Coste escursioni

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IL SALENTO DELLE COSTE Il Salento è bagnato per tre lati dal mare:  Mar Adriatico da Casalabate a Otranto.  Mar Ionio da Torre Colimena a Leuca,

http://www.salentonline.it/salento/cartine.php


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Le coste si presentano sabbiose, soprattutto sul Mar Ionio, con acque cristalline. Le dune caratterizzano il paesaggio dall’indubbio fascino. Tra le spiagge più note ci sono quelle sabbiose di Ugento, Porto Cesareo e Gallipoli.


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Sul versante adriatico la prima marina che si incontra, andando verso sud,è Casalabate, spiaggia non distante dall’abbazia di Santa Maria di Cerrate (Squinzano). Proseguendo lungo la costa bassa e sabbiosa, si attraversano Torre Rinalda, Torre Chianca e Frigole, fino a San Cataldo, con i resti della messapica Lupiae e del porto romano di Adriano


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e continuando lungo la litoranea fino alle Cesine, una delle più suggestive e interessanti zone umide d’Europa, protetta da una specifica Convenzione internazionale.


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Purtroppo le coste sabbiose, a causa dell'edificazione selvaggia e del "mare grosso", stanno subendo un vero e proprio processo di erosione che le assottiglia sempre di pi첫.


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Proseguendo verso Otranto, si giunge a Roca dove si può ammirare la Grotta della Poesia. Si racconta che tale luogo sia stato nell'antichità un santuario dedicato al dio Taotor e che qui si celebrassero dei rituali in suo onore.


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Il nome dell'antro deriva da pi첫 leggende. 1. Si narra che una principessa era solita fare il bagno nelle acque salutifere della grotta e che la sua bellezza fu fonte d'ispirazione per molti poeti, i quali si recavano in questo luogo per comporre i loro versi. 2. Si narra che durante le incursioni saracene un abitante di Roca tradisse i suoi concittadini rivelando il passaggio segreto nascosto nella grotta e in ricordo del tradimento venne chiamata Prosodia e successivamente Poesia. Data l'origine messapica della cittadina a cui appartiene, nella grotta vi sono numerose iscrizioni nella lingua di questo popolo, antico abitatore del Salento. http://www.comune.otranto.le.it/territorio/cultura-e-tradizioni/item/legrotte-salentine-tipico-esempio-di-carsismo


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Particolarmente suggestive sono le innumerevoli Torri Costiere, simbolo di un popolo che ha da sempre dovuto difendersi dalle incursioni di invasori stranieri. Tali costruzioni si sviluppano su tutta la costa salentina, in entrambi i versanti. La maggior parte delle torri costiere ancora oggi presenti sono da riferire al XV e XVI secolo.

http://www.belsalento.com/Torri_Costiere_in_BelSalento. htm


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Tra le torri di guardia della costa adriatica ricordiamo TO R R E D E L S E R P E che è raffigurata anche sul gonfalone di Otranto


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Sul Mare Adriatico, da Otranto a Santa Maria di Leuca, Troviamo le spettacolari falesie dalle pareti a picco sul mare, fra le spiagge rocciose, ricordiamo Castro, Santa Cesarea Terme e Porto Badisco.


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Lungo le coste salentine, si aprono scorci suggestivi di difficile accesso. Le grotte carsiche sono un altro aspetto del paesaggio della costa adriatica che si incuneano fra le ripide scogliere che partendo da Punta Palascìa(Otranto), giungono a Santa Maria di Leuca.


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Percorrendo la litoranea sud che da Otranto porta a Santa Cesarea Terme, si scorgono, su un'ampia area recintata, delle costruzioni di pietra che in realtà celano l'ingresso di quello che è considerato uno dei più grandiosi musei d'arte preistorica d'Europa. Nel 1970, il Gruppo Speleologico "Pasquale de Lorentiis" di Maglie, fece un'importante scoperta: la Grotta dei Cervi.

http://www.corrieresalentino.it/2013/09 /progetto-nel-salentomaxischermonatura-grotta-dei-cervi/


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La rilevanza di tale ritrovamento sta soprattutto nella quantità considerevole di pitture parietali che sono state rinvenute e che risalgono ad un'epoca postpaleolitica.

