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accogliere l’imperfezione


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Raccogliere è una parola che racchiude in sé e contiene un insieme

di significati e sfumature: mettere insieme, radunare, collezionare, concen-

trare, raccattare, ma anche riunirsi e raccogliersi ciò che è naturale e spontaneo, effimero e improvviso.

in sé, e cogliere

Fa pensare a qualcosa che ha un legame, che sta insieme e unisce. È una

peso

parola che ha un ma non è un fardello, uno spessore che ha a che fare con una storia, la completezza, uno scopo, una traccia.

Ha una radice nel passato ma uno sviluppo nel futuro, un senso di rassicurazione ma anche di costruzione, dunque di progetto.

L’immagine di chi si avvicina alla terra per coglierne i frutti da immagazzinare per affrontare l’inverno è la metafora di quanto abbiamo seminato e raccogliamo nel corso della vita per l’esperienza avuta, ma in sé ha anche il significato di accogliere quanto c’è o accade, e dare un senso nuovo con stupore e

gratitudine al di là della nostra aspettativa o volontà.

La vita è imperfetta, ma è. Accogliere questa imperfezione significa non tanto rassegnarsi, quanto vederne l’apertura e le possibilità e continuare a crescere, vuole dire accogliere l’inaspettato e vivere un univer-

so aperto, sfaccettato e molteplice al contrario della perfezione che è chiusa, compiuta ed immobile. Ecco perché la

creatività è non solo invenzione ma

raccolta di nuove funzioni, legami contrasti o armonie e suggestioni che ci guidano a vedere, prendere, mescolare e trasformare oggetti, colori, immagini, suoni, pensieri e parole. E a metterci insieme, persone amiche progetti dolori ironie e passioni che si scambiano e si arricchiscono.

L’autunno e l’inverno sono stagioni di raccolto e di raccoglimento, in casa con gli amici stretti al camino

che può essere anche solo una candela accesa, un bel libro, una tavola.

un buon pensiero la redazione


autori Giovanna Zighetti Lucia Zamberletti

grafica Battista Maconi


hanno collaborato Marco Borroni, Marta Campiotti, Chiara Dattola, Cristina Insalaco Cristina Mascetti, Loris Ribolzi, Francesco con Andrea e Giorgia Riccardi, Claudia Speggiorin, Roberto Tomei, Cristina Vanoni, Maria Bruna Zighetti I testi e le foto sono proprietĂ intellettuale dei singoli autori. Vietata la riproduzione senza specifica autorizzazione da parte degli stessi.


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01 creare

progettare

pagina

02 giocare

raccogliere

pagina 12

03 scoprire

trasformare

pagina 20

04 ritrovarsi

mescolare

pagina 24

05 coltivare

accogliere

pagina 29


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creare progettare

a casa di Loris Ribolzi

fotografie di Roberto Tomei


Mi sembra che quello che fa Loris sia il prodotto di una lunga pratica dell’ascolto. Ascoltare le cose, la materia, le visioni, senza giudizi preconcetti, senza aggressioni pretestuose, senza false modestie, né inutili presunzioni… ascoltare. E quella sospensione del giudizio, quel paziente e forte ascoltare il mondo, poi lo ritrovi nelle opere, inciso, scolpito, tracciato, a formare tanti mondi, tanti rimandi, tante immagini. E ti spieghi allora perché riesce sempre a spiazzare, a essere diverso,eppure sempre così coerente. E mi piace immaginare quali saranno gli altri boschi, gli altri fiumi, le altre finestre, le ali, i volti, gli angeli, i giunchi, le corde e i legni. Non mi chiedo che cosa ne farà. Mi fido. Mi fido del silenzio che Loris saprà crearsi attorno, di quella specie di raccoglimento necessario a trattenere nelle opere un po’ di quell’ascolto, di quella sospensione del tempo, e passarli a me che guardo. Grata Laura Curino

Estratto dal catalogo della mostra “Tratti di Loris Ribolzi alla Galleria Ghiggini” novembre_dicembre 1999


