Irene Scaravelli
LL
Laboratorio sulle nuove edizioni e novità 2021
ITER HISPANICUM 226 trattato dell’Ebro
509 nascita della Repubblica
25-19 pacificazione della Spagna sotto Augusto 44 morte di Cesare
27 inizia il principato di Augusto
a.C.
98 Traiano imperatore
117 Adriano imperatore
d.C.
Augusta Emerita Nel 25 a.C., al termine della conquista della Penisola Iberica, Augusto fonda la colonia di Augusta Emerita (oggi Mérida) presso un abitato dei Celtiberi, una popolazione celtica della Spagna centrale. La nuova città romana deve il proprio nome all’imperatore che l’ha fondata e ai legionari che la vanno ad abitare: i veterani emeriti che, al termine Il teatro romano di Mérida: la frons scaenae.
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duo
di un lunghissimo servizio militare, sono congedati con un premio in terre e in denaro per aver combattuto valorosamente. Augusta Emerita diventa la capitale della provincia romana della Lusitania, la regione più occidentale dell’Impero Romano. Già nel I sec. d.C. è una delle più importanti città
AUGUSTA EMERITA
di tutto l’Impero. Al tempo degli imperatori di origine spagnola Traiano e Adriano (inizio del II sec. d.C.) diventa il cuore dei traffici commerciali della provincia, grazie all’ammodernamento della via delapidata (l’odierna Ruta de la Plata), una delle maggiori arterie commerciali che collega il nord e il sud del vasto territorio iberico controllato dai Romani. Mérida è costruita su modello di Roma ed è arricchita da edifici grandiosi, racchiusi in una possente cinta muraria: strutture per l’intrattenimento (teatro e anfiteatro) si alternano a edifici pubblici e religiosi (il forum, un arco monumentale, numerosi templi) e a opere di ingegneria civile (ponti, dighe, acquedotti).
Il teatro TEATRO E ATTORI p. 4
Per volontà del console Agrippa (marito di Giulia, figlia di Augusto), nel 16 a.C. iniziano i lavori di costruzione del teatro. Con un diametro di 95 metri, quest’imponente edificio può ospitare fino a 6000 spettatori, distribuiti su tre ordini di gradini. La scena (frons scaenae) è sicuramente l’elemento architettonico più spettacolare: alta 30 metri, ha due ordini di colonne corinzie in marmo policromo. È stata ristrutturata in almeno due occasioni: alla fine del I secolo d.C. e a metà del IV. Tra colonna e colonna sono collocate statue di divinità, mentre al centro campeggia una bella scultura di donna seduta, tradizionalmente identificata con la dea Cerere (ma più probabilmente si tratta del ritratto di una
imperatrice). Nella scena si aprono tre porte: una centrale (valvae regiae), attraverso cui entrano in scena gli attori principali, e due laterali (valvae hospitales), per l’ingresso delle figure di minor rilievo.
L’arco di Traiano Un imponente arco a tutto sesto IN LATINO in granito si apre nel punto in cui cardo maximus: termina il cardo maximus: è l’innell’urbanistica romana asse viario principale in gresso monumentale al principale direzione nord-sud, che tempio cittadino, dedicato al culto si incrocia ad angolo dell’imperatore. Alto quasi 15 meretto con il decumanus maximus, l’asse viario tri, è straordinariamente ben conprincipale in direzione servato. Nella struttura originale, est-ovest. interamente rivestita da lastre di marmo, andate perdute nel corso del tempo, l’ampio varco centrale (fornix) era affiancato da due archi laterali più piccoli. In architettura l’arco è una struttura portante, a forma curva, che si appoggia su due sostegni verticali, detti piedritti. Particolarmente apprezzato dai Romani per la sua robustezza e versatilità, viene utilizzato per le costruzioni pubbliche e private e per le grandi opere di ingegneria civile, come gli acquedotti. Soprattutto in età imperiale, l’arco è spesso eret- I TRIONFI to per celebrare le imprese e le vittorie dei generali e p. 6 degli imperatori (arco trionfale). Oltre alla sua funzione strutturale, quindi, l’arco romano acquista un nuovo significato, legato al concetto di trionfo. L’arco monumentale di Mérida. Conosciuto come arco di Traiano, sembra sia stato in realtà costruito sotto l’impero di Tiberio (prima metà del I sec. d.C.).
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ITER HISPANICUM
Teatro e attori
Teatro romano di Bosra (Siria), 150-200 d.C.
La struttura originaria del teatro romano I teatri romani in origine erano costruzioni provvisorie in legno, allestite in occasione delle rappresentazioni e smantellate subito dopo. Spesso si trattava di strutture molto semplici, costituite da un palcoscenico (pulpĭtum) e un fondale (scaena); il pubblico assisteva agli spettacoli stando in piedi, secondo l’austero costume romano; in seguito furono predisposti dei sedili e le prime file vennero riservate ai senatori. Fu Pompeo, nel 55 a.C., a edificare il primo teatro stabile, in pietra, che poteva contenere circa ventisettemila spettatori. La struttura del teatro romano derivava da quella del teatro greco: oltre al pulpĭtum e alla scaena c’erano la cavĕa (una gradinata semicircolare, in cui trovava posto la gente comune) e l’orchestra (una specie di platea, riservata ai senatori). A differenza di quelli greci, però, i teatri romani sorgevano in luoghi pianeggianti e l’inclinazione della cavĕa era creata artificialmente, senza sfruttare un pendio naturale: un segno dei progressi tecnici raggiunti dai Romani in campo architettonico. La scaena rappresentava le facciate degli edifici in cui si svolgeva l’azione (case, templi ecc.) e gli attori entravano e uscivano attraverso tre porte,
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quattuor
corrispondenti ad altrettanti interni immaginari; altre due porte, ai lati del palco, conducevano nella finzione scenica al porto (portus, alla sinistra del pubblico) e alla piazza cittadina (forum, a destra). In origine il fondale era solo dipinto, ma nei teatri in muratura aveva un aspetto monumentale ed era decorato con colonne, statue e nicchie. Per rendere la scenografia più varia si usavano i “girevoli” (le periaktoi, trascrizione di una parola greca): pannelli dipinti che, ruotati, cambiavano l’ambientazione passando, per esempio, dal fondale della piazza a quello del porto. Le rappresentazioni si svolgevano di giorno e l’illuminazione era fornita dalla luce del sole, mentre il pubblico stava all’ombra grazie al velarĭum, un telone di lino che copriva la cavĕa. Gli spettacoli erano resi più allettanti grazie a veri e propri effetti speciali, già adottati nei teatri greci: se doveva apparire una divinità celeste, per esempio, si calava dall’alto l’attore con un argano (machĭna), mentre una botola sul palco serviva per l’entrata in scena di personaggi dell’oltretomba. Il pubblico non pagava nulla, perché le rappresentazioni erano a spese dello Stato: gli spettatori, che passavano a teatro intere giornate, si COMPITO portavano da casa cibo, bevande e cuscini, per stare DI REALTÀ p. 7 più comodi sui sedili di pietra.
