A.D. MDLXII
U NIVERSITÀ DEGLI S TUDI DI S ASSARI F ACOLTÀ
DI
L ETTERE
E
F ILOSOFIA
___________________________
CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DEI BENI CULTURALI ARCHEOLOGIA
TRA IL LEVANTE IBERICO E L’ANDALUCIA ORIENTALE: GLI INSEDIAMENTI FENICI DE “LA FONTETA” E DEL “CERRO DEL VILLAR”
Relatore: PROF. PIERO BARTOLONI
Tesi di Laurea di: ELISABETTA B IANCO
ANNO ACCADEMICO 2010/2011
INDICE Introduzione 1 La colonizzazione fenicia 1.1 La colonizzazione fenicia 1.2 La colonizzazione fenicia nella Penisola Iberica 1.3 La colonizzazione fenicia nell'Andalusia Occidentale 1.4 La colonizzazione fenicia nell'Andalusia Orientale 1.5 La colonizzazione fenicia nel Levante Iberico
3 5 10 13 16 19
2 La Fonteta 2.1 La Fonteta 2.2 Gli scavi archeologici nell'insediamento de “La Fonteta” 2.3 Risultati campagne di scavo 2.3.1 Architettura e tecniche di costruzione 2.3.2 Architettura difensiva 2.3.3 Attività metallurgiche e artigianali
23
3 Cerro del Villar 3.1 Cerro del Villar 3.2 Gli scavi archeologici nell'insediamento del “Cerro del Villar” 3.3 Risultati campagne di scavo 3.3.1 Architettura e tecniche di costruzione 3.3.2 Attività metallurgiche 3.3.3 Produzione ceramica
43
4
63
Conclusioni
Bibliografia
25 27
47 50
67
1
Ai miei nonni..
2
Introduzione Scopo del presente lavoro è quello di analizzare una delle popolazioni che mi ha affascinato in maggior modo in questi miei tre anni di studio, la popolazione Fenicia. Il mio lavoro sarà incentrato su uno studio approfondito riguardante la colonizzazione fenicia sviluppatasi in Spagna. Capitolo1 Avrà lo scopo di fornire una visione generale della popolazione Fenicia nel contesto sia geografico che storico per poi approfondire la tematica della colonizzazione dei Fenici nell'intera area mediterranea (1.1). Lo studio sarà incentrato nella zona Spagnola, ma più in particolare nella Penisola Iberica (1.2), dove verrà eseguita un'analisi
della
colonizzazione
fenicia
nell'Andalusia
Occidentale (1.3.), Orientale e nel Levante Iberico (1.4). In particolare mi soffermerò nello studio delle colonizzazioni avvenute nel Levante Iberico e nell'Andalusia Orientale che serviranno a inquadrare la situazione creatasi nella Penisola iberica nel momento dell'arrivo delle popolazioni Fenicie. Capitolo 2 Verrà focalizzata l'attenzione sull'insediamento de “La Fonteta” ubicato nel Levante Iberico. L'analisi sarà incentrata
3
inizialmente sul sito de “La Fonteta” e sul ruolo che esso ricopriva in periodo fenicio, per poi essere approfondita attraverso lo studio degli scavi che sono stati effettuati e dei risultati che questi hanno portato, con l'esame dei materiali archeologici rinvenuti. Capitolo 3 Sarà incentrato sullo studio dell'insediamento del “Cerro del Villar” situato in Andalusia Orientale. Inizialmente verrà analizzata la situazione geografica di tale sito per poi focalizzare l'attenzione sugli scavi effettuati e sui risultati ottenuti per permetterci di conoscere nel miglior modo possibile questo insediamento. Ciò sarà possibile grazie al rinvenimento delle diverse architetture scavate e allo studio dei materiali archeologici che sono stati rinvenuti.
Lo studio della colonizzazione fenicia e, in particolare, di queste due colonie installatesi in due zone differenti della Spagna, ci servirà per sviluppare nelCapitolo Conclusivo le tematiche comuni ad ambedue gli insediamenti che sono sorti nello stesso secolo, si sono sviluppati nel medesimo modo e, sempre nello stesso secolo, sono stati abbandonati.
4
1. LA COLONIZZAZIONE FENICIA 1.1 La colonizzazione fenicia
I Fenici, ubicati nel territorio della Fenicia, furono uno dei principali popoli ad occupare lo
scenario
mediterraneo
antico1. La
Fenicia
occupava
una
striscia di terra lunga circa 250 chilometri
ed
era
geograficamente collocata tra le
cittĂ
settentrionale,
della
Siria
nei
pressi
dell'attuale Libano; le cittĂ costiere
della
costa
siro-
palestinese erano abitate da popolazioni cananee e aramee al nord e da filistei a sud. Soltanto alla fine del XIII Illustrazione1:Mappa della Fenicia tratta da: BARTOLONI, P. 2009.
secolo a.C
a seguito della
caduta e della rovina degli 1
BONNET, C. I Fenici, Roma, Carocci, 2009.
5
Hittiti a nord e del ridimensionamento del Regno d'Egitto a sud, poterono incrementare e sviluppare autonomamente sia il commercio che la produzione artigianale e usufruire di 400 anni di libertà. I Fenici nascono agli inizi del XII secolo a.C. a seguito dei rivolgimenti politici e sociali provocati nell'area del Vicino Oriente dalle invasioni dei Popoli del Mare2; essi fondarono sulle loro coste numerose città tra cui le più importanti furono Sidone, Tiro, Byblo e Berito (l’attuale Beirut, capitale del Libano). Ogni città era indipendente e governata da un proprio re che veniva assistito da un consiglio di anziani. Troppo deboli militarmente, le città fenicie pagavano ogni anno un tributo ai potenti imperi confinanti (prima gli Egiziani e poi gli Assiri) in cambio della loro “protezione” e della libertà dei commerci via mare. Le risorse principali del Libano erano costituite da una parte dalle enormi foreste di cedro che ricoprivano le catene montuose e che fornivano legname pregiato a tutte le regioni del Vicino Oriente; dall'altra dalle risorse marine. Riguardo a queste ultime i Fenici si occupavano infatti oltre alla conservazione sotto sale del pescato anche della pesca dei murici indispensabili per la produzione della porpora, ed 2
BARTONOLONI, P. Archeologia fenicio-punica in Sardegna. Roma, CUEC, 2009.
6
erano abili nell'utilizzo delle sabbie silicee fondamentali per la realizzazione del vetro. La popolazione fenicia, oltre a sfruttare i propri materiali, si occupava anche di reperire le materie prime e gli oggetti preziosi attraverso l' organizzazione di imprese commerciali verso mercati situati sia nel Mediterraneo che nel Mar Rosso, tra questi: il rame di Cipro, il ferro di Cilicia , il bisso e la porpora della costa siriana e l'avorio dalla costa africana. Queste imprese commerciali prevedevano lunghi tragitti e alti costi che potevano essere sostenuti solo dai detentori del potere, cioè, da una parte dei membri della casa reale e dai sacerdoti dei templi più importanti, quali quello del dio Melqart. Diversi furono i motivi che provocarono la diaspora verso occidente dei fenici: •
la situazione geografica del Libano;
•
il debito alimentare provocato dal costante incremento
della popolazione; •
i conflitti politici con le regioni vicine, tra le quali il
regno di Damasco e le continue invasioni assire, tese ad imporre tributi che inizialmente furono occasionali, ma che verso la fine dell'VIII secolo a. C., sotto il regno di Sennacherib (704-681 a. C.) ebbero luogo quasi con cadenza
7
annuale. Per tutte queste serie di motivazioni abbiamo l'abbandono della madrepatria di parte della popolazione fenicia che preferì utilizzare la principale rotta verso Occidente, nota anche con il nome di “via delle isole”.