Il nome dato al sito non è casuale. E', difatti, un omaggio alle numerose figurazioni di cervi presenti nella grotta. Purtroppo la Grotta dei Cervi non è accessibile al pubblico. Ancora oggi è meta di studi e analisi da parte di esperti


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Da non dimenticare, inoltre, la Grotta dei Giganti, la Grotta dell'Elefante, la Grotta del Cavallo, e la Grotta del Diavolo, tutte testimonianze del fenomeno carsico salentino. Con il termine "carsismo" si indica "il processo di erosione operato dalle acque sulle rocce calcaree", che da origine a  Grotte (cavità del terreno)  Doline (depressioni della superficie)  Vore (cavità carsiche)

http://www.salentonline.it/salento/cartine.php


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Tali siti hanno reso testimonianze di vitale importanza per ricostruire il passato non solo del Salento, ma di tutto il bacino mediterraneo.


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A sud di Otranto, si arriva a Castro, splendida cittadina costruita sulla roccia che ospita la bellissima grotta Zinzulusa, che rappresenta una delle pi첫 interessanti manifestazioni del fenomeno carsico nel Salento. Il nome Zinzulusa deriva dalla presenza, al suo interno, di numerose stalattiti e stalagmiti che in Dialetto del Salento vengono chiamate "zinzuli" ovvero stracci quasi a voler ricordare quei particolare tessuti.


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Uno dei primi riferimenti storici alla grotta Zinzulusa li ritroviamo in una lettera scritta dal vescovo di Castro, monsignor Del Duca, che nel 1793 offre a Ferdinando IV una dettagliata descrizione della cavità carsica. Il prelato, inoltre, circa la nascita della grotta Zinzulusa si cimentò in un ardita ricostruzione volendo riconoscere nelle bizzarre scultore, le colonne di un tempio dedicato a Minerva, eretto come tributo per il sostegno dato ad Ercole nello scontro coi Giganti.


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Un vero studio scientifico sulla grotta Zinzulusa, si ha nel novecento, in particolare a partire del 1922 allorquando si iniziò un’intensa opera di raccolta e catalogazione delle specie vegetali ed animali presenti nelle parti più profonde della grotta. Particolare interesse hanno da subito destato la presenza di specie di crostacei e spugne molto rare di origine molto antica e presenti solo in questa cavità.

Typhlocaris salentina,

Spelaeomysis bottazzii

Higginsia ciccaresei


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L’interesse suscitato dalla Zinzulusa non si limita solo all’aspetto biologico ma anche per il rinvenimento di numerosi resti di manufatti che paiono risalire al neolitico al paleolitico sino a giungere all’epoca romana.

La grotta Zinzulusa, che come detto è di natura carsica, si è originata durante il Pliocene per effetto dell’erosione operata dall’acqua sul sottosuolo calcareo Salentino.

http://www.grottazinzulusa.it/icon10.html


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La grotta Zinzulusa si articola in tre parti: 1. la prima, parte dall’ingresso si caratterizza per la grande varietà e quantità di stalattiti e stalagmiti. In questa zona si può riscontrare la presenza di una zona in cui ristagna un’acqua dolciastra e limpidissima.


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2. la grotta Zinzulusa continua con una grande cavità denominata “Il duomo” il cui fenomeno erosivo che lo ha originato pare risalire al periodo “Cretacico”. Il fenomeno dello stalagmitismo comincia ad attenuarsi.


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3. si giunge così alla parte finale della grotta Zinzulusa ove sono presenti acque denominate “Cocito” che si contraddistingue per la stratificazione delle acque, salmastre e calde quelle più basse, dolci e fredde quelle più alte.


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Non c’è dubbio che, aldilà della classifica delle “più turistiche”, quelle maggiormente interessanti dal punto di vista storico siano Grotta Romanelli a Castro e Grotta del Cavallo a baia di Uluzzo (Porto Selvaggio, marina di Nardò).


