LA FAUNA SALENTINA
Le Cesine Pochi luoghi come le Cesine (nome probabilmente derivante da “segine”, per metatesi dal latino seges, zona incolta) custodiscono il fascino originario del paesaggio salentino oggi, purtroppo, compromesso dalle tante trasformazioni operate dall’uomo. Dobbiamo immaginare che fino alla fine del XIX secolo tra Brindisi e Otranto si snodava un fitto intreccio di macchie e paludi che rendeva di fatto inaccessibile e inospitale la maggior parte della costa. Unici e isolati presidi, le torri costiere, che, nel caso della torre-masseria Cesine, proprio per la presenza di paludi si spingevano fin nell’entroterra, arroccandosi nei nuclei delle strutture fortificate. La grande estensione e l’insalubrità delle paludi, l’influenza dei venti marini che rendevano difficoltosa anche la coltivazione dei terreni situati lungo la costa, sollecitarono da un lato una decisa azione di bonifica, che portò al prosciugamento di una larga parte delle paludi delle Cesine, dall’altro, a partire dal 1950, una impegnativa opera di rimboschimento che ne ha segnato il paesaggio fino ai giorni nostri. Proprio questi interventi antropici hanno contribuito a creare l’attuale mosaico ambientale delle Cesine, caratterizzato da una grande eterogeneità e, di conseguenza, da una grande biodiversità. Per questo motivo la zona umida è stata dapprima riconosciuta “di valore internazionale” ai sensi del trattato di Ramsar e, successivamente, è stata dichiarata riserva naturale dello Stato ed inclusa nella rete europea Natura 2000. Attualmente l’oasi di protezione è gestita dal WWF Italia, che la rende fruibile nel più rispettoso dei modi, anche organizzando un’ampia serie di eventi che avvicinano sempre più persone alla cultura della conservazione della natura. Partendo dalla Masseria, centro visite della riserva, è possibile visitare le Cesine a piedi o con uno dei mezzi offerti dal programma di mobilità sostenibile, in cui recentemente hanno fatto ingresso anche gli asini.
I canali che delimitano l’area e che la solcano in alcuni punti creano un tutt’uno con il sistema degli stagni retrodunali; ma mentre in essi, come pure nei prati allagati e nelle pozze dell’entroterra, la presenza di acque dolci rende possibile, sia pure in funzione degli apporti idrici stagionali, la vita di una moltitudine di microrganismi che determinano complesse catene alimentari, nei pantani costieri i cicli vitali sono pesantemente influenzati dal complesso equilibrio tra l’azione delle maree – e della conseguente salinità – e l’apporto di acque dolci dell’entroterra, generando ecosistemi in costante e dinamica trasformazione o, come qualcuno li ha definiti, ambienti “in bilico” tra terra e mare. La vegetazione non può che adeguarsi a tali differenze. Così, mentre nelle paludi interne dominano la cannuccia di palude, la tifa, il giaggiolo acquatico e, nell’acqua dei canali, le piante flottanti e sommerse come la brasca palustre e la lenticchia d’acqua, negli stagni costieri, a parte la cannuccia di palude, che riesce ad adattarsi anche a questo habitat, prevalgono le specie alofile quali gli scirpi ed i giunchi; sott’acqua l’unica fanerofita che riesce a tollerare l’elevata salinità è la ruppia. Sul margine dei pantani si trovano vere e proprie rarità, quali la campanella e la periploca maggiore. A ovest gli stagni sono orlati dal verde della macchia mediterranea e dalle pinete, in cui sono stati realizzati dei sentieri e dei capanni di osservazione. A questa diversità degli habitat corrisponde un’altrettanta varietà di ciò che rappresenta la più importante risorsa naturalistica delle Cesine, ovvero l’avifauna. Partendo dai paesaggi rurali, boschivi e macchiosi dell’entroterra, abitati da decine di specie di passeriformi come upupe, rigogoli, cutrettole, averle, cince, merli, fiorrancini, usignoli, silvidi e fringillidi, si passa ai canneti, che fungono da dormitorio per rondini e storni e da nascondiglio per l’airone rosso, il tarabusino, ma anche per le cannaiole, gli usignoli di fiume e i beccamoschini. Lungo i canali o sulle rive degli stagni ci può sorprendere il volo del martin pescatore, ma è sulle rive o nelle acque aperte dei pantani che si osservano gli spettacoli più sorprendenti: aironi bianchi e cenerini dal volo felpato, volpoche, anatre di tutti i tipi e anche molto rare come il fistione turco, tuffetti e folaghe, fenicotteri, e cormorani. È qui che si possono vedere volare il falco di palude o i cigni reali, mentre mignattai, spatole, cavalieri d’Italia e pittime reali fanno spola tra gli stagni e le acque basse dei prati allagati interni.