Illustrazione 2: Rotta dei Fenici nel Mediterraneo. Tratta da BARTOLONI, P. 2009
La “via delle isole” partiva dalle città costiere della Fenicia, per poi raggiungere l'isola di Cipro oppure la costa della Cilicia lungo la sponda meridionale dell'Anatolia. Dall'isola di Cipro si raggiungeval'isola di Rodi e risalendo verso nord, s'inotrava nel mare Egeo; in alternativa, partendo dalle coste della Cilicia, si proseguiva verso occidente toccando l'isola di Scarpanto e l'isola di Creta, per poi raggiungere l'isoletta di
8
Kithera e, proseguendo verso nord arrivare all'isola di CorfĂš. La traversata del mar Ionio prevedeva il costeggiamento del litorale Calabro e, passando per lo stretto di Messina, il raggiungimento dell'arcipelago delle Lipari che era il punto di partenza per la traversata verso la Sardegna o verso i mercati disseminati lungo la costa tirrenica. Raggiunta la Sardegna, si avevano diverse alternative: proseguire verso la costa africana oppure arrivare alla cittĂ di Cadice precorrendo prima la costa iberica all'altezza di Valencia e poi la costa andalusa per infine attraversare lo stretto di Gibilterra. Cadice
fu
la
piĂš
antica
colonia
fenicia
fondata
tradizionalmente nel 1110 a. C.3
3
Le informazioni relative alla storia e alle materie prime del popolo fenicio sono state estrapolate dal libro del professore, BARTONOLONI, P. Archeologia fenicio-punica in Sardegna. Roma, CUEC, 2009.
9
1.2 La colonizzazione fenicia nella Penisola Iberica
Illustrazione 3: Carta della Penisola Iberica con la localizzazione degli insediamenti fenici. Tratta da BOTTO, M. 2002.
La Penisola Iberica rappresenta il vertice piĂš occidentale della colonizzazione fenicia nel Mediterraneo4. L'indagine sul passato fenicio-punico fenicio punico della Spagna si svolge attraverso tre fasi di studi storico-archeologici storico archeologici i quali hanno arricchito il bagaglio di informazioni che in passato era limitato alle notizie tramandate dagli storici greci e romani e ad alcuni resti archeologici. La prima fase della ricerca si conclude agli inizi degli anni sessanta e ha reso possibile conoscere le grandi necropoli 4
Cit. AUBET, M. E. ÂŤSpagnaÂť ÂŤ (ed). I Fenici. Milano: Bompiano, p.226-237. 237. 1988
10
puniche di Cadice, Ibiza e Villaricos, i cui resti risalivano più o meno al 500 a. C. La seconda fase dell'indagine, collocabile intorno al 19651980, prende in considerazione la Spagna meridionale, in particolare l' Andalusia. In Andalusia si potevano riconoscere tutta una serie di colonie fenicie che rivelavano l'esistenza di un periodo coloniale arcaico datato nei secoli VIII-VI a.C.; tale periodo veniva associato all'arrivo di elementi di popolazione fenicia orientale, i quali avevano occupato per più di duecento anni la parte orientale dello Stretto di Gibilterra. Le
scoperte
archeologiche
delle
necropoli
e
degli
insediamenti di Almuňècar (la fenicia Sexi), Toscanos, Chorreras, Mezquitilla e quelli presenti nella foce del fiume Guadalhorce , misero in secondo piano lo studio sulle vecchie colonie di Ebusus e Gadir. Contemporaneamente, la scoperta della civiltà indigena di Tartesso nella bassa valle del fiume di Guadalquivir, ha permesso di analizzare l'influenza economica e culturale della Gadir
fenicia
sulle
comunità
indigene
dell'interno
dell'Andalusia. La terza e ultima fase dell'indagine spagnola ha avuto inizio negli anni ottanta. Questa ultima fase, ha preso in
11
considerazione uno studio più specifico su Cadice, la sua baia e Ibiza, creando cosi l'inizio di nuove indagini archeologiche su un periodo cruciale del passato della Penisola Iberica nel momento in cui la Spagna si inserisce nei circuiti commerciali e culturali del Mediterraneo Occidentale.5 L'espansione fenicia nella penisola Iberica si sviluppa nella prima metà del VIII secolo a. C., in questo periodo diminuiscono i contatti commerciali
con l'Oriente e gli
abitanti delle città del Libano si allontanano definitivamente dalla madrepatria alla ricerca di risorse e nuovi insediamenti. Sulla base delle fonti classiche ed archeologiche possiamo affermare che l'importanza e l'antichità delle colonie fenicie nell'estremo Occidente, basata sulle attività economiche e sull'esportazione e il commercio di metalli – argento, rame ,oro ,ferro - e il controllo nelle rotte di navigazione nell'Atlantico e del commercio di beni di consumo, permise a Tiro di fondare nuove colonie nel Mediterraneo. Le nuove colonie nate nella penisola iberica sono profondamente differenti, quelle fondate a Occidente dello stretto di Gibilterra (Gadir, Castillo de Doňa Blanca) devono infatti la loro importanza al commercio dei metalli, mentre, quelle che si trovano a Oriente dello stretto (Cerro de Villar, 5
AUBET, M. E., «Spagna» (ed). I Fenici. Milano: Bompiano, p.226-237. 1988
12
Toscanos, Almuňecar, Almu ecar, ecc..) basano le loro ricchezze sullo sfruttamento delle risorse agro pastorali del territorio.6 1.2 La colonizzazione fenicia nell'Andalusia occidentale
Alla luce dei nuovi dati si può affermare
che
occidentalela
nell'Andalusia colonizzazione
fenicia nella Penisola Iberica, avvenne per volontà di Tiro, all'epoca una delle più potenti città fenicie. L'attenzione attenzione viene rivolta nel Golfo di Cadice dove nella prima metà dell' Illustrazione 4: Localizzazione della colonia fenicia di Cadiz. Tratta da BOTTO, M. 2002.
In
seguito
alla
VIII secolo venne
fondata Gadir.7
pubblicazione
dell'articolo
di
Diego
RuizMata"La "La fundación de Gadiryy el Castillo de Doña Blanca:
contrastacióntextual
y
arqueológica”8,
viene
avanzata l'ipotesi che l'antico l'antico insediamento fenicio di Gadir 6
BOTTO, M. Rapporti tra fenici e indigeni nella Penisola Iberica (VIII-VI VI sec.a.C.) in HipaniaTerris omnibus felicior. felicior. Premesse e esiti di un processo di integrazione, a cura di G.Urso, Pisa: Edizioni ETS.(2002) 7 BOTTO, M., Rapporti tra fenici e indigeni nella Penisola Iberica (VIII-VI sec.a.C.) in HipaniaTerris omnibus felicior. Premesse e esiti di un processo di integrazione, a cura di G.Urso, Pisa: Edizioni ETS.(2002) ETS.(2002 8 RUIZ MATA,D"La "La fundación de .Gadir y el Castillo de Doña Blanca: contrastación textual y arqueológica”, in Complutum, Complutum 10, pp. 279-317.1999
13
vada identificato con il Castillo de Doňa Blanca (centro continentale situato nel Golfo di Cadice in una insenatura in prossimità della foce del Guadalete). Pur prendendo in considerazione la suddetta tesi, le oggettive difficoltà incontrate dagli archeologi che hanno operato a Cadice (dovute alla nascita di una città “moderna” sopra le fondamenta arcaiche), ci permettono di ipotizzare che sia più probabile che la prima occupazione del Golfo di Cadice da parte delle popolazioni fenicie abbia portato alla creazione di due insediamenti: - quello insulare, che andrà collocato sotto la moderna città di Cadice; - quello continentale, ubicato al “Castillo de Doña Blanca”. Questa strategia di popolamento, che risulta simile a quella documentata nella metropoli madre di Tiro, doveva offrire a nostro
avviso
numerosi
vantaggi.
Infatti,
mentre
l’insediamento insulare garantiva il controllo del traffico marittimo verso il Mediterraneo e si trovava in una posizione di completa sicurezza nei confronti di eventuali aggressioni, il “Castillo de Doña Blanca” rappresentava l’avamposto di Gadirsulla terraferma, in altre parole il punto di incontro reale fra mondo fenicio ed elemento tartessico. Diversi studi affermano che la presenza fenicia nell'Andalusia
14
occidentale sia stata inizialmente motivata dalla presenza di metalli, ciò ci viene confermato sia dalle fonti storiche che ci informano delle ricchezze minerarie presenti, sia dal fatto che i Fenici grazie ai rapporti che ebbero con il popolo Tartessico riuscirono ad accumulare grandi risorse9. Sarebbero tantissime le tesi e le argomentazioni delle quali parlare
sulla
colonizzazione
fenicia
nell'Andalusia
Occidentale ma il nostro studio tratterà in maniera specifica degli insediamenti dell'Andalusia Orientale e del Levante Iberico.
