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IL DOPO CORONAVIRUS / 1 IL VACCINO? È LA TECNOLOGIA
IL VACCINO? È LA TECNOLOGIA
Professionisti sotto pressione a causa del lockdown imposto dall’epidemia. Ma l’amministratore di condominio non deve perdere il contatto con i propri clienti. Per fortuna c’è una soluzione per tutti
Daniela Zeba
L’ epidemia causata dal covid-19 ha modificato le nostre abitudini di vita, incidendo nettamente nel quotidiano personale e professionale degli italiani. La categoria professionale degli avvocati appare oggi una delle più colpite. Diverse sono le cause che hanno portato un’incidenza rilevante nell’attività degli studi legali. Non mancano i punti di contatto con altre realtà professionali, tra cui quella dell’amministratore di condominio. Ne parliamo in questa intervista con Fabrizio Plagenza, avvocato del Foro di Roma e mediatore professionista.
Domanda. Avvocato Plagenza, come stanno vivendo le categorie professionali questo periodo?
Risposta. Tutte le categorie professionali stanno sicuramente vivendo un «anno zero». È certamente un periodo di transizione verso un nuovo modello organizzativo delle professioni. Il problema non è l’evoluzione della specie, per dirla in modo darwiniano, quanto gli ostacoli e le problematiche con cui si accompagna questa evoluzione. Già da tempo non esiste più la figura dell’avvocato che attende in modo statico in studio i suoi clienti. Il processo dinamico era già in corso. Oggi subisce un’improvvisa accelerazione, lasciando molta impreparazione al cambiamento. Penso all’amministratore di condominio e alla sua attività. Alla novità dettata dall’impossibilità di convocare l’assemblea nei modi tradizionali. O all’indotta difficoltà di evadere gli adempimenti previsti dalla legge.
D. Avvocati e amministratori di condominio: in che modo il coronavirus inciderà sull’attività degli studi professionali?
R. Per rispondere a questa domanda dobbiamo fare una prima riflessione: il rapporto tra avvocato e cliente è fiduciario, in cui il contatto, il dialogo, la vicinanza, l’ascolto e la comunicazione sono fondamentali. Il mandato è il contratto posto alla base del rapporto che intercorre tra avvocato e cliente e tra amministratore e condomini. Vi è, dunque, un rapporto
sociale che lega le due figure professionali rispetto ai destinatari della loro opera, siano essi clienti che condomini. Se guardo alla mia professione di avvocato, posso affermare che il periodo attuale, a causa delle doverose misure restrittive imposte dal Governo, rischia di minare il rapporto sino a oggi intercorso tra avvocato e cliente. Questo non deve accadere e dunque su questo occorre intervenire.
D. Spieghi meglio: come può risultare compromesso il rapporto tra avvocato e cliente?
R. Il covid–19, arrivato improvvisamente, ha comportato l’impossibilità di mantenere un contatto fisico con il cliente. Da questo punto di vista, pertanto, l’avvocato dovrà riequilibrare il rapporto, intervenendo con l’adozione di misure comunicative che sino a oggi non erano considerate necessarie. È chiaro, infatti, che rimane importante garantire un’adeguata informativa sullo stato delle pratiche ed evitare che il cliente si senta abbandonato dall’avvocato, a causa dell’impossibilità di colloquio presso lo studio professionale di quest’ultimo. Stessa cosa, pur con le dovute differenze, mi sento di consigliare, in generale e a prescrindere dall’attuale periodo, all’amministratore di condominio. Un’adeguata e costante informativa al condomino denota presenza del professionista e cura degli interessi.
D. In termini lavorativi, quali altri effetti negativi si riscontrano in questo particolare periodo?
R. L’effetto immediato dettato dalle restrizioni imposte dal Governo è l’impossibilità di svolgere l’attività giudiziale. Aggiungiamo l’impossibilità di ricevere clienti in studio. Il tutto a fronte di spese connesse alla professione e di gestione dell’attività professionale sempre presenti. Non lavorare, per il libero professionista significa non guadagnare. Non guadagnare significa non poter spendere. Ma significa anche avere difficoltà nel sostenere le spese presenti. Occorre cercare, in questo momento, terreni lavorativi non tradizionali. Penso a video lezioni, formazione a distanza, consulenze legali on line, pareri legali, redazione contratti. Ma, ovviamente, ciò non sempre è facile o possibile. Una cosa è certa: il covid-19 ha segnato la categoria professionale sotto l’aspetto economico e psicologico.
