Zanellazine #2

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risveglio

primavera 2014

numero 2

sognare il cambiamento


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Un fermento ci ha preso, ancora in autunno, quando abbiamo annunciato il numero di primavera di zanellazine. La voglia di un progetto, di cambiare abitudini, di aprirci al futuro, al nuovo, al bello. Semplice. Che è quella sensazione di benessere, di piacere, di felicità che si realizza. La Primavera, che torna ciclicamente ma insieme apre al nuovo, ha incarnato il desiderio del risveglio, come la Pasqua, con i suoi simboli così concreti e insieme misteriosi: l’uovo, racchiuso in una forma perfetta ma contenitore di vita; il pane, che si trasforma e si espande grazie al lievito che altro non è che una parte della pasta stessa che si conserva e si rinnova, la candela, luce nel buio e cera, prodotta dal fervore della natura che riparte, nonostante noi. E forse, grazie a qualcuno che ci pensa per noi. Sognare il cambiamento ha dell’utopia. Ma se ci rendiamo conto che un piccolo cambiamento può renderci più sereni, più vitali, più disponibili, più elastici, più aperti, allora ci aiuta davvero. Per noi, è incontrare persone: Lotte, in Olanda, che ci ha regalato un grandissimo contributo per zanellazine; è scoprire chi, come Corrado e Piera, e Sara, ha scelto di crearsi una nuova vita attraverso il pane; è giocare con Adele alla sua festa con i pupazzi e i dolci colorati fatti insieme; è condividere il brunch con buone ricette mescolando vecchio e nuovo, ispirarsi alla costanza, la perfezione, la pazienza, il coraggio di ogni piccolo grande uccellino che progetta, costruisce o ritrova il suo nido, è incominciare a voler bene alla natura, coltivandola e rispettandola, partendo dalle api o da una gallinella… Piccole cose, piccole belle cose. Cose che ci dicono qualcosa. Unitevi a noi! la redazione


autori giovanna zighetti lucia zamberletti grafica battista maconi

hanno collaborato: lotte marijn millar roberto tomei elena cattaneo tobia alberti forno irismargherita michele capasso maria bruna capasso antonio zamberletti franco zighetti marco borroni chiara dattola via zanella cristina insalaco maria bruna zighetti cristina mascetti glauca broggini

artista mamma fotografa

www.lmk-fotografie.nl

fotografo illustratore viandante

www.robertotomei.net

giornalista blogger architetto

www.elenacattaneo.it

sono un dipinto che cambia, cerca

www.tobiaalberti.com

l’arte del pane sulla vostra tavola

www.fornoirismargherita.info therealjunkfood

scrittore musicista studente

web.stagram.com/n/73ives

foto buona musica cibo architetto fotografo pescatore

www.antoniozamberletti.it

bisnonno fotografo medico

Franco Zighetti Fotografia www.stampa2009.it

editore grafico amico artista illustratrice blogger

www.chiaradattola.com

amiche creative associate

viazanella.blogspot.it

designer ballerina creatrice di sogni

www.calico-bijoux.it/chi.htm

sorella mamma nonna chef amica premurosa concreta creativa solidale ringraziamo per le belle cose create :

rina galimberti francine depryck marilena parini natasha bovio emi bertolina


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creare

giocare

scoprire

condividere

coltivare

la pasta madre via zanella è un nido la ghirlanda la tart

pag 4 pag 6 pag 10 pag 16 pag 17

calicò bijoux la festa di adele

pag 18 pag 20 pag 21

forno irismargherita honey bee cera d’api

pag 26 pag 28 pag 32 pag 36

brunch di primavera hot cross buns

pag 38 pag 40 pag 45

ricomincio da una gallina libri piccoli piaceri social eating

pag 50 pag 53 pag 54 pag 55 pag 56


creare


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lamadre pasta Una lezione di Sara Maestroni, psicologa e biologa, che ha modificato radicalmente la sua alimentazione e ne ha fatto materia di ricerca e di lavoro. saramaestroni.it

l’incontro raccontato da un giovanissimo foto di lucia zamberletti e mariabruna capasso


