Il lato ignoto FACTORY
LIBERA ACCADEMIA DI ROMA | VEDAVITA YOGA ART STUDIO
C R E AT I V I T À
V I S I VA |
F O TO G R A F I A | A RT E - T E R A P I A
anifesto M
Il progetto
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a factory Il lato ignoto è un progetto di creatività visiva che presenta laboratori di fotografia artistica e art counseling nei quali si insegna che le fotocamere non fanno fotografie, ma le persone sì. I laboratori si avvalgono della consulenza di artisti e professionisti di diverse estrazioni (arte, disegno, pittura, letteratura, comunicazione, psicologia, cinema, teatro, editoria elettronica, musica) i quali collaborano con l’obiettivo comune di favorire l’espansione della consapevolezza personale (imparare a “vedere” quello che altri guardano), di caratterizzare l’orientamento artistico dei partecipanti (interpretando la realtà non solo per quello che è, ma per quello che è di “altro”) sviluppando, in modo particolare, la creatività visiva (dalla fonte dell’ispirazione alla metamorfosi).
L’ideologia
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n nessuna scuola si svolgono corsi di immaginazione, di visualizzazione o di intuizione. Inventiva e ispirazione non sono considerate materie d'insegnamento così come la "disartisticità" della quale soffriamo (la “mancanza d’arte”), non è annoverata tra i malesseri da curare come, per esempio, la dislessia per chi non riesce a leggere. La possibilità di produrre immagini non è considerata indispensabile nella nostra cultura, ma rappresentare la realtà attraverso le immagini è una capacità che già esiste in noi e che attende semplicemente di essere liberata. Noi sappiamo già disegnare, o fotografare, ma il modo di vedere e di affrontare la realtà che ci è stato insegnato ha interferito con quella capacità e l'ha bloccata. Imparare a fotografare è qualcosa di più che acquisire una tecnica: è imparare a "vedere", cioè essere in grado di elaborare le informazioni visive in quel modo particolare che è proprio dell'artista. La scoperta dell’artista che è in noi attraverso l’“arte-terapia” è uno degli obiettivi principali della Factory “Il lato ignoto”. L'Art Counseling utilizza la creatività come strumento di indagine personale e rigenerazione. Un percorso esplorativo del sé nel quale si valutano nuovi schemi di comportamento, alla ricerca delle risorse personali e di nuovi obiettivi, sviluppando la capacità d’esprimersi attraverso abilità artistiche (grafiche, pittoriche, creative nella scrittura, nella produzione fotografica, nella musica o nell’espressione corporea della danza o del teatro). Come altre capacità globali quali leggere, camminare o andare in bicicletta, il disegno, la pittura e la fotografia si compongono di varie abilità personali che si integrano in una esperienza globale. Una volta apprese queste competenze, e averle amalgamate tra loro, si è in grado di esprimere se stessi attraverso le immagini proprio come è stato fatto per imparare a leggere o ad andare in bicicletta. Ci si dimentica di aver imparato a leggere, così come, presto, ci si dimentica di aver imparato a fotografare. Abbiamo necessità di imparare nuovamente a osservare la realtà con gli occhi del bambino (e dell'artista). Perché noi percepiamo un'immagine modificata dalla realtà che ci circonda: interpretata e concettualizzata in maniere diverse che variano da individuo a individuo a seconda della propria esperienza e dei propri stati d'animo. Siamo inclini a vedere, in modo del tutto inconsapevole, ciò che ci aspettiamo o ciò vogliamo vedere: il nostro cervello in qualche misura ci inganna alterando, ignorando o riorganizzando i dati visivi puri e semplici che colpiscono la retina. Osservare la realtà con gli occhi dell'artista e crearne una rappresentazione per immagini interrompe questo processo d'inganno lasciando spazio a un modo più diretto di vedere. Imparare a rappresentare la realtà ed esprimere i propri stati d'animo attraverso le immagini, rende la vita più ricca giacché insegna a vedere "meglio" e a vedere "di più". Non si impara a leggere e a scrivere solo per diventare poeti o scrittori,
ma anche per migliorare le proprie facoltà di percezione e di comunicazione. Migliorare il proprio modo di vedere rende le proprie idee più chiare anche nell'affrontare i problemi di tutti i giorni e dona una maggiore capacità di affrontare gli eventi in prospettiva. “Lo stato mentale di un artista che crea è vuoto” scrive Minor White, “ma è una stato molto attivo e ricettivo, pronto in un attimo ad afferrare un'immagine, ma senza un'idea precostituita. L'assenza di schemi o idee preconcette su come qualcosa dovrebbe apparire è fondamentale per questa condizione di vuoto”. Sviluppare le nostre capacità percettive aumenta proporzionalmente la nostra abilità artistica nel disegnare o nel fotografare, e prende forma in maniera quasi inconsapevole il nostro “stile”. "Sorvegliatelo, curatelo, coltivatelo" scrive Betty Edwards "poiché esso esprime ciò che voi siete. Come per il tiro con l'arco zen, il bersaglio siamo noi stessi". In questa factory progettuale di fotografia creativa e art counseling si insegna che le fotocamere non fanno fotografie, ma le persone sì. Gli strumenti e le macchine vengono interpretati non tanto come come mezzi di rappresentazione per la realtà, quanto di espressione per i nostri stati d'animo, raccontando la storia del mondo, alla ricerca del nostro volto nelle mille facce della vita. La fotografia creativa della quale si occupa la factory è illuminata di noi stessi, in modo che qualsiasi scena venga rappresentata sia una nostra interpretazione della realtà, e si avvicini il più possibile a un autoritratto. La factory “Il lato ignoto” è un luogo creativo che dà accesso a nuove stanze della nostra personalità dalle quali uscirà l'immagine di noi stessi: il nostro modo di vedere il mondo. “Per buona parte degli osservatori” scrive Minor White, “la fotografia ha la funzione di uno specchio. Guardare una foto significa vedere qualcosa di se stessi: quello che si desidera vedere e non quello che il fotografo pensa di mostrare”. Imparare quindi a “vedere” quello che altri guardano, a vedere con occhi nuovi. Gli occhi dell'artista che è in noi. "Una volta imboccato questo sentiero" scrive Betty Edwards, "avrete sempre la sensazione che con la prossima opera vedrete ancor più chiaramente, comprenderete ancor meglio la vera natura delle cose, esprimerete l'inesprimibile, toccherete il segreto dei segreti". In questo laboratorio creativo sviluppiamo la "semplicità", ricordando di essere artigiani dell'immagine e non “cacciatori di foto”. Impariamo a "dipingere" con la luce e quindi a "fare" una foto piuttosto che a "catturarla" o "rubarla" (in inglese si dice "to take a photo", prendere una foto). “Non si fotografa qualcosa per quello che semplicemente è” conclude Minor White, “ma per quello che è di ‘altro’“.
