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Editoriale Difformità edilizie, un freno per i bonus
Difformità edilizie, un freno per i bonus
Superbonus, bonus, semi bonus, tre quarti di bonus... Diciamo la verità: le agevolazioni fiscali sono un toccasana per l’edilizia, oltre che per chi ne usufruisce, ma sono anche una giungla nella quale è difficile entrare, oltre che uscire. D’altra parte, l’Italia non è composta da quartieri regolarmente edificati con case tutte uguali, magari costruite in serie. Basta osservare un qualsiasi centro storico, oppure uno degli innumerevoli paesini arroccati su qualche collina, che tanto piacciono ai turisti (un po’ meno a chi ci abita, magari) per rendersi conto che una legge che contempli le migliaia di varianti nella descrizione di che cosa è concesso e che cosa, invece non lo è, è pura utopia. Certo, piacerebbe a tutti che la vita fosse semplice, ma non lo è: l’Italia ha un patrimonio edilizio spesso vetusto, con costruzioni composte anche con diversi interventi negli anni. Per questo è impossibile un liberi tutti. Come una legge che preveda pizza gratis per chiunque oppure, per rimanere nel risparmio energetico, impossibile come un’auto nuova elettrica gratis, anzi incentivata al 110% per chi rottama la propria diesel o benzina: sarebbe vista come un regalo pazzesco, oltre che un’iniziativa insostenibile per i conti pubblici. Conti che, bisognerebbe ricordarlo, sono anche quelli di tutti i cittadini, anche di chi non possiede una vettura o, nel caso specifico, un immobile. Lo stesso discorso, infatti, è applicabile all’edilizia, che piaccia o meno. È evidente che non è possibile riqualificare gratis tutti i condomini, le villette, le case con due o tre appartamenti, eccetera. E bisognerebbe ricordare che i soldi impiegati per i vari bonus e superbonus qualcuno, alla fine, dovrà pagarli. Probabilmente sarà chi oggi ha una ventina d’anni. Premesso tutto questo, la galassia dei bonus ha certamente il merito di rianimare un settore che era profondamente addormentato, come l’edilizia. Ma non solo: ha scoperchiato anche un altro problema, cioè il disordine amministrativo e catastale del patrimonio immobiliare. Perché gli incentivi (tranne il superbonus) spesso fanno venire a galla irregolarità sorprendenti. Il superbonus, infatti, ha avuto uno speciale lasciapassare: è precluso solo agli immobili totalmente abusivi, ma non a quelli in zone paesaggisticamente vincolate nelle regioni in cui le norme regionali parificano le piccole difformità (anche se su fabbricati di nessun pregio architettonico e con difformità visibili solo dai droni) all’abuso totale. In molti casi queste difformità edilizie sono ignote anche ai legittimi proprietari e penalizzano il valore degli immobili, oltre a impedire la fruizione degli altri bonus. Per esempio, narra la cronaca che a Livorno solo al momento del rogito un proprietario ha scoperto che negli anni Settanta il suo condominio è stato costruito all’incontrario, con la facciata lato strada sul lato cortile e viceversa. Un caso limite, ma accompagnato da una miriade di irregolarità che non sono regolarizzabili con le norme attuali. Al momento le difformità sono regolarizzabili solo se rientrano nella tolleranza del 2% o se rispettano la cosiddetta doppia conformità: se gli interventi a suo tempo fatti sono conformi sia alle normative vigenti al momento dei lavori sia alle norme urbanistiche di oggi. E, in caso di controlli, il proprietario può essere costretto a demolire le porzioni difformi. Qual è la soluzione? Prendere atto di una conformità pregressa o attuale non sarebbe un condono, ma un compromesso, che consentirebbe di non penalizzare gli immobili con difformità accettabili. Potrebbe, quindi, consentire l’accesso ai bonus fiscali (oltre al superbonus) ed evitare ai proprietari di immobili irregolari la revoca (con sanzioni) degli eventuali incentivi fruiti in buona fede.