento che mi ha segnato nel cuore, spero sia stato lo stesso per i bambini che ho incontrato. Mi sono chiesto quanto costi donare un attimo di felicità almeno una volta nella vita, e rispondo che il sorriso di un bambino non ha prezzo». Quando gli hanno detto che una creazione del genere poteva essere annoverata nella folta schiera italiana del Cosplay (pratica nata in Giappone che consiste nell’indossare il costume di un personaggio dei fumetti o dei cartoon e interpretarne il modo di agire) Umberto non ci ha pensato due volte e si è iscritto al “Teramo Heroes” sbaragliando la concorrenza e aggiudicandosi il primo premio nell’edizione 2015. «Dico grazie a chi mi ha

seguito su Facebook incitandomi a continuare la costruzione, dalla mia ragazza fino ai miei amici, non è stato semplice passare così tanto tempo isolato. -aggiunge- A tal proposito, sto realizzando un video dove mostrare tutto il lavoro svolto e realizzato attraverso il sacrificio, voglio mandare un messaggio sul web e spronare i ragazzi a non pensare solo a se stessi, a non essere egoisti. Sì, la vita è una, ma almeno una sola volta credo che dovremmo fare qualcosa per qualcuno, che sia beneficenza o volontariato: non cambierà il mondo ma sicuramente aiuterà a cambiare le persone». Ecco quindi che Umberto non ha nessuna intenzione di fermarsi. Al vaglio c’è il prossimo personaggio, dove promette quantomeno di provare a battere se stesso. L’indecisione è tra le titaniche Hulkbuster (l’armatura che Iron Man indossa quando è costretto a fermare Hulk nel film “Avengers: Age of Ultron”) e il Tauren Warrior di “World of Warcraft”. «Ma sono tutte e due giganti, alte almeno due metri e mezzo. Ne sceglierò una, prima però devo trovare lo spazio per parcheggiarla in casa...».

"ALLA FINE HO POTUTO DIRE: "QUESTO SONO IO, L'HO FATTO CON

LE MIE MANI, CON L'ORGOGLIO DI FAR VEDERE AI MIEI GENITORI CHE FIGLIO HANNO CRESCIUTO".

WHY MARCHE | 59


SPIRITO

RICICLATO CIRCO MUSICALE

tonalità sostenibili e ritmi sperimentali Lungo e ricco di realtà strabilianti è l’universo della musica indipendente regionale. Esperienze, sapori, suoni, melodie, ricerca e sperimentazione caratterizzano l’originalità dei compositori marchigiani. Fantasia, vivacità, ritmi e sonorità trasversali creano sinergie autentiche ed entusiasmanti. Non solo musica, ma anche ricerca del gusto e impegno civico. Avete mai pensato di associare la musica all’ecologia? Quale la relazione tra suoni e materiale di riciclo? È possibile creare strumenti partendo dagli oggetti di consumo da recuperare? Lo stravagante ed accattivante gruppo Riciclato Circo Musicale ci insegna che è possibile sperimentare le sonorità dei materiali di recupero creando linguaggi espressivi tutti da esplorare. Aiutando il pianeta e coinvolgendo nell’avventura musicale il pubblico nascono progetti unici da seguire con molto interesse. Lasciamo spiegare ai componenti del gruppo il percorso evoluti-

60 | WHY MARCHE

vo, conosciamo i personaggi e gli strumenti avventurandoci nella lettura. Riciclato Circo Musicale, un nome chiave per un progetto musicale ambizioso. Da dove deriva il nome del gruppo, quale il significato? Il nostro nome racchiude tre parole fondamentali che descrivono tutto il nostro mondo: Riciclato ovvero prendiamo ispirazione per i nostri strumenti e per la nostra ricerca sonora dai materiali di recupero che spesso hanno un potenziale sonoro inesplorato e ricco di sorprese. Circo perché rappresenta il luogo simbolo dello spettacolo e dell’intrattenimento artistico. Musicale perché amiamo fare musica e utilizziamo questo linguaggio come un universale modo di comunicare che arriva indistintamente a tutti.

Come nasce il gruppo e l’idea creativa di sostenibilità


VIAGGIO ATTRAVERSO LA MUSICA INDIPENDENTE DELLE MARCHE ambientale sonora?

Tutto è partito grazie ad un’intuizione. Ci trovavamo lungo le rive di un torrente delle Marche a rinfrescarci mentre sorseggiavamo della birra in una calda estate del 2004, quando delle birre erano rimaste solamente le bottiglie vuote. Per passare il tempo abbiamo iniziato a soffiare dentro di esse come fossero dei flauti di pan e a fare musica, poi abbiamo iniziato a cambiare le note delle aggiungendo acqua di fiume alle bottiglie fino a creare una scala completa. La semplicità e la bellezza di quei suoni ci hanno stupito e da lì non ci siamo più fermati. Questo è il primo strumento con materiali di recupero che abbiamo suonato e che ci ha aperto la strada, ma il primo strumento vero e proprio che abbiamo costruito è stato il Cassetterio, almeno nella sua prima versione, un cassetto di una vecchia cucina anni 70 al quale è stata applicata una serie di vecchie corde di chitarra che venivano percosse con una bacchetta.