Artisti, consulenti, collaborazioni FACTORY “IL LATO IGNOTO”
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cura del giornalista e fotografo Gabriel Rifilato, con la collaborazione di Viviana Biadene (artcounseling), Sandra Ciarcianelli (comunicazione), VedaVita Yoga Art Studio e la consulenza artistica di Giovanni Gava (musica), Ugo Bevilacqua (disegno), Cecco Cecchini (pittura), Massimo Ciampa (fotografia), Flaminia Coldagelli (letteratura), Salvo Di Trapani (arti marziali), Jun Ichikawa (teatro), Marcello Mencarini (fotografia), Elisabetta Palmieri (storia dell’arte). Certified Image Creators: Marco Cappellani Claudio De Rossi Sandro Lombardo Livia Mazzani, Furio Mella, Carla Minio, Antonio Pallaro, Roberto Principali, Massimo Santarelli.
Obiettivi
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li obiettivi che mira a raggiungere la factory sono riassumibili nell’espansione della consapevolezza personale, nella caratterizzazione dell’orientamento artistico e nello sviluppo della creatività soprattutto visiva.
consapevolezza personale: osservazione della realtà con gli occhi dell'artista, sviluppo della capacità percettiva, individuazione della fonte della propria ispirazione e delle immagini personali “equivalenti” (con la funzione di metamorfosi). orientamento artistico: conversazioni, letture, proiezioni, esercitazioni e consulenze collettive e individuali con i professionisti e gli artisti che collaborano al progetto. creatività visiva: realizzazione di un cortometraggio e di un progetto fotografico basati su un’opera letteraria con l’originale sperimentazione di diverse esperienze artistiche. La factory è un luogo di incontro, confronto, apprendimento e orientamento aperto a tutti, anche a principianti. Non va interpretato come un "manuale di istruzioni per l'uso" (un “corso”), bensì come strumento utile a generare idee e ispirazione. L'ispirazione e la creatività vengono stimolate da conversazioni, proiezioni, visite, riflessioni, visioni, letture e dalla convinzione che quello che avviene nella nostra fantasia può accadere in una fotocamera. Lo stile e la composizione vengono indirizzati proiettando e analizzando opere di grandi autori, con lo scopo di leggere nella loro mente e comprendere il loro modo di vedere, aprendosi a nuove prospettive. Una metodologia che, soprattutto nella prima fase, può generare più dubbi che certezze. Ma è il punto di partenza migliore, quello che aiuta a diventare persone (e artisti) migliori.
Argomenti ed esercitazioni che possono essere presenti nei programmi
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he cos'è una bella foto conversazione su un testo di Man Ray • Autovalutazione del proprio livello tecnico e artistico test di George Barr • Il colore preferito: 3 scene esercitazione su un testo di Michael Michalko • Quello che riesce bene in fotografia e cosa la rende bella conversazione su testi di Michael Freeman e George Barr • Davanti all'obiettivo conversazione su un testo di Roland Barthes • Fotografare con il lato destro del cervello conversazione su un testo di Betty Edwards (con proiezione del film Big Fish di Tim Burton) • Prima di scattare una foto esercitazione su un testo di George Barr • Segni, simboli, texture e geometrie: Il Mandala fotografico esercitazione ispirata alla frase "A furia di osservare il nostro mondo da vicino, non lo vediamo più. È bene ripartire ogni giorno da lontano" del Dalai Lama (con proiezione di una scena di Hero di Zhang Yimou) • L'immagine capovolta. Credere e non credere a ciò che si vede conversazione su un testo di Betty Edwards • Luci e ombre nel cinema Noir esercitazione ispirata alle foto di George Hurrell (con proiezione del film Angoscia di George Cukor) • L’immagine che trasmette piacere e benessere esercitazione su un testo di Minor White • Ispirazione, creatività, visione e stile personale conversazione su un testo di Alain Briot (riflessione su "Amore e Arte" nelle vite di Alfred Stieglitz e Georgia O'Keeffe, Frida Khalo e Diego Rivera, con proiezione del film Frida di Julie Taymor) • Mano con sfera riflettente esercitazione ispirata alle immagini metafisiche di Maurits Cornelis Escher • La morte dell'autore conversazione su un testo di Roland Barthes • Campo e controcampo vedere una celebre scena da “dietro le quinte” (con proiezione del film Io e Shakespeare di Autore) • Esercitazione con musica: L’immagine equivalente ideazione e creazione ascoltando il brano “Chovendo Na Roseira” di Joshua Bell & Dave Grusin • Quello che la fotocamera acquisisce e che l’osservatore non può vedere a confronto con quello che l’osservatore vede e che la fotocamera non può acquisire conversazione su un testo di Alain Briot • Dittico, trittico e serie esercitazione ispirata a 36 volte Ethel Scull di Andy Warhol e The Seven Last Words di Fred Holland Day • Passaggi esercitazione su una scena ispirata alla frase "Quando arriva un bivio nella tua vita, prendilo" di Bruce Barnbaum • Rompere le regole test di Alain Briot e George Barr • L’immagine onirica esercitazione ispirata alle immagini surrealiste di Jerry Uelsmann, Susan Kae Grant e Angela Bacon-Kidwell (con proiezione della scena di Salvator Dalì in Io ti salverò di Alfred Hithcock) • Un ritratto ambientato nel paesaggio attraverso le quattro stagioni esercitazione ispirata al film Primavera, estate, autunno, inverno... e ancora primavera di Kim Ki-duk • L’autoritratto: di profilo, di spalle, in ombra, senza volto esercitazione ispirata alle immagini di Lee Friedlander e Autore • Il ritratto filmato a inquadratura fissa esercitazione ispirata a Blow Job di Andy Warhol • Viaggio verso l’ignoto esercitazione su un testo di Aldo Carotenuto con proiezione del film Al di là dei sogni di Autore • L'immagine perfetta conversazione sulle immagini Due modi di vivere di Oscar Gustav Rejlander e La scuola di Atene di Autore