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Pane buono, Pane cattivo Il pane è probabilmente il cibo più conosciuto e consumato al mondo. Un alimento considerato buono, sano, il quale fornisce energia e riempie la pancia, facile da fare e da trovare e poco costoso. Addirittura, talvolta, viene utilizzato come sineddoche per il termine “cibo”. Il pane, inoltre, viene utilizzato per preparare, cucinare, accompagnare una grandissima fetta degli alimenti che consumiamo. Se da una parte il pane gode di tale fama, poco invece si sa di quello che ci sta dietro. Chi si interessa di come, da chi, dove sia preparato? Probabilmente la stragrande maggioranza dei consumatori pensa che il pane sia preparato sempre nello stesso modo, con gli stessi ingredienti, gli stessi metodi, gli stessi tempi e dalle stesse persone. Naturalmente le cose non stanno così. Esiste del pane che potremmo chiamare “buono” e del pane che possiamo considerare “cattivo”. Quest’ultimo è quello che noi tutti conosciamo e consumiamo, inconsci di quello che ci sta dietro: lievitazioni iper-accelerate, ingredienti poco sani, interessi industriali e quant’altro, tutto ciò in nome delle logiche di mercato, tutto ciò destinato ad accrescere le possibilità di un succulento ricavo. Fortunatamente, esiste anche il pane buono, anche se purtroppo in pochi vengono a contatto con esso. Il pane buono è caratterizzato da una preparazione lenta e faticosa, la quale richiede tempo per essere assimilata e conoscenze in diversi ambiti scientifici; il pane buono si fa per mangiare e per far mangiare sano: ciò che si guadagna non è del denaro, bensì una miglior qualità di vita. Ho conosciuto questo tipo di pane grazie a Sara, una giovane biologa-psicologa. Sara, dopo un’allergia, da qualche anno prepara da sé gran parte del cibo che consuma, tra cui, primo su tutti, il pane, mediante la lievitazione con la pasta madre. Questa lavorazione richiede tutta la fatica, la lentezza e la conoscenza di cui ho parlato prima. Essendo materia vivente necessita conoscenze di chimica e biologia, di cure attente ed insistenti, di un lungo tempo di levitazione e quindi di un notevole sforzo complessivo. Uno sforzo forse non materialmente redditizio, ma sicuramente arricchente dal punto di vista della salute mentale e fisica di chi lo compie. Qui sta quindi la differenza tra pane “cattivo” e pane “buono”: non nel sapore, nel colore, nell’odore, nel peso o nei ricavi economici, bensì in ciò che sta dietro al prodotto. Michele Capasso


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nido di muschio fiori e rami intrecciati, uovo di ceramica realizzato a mano


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nido all’uncinetto, uova vere dipinte a mano


nido di paper clay, uovo di ceramica realizzato a mano

nido di legno di abete, uova vintage e in fil di ferro


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Siamo un gruppo di amiche creative che hanno dato vita ad un mercato di strada due volte all’anno, una grande festa per la raccolta di fondi a favore dell’associazione Varese con te. Ci troviamo per lavorare insieme, festeggiare e progettare sempre cose nuove, Via Zanella è il nostro nido ed è il tema che ciascuna di noi ha interpretato. L’associazione Via Zanella, da poco costituita, vuole promuovere e favorire la realizzazione della persona in relazione al suo talento ed alle sue capacità nell’ambito dell’arte, della creatività, dell’artigianato ispirandosi ai principi del vivere semplice, della condivisione e della solidarietà. Zanellazine vuole essere lo strumento di diffusione e condivisione di questo sguardo su persone e su cose belle e semplici, che aiutino ad alleggerire e apprezzare la quotidianità. Per questo progetto siamo in costante ricerca di nuove collaborazioni per condividere e allargare le nostre idee. Proponetevi a zanellazine@gmail.com

foto di roberto tomei creazioni di via zanella

nido e cinciallegra di feltro con intreccio di rami foglie e piume


nidi segnaposto con ulivo e fiori primaverili, uova tinte naturalmente

nido di tagliatelle e rosmarino fiorito, uovo della gallina di via zanella


nido casa del Barone Rampante


la ghirlanda

un bulbo di narciso spunta dal nido del pettirosso, appoggiato sull’intreccio di rami di pruno, fiori di san giuseppe e salice


la tart

nelle tarts di pasta sfoglia l’uovo strapazzato, in camicia, all’occhio di bue e cotto al forno è condito da ricotta, pancetta, aglio selvatico, timo e verdure di stagione


giocare


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Calico’

via carrobbio 15 va t/f 0332.234945 calico-bijoux.it


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LA FESTA DI ADELE Adele ha due anni e impazzisce per Pingu, la volpe Tit첫 e i dinosauri, ospiti sulla tavola insieme ai suoi dolci preferiti: collane di caramelle, biscotti e tartellette di pastafrolla con i frutti rossi.

giocare, colorare, divertirsi foto di antonio zamberletti servizio di lucia zamberletti e giovanna zighetti