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La Grotta Romanelli * è una grotta costiera posta lungo la litoranea che da Santa Cesarea conduce a Castro. E' anche piuttosto vicina a Grotta Zinzulusa. La presenza di Grotta Romanelli fu segnalata fin dal 1861 da Ulderico Botti ma la sua scoperta si deve a Paolo Emilio Stasi nel giugno del 1900 che riuscì a liberarla dalla occlusione presente all'ingresso.

http://www.castromarina.info/grottecostiere/grotta-romanelli.asp

*(Video divulgativo su Grotta Romanelli a Castro (Lecce) e sulla preistoria nel Salento. Regia e 3D Francesco Gabellone. Supervisione scientifica: Prof. Francesco D'Andria, Prof.ssa Elettra Ingravallo,) Università di Lecce


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Grotta Romanelli fu molto frequentata a partire dal Paleolitico medio fino alla fine sempre del Paleolitico allorquando a causa di una breccia ossifera rimase chiusa sino agli intervento di Stasi. In tutta la fase del paleolitico si è accumulato un notevole deposito di materiale antropico oggetto di numerosi studi nel secolo scorso di cui il più rilevante è sicuramente quello di Gian Alberto Blanc che ne rintracciò la sequenza stratigrafica


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Tra i ritrovamenti più interessanti noveriamo i resti di • pinguino boreale (l'Alca Inpennis estintosi nell'800), • gru islandiche, • strogale • gabbiani artici.


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Grotta Romanelli è stata la prima grotta italiana a restituire resti di arte parietale risalenti al Paleolitico in uno stile che uno dei massimi studiosi della grotta, Graziosi, definisce "mediterranea" con motivi incisi su osso, e pietre con temi zoomorfo o in misura minore antropomorfo.


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Proseguendo verso il capo di Santa Maria di Leuca si apre la meravigliosa falesia del Ponte Ciolo, Il ponte Ciolo è una imponente costruzione che svetta tra i costoni rocciosi del circondario di Santa Maria di Leuca e che raggiungono vette di oltre 20 metri.


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Il nome della località, nonché dello stesso ponte edificato intorno alla metà del secolo scorso, si ricollega al termine dialettale “Ciole”, nome col quale vengono indicate le gazze Ladre, uccelli spesso presenti sul territorio.

Il mare gode di un fondale roccioso, ideale per le immersioni e un’imponente grotta accessibile sia dalla terraferma che dal mare.


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La grotta, inoltre, è spesso rifugio per animali acquatici, come tartarughe marina e foche monache. La particolare conformazione del Ciolo è certo ascrivibile all’azione erosiva del mare e del vento che con il passare del tempo hanno creato un vero e proprio canyon attraversato dal mare.


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Il terzo tratto parte da Santa Maria di Leuca e risale lungo il litorale sabbioso dello Ionio. Qui la costa è prevalentemente bassa, con lunghe e belle distese di spiaggia. Le marine più conosciute sono San Gregorio, Torre Vado, Pescoluse, con le incantevoli “Maldive del Salento”, Torre San Giovanni per poi arrivare a Gallipoli. I tratti più a nord della costa ionica comprendono Santa Caterina, Santa Maria al Bagno, Porto Selvaggio con la sua riserva naturale, Porto Cesareo e Torre Lapillo: tutte queste località regalano spiagge splendide con dei paesaggi incantevoli.


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Porto Selvaggio Visita virtuale


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Siamo giunti alla fine del nostro percorso che ci ha portato alla scoperta delle coste salentine. Si noterà subito l’assenza delle località costiere più famose come Otranto, Santa Cesarea, Tricase, Gallipoli, ma noi volevamo mettere in risalto quello che sono i percorsi meno conosciuti ma di inestimabile ricchezza storica e paesaggistica e che ci hanno portato alla scoperta di un Salento selvaggio, misterioso che noi, attraverso la conoscenza del territorio, potremo cercare di salvare e migliorare.