9
J. DE HOZ, Las fuentes escritas sobre Tartesos, in AUBET “Tartessos. Arqueología protohistórica del Bajo Guadalquivir”, Sabadell,AUBET,M.E.(ed.),1989, pp. 24-43; J.A. EZQUERRA, “Fuentes literarias sobre Tartessos”, in Argantonio Rey de Tartessos,Sevilla 2001, pp. 37-67.
15
1.4 La colonizzazione fenicia nell'Andalusia Orientale Gli insediamenti fenici
dell'Andalusia
orientale, compresi tra le
provincie
Malaga,
Granada
di e
Almeria sono uno dei complessi archeologici fenici più spettacolari Illustrazione 5: Andalucia orientale. BOTTO M. 2002.
e
arcaici
del
Mediterraneo occidentale. Il litorale presenta un'enorme concentrazione concentrazione di insediamenti fenici organizzati in piccole città portuali che dominano il delta dei principali fiumi della zona. Da un punto di vista topografico le colonie si collocano alla foce o lungo il corso dei numerosi fiumi che dalla CordilleraPenibética
raggiungono raggiungono
il
Mediterraneo
in
corrispondenza di ampie e fertili pianure delimitate dai rilievi montuosi. Procedendo da Ovest verso Est i centri più importanti sono10: •
Cerro del Prado (alla foce del Guadarranque), Casa de
10
BOTTO, M.,Rapporti Rapporti tra fenici e indigeni nella Penisola Iberica (VIII-VI sec.a.C.) in HipaniaTerris omnibus felicior. Premesse e esiti di un processo di integrazione, a cura di G.Urso, Pisa: Edizioni ETS. 2002 p.31
16
Montilla (alla foce del Guadiaro), Cerro de Villar (alla foce del Guadalhorce), Malaga (sul Guadalmedina), Toscano (sul Vélez), Morro de Mezquitilla (sull'Algarrobo), Chorreras, Almuňècar (sul rio Seco), Cerro de Montecristo (sul rio Grande) e Villaricos (sull'Almanzora)11. L'archeologia indica la presenza su questi insediamenti di importanti contingenti di popolazione orientale intorno agli anni 750 e 550 a.C. Grazie alle piccole dimensioni degli abitati e delle relative necropoli si può intuire che i coloni non si articolavano in grandi centri urbani, ma in piccoli insediamenti costieri, dove il loro numero era abbastanza ridotto. Inoltre,
si
pensava
nell'Andalusia
che
orientale
la fosse
funzione di
tipo
delle
colonie
commerciale,
strettamente collegata ai rapporti con Tartesso e al commercio dell'argento; per questo motivo, i centri costieri delle province di Malaga, Granada e Almeria venivano interpretati come scali nella rotta di collegamento fra Tiro e Cadice, oppure, facendo riferimento all'Ora maritimadi Avieno come punti di partenza della via terrestre verso i ricchi distretti
11
Per una sintetica descrizione di questi insediamenti cf. AUBET, M.E.Tiro y lascoloniasfenicias de Occidente. Barcelona:Crítica.1994. p.261
17
minerari delle province di Huelva e di Siviglia12. In antichitĂ , infatti, l'attraversamento dello Stretto di Gibilterra era ritenuto pericoloso, dunque il commercio dall'area atlantica all'area mediterranea della Penisola Iberica avveniva anche per via terra seguendo il corso dei principali fiumi, in particolare quello del Guadalhorce13. Le varie ricerche archeologiche degli ultimi anni hanno cambiato
il
piano
delle
conoscenze,
per
cui
tali
considerazioni sono state in parte superate. Oggi, gli studiosi sostengono che la strategia economica sviluppata dai Fenici nell'Andalusia orientale fosse piĂš articolata e rivolta anche verso il potenziamento delle attivitĂ industriali legate allo sfruttamento delle risorse.
12
AUBET, M.E.Nota sull'economia fenicia del sud della Spagna.. DARCH,5,2. 1987.p. 51-62. BOTTO, M.,Rapporti tra fenici e indigeni nella Penisola Iberica(VIII-VI sec.a.C.) in HipaniaTerris omnibus felicior. Premesse e esiti di un processo di integrazione, a cura di G.Urso, Pisa: Edizioni ETS.2002 p.32 13
18
1.5
La colonizzazione fenicia nel Levante Iberico. Nella
regione
dell'Andalusia, da sempre, si sono sviluppati studi sulla
colonizzazione
fenicia,, ma recentemente diverse
ricerche
hanno
evidenziato la presenza fenicia anche in zone del paese che contribuiscono a dare una visione diversa dal fenomeno coloniale nell'estremo
Occidente
Mediterraneo. Nella Illustrazione 6: Insediamenti indigeni e fenici nel basso Segura. BOTTO, M. 2002
provincia
di
Alicante, venne fondata
dopo la metĂ dell'VIII dell'VIII secolo, la colonia di La Fonteta14, che rappresenta per ora l'unico insediamento fenicio scoperto nel Sud-Est Est del Levante iberico. Come attestato nel villaggio indigeno di PeĂąa Negra, situato sul versante meridionale della Sierra de Crevillente, i primi 14
GONZĂ LEZ PRATS, A. 1998, 1998 p. 191-228.
19
rinvenimenti archeologici orientali nella regione sono comunque
i
più
Mediterraneo
antichi;
i
centro-orientale,
reperti,
provenienti
introdotti
con
dal
molta
probabilità nelSud-Est iberico da mercanti fenici, sono stati infatti ritrovati negli strati dell’abitato relativi al Bronzo finale (850-725 a. C.) e nella necropoli di LesMoreres. Uno dei motivi della precoce presenza dei Fenici sulle coste alicantine deve essere ricercato nelle ricchezze minerarie della regione, in particolare nelle vene di galena argentifera della Sierra di Orihuela e di Callosa del Segura15. Inoltre, un altro fattore determinante è rappresentato dall'importanza assunta agli inizi del I millennio a.C. da alcuni insediamenti indigeni come le importanti officine metallurgiche situate nella Peňa Negra, in grado di diffondere in molte aree del Mediterraneo centrale le nuove tecnologie di provenienza atlantica legate alla produzione di manufatti in bronzo16. Le diverse indagini che sono state realizzatelungo il corso del Segura, ci mostrano come i Fenici avessero un preciso programma
di
controllo
territoriale,
15
realizzato
con
GONZÁLEZ PRATS, A. GARCÍA MENÁRGUEZ, El conjunto fenicio de la desembocadura del río Segura (Guardamar del Segura, Alicante), in ACFP IV, Cadiz, 2000 p. 1531. 16 GONZÁLEZ PRATS,A. Una vivienda metalùrgica en la Peňa Negra (Crevillente-Alicante). Aportaciòn al conocimiento del Bronce Atlàntico en la Peninsula Ibèrica, Trabajo de Prehistoria 49. P 243-257
20
l'occupazione nel settore inferiore del fiume e degli avamposti strategici sui percorsi di collegamento verso l'interno. Infatti, alla foce del Seguravenne fondata la città di “La Fonteta” con i due relativi impianti portuali e, a circa 2 km verso l'interno, i Fenici riuscirono a conquistare e prendere possesso dell'insediamento del Cabezo de elEstraňo, precisamente
sul
finire
dell'VIII
secolo
a.C.