Chi sono i protagonisti componenti del gruppo e quale la storia musicale di provenienza dei componenti?

I componenti attuali sono Andrea Accoroni, Simone Bellezze, Michele Tiberi e Andrea Massetti. Vanno ricordati anche altri musicisti che hanno dato e danno il loro contributo come Alessando Ferrato, Massimo Prigigallo e Freddy Giorgi, inoltre un grazie va a Mauro Pacetti che da 7 anni è fonico nei live e consigliere fidato. Quello che ci unisce è un amore profondo per la musica e seppur le nostre storie musicali sono differenti riusciamo a fonderle per creare qualcosa di nuovo e di più grande.

Qual è il legame della vostra musica o storia con la regione Marche?

Siamo legati alle Marche in tanti modi, da primo il panorama, ma tutto, gli amici, la cucina, il vino il quale, inoltre, è il soggetto di una delle nuove canzoni presenti nel nuovo album “IBAN IL TERRIBILE”. La canzone in questione si intitola appunto “Vitamina Vi”, ascoltatela parla tanto delle Marche dal nostro punto di vista.

Come nascono gli strumenti? Cosa utilizzate? Raccontateci strategie composite e sonorità delle vostre “invenzioni” strumentali. Anche a questa domanda potrei risponderti con una canzone, la prima del disco ovvero “Nasce uno strumento”. Ogni strumento è a sé, ne abbiamo costruiti oltre 90 in 10 anni e ognuno ha un nome, ma non una foto, per adesso, nonostante possiate comunque trovarne diverse nel nostro sito web. A volte si parte dall’oggetto trovato che produce una visione sia visiva, appunto, sia sonora, allora si inizia a accelerare sul pedale dell’immaginazione e se a livello teorico lo strumento funziona, si procede con la costruzione. Questo, per esempio, è stato il processo dell’ Ombrello Elettrico. In questo caso si vede in un ombrello qualsiasi, magari vecchio e un po’ arrugginito qualcosa di nuovo, si immagina che possa essere trasformato in un violino elettrico e allora lo si fa. A volte si parte già da un’idea di strumento e si trova il modo per realizzarlo a partire da oggetti assurdi, così, ad esempio, è stato per la Bora, ovvero una Kora (arpa africana) che abbiamo riprodotto con una zappa, una boa e tante forchette. Il risultato è forse migliore dell’originale!

Quale il vostro percorso evolutivo nel tempo come gruppo musicale?

Domanda infinita. Siamo cambiati. Ascoltate i dischi guardate le foto e capirete quanto.

Come vi definireste in quanto a genere?

Il genere sicuramente Pulp, ma anche un po’ Thriller. Sicuramente l’ultimo album appena uscito suona più arrabbiato, forse più

di Paola Donatiello

maturo da un pinto di vista musicale e testuale, ma questo è solo il nostro punto di vista poi la risposta che conta è quella di chi ci ascolta.

Come nascono gli arrangiamenti delle musiche? Cosa si nasconde dietro una canzone?

Dentro ogni canzone c’è ispirazione, gioia, fatica, scrittura, musica, discussioni, ore di sala prove e di studio di registrazione, c’è un mondo. Gli arrangiamenti sono parte importantissima se non fondamentale di ogni canzone o di qualsiasi forma musicale si voglia ascoltare; basti pensare ad un motivo semplicemente fischiettato o allo stesso suonato da un’orchestra, oppure da una gruppo metal, o interpretato in stile swing. L’arrangiamento per noi è tutto: si inserisce nella scelta degli strumenti per l’esecuzione, nella creazione apposita di uno strumento con quale si vuol produrre il suono di cui abbiamo bisogno in quel momento. L’arrangiamento sta nella musica d’insieme che facciamo o improvvisando in sala prove o nelle discussioni a tavolino o nei viaggi in tournee. L’arrangiamento è divertentissimo anche perché noi creiamo strumenti bizzarri che dobbiamo imparare a suonare di volta in volta nel momento in cui li inventiamo.

Dopo il vostro disco d’esordio nel 2009 avete registrato nel 2014 “Elettrodomestica”. Quali le trasformazioni musicali?

Tante trasformazioni, negli strumenti e nei testi, negli arrangiamenti e nelle melodie.

Quale il valore della musica indipendente secondo la vostra opinione e quali le vostre strategie di registrazione, diffusione e vendita?

Non è semplice affatto. Il nostro secondo disco è completamente autoprodotto partendo dalla composizione e continuando con la costruzione degli strumenti, la registrazione, la grafica. Solo la stampa è stata delegata. La diffusione purtroppo è il nostro “nervo scoperto” il punto debole, se non il lato mancante della nostra attività. Se non fosse per i nostri concerti live e per internet arrivare alla grande distribuzione sembrerebbe un’impresa titanica.

A quali progetti state lavorando?

Abbiamo appena fatto uscire il nuovo disco IBAN IL TERRIBILE, e per un po’ avremo da fare con il tour estivo, anche siamo già proiettati nel futuro, ma non posso anticiparti nulla, qualcuno potrebbe ascoltarci!

Quali le influenze musicali nazionali ed internazionali?

