Impegno internazionale per ridurre i gas-serra

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Unità 15

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L’impegno internazionale per la riduzione dei gas serra

Benché sia difficile interpretare i dati e fare previsioni precise dell’evoluzione del clima, il rischio di un riscaldamento atmosferico globale impone di adottare un principio di precauzione, ossia di prendere comunque iniziative concrete di contenimento delle attività potenzialmente dannose. Negli ultimi anni le grandi istituzioni politiche mondiali hanno cercato di trovare soluzioni politiche al problema del riscaldamen-

1 Che cosa fare L’anidride carbonica è il gas serra sul quale è concentrata la maggiore attenzione, sia della comunità scientifica, sia dell’opinione pubblica, perché è l’emissione antropica dominante e perché, una volta immessa nell’atmosfera, non è facilmente rimovibile (persiste per circa 100 anni). Ridurre le emissioni di gas serra, per cercare di mitigare il riscaldamento dell’atmosfera, significa rivedere drasticamente le fonti energetiche da sfruttare, e modificare anche gli stili di vita di tutti i cittadini (in particolare di quelli dei Paesi economicamente più avanzati). Sarebbero necessarie a livello globale politiche mirate a incentivare il passaggio all’energia da fonti rinnovabili, insieme a forti tassazioni sulle emissioni di gas serra. Ai provvedimenti politici per ridurre le emissioni, si deve affiancare lo studio di alcune tecnologie nell’ambito della produzione di energia e del contenimento di consumo di combustibili (carbone, petrolio, gas naturale), e quindi di carbonio. Tali tecnologie dovrebbero produrre, fra le altre cose, maggiore efficienza energetica negli edifici, nell’utilizzo del carburante per gli autoveicoli, nella generazione di energia eolica, solare e nucleare, e un utilizzo maggiormente ecologico del carbonio. Ma anche se le immissioni di gas serra fossero interrotte immediatamente, la temperatura media dell’atmosfera continuerebbe a salire, a causa dell’inerzia del sistema Terra e probabilmente anche dei suoi moti millenari e dell’attività solare. Inoltre, è stato trascurato un altro aspetto del consumo di combustibili fossili;

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2 Gli accordi internazionali

to atmosferico, che potessero essere condivise internazionalmente e dessero avvio a un’azione preventiva globale. Anche l’Agenda 2030 – cioè il pacchetto di linee guida e di azioni per lo sviluppo sostenibile, firmato nel 2015 dai governi di 193 Paesi membri dell’ONU – include la lotta contro il cambiamento climatico fra i suoi 17 Obiettivi.

cioè, la produzione di particelle di polvere e fumo che si vanno ad aggiungere a quelle di altra origine, umana (abbruciamento della vegetazione, sostanze emesse dalle industrie ecc.) o naturale (attività vulcaniche, trasporto eolico). Molti scienziati sono concordi nel ritenere che l’aumento di questi «aerosol atmosferici» provochi un raffreddamento della troposfera, cioè agisca in senso opposto all’anidride carbonica e agli altri gas serra. Ciò può in parte attenuare o ritardare l’enorme fusione dei ghiacciai e la conseguente variazione del livello del mare; ma anche con un innalzamento di soli 50 cm le acque marine invaderebbero o minaccerebbero parecchie zone costiere del globo, provocando danni notevoli per l’agricoltura, per il turismo e per diverse altre attività umane (basti pensare ai Paesi Bassi, alla città di Venezia, alle tante spiagge italiane che sono già interessate da vistosi fenomeni di erosione). E, comunque, l’aumento di questi aerosol non è

certo confortante per la nostra salute. Infine, oltre alle azioni di mitigazione indicate, è necessario sottolineare la necessità di mettere in atto azioni di adattamento per prevenire o minimizzare i danni che il cambiamento climatico può causare. Alcuni esempi di misure di adattamento includono: usare le scarse risorse idriche in modo più efficiente; adeguare i codici di costruzione degli edifici alle condizioni climatiche future e agli eventi meteorologici estremi; predisporre opere di difesa contro le inondazioni fluviali e marine; vietare drasticamente le irresponsabili costruzioni nei letti maggiori dei corsi d’acqua; sviluppare colture resistenti alla siccità; scegliere le specie arboree e le pratiche forestali meno vulnerabili alle tempeste e agli incendi; creare corridoi terrestri per aiutare le specie animali a migrare.