TEATRO E ATTORI
Il ruolo della musica I Romani amavano le rappresentazioni ricche di canti e balletti, con scene movimentate e intrecci avventurosi. La musica, in particolare, aveva un grande ruolo: un flautista (tibīcen), suonando le tibĭae (uno strumento a fiato composto da due canne), seguiva gli attori sul palco, spostandosi insieme a loro e sottolineando i vari momenti della rappresentazione con suoni di tonalità diverse.
La professione di attore La professione di attore nell’antica Roma, a differenza di quanto avveniva in Grecia, era considerata infamante: chi la praticava perdeva diritti politici e giuridici. In genere le commedie e le tragedie erano interpretate da schiavi o liberti, mentre gli uomini liberi recitavano nelle Atellanae. Le Atellanae erano forme teatrali d’improvvisazione, con personaggi fissi (come Dossennus, il gobbo furbo, Pappus, il vecchio rimbambito, Maccus, il mangione sciocco) che avevano ciascuno una propria maschera e un proprio costume. Anche un altro genere teatrale, il mimo (mimus), aveva dei personaggi fissi, riconoscibili dal loro costume: per esempio, il mimus (cioè l’attore di mimo) albus era vestito tutto di bianco, mentre il centunculus indossava un costume variopinto. A differenza degli altri generi teatrali, nel mimo le parti femminili erano interpretate da donne, non da uomini travestiti; spesso come attrici erano ingaggiate delle prostitute e gli spettacoli si trasformavano di frequente in spogliarelli (nudationes mimarum). Il pubblico gradiva molto queste rappresentazioni, che conobbero la massima fioritura alla fine della Repubblica, soppiantando l’Atellana. Gli attori erano organizzati in compagnie (greges o catervae), sotto la direzione di un capocomico (dominus gregis). Le compagnie teatrali più importanti e prestigiose avevano anche un regista (con-
Inquadrami per guardare audio e video di questa lezione
ductor) e un responsabile dell’allestimento e dei costumi (chorāgus). Spesso l’interpretazione di uno stesso personaggio era affidata a due attori: l’histrio curava la mimica, muovendosi in maniera elegante (la parola latina sembra derivare dall’etrusco ister «ballerino»), mentre il cantor dava voce al personaggio, nelle parti cantate o recitate. I veri artisti tra gli histriones e i cantores seguivano una scrupolosa preparazione, allenando la voce e osservando diete speciali per mantenere il corpo agile e snello. Nonostante le difficoltà e il marchio d’infamia sulla loro professione, gli attori più bravi accendevano l’entusiasmo del pubblico, conquistando ricchezza e fama.
I diversi tipi di fabula La tragedia di ambientazione greca si chiamava fabŭla cothurnata, perché gli interpreti calzavano i cothurni, lunghi stivali con la suola alta, che davano a tutti un aspetto imponente, degno del contenuto tragico dell’opera. La fabŭla praetexta era invece la tragedia di ambientazione romana, in cui gli attori vestivano la toga praetexta, cioè orlata di una larga fascia di porpora, l’abito dei magistrati nelle occasioni solenni. Nella commedia gli attori ai piedi portavano il soccus, una calzatura bassa, di uso comune: se avevano la toga, l’abito ufficiale del cittadino romano, la commedia era ambientata a Roma ed era detta fabŭla togata, mentre se indossavano un corto mantello alla greca, il pallium, l’ambientazione era greca e la commedia si chiamava fabŭla palliata. Rilievo con maschere teatrali da Ostia (II sec. d.C.). Musei Vaticani.
Cymbala, piccoli piattini conici in bronzo, dal suono scintillante, suonati in genere con una mano sola (Napoli, Museo archeologico Nazionale).
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ITER HISPANICUM
I trionfi Una lunga processione La cerimonia del trionfo era l’onore più grande che si poteva accreditare a un comandante e al suo esercito. Si trattava di un rito con cui si celebrava una vittoria e se ne esaltava l’artefice, attraverso un grandioso riconoscimento pubblico da parte del Senato e del popolo. Il trionfo aveva origini antiche, probabilmente etrusche, e consisteva essenzialmente in una lunga e fastosa processione che, snodandosi attraverso le principali vie di Roma, attraversava la città, per salire infine sul colle del Campidoglio dove si svolgeva un solenne sacrificio presso il tempio di Giove Capitolino. I primi a sfilare, al suono delle trombe (tubae), erano le più alte cariche dello stato e i senatori. Seguivano le vittime da sacrificare: per il rito erano necessari tori bianchi o almeno provvisti di una macchia bianca sulla fronte. Tra le cose che sicuramente impressionavano di più gli spettatori c’era l’esibizione del bottino di guerra e dei prigionieri in catene. Su carri e portantine venivano offerte allo sguardo meravigliato del pubblico le ricchezze razziate al nemico: se ne potevano leggere entità e provenienza su grandi cartelli (titŭli). Altri pannelli illustrati, veri e propri diari di guerra figurati, esponevano le principali fasi della campagna militare appena conclusa: le battaglie, gli assedi, la cattura dei comandanti nemici, gli atti di eroismo. Anche se nulla è rimasto di questo materiale, possiamo farcene un’idea dai rilievi scolpiti che ne imitano il contenuto. Insieme al bottino venivano esibiti i prigionieri di alto rango e i condottieri nemici in catene, che sarebbero stati messi a morte alla conclusione del trionfo. Il comandante vittorioso occupava la posizione centrale del
Skyphos in argento con decorazione a rilievo: il trionfo dell’imperatore Tiberio. Fine I sec. a.C.inizi I secolo d.C. Museo del Louvre, Parigi.
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Corona a foglie di quercia d’oro, conservata al Museo Archeologico Nazionale di Taranto.
corteo. Sfilava su una quadriga, preceduto da musici e littori che recavano le insegne del potere, i fasci. Il trionfatore appariva talvolta come un Giove incarnato: vestito di porpora, con il volto tinto di rosso, incoronato d’alloro e munito di scettro; uno schiavo gli reggeva sul capo un’immagine alata della dea Vittoria. Seguivano gli ufficiali e i soldati in divisa da guerra.
Eccezioni alla regola Solo in questa circostanza alle truppe era consentito di sovvertire le regole della rigida disciplina militare: come in una specie di rovesciamento carnevalesco i soldati prendevano in giro il loro comandante con canti e grida. Famosa è la frase, che riporta Svetonio, usata dai legionari di Giulio Cesare durante il suo trionfo dopo le campagne di Gallia: «Cittadini, occhio alle vostre mogli! Portiamo in trionfo un adultero calvo!» (Urbani, servate uxores, moechum calvum adducĭmus!). Solamente il Senato poteva concedere a un imperator il trionfo che, secondo la tradizione, veniva attribuito solo in presenza di alcuni requisiti: era necessario aver ucciso in battaglia almeno 5000 nemici e il generale doveva rivestire
L’imperatore Tiberio, in piedi sulla quadriga, è incoronato dal servus publicus.
I TRIONFI
Nel corteo trionfale i portatori esibiscono i trofei strappati al tempio di Salomone a Gerusalemme.
Roma, arco di Tito, rilievo all’interno del fornice. L’arco venne eretto dal Senato dopo la morte dell’imperatore, nell’81 d.C. e commemora il trionfo celebrato da Tito insieme a Vespasiano
una delle principali magistrature. Già a partire dal I secolo a.C., tuttavia, le antiche regole cominciarono a non essere scrupolosamente rispettate e l’attribuzione del trionfo servì spesso come arma politica, per conferire maggior prestigio e credibilità a un candidato piuttosto che a un altro .