Le influenze tutte e di più. Ascoltiamo tutto: classica, tecnical deth metal, jazz, tradizionale africana, pop, trash, house, hip-hop, canzone d’autore, musica indiana, colonne sonore, elettronica, popolare, Rock.

Qualche aneddoto?

Miliardi di personaggi assurdi conosciuti durante i tour per l’Italia e all’estero. Ogni concerto spesso ci fa incontrare qualche soggetto inusuale, spesso anche “casi umani” nel senso buono del termine, personaggi che ci si avvicinano naturalmente, che attiriamo come calamite. Potremmo scrivere un libro sui personaggi incontrati, per ora ti dico solo i nomi di alcuni, ovvero i nomignoli o appellativi che come li pronunziamo voliamo indietro nel tempo: Piromanix, Zoiber, Automen, La Sarda, la Famiglia Toblerone, C’hai na Togna e tanti altri.

Prossimi concerti? Dove possiamo seguirvi?

Per i prossimi concerti consultate il nostro sito www.riciclatocircomusicale.com o seguiteci sulla pagina facebook www.facebook.com/RiciclatoCircoMusicale/ inoltre potete ascoltarci sul canale youtube. WHY MARCHE | 61


SPIRITO

NON SOLO GOSSIP…

LIBRI IN TESTA DAL PARRUCCHIERE E chi l’ha detto che dal parrucchiere si può leggere solo l’ultimo pettegolezzo di gossip sfogliando le svariate riviste che campeggiano nel salone, in attesa del proprio turno? Angela Pezzuto, componente della Presidenza CNA (Consorzio Nazionale Artigiani) di Ancona, non ci sta ad accettare il più classico dei cliché che vuole la donna immersa nelle letture del gossip mentre aspetta che la permanente sia pronta. E così si fa venire un’idea, un’iniziativa originale e praticamente unica nel suo genere, almeno nella nostra regione. Si tratta di “Libri in testa”, un progetto che ha visto la luce qualche mese fa e che si è attivato già dalla primavera. Un gruppo di parrucchieri anconetani (ma aderiscono al progetto anche una palestra e un centro estetico), supportati dalla CNA e coadiuvati dall’Unione Benessere e Sanità, con il patrocinio del Comune di Ancona, ospita all’interno dei propri saloni una biblioteca da cui i clienti potranno scegliere un libro da leggere durante la messa in piega. Non solo. Come una sorta di bookcrossing, chi vorrà potrà prelevare il romanzo di cui ha iniziato a sfogliare qualche pagina, portarlo a casa per terminarne la lettura e successivamente restituirlo. Angela Pezzuto ci illustra tutti i dettagli dell’innovativo progetto.

COME È NATA L’IDEA DI UNIRE LA LETTERATURA AI SALONI DI BELLEZZA?

Sono già alcuni anni che, all’interno del mio negozio, ho allestito una piccola libreria e, riflettendo su qualche idea nuova anche per fare rete tra parrucchieri, ho pensato che potesse essere una proposta originale quella di diffondere cultura tra i colleghi della mia città, sulla scia del fenomeno del bookcrossing, allontanandoci dalla visione collettiva che si ha delle riviste scandalistiche legate ai saloni di bellezza. Con i colleghi, poi, abbiamo anche ragionato sulla possibilità di organizzare ulteriori attività, sempre legate al mondo dei libri.

UN ESEMPIO?

Pensavamo a degli incontri con autori, a presentazioni di libri di scrittori magari emergenti, anche per dar loro maggior visibilità, proiezione di cortometraggi o film tratti da romanzi, aperitivi letterari per incontrarsi e condividere conoscenza. 62 | WHY MARCHE

QUALI EVENTI AVETE GIÀ ORGANIZZATO E COME SONO STATI ACCOLTI DALLA CITTADINANZA?

Lo scorso giugno, presso il CircolOff di Ancona, ha avuto luogo il primo evento organizzato dal gruppo, in occasione del quale è avvenuta la presentazione del libro giallo/horror “L’acconciatura sbagliata” di Roberto Ricci, nostro collega parrucchiere e scrittore. Successivamente sono stati proiettati tre cortometraggi tratti da alcuni racconti dello stesso Roberto. Questo è stato un evento tutto all’insegna del territorio, della sua promozione. Il 9 luglio abbiamo poi partecipato, insieme a Caterpillar, alla tradizionale Asta per Libera, l’associazione contro le mafie fondata da don Luigi Ciotti, che ogni anno chiude il Caterraduno a Senigallia.

QUALI SONO I NEGOZI CHE HANNO ADERITO AL PROGETTO E DOVE SONO


di Ilaria Cofanelli

DISLOCATI?

Per ora tutti ad Ancona. La CNA ha fornito ai parrucchieri aderenti delle vetrofanie con stampato il logo del progetto “Libri in testa”, realizzato dalla studentessa Giulia Ribighini di Poliarte, in modo che il salone sia immediatamente riconoscibile dall’esterno come facente parte della rete. Sono stati inoltre stampati dei segnalibri con la stessa immagine, dove nel retro appare l’elenco dei negozi aderenti. Il progetto, però, che è stato presentato anche al Salone Internazionale del Libro di Torino, ha avuto una vasta eco anche fuori provincia e addirittura fuori regione.

