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Uova, produzione stabile e mercato dinamico

Alla tavola rotonda “Il futuro del mondo agricolo tra innovazione e convenienza”, organizzata da Gdo Week e Mark up a Fieravicola, Fabio del Bravo, responsabile della Direzione Mercati di Ismea, ha illustrato le ultime tendenze e le prospettive del settore delle uova, che mostra andamenti particolarmente dinamici sia in termini di innovazione di prodotto che di consumo.

Le uova, assieme alla farina, sono state tra i prodotti più acquistati durante la pandemia e si è assistito a un aumento del 13% dei capi allevati a fronte di un drastico ridimensionamento di quelli in gabbia (-24%). Economiche, di alto valore nutritivo, quasi esclusivamente di origine nazionale e sempre più spesso provenienti da allevamenti etici, negli ultimi tempi le uova sono tra gli alimenti maggiormente apprezzati dai consumatori. A favorirle in anni complicati come quelli appena trascorsi, anche la bassa esposizione verso il canale Ho.Re.Ca e la presenza di un sistema produttivo integrato e autosufficiente che non ha scontato problematiche di approvvigionamento estero, legate alle limitazioni degli spostamenti. La produzione italiana, nel 2020, si è attestata su oltre 12,6 miliardi di uova, pari a circa 796 mila tonnellate di prodotto, per un corrispettivo di poco inferiore a 1,4 miliardi di euro per la sola parte agricola. Il volume produttivo è stato raggiunto grazie a 41 milioni di galline ovaiole accasate in oltre 2.600 allevamenti. Il tasso di approvvigionamento del settore si attesta sul 97%. Secondo i dati registrati in Anagrafe Nazionale, nel 2020, il 49% dei capi in deposizione è stato allevato “a terra”, il 42% in allevamenti con “gabbie arricchite”, il 4% in allevamenti all’aperto e il 5% in allevamenti biologici. Cresce il prodotto proveniente da allevamenti all’aperto (+13,4%), che rimane tuttavia ancora una nicchia nella distribuzione moderna (3%). Le uova certificate biologiche mantengono il 10% dei volumi venduti, mostrando incrementi del 4% rispetto al 2019, ma gran parte degli acquisti per questa tipologia avviene in altri canali. Il consumo apparente ha raggiunto nel 2020 il suo livello più alto, con oltre 219 uova pro capite.

La commercializzazione delle uova avviene soprattutto attraverso la Grande Distribuzione. Nei primi sette mesi del 2021 si è avuto un ridimensionamento degli acquisti rispetto al 2020, ma i volumi restano superiori a quelli degli anni precedenti, con un +10,6%. Da un’indagine condotta su un panel di consumatori per comprendere il loro comportamento di acquisto, è emerso che la reputazione delle uova è nel complesso molto positiva, in particolare in confronto ad altre fonti proteiche, come carne e formaggi. I più giovani considerano le uova un alimento facile e veloce da preparare, che può facilmente “risolvere” un pranzo o una cena; mentre nella fascia di età che va dai 35 ai 44 anni, sette consumatori su dieci ritengono importante non eccedere nel consumo. L’allevamento all’aperto è quello considerato migliore da metà degli italiani, perché coniuga i concetti fondamentali di benessere e ambiente. Sei consumatori su dieci sono infatti propensi a spendere almeno il 10% in più per l’acquisto di uova provenienti da galline allevate all’aperto. I driver di acquisto più gettonati sono la garanzia di freschezza e di salubrità, in particolare l’assenza di antibiotici e OGM, seguono poi la certezza sulla provenienza e la modalità di allevamento.

Meno rilevanti invece gli aspetti legati alla caratteristiche qualitative, quali il numero di uova nella confezione, la dimensione, il colore e il tuorlo. All’ultimo posto nella motivazione di acquisto vengono il prezzo e la marca. Dall’indagine emerge anche che i consumatori si aspettano in etichetta la presenza di informazioni tecniche indispensabili, come la data di scadenza o la corretta modalità di conservazione. Otto consumatori su dieci ritengono essenziale la presenza di certificazioni relative al benessere animale; sei su dieci sono sensibili all’impatto del processo produttivo sull’ambiente. Per quanto riguarda le future intenzioni di consumo, più di nove italiani su dieci pensano di mantenerlo inalterato in termini di volume. In un mercato da ritenersi indubbiamente maturo e stabilizzato, si intravede tuttavia una lieve percentuale di espansione, in quanto a un 2% che intende ridurre il consumo di uova, si contrappone un 5% che invece si esprime per un aumento. Nei prossimi mesi la crescita di mercato si indirizzerà soprattutto sul prodotto tradizionale, in guscio, mentre resterà piuttosto stabile la quota relativa ai prodotti più innovativi.

Fonte: Ismea

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