(tale
insediamento veniva utilizzato per difendere il porto della colonia di Rinconada). Gli scavi che sono stati realizzati nel sito hanno riscontrato la presenza di materiale indigeno in percentuali equivalenti negli strati più antichi: ciò è la prova dell'integrazione tra i due popoli17. Sempre sul finire dell'VIII secolo a.C, i coloni di “La Fonteta” si insediano nel Castillo de Guardarmar, in una posizione strategica per poter avere il controllo del territorio e della navigazione costiera; a testimonianza dell'importanza del luogo eressero un edificio sacro presumibilmente dedicato ad Astarte. Contemporaneamente all'occupazione del territorio del Basso Segura si ebbe anche l'occupazione delle aeree più interne 17
BOTTO, M., Rapporti tra fenici e indigeni nella Penisola Iberica(VIII-VI sec.a.C.) in HipaniaTerris omnibus felicior. Premesse e esiti di un processo di integrazione, a cura di G.Urso, Pisa: Edizioni ETS.2002
21
della regione per poterne sfruttare le risorse metallifere, ciò può essere riscontrato nella documentazione provenientedalla Peña Negra. Dal VII sececolo a. C. infatti è attestato che all'interno dell'insediamento indigeno della Peña Negra esisteva un quartiere di artigiani e commercianti fenici, provenienti dalla vicina colonia di La Fonteta, con botteghe di ceramisti, bronzisti e orafi che diedero vita a delle scuole locali18. L'arrivo di questi specialisti orientali nella popolosa città di Peña Negra deve essere messo in relazione alle ricchezze accumulate dal centro e alla formazione di élites locali desiderose di manifestare il loro potere tramite l’ostentazione di oggetti di lusso. Inoltre, la presenza di forni da vasaio specializzati nella produzione di anfore da trasporto attesta l’esistenza di un surplus di prodotti alimentari, quali vino, olio e carni salate da esportare nei centri indigeni dell’interno. Tali commerci permisero il rapido diffondersi della cultura fenicia nella regione.19
18
GONZÁLEZ PRATS,A. “La presencia fenicia en el Levante peninsular y su influencia en las comunidades indígenas, In I-IV Giornale di Archeologia fenicio-punica”. Ibiza 1991 p. 113 19 POVEDA NAVARRO,A.M. “Penetración cultural fenicia en el territorio indígena del valle septentrional del Vinalopó (Alicante)”, in ACFP IV, pp. 1863-1874.
22
2. LA FONTETA 2.1 “La Fonteta” Nella provincia di Alicante venne fondata, dopo la metà dell'VIII secolo, la colonia di “La Fonteta”20che rappresenta, per ora, l'unico insediamento fenicio scoperto nel Sud-Est e del Levante iberico. “La Fonteta”, il cui toponimo allude ad una fonte d'acqua dolce, è situata sulla sponda destra del fiume Segura, molto vicina alla sua foce, riproponendo una tipologia insediativa tipica nei centri fenici del Mediterraneo. La città portuaria era situata in un punto strategico, non solo per lo sfruttamento primario delle risorse economiche, ma anche per la vicinanza al letto del fiume che collegava il Sud Est della penisola Iberica con l'Alta Andalusia; dunque, si presume che il molo portuario del sito fenicio si trovasse in un'insenatura che precede il corso del fiume Segura per via del fatto che lì fosse protetto dalle intemperie. I due fattori economici che vennero presi in considerazione 20
GONZÁLE PRATS, A.,"La Fonteta. El asentamiento fenicio de la desembocadura del río
Segura (Guardamar, Alicante, España). Resultados de las excavaciones de 1996-97". Rivista di Studi Fenici, Luglio-Dicembre 1998. Roma ; La Fonteta, 1996-1998. El emporio fenicio de la desembocadura del río Segura. Guida della esposizione mongrafica del II Seminario Internazionale riguardante I Temi Fenici. Alicante 1999a.
23
per la scelta dei punti in cui stanziare i centri fenici furono la facilità di approvvigionamento di materie prime (in particolare di metalli) e la possibilità di stabilire relazioni commerciali con le genti del territorio circostante. Come esempio di relazioni con le popolazioni locali possiamo prendere in considerazione l'insediamento de “La Peña Negra” situato non molto distante dalla colonia fenicia de “La Fonteta”. Dopo
aver
importanti
attraversato, mutamenti
nel
come
periodo ad
orientalizzante,
esempio
la
totale
trasformazione dell'abitato, l'ampliamento del territorio urbano e l'erezione di un imponente cinta muraria, il sito de “La Peña Negra” sviluppò, dal punto di vista artigianale, la lavorazione dei materiali ceramici grazie alla diffusione delle diverse tecniche di lavorazione della ceramica provenienti dai popoli fenici. Infatti, a partire dal VII secolo a.C. nel sito è attestata l'esistenza di un quartiere di artigiani e commercianti fenici provenienti dalla colonia de “La Fonteta”21. Grazie agli esiti ottenuti dagli scavi si è potuto mettere in evidenza l'interesse dei Fenici per la metallurgia del rame, del 21
BOTTO, M.,Rapporti tra fenici e indigeni nella Penisola Iberica (VIII-VI sec.a.C.) in
HipaniaTerris omnibus felicior. Premesse e esiti di un processo di integrazione, a cura di G.Urso, Pisa: Edizioni ETS.2002
24
ferro e dell'argento; materie prime che dovevano essere reperite nel territorio circostante. Per merito dei rinvenimenti avuti nello scavo si è potuto studiare in minima parte anche il tipo di dieta che essi seguivano. Si trattava di un tipo di alimentazione variata e completa, che comprendeva il consumo di animali sia marini come tonno e seppie, sia terreni come cervi e mucche. Un bene di prima necessità come il sale, inoltre, non era molto utilizzato per il consumo del cibo, ma veniva adoperato sia per la conservazione del alimenti (pesce, carne e olive) che per la fabbricazione di cibi in salamoia per i quali i fenici si distinsero22.
22
GONZÁLE PRATS, A – RUIZ SEGURA “El yacimiento fenicio de la Fonteta(Guardamar del
Segura, Alicante, Comunidad Valenciana).Valencia: Real academia de cultura valenciana seccion de prehistoria y archeologia. Serie popular numero 4,2000; Fonteta, 1996-1998. El emporio fenicio de la desembocadura del río Segura. Guida della esposizione mongrafica del II Seminario Internazionale riguardante I Temi Fenici. Alicante.
25
2.2 Gli scavi archeologici nell'insediamento de “La Fonteta”
I primi scavi archeologici sono stati realizzati a “La Fonteta” nel 1966 e fanno parte del Progetto di Ricerca Archeologica che rientra nella linea di ricerca Colonizzazione fenicia e internazionale culturale con le comunità indigene del sud est della Penisola Iberica dell'Area di Preistoria dell'Università di Alicante, dove, negli anni Ottanta, si diede avvio al Progetto de “La Peña Negra”. L'insieme delle informazioni acquisite dopo diversi anni di scavo hanno iniziato a mostrarci i vari aspetti della colonizzazione fenicia occidentale nel Sud Est della Penisola Iberica le cui caratteristiche architettoniche, religiose, funerarie, economiche e della cultura materiale ci pongono davanti a uno dei siti caratteristici della presenza fenicia d'oltremare, in un punto geografico cruciale per capire le relazioni con la Ibiza arcaica e la strategia territoriale che comporta la colonizzazione fenicia nel
Mediterraneo
occidentale. Di fondamentale importanza è stato il sistema difensivo(a suo tempo confuso e pubblicato come islamico dall'equipe di medievalisti di R. Azuar, e più recentemente, considerato orientalizzante e iberico antico da un'equipe franco-
26
spagnola)che ha reso possibile la distinzione in “Fonteta arcaica”(fasi I, II e III)e in “Fonteta recente” (fasi IV, V, VI, VII e VIII). Con
l'ultima
fase
indicata
come
“Fonteta
IX”viene
individuato il momento del crollo e della distruzione delle muraglie e quindi la fase finale dell'insediamento, oltre al verificarsi di una invasione di dune di sabbia che hanno ricoperto l'insediamento23. La periodizzazione de “La Fonteta” realizzata nel 1997 da Alfredo GonzálezPrats (Direttore del progetto) si basa su un registro di dati ottenuto durante le tre campagne di scavo realizzate nel settore sud-orientale del sito. In queste campagne di scavo si è potuto constatare che i perimetri delle due fasi della “Fonteta arcaica” e della “Fonteta recente” non coincidono; la parte della “Fonteta arcaica” superava infatti il perimetro difensivo della “Fonteta recente” che si trovava compresa all'interno del perimetro delle mura. Tuttavia, non avendo informazioni sull'evoluzione della foce del fiume Segura riguardanti il periodo tra l'VIII e il VI secolo, possiamo fare solo delle supposizioni riguardanti i 23
GONZÁLE PRATS, A.,"La Fonteta. El asentamiento fenicio de la desembocadura del río
Segura (Guardamar, Alicante, España). Resultados de las excavaciones de 1996-97". Rivista di Studi Fenici, Luglio-Dicembre 1998. Roma.