Gli archi di trionfo La principale testimonianza archeologica del rito del trionfo sono i celebri archi che si possono ancora oggi ammirare a Roma e in molte altre città dell’Impero. Durante il periodo della Repubblica gli
L’arco sulla destra della composizione, sormontato da due quadrighe, è da identificare come la porta triumphalis il punto in cui aveva inizio la processione del trionfo, a significare che il corte descritto si sta avviando a iniziare la cerimonia.
archi erano delle costruzioni provvisorie in legno che venivano sospese sulla strada attraverso la quale passava il corteo trionfale e smantellate dopo la cerimonia; gli archi permanenti di cui si fa menzione durante la Repubblica sono chiamati fornĭces e non erano elevati per perpetuare la gloria del trionfo, ma per onorare un cittadino illustre o come elementi decorativi fini a se stessi. Durante l’Impero gli archi di trionfo furono convertiti in edifici permanenti in marmo; all’inizio furono poco elevati e molto semplici, con un solo passaggio; in seguito divennero giganteschi e si impreziosirono di rilievi e statue.
COMPITO DI REALTÀ L’EREDITÀ DEL TEATRO ROMANO Attività Ideazione e realizzazione di un pieghevole. Consegna Il teatro di Mérida ospita ogni anno il Festival internazionale del teatro classico, durante il quale vengono messe in scena soprattutto commedie e tragedie greche e romane. La classe ha il compito di ideare e realizzare un pieghevole multilingue che illustri la storia del teatro, ne descriva l’architettura e dia informazioni sulla nascita
e l’evoluzione del festival di Mérida. Il pieghevole dovrà essere pensato per un pubblico di studenti di altre scuole, non soltanto italiane. Il pieghevole prodotto verrà presentato in una breve esposizione orale. Indicazioni operative (attività in cooperative learning) Dividetevi in piccoli gruppi (2-4 persone) e nominate un referente che coordini le attività dei gruppi. Potete distribuire le attività nel seguente modo: ✔ un primo gruppo si occuperà
di ricercare in rete le informazioni e le immagini necessarie ✔ un secondo gruppo stenderà i testi informativi a partire dalle informazioni in rete e presenterà la parte italiana del pieghevole ✔ un terzo e un quarto gruppo tradurranno i testi in due diverse lingue e presenteranno il lavoro nella lingua di riferimento ✔ un quinto gruppo realizzerà il pieghevole. septem
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Lezione La 2a declinazione I nomi in -us della 2a declinazione Il complemento di causa
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Genius loci
Affresco raffigurante un genio alato che trasporta una donna sulle spalle, dalla Casa del Naviglio a Pompei, I secolo a. C.
Nella religione romana il genius è una figura centrale: è il dio particolare di ogni uomo, che sovrintende a tutti gli atti della sua vita, dalla nascita alla morte. Anche le località hanno una loro vita nel tempo e possiedono quindi il loro nume tutelare, il genius loci («il dio del luogo») appunto, che consolida e custodisce la loro tranquillità.
IN TEORIA La 2a declinazione Osserva gli esempi: Audītur ventus «Si ode il vento» Venti sonus fortis est «Il suono del vento è forte». Sono evidenziati due casi di ventus «vento», un nome della 2a declinazione. Tutti i nomi della 2a declinazione hanno la terminazione del genitivo singolare in -i. Presentano uscite diverse al nominativo singolare: • molti nomi maschili e alcuni femminili in -us • alcuni nomi maschili in -er e in -ir ( p. 00) • tutti i nomi neutri in -um ( p. 00).
I nomi in -us della 2a declinazione I nomi maschili e femminili in -us si declinano come ventus, -i. NOMINATIVO GENITIVO DATIVO ACCUSATIVO VOCATIVO ABLATIVO
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octo
ventus venti vento ventum vente ventō
il vento del vento al vento il vento o vento con il vento
venti ventōrum ventis ventos ventis ventis
i venti dei venti ai venti i venti o venti con i venti
ITER HISPANICUM LEZIONE
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Hanno il vocativo singolare in -i (e non in -ie) i nomi filius «figlio» e genius «genio»: O fili «O figlio» O geni «O genio» e i nomi propri in -ĭus, come Vergilius o Antonius: O Vergili «O Virgilio» O Antoni «O Antonio». Alcuni nomi maschili esistono solo al plurale (pluralia tantum) e corrispondono talvolta in italiano a singolari: liberi, -orum «figli» Delphi, -orum «Delfi» Pompeii, -orum «Pompei».
METE / filius p. 000
IN PARTICOLARE Il vocativo non esce in -e (come nei nomi in -us, per esempio vente), ma è uguale al nominativo: puer «o ragazzo».
Altri hanno significati diversi al singolare e al plurale: ludus, -i «gioco, scuola» ludi, -orum «giochi, gare» locus, -i «luogo» loci, -orum «passi di un libro». Con i pluralia tantum il verbo è concordato al plurale: Pompeii in Campaniā sunt «Pompei è in Campania». Come con i nomi di città e piccola isola della 1a declinazione ( p. 00), il complemento di stato in luogo è espresso con il locativo (equivalente al genitivo singolare) o, nei nomi plurali, con l’ablativo semplice: Deli maneo «Rimango a Delo» Vivĭmus Pompeiis «Viviamo a Pompei».
Il complemento di causa Il complemento di causa indica il motivo per cui si compie un’azione o avviene un fatto. In italiano è introdotto dalle preposizioni «per», «di», «a», «con», «da» o da espressioni come «a causa di», «in seguito a» ecc.: «Per il disordine non riesco a capire più nulla» «Eravamo fradici di pioggia» «A causa dello sciopero non c’è stata lezione». IN ITALIANO
IN PRATICA P. 000
In latino il complemento di causa è espress con: • l’ablativo semplice: Victoriā exsultamus «Esultiamo per la vittoria» Inopiā cibi laborant «Soffrono per la mancanza di cibo» • ob o propter + l’accusativo: Ob ventum frigus est «A causa del vento fa freddo» Propter morbum paucum edo «In seguito a una malattia mangio poco» • prae + l’ablativo, quando la causa è di impedimento a qualche cosa (causa impediente): Prae lacrimis non video «A causa delle lacrime non vedo» Prae somno discipulae attentae non sunt «Per il sonno le allieve non sono attente». novem
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La 2a declinazione
I nomi in -us della 2a declinazione
Il complemento di causa
IN PRATICA filius
METE figlio
son
fils
Sohn
hijo
L’inglese son e il tedesco Sohn hanno in comune la radice indoeuropea *seue- «far nascere» (cfr. il greco hyiós «figlio»). Dal latino filius derivano l’italiano figlio, il francese fils e lo spagnolo hijo. Nello spagnolo hijo sono evidenti due fenomeni fonetici ricorrenti in questa lingua, cioè le trasformazioni • della f iniziale in h (un tempo aspirata, oggi muta), come nel verbo hacer «fare», derivato da facĕre; • del gruppo li in j, come in mejor «migliore», derivato da melior. Secondo gli studiosi queste trasformazioni sono dovute all’interferenza delle lingue parlate nella penisola iberica prima dell’arrivo dei Romani.