DOVE AVETE REPERITO I LIBRI? SI POTRANNO ANCHE PRENDERE IN PRESTITO?

Ognuno dei parrucchieri che ha aderito al progetto è, innanzitutto, un appassionato lettore, quindi molti di noi hanno portato da casa i propri libri. Alcune case editrici, poi, ci hanno omaggiato con una serie di libri che abbiamo diviso tra i vari negozi. Da non sottovalutare anche il contributo delle clienti stesse che, come una sorta di bookcrossing, lasciano un libro da loro letto nel salone dove vanno a fare la messa in piega. Tra l’altro, ogni parrucchiere è specializzato in una categoria di romanzi: chi ha i gialli, chi testi sull’architettura… chi vuole può prendere in prestito i romanzi e, una volta letti, riportarli al salone.

COME SIETE RIUSCITI A COORDINARVI NELLA REALIZZAZIONE DEL PROGETTO?

La nostra è una categoria molto vivace per quanto riguarda gli aggiornamenti professionali, siamo sempre in movimento, ma la vera novità è che ci piace fare gruppo, confrontarci: abbiamo superato le vecchie gelosie e stiamo imparando a condividere, perché la crescita del singolo è la crescita della categoria. Questa iniziativa in pochi giorni mi ha fatto vivere nuove esperienze, una collega mi ha inviato tutte le foto e le info su un aggiornamento al quale non ho potuto partecipare, uno scrittore ha contattato un parrucchiere del gruppo per mandarci in regalo alcuni suoi libri, attraverso la pagina Facebook (Libri in testa, ndr) vengo contattata per informazioni sull’adesione; ci siamo anche confrontati sulla nascita di una nuova figura professionale, fortemente voluta dalla CNA, che è il parrucchiere-estetista sociale, un professionista che possa operare negli ospedali e in altre strutture sanitarie. Fare rete con i colleghi per divulgare libri e idee, questo è il nostro leitmotiv. Il bello di questa iniziativa sta proprio nell’unire le nostre competenze per lavorare nel sociale, ci stiamo qualificando sempre più come operatori sociali, attenti ai bisogni della clientela, anche e soprattutto di quella ospedalizzata. In questo senso di muove il progetto su cui stiamo lavorando, di cui però non posso svelare ancora nulla.

SONO TRASCORSI ALCUNI MESI DAL LANCIO DELL’INIZIATIVA. CHE RISCONTRO AVETE AVUTO DA PARTE DELLA CLIENTELA?

Le nostre clienti si sono mostrate molto orgogliose del fatto che il loro parrucchiere sia promotore di questa iniziativa: prendono il libro in prestito, lo portano a casa e spargono la voce sul progetto. Abbiamo notato molto entusiasmo.

WHY MARCHE | 63



TUTT’ALTRO CHE MORBIDO a cura di Alessandro Morbidelli

Dopo Meticcio, il racconto in cinque parti pubblicato nel numero scorso, su Why Marche tornano i racconti brevi di Alessandro Morbidelli. Questa volta una storia d’amore e di riti culinari che trovano il proprio perché nella tradizione e nella devozione verso chi si ama. Una storia dalle mille sfumature, dove c’è il mare, il verdicchio e il ricordo di due giovani. Fateci sapere cosa ne pensate a: a.morbidelli@whymarche.com.

SFUMARE CON IL VERDICCHIO. SEMPRE. di Alessandro Morbidelli «Allora Michela? Verrete a pranzo da noi, domenica?» «No, mamma. Domenica non possiamo. Vengono quegli amici di Roberto dal Veneto...» «Ah... li conosco?» «Lei abitava vicino al forno. È Alice, la figlia di Marcello...» «Sì, mi ricordo...» «Ogni anno prendono casa al mare, passiamo la giornata insieme, i bambini giocano...» «Va bene. Dai un bacione a Gabry e a Nichi. Ciao.» «Ciao.» Bisogna aspettarselo sempre, il ritorno. Apri il rubinetto, arriva subito l’acqua fredda che tanto fredda non è, poi però c’è un rigurgito di quella calda, come se fosse rimasta nascosta lì, a bollire in solitudine, dietro la curva di un tubo. Subito dopo, torna la fredda, ancora più fredda. Il piccolo lavandino in acciaio sembra un campo di battaglia. Ci sono le bucce di carota, il ceppetto verde del pomodoro, la pelle secca della cipolla. Le parti buone sono a soffriggere in padella. «Senti che odore... usiamo questo per sfumare?» ti dice Damiano avvicinando la bottiglia di soave ai fornelli. «No, ci va il verdicchio...» gli rispondi. «Eh, ma ormai abbiamo aperto questo...» «Questo lo beviamo a tavola. Per sfumare uso il verdicchio.» Era l’estate del ‘87. I vecchi avevano allestito davanti il casolare dei lunghi piani di legno, sorretti da cavalletti. Li avevano coperti con la carta in rotoli e messo le posate e i piatti di plastica. Ognuno si era portato una sedia da casa sua. Si era appena finito di battere il grano e le teglie di tagliatelle al ragù, con le interiora del pollo e uno scortico di costina d’agnello a saporire il sugo, erano già state servite. Tu e Alice sedevate vicini. WHY MARCHE | 65