27
perimetri delle diverse fasi de “La Fonteta”, ipotizzando che avesse un estensione del complesso urbano e portuario non inferiore ai 6 Ha, riguardanti “La Fonteta arcaica”24
2.3 Risultati campagne di scavo
Con le diverse campagne di scavo avvenute in questi ultimi venti anni si è potuto studiare con più precisione l'insediamento de “La Fonteta” e stabilire che verso la metà del VIII secolo a.C. era una piccola stazione portuaria frequentata dai mercanti fenici. Tra la fine del VIII e l'inizio del VII secolo a.C. avvennero dei mutamenti e i mercanti fenici si insediarono nel territorio definitivamente, creando una piccola comunità fenicia permanente.
2.3.1. Architettura e tecniche di costruzione
Attraverso la sequenza delle fasi di vita de “La Fonteta”, differenziate in “arcaica” e “recente”, si è potuta stabilire un'approssimazione dell'architettura di questo emporio fenicio situato nel Sud Est della Penisola Iberica i cui modelli 24
GONZÁLE PRATS, A – RUIZ SEGURA“El yacimiento fenicio de la Fonteta(Guardamar del
Segura, Alicante, Comunidad Valenciana),Valencia: Real academia de cultura valenciana seccion de prehistoria y archeologia, Serie popular numero 4.2000.
28
hanno influito sul concetto architettonico delle comunità indigene del territorio25. Durante gli scavi della “Fonteta arcaica” (fasi I, II e III) vi sono stati diversi rinvenimenti a seconda delle diverse fasi: per ciò che concerne le fasi I e II abbiamo il ritrovamento di un edificio suddiviso da vari elementi ortogonali con pareti di varia grandezza che differenziano i muri maestri dai semplici tramezzi; per ciò che concerne, invece, l'ultima fase arcaica (fase III) sono state scavate una serie di strutture abitative appartenenti ad un altro complesso architettonico. In un ambiente più ad est è stato messo in luce un focolare con tre aree circolari la cui tecnica di costruzione serviva a conservare meglio il calore del fuoco, per questo motivo nelle parte inferiore alla strato di terracotta è stato posto, sopra un letto realizzato con piccoli ciottoli, uno strato di ceramica frammentata. Negli scavi realizzati nella “Fonteta recente” (fasi IV, V, VI, VII e VIII)ci appaiono delle strutture architettoniche più definite e in ottimo stato di conservazione. Nel settore 4 sono state ritrovate due strutture addossate 25
GONZÁLE PRATS, A – RUIZ SEGURA“El yacimiento fenicio de la Fonteta(Guardamar del
Segura, Alicante, Comunidad Valenciana),Valencia: Real academia de cultura valenciana seccion de prehistoria y archeologia, Serie popular numero 4.2000.
29
entrambe nel perimetro interno della muraglia; mentre, mentr prendendo in considerazione il settore 7, vi è stata ritrovata una casa la cui struttura presenta una pianta, anche se incompleta, composta da almeno cinque cinque ambienti con pareti molto robuste.
30
Illustrazione 7-8: Immagini degli scavi effettuati presso l'abitato. Tratto da GONZÁLE PRATS, A – RUIZ SEGURA 2000.
La struttura muraria ritrovata nel settore 5N, che si contraddistingue rispetto alle altre per la grossezza delle pareti e la presenza di una possibile scala interna costruita con gradini di mattoni crudi disposti verticalmente,potrebbe confermare l'ipotesi che si trattasse di una torre interna e che, pertanto, facesse parte del sistema difensivo della muraglia. Scarse strutture si individuano, invece, a partire dalla fase VI in poi con tecniche di costruzione meno raffinate che vedranno nella fase VII la costruzione di piccoli forni da pane in argilla. Futuri scavi potranno completare le informazioni sulle altre fasi per ciò che riguarda l'architettura basata sulla tecnica e la costruzione26.
2.3.2. Architettura difensiva
Per
ciò
che
concerne
l'architettura
difensiva
dell'insediamento,gli scavi che furono realizzati dall'equipe che lavorava nella “RabitaCalifal” nel 1987 e nel 1991
26
GONZÁLE PRATS, A."La Fonteta. El asentamiento fenicio de la desembocadura del río
Segura (Guardamar, Alicante, España). Resultados de las excavaciones de 1996-97", Rivista di Studi Fenici, Luglio-Dicembre 1998
31
misero in luce una muraglia; essa rappresenta uno degli aspetti piĂš caratteristici dell'insediamento e, al tempo del .
Illustrazione 9: Fianco orientale della muraglia. Tratta da GONZALE PRATS, A – RUIZ SEGURA 2000
32
Illustrazione10: Fianco meridionale della muraglia. GONZALE PRATS, A – RUIZ SEGURA 2000
33
ritrovamento, si pensò erroneamente che fosse la muraglia che circondava il monastero medievale . Gli attuali resti delle mura, costruite con pietre di diversa grandezza, si trovano nell'angolo Sud Est della città e hanno un corpo centrale largo da 4,5 a 5 metri. Tutta l'opera era rivestita da uno spesso strato di argilla di colore arancio chiaro, fedele all'architettura fenicia e, il fianco esterno della fortezza presentava, a 4 metri di distanza dalla muraglia, un fosso a forma di V largo 2,5 metri che creava un ulteriore ostacolo contro possibili assalti27.
2.3.3. Attività metallurgiche e artigianali
Una delle attività di produzione maggiormente conosciuta nell'insediamento de “La Fonteta” e alla base della presenza fenicia in Occidente è la lavorazione dei metalli come argento, rame, stagno e soprattutto ferro. L'approvvigionamento
dello
stagno,
l'esclusiva
dello
sfruttamento dell'argento e l'introduzione del ferro sono 27
GONZÁLE PRATS, A."La Fonteta. El asentamiento fenicio de la desembocadura del río
Segura (Guardamar, Alicante, España). Resultados de las excavaciones de 1996-97", Rivista di Studi Fenici, Luglio-Dicembre 1998, Roma; 1997.,"El conjunto arqueológico de las Dunas de Guardamar (Alicante): el yacimiento islámico de la Rábita califal y el yacimiento fenicio de La Fonteta"., II Congresso internazionale sulla Rapites islàmica, San Carles de la Rápita.
34
alcuni degli li aspetti fondamentali che permisero l'interazione dei fenici con gli indigeni. I primi indizi di un'attività metallurgica sono apparsi durante lo studio stratigrafico sulle ultime fasi del sito fenicio in cui sono stati rinvenuti materiali metallurgici come come scorie, resti di metallo fuso, piombo, argento, rame e ferro28. Il fatto che la produzione di oggetti metallici rappresentasse una risorsa primaria per il commercio è testimoniato anche dal ritrovamento di numerosi laboratori metallici. Con i diversi dati dati oggi ottenuti e studiati si ha l'impressione che la “Fonteta arcaica” e la “Fonteta recente” offrono una caratterizzazione metallurgica simile e ci permettono di avere diverse informazioni su una delle importanti attività economiche di questo centro fenicio nicio d'Occidente. In una delle zone scavate nella fase della “Fonteta arcaica”, piu precisamente nella “Fonteta III”, è stato infatti ritrovato un
Illustrazione 11: Discarica metallurgica. GONZÁLE PRATS, A – RUIZ SEGURA 2000.
laboratorio metallico, mentre nei tagli 5N e 54 situati nella “Fonteta I e II”, è 28
stata ritrovata una “discarica”
GONZÁLE PRATS, A."La A. La Fonteta. El asentamiento fenicio de la desembocadura del río rí
Segura (Guardamar, Alicante, España). Resultados de las excavaciones de 1996-97". 1996 Rivista di Studi Fenici, Luglio-Dicembre Dicembre 1998. Roma. 1998.