Il laboratorio di fotografia creativa e artcounseling “Amore e Psiche”
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MORE E PSICHE: 3 cicli successivi tematici e indipendenti di circa 3 mesi ciascuno (12 incontri con cadenza settimanale) | PRIMO CICLO: Immaginazione (ottobre/dicembre 2015: primi incontri 8 ottobre alle 17,00 e sabato 10 ottobre alle 11,00) | SECONDO CICLO: Esperienza (gennaio/marzo 2016) | TERZO CICLO: Metamorfosi (aprile/giugno 2016) PRIMO CICLO:
Immaginazione
4 INCONTRI: Analisi della storia e dei personaggi, informazioni storiche sull’autore; segni e simboli, interpretazione energetica, rappresentazione del soggetto nella storia dell’arte, del teatro e del cinema con proiezione di film. Discussione e interpretazione dei temi visti attraverso gli occhi dello spettatore, dell’autore, di Cupido (Amore) e di Psiche, elaborazione personale del soggetto da parte dei partecipanti al laboratorio.
PRIMA SERIE DI
SECONDA SERIE DI 4 INCONTRI: Allestimento scenico del soggetto, rappresentazione visiva attraverso schizzi, disegni e fotografie. Stesura del soggetto, della sceneggiatura e dei dialoghi nelle quattro fasi. Dietro le quinte: dal “campo” al “controcampo” (la scena vista prima con gli occhi di Cupido, poi con quelli di Psiche). Bozzetti, riprese fotografiche e video. Scelta del sonoro (musica ed effetti).
4 INCONTRI: Revisione e riflessione delle immagini prodotte e acquisite. Confronto delle diverse interpretazioni. Caratterizzazione dello stile nelle varie versioni prodotte. Montaggio e sonorizzazione del video. Ideazione e impaginazione dell’album fotografico. Prima della Metamorfosi: considerazioni sul passaggio dall’ Immaginazione all’ Esperienza. TERZA SERIE DI
Amore e Psiche nella storia dell’arte DI ELISABETTA PALMIERI
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icca di significati simbolici e affascinante per l’intensità dei sentimenti, la favola di Amore e Psiche ha ispirato straordinari capolavori sopratutto nei periodi di maggiore recupero della cultura classica, dal Rinascimento al Neoclassicismo. Attraverso le opere dei maggiori artisti conosceremo l'interpretazione del tema mitologico nei secoli; partendo dai cicli pittorici cinquecenteschi di Raffaello Sanzio nella Loggia della Farnesina, di Giulio Romano a Palazzo Te a Mantova, alle decorazioni di Perin del Vaga a Castel Sant’Angelo. Dai dipinti del Settecento di Boucher e Fragonard, attraverseremo l'epopea Neoclassica di David e Antonio Canova, per giungere all'arte del pieno Ottocento di William Bouguereau e Auguste Rodin.
Cosa devono sapere i partecipanti e di cosa avranno bisogno
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uesta factory rappresenta un laboratorio di creatività che si avvale della consulenza di professionisti e docenti di diverse estrazioni (arte, disegno, pittura, letteratura, comunicazione, psicologia, cinema, teatro, editoria elettronica, musica) e prevede il collegamento dei partecipanti a un blog e varie altre risorse on-line attraverso le quali, dopo gli incontri settimanali, è possibile tenersi in contatto con i docenti e con gli altri autori del progetto artistico. Alcune risorse della factory sono disponibili per essere scaricate dal blog mentre le immagini prodotte dagli autori partecipanti vengono mostrate attraverso le gallerie on-line della factory. Ai partecipanti non è richiesto alcun requisito di conoscenza.
A chi si rivolge
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a factory è un luogo di incontro, confronto, apprendimento e orientamento aperto a tutti: artisti e non-artisti, esperti e principianti. Non è un “manuale di istruzioni per l'uso” ma uno strumento utile a generare idee e ispirazione. Per partecipare alla factory non è necessario saper disegnare, dipingere, fotografare o essere esperti d’arte. I laboratori creativi della factory sono rivolti a: • chi desidera far entrare (o consolidare) l’esperienza dell’arte nella propria vita; • chi sente l’impulso a esprimersi creando immagini proprie; • chi si trova momentaneamente in difficoltà “creativa” o personale, o in crisi di idee, e desidera ritrovare risorse interne per reagire; • chi ha semplicemente bisogno di migliorare la propria relazione con gli altri; • chi vuole imparare a fotografare senza sapere come funziona una macchina fotografica; • chi vuole rendere le proprie foto più intense e artistiche; • chi sente il momento di affrontare cambiamenti • chi cerca orientamento e spunti di riflessione per scelte importanti; • chi si sente isolato e desidera entrare a far parte di un collettivo artistico.
