UFO INTERNATIONAL MAGAZINE N° 22

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IN EDICOLA DA QUESTO MESE

NUMERO 022 | GENNAIO 2015

€ 6,90

LE PROSPETTIVE UFOLOGICHE PER IL 2015: INTERVISTA A ROBERTO PINOTTI

PROGETTO ISIS: IL FARAONE ALIENO MISTERI

Il Cronovisore: una macchina del tempo?

CASI RETROSPETTIVI

COMPLOTTO

Luis Sergio Pucheta: Uno strano caso

Chemtrails: Le scie chimiche


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Sommario Gennaio 2015 | n. 22 | Mensile

P. 6 P. 6

Il caso delle “frecce tricolori” si conclude su raiuno Un film italiano sugli anunnaki

P. 7

Premiati Giorgio Pattera, Rino di Stefano e Marco la Rosa Fisico U.S.A.: “Gli alieni hanno distrutto la civiltà di Marte”

P. 7 P. 8

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UFO sul Torinese?

P. 9

Gli alieni esistono, ecco le prove degli scienziati

P. 10

Messaggio alla scienza italiana

P. 11

Una base extraterrestre nel cratere Aristarchus?

P. 12

Un lutto per il CISU e l’ufologia italiana

P. 12

Astronauta USA intervistato da TV pubblica elude imbarazzato domande sugli UFO

P. 13

Astronomo: ”Esiste un pianeta quattro volte la Terra ai confini del sistema solare”

P. 14

L’astronauta Leroy Chiao testimone di un avvistamento UFO nello spazio

P. 14

Cosa ha visto nello spazio Samantha Cristoforetti durante l’attracco alla ISS ?

P. 16

L’ UFO tedesco di Reutlingen; una bufala perfetta

P. 11

USA, aprile-maggio 2014:

Il caso delle “frecce tricolori” | P06

“ondata” di ufo nello stato di washington e nell’oregon P. 17

A Tagliuno e Verdellin nella Bergamasca avvistamenti di UFO?

P. 17

La NASA ha cancellato le foto del satellite “Black Knight”. Errore o insabbiamento?

P. 19

Un satellite di 13000 anni fa:

P. 22

la storia completa di “cavaliere nero” Le prospettive ufologiche per il 2015:

P. 32

Visitatori non invitati: da dove?

P. 38

Il “faraone alieno” e la “tomba del visitatore”

P. 50

GLI UFO: Come funzionano questi apparecchi?

P. P. P. P. P. P. P.

Pensionato per colpa di due strani esseri I libri del mese Chemtrails Il Cun e Voi La cronovisione: realta’ o mito? Il caso Laxton Il mistero degli aerei scomparsi

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Come funzionano questi apparecchi | P50

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38

Pensionato per colpa di due strani esseri | P54

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PROPULSIONE

MONDO


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MONDO

PROPULSIONE

GLI UFO: Come funzionano Il libro del Col. Corso

questi apparecchi? Commemorando il pioniere che ha anticipato le rivelazioni del Col. Philip Corso di Alberto Perego el nostro “Speciale” di Agosto (17), per un banale errore tipografico, in luogo di quello del seguente articolo, che avrebbe dovuto esservi inserito, alle pp. 55-57 è stato erroneamente ripetuto il testo del precedente articolo PEREGO? AVEVA VISTO GIUSTO QUASI 60 ANNI FA (pp. 50-54). Scusandocene con i lettori, lo ripubblichiamo adesso in questo numero certi di fare loro cosa gradita. Notoriamente, poco prima di morire, il Col. Philip Corso, alto ufficiale dell’Intelligence USA, ha rivelato nel suo libro IL GIORNO DOPO ROSWELL che una serie di “scoperte” effettuale negli Stati Uniti sarebbero imputabili agli studi di retroingegneria condotti in USA sui rottami del velivolo extraterrestre schiantatosi a Roswell nel 1947. A suo dire Le fibre ottiche, le fibre ultraresistenti (kevlar), quanto ha poi portato