upupe
averle
rigogoli
fiorrancini cince
fistione turco
merli
cormorani
falco di palude
cutrettole
usignoli
Germano reale Non dirmi che resterò deluso, perché non sarà così. Non dirmi che tutto passerà, che persino i ricordi svaniranno che la verità è una nuvola di polvere senza colore. Perché, non sarà così. Io lascio che ogni cosa accada, mi apro al giorno e alla notte. La neve è fresca, e c’è una cornice magica intorno al lago. Lo vedi il lago? E l’acqua, la vedi l’acqua? Si! L'acqua, che si distende quieta tra le colline così come io mi affido alle tue braccia. Nuvole rosa risvegliano l’orizzonte. Le vedi le bacche rosse della rosa canina? E il piccolo pettirosso così svelto e armonioso. Io vedo il cigno, il germano reale, l’oca paffuta e il gatto. Tu vedi le cose che io vedo? O sono solo ad attendere che l’alba si riunisca al giorno. C’è qualcosa di così grande in fondo al cuore. Ecco, il germano reale si sta alzando in volo, guarda, guarda, guarda… come ci porta via. (Valdo Immovilli)
Il germano reale è certamente l’anatra selvatica più diffusa e più conosciuta. Da questa specie hanno tratto origine molte delle razze di anatre domestiche. frequenta specchi d'acqua interni e costieri, estuari e mare aperto. Specie ampiamente distribuita come nidificante in Europa, Asia paleartica, Africa nord-occidentale, America settentrionale. In Italia è comune come nidificante e stazionario. Tra il maschio e la femmina la differenza le differenze sono enormi: tanto appariscente il maschio quanto sobria e mimetica la femmina questa diversità è chiamata dimorfismo sessuale. Il maschio ha un piumaggio con colori molto appariscenti: il capo verde scuro, il petto nocciola rossiccio, un sottile collarino bianco e becco giallo; la femmina ha invece colori poco appariscenti che servono per confonderla fra la vegetazione durante il periodo di cova. Ambedue i sessi hanno però un piccolo quadrato blu metallico sulle ali. Il germano reale si adatta a quasi tutti gli ambienti: cosicché lo si incontra nei fossi, nei piccoli stagni dei parchi, nei laghi e lungo le coste riparate.
Il riccio E' un Mammifero appartenente all'Ordine degli Insettivori, Famiglia Erinaceidi. È diffuso in tutta l'Europa e in gran parte dell'Asia settentrionale; vive nella macchia e nei boschi sia in pianura che in montagna al di sotto dei 1600m, e si può trovare anche in campi, praterie e giardini. È lungo una trentina di centimetri, di cui due o tre spettano alla coda; ha il capo largo ed il muso piccolo e appuntito, gli occhi sono piccoli e scuri, le orecchie sono larghe, corte e arrotondate. Il tronco è tozzo, sostenuto da zampe brevi, con lunghe dita armate di robusti artigli. Le parti dorsali, dalla fronte alla coda, e i fianchi sono ricoperti da aculei (che sono peli modificati) brevi (2-3 cm) e duri, di colore grigio con l'apice biancastro; le parti inferiori sono invece rivestite di peli brunastri. La femmina è più grande del maschio. Di indole poco socievole, ha abitudini crepuscolari e notturne, mentre durante il giorno si nasconde nella propria tana di paglia e foglie, situata nelle cavità dei tronchi, sotto le rocce o nei cespugli. Procede sul terreno lentamente, esplorando e fiutando qualsiasi oggetto che incontra: la vista è poco sviluppata, mentre ha un udito ed un olfatto finissimi, riuscendo addirittura a sentire gli insetti muoversi sotto terra. Caratteristico è il suo modo di difendersi: al minimo rumore sospetto l'animale fa un salto sulle quattro zampe per colpire con gli aculei qualsiasi cosa si trovi vicino. Dopo di che si appallottola stretto, nascondendo capo e zampe, trasformandosi in una sfera spinosa difficilmente attaccabile; adotta la stessa tattica anche quando gli succede di cadere da un muro o di scivolare lungo un pendio: in tal modo evita di ferirsi. La sua dentatura è completa, formata da 44 denti aguzzi e taglienti, ed è particolarmente adatta a triturare gli insetti.
