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Editoriale I rivenditori che vogliono assomigliare agli amish

I rivenditori che vogliono assomigliare agli amish

Scusate se insistiamo. Ma le risposte che trovate pubblicate nelle schede-interviste a partire da pagina 74, nella consueta indagine di YouTrade sui gruppi e consorzi della distribuzione edile, sono abbastanza eloquenti: c’è ancora una parte dei rivenditori che assomiglia alla comunità amish, quelli che vivono in un angolo della Pennsylvania. Sapete chi sono? Si tratta di un gruppo di tradizionalisti cristiani originariamente immigrati svizzero-tedeschi. Sono simpatici: conducono una vita semplice, sono pacifisti, si vestono come un secolo fa e sono noti per non adottare le comodità della tecnologia moderna. Niente lavatrice, calesse al posto dell’automobile, ovviamente niente computer. Forse i rivenditori italiani che continuano a fare business come nel secolo scorso perché, dicono, i propri clienti non sono abituati alle novità, non sono proprio come gli amish. Però qualche dubbio lo instillano. Come è possibile che i clienti di questi rivenditori non abbiano uno smartphone, che ormai è consultato incessantemente anche dall’ultima casalinga di Voghera? Forse questi clienti fanno parte della comunità amish e caricano i mattoni su carri trainati da buoi? E i rivenditori attaccati alla tradizione non hanno mai fatto un acquisto su Amazon, prenotato un aereo online, consultato sul web un catalogo prodotti qualsiasi? Dicono: ma il mondo dell’edilizia non è ancora pronto alla omnicanalità (questa è la traduzione del pensiero: in realtà la parola è ancora oscura a molti). Cioè, è il senso di questa obiezione, le rivendite fanno meglio a restare al classico rapporto con il cliente che prevede la visita nel negozio, il carico merce, pacca sulla spalla inclusa nel prezzo. Davvero? Prendete John Deere: è il più grande produttore mondiale di trattori e macchine movimento terra. E John Deere impiega più ingegneri software che ingegneri meccanici. D’altra parte, l’intera attività agricola si sta muovendo verso quella che è chiamata «agricoltura di precisione». Le imprese monitorano da vicino dove sono piantati i semi, quanto e come stanno crescendo, di che cosa hanno bisogno le piante e quanto producono. L’idea è di avere ogni pianta come fosse un pezzo lavorato in un’enorme fabbrica all’aperto, curata con un processo che richiede la raccolta e l’analisi di una grande quantità di dati. Con l’agricoltura di precisione gli agricoltori possono essere molto più efficienti: possono ottenere raccolti migliori con meno lavoro e costi inferiori. E lo stesso processo avviene, negli Usa, per l’edilizia. Le macchine impiegate in cantiere stanno diventando suite di sensori mobili con capacità computazionali. Trasmettono continuamente dati che riguardano l’attività che stanno svolgendo e che sono poi analizzati ed elaborati per migliorare la produttività, l’efficienza e il risultato finale. Ecco dove va il mondo. Pensare che l’edilizia sia destinata a rimanere chiusa in una bolla temporale come quella degli amish è bizzarro. E lo stesso ragionamento si applica al commercio. Mentre tutto il resto della distribuzione si adatta alla nuova era digitale, come si può pensare di rimanere ancorati al mondo novecentesco? Certo, ci sono isole dove la concorrenza non c’è (per ora), ci sono angoli dove resistono le vecchie abitudini. D’altra parte, negli anni Cinquanta a Milano c’erano ancora carri trainati dal cavallo che d’estate vendevano blocchi di ghiaccio per chi non aveva il frigorifero. Poi, però, nel giro di dieci anni la ghiacciaia è stata sostituita dal cosiddetto frizer, come si chiamava comunemente allora. E il povero venditore di ghiaccio in blocchi? Si è comprato il frigorifero anche lui.

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