Tuo nonno, cotto dal sole e con gli occhi piccoli, verso la fine del pranzo vi aveva versato mezzo bicchiere di bianco. Mezzo a te e mezzo ad Alice. Avevate riso. Avevate bevuto. «Non avevo mai assaggiato il vino...» aveva detto lei, «Lo usano pure per cucinare, lo sai?» le avevi risposto tu, «Davvero?» e le era scesa una lacrima piena per tutta la guancia. Era forte, il verdicchio di tuo nonno. E voi, due bambini. «Io e Roby andremo in Grecia verso la fine di agosto...» dice tua moglie Michela mentre sorseggia il soave che Damiano le ha appena versato. «Figli al seguito?» dice lui cercando un altro bicchiere. «Eh sì... ancora sono piccoli, e lasciarli dai nonni non è che mi vada molto...» risponde lei. Arrivano gli urli. Da fuori. Di fronte alla porta aperta a pian terreno, quattro sagome minuscole passano una dietro l’altra, mentre una più grande le insegue. Poi il contrario, è quella grande che fugge e le altre la rincorrono. Fino a quando un palloncino pieno d’acqua non esplode proprio sulla soglia d’ingresso. «Alice! Basta, dai! È quasi ora di pranzo, fai dare una calmata a loro e datti una calmata tu!» sbraita Damiano ridendo. Allora lei entra. Il vestito di cotone a fiori appiccicato addosso, sui fianchi, e gocce d’acqua a scendere dalla punta dei ricci, sulle spalle. «Sono terribili!» dice gettandosi i capelli all’indietro. Sorride. A Damiano. A Michela. «A che punto è il cuoco?» e ti raggiunge nel cucinino. Quando è vicina a te, chino sui fornelli, ti schizza qualche goccia sulla faccia. Tu la guardi. Sorridi. Marcello era morto in amaca. Dopo pranzo. Agosto 1991. Non si era più svegliato dalla pennichella. L’aveva trovato Alice. In seguito si sarebbe ricordata di aver chiamato “papà” ventisei volte prima che sua madre fosse accorsa fuori, perdendo una ciabatta sul gradino d’ingresso. “Marcello” aveva sostituito “papà”, tante volte quante Alice era riuscita a sentirne mentre correva via, verso casa tua. Fino a sera era rimasta abbracciata a te, con la testa sul tuo petto, sotto la quercia, all’ombra prima, al buio poi. Quel poco di vento che soffiava ti faceva fresco dove eri bagnato, lì, tra il collo e lo sterno. «Giacomo e Matteo sono due comici nati...» dici mentre appoggi la tazzina sul piattino. Quei bambini ti fanno ridere davvero. Sono le loro espressioni simultanee. Come se tutti e

due, allo stesso momento, potessero provare sorpresa, stupore, disgusto. All’unisono. Somigliano al padre. Si trovano bene con Gabriella e Nicola. Anche loro somigliano al padre. Somigliano a te. «Roby, tu lo sai perché ogni anno scendiamo qua? Perché come fai il ragù tu, non lo fa nessuno...» ti dice Damiano. «E tu che vuoi sfumarlo col soave, brutto polentone...» gli rispondi. Ridete. Riuscite a resistere alla confusione del dopo pranzo e del sonno dei piccoli. «Mettetevi sul lettone, dai, ché più tardi andiamo in spiaggia...» dice Alice. «Noi siamo stati a Mykonos, due anni fa. Ho ancora le foto sul cellulare...» dice Damiano a Michela. Si alza, le si avvicina. «Guarda che acqua...» Tu raccogli i piatti. Poi i bicchieri. Porti tutto nel cucinino. Era tardi perché la notte di San Lorenzo non si poteva rientrare presto. Bisognava contarle tutte, le stelle cadenti. Sulla sommità della collina c’era una vecchia casa di campagna abbandonata. Si diceva che di giorno ci andassero i drogati e una volta un ragazzo c’era morto, lì, al piano sopra le stalle. Ma fuori si poteva stare. C’era l’erba sottile e ti ci potevi sdraiare a guardare il cielo. Era il 1989. «Tu l’hai mai dato un bacio?» «No» «Nemmeno io...» Michela si dimentica sempre qualcosa. Non fai nemmeno in tempo ad accendere l’auto che ti dice di non trovare più il cellulare, che di sicuro l’ha lasciato dentro e di non farla scendere ché i piccoli dormono dietro e lei è in mezzo. Così sbuffi, scendi dall’auto e percorri il vialetto a piedi. Arrivi al giardino. Alice è sulla porta, ha il cellulare di Michela in mano. Per un attimo, siete immobili. Vi guardate. «Tu ci pensi mai?» «Sempre.» «Anche io. Sempre.» Mentre Michela dorme dietro con Gabry e Nichi, guidi fino alla sommità della collina. La vecchia casa non c’è più. C’è un Bed & Breakfast, adesso, ma l’erba è rimasta sottile. Lì, una volta, si poteva stare a guardare il cielo. E ci si poteva sdraiare.

