Archeo Magazine n°5

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ANTICO EGITTO: IAHVE' A SOLEB?

NUMERO 05 | MARZO 2015

€ 6,90

ATLANTIDE: DEI E RE

DAI PELASGI AGLI ETRUSCHI: L'ARRIVO IN ITALIA

IN COLLABORAZIONE CON UFO INTERNATIONAL MAGAZINE


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EDITORIALE

Gli Etruschi da dove? E

ccoci qui col nuovo numero d i ARCHEMISTERI MAGAZINE. Siamo grati ai lettori per la fed eltà che ci stanno d imostrand o anche d opo la trasformazione d ella nostra rivista d a bimestrale in mensile. Abbiamo pure avuto numerosi apprezzamenti per l’articolo sulla “Esplorazione Fawcett” curato nel numero scorso da Margherita De Tomas, e in considerazione del fatto che è in uscita il suo libro sull’argomento, abbiamo deciso di far slittare da questo numero al successivo la seconda parte del suo contributo riferito al volume, di cui così potremo mostrarvi anche la copertina. In questo numero, a parte gli interessanti articoli di Michele Manher, di Mariano Tomatis, di Michele proclamato e di Giorgio Pattera, abbiamo approfondito il discorso sui Pelasgi e gli Etruschi con un approccio decisamente insolito, che collegherebbe la lingua etrusca al quechua delle Ande. Incredibile? Sì e no. Perché i punti di contatto ci sono, eccome. E si potrebbero spiegare solo con un’origine extramediterranea degli antenati pelasgici del misterioso popolo, stabilitosi infine in Toscana dopo un iniziale stanziamento in Asia Minore (Licia e Lidia). In tal caso, si dovrebbe ammettere una comune origine linguistica a popolazioni emigrate verso l’Europa ad oriente e verso l’America ad occidente e poi originanti, rispettivamente, le culture etrusca e protoincaica. Una comune origine linguistica che potrebbe solo trovare origine in una matrice comune: Atlantide, il continente perduto di Platone (indicato come Aztlan nell’America Centrale). E a tale argomento dedichiamo pertanto un interessante contributo di fine Ottocento dello scrittore americano Ignatius Donnelly, che non ha minimamente perso la propria attualità… Buona lettura! Dario Gulli e Roberto Pinotti Segretario del CIRPET

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ARCHEO NEWS

Il Governo Renzi e l’incubo del Marsili POSSIBILE ERUZIONE VULCANICA CON RELATIVO TSUNAMI NEL TIRRENO

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om’è noto il decreto "Sblocca Italia" varato dal Governo Renzi da poco approvato, art. 38 del D.l. n.133/2014 ( il cosid d etto "Sblocca Italia" recentemente convertito con L. N. 164/2014 ), prevede lo sfruttamento di risorse naturali senza tanti problemi. Fra lo sfruttamento di queste "risorse" c'è anche il vulcano Marsili da cui si vorrebbe estrarre energia geotermica. Il problema è che molti esperti hanno detto e ripetuto che a causa delle sollecitazioni meccaniche, la pressione dell' acqua potrebbe far crollare le sottili camere magmatiche del vulcano generando una eruzione sottomarina non si sa se esplosiva, ma generando di sicuro uno tzunami sulle cose calabresi e siciliane. E' infatti da notare che da poco il Marsili è stato riconosciuto come vulcano ancora attivo.

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Ora che il decreto sblocca Italia ha dato il via libera alle trivellazioni sul vulcano sottomarino Marsili sono a rischio milioni d i persone. Secondo il fisico Enzo Boschi, “il vulcano non è strutturalmente solido, le sue pareti sono fragili, la camera magmatica è di dimensioni considerevoli. Tutto ciò ci dice che il vulcano è attivo e potrebbe entrare in eruzione in qualsiasi momento” (scienceblogs.com, 30 marzo 2010), “il cedimento delle pareti muoverebbe milioni di metri cubi di materiale, che sarebbe capace d i generare un’ond a d i grand e potenza” (Corriere d ella Sera, 29 marzo 2010). Non è superfluo osservare come i soliti “misteri all’italiana” accompagnino, ancora una volta, la vicenda delle autorizzazioni e della concessione a Eurobuilding S.p.A., società già finita al centro di un’indagine per appalti truccati relativi allo sfruttamento

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Coppelle sui menhir: stelle e costellazioni