Pastafrolla semplice e al cioccolato 200 g farina 100 g burro 100 g zucchero 1 bustina di vanillina 2 tuorli d’uovo 2 gocce di limone un pizzico di sale cacao amaro tempo di preparazione: 10 minuti tempi di cottura: 20 minuti tempo di riposo: 30 minuti Lavorare lo zucchero con il burro tagliato a pezzettini, unire farina, vanillina, i due tuorli d’uovo e continuare ad impastare; se necessario versare un po’ di latte. Aggiungere le due gocce di limone e il pizzico di sale. Per la pastafrolla al cioccolato aggiungere cacao amaro a piacere e impastare finchÊ il colore non diventa omogeneo. cottura a 180 gradi 20 minuti per le tartellette 10 minuti per i biscotti


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crema pasticcera 300 ml di latte 2 tuorli d’uovo 60 g di zucchero 30 g di farina 1 bustina di vanillina scorza di limone Scaldare il latte con la vanillina e la scorza di limone in un pentolino. Mischiare a parte lo zucchero con i tuorli e la farina fino ad ottenere una miscela morbida di un colore giallo chiaro omogeneo Unire la miscela al latte e mescolare costantemente a fuoco lento per circa tre, quattro minuti fino al raggiungimento di una crema liscia e densa.


TART ELLETTE pastafrolla al cioccolato crema pasticcera frutti rossi viole


scoprire


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f o r n o fffirismargherita ofoororrrnnnnoooo irismargherita irismargherita irismargherita irismargherita

pane e passione foto di tobia alberti testo di piera imberti


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La storia di un cambiamento radicale iniziata tredici anni fa ha portato oggi ad un’attivitĂ che è una scelta di vita. Corrado e Piera si raccontano nella svolta che ha realizzato il sogno della loro famiglia. Il forno irismargherita a Montegrino Valtravaglia, offre una vasta scelta di pane biologico, buono pulito e giusto, disponibile nella provincia di Varese, il cui ingrediente principale è la passione.


Pensieri di Corrado Alberti interpretati da Piera Imberti. Quando ci si alza al mattino e non si è animati da un sorriso... è arrivato il momento di cambiare! Ma da dove partire? In che direzione andare? Come fare? Quante domande affiorano! E, soprattutto, quanto è importante creare uno Spazio Silenzioso dentro di noi per permettere alle risposte di manifestarsi! Sono partito da una passione, da ciò che mi piaceva fare: manipolare e dar forma alla pasta. Sono partito cercando qualcosa che avesse valore per me, che mi permettesse di portare ad altre persone un prodotto di qualità realizzato, oltre che con passione, con materie prime “sane” e con tutto il sapere ereditato dalle passate generazioni. A tale proposito è stato interessante visitare altri panettieri attenti (come me) alla qualità degli ingredienti, sentire i racconti della loro esperienza, raccogliere preziose informazioni condividendo speranze e aspirazioni. E’ venuto poi il momento di proseguire da solo. Allora ho sperimentato, provato e provato ancora, incamminandomi verso l’alba di un’esperienza nuova inventando e giocando, sentendo di affondare con sempre maggiore entusiasmo le mani in pasta. Così, piano piano, il sogno “ha preso gambe” e poi “ piedi” e ha iniziato ad esprimersi al mondo. Non posso dire che sia stato facile né, tantomeno, che il mio lavoro sia lieve, ma la scelta di seguire il cuore ha portato buoni frutti. Il desiderio che ancora mi anima, di impastare il pane, portandolo nella quotidianità delle persone, mi aiuta a sorridere anche nei momenti più faticosi, mi accompagna e mi sostiene durante le notti da solo, davanti al fuoco che arde nel forno, quel fuoco che mi riporta alla fiamma interiore che mi anima, alla mia passione. Perché io credo che la Passione sia il fuoco della Vita, la scintilla che ci unisce al Tutto, che ci fa sentire parte della perfezione che ci circonda e che va ben oltre noi. Dove esprimendo la propria unicità, ognuno di noi trova il proprio posto nel mondo contribuendo, così, alla realizzazione di quella Sinfonia maestosa e perfetta che aspetta solo di essere eseguita. forno irismargherita