Progetti d’arte e fotografia creativa (2013/2015) FACTORY “IL LATO IGNOTO”
Amore e Psiche, viaggio immaginario
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asseggiate romane d’arte e fotografia: il “ritratto ambientato” nel paesaggio urbano della Città eterna, nei luoghi dipinti da Ettore Roesler Franz e resi celebri dalla letteratura e dal cinema.
Le scene dei quadri pre-raffaellliti di John Melhuish Strudwick e Dante Gabriel Rossetti ricostruiti in studio con il progetto “Il bel tempo andato”. “Luci e ombre” dei dipinti di Caravaggio ricostruendo in teatro scene tratte da “Ecce Homo”, “L’incredulità di San Tommaso”, “Narciso” e altre opere del pittore.
DI VIVIANA BIADENE
l mito dolcissimo di Amore e Psiche narrato da Apuleio nel II Sec. d.C. all'interno del suo “Asino d'oro” (o “Metamorfosi”) nasconde tutta una serie di simbologie che sono in grado di parlare direttamente alla nostra coscienza più intima, così come lo sono l'arte, la narrativa, la musica, la poesia, le fiabe, la fotografia, il cinema etc...insomma come lo è tutta l'arte in generale. Anche l'esperienza del fare arte è un'esperienza di scoperta di noi stessi e di racconto intimo, il quale possiede in più una dote trasformativa: ciò che viene tradotto è “compreso”, cioè “preso con noi”. In ogni esperienza di espressione artistica noi raccontiamo e traduciamo qualcosa del nostro sentire profondo , ed a guidare il nostro fare non è la ragione (che pur serve in alcuni passaggi) ma qualcosa di più misterioso. Ecco che l'opera artistica è la propria narrazione celata, enigmatica, catartica che diviene essa stessa narrazione evocativaevolutiva per colui che la osserva e la percepisce in “ogni senso”. Non ci si può accostare ad un'esperienza artistica senza prima aver accettato questo assunto. Ma torniamo alla fiaba di Amore e Psiche. In Psiche ogni donna si può riconoscere e ritrovare, ma non solo ogni donna nella sua evoluzione da fanciulla, amante e madre, quanto piuttosto ogni essere umano in quanto in ciascuno di noi c'è una componente femminile più o meno marcata. Psiche rappresenta la vita stessa, con le sue gioie e le sue difficili prove da superare con coraggio, con fiducia in se stessi e nelle proprie qualità interiori che si manifesteranno quando necessario, al momento giusto e il prezzo da pagare, per scoprirle, saranno la sofferenza e la disperazione. Ma la fiaba (e quasi tutte le fiabe) ci insegna che se avremo il coraggio di affrontare ogni sfida, avremo operato nella nostra esistenza un passo evolutivo che altrimenti non avremmo potuto esperire. Il percorso artistico-esperienziale-fotografico della Factory “Il lato ignoto” si può considerare un viaggio quasi iniziatico che si affianca nel suo incedere alle vicende della fiaba-mito che così bene rappresenta il viaggio iniziatico di ogni esistenza, la quale è divisa in tappe (macro-fasi) che sono composte da infiniti istantimomenti (micro-fasi) in un continuo perpetuarsi di immaginazione, esperienza e catarsi accettare questa molteplicità significa imparare a vivere. Infatti la storia di Amore e Psiche non è da intendersi come una pura vicenda amorosa quanto piuttosto come una parodia dell'”uomo” che deve morire a se stesso (spiritualmente) e rinascere per poter coniugare la sua istintualità e fisicità (rappresentati dalla sessualità), con la saggezza e la maturità interiori. Bruno Bettelheim SEGUE NELLA PAGINA SUCCESSIVA
Attività, calendario e sedi della Factory
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onsulenti, artisti e autori della Factory collaborano e si incontrano regolarmente con il fine di aumentare la consapevolezza personale, contribuire alla creazione di un’ “anima” collettiva, caratterizzare il proprio orientamento artistico, sviluppare la creatività visiva individuale e di gruppo.