N

ai microchip e la tecnologia laser sarebbero tutte tecnologie in larga misura dovute alla “ricaduta” di tali studi condotti da gruppi di lavoro dell’industria USA su input dei militari e dell’intelligence. Di particolare interesse, quindi, riconsiderare quanto scritto da Alberto Perego già nel 1963. Il diplomatico, com’è noto, fu testimone su Roma, il 6 novembre del 1954, del clamoroso avvistamento della formazione a “croce greca” di 40 UFO sul Vaticano (osservata anche, indipendentemente, dal giovane GiancarloiBarattini che nel 1966 gettò le basi del Centro Ufologico Nazionale. Un evento che gli cambiò la vita, che lo indusse poi a costituire il primo centro ufologico in Italia, il Centro Studi Aviazione Elettromagnetica di Roma da lui diretto, e che va oggi ricordato e commemorato a distanza di 60 anni. di Roberto Pinotti

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CASI RETROSPETTIVI là, sparsi per terra: il casco, una mini-camera e il cellulare, tramite il quale aveva contattato la stazione di Polizia. Preoccupati della irreperibilità del collega e della scena presentatasi, la pattuglia richiamò la Centrale che diede l’allarme e il comandante della Regional Unit II dispose una immediata azione di ricerca nella zona da dove era avvenuto l’ultimo contatto col poliziotto. Vennero setacciate le strade e le fattorie del posto per reperire possibili indizi che fossero utili a rintracciarlo. Dopo 10 ore di inutile girovagare tra le campagne circostanti e senza che il poliziotto si facesse vivo, giunsero a Dorila Juan Carlos Tierno, il Procuratore regionale di Giustizia, Governo e Sicurezza insieme al Commissario Ricardo Baudaux, il Capo provinciale della Polizia, per fare il punto della situazione ed esaminare più attentamente gli eventi, compreso l’andamento delle ricerche di Polizia ancora in corso. Il problema fondamentale stava anche nel fatto che poco prima dell’alba e in prima mattina era piovuto abbastanza insistentemente, cancellando tutte le eventuali tracce. Si decise allora di divulgare la notizia e furono gli stessi organi della sicurezza ad informare la stampa locale nella speranza che qualche cittadino li aiutasse, aggiungendo anche che l’uomo era stato alle dipendenze delle Forze dell’Ordine per oltre 5 anni. Si sapeva comunque che qualche tempo prima lo stesso Tierno aveva richiesto al Commissariato locale le copie delle videocassette che Pucheta stava assemblando al riguardo della presenza di “strane luci” di cui parecchi cittadini erano stati testimoni, compreso lo stesso protagonista. Alla fine, dopo aver coordinato le indagini e riorganizzato le ricerche, appena passato mezzogiorno, il procuratore ritornò a Santa Rosa, la capitale della regione della Pampa, con Badeaux. Sergio Pucheta venne finalmente ritrovato verso le 16:30 in una stradina di campagna tra Trili e Quemu Quemu, circa 21 chilometri dal sito da dove aveva chiamato la Centrale e dove a terra erano sparsi i suoi accessori da poliziotto. Non furono però i suoi colleghi a rintracciarlo, bensì il proprietario di una piccola fattoria del luogo che, avendo saputo dai media di quanto era successo nella notte, aveva pensato bene di dare un’occhiata nei paraggi. “Non si può mai dire. Ma stavolta è andata bene più a lui che a me!”, furono i suoi commenti. L’agricoltore l’aveva trovato ed