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fornoirismargherita.info


HONEY HONEY BEE BEE

prendersi cura della natura foto, testo e illustrazione di lotte marijn millar


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Una colonia d’api è costituita dalla regina, dalle operaie, dai fuchi. Una colonia sana in estate può arrivare a 50.000 api. La regina deposita le uova dopo il suo volo nuziale durante il quale viene fecondata da oltre 14 fuchi. Le giovani api operaie curano le larve nutrendole e pulendole. Quando le larve saranno mature la cella verrà chiusa e le larve si trasformeranno in pupe, rimanendo nella cella sigillata, dalla quale usciranno come api completamente formate. I tempi di questa trasformazione dipendono dal tipo di ape che si svilupperà: un’ape regina necessita di 16 giorni, un’operaia di 21 e un fuco di 24. Nelle prime settimane di vita, il compito delle api operaie consiste nel pulire e nutrire la regina, i fuchi e le larve. Inoltre, sono loro a trasformare il nettare in miele. Le operaie sono in grado di produrre il nettare attraverso uno speciale stomaco lasciando evaporare l’acqua nell’aria calda dell’alveare sulla loro lingua, aggiungendo enzimi al nettare durante questo processo, dopo di che conservano il miele nell’alveare, sigillando le celle non appena il miele avrà raggiunto il giusto contenuto d’acqua. Dopo queste settimane di lavoro nell’alveare le operaie saranno pronte per l’approvvigionamento di nettare, melata, polline, propoli e acqua. La vita di un’ape estiva dura fino a 6 settimane, mentre la vita di un’ape invernale dura anche cinque mesi. Verso la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno le api operaie smettono di nutrire i fuchi perché il loro compito è giunto al termine e la colonia non può permettersi di nutrirli durante i mesi invernali. L’inizio dell’autunno per l’apicoltore è il momento di preparare le api per l’inverno. Egli deve ripagare le api per tutto quello che ha preso loro durante la primavera e l’estate. Questo scambio può essere fatto con lo sciroppo di zucchero che le api immagazzineranno così come hanno fatto con il miele e che dovrà essere in quantità sufficiente per mantenere la colonia durante l’inverno. Le api si muoveranno in gruppo all’interno dell’alveare utilizzando man mano le provviste immagazzinate. L’ape da miele effettua l’approvvigionamento nel raggio di tre km attorno l’alveare. Le api raccoglitrici spiegano alle altre api dove trovare il nettare attraverso una danza che riproduce la forma del numero 8 . “l’angolo del centro dell’otto in verticale rappresenta l’angolo rispetto al sole dove si troverà il cibo. La lunghezza della danza rappresenta la distanza dall’alveare e la foga nel dimenarsi la misura della quantità del cibo trovato. In questo momento bisogna darsi da fare per le api. Assistiamo alla morte di molte colonie di cui non capiamo la causa. Alcuni eventi concomitanti risultano disastrosi: pesticidi e insetticidi tossici varroa destructor (un acaro parassita) distruzione dell’habitat naturale (deserti verdi)

Varroa destructor Sono parassiti provenienti dall’Asia (Indonesia) che hanno colonizzato praticamente il resto del mondo nell’ultimo secolo. La Varroa si può riprodurre solamente in una colonia di api mellifere. Si attacca al corpo dell’ape e la indebolisce succhiandone l’emolinfa. Quest’acaro si moltiplica infilandosi nelle celle con le larve del fuco prima che le celle vengano chiuse e depositandovi le uova che si schiuderanno nel tempo di sviluppo del fuco. L’acaro sceglie le larve dei fuchi perché queste hanno il periodo più lungo di trasformazione in ape adulta, permettendogli di avere maggior tempo per nutrirsi e svilupparsi. Durante questo processo l’acaro può anche trasmettere agenti virali RNA all’ape. È un virus comune tra le api ma visibile solamente nelle colonie che sono significativamente infettate. Esso non permette alle larve di svilupparsi correttamente bloccando la crescita delle ali in modo tale che, dopo la trasformazione in ape, non potendo volare, moriranno in pochi giorni. Distruzione dell’habitat naturale Gli agricoltori selezionano per i loro campi solamente colture specializzate ed erba da fieno per i propri animali. Gli apicoltori li chiamano i “deserti verdi”, campi senza alcun fiore in grado di nutrire le api. La soluzione a questo problema sarebbe di coltivare campi recintati in cui far crescere solamente erbe e fiori selvatici, non solo per le api da miele, ma anche per le api solitarie e molti altri insetti che potrebbero recare beneficio anche ad altre coltivazioni in cambio di una piccola diminuzione nella produzione. Un buon miscuglio di fiori adatto alle api comprende: il fiordaliso, il girasole, la malva, la facelia, l’aneto, il coriandolo, la calendula e la serradella. Naturalmente queste sono solo alcune delle specie giuste per le api, ma sono le più comuni e facili da coltivare. Nell’Unione Europea esiste un accordo che stabilisce di utilizzare meno pesticidi e nessun insetticida tossico per almeno quattro anni. La Varroa deve essere distrutta dall’apicoltore in maniera che il miele non venga danneggiato e che le api non vengano colpite ma l’acaro sia ucciso. Filari di fiori vanno alternati alle colture nei “deserti verdi” per garantire alle api sostentamento e per far loro raccogliere cibo a sufficienza. Mio marito è biologo e per questo si interessa molto a tutti gli esseri viventi. Non appena ha saputo della gravità della condizione delle api ha voluto salvaguardarle diventando apicoltore e allevando una colonia.