Le attività e le risorse a disposizione dei membri della Factory sono le seguenti: • Sito internet istituzionale con galleria delle immagini on-line • Blog e presenza sui social networks • Gruppo di sperimentazione e confronto su Flickr • Conversazioni sull’arte e l’art-conseling • Progetti artistici e fotografici con ricostruzione in studio di dipinti della storia dell’arte e scene tratte dalla letteratura e dal cinema • Passeggiate romane d’arte e fotografia • Circolo del cinema “Arte nel Film” • Mostre d’arte e fotografia a tema. Le sedi che ospitano le attività della Factory sono le seguenti: • Monti, Libera Accademia di Roma (via Palermo 28) per i progetti fotografici e il circolo del cinema • Trastevere, VedaVita Yoga Art Studio (via di San Michele 12) per le conversazioni e le mostre • Prati, Libera Accademia di Roma (viale Giulio Cesare 78) per alcuni laboratori e riunioni La sede istituzionale della Factory è: • Il lato ignoto, via Antonio Cesari 81 00152 Roma (Monteverde) Scadenzario: SETTEMBRE 2015 • mercoledì 23 presentazione della Factory all’Open Day Fotografia della Libera Accademia di Roma | ore 18,30 (fino alle 19,00) | sede di Prati: viale Giulio Cesare 78 • domenica 27 Passeggiata romana d’arte e fotografia: “L’oasi naturalistica di Macchiagrande” | ore 9,30 (fino alle 13,30) | sede di Fregene: Hotel Miraggio, via Sestri Ponente 93 • domenica 27 presentazione della Factory a La Festa del Grande Almanacco della Libera Accademia di Roma | ore 18,30 (fino alle 19,00) | sede di Monti: via Palermo 28 OTTOBRE 2015 • giovedì 8 inizio del laboratorio “Amore e Psiche” alla Libera Accademia di Roma | ore 17,00 | sede di Prati: viale Giulio Cesare 78 • sabato 10 inizio attività artistica della Factory con una conversazione a VedaVita Yoga Art Studio | ore 11,00 | sede di Trastevere: via di San Michele 12 • sabato 10 inizio cicrolo del cinema “Arte nel Film” alla Libera Accademia di Roma | ore 15,30 | sede di Monti: via Palermo 28 NOVEMBRE 2015 • sabato 14 inaugurazione mostra “Il lato ignoto della fotografia” a VedaVita Yoga Art Studio | ore 15,30 | sede di Trastevere: via di San Michele 12
La fotografia creativa
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’artista”, scrive Michael Michalko “non è un individuo speciale, ma ogni individuo è uno speciale genere di artista”. L’ideologia del progetto artistico di Gabriel Rifilato nasce dagli studi della pittrice americana Betty Edwards, dal “Creative Thinking” sviluppato dallo scrittore americano Michael Michalko, dall’ “immagine equivalente” del fotografo americano Minor White e, naturalmente, dalla stagione del Pittorialismo fotografico in America di Alfred Stieglitz, alla fine dell’Ottocento. Fotografia creativa è ciò che cerca di vedere nella fotocamera uno strumento di rappresentazione dei sentimenti dell’autore piuttosto che esclusivo strumento di rappresentazione della realtà (obiettivo a cui mira il più fortunato “reportage fotografico”). Fotografia creativa è la tendenza a liberare la fotografia, così come sognava il Pittorialismo, dalle sue strettoie documentarie e tecniche, utilizzandola per dar vita ad una forma d’espressione artistica valida in sé, esattamente come il pittore usa il colore, i pennelli e la tela, e lo sculture il marmo, la pietra e gli scalpelli.
Gabriel Rifilato. Precuazioni d’uso (presentazione della mostra “Heat and Shivers. Calore e brividi”) DI FRANCESCO GIULIO FARACHI
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ttenzione a utilizzare il vocabolo “fotografo” quando parlate di Gabriel Rifilato. Soprattutto se lo fate direttamente con lui. Vi guarderebbe negli occhi, l’espressione del viso un po’ costernata, insicuro se con quel termine, con quella qualifica che gli attribuite, non gli stiate facendo il torto di non aver capito un ette di ciò che lui vuole e fa. Il fatto è che generalmente si è soliti accollare al fotografo attenzione e interesse verso il dato oggettivo, verso la “cosa così com’è”. Quando infatti dite “fotografo”, è facile che intendiate riferirvi a colui che con apposito mezzo tecnico riproduce, fissandolo in immagine, un momento del visibile, quindi del reale. A Rifilato della “cosa così com’è” non importa praticamente nulla. Tanto che le sue rappresentazioni fanno esattamente il contrario che adeguarsi, anche minimamente, al criterio d’oggettività. Appartengono invece alla categoria dell’immaginifico, che detto per inciso è specie diversa anche dal fantastico o dall’inverosimile o dal surreale. Immaginifica è propriamente l’attitudine con cui il nostro si confronta con il procedimento creativo, che si concentra in gran misura esattamente sul “fare” l’immagine, sull’idearla e costruirla e infine renderla abitatrice viva e vitale di un’effettività parallela e autonoma, poeticamente incostante, rispetto alla prosaica solidità del reale. Attitudine dunque paradossale, perché trattasi di “inventare la realtà”, o meglio, “una” realtà. Non per nulla Rifilato è particolarmente affezionato, tecnicamente e concettualmente, alla fotografia pittorialista, la corrente nata alla fine dell’800 che intende la fotografia non come pratica di ripetizione meccanica del dato visibile, né come attività documentaria di fatti e situazioni, neppure come mezzo d’interpretazione soggettiva di ciò che esiste e appare. Il pittorialismo, oltre a imitare le modalità della pittura (da cui evidentemente trae il nome) per quanto riguarda la resa e la suggestione dell’immagine, alla pittura si ispira anche come proiezione mentale e come disposizione creativa, alla ricerca di quel sovrappiù di senso di cui la semplice rappresentazione visiva non riesce a dar conto, e che invece sta nella visione dell’artista, nella sua capacità di strutturare il processo ottico in funzione ed estrinsecazione del processo ideale e sentimentale. Allora ciò che Rifilato produce ed esprime è un tentativo, assiduamente perseguito, di formulare un linguaggio simbolico attraverso il quale rendere immediatamente riconoscibile e intelligibile il messaggio che egli vuole trasmettere. Nel far questo, SEGUE NELLA PAGINA SUCCESSIVA
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dice a suo proposito: “Le incredibili avversità che Psiche deve sopportare suggeriscono le difficoltà che l'uomo incontra quando le più nobili qualità psichiche (Psiche) devono sposarsi alla sessualità (Eros). Non è l'uomo fisico ma quello spirituale che deve rinascere per diventare pronto per il matrimonio fra sessualità e saggezza. Ciò è rappresentato da Psiche che deve scendere nell'oltretomba e ritornarvi. Il connubio tra i due aspetti dell'uomo richiede una rinascita” La prima parte del percorso artistico-esperienziale (previsto in 12 incontri) segue la prima parte della fiaba che simbolicamente è legata all”Immaginazione”: Psiche non conosce il volto di Amore e viene spinta ad immaginarlo come “un serpente dalle mille spire”. Immagine ed Immaginazione: l'una genera l'altra e viceversa in un continuum che produce Anima. In questo viaggio iniziatico artistico-esperienziale l'immaginazione, nutrita dal sapere artistico, letterario, e tecnico, produrrà immagini (ferme o in movimento) che tradurranno emozioni, creatività, idee e parole. Queste immagini sapranno comunicare emozioni in altre anime, convoglieranno messaggi mentre le parole evocheranno altre immagini seguendo come una sorta di ipotetica spirale a crescere. Perché: “Quando la Parola si separa dal Corpo, diventa “Logos”. Ciò che restituisce la parola al corpo è l'Immagine, che diventa il corpo della parola, pura Anima incarnata” Eldo Stellucci Eros, Amore e Cupido si possono considerare sinonimi della stessa divinità minore. In alcuni casi Cupido è simboleggiato da un putto alato mentre Eros e Amore sono rappresentati secondo la classica iconografia maschile, ma ciò non rappresenta tuttavia una discriminante. Il termine “psiche”, dal greco psyché(ψυχή) ha un'etimologia che si è evoluta nel tempo. Per i greci antiche era il “respiro vitale” poi le si è dato un significato di essenza spirituale nell'ambito religioso, sede di facoltà mentali e cognitive in filosofia e infine è divenuta l'oggetto catalizzatore di tutte le facoltà non corporee e studiate dalla psicologia. B. Bettelheim – Il mondo incantato – Uso, importanza e significati psicoanalitici delle fiabe - Feltrinelli La tradizione della sposa o sposo-animale è presente in numerose fiabe e leggende di tutto il mondo, dalla Cina al Giappone, all'India fino, appunto alla Grecia. Logos (in greco: λόγος) deriva dal greco λέγω (légο) che significa scegliere, raccontare, enumerare, parlare, pensare.