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MONDO

aveva avvisato subito la Polizia col telefonino, allontanandosi dal posto dove era Pucheta di una cinquantina di metri per rendersi visibile ai soccorritori, anche perché il punto in cui il poliziotto era seduto era davvero invisibile. “Era intorpidito e in posizione fetale”, furono le dichiarazioni dei suoi colleghi giunti sul posto. Arrivata la prima pattuglia, fecero seguito anche le autorità per accertare che il giovane fosse in “buone condizioni, senza segni di aver subito violenza, ma in un certo qual modo sano e salvo”. Fu subito chiaro

che studiarono questa storia, ci fu anche Quique Mario, un esperto argentino di ufologia a livello nazionale, che da quasi 40 anni si occupa della materia per la provincia di La Pampa. “Dopo aver chiamato la Centrale, il poliziotto ha utilizzato il cellulare per contattare un collega fuori servizio. Alla stazione lo stavano monitorando e, non avendo più notizie, hanno deciso di avviare le ricerche”, disse in seguito l’ufologo. Il luogo preciso dove tutto era iniziato, fa

I colleghi della Polizia durante le ricerche

Gli accessori sparsi per terra

che non era in grado di parlare e non rispose ad alcuna domanda. Poi, col passare dei minuti, riuscì a sciogliersi. Alla fine venne fuori che tutta la faccenda era dovuta a qualcosa di strano che era successo nei pressi di La Barrancosa e che, a suo dire, poteva essere il giusto seguito di quel che era capitato nelle settimane precedenti, in cui Pucheta e altri colleghi e concittadini avevano registrato quelle strane luci notturne che gironzolavano per la zona, ricavando la famosa videocassetta consegnata al procuratore. Tra gli altri inquirenti ufologi

parte della zona rurale della località di Dorila, una stradina che corre verso Maisonave, ad est. Siamo nel cuore dell’Argentina. All’epoca, il protagonista di questo caso aveva 28 anni, era in buone condizioni fisiche e, come ho detto prima, lavorava per la Divisione Anti-Abigeato UR-II, con sede a General Pico. Sergio Pucheta era sposato e sua moglie era entrata negli ultimi mesi della prima gravidanza. Secondo le testimonianze raccolte sul posto e secondo quanto dicevano i suoi collaboratori, era una persona normale, senza apparenti


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MONDO

problemi famigliari, proprietario di un’attività (on-line) e senza debiti finanziari in essere;

CASI RETROSPETTIVI

un uomo di buona reputazione, insomma, soprattutto presso i suoi superiori. Quando gli inquirenti arrivarono sul luogo da dove aveva chiamato e trovarono tutti gli accessori in dotazione sparsi per terra, determinarono immediatamente che di sicuro aveva visto qualcosa che lo aveva portato ad estrarre la rivoltella, a mettere mano alla ricetrasmittente e a perdere il cellulare. Il corso degli eventi avvalorava insomma una delle ipotesi avanzate già dalla prima pattuglia: pressato da una situazione a lui sconosciuta, il testimone aveva agito afferrando meccanicamente tutte queste cose, una forma di ricerca d’aiuto. A posteriori si seppe che, secondo il suo stesso racconto, aveva tentato di allontanarsi dal luogo perché qualcuno lo aveva inseguito. L’uomo era stato trovato in un viottolo di campagna parallelo alla strada provinciale (la Provincial Route 1) da un agricoltore che tornava dalla cittadina di General Pico, in una zona identificata dalla polizia come “Il Triangolo”. Questi chiamò subito le forze dell’ordine. Quando queste arrivarono dove era stato ritrovato, l’agricoltore era alla fine della curva che faceva la stradina per segnalare il punto ai militari. Dall’altra parte della curva c’era il

reagire, dicendogli che il capo del Regional II (di cui era dipendente) era venuto a trovarlo e gli era accanto e che tutte due erano lì per aiutarlo. Successivamente, Quique gli chiese di rilassarsi con dei semplici esercizi di respirazione, invitandolo a inspirare dal naso ed espirare dalla bocca. A poco a poco, l’uomo cominciò a sciogliersi e gli inquirenti diedero un primo esame sommario alle mani e al comportamento generale senza trovare eventuali anomalie, anche se teneva sempre nascosta la faccia, giustificandosi col fatto che gli bruciavamo forte gli occhi. Quando aveva allungato le gambe, con una certa esitazione aveva cominciato a dire: “Mi hanno seguito per tutta la notte”. Alla domanda “Chi?”, rispose “Due di loro... che avevano gli occhi rossi...”. “Che aspetto avevano?”. “Sembravano trasparenti... e avevano gli occhi rossi... Quegli occhi mi hanno fatto venire il mal di testa... Mi hanno detto cosa volevano farmi fare... Mi hanno fatto fare una telefonata... Mi hanno detto che stasera vengono ancora da me...”. “Come mai hai estratto la rivoltella?” “Non lo so”. Stessa risposta che diede circa la radio e il cellulare. “Mi hanno seguito per tutta la notte...”, continuava a ripetere. L’uomo si esprimeva a stento,