Questo è ciò che ha fatto: ha seguito un corso per imparare a gestire una colonia e ha iniziato il suo umile cammino di cui potrete leggere tutto in inglese su: Pesticidi e insetticidi tossici Le api impollinano le nostre coltivazioni. Noi proteggiamo apiarist4en.wordpress.com. le nostre coltivazioni dagli insetti con i pesticidi. Questi rappresentano un grosso rischio per le api perché appena penetrano nel loro organismo provocano uno stato confusionale che fa sì che non riescano più a ritrovare la strada per l’alveare e muoiano.


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i p a ’ era D

C

do it yourself

Un dono delle api è la cera. Ho deciso di proporvi un piccolo fai-da-te per produrre candele in casa. È un procedimento terapeutico, quasi zen, perché richiede molto tempo, ma il risultato potrà essere utile per illuminare la vostra casa o quella dei vostri cari. Inoltre, il profumo della cera d’api è molto aromatico e ha quell’accento dolce che dona atmosfera. illuminate la vostra pasqua foto e testo di lotte marijn millar


Sono necessari 2 kg di cera d’api (si può ordinare on line) per realizzare 30 candele di 2 cm stoppini cerati o semplicemente un filo di cotone una pentola acqua un piano cottura o una stufa a legna alcuni spiedini lunghi di legno una latta ermetica o un vaso di vetro resistente al calore (come nella foto) Preparazione Riscaldate sul fuoco la pentola riempita a metà di acqua (non deve bollire), poi immergete il vaso di vetro a bagnomaria. Fate sciogliere la cera a pezzettini, mentre preparate gli stoppini della lunghezza che desiderate per le vostre candele con un’estremità arrotolata sugli spiedini. Quando la cera è fusa e della giusta temperatura, (abbastanza calda da essere liquida, ma fredda a sufficienza per attaccarsi agli stoppini), immergete lo stoppino alzandolo e abbassandolo più volte e lasciando che la cera si solidifichi. Ripetete più volte la stessa operazione. Tenete costante il livello della cera nel vaso, aggiungendone ogni tanto nuovi pezzetti. La candela deve risultare diritta e la cera in eccesso va rimossa. Potete utilizzare la cera avanzata per riempire i lumini da riusare. Per maggiori info sulla cera d’api e il suo utilizzo www.mieliditalia.it per comprare cera d’ape on line: www.etnamiele.it

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condividere


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h c i d n u r Bprimavera

risveglio di tradizioni foto di roberto tomei servizio di mariabruna zighetti e cristina mascetti


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en con schmarr composta dilamponi 4 uova 1 cucchiaio di zucchero 400 ml di latte 200 ml di farina 00 70 g di burro fuso zucchero a velo Scaldare il forno a 180°. Miscelare bene la farina, i tuorli, il cucchiaio di zucchero. Unire il latte ed ottenere una pastella morbida. Montare a neve gli albumi ed unirli delicatamente al composto. Ungere una teglia di circa 30 cm di diametro con il burro fuso e versarvi il composto. Infornare e, una volta che il composto è ben dorato, rovesciare lo schmarren su un piatto, rimetterlo nella teglia e lasciarlo ben dorare anche dall’altro lato. Una volta pronto spezzettarlo e spolverarlo con zucchero a velo. Gustarlo con composta di mele o di lamponi.

blini di ricotta per circa 20 blini 2 uova 2 cucchiai colmi di farina 250 g di ricotta setacciata 1/2 bicchiere di latte una presa di sale Mescolare tutti gli ingredienti. Scaldare bene una padella unta con poco burro e versarvi a cucchiaiate il composto. Lasciare cuocere qualche secondo e quando il composto si è ben rappreso, girarli e lasciarli dorare anche dall’altro lato. Disporli su un piatto dopo averli leggermente spalmati con panna acida e completarli con una fettina di salmone affumicato.


sto i con pe d r e v s crepe

crescenza e prosci utto

per circa 30 crepes di diametro 15 cm 1/2 litro di latte 4 uova 250 g di farina 30 g di burro fuso un pizzico di sale 50 g di foglie di spinaci lavate e asciugate crescenza q.b. prosciutto cotto q.b. parmigiano pesto Frullare la farina con gli spinaci crudi fino ad ottenere una bella farina verde. Unire tutti gli altri ingredienti, frullare di nuovo fino ad ottenere una pastella fluida. Ungere con poco burro una padellina antiaderente, scaldarla bene e versarvi un mestolino di pastella sufficiente per ottenere una crepe abbastanza sottile da capovolgerete non appena rappresa. Terminare la cottura anche da questo lato. Una volta pronte tutte le crepes, spalmarle con poca bechamel, unire pezzetti di crescenza, un cucchiaino di pesto e una fettina di prosciutto cotto, piegarle in 4 fino ad ottenere dei triangoli. Disporre le crepes in una pirofila leggermente unta di burro, spolverare con parmigiano grattugiato, mettere qualche fiocchetto di burro e infornare a 200° finché dorate.