Il falco di palude Paludi e canneti sono il suo regno. Dal volo instancabile, per quanto lento e maestoso, il Falco di palude va alla ricerca di prede. Piccoli mammiferi, uccelli acquatici, rettili, anfibi e quando ne conquista una il Falco l’afferra e si dirige fiero verso il nido, per consegnarla alla femmina. Il “passaggio della preda” avviene in volo, con una sincronizzazione degna delle migliori scuole di ginnastica artistica… Come dice lo stesso nome, questo rapace è strettamente legato agli ambienti umidi ed agli argini ricchi di canneti nei quali cerca il cibo e costruisce il nido; in questi ambienti tale predatore si pone all'ultimo anello della catena alimentare, cibandosi prevalentemente di piccoli mammiferi ed uccelli compresi le uova ed i nidiacei, senza disdegnare però anche pesci ed insetti. La maggior parte delle prede, ad esempio piccoli uccelli acquatici o giovani anatre, vengono catturate volando sull'acqua; molto curiosa è la collaborazione nella caccia che a volte si instaura tra lui ed il Falco pellegrino. Inizialmente quest'ultimo distrae gli uccelli sull'acqua che, vedendolo, rimangono in acqua sapendo che caccia in volo; il Falco di palude le attacca quindi di sorpresa e le spaventa facendole volare, ed è a questo punto che il Falco può attaccarle a sua volta.
Il tasso Il tasso (Meles meles) appartiene alla famiglia dei Mustelidi. In tutto il mondo sono riconosciute sette specie di tasso. Quello presente nelle nostre regioni è il Tasso europeo. È presente in tutta Italia tranne che in Sicilia e in Sardegna. Il tasso è un animale piuttosto tozzo, con zampe corte; il corpo è lungo da 60 a 90 cm circa, esclusa la coda, lunga 15-20 cm. Il colore del pelo sul dorso varia dal grigio-argento al marroncino, molto mimetico, mentre particolarissimo ed inconfondibile è il colore del muso. Questo, infatti, è bianco con al centro due strisce nere che partono dalle orecchie, proseguono verso gli occhi e terminano sul naso nero. La pelle è molto elastica: anche se viene morso e trattenuto saldamente in una parte del corpo, l'animale riesce comunque a girarsi e ad aggredire a sua volta chi lo trattiene. Il tasso è un animale dalle abitudini crepuscolari e notturne. Esce dalla sua tana al tramonto, cerca il cibo e svolge le sue attività durante la notte per poi tornare a dormire nella sua tana alle prime luci dell'alba. Il tasso è un perfetto scavatore. Le tane di tasso sono, infatti, costituite da un complesso di gallerie e tunnel sotterranei collegati tra loro. Le gallerie sono collegate all'esterno con numerose entrate, mentre alla fine dei tunnel è presente in genere uno slargo, una sorta di camera. Le camere possono essere utilizzate in diversi modi, ma la maggior parte servono per il riposo; alcune vengono utilizzate per deporvi gli escrementi mentre altre, nella stagione riproduttiva, ospiteranno le madri con i cuccioli. Il tasso fodera per bene le camere per il riposo e per i piccoli, con una soffice e pulita lettiera, formata da foglie secche, paglia e fieno; la lettiera serve agli animali per ridurre il più possibile la perdita di calore durante il sonno. La lettiera viene rinnovata, in genere, in primavera e in autunno.
Il tasso è principalmente un "ricercatore", non un cacciatore. È un animale, infatti, normalmente piuttosto goffo, dalle movenze tranquille, che si muove trotterellando o camminando e che non ama certo inseguire correndo un potenziale bocconcino. Al contrario, ricerca il cibo annusando e perlustrando minuziosamente il terreno; con il muso basso, grazie al fiuto e all'udito ben sviluppati, è in grado di localizzare insetti e larve nascosti sotto le foglie, sotto un sottile strato di terra, un sasso o un tronco o ancora, all'interno di questo, tra il legno marcescente. La maggior parte del cibo viene trovata proprio così, durante quest'accurata opera di ricerca. Nel caso quindi di uccelli, rettili e piccoli mammiferi compresi nella dieta del tasso si tratta, con molta probabilità, perlopiù di individui feriti, malati, o giovani inesperti. Nella stagione fredda, il tasso non va in letargo, ma rallenta semplicemente il suo ritmo di vita, trascorrendo molto più tempo all'interno della propria tana. Esce quindi solo per poche ore per notte o, spesso, non esce affatto per giorni interi. Quando le temperature si faranno più miti e la natura tutta si risveglierà sotto il benefico effetto dei primi raggi di sole primaverile, anche i tassi torneranno alla loro piena attività, intenti in accurate ricerche anche dei cibi più difficili da reperire ma magari più golosi, nelle attività di accoppiamento e cura della prole, o semplicemente nel gioco e nell'esplorazione del territorio. Agli ultimi raggi del tramonto, il tasso comincerà la sua "giornata", uscendo con cautela dalla tana e annusando l'aria tutto intorno con il fine olfatto. Passerà la notte gironzolando in cerca di cibo, potrà tornare alla tana per poi uscire di nuovo o potrebbe anche capitare che passi il giorno successivo in un riparo temporaneo. Il nostro instancabile ricercatore riprenderà le sue attività ogni notte, protetto dal buio, ma nessuno esclude che prima di chiudere i suoi furbi ed attenti occhietti all'arrivo del nuovo giorno, non si goda una splendida alba accoccolato nell'erba, protetto da un verde cespuglio.