D. Quali consigli si sente di poter dare per salvaguardare il rapporto con il cliente?
R. Personalmente ho sempre ritenuto di fondamentale importanza, nella cura di questo rapporto, l’informativa al cliente. Il mio studio legale, anche prima del covid–19, provvedeva a inviare al cliente, con puntualità e periodicamente, adeguata comunicazione che riportasse lo stato delle pratiche. In questo modo, il cliente è sempre al corrente dello stato dei lavori. È anche un modo per responsabilizzare il cliente, posto che l’avvocato tutela gli interessi di quest’ultimo. In periodo coronavirus, sebbene i nostri pensieri siano dedicati a tante problematiche, ritengo importante non lasciare solo il cliente o, per meglio dire, evitare che il cliente possa sentirsi abbandonato. Oggi più che prima, allora, è consigliabile procedere con invio di comunicazioni via email o telefoniche, volte a far capire che l’avvocato ha sempre in mente la tutela del proprio assistito. Del resto, l’attività professionale degli studi legali non è stata sospesa, a differenza della maggior parte delle udienze.
D. Partiamo, allora, dalla sospensione delle udienze. Che cosa dobbiamo aspettarci per l’andamento delle cause?
R. Come noto, l’articolo 83 del D.L. 18/2020 (c.d. Cura Italia) ha dettato disposizioni urgenti per contenerne gli effetti negativi derivanti dall’emergenza epidemiologica sullo svolgimento delle attività giudiziarie civili e penali. Tra queste, il rinvio delle udienze e la sospensione dei termini processuali dal 9 marzo al 15 aprile 2020. Lo stesso D.L.
ha previsto alcune eccezioni riguardanti alcune cause particolarmente urgenti e indicate nel medesimo decreto. La sospensione della maggior parte delle udienze impone da un lato, la necessità di trovare degli accorgimenti per i giudizi in essere o per quelli le cui udienze non possono essere rinviate o sospese. Dall’altro, ci dà la possibilità di prendere consapevolezza che, dal covid–19 in poi, il processo può finalmente evolversi in termini si snellezza e velocità, degne dell’evoluzione costante. Ritengo, infatti, che oggi si abbia l’opportunità per prendere le misure adeguate verso alcune delle tante udienze la cui necessaria presenza delle parti e dei loro procuratori appare poco indispensabile e poter raggiungere un ideale di procedimento giudiziario molto più snello. Il tutto grazie all’ausilio della tecnologia. Stessa evoluzione può avere parte dell’attività professionale dell’amministratore di condominio, del resto.
D. Come può aiutarci la tecnologia e come la categoria sta reagendo a queste problematiche?
R. Il Consiglio superiore della magistratura così come i Consigli dell’Ordine di appartenenza degli avvocati stanno facendo un importante lavoro di diffusione e di coinvolgimento dei professionisti verso l’utilizzo della tecnologia per lo svolgimento, per esempio, delle udienze da remoto. Il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma sta, in questo momento, dando un grosso contributo in tal senso. Inoltre, con delibera del 26 marzo, per favorire modelli uniformi sul territorio nazionale, il Csm ha offerto modelli di protocollo relativi allo svolgimento delle udienze civili e penali da remoto, suggerendo rinvii dopo il 30 giugno e fornendo anche alcune proposte di protocollo ai singoli uffici di stipulare con i Consigli dell’ordine degli avvocati locali e con le Camere penali locali. Per la mia esperienza posso dire con certezza che sono presenti, oggi, diversi gruppi di avvocati che stanno già sperimentando, anche mediante esercitazioni tra loro, l’uso delle piattaforme informatiche che sembra siano quelle di prossimo impiego per il futuro. La mia categoria dunque, sta reagendo, nonostante le preoccupazioni che il covid–19 porti sulle sorti dell’attività professionale degli studi. È importante sfruttare questo difficile momento per sperimentare nuovi metodi e nuovi canali, senza il timore di aprirsi verso la tecnologia, consapevoli dell’aiuto che l’ausilio di nuovi mezzi informatici può dare all’avvocatura e ai cittadini.
Daniela Zeba
Pubblicista sul Sole 24 Ore e Libricondominio, blogger, gestisce uno studio di amministrazioni immobiliari a Ravenna. Formatore e docente in corsi di abilitazione e aggiornamento alla professione, è stata dirigente di associazioni di categoria.
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