1 IN ITALIANO Come si chiama il fenomeno fonetico ( anche p. 00) presente nel passaggio dal latino filius all’italiano «figlio»? 2
Gli stessi fenomeni fonetici riscontrati nel passaggio dal latino filius allo spagnolo hijo si ritrovano in altre parole. Cerca nel vocabolario di spagnolo l’etimologia latina dei seguenti termini. IN SPAGNOLO
harina ajo ceja hembra hoja
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herir humo
horno
huir
mujer
Altro esercizio per arrivare a piè pagina? Testo finto testofinto te testofintotesto finto te stofintotestofi. IN ITALIANO
parola
1
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parola
parola
parola
parola
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Lessico di base Memorizza i seguenti nomi maschili e declinane a voce alta tre a tua scelta. animus, -i
animo, coraggio
locus, -i
luogo
avus, -i
nonno
ludus, -i
gioco, scuola
cibus, -i
cibo
lupus, -i
lupo
digitus, -i
dito
murus, -i
muro
dolus, -i
inganno
nuntius, -ii
messaggero
dominus, -i
padrone, signore
ramus, -i
ramo
equus, -i
cavallo
servus, -i
schiavo
filius, -ii
figlio
socius, -ii
compagno, alleato
gladius, -ii
spada
sonus, -i
suono
legatus, -i
ambasciatore
ventus, -i
vento
suono sound son Klang sonido
Lessico di base Memorizza i seguenti nomi maschili pluralia tantum o che hanno significati diversi al plurale. liberi, -orum
figli
ludi, -orum
giochi, gare
Delphi, -orum
Delfi
Pompeii, -orum
Pompei
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decem
ITER HISPANICUM LEZIONE
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LE PAROLE DEL TEATRO
ludi Muse con maschere teatrali, particolare del rilievo di un sarcofago del II sec. d.C. Berlino, Altes Museum. CITTADINI DI IERI E DI OGGI
AGENDA Credi che ci possa essere un collegamento tra l’istituzione dei ludi e l’articolo 9 della Costituzione italiana («La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.»)? Quale?
A ciascuno i suoi giochi I Romani chiamavano ludi i giochi pubblici, organizzati nei teatri, nei circhi o negli anfiteatri, in occasione di ricorrenze religiose o politiche, allo scopo di intrattenere e divertire il popolo. Inizialmente i ludi erano feste sacre celebrate in onore delle divinità, per propiziarne il favore o come ringraziamento per la benevolenza dimostrata nei confronti della cittadinanza. Sempre di carattere sacro, ma di ambito priva-
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A partire dal nome del lessico di base, rintraccia due o tre parole italiane della stessa famiglia lessicale; poi, scrivi una frase per ogni parola. L’esercizio è avviato. FAMIGLIA DI PAROLE
cibus equus ludus murus sonus
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to, erano i ludi funebres, feste celebrate in onore dei defunti delle famiglie di alto rango sociale. Muse con maschere teatrli, particolare del rilievo di un sarcofago del II sec. d.C. Berlino, Altes Museum. I giochi pubblici si distinguevano invece a partire dal luogo in cui venivano organizzati: i ludi circenses, nel circo; i ludi scaenici o theatrales, in teatro; i ludi gladiatorii e le venationes (i combattimenti con le fiere nell’anfiteatro.
cibo, cibarsi, .... .... . ..cibaria, .. . .. . .. .. . .. . .. . .. .. . ..cibario, . .. .. . .. . .. .cibatura .. .. . . .. . . . . . . . . . . . . . . . . .
Tutte . . . . . . . . .le . . .cibarie . . . . . . . . . . .nella . . . . . . . .stiva . . . . . . . .sono . . . . . . . . marcite. .....................
.. .... .. .. . . .. . .. .. . .. . .. .. . .. . .. . .. .. . .. . .. .. . .. . .. . . .. . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . ..
.. .... .. .. . . .. . .. .. . .. . .. .. . .. . .. . .. .. . .. . .. .. . .. . .. . . .. . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . ..
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.. .... .. .. . . .. . .. .. . .. . .. .. . .. . .. . .. .. . .. . .. .. . .. . .. . . .. . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . ..
Lessico di base Memorizza i seguenti nomi maschili pluralia tantum o che hanno significati diversi al plurale. Aegyptus, -i
Egitto
humus, -i
terra, suolo
Cyprus, -i
Cipro
laurus, -i
alloro
fagus, -i
faggio
populus, -i
pioppo
Lessico di base Memorizza i seguenti aggettivi femminili e declinane a voce alta uno a tua scelta. arida
arida, secca
nitida
splendente, rigogliosa
dura
dura
periculosa
pericolosa
montuosa
montuosa
umida
umida undecim
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La 2a declinazione
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I nomi in -us della 2a declinazione
Il complemento di causa
Indica caso, numero e funzione logica dei seguenti nomi del lessico di base; poi traduci in tutti i modi possibili, come nell’esempio.
cibum accusativo singolare, complemento oggetto «il cibo» digiti • gladiorum • animo • cibis • filios • sonorum • Delphis • nuntiis • lupi • eque • legatorum • a sociis • gladios • ab avo • servum • muris • animi • domine • nuntios • legatus • ramis • in ludo • soni • ventum ESEMPIO
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Analizza le seguenti espressioni in italiano, indicando la loro funzione logica e il corrispondente caso latino; poi traduci con i nomi del lessico di base. L’esercizio è avviato. E S E M P I O del cavallo complemento di specificazione, genitivo singolare «equi» di un ramo • un ambasciatore (sogg.) • sul muro • o padrone • per lo schiavo (compl. di vantaggio) • nel cibo • le dita (compl. ogg.) • di spade • con i cavalli (compl. di compagnia) • dagli alleati (compl. d’agente) • dei messaggeri • del suono • o lupo • con l’inganno (compl. di mezzo) • ai figli • o schiavo • le spade (sogg.) • ai cibi • del vento • per le spade (compl. di causa) • o ambasciatore • del gioco • a scuola • rami (sogg.) • ai muri
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Declina i seguenti nomi femminili della 2a declinazione in -us con i loro aggettivi concordati (che seguono la 1a declinazione). Sia i nomi sia gli aggettivi fanno parte del lessico di base.
Aegyptus arida • populus alba • humus umida • laurus nitida
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Traduci le seguenti frasi che comprendono solo il lessico di base.
1. Socius equum legato dat. 2. Nunc non sunt nuntii Romae. 3. Socii animus laudatur a legato. 4. Servus gladium habet et filio dat. 5. In Aegypto periculosae ferae sunt. 6. Auditur venti sonus in silvae ramis. 7. Cyprus insula montuosa et umida est. 8. Per socios saevam pugnam vincimus. 9. Per servum a domino epistulae filio mittuntur. 10. In pugna copiae sagittarum muro pelluntur. 11. In arida Aegypto humus fagos laurosque non praebet. 12. Umbram non altarum populorum, sed amplarum fagorum agricolae amant.
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Traduci le seguenti frasi che comprendono solo il lessico di base.
1. Ora desiderate cibo. 2. Udiamo il suono del vento. 3. Prendo il cibo con le dita. 4. I cavalli del padrone fuggono. 5. Gli ambasciatori accolgono i messaggeri. 6. Il figlio dello schiavo è punito dalla padrona. 7. Gli alleati sono uccisi con un inganno.
