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STRATEGIE / 2 L’AMMINISTRATORE (QUASI) INVISIBILE

Ossessionati dalle richieste più disparate, costretti a contenere condòmini che oltrepassano i limiti, ma chiamati a una presenza fisica irragionevole: per i professionisti è l’ora della gestione a distanza. Ecco le mosse giuste

Daniela Zeba

Una delle cose che l’isolamento forzato ha insegnato ai condòmini è che il condominio può essere governato dall’amministratore anche a distanza. Non è necessaria la presenza fisica dell’amministratore in condominio, perché l’amministratore non è un custode. Eppure, da sempre, uno dei motivi di scontento dei condòmini è stato che «l’amministratore non c’è mai…». Il mito dell’invisibilità dell’amministratore nasce nella notte dei tempi: «l’amministratore non c’è mai» è una delle frasi tipiche, sintomo di malessere ed anche motivo di revoca dell’amministratore, da sempre. Che abbia cinque o 500 condòmini, poco importa, tradizione vuole che l’amministratore debba possedere il dono dell’ubiquità: dev’essere in ufficio quando lo si chiama, in condominio come ne fosse il custode, dall’avvocato, dal commercialista, con i fornitori per sopralluoghi, a comprare le cassette della posta, a fare le letture dell’acqua, a rispondere al cellulare e alle mail, sempre e comunque presente dappertutto, anche se alla fine sembra che non sia mai dove ce n’è bisogno. Si tratta di una vera e propria maledizione dell’invisibilità, cui nessun amministratore è stato in grado di sottrarsi, almeno una volta.

Smaterializzazione

Talvolta lo scudo dell’invisibilità rappresenta una protezione necessaria di fronte a situazioni che richiedono la nostra massima attenzione: chiusura di bilanci importanti, dichiarazioni fiscali, magari qualche teleconferenza o webinar. Oppure quando veramente si necessita, per salute o motivi familiari, di un momento di pausa. In questi casi, ovviamente l’amministratore dovrà essere supportato dal suo staff, adeguatamente istruito e organizzato. Trasformarsi in ectoplasma però, può diventare dannoso e patologico quando rappresenta l’ultima spiaggia abituale, atta a nascondere malagestio, chiusure d’esercizio oltre i 180 giorni, ritardi inaccettabili negli incassi e nei pagamenti a fornitori, manutenzioni non effettuate, situazioni debitorie importanti, distacchi di utenze eccetera... In questi casi per rafforzare la giustificazione dell’assenza, l’amministratore sfoggia il repertorio di scuse più fantasioso e sfrontato a sua disposizione, quasi sempre attinente a morti improvvise di parenti, più o meno prossimi e meglio se fuori città, o a malattie più o meno gravi, che lo riguardano ciclicamente e che meriterebbero un pellegrinaggio a Lourdes.

Sorveglianza digitale

Attenzione, però, al Grande Fratello, sempre e più che mai in agguato: in questi casi è consigliabile silenziare

Se non istruiti al rispetto della vostra persona, e dei vostri collaboratori, i condòmini talvolta possono eccedere in «esuberanze incontrollate»

non solo il telefono, ma anche i social, avvisando gli amici di evitare tag che vi vedano sciare felici in montagna quando i vostri clienti vi credono moribondi in ospedale. Esiste, poi, l’invisibilità antistalking, di carattere terapeutico, rivolta a proteggere la propria salute fisica, mentale e psicologica. Se non adeguatamente istruiti ed educati al rispetto della vostra persona, dei vostri collaboratori e del vostro lavoro, ma anche dei vicini di casa, i condòmini talvolta possono eccedere in «esuberanze incontrollate» o fare richieste talmente assurde, che la maschera dell’invisibilità è il vostro alibi perfetto per non trasformarvi in un killer seriale. Qui, lo so, ognuno di noi potrebbe portare le esperienze più svariate, legate a luoghi, persone e situazioni al limite dell’incredibile e qui, ognuno di noi, per certo, talvolta ha dato il meglio di sé, facendosi di nebbia con scuse o trucchetti più o meno brillanti.

Bestie nere

Perché esiste un’assoluta verità: non importa se si hanno cinque o 500 condomini, se si è autorevoli o inesperti, Fantozzi o Montezemolo: tutti noi, ma dico proprio tutti, tutti, tutti, abbiamo avuto o abbiamo le nostre «bestie nere», che nessuna ricetta di felicità, nessun carisma, nessun dio può sottrarci, anche se vogliamo passare come fenomeni di organizzazione e imprenditorialità: se non saremo vittime di stalking noi, lo saranno i nostri collaboratori. Nella mia esperienza mi è capitato di evaporare, più o meno aggraziatamente, in alcune circostanze che possiamo definire ricorrenti: sfinimento da piccoli problemi fastidiosi (briciole, sgocciolamenti, rumori, escrementi, cattivi odori ecc…), risolvibilissimi con pazienza, dialogo e buon senso (se le parti in causa ne fossero entrambe provviste). In questi casi, dopo avere sperimentato invano ogni tecnica di comunicazione empatica, Pnl, sessioni di counseling, decido di farmi da parte e far decantare il problema. Spessissimo, magicamente, solo eclissandomi, il problema si ridimensiona... o magari la terapia è solo a lento rilascio.