di George Nash, Università di Bristol

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n recente programma di scavo riguardante una pietra eretta nota come Trefael, vicino a Newport, nel sud -ovest d el Galles, ha rivelato almeno due episodi unici nella sua storia remota; in primo luogo essa fece parte d i un portale dolmen e in secondo luogo fu eretta come una pietra in piedi isolata, probabilmente utilizzata come marcatore rituale per guidare le comunità attraverso un paesaggio sacro. Questa pietra solitaria, in un campo spazzato dal vento, è protetta come un monumento e ha più di 75 coppelle incavate nella sua superficie superiore. Dopo l'esposizione completa della superficie superiore della pietra attraverso scavi, molti astronomi pensano che la distribuzione delle coppelle possa rappresentare una parte del cielo notturno che include le costellazioni di Cassiopea, Orione, Sirio e, naturalmente, la Stella Polare. Sino a tempi recenti, poco si sapeva su questa pietra. Durante i primi anni 1970 gli archeologi avevano ipotizzato che potesse essere stata una volta la copertura d’una piccola camera sepolcrale. Al fine di dimostrare o confutare questa ipotesi, una indagine geofisica è stata condotta, i cui risultati hanno rivelato i resti di una anomalia a forma di rene, forse i resti del tumulo che avrebbe, una volta, circondato la camera. La forma di questa anomalia ha suggerito che l’ingresso alla camera si trovasse a est (fatto non atipico in monumenti di questo tipo). A seguito di questa scoperta emozionante uno scavo mirato ha confermato che il sito era stato un d olmen a portale, uno dei primi tipi di monumento per sepoltura rituale nella Gran Bretagna occidentale. Lo scavo ha rivelato un deposito a tumulo significativo all'interno

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La superficie marcata da coppelle delle sezioni orientale e settentrionale della trincea. Lo scavo ha identificato un taglio verticale parallelo alla pietra di copertura, il che suggerisce che il tumulo fosse scavato e la pietra di copertura sistemata all'interno d el tumulo esistente, per essere poi probabilmente utilizzata come una pietra eretta d urante l'età del Bronzo (c. 2000-1700 a.C.), quando nella Gran Bretagna occidentale fu introdotto un nuovo tipo di monumenti sepolcrali e rituali. I reperti, che inaspettatamente non erano scarsi, comprendevano frammenti di ceramica medievale e post-medievale e due perle di scisto del Mesolitico, identiche a quelle che si trovano presso il vicino insediamento costiero mesolitico di Nab Head. Fonte http://www.pasthorizonspr.com/index.php/archives/11/2010/st anding-stone-cup-marks-may-represent-star-constellations

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028-041 la città perduta Archeo 5_Layout 1 02/03/15 12.51 Pagina 28

TRADIZIONI GRECHE, FENICE, NORDICHE E AMERICANE

I Re di Atlantide diventarono gli dèi

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di Ignatius Donnelly

Nel 1882 vide la luce il suoi libro (inedito in Italia) su Atlantide e a oltre 120 anni di distanza, le sue argomentazioni non hanno minimamente perso la propria attualità. Proponiamo quindi ai lettori il seguente estratto dalla sua opera, certi di fare loro cosa gradita. Ignatius Loyola Donnelly (Filadelfia, 3 novembre 1831 – Minneapolis, 1º gennaio 1901) è stato un politico, saggista e studioso statunitense. Rimane oggi noto soprattutto per le sue teorie su Atlantide e sull'attribuzione delle opere di Shakespeare. Profond amente persuaso d ella reale esistenza d i Atlantid e, raccolse in tutto il mondo un numero impressionante di indizi per dimostrarne l'esistenza. Celebri le sue dodici tesi, che riassumono l'ascesa e la scomparsa del popolo di Atlantide. Repubblicano, fu membro della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti (2° Distretto del Minnesota) fra il 1863 e il 1869, e in precedenza (1860-1863) Governatore dello Stato.

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acone ha detto: “La mitologia dei Greci, che i loro più antichi scrittori non pretendevano di aver inventato, non era altro che un alito di vento leggero, che era passato da un popolo più antico nei flauti dei Greci, e che essi andavano modulando in modo più adatto alle loro fantasie”. Quest’uomo profondamente saggio, che ha illuminato ogni soggetto che ha toccato, è andato molto vicino alla verità in questo enunciato. L’on. W.E. Gladstone ha avuto un bel dibattito negli ultimi tempi con il signor Cox sul fatto che la mitologia fosse derivata da un culto della natura, o un culto planetario o solare. Il Perù, dove si adoravano il sole, la luna e i pianeti, rappresenta probabilmente un paragone molto vicino alla religione semplice e primitiva di Atlantide, con i suoi sacrifici di frutti e fiori. Questo culto fu trasmesso direttamente alla loro colonia in Egitto. Gli Egiziani nei primi anni della loro

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storia adoravano il sole e il pianeta. Ptah era l’oggetto della loro più alta adorazione. Egli è il padre del dio del sole, il sovrano della regione di luce. Ra era il diosole. Egli era la divinità suprema a On, o Eliopoli, vicino a Memphis. Il suo simbolo era il disco solare, sostenuto da due anelli. Egli ha creato tutto ciò che esiste sotto il cielo. La trinità babilonese era composta da Idea, Anu e Bel. Bel rappresentava il sole, ed era il dio preferito. Sin era la dea della luna. Anche i Fenici erano adoratori del sole. Il sole era rappresentato da Baal–Samin, il grande dio, il dio della luce e dei cieli, il creatore e fautore del ringiovanimento. “Gli attributi di entrambi Baal e Moloch (rispettivamente i poteri buoni e cattivi del sole) erano uniti nel dio fenicio Melkart, “re della città”, che gli abitanti di Tiro consideravano il loro patrono speciale. I Greci lo chiamavano “Melicertes” e lo identificavano con Ercole. Con la sua grande forza e potenza trasformava il male in bene, salvava la vita dalla distruzione, riportava indietro il sole verso la