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L'erosione delle spiagge Il mare, nel suo incessante moto, si sta mangiando lentamente e inesorabilmente una gran parte delle coste italiane; le amministrazioni locali mobilitano gli scienziati alla ricerca di sistemi per rallentare o fermare l'erosione. Le proposte sono numerose e sono state sperimentate in varie altre parti d'Italia: alcuni propongono di immettere nel mare delle scogliere perpendicolari alla costa, in modo da fermare la sabbia che l'acqua trascina con se; altri propongono di creare delle scogliere parallele alla costa, in modo che la forza del moto ondoso si "scarichi" contro la barriera e la sabbia in sospensione nel mare possa scavalcarla e depositarsi verso la spiaggia; altri ancora propongono di stendere delle barriere sommerse, costituite da sacchi di plastica pieni di sabbia o ghiaia contro cui urta la forza delle onde; altri ancora propongono di asportare la sabbia dalle coste in cui è ancora abbondante e di immetterla davanti alle spiagge in via di ritiro, di erosione. Le spiagge, queste sconosciute Non esiste nessuna ricetta sicura; alcune hanno dato buoni risultati in qualche zona, ma sono fallite in altre. Il deposito di nuova sabbia sulla spiaggia esposta a erosione talvolta viene vanificato perché il moto del mare la sposta di nuovo; a volte una barriera o un intervento sposta l'erosione da un luogo all'altro anche ad alcuni chilometri di distanza. Il successo dipende da tante considerazioni, ma soprattutto dalla conoscenza di che cosa sono, di come "funzionano" e di come si comportano le coste sabbiose. La perdita per erosione delle spiagge provoca un danno economico, una perdita di ricchezza, di occasioni di turismo e costi per riparare i danni delle frane delle strade costiere. In Italia le coste si stendono lungo ottomila chilometri; davanti a questo numero ci sarebbe da aspettarsi che ci fossero decine di università e di centri di ricerca e documentazione sull'erosione costiera ma non è così, purtroppo. Eppure la dinamica delle spiagge sabbiose sarebbe un argomento di ricerca e di esplorazione di enorme interesse.


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Uno straordinario ecosistema La costa, l'interfaccia fra mare e terra, è uno dei più straordinari ecosistemi: punto di incontro fra le acque dolci dei fiumi e del sottosuolo e l'acqua salina del mare. Possiede, nelle sue rocce e spiagge e dune una ricca, spesso quasi invisibile, vita di vegetali e animali. Le spiagge sono "esseri" in continuo movimento; la sabbia è portata dai fiumi, ma spesso le opere di escavazione per trarne costruzioni, fanno diminuire l'apporto fino al mare delle materie solide che assicurano l'equilibrio costiero. Le coste sono battute dalle onde marine provocate dal vento, che spostano continuamente la sabbia e la ghiaia e, nello stesso tempo, sono lambite da continue correnti di acqua di mare, in genere parallele alla costa, le quali spostano anch'esse la sabbia. A guardare il mare anche quando è calmo, non si immagina da quali forze sia continuamente mosso anche in profondità. Un assalto incontrollato Se lungo le coste sono costruiti porti o insediamenti turistici, la sabbia incontra ostacoli nel suo moto verso la terraferma; alcune spiagge si allungano e altre arretrano in maniera preoccupante. Fenomeni di erosione costiera si verificano quasi dovunque: dalla Toscana alle coste laziali e campane fino in Puglia e poi, più a nord, lungo la ricca riviera, affollata di turismo che va da Pesaro a Venezia. È stato calcolato che la perdita per erosione di un metro quadrato di spiaggia comporta un costo di mille euro, per guadagni perduti e per itentativi di protezione e intervento. Purtroppo, in un paese con alta densità di popolazione e poco spazio disponibile come l'Italia, sulle coste aumenta continuamente la pressione umana; le spiagge sono assaltate da attività turistiche che badano sempre meno alla bellezza e al carattere "naturale" e chiedono alberghi, locali notturni, stabilimenti balneari, porti turistici, addirittura piscine in riva al mare. Da secoli, e fino a pochi anni fa, le coste "appartenevano" allo Stato che ne consentiva, nel bene e nel male, l'uso da parte dei privati, con vincoli e cautele. Col trasferimento del demanio marittimo dagli organi centrali dello stato alle regioni e ai comuni, la domanda di "concessioni" si è fatta sempre più pressante e arrogante.


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La minaccia della privatizzazione La ancora più recente politica di privatizzazione dei beni dello Stato, pur di ricavare un po' di soldi, indebolisce ulteriormente qualsiasi controllo pubblico su un bene, la spiaggia e la costa, che è (dovrebbe essere), per eccellenza, bene comune. È giusto che le coste offrano occasioni di riposo e di svago e di lavoro per tanti italiani, ma troppo spesso gli interventi sulle coste, specialmente su quelle sabbiose, provocano la distruzione delle dune e della loro preziosa vegetazione e vita, che sono invece le vere difese predisposte dalla natura contro l'erosione. Per una più rispettosa utilizzazione delle coste forse occorre una maggiore conoscenza della loro importanza, ecologica e umana: penso a un libretto di informazione popolare proprio sull'"interfaccia" fra mare e terra per aiutare soprattutto i ragazzi a riconoscere la bellezza, spesso silenziosa e poco vistosa, delle coste e per far capire che è possibile trarne benefici economici senza distruggerne il valore di beni naturali collettivi.

