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Migliorare le performance delle ovaiole con la raccolta, l’interpretazione e la conservazione dei da
Ormai è risaputo che solo una corretta assunzione giornaliera di acqua e di mangime può garantire la migliore espressione genetica in tutte le specie animali da produzione zootecnica. Ogni azienda che lavora in questo settore garantisce i propri standard solo se l’animale viene messo in condizioni favorevoli per produrre. Ciò vale per il settore suino e quello bovino, ma quello che maggiormente necessita il rispetto di strette regole nutrizionali è sicuramente l’avicolo e più precisamente quello delle galline ovaiole.
Un corretto sviluppo dei pulcini e una produzione ottimale di uova si possono raggiungere solo se gli animali consumano acqua e mangime in modo corretto, proporzionale e costante. Purtroppo però, ancora oggi molti allevatori non sono in grado di giudicare in modo univoco se i loro animali rientrino nei parametri forniti dalle case di genetica. Troppo spesso le pagine dei registri vengono lasciate vuote o, ancora peggio, non vengono sfruttate le opportunità tecnologiche dei nuovi sistemi informatici presenti in allevamento.
“L’occhio del padrone ingrassa il cavallo” recitava un vecchio proverbio, ma oggi questo non è più sufficiente. Con allevamenti sempre più grandi e capienti il controllo visivo degli animali non basta più; il tempo è sempre meno e le cose da fare si accumulano. Per questo motivo una lieve distrazione, un controllo eccessivamente superficiale possono non dare, anche a un allevatore esperto, segnali di malessere del gruppo. Perciò solo la valutazione di alcuni aspetti gestionali, la raccolta dei dati, l’interpretazione e la conservazione di questi possono esserci di fondamentale aiuto.
Diminuzione del consumo di acqua e mangime
I segnali principali, da ritenere come avvertimenti precoci di qualche prossima anomalia, sono senza dubbio rappresentati da un cambiamento improvviso nell’assunzione di acqua e mangime. Raccogliere i dati giornalieri dei due rispettivi consumi è un vero e proprio strumento di analisi e diagnosi, se messo in mano a esperti. Solo la corretta raccolta dei dati, nei tempi e modi stabiliti, può garantire l’affidabilità di quei numeri. Visualizzare i dati (attraverso grafici) spesso aiuta a interpretare con una sola occhiata eventuali alterazioni che gli animali stanno cercando di comunicarci.
Come per un lavoro scientifico, la taratura degli strumenti e la definizione delle unità di misura da valutare, unita agli intervalli e cadenze di misurazione, sono il principio di base perché una stima si possa ritenere attendibile.
Un consiglio semplice è quello di allineare e armonizzare le unità di misura con quelle proposte dalle case genetiche. I dati così raccolti possono essere facilmente confrontati con quelli standard di base della specifica razza (tutti gli standard produttivi delle diverse razze sono disponibili online, e in file Excel su richiesta). È bene però non legarsi troppo a questi valori, essi infatti sono frutto di uno studio statistico di dati raccolti in diversi Paesi e possono essere soggetti a variazioni. Per questo motivo, l’esperienza dell’allevatore, coordinata con la perizia dei tecnici aziendali, potrà valutare l’eventuale gravità di variazioni dallo standard genetico.
Un efficace impianto per il monitoraggio del consumo di mangime e acqua è ormai indispensabile per la gestione dell’allevamento. Per questo la conservazione di queste informazioni risulta fondamentale per valutare gli sviluppi positivi o il peggioramento delle prestazioni dei nostri animali. Un buon registro permetterà inoltre anche a terze persone, come veterinari, mangimisti o tecnici, di poter valutare in modo oggettivo la situazione dell’allevamento in tempo reale.
Non sono solo gli stati patologici ad avere un impatto negativo sul consumo, bensì ogni evento stressante: si pensi allo stress dovuto alla vaccinazione, allo stress ambientale (stress da calore), a un diverso sapore o consistenza del mangime, a fattori anti-nutrizionali presenti molte volte nelle materie prime o, spesso a banali, ma disastrosi malfunzionamenti del sistema meccanico di alimentazione di abbeveratoi o mangiatoie.