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Scrivi tre frasi in latino con il lessico di base studiato.
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Lessico di base Memorizza i seguenti nomi maschili e declinane a voce alta tre a tua scelta. agnus, - i
agnello
modus, -i
modo, misura
amicus, -i
amico
morbus, -i
malattia
deus, -i
dio
numerus, -i
numero
discipulus, -i
allievo
oculos, -i
occhio
fluvius, -i
fiume
philosophus, -i
filosofo
fumus, -i
fumo, vapore
pŏpulus, -i
popolo
medicus, -i
medico
scopulus, -i
masso, scoglio
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Indica a quali nomi del lessico di base sono legati i seguenti aggettivi italiani; poi, con l’aiuto del vocabolario, spiegane il significato. L’esercizio è avviato. FAMIGLIA DI PAROLE
E S E M P I O modico l’aggettivo italiano è legato al nome latino modus «misura» e anche «limite»; significa «misurato, moderato» e quindi «esiguo, limitato, non eccessivo» fluviale • oculato • morboso
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Lessico di base Memorizza i seguenti nomi femminili della 1a declinazione e declinane a voce alta uno a tua scelta.
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desidia, -ae
pigrizia
penuria, -ae
scarsezza
diligentia, -ae
diligenza
pila, -ae
palla
inopia, -ae
povertà
ripa, -ae
riva
Lessico di base Memorizza i seguenti verbi delle quattro coniugazioni e coniuga a voce alta l’indicativo presente attivo e passivo di due a tua scelta. curro, -is, -ĕre
correre
fundo, -is, -ĕre
versare, spandere, battere
defendo, -is, -ĕre
difendere
laboro, -as, -are
faticare, soffrire
exsulto, -as, -are
saltare, esultare
operio, -is, -ire
coprire
fingo, -is, -ĕre
creare, fingere
prohibeo, -es, -ēre
allontanare, proibire
fleo, -es, -ēre
piangere
vasto, -as, -ar
devastare
IN ITALIANO
Sottolinea in ciascuna frase il complemento di causa.
1. Te ne ho parlato proprio per questo. 2. Per colpa di un gradino ha perso l’equilibrio. 3. Guardando la serie in TV siamo morti dal ridere. 4. Con tutta questa confusione non riusciamo a concentrarci. 5. Per protesta contro i salari troppo bassi gli operai sono in sciopero. 6. Per il prezzo troppo elevato dei voli nel periodo natalizio abbiamo rinunciato alla vacanza.
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IN ITALIANO
Nelle seguenti frasi sottolinea il complemento di causa e cerchia il complemento di
mezzo.
1. Si è ferito con un martello. 2. Nella casa in montagna si moriva di freddo. 3. Il torneo è stato sospeso per via della pioggia. 4. Per la paura di sbagliare ha fatto scena muta all’interrogazione. 5. Il commendatore vive di rendita. 6. Con tutto quel baccano siamo riusciti a spaventare i ladri.
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Sottolinea nelle seguenti frasi che comprendono solo il lessico di base il complemento di causa. Attenzione! Alcune frasi ne sono prive. Poi traduci.
1. Superbiā pecco, veniam peto. 2. Servorum minis fessa sum. 3. Magna est PS legati ira ob iniuriam. 4. Philosophi discipulos monent. 5. Avus modum diligit veniam petĕre significa in puellarum ludo. 6. Agni cerā fingi possunt («possono»). 7. In fluvii ripa «chiedere perdono». puellae pila ludunt. 8. Aurigae vincunt et victoria exsultant. 9. Fagi populique aquae penuria laborant. 10. Athenae philosophis athletisque clarae erant. 11. Prae fumo nautae scopulos non vident. 12. A magistra puella ob diligentiam laudatur. 13. Athleta prae morbo currere non potest («può»). 14. A piratis propter inopiam Siciliae orae vastantur. 15. Altra frase altra frase altra frase altra frase altra frase altra frase altra frase altra frase altra frase altra frase 16. Altra frase altra frase altra frase altra frase altra frase altra frase altra frase tredecim
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La 2a declinazione
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I nomi in -us della 2a declinazione
Il complemento di causa
Traduci le seguenti frasi che comprendono solo il lessico di base.
1. Per la tristezza versiamo molte lacrime. 2. I padroni sono difesi dagli schiavi. 3. Il poeta scrive una lettera a un amico. 4. Il padrone loda il figlio per la laboriosità. 5. La ragazza era felice delle lettere delle amiche. 6. Lo schiavo non dorme per le molte preoccupazioni. 7. Gli aurighi corrono più lentamente (tardĭus) a causa della via lunga. 8. Gli dèi non amano gli inganni.
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Declina il sostantivo indicato e, quando richiesto, concorda con esso l’aggettivo suggerito. Poi traduci aiutandoti con il vocabolario in appendice. L’esercizio è avviato.
1. Medicus puellae (morbus, -i, m.) . . . .morbum . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . . . curat. 2. In pugna clipeus (gladius, -i, m.) .. . .. . .. .. . . . .. . . . . . . . . . . . . transfingitur. 3. (altus, -a, -um • populus, -i, f.) .. . .. .. . .. . ... . . . .. . . . . . . . . in villae horto crescunt. 4. Saepe lupi cibi inopiā agricolarum (agnus, -i, m.). . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . devorant. 5. Agricola frustra (avv.) (aridus, -a, -um • humus, -i, f.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . colit. 6. (servus, -i, m.). .. . .. . .. .. . .. . .. .. . .. . .. . . penuria domini ruina est. 7. (procerus, -a, -um • mālus, -i, f.) .. .. . .. . ... . . . . . . . . . . . . . . . . frondosi rami umbram praebent. 8. Pluvia cum (ventus, -i, m.) .. . .. .. . .. . .. .. . .. .. . . . .. . . . pavidas ancillas terret. 9. Ptolemaeus (opulentus, -a, -um • Aegyptus, -i, f.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . dominus est. 10. In (antiquus, -a, -um • Delphi, -orum, m.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . philosophi sunt.
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Declina il sostantivo indicato e, quando richiesto, concorda con esso l’aggettivo suggerito. Poi traduci aiutandoti con il vocabolario in appendice. L’esercizio è avviato.
1. Servi prae fumo dominum non vident neque familiam adiuvant. 2. Sociorum ignaviā copiae ab inimicis vincuntur. 3. Lucretia a Sexto Tarquinio violatur et ob infamiam se («si») interficit. 4. Contumeliae animos incendunt et discordias parant. 5. Athenarum incolis Neptunus equum donat, Minerva oleam. 6. Propter pluvias fluvius campos inundat. 7. Mercurius deorum nuntius est et saepe dolo agit. 8. Ob liberorum intemperantiam dominus Romam relinquit. 9. Amici irā concordiam amittunt. 10. Nautae pelagi altis undis terrentur. 11. In Neptuni arā taurus a tyranno immolatur. 12. Ob poenae duritiam captivus animam efflat. 13. Tarentini Pyrrhi superbiā a Roma-nis superantur. 14. Italiae orae multis pinis circumdantur.
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CHI SONO?