Giorgio Nebbia

http://www.educazionesostenibile.it/portale/sostenibilita/tecnica‐a‐ecologia/sost‐articoli‐nebbia/1441‐lerosione‐delle‐spiagge.html


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Il fenomeno carsico Forse non tutti sanno che anche Lecce ha il suo fiume. Purtroppo è un fiume sotterraneo: si chiama Idume e, passando quasi sotto il castello di Carlo V a Lecce, sfocia nei pressi della Marina di Torre Chianca, a 15 Km dal confine con la provincia di Brindisi. Le grotte salentine ed il fenomeno del carsismo Quando si parla di monumenti, la mente corre alle opere fatte dall'uomo ma, senza ombra di dubbio, l'artista più grande è la Natura; basta pensare, a titolo di esempio, all'erosione marina ed ai fenomeni di carsismo che hanno scavato, lungo le coste salentine, un gran numero di grotte e caverne. Grotta nei pressi di Porto Selvaggio Questa erosione, più sensibile in questa parte della Puglia, è stata resa possibile dalla particolare formazione del territorio, costituito, prevalentemente, da terreno a base sabbiosa e rocce sedimentarie che, poste in un ambiente con clima e piovosità del tutto particolare ha dato, appunto, origine a diffusi fenomeni di carsismo


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Una penisola Solubile Le rocce del Salento sono prevalentemente costituite da carbonati: ciò significa che si sciolgono con facilità a contatto con l'acqua; l'acqua piovana, nel corso dei millenni ha inciso il territorio, sia esternamente, come testimoniano i letti, ormai a secco, di fiumi che scorrevano nella notte dei tempi, sia internamente, creando, al di sotto della superficie terrestre, fiumi d'acqua sotterranei e laghetti (la cosiddetta "falda freatica") sia vere e proprie caverne e grotte. Il fiume di Lecce Forse non tutti sanno che anche Lecce ha il suo fiume. Purtroppo è un fiume sotterraneo: si chiama Idume e, passando quasi sotto il castello di Carlo V a Lecce, sfocia nei pressi della Marina di Torre Chianca, a 15 Km dal confine con la provincia di Brindisi. Il fenomeno del carsismo ha avuto origine, per il Salento, in quel periodo della storia terrestre chiamato "Cretaceo". Lo sciogliersi della roccia, nel corso dei millenni, costituita prevalentemente da carbonato di calcio, ha creato quei fenomeni che hanno dato origine alle favolose stalattiti ed alle stalagmiti. Una delle più belle grotte marine salentine é la grotta della "Zinzulusa" nel comune di Il fenomeno carsico e le grotte del Salento(C) Japigia.com, all rights reserved - http://www.japigia.com/ Pagina 1


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Santa Maria al Bagno Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Santa Maria al Bagno è una frazione del comune di Nardò in provincia di Lecce. Conosciuta in passato con i nomi di Sancta Maria De Balneo o Sancta Maria ad Balneum la località è stata abitata fin dai tempi più remoti come testimoniano i numerosi reperti archeologici di epoca preistorica (cuspidi di frecce, lamelle, cocci di ceramica e altro) rinvenuti nella vicina "Grotta del Fico". Probabilmente si sviluppa inizialmente come un piccolo borgo di pescatori abitato in seguito anche dai Messapi e Romani. Riferibili al periodo messapico sono le numerose tombe scavate nella roccia rinvenute sulle alture appena fuori il centro abitato. Nel 272 a.C. Santa Maria, cadde, come tutto il Salento, sotto il controllo dei Romani che qui realizzarono il porto “Emporium Nauna” gli edifici termali con le vasche per i bagni. Nel XII secolo era presente a Santa Maria l'importante dimora dei Cavalieri Teutonici costituita da un'abbazia e un grande monastero. Per questo motivo la cittadina fu anche un importante luogo di sosta per i pellegrini provenienti dalle crociate. Le Quattro Torri di Santa Maria al Bagno in notturna Nel medioevo, dopo ripetuti attacchi e saccheggi da parte di pirati e Saraceni, venne progressivamente abbandonata. I Saraceni distrussero gli edifici, la chiesa, gli impianti termali e le vasche. Anche i Veneziani dopo la caduta di Gallipoli nel 1484, infierirono sulla città. Gli abitanti superstiti si rifugiarono nei paesi dell'entroterra. Nel XVI secolo, Carlo V nell'ambito del programma di difesa delle coste, fece costruire la torre del Fiume di Galatena, per difendere le sorgenti di acqua dolce presenti a Santa Maria, fonte di approvvigionamento per i pirati. Dopo secoli di completo abbandono nella zona, a poche centinaia di metri dal mare, cominciarono a sorgere splendide residenze signorili, utilizzate soprattutto come residenze estive da parte delle famiglie nobiliari.