Commissario Roberto Ayala, lo fece con una certa fatica cominciando a piangere con accanto il suo superiore. Quique lo incoraggiò a sfogarsi senza reticenza in modo di alleviare così la sua grande angoscia. Continuava però a nascondersi il volto e poi chiese di sedersi; cosa che fece con l’aiuto dei presenti, coprendo sempre la faccia con gli avambracci. Ayala gli chiese allora di alzare la testa e lui la tirò su solo per metà, ma senza aprire gli occhi. Insisteva col dire: “Avevano gli occhi rossi” e che “stasera vengono ancora da me”. La sua condizione era quella di una persona che aveva subito un forte shock emotivo. Aggiunse anche che si sentiva bruciare le dita ma apparentemente non c’era evidenza visibile di alcuna anomalia. Poi disse che si sentiva bruciare anche i piedi e, quindi, lo aiutarono a togliersi le scarpe da trekking e i calzini. Le piante dei piedi presentavano solo i tipici segni di chi aveva camminato a lungo, con le vesciche dovute al sudore. Appena dopo, arrivò l’ambulanza con il medico, che lo tranquillizzò e gli disse che ora lo avrebbero soccorso e rimesso in sesto; con fermezza però venne deciso di trasportarlo direttamente al Gobernador Centeno Hospital. Venne sorretto un po’ da tutti e lo accomodarono sulla barella. Quando si era alzato,

Sergio Pucheta viene soccorso dal Capo della Polizia, appena dopo il suo ritrovamento

Imbocco della stradina verso il sito dove venne trovato, in una foto attuale

Il luogo dove Pucheta aveva chiamato la Centrale

poliziotto, che era praticamente rannicchiato. Le prime domande gli vennero poste dal Commissario Ayala e inizialmente non ebbero alcuna risposta. Quique Mario, che poi avrebbe steso questo rapporto che stiamo rivivendo, si era avvicinato a Pucheta da destra, inginocchiandosi per essere al suo stesso livello e aveva notato che non aveva cambiato posizione, mantenendosi con le estremità in posizione visibilmente rigida, a dimostrazione di un notevole shock emotivo. Cercò allora di parlargli per farlo

ma pian piano si stavano delineando i contorni della vicenda. ”Una volta arrivato a La Barrancosa ho chiamato i rinforzi perché sentivo che c’era qualcosa che non andava. Qualcuno che mi curava; poi sono scappato da lì perché ho incrociato due esseri piccoli, dagli occhi rossi che mi hanno seguito e quindi inseguito…e che mi hanno dato degli ordini telepatici”, confidò la vittima al Capo della Polizia. Quando sembrava essersi rilassato un po’ di più, Quique gli chiese di alzarsi e, assistito dal

si era coperto nuovamente il viso con gli avambracci e continuava a farlo, anche sulla barella. Giunto in ospedale, con grande urgenza venne portato al Pronto Soccorso. Tre infermiere lo aiutarono a togliere la divisa e il dottor Covella iniziò un primo esame generico e superficiale che non aveva rivelato alcunché di anomalo. Quique, che aveva accompagnato il poliziotto, chiese se non fosse il caso di somministragli un sedativo, ma il medico rispose di no, dal momento che lo stesso Pucheta gli aveva confidato di essere stanco e di voler dormire, non rispondendo