35
metallurgica29. In questa discarica è stato rinvenuto un deposito di circa due metri costituito da resti di attività metallurgica, metallurgic da diverse pareti di piccoli forni costruiti e distrutti più volte e anche da materiale archeologico non metallico.
Illustrazione 12: Zona metallurgica de “la Fonteta” I e II, rappresentato di colore grigio.GONZÁLE grigio. PRATS, A – RUIZ SEGURA 2000.
La datazione azione del sito è stata ottenuta grazie ai ritrovamenti di 29
GONZÁLE PRATS, A, “Anzuelos, fíbulas, pendientes y cuchillos: una muestra de la
producción de los talleres metalúrgicos meta de La Fonteta”, Lucentum. XXIX., Università di Alicante.2010.
36
materiale ceramico greco (più precisamente appartenente al periodo greco geometrico) che ha permesso di inserire il sito della “Fonteta I e II” in un periodo di tempo compreso tra la metà dell'VIII e il primo quarto del VII secolo a.C. I materiali metallurgici rinvenuti che prenderemo in considerazione sono: •
ami da pesca;
•
fibule;
•
fibie di cintura;
•
gioielli;
•
coltelli.
Dobbiamo innanzitutto ricordare che pesca ed economia rappresentano una delle attività peculiari delle popolazioni fenicie, conosciute da sempre come grande popolo di navigatori e commercianti. Dunque, considerando che l'insediamento de “La Fonteta” è situato sulla costa, è normale ritrovare materiale archeologico come ami da pesca.
37
Gli ami da pesca erano generalmente realizzati in bronzo (unica eccezione è stato il ritrovamento di un amo in ferro), i Illustrazione 11: Ami da pesca. GONZÁLE PRATS, A – RUIZ SEGURA 2000.
meglio hanno
conservati delle
dimensioni che variano vari dai 20 ai 29 mm. Confrontando gli ami che vengono utilizzati oggi e quelli riscontrati a “La Fonteta” possiamo affermare che ami di simili dimensioni sono utilizzati per la pesca di corvine, spigole, gattuccio, sogliole, grongo. A tale proposito, negli scavi realizzati dal professoreAlfredo professore GonzálezPrats, sono stati documentati otoliti di corvina, mentre, le analisi ittologiche pubblicate dalla squadra spagnolo-francese francese che scavò parte del giacimento ci fornisce informazioni riguardanti le specie marine che venivano consumate: orate, saraghi, razze, cernie, sgombri, spigole30. Nei laboratori metallurgici oltre al ritrovamento di diversi 30
GONZÁLE PRATS, A, “Anzuelos, fíbulas, pendientes y cuchillos: una muestra de la
producción de los talleres metalúrgicos de La Fonteta”, Lucentum. XXIX., Università di Alicante.2010.
38
materiali
metallici
sono
state
ritrovati
frammenti
corrispondenti a fibule a doppia molla.ma anche altri tipi meno comuni che servono da confronto per stabilire la cronologia della fase. Numerose sono, inoltre, le fibie di cintura ritrovate nel deposito osito di rifiuti di “Fonteta VI”. Come sappiamo la produzione fenicia d'Occidente deriva da una tradizione orafa che si sviluppò almeno dal II millennio a.C. nell'area siro-palestinese, siro palestinese, con un artigianato di altissima qualità, largamente esportato, e proseguì proseguì in Fenicia e a Cipro nei primi secoli del I millennio. Nell'insediamento del “La Fonteta” è stato ritrovato un campione dell'oreficeria aurea, si tratta di un orecchino con pendente "a cestello", che rappresentava forse un cesto colmo di
frutta,
simbolo
di
abbondanza o di offerta di primizie un tipo di gioiello molto noto nel repertorio dei
gioielli
fenici
che
fabbricati in oro e in argento, si diffondono nella Fenicia e nella Palestina
Illustrazione 13: Orecchini di forma semilunare. GONZÁLE PRATS, A. 2010
39
fino a Cadice. Essi erano utilizzati anche come elementi di collana; un esemplare di orecchino è stato ritrovato nella zona della “Fonteta IV”, si tratta di un frammento di forma semilunare realizzato in bronzo, appartenente aidepositi di metallo della “Fonteta I e II”. Sono stati rinvenuti, infine, anche numerosi oggetti in ferro tra cui vari coltelli. Gli esemplari di coltelli, rinvenuti a “ La Fonteta”, sia nel deposito
metallurgico
arcaico,
sia
in
altre
zone
dell'insediamento si riferiscono a coltelli realizzati in ferro, dalla lama curva o lama in sezione triangolare; la lunghezza di questi coltelli era di circa 120-134 mm e la larghezza variava dai 14 ai 23 millimetri31. I mercanti fenici installatisi a “La Fonteta”, oltre ad occuparsi della negoziazione di metalli e oggetti metallici, si occuparono anche del commercio di altri prodotti tra cui la ceramica, bronzi e amuleti. Grazie alla grande quantità di materiale rinvenuto tra cui stoviglie, anfore e una notevole quantità di vasellame in
31
GONZÁLE PRATS, A – RUIZ SEGURA“El yacimiento fenicio de la Fonteta(Guardamar del
Segura, Alicante, Comunidad Valenciana),Valencia: Real academia de cultura valenciana seccion de prehistoria y archeologia, Serie popular numero 4.2000; GONZÁLE PRATS, A, “Anzuelos, fíbulas, pendientes y cuchillos: una muestra de la producción de los talleres metalúrgicos de La Fonteta”, Lucentum. XXIX., Università di Alicante.2010.
40
redslip,
possiamo
classificare
i
diversi
metodi
di
realizzazione della ceramica in: •
realizzata a mano;
•
realizzata con il tornio.
Il 20 % della ceramica era realizzata a mano e può essere suddivisa in tre gruppi: •
ceramica
di
provenienza
autoctona, autoctona,
del
sud
peninsulare; •
ceramica con impasto realizzato in calcite;
•
il terzo ed ultimo era identico per produzione a quello
sviluppatosi nei centri indigeni de “La Peña Negra”. Le ceramiche realizzate con il tornio, invece, ci offrono varie provenienze, gli esempi più numerosi sono il vasellame e le anfore a vernice rossa, mentre, tra i più comuni abbiamo
Illustrazione 15: Ceramica rinvenuta Illustrazione 14: Ceramica rinvenuta nell'insediamento. GONZÁLE PRATS, A – RUIZ nell'insediamento. GONZÁLE PRATS, A – RUIZ SEGURA 2000 SEGURA 2000
41
piatti e lucerne in red slip o acrome, ma anche le Oinochoai con orlo a fungo o trilobato32. Lo studio effettuato su questi materiali archeologici ci mostra la molteplicità dell'origine dei materiali rinvenuti ponendo in risalto l'importanza delle transazioni economiche. Nel settore della “Fonteta II” ritroviamo importazioni di materiale greco, più precisamente abbiamo la presenza di ceramiche sia protocorinzie che anfore SOS; tuttavia tali importazioni sono maggiormente presenti nella fase della “Fonteta VI” dove sono state ritrovate produzioni sempre più numerose di materiale archeologico “greco-orientale” (Samo, Chio e Ionia). Prendendo sempre in considerazione la “Fonteta arcaica” possiamo notare che i materiali ceramici rinvenuti, oltre quelli di derivazione greca, sono: Skiphos fenicio con ingobbio rosso e pittura nera che imita i modelli euboici e ritrovamenti di materiali in red slip. Se
invece
prendiamo
in
considerazioni
i
manufatti
provenienti dalla “Fonteta recente” notiamo che la città portuaria in questo periodo sta assumendo un nuovo orientamento che si riflette nella cultura materiale: 32
.GONZÁLE PRATS, A"La Fonteta. El asentamiento fenicio de la desembocadura del río
Segura (Guardamar, Alicante, España). Resultados de las excavaciones de 1996-97". Rivista di Studi Fenici, Luglio-Dicembre 1998. Roma.