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studio d’arte Loris Ribolzi via Lazzaro Palazzi, 2 Varese

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lorisribolzi.it



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giocare

fotografie di Francesco Riccardi


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raccogliere



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raccolto e intrecciato




scoprire

trasformare


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La festa del raccolto Per me il raccolto è un tempo sacro. È come uno di quei piccoli e rari momenti di grazia in cui, inavvertitamente, ci capita di percepirci nell’Infinito pur tuttavia senza perderci o confonderci in esso ma, più semplicemente, come sua parte infinitesima. È un istante ed è un’eternità. Allo stesso modo il raccolto è l’amplificazione di un qualcosa di molto piccolo,un microcosmo sotterraneo, un universo in nuce, un popolo di semi inconsapevoli del fiore che diventeranno, una miriade di potenzialità nascoste che si schiudono – vengono alla luce – spuntano – sbocciano e si realizzano attraverso un atto di coraggiosa estroversione e quindi di estrema fiducia nella vita. Allora non importa più la forma che assume, il raccolto diviene la manifestazione di ciò che il seme è in potenza. Non occorre altro. È un’epifania. È in questi stessi termini che penso al laboratorio di Raku e di creta che ormai da due anni è attivo nella struttura psichiatrica Nuovi Orizzonti del centro Gulliver grazie alla preziosissima collaborazione di donne meravigliose capaci di mettere l’arte al servizio della riabilitazione. Con loro e con gli ospiti che partecipano all’attività, ho imparato dal Raku che nel processo trasformativo della materia (ma forse anche dell’animo umano) è l’azione consapevole di contenere reazioni imprevedibili che ci permette di accettare l’oggetto finito per quello che è, null’altro che se stesso, nella piena realizzazione della propria natura. Così gli ossidi e gli smalti, stesi casualmente sulla terra, reagiscono con essa prima nel segreto di un forno, poi a contatto con l’aria, dopo poco incendiandosi nel grembo infuocato di un bidone ed infine nello smorzamento della propria incandescenza in un catino d’acqua. Noi siamo lì, spettatori consapevoli e allo stesso tempo coprotagonisti di un processo misterioso ed alchemico che, tutte le volte, si manifesta in un risultato unico ed irripetibile che non può né superare né deludere le nostre aspettative perché ne è al di sopra , ad un livello dove la perfezione del difetto sposa l’imperfezione del pregio. Ecco perché affermo che per me il raccolto è un tempo sacro. Quindi di Gratitudine. Claudia Speggiorin


ritrovarsi

mescolare


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TAGLIATELLE ALLE CASTAGNE

CONDIMENTO AI CARCIOFI

300 g farina 00 150 g farina di castagne 2 uova intere e 5 tuorli 1 cucchiaio di olio d’oliva

1 carciofo a testa olio, burro, sale e pepe prezzemolo e parmigiano

pulire e tagliare i carciofi a spicchi sottili, sbollentarli in acqua e sale per pochi minuti colarli e finire la cottura in padella con olio e burro far lessare le tagliatelle, scolarle bene al dente unirle ai carciofi facendole saltare un attimo e terminare il piatto con prezzemolo fresco tritato e parmigiano



MOSTARDA DI ZUCCA 500 g zucca pulita e tagliata a pezzi 250 g zucchero di canna 30 g zenzero grattugiato 2 cucchiaini scorza d’arancia grattugiata il succo di un’arancia il succo di un limone 2 cucchiai di succo di mela 1 cucchiaio di senape in polvere sciolto in poco vino bianco in un tegame unire la zucca, lo zucchero,lo zenzero, la scorza e i succhi d’arancia, di limone e di mela cuocere a fuoco vivo finchè la zucca è tenera, mescolando con energia a questo punto unire la senape e cuocere ancora per dieci minuti travasare in barattoli sterili, chiudere e consumare dopo circa un mese


Raccolta fondi per il progetto Ndande La scelta del Senegal, e del villaggio di Ndande in particolare, deriva dall’idea di un caro amico scomparso, Serigne Massamba Diagne, detto MAX, che propose di avviare attività di charity nel suo villaggio natale ad alcuni amici varesini. Il progetto Ndande riparte quest’anno con una seconda edizione, dopo il successo dell’iniziativa “Un banco per Ndande”, dove grazie al supporto dei tanti sostenitori, sono stati acquistati 70 nuovi banchi e 5 cattedre per la scuola primaria del villaggio.