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Tra le specie presenti si annoverano: Alisso di Leuca (Alyssum leucadeum)

Astro marino (Aster tripolium)

Campanula pugliese (Campanula versicolor)

Carrubo (Ceratonia siliqua)

Cisto a foglie di salvia (Cistus salviifolius)

Cisto di Montpellier (Cistus monspeliensis)

Fragno (Quercus trojana) Cisto rosso (Cistus incanus ssp.creticus)


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Ginepro fenicio

(Juniperus phoenicea)

Ginestra spinosa (Calicotome infesta)

Pino d'Aleppo (Pinus halepensis)

Mirto (Myrtus communis)

Lentisco (Pistacia lentiscus)

Isoeto (Isoetes histrix)


ISTITUTO COMPRENSIVO DI SAN CESARIO CON SAN DONATO SCUOLA SECONDARIA 1째"PASCOLI" -SAN DONATO Rosmarino (Rosmarinus Salicornia glauca Scrofularia pugliese officinalis) (Arthrocnemum glaucum) (Scrophularia lucida)

Salvione giallo (Phlomis fruticosa) Timo arbustivo (Thymus capitatus)

Statice salentino (Limonium japygicum)

Spinaporci (Sarcopoterium spinosum)


Alla scoperta della costa salentina Le nostre escursioni: Dalla zona umida delle Cesine

Alla scoperta del parco Naturale Regionale ÂŤCosta Otranto S.M. di Leuca - Bosco di TricaseÂť


Alla scoperta delle Cesine. Inizia il nostro itinerario


Appena entrati la natura si presenta con il suo splendido paesaggio


Gli ulivi


Anche i suoi piccoli abitanti sembrano salutarci


La masseria fortificata



Entriamo nella riserva naturale


In punta di piedi ammiriamo Il cisto rosso

‌ e quello bianco


Il bosco di eucalipti


Ne osserviamo le foglie


Cespugli di mirto


e il lentisco


Ogni tanto scorgiamo delle tane



Strappabraghe Smilax aspera


Le paludi

Cannucce di palude


La laguna


Birdwatching




Gigaro


Le orchidee


L’acacia


Arrivederci Cesine


Alla scoperta del parco Naturale Regionale ÂŤCosta Otranto S.M. di Leuca - Bosco di TricaseÂť


Il salvione giallo


La torre del Serpe sullo sfondo


Verso il lago di bauxite



I calanchi


Il cuore della natura


Palline di bauxite


Il faro della Palascia a Otranto, il punto pi첫 ad oriente d'Italia, dove l'Adriatico si sposa con lo Ionio e forma il canale d'Otranto.


La discesa verso la Palascia


L'Albania è vicina da qui


Alla volta della torre di guardia di Sant’Emiliano


I colori del parco


L’arrampicata


La Torre


Il panorama dall’alto


Il carrubo (Ceratonia siliqua) ci accoglie nel sentiero che porta alla caletta di Acquaviva



Lungo il sentiero‌.. foglie e fiori di acanto


La caletta


La guida ci spiega la vegetazione presente: l’erba primordiale e ci fa scoprire il finocchio marino


Ultima tappa da Novaglie al ponte Ciolo attraversando le falesie


In cammino


Trekking



Lungo il sentiero per le grotte Cipolliane


Stanchi ma emozionati dalla maestositĂ delle grotte




Bye, bye grotte


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