42
diminuzione dei prodotti provenienti dalla costa
•
malagueña; diminuzione
•
dei
prodotti
commercializzati
da
Cartagine; nascita di nuovi laboratori che ritroviamo svilupparsi
•
nelle ultime fasi della “Fonteta VI- VII”, prima di sparire o essere assimilati dagli iberi. I materiali archeologici rinvenuti nella “Fonteta recente” assumono pertanto delle grandi mutazioni causate e messe in relazione con i cambiamenti e le diverse problematiche che avvengono in tutti i centri fenici a partire dall'ultimo terzo del VII secolo; tali centri erano a loro volta condizionati dalla situazione interna delle metropoli orientali, sopratutto di Tiro.33
33
GONZÁLE PRATS, A"La Fonteta. El asentamiento fenicio de la desembocadura del río Segura
(Guardamar, Alicante, España). Resultados de las excavaciones de 1996-97". Rivista di Studi Fenici, Luglio-Dicembre 1998. Roma.; GONZÁLE PRATS, A – RUIZ SEGURA“El yacimiento fenicio de la Fonteta(Guardamar del Segura, Alicante, C. Valenciana),Valencia: Real academia de cultura valenciana seccion de prehistoria y archeologia, Serie popular numero4.2000.
43
3. CERRO DE VILLAR 3.1 Cerro del Villar
Illustrazione 16:: Localizzazione dell'insediamento del Cerro de Villar. Mappa tratta da AUBET, M. E. 1999.
L'insediamento di "Cerro del Villar" è una delle colonie fenicie arcaiche del sud della Penisola Iberica. Per tutto l'VIII VIII secolo a.C. nella costa mediterranea, piÚ precisamente nel sud della Penisola Iberica, si stabilirono piccoli nuclei di popolazioni orientali, alcuni si inserirono all'interno di popolazioni indigene costiere già esistenti, altri crearono insediamenti ex novo.
44
Questi individui si collocarono tra la baia di Algeciras e il rio Segura; disponevano di una eccellente situazione portuaria e gli insediamenti erano ben collegati sia dal punto di vista fluviale che terrestre con l'interno del territorio. Le popolazioni conservarono la loro cultura, differenziandosi così da quelle indigene per diversi aspetti tra cui la lingua, la tecnologia e i rituali; un'identità che manteneva unito il legame con la loro terra di origine. La fondazione dell'insediamento del “Cerro de Villar” si colloca in un periodo temporale non ben definito tra l'inizio del secolo VIII a.C. e la fine del IX secolo a.C.; essa sembra coincidere con un cambiamento della strategia commerciale fenicia nel territorio dell'Estremo Occidente. L'insediamento acquisì da subito un ruolo importante dal punto di vista sia mercantile che portuario34; infatti, dopo diversi decenni di commercio con le comunità atlantiche del sud della Penisola Iberica, i mercanti fenici decisero di consolidare il mercato atlantico costruendo e stabilendosi all'interno di insediamenti permanenti. Tutto ciò avvenne per varie ragioni, alcune di esse furono lo stimolo per la ricerca di nuovi orizzonti che permettessero di 34
AUBET, M.E. ET AL “Cerro de Villar1, El asientaminto fenicio el la desembocadura del rio
Guadalhorce y su interacciòn con el hinterland”. Sevilla: Junta de Andalucia 1999. p.86-127
45
ampliare il commercio, la riduzione dei costi di trasporto e di produzione attraverso l'utilizzo di materiali di commercio realizzati nei nuovi insediamenti permanenti.35 Grazie agli studi e alle pubblicazioni realizzate dalla scrittrice Maria EugeniaAubetSemmler36 riguardanti il sito del “Cerro del Villar”, possiamo affermare che la foce del fiume Guadalhorce aveva, nell'VIII secolo a.C., una buona posizione portuaria e, allo stesso tempo, costituiva un punto di connessione tra la rotta marittima e l'interno del territorio. Probabilmente questo sito fu utilizzato già dalla nascita come luogo di intercambio dove si incontravano genti e beni originari delle diverse zone del territorio circostante. L'obbiettivo di queste comunità non era soltanto quello di scambiare i prodotti e i beni materiali con le comunità che abitavano il territorio circostante ma, in primo luogo, carpire il modello di insediamento delle popolazioni indigene; in secondo luogo, diffondere la distribuzione dei beni e dei materiali fenici nel bacino del Guadalhorce e, in terzo luogo, la produzione e la commercializzazione degli utensili (nell'insediamento sono stati ritrovati alcuni dei recipienti 35
DELGADO, A,“"Cerro del Villar, de enclave comercial a periferia urbana:dinàmicas coloniales
en la baia de Malaga entre los siglosVIII -VI”, Università Pompeu Fabra. 36
AUBET, M.E., «Proyecto Cerro del Villar (Guadalhorce,Málaga). El asentamiento fenicio y su interacción con el hinterland». Investigaciones Arqueológicas en Andalucía 1985-1992. Proyectos, Huelva p. 471-479.(1993).
46
modellati a mano)37. Le colonie fenicie che si insediarono sia nel territorio del “Cerro de Villar” che in quello circostante, riuscirono a stabilire un rapporto di convivenza con le popolazioni indigene le quali apportarono ai coloni informazioni importanti sulle risorse, sulle strade, e sopratutto fecero loro conoscere alleati con i quali negoziare e commerciare38. L'attività commerciale nell'insediamento fenicio del “Cerro de Villar” aveva un grossissimo peso, lo dimostrano i materiali archeologici ritrovati cheerano per la maggior parte dei contenitori che avevano al loro interno vari prodotti utilizzati per il commercio marittimo, come cereali, vino e olio. L'attività mercantile, insieme al lavoro artigianale e manifatturiero costituivano il centro della vita economica dei residenti di questo territorio fino alla fine del VII secolo a.C.; a partire da questo momento l'attività commerciale di "Cerro del Villar" subisce un importante cambiamento, l'area di mercato
dell'insediamento
interrompe
infatti
il
suo
funzionamento e, a partire dal VI secolo a.C. il "Cerro del Villar" si trasforma in un piccolo territorio industriale fino 37
AUBET. M.E. «Un lugar de mercado en el "Cerro del Villar"». (ed.). Los fenicios en Málaga. Málaga: Pubblicazione della Università di Malaga(1997b). p. 197-213. 38 DELGADO, A,“"Cerro del Villar", de enclave comercial a periferia urbana:dinàmicas coloniales en la baia de Malaga entre los siglosVIII -VI”, Università Pompeu Fabra.
47
alla prima metà del VI secolo a.C. dove inizia il periodo di decadenza e abbandono39.
3.2 Gli scavi archeologici nell'insediamento del "Cerro del Villar".
Illustrazione 17: Visuale per intero del sito del “Cerro del Villar”,tratta da AUBET, M. E. 1999.