CONSIGLI DI LETTURA

Il consiglio di lettura di oggi è un romanzo scritto da Francesco Di Domenico, autore campano che ha fatto della satira e dello humour il proprio cavallo di battaglia. Qui lo troviamo immerso in una storia torbida: in “Marzia, calibro nove lungo” (Cento Autori, collana “L’arcobaleno”) il corpo di un uomo, a cui hanno sparato, viene trovato su una collina, nei pressi di un monastero. Sul posto giungono la giovane ispettrice di Polizia Marzia D’Aponte e il suo capo Giovanni Satriani. Il cadavere è quello di un funzionario della provincia, ma il mistero s’infittisce quando la scientifica rivela che la pallottola nel corpo appartiene alle forze di polizia. Scavando nella storia dell’uomo, Marzia s’imbatterà in un altro passato che sembrava sepolto, quello in cui le brigate rosse terrorizzavano il Paese.

66 | WHY MARCHE



SPIRITO

NEW YORK INSOLITA Il primo giorno recati al Pier 83 sulla quarantaduesima (scoprirai subito come perdersi a NYC è impossibile) e prendi la Circle Line Sightseeing Cruise (preferibilmente al tramonto), è una cosa molto turistica e non ci troverai un solo newyorchese a bordo ma è di sicuro il modo migliore per capire come è fatta la città. La piccola crociera infatti costeggia tutta l’isola di sicuro avrai uno degli scorci più impressionanti su Manhattan. Ideale per chi visita la città in pochi giorni.

SE STAI PROGRAMMANDO UNA VACANZA A NEW YORK ECCO ALCUNI SUGGERIMENTI FUORI DAI CANONICI GIRI TURISTICI PER GODERE APPIENO DEL VIAGGIO.

Non perderti uno dei tanti show di Broadway, che sia un grande classico come Cats o Il Re Leone o il dissacrante The book of Mormon per gli affezionati di South Park. Il Theater District dove si trovano i teatri più importanti è affollato, chiassoso e francamente un po’ cheasy ed è quindi naturale che tu voglia scappare in fretta dopo lo spettacolo. Rimanendo in tema, prima di partire controlla quali concerti sono in programma al Madison Square Garden, compra un biglietto in anticipo e goditi un’esperienza senza pari. Anche i posti più economici godono di un’ottima vista e ottima acustica. Plus:gli Hot Dog serviti all’ottavo piano sono deliziosi!

68 | WHY MARCHE

Non volendo essere questa la solita guida sulla grande mela non vi consiglierò di vedere la Statua della Libertà, ma mi tocca invece obbligarvi a fare un salto ad Ellis island per vedere l’Immigration Museum, perchè di questi tempi capire da dove veniamo è uno dei compiti più importanti che abbiamo.

Vai una giornata a Brooklyn per vedere come si sta dall’altra parte. La tranquillità delle vie dove si affacciano le brownstones (le famose case newyorchesi coi mattoncini rossi) ti ristoreranno dal chiasso di Manhattan. Un giretto a Dumbo la parte nord di Brooklyn, vicino all’omonimo ponte, offre una delle viste più spettacolari sulla città.


di Andrea Cozzoni

Programma almeno mezza giornata da spendere nelle sale dell Metropolitan Museum e mettiti l’animo in pace, non riuscirai a vederlo tutto. Scegli un’ala che ti interessa e goditi una delle collezioni più ricche che un museo possa offrirti. Di certo non sarà il museo più particolare di New York ma il suo carattere enciclopedico ti permetterà di spaziare dall’arte orientale all’astrattismo europeo.

Lascia Manhattan, attraversa il ponte e vai a Williamsburg, è il nuovo quartiere cool di NYC, si trova a nord est di Brooklyn, pieno zeppo di locali etnici, graffiti e negozi vintage, popolato per lo più da giovani hipster a causa dei prezzi bassi degli affitti (sembra che ormai siano lievitati anche qui), i grattacieli lasciano posto alle case basse e ai capannoni industriali riconvertiti in locali alla moda.

Mangia un buon hamburger, lo so che suona banale, ma non ti fermare nel primo fast food che ti si para di fronte. Scegli il posto giusto, dove le carni sono selezionate e i prodotti di prima scelta. Scoprirai che la carne americana è più succulente e il bacon più croccante e le patatine più fritte! Dopo questa scorpacciata iperproteica, per i giorni a seguire pulisci le coronarie nei centinaia caffè veg e alternativi della città. Gusta una delle ultime novità in fatto di beveroni take away: Il tè matcha. Servito freddo e con ghiaccio, aromatizzato o con latte, molto simile ad un milkshake. Dicono sia ricco di antiossidanti e dalle proprietà miracolose. Se riesci a superare il sapore di erba tagliata di fresco è anche piacevole!

Sali almeno per una sera su di un rooftop, ce ne sono molti in città e c’è l’imbarazzo della scelta (controlla nelle guide più blasonate). Per un cocktail al tramonto o per una serata da (s)ballo è una delle esperienze da provare. Il panorama è ovviamente mozzafiato e ti sembrerà di vivere la New York dei film modaioli che ci hanno cresciuto.

Fai una passeggiata al Greenwich Village. Parti da Washington Square e perditi tra le vie del villaggio, alla ricerca della controcultura che vi ha abitato negli anni sessanta, tra mattoni rossi, le caratteristiche scale anti-incendio e gli immancabili negozi alla moda.

