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Biosicurezza, le nozioni di base

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Il nido a imbuto

Il nido a imbuto

Per biosicurezza si intendono quelle misure atte a ridurre il rischio di introduzione e diffusione di agenti infettivi negli allevamenti, ovvero le misure di bio-esclusione e biocontenimento.

Per mettere in atto adeguate misure di biosicurezza sono tre gli aspetti da considerare: la posizione geografica, le strutture dei capannoni e degli annessi, le procedure e le attività operative routinarie.

Come regola generale, per garantire un buon livello di biosicurezza è necessario isolare gli allevamenti, tramite barriere sia fisiche che procedurali, pulendo a fine ciclo per rimuovere eventuali patogeni rimasti e disinfettando al termine delle operazioni di pulizia. A tal fine è di importanza fondamentale la cooperazione di tutto il personale: chiunque, infatti, può essere responsabile dell’introduzione di patogeni, con conseguenze devastanti.

Basti pensare, ad esempio, al caso dell’Influenza Aviaria: si tratta di un virus instabile in ambiente, che quindi sopravvive nel capannone solamente se rimane adeso a materiale organico che lo protegge, soprattutto in ambienti freddi e umidi, dove la sopravvivenza del virus aumenta. I primi ospiti del virus influenzale sono gli uccelli selvatici acquatici: da lì viene facilmente viene trasmesso alle anatre domestiche, che sono sensibili all’infezione. Quindi le situazioni in cui volatili domestici e anatre sono contigui costituiscono un alto rischio di trasmissione del virus. In ordine di sensibilità, tra i domestici, vediamo al primo posto le quaglie, poi i tacchini e infine i polli.

Si tratta dunque di un meccanismo di trasmissione ad ampio raggio, che vede il passaggio del virus dai selvatici migratori alle specie intermedie (le cosiddette specie “ponte”) che fungono da veicolo per la trasmissione del virus agli avicoli commerciali. Naturalmente in questo schema viene coinvolta una serie di altri fattori, come la persistenza ambientale (clima freddo), la frequenza delle migrazioni e la presenza o meno di un buon sistema di biosicurezza.

A trasmettere il virus può essere una serie praticamente infinita di soggetti e oggetti: attrezzature contaminate, personale interno, addetti commerciali, lavoratori saltuari (come il personale che si presenta in allevamento per le vaccinazioni), i camion per il trasporto del mangime, le lettiere dei cicli precedenti, nonché materiale fecale, animali morti, nuovi soggetti introdotti, insetti o altri animali, ma anche l’acqua ed eventuali allevamenti dei dintorni.

I principi di biosicurezza

Per garantire un buon livello di biosicurezza è necessario intervenire in questi campi:

• controllo perimetrale: con reti di recinzione e aree tampone;

• formazione del personale: i lavoratori devono essere costantemente formati e devono indossare vestiario pulito. È necessario anche limitare l’ingresso ai visitatori;

• attrezzature e veicoli: limitare il traffico e sanificare tutti i mezzo in ingresso;

• animali: animali selvatici, roditori e insetti vanno limitati; i morti devono essere raccolti, eliminati e segnalati con attenzione e tempestività; bisogna fare attenzione alle nuove introduzioni;

• acqua: è essenziale controllare sempre la sanificazione;

• mangime e lettiera nuova: devono essere sempre controllati attentamente;

• audit: bisogna eseguire regolarmente controlli circa l’attuazione delle misure di biosicurezza.

Alla base di un qualsiasi piano di biosicurezza c’è sempre il concetto di recinzione e della relativa zona tampone di ingresso, che deve essere realizzata e garantita in ogni allevamento.

Il personale, presa coscienza dei rischi sanitari per gli animali, ma anche per il proprio stesso lavoro, nel caso di malattia, deve evitare contatti con altri avicoli, sia commerciali che da compagnia. Tale misura viene realizzata tramite dimostrazioni, presentazioni, training anche online, video e verifiche di campo, costantemente validate dagli audit. Sono misure che non costano molto, ma che hanno una buona efficacia. In effetti non tutti i provvedimenti consigliati oppure obbligatori hanno lo stesso costo o la stessa efficacia: il lavaggio delle mani, per esempio, è una pratica quasi a costo zero, come pure il cambio di stivali e cappello, la disinfezione dei calzari in ingresso e il lavaggio e la disinfezione delle attrezzature tra allevamenti, a fronte però di notevoli benefici. Installare invece un sistema di doccia in ingresso e in uscita è piuttosto costoso, come pure una stazione di lavaggio degli automezzi, che apporta benefici aggiuntivi ma non sufficienti. Le procedure che riguardano il personale sono diverse a seconda del ruolo: responsabile aziendale, veterinario, visitatori, ciascuno deve seguire uno specifico protocollo.

Il controllo del traffico riguarda il passaggio sia di mezzi che di persone. Nessun addetto deve possedere avicoli a casa propria, devono essere apposti cartelli di limitazione del traffico, vanno usati cancelli o sbarre che si aprono solamente dopo la disinfezione del mezzo, va predisposto un registro dei visitatori. Inoltre le porte devono essere sempre chiuse e il personale deve parcheggiare sempre in una zona esterna all’allevamento.

Ricordiamo che i veicoli possono trasmettere malattie tramite i pneumatici, ma anche tramite le calzature dei conducenti, oppure attraverso i vassoi portauova e/o attrezzature provenienti da altri allevamenti. Non solo i camion per il trasporto degli animali o del mangime, ma anche quelli del gas possono essere vettori di malattia: per questo motivo è opportuno controllarli e prendere nota di ciascuno in un apposito registro.

Tra i gruppi vanno eseguiti lavaggi e disinfezioni, ricordando che al 90% l’efficacia del lavaggio è fisica e solo per il 10% chimica. Pertanto bisogna rimuovere lo sporco e il materiale organico visibili e, al termine del lavoro, dopo aver segnato il tipo e la concentrazione del detergente e del disinfettante utilizzati secondo le istruzioni in etichetta, bisogna effettuare un ulteriore controllo finale.

Gli audit di controllo, infine, devono essere regolari e frequenti, soprattutto in allevamenti di grandi dimensioni. Tali audit si basano sia sulla presenza di materiale di formazione per il personale che sulla frequenza e l’implementazione dei corsi effettuati. Devono essere presenti revisioni annuali dei piani aziendali, con l’aggiunta delle azioni correttive attuate.

Online esistono delle checklist, manuali informativi e materiali, nonché un’app scaricabile che, dopo avere digitalizzato le mappe dell’allevamento, integrandole con le movimentazioni e i relativi piani, rivede, valuta e approva il piano di biosicurezza dell’allevamento.

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