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intanto ci fa ammettere che, subito al di sotto della superficie del nostro guardare e interpretare, scorre il flusso del nostro esistere, e che esso è sottile nel suo travolgerci e muoverci, non ci lascia facilmente tempo e modo per la consapevolezza di noi, ce ne rende inavvertibile la necessità. Le creazioni di Rifilato hanno perciò questa forza iniziale e inerziale, quella di aprirci un varco oltre il quotidiano, di farci constatare l’autenticità concreta, visibile e tangibile, di una dimensione d’esistenza che, immateriale e inafferrabile quanto si vuole, dell’esistenza nostra è parte essenziale e fondante. È la dimensione dove si condensano il mito e le illusioni, il mistero della presenza e delle mille assenze, il senso del sacro, quello del bello, le ambizioni di un mondo ideato e la loro permanenza incrollabile pur nell’inseguirsi convulso degli attimi insignificanti e delle insignificanti umane rincorse. Dunque Rifilato imbastisce scene e situazioni, crea una condizione perfetta in cui la luce è un soggiogato strumento di vestizione e mascheramento, dei corpi, degli oggetti, dei piani simultanei di percezione. E poi rielabora e raffina, ricombina gli elementi e le composizioni, ne riatteggia i confini e le fusioni. Ogni immagine scaturisce in forma clamorosa e ambigua, emerge come cantata dal gioco dei chiaro-scuri e dei contrasti, gronda dalla sostanza del mondo e sostanza più non è, raffigura fedelmente sé stessa e al tempo stesso riverbera il suo complementare, convive con il suo rovescio. È una finzione di verità, che della verità s’impadronisce, alla verità prende senso e potenza e purezza. Apro una parentesi per una minima digressione d’inciampo. Sarete d’accordo con me su quanto possa essere grossolana e volgare la questione se un’immagine fotografica portata ai nostri occhi debba essere “vera” o meno, quasi che noi, spettatori ormai smaliziati e disillusi, fra l’altro sommersi come siamo e per ogni dove di immagini truccate, artefatte, rielaborate e riconfezionate, non sapessimo bene che proprio l’artista, quanto più è artista, è un “fingitore”, un inveterato mentitore che manipola materie per dar luogo a universi inesistenti, inverificabili, contraddittori; ma che esattamente su quello scarto con la realtà, proprio la realtà ci rende comprensibile e svelata. Chiusa parentesi. Il lavoro di Gabriel Rifilato in effetti fonda il suo registro sul rimando continuo alla lotta di prevalenza fra polarità, così come alla relazione fra ossimoriche sintesi, sicuramente perché a lui affascina la ricerca degli opposti combacianti, la delineazione dei margini dove avviene la transizione e la compresenza dei contrari. E forse perché nulla rende più discernibile la complessità di una visione quanto il punto di contatto e d’inversione delle energie diverse che in essa disputano di spiccare alla intuizione di chi guarda. Per questo Rifilato impersona (spesso anche fisicamente) quanto di immedesimante c’è nella creazione artistica, quella relazione fra soggetto e oggetto della ripresa fotografica, che è relazione di specularità forzata e imprescindibile, e che soprattutto è culmine irragionevole e fantastico proprio di coincidenza degli opposti. La fotografia diventa così un piano d’attrito dove s’invischia la fantasticheria di un equilibrio conciliato, l’illusione di una misura precisa in cui son racchiusi la luce e i volumi, il sogno lucido di una composizione possibile della bellezza nel mondo. E dove lui, l’artista, orchestra il proprio ordine-disordine (ennesimo contrasto): ordine, che credo minuzioso, degli apparati e preparativi, e disordine a
sconquasso delle convenzioni, prime fra tutte quelle della fotografia (ordinariamente intesa). Attenzione perciò quando dite “fotografo” a Gabriel Rifilato.