Mangia un’aragosta al Chelsea Market, l’atmosfera è affollata ma eccitante e giovane, puoi scegliere quale aragosta mangiare e la cucinano sotto i tuoi occhi in pochi minuti. Al mercato puoi trovare un’infinita variante di altre prelibatezze se i crostacei non fanno per te!*

Qualsiasi cosa tu scelga di fare a New York, goditi il momento, lasciati portare dalla città e dalle sue mille risorse. Cogli le occasioni e conosci i Newyorchesi, che si dimostreranno più disponibili e affabili di quello che pensi. ENJOY YOUR STAY. PS Portati un paio di scarpe comode WHY MARCHE | 69


SPIRITO

GIUGNO - AGOSTO 2016

Il giorno in cui non si ride è un giorno perduto Un giorno accadde 6 agosto 1991. Con questa data viene comunemente indicata la nascita del “World Wide Web” (WWW). Quel giorno, infatti, l’informatico britannico Tim Berners-Lee, ricercatore presso il CERN di Ginevra, sulla base di idee sue e del collega belga Robert Cailliau, metteva online su Internet il primo sito Web. Nasceva così una delle invenzioni più importanti dell’informatica: il Web.

Ho sognato…

… Un gelato – 78 – Mangiare un gelato regala un’immediata sensazione di benessere, ma è anche divertente, perché ci riporta indietro nel tempo, ai momenti allegri e spensierati dell’infanzia. E poi il gelato è dolce e cremoso: un vero piacere per il palato! Quindi sognare di mangiare un gelato allevia le privazioni della realtà e ci rilassa, regalandoci una parentesi di buonumore.

Barbanera buongustaio Crema di Pesche

Tempo (min.): 215 Difficoltà: Facile Calorie per porzione: 170 INGREDIENTI (per 4 persone): 2 grosse pesche gialle - 3 tuorli - 60 g di zucchero - mezzo bicchiere di vino dolce - mezzo limone. Sbucciare le pesche, privarle dei noccioli, tagliarle a pezzi e passarle bene al setaccio. Raccogliere il composto così ottenuto in una terrina e a questo unire lo zucchero, il vino dolce, 1 cucchiaino di succo di limone, la buccia grattugiata e i tuorli. Lavorare il tutto a lungo, fino a farlo diventare amalgamato e cremoso. Versare in coppe di vetro da portata e, prima di servire, tenere in frigorifero per almeno tre ore.


BUONE ECOPRATICHE d’Estate MOQUETTE ANTIGRAFFIO

Se recentemente è stata sostituita la moquette, saranno stati sicuramente conservati dei ritagli avanzati. Invece di buttarli nella spazzatura, si possono riutilizzare per ricavarne degli utili “feltrini” da mettere sotto i piedi dei mobili che traballano o sotto le suppellettili. Applicati dietro ai quadri con un nastro biadesivo, poi, faranno sì che l’aria circoli più liberamente, mentre sulla parete non si formeranno graffi, macchie o aloni .

CONTENITORE TERMICO “FAI DA TE” Servono due vasi da fiori di terracotta di grandezza differente in modo che, messo uno dentro l’altro, tra i due rimangano, intorno, 3 cm vuoti. Si chiudono ermeticamente i buchi dei vasi. Si versa nel più grande della sabbia in modo che, mettendo dentro il più piccolo, i due vasi si ritrovino alla stessa altezza. Si colloca dentro il più piccolo. Si versa tutto intorno della sabbia fino a riempire tutto lo spazio. Si versa sulla sabbia dell’acqua fredda, tanta quanta ne viene assorbita. Il tutto va coperto con uno straccio doppio inumidito e si usa il vaso piccolo per conservare al fresco quello che si desidera.

PESCANDO QUA E LÀ!

Pomodori... per la pelle L’estate è sicuramente la stagione giusta per dedicare qualche attenzione in più al corpo e anche alla pelle, che in questo periodo può diventare più grassa. Un rimedio molto efficace è costituito da una maschera di pomodori freschi schiacciati, applicata sul viso e tenuta in posa per alcuni minuti. Il volto va poi sciacquato e vaporizzato con una tisana tiepida al fieno greco (1 cucchiaino di semi per 1 tazza d’acqua) o alla menta (10 g di foglie essiccate per 1 tazza d’acqua), con aggiunta di qualche goccia di limone. Risultati sorprendenti, per una pelle a prova d’estate!

L’oroscopo di Barbanera ARIETE Non è la via vecchia quella da seguire per raggiungere il successo, ma un itinerario nuovo tutto da inventare o da scegliere tra un mare di possibilità.

BILANCIA È tempo di fare i conti con aspettative, programmi e intenzioni, possibilmente con la massima sincerità. Piccoli imprevisti non riusciranno a demotivarvi.

TORO Trionfo del sentimento. Un pizzico di gelosia sopravvive ma non disturba, fa parte dell’amore, e vi segnala che il partner a voi ci tiene davvero!

SCORPIONE Capiterete in una situazione piuttosto complicata, ma se saprete mantenere il controllo, le vostre attività risulteranno bene impostate e del tutto al sicuro.