Secondo la tradizione, la bella e onesta Lucrezia, era moglie di Lucio Collatino, cugino del re Tarquinio il superbo. Il figlio stesso del re, Sesto Tarquinio, si invaghì di lei e le usò violenza. Per il disonore Lucrezia si tolse la vita e il suo sacrificio scatenò l’insurrezione che cacciò i Tarquini da Roma decretando la fine della monarchia.
Fai l’analisi logica delle seguenti frasi, poi traduci, aiutandoti con il vocabolario in appendice.
1. In villae angulo a domino thesaurus occultatur. 2. Theseus per Ariadnam Minotaurum gladio necat. 3. Agricolae advenis placentas cum caseo libenter («volentieri») praebent. 4. In Phaedri fabulis cervi formā et verecundiā laudantur. 5. Altae platani et ramosae pōpuli in clivis crescunt. 6. Plinius Rhodi colossum describit. 7. Ob tenebras libelli titulum non lego. 8. Mercurius petasum gerit et caduceum tenet. 9. Poetae cum philosophis humanam sapientiam celebrant. 10. Dominus morbo in lecto horas diurnas agit. 11. Agrippina Claudium fungis interficit. 12. Bacchi coma pampinorum coronā ornatur. Nuovo esercizio su 5-6 righe
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quattordecim
ITER HISPANICUM LEZIONE
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Fai l’analisi logica delle seguenti frasi, poi traduci, aiutandoti con il vocabolario in appendice.
In matronae digitis anuli cum gemmis erant. Ariovistus cum Germaniae pŏpulis Galliam invadit. Lentus asinus magnis sarcinis gravatur. Avorum memoria antiquis historiis servatur. Albae pōpuli truncus secatur et rogus accenditur. Romae incolae ludos deis faciunt. Non solum stultitiā, sed etiam impatientiā ab amicis relinqueris. 8. Cretae Daedalus cum Icaro in labyrintho clauditur. 9. Plautus suis comoedis dominus gregis erat. 10. Graeci equi dolo Troiam expugnant. 11. Legati Romani imperitiā puniuntur neque triumphum agunt. 12. Humus fecunda agricolis probis multas divitias gignit. 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7.
FAMIGLIA DI PAROLE capostipite digitus s.m. dito s.m. digitale s.f. discendenti digitare v. digitato agg. 1 Da quale dei discendenti di digitus deriva il termine digitalizzazione? E cosa significa? 2 Qual è il significato dell’ espressione nativo digitale?
FAMIGLIA DI PAROLE capostipite digitus s.m. dito s.m. digitale s.f. discendenti digitare v. digitato agg.
LE PAROLE DEL TEATRO
1 Da quale dei discendenti di digitus deriva il termine digitalizzazione? E cosa significa? 2 Qual è il significato dell’espressione nativo digitale?
dominus gregis
Tutti attenti al capocomico Anche nella Roma antica esistevano le compagnie teatrali, dalle quali però erano escluse le donne. Amministratore e coordinatore del lavoro di questi di professionisti era il dominus gregis, il «capocomico», cui spettavano diversi e importanti incarichi: si doveva accordare con l’autore dell’opera sul prezzo della rappresentazione, provvedeva agli attori, ai musicisti e ai costumi, occupandosi anche dell’allestimento teatrale. Nel corso degli anni divenne una figura di primaria importanza, tanto che il magistrato organizzatore dei giochi o il privato finanziatore finivano per trattare direttamente con lui.
Praparativi di una rappresentazione teatrale. Mosaico dalla casa del Poeta tragico a Pompei. Napoli, Museo Archeologico Nazionale.
quindecim
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La 2a declinazione
24
VERSIONE
I nomi in -us della 2a declinazione
Il complemento di causa
Traduci, aiutandoti con il vocabolario in appendice.
L’Italia 1 2 3 4 5 6 7
Italia clara paeninsula Europae est: in Italia non solum (avv.) alti montes («monti») sunt, sed etiam campi et longae orae cum portis. Italiae populus diversas operas facit: nautae in portis mercaturam exercent et piscum («di pesci») copiā gaudent, agricolae campos colunt in fecunda terra et paeninsula a militibus («dai soldati») defenditur. Italia ob pulchras urbes («città») notasque ruinas clara est: Roma splendida et mira est et Graecae coloniae in paeninsulae oris ab Italiae incolis et ab advenis admirantur.
Analizza forme e strutture a. Individua nel testo i nomi della 2a declinazione e declinali a voce alta al singolare e al plurale. b. Quale complemento esprime cum portis (riga 2)? c. Quale complemento esprime copiā (riga 4)? Quali parole esprimono lo stesso complemento, ma costruito in modo diverso? In quale ulteriore modo si può costruire? d. Volgi all’attivo la frase Graeciae coloniae in
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VERSIONE
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primario oggi si affiancano quelle del settore secondario ma soprattutto quelle del settore terziario. A cosa credi sia dovuto l’ampliarsi delle attività del terzo settore? In che modo si può sostenere e incrementare tale sviluppo?
paeninsulae oris ab Italiae incolis et ab advenis admirantur (righe 6-7). Se possibile crescere una riga per pareggiare. Comprendi il testo e deduci informazioni e. Quali elementi del paesaggio italiano vengono citati nella versione? f. Quale popolazione abitava le coste della penisola italiana?
CHI È?
Dei deaeque a Romanis variis causis coluntur: dea Minerva ob sapientiam, Diana ob praedas venationis («della caccia», gen.), deus Saturnus autem propter agriculturam veneratur. Romani deis saepe aras aedificant: nam deis grati sunt ob divinam benevolentiam. Romani etiam deos atque deas publicis pompis ludisque colunt et hostias immolant. Romae templum Saturni est, ubi («dove») incolae magnas divitias servant; quotannis («ogni anno») Saturnalia («i Saturnali») celebrant et epulas praebeant. Nam domini ac dominae lautas epulas per sedulas ancillas servosque parant, deinde (avv.) cum cuncta familia et convivis cenant.
Analizza forme e strutture a. Nelle frasi nam (Romani) deis grati sunt ob divinam benevolentiam (righe 4 e 5) e Romae templum Saturni est (riga 6) il verbo sum ha la funzione di predicato verbale o di copula di un predicato nominale? b. Quale complemento esprime Romae (riga 6)? c. Individua nel testo tutti i complementi di causa. d. Quale complemento esprime per sedulas ancillas servosque (righe 8 e 9)? Trova nel testo un altro complemento dello stesso tipo, ma espresso in una forma diversa.
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AGENDA Alle attività del settore
Traduci, aiutandoti con il vocabolario in appendice.
Dei e culti presso i Romani 1
CITTADINI DI IERI E DI OGGI
sedecim
Saturno è un dio antico, il cui culto è legato all’agricoltura e all’abbondanza del raccolto. Si diceva infatti che fosse lui ad avere insegnato agli antenati dei Romani la coltivazione dei campi e che avesse dato loro le prime leggi. A Roma gli era dedicato un tempio, sede dell’erario, il tesoro dello Stato.
Comprendi il testo e deduci informazioni e. Per quali motivi vengono venerate le divinità citate nel brano? f. Quali monumenti sacri venivano costruiti in onore delle divinità? g. Quali riti caratterizzano il culto degli dèi a Roma?