Un altro fattore causa di questa diminuzione è molto spesso un cambio drastico delle materie prime per la formulazione del mangime e, mai come in questo periodo, il fenomeno sta incidendo in maniera negativa sulle rese degli animali. Il vertiginoso aumento del prezzo, verificatosi nei mesi successivi alla pandemia, ha portato molti formulisti a fare i conti con materie prime sempre più care, dovendo spesso cercare palliativi o surrogati che potessero far quadrare il bilancio sia energetico che economico della razione. Anche l’irrancidimento del grasso o livelli di calcio troppo alti hanno un grande impatto sulla qualità del mangime, che sempre si traduce in una diminuzione dell’appetito, fino al rifiuto della razione da parte dell’animale.
Spesso questi dettagli non sono visibili a occhio nudo, forse il cambio di odore e fragranza possono risaltare immediatamente agli allevatori più accorti, ma di certo non è sempre facile conoscere le proprietà di ogni ingrediente contenuto nelle formule. Per meglio conoscerle risulta fondamentale controllare quotidianamente il mangime che arriva e che resta nelle mangiatoie. Infatti, è proprio la mangiatoia l’ultimo anello della catena, che inizia in mangimificio e termina nei silos di stoccaggio in allevamento. Essa risulta essere una vera e propria cartina tornasole per verificare le qualità strutturali e visive del mangime: un alimento di qualità, infatti, apparirà integro fino all'introduzione in mangiatoia. La presentazione del mangime nelle mangiatoie è un fattore da tenere sotto controllo, dato che le galline ovaiole risultano essere particolarmente sensibili alla sua forma e struttura. È caldamente consigliato mantenere invariata la tipologia di presentazione del mangime sia durante il periodo di allevamento (dalle 5 settimane in poi), che durante la fase di deposizione, evitando cambi tra sfarinati e pellet.
In ogni caso è sempre utile raccogliere e conservare dei campioni di mangime di ognuno dei lotti che si ricevono in azienda, specialmente quando si sospetta che il mangime sia la causa di una riduzione delle prestazioni dei nostri animali. Per un buon campionamento si raccomanda di prelevare una quantità rappresentativa di mangime pari almeno a 500 grammi. Gli esami possono essere sia fisici – eseguibili anche in campo utilizzando appositi se- tacci graduati dove far passare porzioni di mangime per vederne le dimensioni dei granuli – che chimici, molto più complessi, per i quali è necessario rivolgersi a laboratori specializzati. Le analisi chimiche generali consistono in analisi NIRS 1 o di chimica umida, che possono essere utilizzate per le singole materie prime o per il mangime completo. A seconda della prevalenza, le materie prime possono essere analizzate per sostanze nocive e tossiche, come micotossine o Salmonella. Per ognuna di queste prove sarà importante rivolgersi a un laboratorio qualificato e accreditato.
Aumento del consumo di mangime e acqua
Se la diminuzione di mangime può, quasi con certezza, essere un problema, non va nemmeno sottovalutato un consumo eccessivo di alimento o acqua. Seppur meno allarmante, questo fenomeno può indicare alcune anomalie all’interno del nostro allevamento. Nel caso dell’acqua è facile determinare i motivi di un aumento dell’abbeverata in base alla cronologia mensile, ma non è altrettanto scontato stabilire i motivi di un aumento del consumo di mangime. Dopo aver scartato l’errore meccanico o gestionale, bisognerà valutare se il fenomeno sia dovuto a un’eventuale esigenza nutrizionale degli animali. Nuovi fabbisogni metabolici, infatti, potrebbero determinare un aumento imprevisto dei consumi: starà alla capacità dell’allevatore mediare tra le reali esigenze di campo e le tabelle imposte dalla casa genetica.
Peso corporeo
Questo banale ma importantissimo indicatore è uno dei cardini per la zootecnia. Si pensi alle misurazioni regolari del peso corporeo che possono essere prese sia durante il periodo di allevamento (settimanale) che di produzione (mensile). Concentrarsi e guidare in maniera tempestiva verso la giusta direzione il peso corporeo aiuterà a regolare le future prestazioni di deposizione. All’inizio della deposizione è fondamentale stimolare lo sviluppo del peso corporeo che poi dovrà essere reso stabile da circa 35 settimane in poi, limitando così il fenomeno dell’ingrassamento delle ovaiole. Per ottenere un monitoraggio affidabile del peso, è importante iniziare a misurare i pulcini dal primo giorno di vita fino a 30 settimane di età una volta alla settimana, facendo poi delle pesate mensili a partire da 30 settimane. Anche in questo caso è fondamentale assicurarsi di prelevare un campione rappresentativo. Per gli animali allevati a terra si possono facilmente utilizzare delle bilance automatiche, che quotidianamente registrano i dati. Per gli animali alloggiati in gabbia, risulterà importante il numero e la posizione scelta per le gabbie, che dovranno essere distribuite in tutta la superficie e altezza del capannone, mantenute come riferimento costante e mai cambiate durante tutto il ciclo di produzione.