“Un mattone per Ndande” Quest’anno la sfida sarà raccogliere i fondi per la costruzione del muro di cinta della scuola, 400 m lineari con altezza 1,70 m per fornire alla struttura scolastica la possibilità di inglobare l’adiacente campo da calcio e creare un’area fruibile ai piccoli studenti per attività ortofrutticole, al riparo da indesiderati visitatori (capre, mucche, ecc.). 150 i beneficiari e una comunità coinvolta: gli alunni dell’école de Ndande 4 Départment de Kébémer – Region de Louga, Senegal 1 il metro di muro che puoi costruire: ogni metro lineare di muro, finito, può essere realizzato con la donazione di 25 €. maggiori info: www.ndande.org progetto sostenuto da Varese Rowing Club


coltivare

accogliere

Il raccolto: le mani della levatrice Nel Medio Evo la levatrice veniva detta anche “la raccoglitrice” sia perché andava per campi a raccogliere le erbe selvatiche per farne pozioni magiche che agissero sul femminile, fosse innamoramento, fecondità o travaglio/parto poco importa, sia perché sapeva “raccogliere” quando il frutto era maturo, il bambino che “cadeva” dal grembo materno. Infatti il neonato in Friuli viene chiamato “frutt” e la donna gravida, pregna, si sgravava con l’aiuto della levatrice, etimologicamente colei che “leva” solleva, toglie il peso, quando è maturo. Anche se ora invece di levatrice, si usa la scomoda parola “ostetrica” (ma in Francia si dice “sage/femme”, donna saggia) so che posso “raccogliere” solo qualcosa che è stato seminato prima, con l’amore di una donna e del suo uomo, che è stato serbato come un segreto per i primi mesi, e poi mostrato al mondo come germoglio pancia. Si può raccogliere solo alla fine del lavoro, e travaglio significa proprio “lavoro” cioè fatica: dopo che si è avuto cura del bambino nel grembo, si è trepidato per lui/lei, innaffiato col liquido amniotico e con le lacrime di tante emozioni, lasciato crescere col sangue placentare, dopo che si è respirato il vento delle contrazioni e ci si è lasciate trascinare dal fuoco delle spinte, dopo che si è avvertita la propria forza come una grande quercia, finalmente ci si può fidare della Dea Madre dentro di noi, e con l’aiuto delle mani e del cuore di una “donna saggia” si lascerà scivolare al mondo, dal proprio grembo, la propria creatura... Si può raccogliere solo alla fine del lavoro. Marta Campiotti www.casamaternitamontallegro.it

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“Lavoro da quando ero una bambina, a sei anni ho imparato a far crescere i miei quattro fratelli. Intanto che guardavo le bestie, avevo il quaderno per leggere la lezione perché andavo a scuola... tante cose ho fatto...”

coltivare

Luigia Bosetti serre Antonini via Mirasole, 15 Casbeno, Varese. Insieme al figlio, con la saggezza di chi è cresciuta accanto alla terra, coltiva i prodotti della stagione, fiori e verdura. Cercatela nelle sue serre e vi accoglierà con gioia.


“Un sacco di cose mi sono venute in mente poi c’è una voce che dice: ‘ma Carla cosa stai lì a fantasticare’ Allora mi sento Alice nel paese delle meraviglie e mi piace!”

accogliere

Carla Forlano via Pontico Virunio, 2 Mendrisio Raccoglie libri e oggetti da tutta la vita con amore. Vi aspetta nel suo regno nel corso pedonale di Mendrisio per condividere la sua ricchezza!