ITER HISPANICUM LEZIONE
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VIE PARALLELE IL ‘COGNOME’ NELLA STORIA Il cognome così come noi lo Stele di due fratelli conosciamo è un’invenzione della gens Cornelia. Bergamo, Civico medievale. Da molto tempo inMuseo Archeologico. fatti era andato in crisi il sistema onomastico antico, basato su tre nomi (per esempio Gaius Iulius Caesar) che indicavano rispettivamente l’individuo (con il praenomen, o nome personale), Le prime due righe sono un esempio di onomastica il clan (con il nomen o gentilizio) latina: Caius, praenomen; e la più ristretta cerchia familiare Cornelius, nomen o gentili(con il cognomen, o soprannozio; Cai Filius, patronimico; Voturia, tribù (in cui erano me): circa a partire dal X secolo, suddivisi i cittadini romani); infatti, quando si ripopolarono Calvos, cognomen. rapidamente i centri urbani, si sentì il bisogno di distinguere le molte persone che vivevano nella stessa comunità e avevano lo stesso “nome di battesimo”. Si rese urgente, insomma, un’altra cognomi sparsi per l’Europa di modalità che non creasse confuoggi hanno la loro origine da La maggior parte dei sione. Da allora il cognome si difsuffissi che significano «figlio cognomi erano in fuse rapidamente: venne trasmesdi», per esempio i moltissimi origine patronimici, so da una generazione all’altra cognomi spagnoli in -ez, -oz, -iz indicavano cioè il nome finché alcune disposizioni di leg(Rodriguez, Muñoz, Ortiz, López proprio del padre, ge lo resero obbligatorio (in Italia ecc.). Non è certa la genesi di molto frequentemente solo dopo la metà del XVI secolo). questa curiosa terminazione; declinato al genitivo in Ma con quale criterio fu assegnal’ipotesi più accreditata è che si a declinazione. -i della 2 to un cognome a una persona? A tratti di un genitivo basco con volte si indicò il suo mestiere (Fervalore di provenienza o conterari, Barbieri, Medici, Giudice) o la sua carica (Conte, nuto (per esempio il basco da ardoa «vino» ricava Vassallo, Capitani, Cardinali) o la località della sua un ardoz «di vino» nell’espressione ardoz beteta origine (Genovesi, Spagnolo, Mantovani); il cogno«pieno di vino»). me talvolta era un augurio, un ringraziamento o Sempre con il senso di «figlio di» nei Paesi di lingua uno scongiuro (Benvenuto, Nascimbene, Diotallevi, inglese abbonda il prefisso fitz, derivato dal latino Sperindio) oppure individuava una particolarità fifilius e riservato ai figli illegittimi della nobiltà (Fisica o caratteriale (Rossi, Biondi, Grassi, Astuti, Brutzroy o Fitzgerald). Significano «figlio di» anche i schi). prefissi gaelici Mac, abbreviato in Mc (McDonald) e La maggior parte dei cognomi però erano in origiO’ (O’Brian); quelli arabi ibn o bin (Ibn Tashfin, Bin ne patronimici, indicavano cioè il nome proprio Laden); quello ebraico bar (Bar Josef). del padre preceduto dalla preposizione de/di (Di Un’altra possibilità di creare i patronimici è quella di Giulio, De Martino, De Filippo) o, molto più frequenaggiungere al nome proprio il nome comune che sitemente, declinato al genitivo in -i della 2a declignifica «figlio»: son nei cognomi britannici e scandinazione (Nanni, Riccardi, Franceschini). navi, come Jackson «figlio di Jack», Svensson «figlio Già nell’onomastica latina classica, per esempio neldi Sven», o vić nei cognomi slavi, come Milošević le iscrizioni, il patronimico era indicato con il geni«figlio di Miloš». tivo seguito dalla lettera f. (filius), ma anche molti
septemdecim
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Ripasso La 2a declinazione
Complemento di argomento
Complemento di causa
Complemento di denominazione
Mettiti alla prova con 10 esercizi interattivi
nomi maschili in -us
ventus «vento»
nomi neutri in -um
coelum «cielo»
nomi maschili in -er o -ir
puer «ragazzo»
de + l’ablativo
de bello «sulla battaglia»
l’ablativo semplice
victoria «per la vittoria»
ob o propter + l’accusativo
ob ventum «per la vittoria»
prae + l’ablativo
prae somno «per il sonno»
è costituito da un nome proprio (di persona, geografico, di giorni o mesi) concorda con il caso del nome comune geografico cui si riferisce
è un nome che si unisce a un altro per determinarlo meglio Apposizione
concorda sempre con il nome di riferimento nel caso, non necessariamente nel genere e nel numero
insulam Craetam «l’isola di Creta»
Oratio poetae «al poeta Orazio»
IN PRATICA 1
Sottolinea i complementi di causa e di argomento talvolta presenti nelle seguenti frasi con il lessico di base; poi traduci. 1. Non feris, sed ramis silva periculosa erat. 2. Procellarum periculum a nautis non timetur. 3. Non avaritia, sed industria est domini officium. 4. Magistrorum verba non semper discipuli audiunt. 5. Saxa in fluvii ripa invenimus. 6. Non semper philosophorum consilia et verba diligimus. 7. Spartanae copiae a Persis funduntur. 8. Si («Se») Persae proelium timent, victoria Graeca magna est. 9. Apri agricolae agros vastant et villae feminas et pueros terrent. 10. Servus per dominum pecuniae magnam copiam custodire potest («può» + infinito). 20
duodeviginti
ITER HISPANICUM LEZIONI
9-13
Traduci le seguenti frasi con il lessico di base. 1. Non siamo arbitri della vita degli eroi. 2. Nei libri dei filosofi troviamo consigli di vita. 3. Gli schiavi sono puniti dal padrone per la pigrizia. 4. Anche i ragazzi, non solo (non solum) gli uomini, hanno doveri. 5. (Noi) non consegniamo i figli ai buffoni, ma ai maestri. 6. Il padrone del campo è il genero del fabbro e il suocero del maestro. 7. C’è una leggenda a proposito del bosco sulla riva del fiume. 8. Talvolta (Interdum) i maestri insegnano non con le parole ma con la vita. 9. Le parole dell’ambasciatore, ordini del signore della città di Siracusa, sono ascoltate dal popolo.
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Traduci, aiutandoti con il vocabolario in appendice.
In biblioteca 1 2 3 4 5 6
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In Italia et praecipŭe («specie») Romae bibliothecarum magna copia est. Philosophi et eorum («loro») discipuli et poëtae bibliothecas et libros dilĭgunt. In libris philosophi viri animi scientiam inveniunt. Poëtae in librorum paginis legunt multas tragoedias et comoedias Graecas atque Latinas quas imitari possunt («che possono imitare»). Lucilius poëta litteras amat; cum amicis in bibliotheca Augustana philosophorum et poëtarum libros legit et sapientiā, scientiā formāque eos («li», acc.) laudat.
Traduci, aiutandoti con il vocabolario in appendice.