Eros e Pathos. La donna: signora delle arti figurative (introduzione alla mostra “Heat and Shivers. Calore e brividi”) DI GABRIEL RIFILATO
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o scorso anno, al museo di Roma in Trastevere, la fotografa canadese, e mia amica, Sheila McKinnon ha presentato una propria mostra di reportage intitolata “Born Invisible” (nata invisibile), dedicata alla condizione della donna in alcuni paesi del cosiddetto “terzo mondo”. Con la mia mostra personale “Heat and Shivers. Calore e brividi” che, con un po’ di ambizione (spero giustificabile) ho voluto definire “d’arte fotografica”, è anch’essa dedicata alla donna, ma non è sul reportage, bensì ha come obiettivo l’altro emisfero del “pianeta donna”. L’emisfero nel quale la donna da vittima diventa divinità: magica ispiratrice dell’uomo e delle sue passioni, oggetto del desiderio, musa dell’amore, essenza che per ogni uomo (e proprio in virtù delle sue caratteristiche), nasce luminosa e splende di luce propria: “Born Visible”. Benché avesse ragione Simone de Beauvoir a dire che “Donne non si nasce, lo si diventa”, la donna è già biologicamente nata come l’essere che sul pianeta Terra ha la facoltà (negata all’uomo) di procreare. E all’uomo, per sua fortuna, è la stessa donna a regalare l’impulso creativo (negato biologicamente) assumendo il ruolo della sua fonte d’ispirazione e di creatività (soprattutto artistica, ma non solo). L’immagine femminile ha sempre regnato nella storia delle arti figurative come oggetto del desiderio dell’uomo, e la fotografia non ha fatto altro che confermare la preferenza per questo soggetto/oggetto nelle scelte degli autori. L’Eros nell’arte nasce quindi da un’esigenza interiore, dal desiderio di esprimere passioni ed emozioni, dall’impulso di ricongiungerci platonicamente a quella nostra metà dalla quale siamo stati divisi con la nascita. Si tratta di un genere artistico che nasce dal ritratto, ma si espande con regole scritte (e altre non scritte, altrettanto vincolanti), verso quell’area visiva genericamente definita “nudo”, ma in costante e proficua dialettica con altre forme di espressione artistica sentimentale, quali la musica e la poesia. Nell’esternare le proprie intenzioni espressive, l’autore non può non sottolineare la distinzione tra “arte pornografica” (che spesso arte non è: piuttosto patologica esibizione di intimità, rivolta ad altrettanto patologi voyeur), la quale è mirata a sollecitare una risposta sessuale, e “arte erotica”, rivolta invece a un osservatore con sensibilità superiore: più raffinata, intellettuale, basata fondamentalmente SEGUE NELLA PAGINA SUCCESSIVA
Immaginario collettivo: una sfida all’originalità DI SANDRA CIARCIANELLI
I
n una società di massa globalizzata, come quella attuale “invasa” dalle reti comunicative e dalla segmentazione delle culture attraverso l’utilizzo di internet, si percepisce la mancanza di parametri di riferimento per la costruzione di un immaginario collettivo che è la base imprescindibile delle diverse “identità culturali”. L’insieme di simboli e concetti partecipi nella memoria e nell’immaginazione di una moltitudine di individui che appartengono ad una specifica comunità, ne determinano una memoria collettiva composta da strutture metaforiche profonde, archetipi psicologici e processi narrativi. Ciò nonostante, e malgrado le stratificazioni attuali, è possibile scorgere degli elementi invariati, specifici dell’immaginario collettivo, che sostanzialmente caratterizzano le contemporanee “culture di massa”, schemi archetipici che nel corso dei secoli hanno permeato una cultura e ne sono quasi il suo fulcro originario. Ecco che in tale contesto, la definizione del concetto di immaginario, assume una funzione fondamentale per osservarne il processo storico per la costruzione e la creazione dell’identità collettiva. La civiltà occidentale ha moltiplicato le sue figure immaginarie con l’ausilio delle nuove tecnologie sempre più sofisticate, per la loro capacità di riproducibilità infinita e per la costante trasmissione delle immagini dovute ai mass media. Lo sviluppo tecnologico sempre in evoluzione impedisce di fatto all’individuo, proprio a causa della sua velocità pervasiva, di poter interiorizzare e cristallizzare una propria simbologia: l’essere sempre costantemente investiti da segni ed immagini, e dal loro incessante consumo, ne mette in crisi la creatività. E’ pur vero che l’immaginario, proprio per sua natura, sfugge a qualsiasi tipo di classificazione precostituita, ma essendo il prodotto diretto delle tensioni e relazioni dell’uomo con il suo ambiente, fisico e mentale, ne è anche la realtà trasformata nella sua rappresentazione: una storia dell’uomo che agisce continuamente e costantemente. Anche se i contenuti sono prevalentemente astratti, i simboli le immagini e le idee hanno un’influenza concreta e affettiva molto efficace; l’immaginario quindi è il substrato della vita mentale di un individuo, la dimensione primordiale dell’umanità che, attraverso il sogno, e grazie alla sua forza portatrice di simboli, SEGUE NELLA PAGINA SUCCESSIVA