Anche i cambiamenti di peso delle uova risultano essere buoni indicatori per la salute, il benessere e la gestione dei nostri animali. Riduzioni improvvise nella dimensione delle uova dovrebbero essere considerate come un allarme precoce.
PRIMA
Si può quindi concludere che, grazie alla gestione numerica dei dati fornitici dagli animali, l’allevamento delle galline ovaiole può diventare in maniera definitiva una scienza statistica. Oggi l’attività di raccolta dati non è mai stata così facile e alla portata di tutti grazie alle varie applicazioni telefoniche disponibili sul mercato. Spunta fra queste PRIMA (Poultry Real-time Insight Management Application), nota per la sua semplicità di utilizzo e soprattutto perché scaricabile gratuitamente. Con PRIMA è possibile registrare tutti gli indicatori fondamentali relativi ai gruppi sia nella fase di allevamento che in quella di produzione: produttività, salute, consumi, condizioni di gestione, standard globali di razza. Questi indicatori possono essere collezionati e visualizzati sia su base giornaliera che settimanale. Inoltre, tramite la funzionalità multivisione, è possibile condividere le performance dei gruppi con terzi come ad esempio veterinari, tecnici, fornitori di pulcini, o fornitori di mangime. Nel contesto di grandi allevamenti tutti gli operatori possono utilizzare lo stesso account, dove vengono registrati i dati di tutti i gruppi accompagnati da eventuali commenti, incrementando così la trasparenza e migliorando la comunicazione con i responsabili di produzione. Paragonata alle varie app disponibili oggi sul mercato, PRIMA non è fra quelle con funzionalità estremamente avanzate, che richiedono costosi abbonamenti mensili o annuali, ma si contraddistingue per la sua semplicità e per svolgere le funzioni necessarie per tenere sotto controllo tutti gli indicatori di produzione, in maniera lineare e gratuita.
L’accessibilità via smartphone e la possibilità di registrare dati anche senza la connessione internet, off-line, rende PRIMA comoda da usare direttamente in allevamento, senza dover accedere a un computer. A questo punto è importante fare riferimento alla privacy e alla sicurezza. Tutti i dati raccolti con PRIMA non vengono né condivisi con terzi, né tantomeno utilizzati per scopi di lucro alle spalle dell’allevatore. Quando si parla di raccolta dati in allevamento la fiducia è considerata l’aspetto cardine sul quale si basa la relazione intima tra allevatore e fornitore tecnologico. Lo scopo fondamentale di questa app è promuovere trasparenza e soprattutto permettere al fornitore di genetica di fornire supporto tecnico di qualità basato su dati condivisi in tempo reale. Questa app rappresenta il primo passo di un lungo percorso di supporto al cliente che Hendrix Genetics sta mettendo in pratica per raggiungere l’obbiettivo di “Crescita attraverso l’eccellenza” nel 2025.
PRIMA è disponibile sia per iPhone che Android, accedendo nei rispettivi Apple app store e Google play store, oppure scansionando il QR code che trovate nell'immagine. Una volta scaricata la app, bisognerà richiedere un account, la richiesta verrà processata nel giro di 24 ore, dopo le quali la si può utilizzare.
1 La spettroscopia nel vicino infrarosso (NIRS) descrive un metodo di analisi fisico-ottica basato sulla spettroscopia nella gamma della luce infrarossa a onde corte. Il metodo proviene originariamente dal settore medico, ma è stato utilizzato in agricoltura per molti anni. Per l’analisi, il campione di mangime viene irradiato con raggi infrarossi. Con l’aiuto della riflessione, il sensore NIRS può rilevare gli ingredienti in base alla differenza tra la luce irradiata e quella riflessa.