Emissioni antropiche globali di gas serra

Attività che sono fonti di gas serra

ossido di azoto 8%

composti gassosi del fluoro 1%

LEGGI L’IMMAGINE Quali attività umane producono più gas serra? ▶

riscaldamento degli edifici 8%

smaltimento dei rifiuti 3%

Il primo passo concreto, anche se insufficiente, è stato fatto soltanto nel 1997 con il Protocollo di Kyoto. Esso prevedeva che nel periodo 2008-2012 i Paesi industrializzati riducessero le proprie emissioni di sei gas serra – anidride carbonica, metano, ossidi di azoto, idrofluorocarburi, perfluorocarburi ed esafluoruro di zolfo – in percentuali variabili a seconda di considerazioni storiche, economiche e politiche relative a ciascun Paese. In particolare, gli stati che storicamente avevano contribuito in maniera più massiccia all’immissione di CO2 nell’atmosfera avrebbero dovuto ridurre le loro emissioni, mentre per un secondo gruppo di stati, che includeva Paesi in via di sviluppo, come la Cina e l’India, Paesi produttori di petrolio, come l’Arabia Saudita e il Kuwait, e Paesi a economia di sussistenza, come il Sudan, non vi erano obblighi specifici. Per l’Italia l’obiettivo era la riduzione del 6,5% delle emissioni rispetto ai livelli del 1990. Complessivamente, i risultati ottenuti dall’attuazione del Protocollo sono piuttosto limitati. Gran parte degli Stati che si sono impegnati a raggiungere gli obiettivi di riduzione dei gas serra ha ancora emissioni di carbonio ben al di sopra dei limiti stabiliti. Gli Stati Uniti d’America, che non hanno applicato il Protocollo dichiarando che avrebbero comunque ridotto le emissioni senza l’impegno vincolante della sua ratifica, le hanno invece aumentate rispetto al 1990; e la Cina le ha triplicate. Nel dicembre del 2015, alla «Conferenza sui cambiamenti climatici» delle Nazioni Unite (COP21), i 196 Paesi partecipanti hanno siglato all’unanimità un patto globale, chiamato Accordo di Parigi, con l’o-

anidride carbonica da altre fonti 20%

anidride carbonica da combustibili fossili 57%

trasporti 13%

produzione di energia 26%

agricoltura 14%

industria 19%

biettivo generale di «mantenere l’incremento della temperatura media globale molto sotto i 2 °C al di sopra dei livelli preindustriali e di perseguire sforzi per limitare l’incremento della temperatura media globale a 1,5 °C al di sopra dei livelli preindustriali». L’Accordo prevede che ciascun Paese fissi su base volontaria i propri obiettivi di riduzione delle emissioni al 2030 (i cosiddetti INDC, Intended Nationally Determined Contributions). I Paesi sono chiamati periodicamente a fare delle «revisioni al rialzo» dei loro INDC, ma non sono previste sanzioni in caso di inadempienza. L’Accordo è entrato in vigore nel 2016, dopo che almeno 55 Paesi che producono oltre il 55% delle emissioni di gas serra l’hanno ratificato. Se questa è una buona notizia, tuttavia gli impegni di riduzione presi dagli Stati non sono sufficienti a contenere la temperatura dell’atmosfera terrestre entro i limiti stabiliti. La riduzione delle emissioni ottenuta sommando gli obiettivi dei singoli INDC, anche qualora rispettata, porterebbe alla fine del secolo a un riscaldamento globale medio di almeno 2,7 °C rispetto ai livelli preindustriali.

LEGGI L’IMMAGINE Quale organismo internazionale ha organizzato la Conferenza di Madrid? ▶

Durante la Conferenza sui cambiamenti climatici COP25 di Madrid, nel 2019, i Paesi dovevano definire le regole per l’applicazione dell’Accordo di Parigi, ma non hanno trovato un accordo sui metodi per verificare la riduzione delle emissioni. La discussione è rimandata alla COP26, che si terrà a Glasgow (Gran Bretagna) nel 2020.

RIDURRE LE EMISSIONI DI GAS SERRA

proteggere l’umanità da possibili effetti negativi del riscaldamento atmosferico

1. LAVORA CON LA MAPPA Sottolinea nella mappa gli interventi che sono mirati a mitigare il riscaldamento dell’atmosfera.

provvedimenti politici

cambiamento delle fonti di energia

2. Che cosa impone il principio di precauzione?

ricerche tecnologiche

maggiore efficienza energetica

3. Quali accordi internazionali sono attualmente in vigore per ridurre le emissioni di gas serra?

mediante 17% diboscamento

Nell’ottobre del 2016 è stato sottoscritto da 170 Paesi l’Accordo di Kigali (Ruanda) sulla riduzione progressiva dell’uso degli idrofluorocarburi (HFC), che hanno sostituito i clorofluorocarburi (CFC), responsabili del cosiddetto «buco nell’ozonosfera», messi al bando dal Protocollo di Montreal del 1987. Gli HFC immessi nell’atmosfera (tramite frigoriferi, condizionatori d’aria ecc.) sono gas serra con un potenziale di riscaldamento globale oltre 100 volte superiore a quello dell’anidride carbonica. L’Accordo di Kigali ha un potere vincolante. Si ritiene che la messa al bando degli HFC rappresenti un passo concreto nella mitigazione all’aumento delle temperature. Secondo alcune stime, se gli HFC saranno sostituiti da gas con un potenziale di riscaldamento globale minore, si potrebbe ridurre di 0,5 °C l’incremento della temperatura media atmosferica previsto dall’IPCC per il 2100.

Guida allo studio per

metano 14%

Interazioni fra geosfere e cambiamenti climatici

EDUCAZIONE CIVICA

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