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sull’interpretazione, sull’immaginazione piuttosto che sulla rozza esibizione. Su “quello che è di altro” direbbe Minor White piuttosto che su “quello che è”. Nel corso della storia celebri opere d’arte con contenuto erotico sono state, a seconda dei casi, bandite o esaltate, nascoste o esibite, distrutte oppure moltiplicate, con un’alternanza di emozioni legata alle oscillazioni cicliche del gusto e della morale comune, al desiderio degli artisti di suscitare reazioni anche violente nel pubbliche, oppure al personale (ma sacrosanto) giudizio di chi ne è stato proprietario, custode o spettatore. Le immagini d’arte figurativa che mirano a raggiungere il mondo dei sensi e dei sentimenti dell’osservatore sono, al tempo stesso, riflesso dei sensi e del sentimento dello stesso artista. C’è da augurarsi che grazie alla geniale e coraggiosa operosità di tanti artisti, e alla dedizione di entusiasti artigiani (come Cecco Cecchini e come l’autore di queste righe), l’erotismo nell’arte diventi sempre meno sinonimo di vergogna e sempre più specchio delle nostre fantasie. Creare un soggetto, ha scritto Minor White, è trasformare la foto in uno specchio di parti di noi stessi. Vorrei concludere questa nota motivando la scelta del titolo “Calore e brividi” per la mia mostra che, in qualche modo, è nata con il proposito di celebrare i “miei primi sessant’anni”. Amo l’arte e la cultura orientali. Dal Dalai Lama, da Carl Gustav Jung (e da Minor White) ho imparato che “lo stato mentale che crea è vuoto”: una condizione estremamente vitale, vigile e ricettiva, pronta ad afferrare, in un attimo, l’immagine, ma senza alcuna idea preconcetta. Seguendo quest’attitudine, ho esaminato il mio percorso iconografico e mi sono reso conto che le mie immagini, soprattutto in questi ultimi anni, nascono da un brivido: la reazione istintiva scatenata da un’immagine che “graffia”. Questa reazione viene identificata in genere con la sensazione di freddo, ma un brivido può diventare caldo e produrre calore. La sensazione si innesca osservando un’immagine per come appare, per “quello che è”. Il calore sopraggiunge nell’osservatore dopo un po’: con la piacevole scoperta di quello che l’immagine “è di altro”. E questo è il mio processo creativo che, sarei curioso di saperlo da voi spettatori e soprattutto spettatrici, cerco di trasferire sull’osservatore. Ringrazio il paziente lettore per essere arrivato sino a questo punto e a lui, a lei, così come agli altrettanto pazienti visitatori della mostra “Calore e brividi” dedico un’immagine finale: i titoli di coda della nostra perenne passione per l’immagine femminile con le ultime parole del film “Io e Annie” di Woody Allen: “Mi resi conto che donna fantastica era Annie e di quanto fosse divertente solo conoscerla. E allora pensai a… quella vecchia barzelletta, sapete… quella dove uno va dallo psichiatra e dice: Dottore mio fratello è pazzo, crede di essere una gallina -, e il dottore
gli dice: - perché non lo interna? -, e quello risponde: - e poi a me le uova chi me le fa? -. Beh, credo che corrisponda molto a quello che penso io dei rapporti uomo-donna. E cioè che sono assolutamente irrazionali, ehm… e pazzi. E assurdi, e… Ma credo che continuino perché la maggior parte di noi ha bisogno di uova”.
La Repubblica. Estratto da una recensione di “Lo scatto digitale creativo” DI MICHELE SMARGIASSI
B
isogna conoscere le regole per infrangerle, scrive Rifilato nei suoi testi. Le regole classiche e le nuove, le nozioni di base e quelle più elaborate, esposte sempre con grande semplicità e chiarezza, ma anche con un piede sempre fuori dalla tecnolatria e da quella infatuazione per la minuzia pragmatica che rendono illeggibili opere librarie dello stesso genere. I suoi testi sono un’ottima base per chi comincia, un buon riassunto per chi sa già.
Biografia DI GABRIEL RIFILATO
S
ono nato a Roma nel 1955 e faccio il giornalista occupandomi di fotografia e arti visive. Sono certificato dalla Apple e, negli anni Novanta, mi sono diplomato in regia cinematografica a Laboratorio Cinema. Ho collaborato con i maggiori editori italiani e soprattutto con la Rai pubblicando numerose opere librarie e saggi sul cinema e la fotografia.
Dal 2006 insegno fotografia a Roma con laboratori di fotografia creativa che hanno ottenuto il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il sito internet Funnel mi ha recentemente definito “il massimo esperto italiano di fotografia pittorialista”. Sono autore di una guida alla fotografia digitale (“Lo scatto digitale creativo”, del 2011) e dal 2013 mi occupo della rivista trimestrale di arte e fotografia creativa “Il lato ignoto della fotografia”.
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trascende in un mondo fantastico di cui il soggetto non può fare a meno. La funzione poetica dell’immaginario permette di costruire un mondo narrativo ed onirico senza pari forgiando una propria immagine del mondo attraverso le esperienze sensoriali, affettive e fantastiche come se il proprio vissuto interiore non fosse sufficiente a dimostrarne tutta la loro intensità e la loro ricchezza. Le rappresentazioni sociali fungono da intermediazione tra ciò che è individuale con il sociale, ovvero tra il razionale e l’emotivo, tra coscienza e inconscio, tra costrutti mentali e contenuti dei pensieri, sono sempre raffigurazioni di qualcosa per qualcuno. Esse provengono da ambiti diversi: da immagini, da ricordi personali o da riminescenze collettive, quali miti, fiabe, leggende e racconti, dalla conoscenza popolare come proverbi, superstizioni e credenze, oltre che da pregiudizi e stereotipi. Nascono improvvisamente in un determinato momento e in una specifica società, in un preciso contesto politico, sociale e storicamente determinato, sono l’humus di una dinamica sociale che risponde alle azioni e ai bisogni di comprendere il mondo e il ruolo in esso svolto dagli individui.
Biografia DI GABRIEL RIFILATO
S
ono nato a Roma nel 1955 e faccio il giornalista occupandomi di fotografia e arti visive. Sono certificato dalla Apple e, negli anni Novanta, mi sono diplomato in regia cinematografica a Laboratorio Cinema. Ho collaborato con i maggiori editori italiani e soprattutto con la Rai pubblicando numerose opere librarie e saggi sul cinema e la fotografia.
Dal 2006 insegno fotografia a Roma con laboratori di fotografia creativa che hanno ottenuto il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il sito internet Funnel mi ha recentemente definito “il massimo esperto italiano di fotografia pittorialista”. Sono autore di una guida alla fotografia digitale (“Lo scatto digitale creativo”, del 2011) e dal 2013 mi occupo della rivista trimestrale di arte e fotografia creativa “Il lato ignoto della fotografia”.