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048-055 Gli Etruschi Archeo 5_Layout 1 02/03/15 12.54 Pagina 48

DAGLI APPENNINI ALLE ANDE

GLI ETRUSCHI

MA CHI ERANO E DA

Com’è noto, le polemiche al riguardo non sono sopite. F massa dall’Asia Minore nella penisola italica a seguito di u

Giovanni Villani

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ronista e storico, Giovanni Villani nacque a Firenze nel 1280 e vi morì nel 1348 durante la Peste. Padre della storiografia italiana, scrisse la sua famosa “Cronica” piena di tradizioni ed informazioni preziose e inedite. Fra queste quella sorprendente che Firenze sarebbe addirittura, attraverso Fiesole, l’erede della mitica Atlantide. Scrive, infatti, il Villani: “Attalante (Atlante) abitò in Africa giù nel ponente, quasi contro alla Spagna; e per lui nominiamo il grande monte ch’è là,

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monte Attalante (Atlante), che si dice ch’è sì alto che quasi pare tocchi il cielo, onde i poeti in loro versi feciono favole che quello Attlante sostenea il cielo; e ciò fu che fu grande astrolago. E sue sette figliole si convertirono nelle sette stelle del Tauro che volgarmente chiamiamo Galulle. L’una di quelle sette figliuole fu Eletra moglie di Attalante re di Fiesole, il quale Attalante con Eletra sua moglie con molti ch’el seguirono, per augurio e consiglio d’Apollonio suo astrolago e maestro, arrivò in Italia nel Paese di Toscana, il quale era tutto disabitato di gente umana; e cercando per astronomia

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di Roberto Pinotti

A DOVE VENIVANO?

. Fra gli archeologi chi li vuole autoctoni, chi immigrati in i una carestia. Ma cosa dicono gli storici?

tutti i confini d’Europa, per lo più sano e meglio situato luogo per eleggere si potesse per lui, sì si pose in sul monte di Fiesole il quale gli parve forte per sito e bene posto. E in su quel poggio cominciò e edificò la città di Fiesole…”. Fiesole, dunque, antenata e poi madre etrusca della romana Firenze, sarebbe stata una colonia della potente talassocrazia di Atlantide (come la chiamò Platone), la supposta avanzata e perduta “civiltà-madre” extramediterranea (detta anche Meropide in base ad altre fonti) per tradizione prima a colonizzare

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dall’estremo Occidente iperboreo le regioni interne del “Mare Nostrum”, situata in un vasto arcipelago di fronte alle Colonne d’Ercole (Gibilterra). Tale continente-isola sarebbe stato catastroficamente sprofondato e sommerso da un improvviso cataclisma geologico o più probabilmente cosmico nell’Oceano Atlantico e di cui, citando Solone, ci parla Platone nel “Timeo” e nel “Crizia”. Con le loro navi i pochi sopravvissuti, noti in antico col generico nome di “Divini Pelasgi” o Popoli del Mare, sarebbero quindi dilagati verso i Caraibi e l’America (gli Aztechi riferiscono

la tradizione di una patria perduta denominata Aztlan) e così pure verso l’Africa col suo “Sahara Fertile” e l’Europa al di qua delle “Colonne d’Ercole”, stanziandosi in varie località mediterranee e dando origine a varie protoculture megalitiche e “titaniche” (da quella delle Canarie a Guimar a quella di Stonehenge in Inghilterra, da quelle francesi di Carnac e Glozel a quelle delle Baleari, da quelle della Sardegna a quelle della Corsica, da quelle “ciclopiche” in Italia a quelle presenti in Sicilia e a Malta e Gozo. Come raccontano note fonti classiche, di essi, in seguito, parte dei discendenti di quanti

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056-062 I Pelasgi in Italia Archeo 5_Layout 1 02/03/15 12.56 Pagina 56

DAI PELASGI AGLI ETRUSCHI

I primi arrivi dei pela

Il carro etrusco di Monteleone è un carro da parata datato al VI secolo a.C. e realizzato in Etruria (lunghezza: 209 cm; altezza: 130.9 cm). Rinvenuto casualmente da un contadino a Monteleone di Spoleto nel 1902, faceva parte del corred o funerario d i una tomba a tumulo. Costruito in legno, cuoio, ferro e bronzo, il carro è decorato a sbalzo, bulino e con intarsi in avorio. È esposto dalla sua acquisizione nel 1903 nel Metropolitan Museum of Art di New York, Stati Uniti. I carri d a parata venivano utilizzati in Etruria in occasioni particolari da personaggi appartenenti alle famiglie dominanti e poi depositati in contesti tombali come parte del corredo funerario. Il carro di Monteleone è decorato a sbalzo e a bulino sul pannello anteriore e sui due laterali.

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di Guido Maria St. Mariani di Costa Sancti Severi

lasgi sul suolo italico

Una serie d i remote migrazioni d i popoli alle origini della civiltĂ Etrusca

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