L’online che salva

Rissa in assemblea: qui non transigo che si superi il limite della decenza. Quando accade abbandono semplicemente la sala, lasciando tutti con un palmo di naso. È certo che la cosa non si ripeterà. Complice la tecnologia, da quando i documenti vengono messi online, si è magicamente ridotto il numero di ore dedicate alla «Carica dei 101 Consiglieri» morbosi e pettegoli, e ciò mi ha permesso una fuga benefica dalla mediocrità, senza ricorrere a scuse o sotterfugi. Gli stalker delle mail o del cellulare ho imparato da tempo a bloccarli preventivamente: qui occorre

essere senza pietà, negarsi per ridimensionare i ruoli e pretendere rispetto. A qualunque costo. I tuttologi logorroici che considerano il nostro tempo una loro prerogativa, sono stoppati da telefonate salvifiche effettuate da collaboratori opportunamente addestrati. Le ripetute richieste di consulenza gratis sono interrotte da strane interferenze telefoniche. Le ricorrenti visite fuori orario, da parte sempre dei soliti noti, incuranti degli impegni altrui, prevedono l’uscita quatta quatta dal retro. Quando il telefono diventa bollente, fingersi la segretaria ignara di dove sia il capo, può rivelarsi una momentanea via d’uscita, almeno per riuscire a fare una serena pausa caffè.

Soggetti passivi

La trasparenza nei confronti delle istituzioni, che riguarda l’intera categoria degli amministratori di condominio, rappresenta invece un tipo di invisibilità dolorosa, che ci scuote dentro, che tocca corde sensibili legate allo stampo non ordinistico della professione. Siamo sempre i soggetti passivi della situazione: con il legislatore, con i giu

dici, con l’Agenzia delle entrate. Non veniamo riconosciuti in genere come interlocutori privilegiati nemmeno dalle amministrazioni locali, mentre potremmo giocare un ruolo di mediazione sociale non indifferente nei rapporti con i Comuni, le aziende municipalizzate, le camere di commercio, i vigili del fuoco, per il mantenimento del patrimonio immobiliare. Potremmo giocare un ruolo fondamentale nella gestione preventiva delle potenziali criticità (pensiamo solo al tema antisimico). L’amministratore, con le sue schiaccianti responsabilità, viene additato e riconosciuto invece solo quando si cerca un capro espiatorio e un responsabile: allora esce dall’invisibilità per dovere affrontare giocoforza la sua naturale realtà fatta di oneri senza onori, da sempre. La polverizzazione del mondo associativo di fatto ha reso l’amministratore più solo che mai, perchè non viene rappresentato da nessuno. Si legifera sulla pelle dell’amministratore, si prendono provvedimenti senza che vi sia realmente qualcuno a cui stia a cuore la sua professionalità e il suo valore. La sentita esigenza di regolamentare la professione, prevedendo esame di stato, albo, percorsi di aggiornamento qualificati, nasce dal desiderio di uscire da questa realtà distopica che ci avvolge come una grigia e densa nebbia permeata di ipocrisia, rassegnazione e impotenza.

Spietata concorrenza

Peggiore dell’invisibilità istituzionale c’è solo la condanna invisibile che ci autoinfliggiamo quotidianamente, scegliendo deliberatamente di non fare squadra. Non siamo nessuno, perché siamo reticenti nell’unire le forze. A livello locale la spietata concorrenza, basata principalmente sul ribasso delle tariffe, ottenebra i cervelli al punto da calpestare ogni rispetto e deontologia. Difficilissimo trovare competitor corretti: vigendo per lo più la tristissima logica mors tua vita mea, sgomitando per avere maggior visibilità del collega, si perde di vista il quadro d’insieme: potremmo essere differenti, cooperare, fare squadra e distinguerci per offerta e qualità, se solo facessimo tutti un passo

indietro. Volete sapere una cosa? Non ho mai personalmente temuto la con- correnza dell’ improvvisato o del gio- vane aggressivo: quello che realmente mi intristisce è il modo di rapportarci tra noi professionisti affermati, fatto di gretti personalismi, invidie e piccoli patetici orticelli. Mancano occasioni di confronto e di scambio proficuo, serio e costruttivo tra colleghi, per stabilire uniformi e comuni strategie pratiche nella gestione degli studi e dei clienti, lasciati così alla più completa disinfor- mazione in un mercato distorto e mal- sano. Quando qualcuno cerca di scar- dinare queste logiche, viene guardato con diffidenza, e se può essere vero che nessuno è profeta in patria, lasciate le singole realtà locali, non è che a livello nazionale stiamo messi meglio.

In ordine sparso

Prendiamo l’invisibilità da social. Sia- mo in molti a ribellarci allo status quo, a parole, ma anche qui di squadra non se ne fa: si fatica a riconoscere le buo- ne idee se non vengono dalla nostra cerchia, si fatica ad abbracciare un’i- dea comune, si fatica a essere pubbli- camente solidali, a causa del nostro egocentrismo e protagonismo che sa tanto di piccola, ipocrita provincia nella piazza virtuale. E pensare che se utilizzassimo meglio la tecnologia ed i social per creare un movimento na- zionale trasversale, sganciato da miopi logiche egoistiche, potremmo uscire dal muro di invisibilità e diventare forti, credibili ed inviare potenti mes- saggi di rivendicazione professionale, che le istituzioni non potrebbero più ignorare. Da solo, anche il più bril- lante professionista, non va da nessu- na parte. Facendo un passo indietro, non guardando solo ai like ricevuti ed unendo le nostre forze, mantenendo le nostre differenze nel nome di obietti- vi condivisi, arriveremmo ad una co- mune coscienza di categoria e aprire porte inaspettate, che ci renderebbero non solo visibili, ma finalmente credi- bili agli occhi della società.

Sito: www.amministrazioneserena.it Mail: info@amministrazioneserena.it

Telefono: 0287165537

Le tre regole del lavoro:

1. Esci dalla confusione, trova la semplicità. 2. Dalla discordia, trova armonia. 3. Nel pieno delle difficoltà risiede l’opportunità.

Albert Einstain

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