one

carp con mas s e n o c s

e marmellata di mirt illi Per circa 20 scones 90 g di burro freddo a pezzetti 350 g di farina 00 3 cucchiaini di lievito per dolci 1 presa di sale 3 cucchiaini di zucchero 2 uova sbattute 100 ml circa di panna liquida Setacciare tutti gli ingredienti secchi. Fare una fontana e mettere al centro le uova, il burro e la panna. Impastare il tutto fino ad ottenere una pasta soffice. Stenderla sul piano infarinato fino ad uno spessore di circa 2 cm. Ritagliare gli scones con uno stampino di diametro 5 cm. Cuocere in forno a 200° per circa 8/10 minuti, finché leggermente dorati. Lasciarli intiepidire, tagliarli a metà e farcirli con mascarpone e marmellata di mirtilli o con la marmellata che preferite.


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le i me d a ost

comp

yoghurt greco

rtilli marmellata di mi

mascarpon

e

composta di lampon i

chutney di frutti esotici


Ciao, che piacere conoscerti! Sono Lotte-Marijn Millar, ho 33 anni, sono moglie e madre di una bimba di tre. Vivo nella città di Groningen, in Olanda. Ho frequentato l’accademia d’arte e ho percorso un lungo viaggio per diventare quella che sono oggi. Come fotografa freelance ho scattato foto di matrimoni, ritratti e food e ho realizzato diversi servizi per riviste qui in Olanda. Sono ispirata dalle cose di tutti i giorni: da una magnolia in piena fioritura come dalla luce sfiora le curve di un paesaggio. Sono sempre alla ricerca dell’essenza di un’immagine, un viso, un paesaggio, un fiore. La natura è qualcosa che sia io sia mio marito reputiamo molto importante. Questo è il motivo per cui ha deciso di allevare un alveare. In questo modo possiamo contribuire un po’ a preservare questo bellissimo pianeta per le generazioni future. Anche la vita in famiglia è molto importante per me. Amo la buona conversazione e cenare con gli amici. Oltre alla fotografia mi piace l’incisione su carta, disegnare, cucinare, l’uncinetto e la maglia. Sono molto onorata di partecipare e far parte del team creativo di zanellazine. Spero che apprezziate il mio contributo. Io ne ho amato ogni minuto. Un saluto, Lotte


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Hot Cross

Buns una tradizione di pasqua dal nord foto e testo di lotte marijin millar


Quando mi sono unita al gruppo di zanellazine ho subito espresso il desiderio di raccontare la tradizione pasquale degli Hot Cross Buns, che sono per gli anglosassoni il tipico dolce pasquale, così come la colomba lo è per gli italiani. Il pane ha sempre avuto un ruolo fondamentale nelle festività religiose grazie alle forme simboliche in cui può essere modellato e ai suoi ingredienti vitali che da sempre lo rendono adatto alla celebrazione di riti. Tradizioni ancestrali e religione si sono intrecciate nella nostra epoca moderna. La tradizione della Pasqua, infatti, è più antica rispetto al culto cristiano che vi si è sovrapposto. I pagani adoravano la dea Eostre (pasqua in inglese si dice Easter), una dea sassone della luce. Eostre probabilmente prendeva origine dalla dea germanica dell’alba Hausos, che era anche legata alla fertilità e ai simboli connessi dell’uovo e del coniglio. Era usanza donare alla dea Eostre piccoli dolci, spesso decorati con una croce, durante l’annuale celebrazione della primavera. L’offerta del pane ha origini antichissime: gli egizi donavano piccoli dolci tondi alla dea della luna; nell’antica Grecia si offriva un analogo pane sacro con una decorazione a forma di croce – croce che probabilmente richiamava le corna del bue (quindi l’offerta del pane sostituiva il sacrificio di un vero bue, che era il simbolo della luna). Quando gli archeologi riportarono alla luce l’antica città di Ercolano, che era stata sepolta da un’eruzione vulcanica nel 79 d.C., trovarono tra le rovine due pagnotte, ognuna decorata con una croce. La croce sugli Hot Cross Buns originariamente non era riferita alla cristianità ma all’antico simbolo della croce celtica che, con i suoi due bracci di uguale lunghezza, rappresentava l’intersezione tra la terra (la linea orizzontale) e il cielo (la linea verticale) – inteso come luogo soprannaturale: l’incontro quindi tra l’umano e il divino. Vediamo come in quasi tutte le culture ci siano somiglianze nei riti con i quali celebriamo le festività e un’origine comune. Questo mi fa pensare che non siamo così diversi gli uni dagli altri e che dovremmo considerarci come le due facce della stessa medaglia. Si dice che se si condivide un Hot Cross Bun recitando: “metà per te e metà per me, tra noi due ci sarà amicizia” (half for you and half for me, between us two shall goodwill be), l’amicizia resterà salda per l’anno che verrà. Non avrei mai potuto immaginare che questo articolo sarebbe stato così rappresentativo del modo in cui ho incontrato Giovanna e Lucia e del legame di amicizia che si è creato tra di noi, luminoso e fruttifero. Buona Pasqua a tutti. Lotte