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LE SCIE CHIMICHE

Alle 18 circa di una afosa giornata d’estate del 2001, transitando in provincia di Vicenza, ebbi modo di osservare uno spettacolo davvero straordinario. Ovunque, a vista d’occhio, vi erano scie rigonfie lunghissime da coprire tutto il cielo. Pennacchi bianchi, lineari e fittissimi che rimasero immobili per diverso tempo e purtroppo, come spesso accade, non avevo portato con me la macchina fotografica ma rende bene l’idea comunque le foto che seguono. Col passare del tempo queste sostanze tendono a formare una solida copertura che man mano che si avvicinano al suolo assumono la forma di lunghe e impalpabili striscioline o a filamenti di varia

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LA TEORIA

misura, a fili argentei che assomigliano vagamente alla tela di ragno, a ciuffi o batuffoli di cotone come accaduto recentemente a Ferrara, dove alcune persone hanno avuto modo di osservare la caduta di questi filamenti e come andavano per raccoglierli si scioglievano a guisa di fiocchi di neve. Un altro aspetto che assumono queste sostanze mentre atterrano avviene sotto forma di nebbiolina bianca. Alle 18 circa di una afosa giornata d’estate del 2001, transitando in provincia di Vicenza, ebbi modo di osservare uno spettacolo davvero straordinario. Ovunque, a vista d’occhio, vi erano scie rigonfie lunghissime da coprire

tutto il cielo. Pennacchi bianchi, lineari e fittissimi che rimasero immobili per diverso tempo e purtroppo, come spesso accade, non avevo portato con me la macchina fotografica ma rende bene l’idea comunque le foto che seguono. Col passare del tempo queste sostanze tendono a formare una solida copertura che man mano che si avvicinano al suolo assumono la forma di lunghe e impalpabili striscioline o a filamenti di varia misura, a fili argentei che assomigliano vagamente alla tela di ragno, a ciuffi o batuffoli di cotone come accaduto recentemente a Ferrara, dove alcune persone hanno avuto modo di osservare la caduta di questi fila-


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LA TEORIA

menti e come andavano per raccoglierli si scioglievano a guisa di fiocchi di neve. Un altro aspetto che assumono queste sostanze mentre atterrano avviene sotto forma di nebbiolina bianca. Gli aerei che vengono usati a questo scopo, privi di contrassegni come ho già detto, volano intorno ai 30.000 piedi per non interferire con gli aviogetti di linea che viaggiano dai 35.000 ai 39.000 piedi, mentre i velivoli militari volano sotto i 30.000 piedi e questi in teoria non dovrebbero generare nessuna scia di condensazione. Generalmente viene impiegato un unico jet per irrorare una determinata zona ma quando è una vasta area a

dovere essere trattata allora possono venire utilizzati più apparecchi fino a raggiungere l’incredibile numero di trenta unità come è accaduto nel Maine nel 1997. A questo punto sorge una domanda: ma a che cosa può servire tutto ciò? Sono state proposte svariate ipotesi sull’effettivo utilizzo di questi prodotti chimici. Quello che è certo è che un numero imprecisato ma comunque elevato di persone hanno accusato danni fisici dopo essere venuti a contatto con queste sostanze.m Malessere generale, vomito, bruciore agli occhi e al naso, naso che gocciola, difficoltà nel movimento degli arti, forti emicranie, capogiri, stan-

LE SCIE CHIMICHE

chezza, attacchi d’asma, diarrea e sintomi influenzali generalmente senza febbre, perdita di memoria. Che possa trattarsi di un progetto di qualche colosso farmaceutico allo scopo di incentivare le vendite dei propri prodotti ? Può essere un programma per il controllo mentale della popolazione ? Quello che è certo è che già in Vietnam aerei irroratori dell’USAF scaricarono migliaia di tonnellate di “Agente arancio”, il defogliante contenente diossine tossiche pericolose che provocò la morte di migliaia

NELLE FOTO

Vietnam. Missione di disboscamento durante l'operazione Ranch Hand (guerra del Vietnam)

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