GEMELLI Avrete molte opportunità, perciò datevi da fare. Anche se nulla vi viene regalato, i possibili risultati, superiori alle aspettative, ve li conquisterete sul campo.

SAGITTARIO Vi riuscirà alla perfezione tutto ciò che richiede dinamismo. Alla carica vitale si aggiunge la preziosa abilità di essere al posto giusto nel momento giusto.

CANCRO Siete nelle condizioni ottimali per dare il meglio, ricettivi alla voce interiore che vi indica la giusta direzione. Disponibilità e spirito collaborativo.

CAPRICORNO Grazie a un’abile organizzazione, sbrigherete al meglio gli impegni. Potrebbe nascere una forte attrazione con una persona legata all’ambiente di lavoro.

LEONE Vi sentite più ruggenti che mai! Grinta e autostima muovono ogni iniziativa. Ottimo periodo, vivace e divertente: tutto parla d’amore, di viaggi, d’avventure. VERGINE L’amore vive momenti intensi e passionali. Creatività in pole position, cercate allora di non farvi condizionare da schemi validi ma ormai troppo ripetitivi.

ACQUARIO Siete sempre molto selettivi. Convinti della necessità di trovare affinità e sintonie profonde nell’altro, non vi accontentate mai di rapporti superficiali. PESCI Farete tutto a regola d’arte, e anche con un bel sorriso! Vi basta un’occhiata per capire chi avete di fronte: seguendo il vostro istinto, non correte rischi. WHY MARCHE | 71


EVENTI

LUGLIO - AGOSTO 2016

La Quintana

Macerata Opera Festival

Cavalcata dell’Assunta

Dal 9 luglio al 7 agosto

Dal 18 luglio al 14 agosto

Dal 27 luglio al 14 agosto

Ascoli Piceno (AP)

Summer Jamboree

Senigallia (AN)

Dal 30 luglio al 7 agosto

Macerata (MC)

The Magic Castle Gradara

Gradara (PU) Dal 5 agosto al 10 agosto

Fermo (FM)

Festa del Covo

Campocavallo (AN)

Dal 1 agosto al 7 agosto

Montelago Celtic Festival

Terranostra

Rossini Opera Festival

Dal 4 agosto al 6 agosto

Dall’8 agosto al 15 agosto

Dall’8 agosto al 20 agosto

Serravalle di Chienti (MC)

Apiro (MC)

Pesaro (PU)


NOLEGGIO LUNGO TERMINE

PIANIFICAZIONE PARCO AUTO

FULL LEASING

FLEET MANAGEMENT

STUDIO MOBILITA’ AZIENDALE

AUDI Q5 2.0 TDI

€ 518,00

OPEL INSIGNIA ST 2.0 CDTI 170 CV

FORD FOCUS 1.5 TDI

€ 457,00

€ 343,00

PORSCHE MACAN S DIESEL

Il canone (iva esclusa) delle quotazioni comprende: • DURATA 48 MESI/KM TOTALI 80.000 • tassa di proprietà • manutenzione ordinaria/straordinaria • pneumatici estivi/invernali • polizza RC, Incendio, Furto, Kasko totale, conducente • soccorso stradale

FORD FIESTA 1.5 TDCI 75 CV

€ 279,00

€ 1.098,00

LEASING & RENTING TAVONI RITIRIAMO IL VS. USATO A QUOTAZIONE QUATTRORUOTE CONTATTATECI PER AUTO, DURATE E CHILOMETRAGGI DIVERSI DA QUELLI PROPOSTI QUOTAZIONI SENZA ANTICIPO

Viale della Vittoria, 60 – ANCONA – TEL 071/3580593 -36677 WWW.TAVONI.IT TAVONI@TAVONI.IT


CAMPAGNA ABBONAMENTI

2016

6 NUMERI 5,00

SPESE DI SPEDIZIONE INCLUSE

PER RICHIEDERE L’ABBONAMENTO A WHY MARCHE COMPILATE IL COUPON QUI SOTTO O VISITATE IL SITO WWW.WHYMARCHE.COM

SI, desidero abbonarmi a Why Marche : THETA EDIZIONI Srl - BANCA MARCHE Filiale di Jesi - AN IBAN IT18B0605521206000000012398 - Causale versamento: Abbonamento Why Marche Magazine Assegno bancario intestato a THETA EDIZIONI Srl da inviare in busta chiusa a: Theta Edizioni Srl - Via Cassolo 6 - 60030 Monsano AN INTESTATO A:

FIRMA

Indrizzo di spedizione abbonamento: (Da compilare in stampatello)

COGNOME

NOME

VIA

N.

LOCALITA’

CAP PROV.

TEL./CELL.

DATA di NASCITA

E-MAIL

DATA

Indirizzare il tagliando in busta chiusa a: Servizio Abbonamenti Theta Edizioni Srl Via Cassolo 6 - 60030 Monsano AN o spediare via fax al numero 0719251001 (unitamente alla ricevuta del versamento) PER INFORMAZIONI SCRIVERE A ABBONAMENTI@CRUDOSTYLE.COM Informativa e consenso in materia di trattamento dei dati personali - (Codice Privacy d.lgs. 196/03) 196/03, nonchè consenso espresso al trattamento ex art. 23 d.lgs. 196/03 in favore dell’Azienda.




Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.