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Ingredienti Per i panini 300 ml di latte 500 g di farina bianca 75 g di zucchero semolato 1 cucchiaino di sale 7 g di lievito 50 g di burro 1 uovo sbattuto 150 g di uva sultanina 80 g di canditi 1 mela privata del torsolo e tritata la scorza di 2 arance la scorza di 1 limone 1 cucchiaino di cannella in polvere olio di girasole per ungere la ciotola

Per la croce: 75 g di farina bianca, più una manciata per spolverarla

Per la glassa: 3 cucchiai di marmellata di albicocche

preparazione Fate bollire il latte e poi lasciatelo intiepidire. Unite in una ciotola la farina, lo zucchero, la cannella, il sale, il lievito, il burro e l’uovo. Versate lentamente il latte tiepido, mescolando finché tutti gli ingredienti vengano amalgamati in una pasta morbida. Aggiungete l’uva sultanina, la mela tritata, i canditi, la scorza delle arance e del limone. Versate l’impasto su una superficie lievemente infarinata e lavoratelo con le mani per almeno cinque minuti ripiegandolo su se stesso finché non diventa liscio ed elastico. Riponetelo in una ciotola lievemente oleata, coperta con della pellicola e lasciatelo lievitare per circa un’ora o fino a raggiungere il doppio del volume. Dividete l’impasto in 12 pezzetti uguali e lavorateli in modo da formare delle palline aiutandovi con la farina. Disponetele su una teglia da forno con l’apposita carta, lasciando abbastanza spazio perché, una volta lievitati, si tocchino appena, unendosi a formare delle file. Lasciatele riposare per un’altra ora. Preriscaldate il forno a 220°/Gas 7.

Per formare le croci, unite in una piccola ciotola la farina con cinque cucchiai di acqua, uno alla volta, fino ad ottenere una pasta spessa. Con l’aiuto di una sacca da pasticcere con un beccuccio piccolo disegnate una croce sui panini. Infornateli e cuoceteli per 20-25 minuti finché non diventano dorati. Sciogliete la marmellata di albicocche riscaldandola dolcemente e ancora tiepida spennellatela sulla superficie dei panini ancora caldi e lasciateli raffreddare. Prima di servirli, dividete con una delicata torsione un panino dall’altro. Così, nei punti in cui i panini erano uniti tra loro, si rivelerà, tentatrice, la soffice pasta interna, in contrasto con la doratura della superficie.


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coltivare


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ricomincio da una gallina anzi da tre: Chicca, Cocca e Cara. Per i miei 50 anni le ho avute in regalo da mio figlio, e senza soffermarmi sull’allusione a me ed al gruppo della via Zanella, è stata proprio una bella idea. Non avevo mai avuto a che fare con le galline. Ho il difetto di umanizzare gli animali domestici, tanto che la Gina, il nostro cane, ritengo sappia dire ciao e cantare I love you… ma la gallina l’ho sempre pensata una stupida specie di clonazione sempre identica a se stessa, con il solo scopo di fare uova e creare un buon brodo. Invece le galline sono animali amichevoli, amano stare in compagnia, tra loro creano un gruppo molto affiatato con qualche scossone per l’arrivo di un nuovo membro, che però assestano con due beccate. Hanno caratteri diversi, ad alcune piace essere accarezzate, e si accucciano proprio come i gatti, altre non vogliono farsi toccare; c’è chi canta quando fa l’uovo, chi tiene molto alla sua privacy e tenta sempre di crearsi un altro nido; fanno amicizia con cani e gatti ma sanno farsi rispettare.

illustrazione di chiara dattola testo di giovanna zighetti

53 Ubbidiscono ai comandi semplici, sono curiose. Le mie spesso entrano in casa (una di loro ha deposto il suo uovo regolarmente nel cestino porta-documenti del mio mac) e rispondono al richiamo, forse perché mi vedono come una grossa succulenta pannocchia, non amano per niente stare rinchiuse, anzi dormono all’aperto, appollaiate sull’albero all’ingresso di casa. Non hanno bisogno di molto spazio: vogliono un po’ di prato, una bella compostiera in cui razzolare, acqua fresca, grano spezzato e i resti del pane o delle verdure, che sono molto graditi. Concimano direttamente il prato e non puzzano affatto se vivono libere in giardino ed hanno un posto riparato solo per la notte e per il loro nido. Una gallina può produrre fino a 300 uova l’anno; ne esistono di splendide con un piumaggio coloratissimo, ma le classiche ovaiole rosse che scorrazzano nel prato sono uno spettacolo meraviglioso, e vi assicuro che l’uovo della vostra gallina sarà sempre il migliore al mondo!