La luna e i suoi animali mitici La luna nel mondo contadino era il vero e il più importante orologio naturale delle campagne. I contadini, osservando le lunazioni, sapevano quando era il momento esatto per seminare ed avere un buon raccolto, per tagliare le piante affinché non si tarlassero, per imbottigliare il vino, per innestare. Il calendario contadino dei lavori era organizzato in base alla luna, era un aiuto per capire meglio il presente e prevedere, per quanto possibile, il futuro. La luna, a differenza del sole che è sempre uguale a sé stesso, è un astro che cresce, cala e sparisce. La sua vita è soggetta alla legge universale del divenire, della nascita e della morte, una similitudine con quella dell'uomo. Ma dopo la morte esiste la rinascita: la luna nuova. La scomparsa della luna non è mai definitiva, è ciclica, rinasce della propria sostanza in virtù del suo destino. Questa periodicità senza fine fa sì che la luna sia per eccellenza l'astro dei ritmi della vita, colei che influenza le acque, la pioggia, la vegetazione e la fertilità. Osservandola il contadino poteva avere un sostegno per organizzare l'anno agrario, prevedendo il tempo. Un complesso sistema magico-religioso fu elaborato come risposta all'incapacità di dominare gli eventi. Nel mondo dell'immaginario contadino, a causa di questo rapporto complesso con la luna, alcuni animali ne diventarono i simboli o le presenze grazie alla loro forma o al loro modo di essere. Il tasso si rintana di giorno e ricompare di notte; l'orso si rende invisibile in inverno e riappare in primavera; la lumaca appare e scompare nella sua conchiglia; la rana si gonfia, affonda e riappare alla superficie delle acque; il serpente sparisce e riappare. Dunque il tasso segnalava al contadino che l'inverno sarà ancora lungo oppure che la primavera sta per arrivare, un aiuto su come affrontare i lavori agricoli e che tempo aspettarsi.
La volpe Volpe ( Vulpes vulpes) La specie Vulpes vulpes, nota anche come volpe rossa o volpe comune, è senza dubbio uno dei più noti carnivori europei, conosciuta ovunque, è da tutti considerata il simbolo dell'astuzia, della furbizia e della scaltrezza. La volpe rossa è facilmente riconoscibile per il corpo snello, le orecchie grandi ed erette, il muso appuntito e la folta coda. Generalmente la lunghezza totale del tronco si aggira tra i 60 e i 90 cm, la coda misura tra i 30 e i 48 cm ed il peso varia dai 6 ai 10 Kg. Il pelo lungo e morbido è generalmente di un ricco rosso scuro, anche se la colorazione può variare a seconda delle specie e delle stagioni; in particolare il colore fulvo è tipico delle parti superiori del corpo, mentre il petto, l’addome e la gola sono ricoperti di peli grigio-biancastri.
Le dita delle zampe anteriori e posteriori sono nere così come la punta delle orecchie. La coda è invece rossiccia con sfumature nere, gialle o grigie; talvolta l’estremità è bianca in alcune forme e nera in altre. L’orma, come quella degli altri Canidi, mostra l’impronta delle unghie, dei cuscinetti digitali e di quello plantare, ma rispetto a quella di un cane della stessa statura appare più allungata ed ovale. La volpe, a seconda dell’andatura, lascia sul terreno tracce differenti: nel passo le orme si susseguono formando una linea a zig-zag; nel trotto o quando procede strisciando sul terreno per non farsi vedere, le impronte si trovano lungo una linea retta, poiché quelle posteriori coprono le anteriori; quando, invece, fugge velocemente, porta le zampe posteriori all’altezza o davanti a quelle anteriori lasciando una traccia simile a quella della lepre (Lepus europaeus).
La Leggenda del Falco e la Volpe