La scuola in Italia
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In paeninsula Italia pueri in scholis publicis privatisque varias disciplinas discunt: nam libros de historia litterasque cum poetarum operis legunt, de geometriae et musicae principiis dissĕrunt. Prae pretio librorum, pueri libros non possident, disciplinas ergo memoriae tradunt. Libri autem, papyri aut solidae membranae, in scholis bibliothecisque reperiuntur. Numeri a magistris docentur calculis et pueri magistrorum praecepta diligenter («diligentemente») audiunt. Deinde (avv.) stilo, parvo baculo, in tabulis ceratis numeros exarant aut scripturas componunt. Discipuli exsultant si («se»)
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egregie («perfettamente») scribunt et a magistro laudantur.
1 2 3 4 5 6
Analizza forme e strutture a. Sottolinea: il complemento di denominazione; le apposizioni; i complementi di argomento e il complemento di unione. b. Quale complemento esprime prae pretio (riga 3). c. Individua nel testo tutti i sostantivi neutri della 2a declinazione. Comprendi il testo e deduci informazioni d. Quali tipi di libri erano diffusi nell’Italia antica? e. Quale strumento didattico si usava per insegnare il calcolo? f. Con che cosa si scriveva? E su quale supporto?
undeviginti
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RIPASSO 9-13
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ANTOLOGIA
Ville di lusso al lago e terme private
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Plinio il Giovane
Esperto in corrispondenza, Plinio (61-112 d.C.), detto il Giovane per distinguerlo dallo zio, lo scienziato Plinio il Vecchio, fa carriera come funzionario imperiale e acquista fama di abile avvocato. Di lui restano ben 10 libri di Lettere, attraverso le quali si ha oggi un quadro vivo della “buona società” romana tra I e II secolo d.C.
Il nobile e ricco Plinio in una lettera informa un amico sui “lavori in corso” in due splendide villae di sua proprietà, affacciate sul lago di Como. Gaio Plinio invia i suoi saluti al caro Romano1. Mi scrivi che stai costruendo. Molto bene! Ho trovato la mia difesa; infatti costruisco anch’io, mi comporto certo da persona giudiziosa in quanto faccio quello che fai tu. Per di più intercorre tra noi due un’altra analogia: tu fai lavorare vicino al mare e io vicino al lago di Como. Sulle sue coste io posseggo parecchie ville, ma due spiccano nettamente, tanto per i godimenti quanto per i crucci che mi somministrano. L’una, ergendosi su dei picchi rocciosi nello stile di Baia2, dispone di una bella vista sul lago; l’altra, ancora nello stile di Baia, tocca il lago. Quindi ho l’abitudine di chiamare la prima “Tragedia” e la seconda “Commedia”, in quanto quella dà l’impressione di drizzarsi sui coturni3 e questa sui sandali4. Entrambe hanno un loro fascino particolare ed entrambe risultano ancora più piacevoli al padrone in grazia del loro stesso contrasto. L’una gode il lago più da vicino, l’altra per una cerchia più ampia; l’una con una dolce curva comprende un solo golfo, l’altra dalla sua erta e scoscesa giogaia ne divide due; nell’una la passeggiata in lettiga5 si stende per un lungo percorso rettilineo sulla spiaggia, nell’altra si dispone in blande curve su di una terrazza di vastissimo ambito; l’una non sente le ondate, l’altra le rompe; dall’una si possono osservare giù i pescatori, dall’altra si può pescare personalmente e gettare la lenza dalla propria camera e a momenti anche dal proprio letto, come da una barca. Questi sono i motivi che mi spingono a dotarle entrambe delle attrezzature di cui ancora mancano, in grazia di quelle che largamente posseggono. Ma che bisogno ho io di enunciarti le mie ragioni, quando ai tuoi occhi starà al posto di tutte le ragioni la considerazione che anche tu fai lo stesso? Stammi bene.
IN LATINO La parola cubiculum indica la «camera da letto», dal verbo cubo, -are «coricarsi». Nella domus le camere da letto si aprono sull’atrio, da dove prendono luce, perché di solito sono prive di finestre. Sono ambienti piccoli, il cui semplice mobilio è costituito perlopiù soltanto dal letto e da uno sgabello.
Plinio il Giovane, Epistulae, IX, 7, trad. it. F. Trisoglio, Utet, Torino 1973 1. Romano: Voconio Romano, cavaliere di origine spagnola amico di Plinio. 2. Baia: località marittima alla moda sulla costa della Campania, famosa anche per le sue acque termali.
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viginti
3. coturni: calzari molto alti usati dagli attori della tragedia. 4. sandali: calzature basse (socculi) molto popolari, indossate dagli attori della commedia.
5. passeggiata in lettiga: la gestatio, viale o piccolo circuito da percorrere su una portantina ( p. XX) o su un cocchio.
ANTOLOGIA
Affresco con villa sull’acqua, I sec. d.C. (Pompei, Casa di Marco Lucrezio Frontone)
In un’altra lettera Plinio racconta di una sua vasta tenuta presso Roma e descrive gli impianti termali che non possono mancare in una comoda e lussuosa residenza extraurbana (in questo caso in riva al mare).
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Segue la sala dei bagni freddi 1, grande e spaziosa, dalle cui opposte pareti come sbalzate sporgono due vasche, fin troppo capaci, se pensi alla vicinanza del mare. Vi è contiguo il locale per ungersi2, l’ipocausto, il propnigeo3 del bagno, poi due camerette più eleganti che sontuose; annessa è una magnifica piscina riscaldata, dalla quale chi nuota può vedere il mare; non lungi lo sferisterio4 che nelle giornate più calde è esposto al sole solo nel tardo pomeriggio.
IN LATINO L’hypocaustum («ipocausto») è il sistema di riscaldamento attraverso la circolazione di aria calda nelle intercapedini del pavimento o delle pareti. La parola (un calco dal greco hypókauston, da hypó «sotto» e káiein «bruciare») indica anche la stanza riscaldata (calidarium) con questo sistema.
Plinio il Giovane, Epistulae, II, 17, 11 e 12, trad. it. F. Trisoglio, Utet, Torino 1973
1. sala dei bagni freddi: o frigidarium, ambiente fondamentale di un bagno termale insieme al calidarium e al tepidarium. Nel calidarium si fa il bagno di acqua calda o vapore; nel tepidarium (scaldato da bracieri) si sosta brevemente in preparazione all’entrata nel frigidarium, in cui i ba-
gni con acqua fredda ridanno vigore alla muscolatura. 2. locale per ungersi: l’unctorium, in cui schiavi addetti fanno frizioni e massaggi con oli profumati. 3. propnigeo: piccolo locale con il forno che alimenta il sistema di riscaldamento detto ipocausto;
è la trascrizione del greco propnígheion, chiamato anche in latino praefurnium. 4. sferisterio: locale destinato al gioco della palla (una sfera di pelle imbottita di crine o di piume).
LEGGI E COMPRENDI 1. Nella prima lettera da quali elementi si evince la florida condizione economica di Plinio e del suo amico Voconio Romano? 2. Come sono soprannominate le due ville che Plinio sta facendo costruire sul lago di Como? Da che cosa derivano i due soprannomi? 3. La posizione delle due ville consente due diversi atteggiamenti nei confronti della
pesca: quali? 4. Di quanti ambienti è composto l’impianto termale della villa al mare di Plinio descritta nella seconda lettera? 5. La villa al mare sembra molto ben integrata nel paesaggio naturale. Quali particolari nella descrizione di Plinio sottolineano questa importante caratteristica della costruzione? viginti unos
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