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Durante la stagione invernale le formiche facevano asciugare il grano inumidito. ma la Cicala, avendo fame, chiedeva loro del cibo. Le formiche però dissero: “Per quale motivo durante l’estate non raccoglievi anche tu il cibo?” ed ella rispose “Non avevo tempo, ma cantavo soavemente”. Esse allora scoppiando a ridere dissero “Ma se cantavi durante la stagione estiva, ora danza d’inverno!” La cicala non se lo fece ripetere due volte, e accompagnandosi con le zampette un po’ fredde e inumidite iniziò a cantare come faceva d’estate e a ballare. Le formiche smisero per un attimo di pensare al grano e si gustarono lo spettacolo. La cicala ne prese una per la zampetta e cominciò a ballare con lei. Pian piano tutte si fecero prendere dal ritmo e formarono un girotondo, girando a tempo. La danza le aveva rese più allegre, e il freddo sembrava sparito! Contente della novità della stagione, invitarono la cicala a mangiare con loro. E per tutto l’inverno, oltre al cibo, ebbero la gioia del canto e della danza.

creazioni Calico’ _ via carrobbio 15 va

t/f 0332.234945 _ www.calico-bijoux.it


Chiacchiere di giardinaggio insolito

A proposito di fiori, animali, erbe e (mal) erbe del mio giardino Maria Gabriella Buccioli Pendragon

“...una dichiarazione d’amore dell’autrice alle creature del suo giardino, vegetali o animali che siano (insetti compresi) e un modo di trasmettere la sua straordinaria esperienza a tutti i lettori. Perché possano trasformare il loro giardino in una perfetta sintesi di bellezza e natura.”

giugno/luglio Appena si parlava di IMPERFEZIONE la mia mente, a velocità estrema, emetteva immagini di cattedrali grandiose, struggenti pievi romaniche, armoniose geometrie sacre, Natura Cosmo e Capolavori, tutti a far barricata e a proteggermi dall’Imperfezione. RIFIUTATA ! agosto/settembre Riparlandone abbiamo capito che l' Imperfezione non andava accettata perché conteneva ancora Amara Sconfitta e guai passare da un Cuore Sfinito! No, L’Imperfezione andava ACCOLTA!!! oh Dolce Rivoluzione! La fai facile: le vai incontro, apri le braccia e te la pigli in braccio! Inizi con la Pera Stortignaccola dell’Orto, quella venuta così e vai, vai vai vai dove vuoi tu, nelle parti stortignaccole della tua Vita! Le vai incontro e L’accogli. FANTASTICO! Ottobre/novembre. Cavoli, a volte mica si riesce! Riproviamo! Ok lo sto facendo – respiro profondo – emetto una nuvola rosa dorata che va ad accogliere l’Imperfezione e la voglio anche cullare (cara Marta Campiotti!) e arrivo anche al Cuore del Labirinto (cara La Monda!) dove non ci sono che io, non ci sono più io, Dio? È tutto!... Ora che ce l’ho, ripercorro il labirinto all’indietro e lo riporto fuori al Noi! (caro Tai Chi!), al movimento perpetuo. E la inondo di Gratitudine Uff!!! Ok – lo dico. Ho letto, che le cose più belle pare siano quelle al di sotto delle bellissime e perfette! Quelle al di sotto, le Imperfette, contengono ancora il movimento che aspira al Meglio! Cristina Vanoni

Il giardiniere dell’anima

Una favola senza tempo Clarissa Pinkola Estés Frassinelli

Strutturate come piccole matrioske, l’una dentro l’altra, le storie dei protagonisti fluiscono in queste pagine regalandoci frammenti di verità: la vita si ripete, si rinnova e, per quanto calpestata, si rigenera solo se si coltivano la speranza e l’attesa. I ritmi della natura, le tradizioni culturali, i sentimenti più autentici si fondono in questo piccolo gioiello letterario in cui l’essenza terapeutica delle fiabe aiuta a trovare la propria strada alla felicità.


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piccoli piaceri



il RISVEGLIO

Sognare il cambiamento

Numero 2 Primavera Estate 2014



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