Nella mia fine è il mio principio Agatha Christie Mondadori pp. 196 – 8,50 euro Per chi è abituato ai classici gialli della Christie “Nella mia fine è il mio principio” potrebbe essere una delusione, per chi, invece, ama guardare e leggere anche oltre i confini conosciuti si tratta di un bel romanzo psicologico, in cui l’argomento trattato, oltre alla triste storia d’amore, è la narrazione di un dramma interiore e dell’attrazione verso il male e la morte. Non ci troviamo di fronte a una vera rinascita positiva: anzi, lungo tutto il romanzo si intrecciano più volte vicende che cominciano e che finiscono o che avrebbero dovuto cominciare proprio sulle ceneri di altre storie. Come ha bene asserito «The Guardian»: “Le pagine sono come avvolte in una nebbia misteriosa e caratterizzate da una costante che le rende geniali. Quell’atmosfera vaga, malinconica e nostalgica che profuma di antico e rievoca una miriade di strane sensazioni nell’inconscio dei lettori. Passeggiate a cavallo, zone tranquille nel South England, inestricabili misteri e colpi di scena a non finire.”

Il Risveglio Kate Chopin Einaudi pp. 158 – 9,30 euro “Il Risveglio”, pubblicato nel 1899, viene aspramente criticato, tacciato di immoralità e, in seguito, identificato come romanzo femminista. In verità Kate Chopin non si considerava né un’anticonformista né una suffragetta, ma una donna che ha sempre creduto nella forza delle donne. Il romanzo, che si potrebbe definire il corrispettivo americano di Madame Bovary, narra la storia di un adulterio: Edna Pontellier, giovane e bella moglie di un uomo d’affari, madre di due figli, si innamora del giovane Robert. Divisa tra i molteplici ruoli, Edna alla fine dovrà affrontare la solitudine. Edna, però, a differenza di Emma Bovary, è più “americana”, più sorridente, più sicura di sé e dall’esperienza dell’adulterio non viene annientata, ma trarrà diversi benefici personali: il risveglio dei sensi, la riscoperta del proprio corpo e la presa di coscienza di essere un individuo indipendente, non una delle tante proprietà del marito.

Slow economy. Rinascere con saggezza Federico Rampini Mondadori pp. 196 – 10,20 euro Un saggio di Federico Rampini per imparare dall’Oriente a rinascere con saggezza. Rampini, scrittore e giornalista, ha vissuto a lungo in Cina e in Giappone ed è un profondo conoscitore del mondo orientale. Lungo le pagine di questo saggio ci accompagna in un viaggio attraverso tre continenti e diverse città, dove possiamo individuare le caratteristiche di quello che sarà il nostro prossimo futuro. Si va profilando, infatti, un nuovo modello di sviluppo per il quale la crescita ad ogni costo non sarà più la prima preoccupazione. Secondo l’autore, infatti, l’Occidente si trova a fare i conti con un modello di crescita fallimentare e può cogliere un’opportunità di salvezza guardando a Oriente. Ora Rampini vive a New York e descrive il suo “trasloco” da Pechino a New York come “fare un viaggio nel passato”. Il vecchiume dell'aeroporto e degli aerei newyorkesi, il decadimento della rete stradale-autostradale, il metrò scassato e maleodorante sono i segnali che in fatto di infrastrutture la Cina stravince la sfida con l'America. E questo confronto sorprendente, induce Rampini a indicarci la strada per ritrovare la modernità e l'efficienza smarrite.

libri a cura di elena cattaneo


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piccoli piaceri


stiamo preparando il brunch sulla terrazza di via zanella, con il lago di varese, il monte rosa, il cane gina e le uova fresche delle galline che vi accoglieranno all’ingresso‌ ci sono otto posti, venite da soli o accompagnati: troverete sulla nostra pagina facebook le domeniche disponibili se volete partecipare rimanete connessi e prenotate scrivendo a zanellazine@gmail.com


l’incontro

numero 3 estate 2014

stare connessi foto di Franco Zighetti



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