L'insediamento del "Cerro del Villar" è situato nel centro della baia di Malaga 39
DELGADO, A,
in una piccola altura nella pianura
<<Cerro del Villar, de enclave comercial a periferia urbana:dinàmicas
coloniales en la baia de Malaga entre los siglosVIII-VII p.78 ;Aubet,M.E., Pilar Carmona, Elisenda Curià,Ana Delgado, Antonio Fernandez y Mercedes Parraga Cerro de Villar 1, El asientaminto fenicio el la desembocadura del rio Guadalhorce y su interacciòn con el hinterland. Sevilla: Junta de Andalucia p.79-127
48
alluvionale della foce del fiume Guadalhorce, a circa 4 km a ovest da Malaga. La superficie del territorio ha un estensione di 12 ha, infatti è uno dei piu grandi insediamenti fenici situati sulla costa malagueňa, collocato in una piccola collina a 5,45 m di altezza sopra il livello del mare. Originariamente "Cerro del Villar" era un isolotto situato alla foce del Guadalhorce riparato dalle correnti e dalle intemperie. Grazie agli scavi effettuati nel 1965 dall' “Istituto Archeologico Tedesco” negli insediamenti di Toscano e Trayam, l'archeologo Manuel Muňoz Gambero scoprì il sito archeologico. Gli scavi che furono eseguiti nel 1966 e 1967 da Antonio Arribashanno messo in luce una grande quantità di ceramica, che ci ha permesso di comprendere i due grandi orizzonti culturali che coprivano l'aspetto cronologico del mondo fenicio-punico40. Solo nella metà degli anni 70, la “Dirección General del Patrimonio Cultural del Ministerio de Cultura en Madrid” concesse
l'autorizzazione
per
poter
riaprire
gli
scavi
nell'insediamento del “Cerro de Villar” per ristudiare e rivedere la 40
AUBET, M.E. et a “Cerro de Villar1,El asientaminto fenicio el la desembocadura del rio Guadalhorce y su interacciòn con el hinterland”. Sevilla: Junta de Andalucia 1999. p.86-127
49
sequenza diacronica dell'insediamento; purtroppo il progetto di scavo non fu portato a termine a causa di mancate sovvenzioni economiche. Durante la metà degli anni 80 il territorio iniziò a deteriorarsi e fu utilizzato come cantiere per l'estrazione di sabbia da parte di numerose imprese. Per merito delle istituzioni locali si impedì che la distruzione dell'insediamento e, grazie a BartoloméRuiz, responsabile di “
Arqueología de la Exma”, nel 1984 il settore meridionale del giacimento fu dichiarato: “Zona de ProtecciónArqueológica en el Plan de Ordenación Urbana de Málaga, previa delimitación del área por parte de la Exma”41. Nel 1985 BartoloméRuiz divenne “ Director General de
BienesCulturales de la Consejería de Cultura de la Junta de Andalucía” e creò un progetto che prevedeva lo scavo e lo studio del giacimento archeologico e della zona confinante. Lo scavo nell'insediamento fenicio del “Cerro de Villar” iniziò nel 1986 e si concluse nel 1995 apportando nuove ed utili informazioni42. Gli studi permisero di distinguere due diverse fasi: in una 41
AUBET, M.E. et a “Cerro de Villar1,El asientaminto fenicio el la desembocadura del rio Guadalhorce y su interacciòn con el hinterland”. Sevilla: Junta de Andalucia 1999. p.10; B.O.J.A. 99, 30 de octubre de 1984, pág. 2120. 42 Le diverse informazioni relative alla situazione archeologica sviluppatasi dagli anni 1966-67 fino al 80 sono stati estrapolati da:AUBET, M.E. et a “Cerro de Villar1,El asientaminto fenicio el la desembocadura del rio Guadalhorce y su interacciòn con el hinterland”. Sevilla: Junta de Andalucia 1999. p.9
50
prima fase, denominata “Guadalhorce I”, fu ritrovato materiale databile alla seconda metà delVII secolo a.C.; nella seconda e ultima fase, denominata “Guadalhorce II”, fu ritrovato invece materiale archeologico che si relaziona con l'ambiente punico della necropoli di Jardin e il denominato orizzonte "íbero-púnico" della costa43. L'individuazione di quattro grandi settori (2, 3/4, 6 e 7) ha apportato
un
gran
numero
di
informazioni
e
dati
sull'organizzazione del centro coloniale durante il VII e VI secolo a.C.; mentre, l'analisi stratigrafica (taglio 5) ha permesso di constatare la fondazione del centro fenicio nel VIII secolo a.C., e le trasformazioni del paesaggio da questo momento fino al VI secolo a.C44.
43
ARRIBAS, A. y ARTEAGA, O. “Elyacimiento fenicio de la desembocadura del rio Guadalhorce(Malaga)”.Quaderno di Preistoria di Granada, Serie monografica 2 44 AUBET, M.E., «Proyecto Cerro del Villar (Guadalhorce,Málaga). El asentamiento fenicio y su interacción con el hinterland». Investigaciones Arqueológicas en Andalucía 1985-1992. Proyectos, Huelva, p. 471-479.(1993); BARCELO,J. A-DELGADO, A,-FERNÁNDEZ, A.-e-PARRAGA, M.,“El area de produciòn alfarera del Cerro del Villar (Guadalhorce, Malaga)”, Rivista di Studi Fenici XXIII, 2: 147- 183, 1995.
51
3.3 Risultati campagne di scavo.
Illustrazione 18: Vista completa del sito. AUBET, M. E. 1993
Nel "Cerro del Villar" dagli anni sessanta ad agli anni novanta sono state realizzate diverse campagne di scavo che hanno permesso di mettere in evidenza una serie di infrastrutture
portuarie,
mercantili
e
artigianali
che
definiscono questo territorio uno dei principali centri di mercato commerciale della regione.
3.3.1. Architettura e tecniche di costruzione Nella zona sud-est del sito è stata messa in luce una piattaforma che formava una piccola cala e circondava la riva orientale dell'isola costruita usando dei ciottoli di fiume e dei
52
frammenti di ceramica posti orizzontalmente sopra un suolo argilloso. Questo tipo di struttura utilizzata come molo, ha favorito la stabilità della riva, il drenaggio e la circolazione dell'acqua, facilitando il transito di persone e mercanzia. I vari scavi eseguiti durante gli anni, hanno dimostrato l'esistenza presso il sito di diverse abitazioni, di una zona centrale dedita ad uso commerciale e, forse, anche la presenza di una necropoli risalente al VI secolo a.C. nota come “Cortijo de Montañez” e situata nella zona dove oggi sorge il “Poligono Industriale di Villarosa”45. Una delle costruzioni, datata nella prima metà del VII secolo a.C. (edificio8), è situata nell'area commerciale principale; essa disponeva di una porta di grandi dimensioni orientata verso il molo46; ritroviamo una porta simile, datata sempre nello stesso periodo, anche nel settore sud-orientale dell'antica isola. In questa zona è situato uno dei principali settori residenziali dell'insediamento del "Cerro del Villar" dove troviamo tre case disposte a terrazza e separate da strade e patii esterni47. 45
AUBET, M.E. .«Excavaciones en el Cerro del Villar (Guadalhorce, Málaga)». Anuario Arqueológico de Andalucía 1989, vol. II,Malaga.(1991) 46 AUBET, M.E. «Un lugar de mercado en el Cerro del Villar». (ed.). Los fenicios en Málaga. Málaga: Pubblicazione della Università di Malaga, p. 197-213. 1997b 47 AUBET, M.E. .«Excavaciones en el Cerro del Villar (Guadalhorce, Málaga)». Anuario Arqueológico de Andalucía 1989, vol. II,Malaga.(1991) p. 346- 349
53
Le abitazioni che sono state rinvenute sono molto vicine al fiume, ad un'altezza di poco più di un metro sopra il livello del mare (attuale); proprio per quest'ultimo motivo e poter quindi isolare le case, mettendole al riparo da alluvioni e inondazioni, sono stati utilizzati sistemi architettonici orientali48. I sistemi architettonici prevedevano la costruzione di mura attraverso l'utilizzo di pietre alte oltre un metro, lo spazio che si creava fra queste ultime veniva riempito con strati alternati di argilla e sabbia, fino a raggiungere l'altezza del pavimento dell'abitazione (alto circa un metro e mezzo). Le abitazioni rinvenute negli scavi e datate nel VII secolo a.C. si estendono in una zona del sito dove si differenziano diverse aree. Prendendo in considerazione l'area settentrionale, possiamo notare che sono state ritrovate abitazioni dell'VIII secolo a.C, e che sembrano essere state abbandonate49; nella zona centrale e in tutta la sponda orientale dell'insediamento, invece, sono state scavate aree domestiche datate nel VII secolo a.C. che ricoprono un'estensione considerevole. A seguito di quest'analisi si potrebbe affermare che, quindi, 48
MOLIST, M. «Orígenes del urbanismo en el Próximo Oriente. Notas en torno la arquitectura,el espacio y el hábitat en el desarrollo de los primeros poblados agrícolas» I-IV Giornale di Archeologia Fenicio-Punica. Ibiza: Museo archeologico di Ibizia e Formentera. 1991 p. 135-150 49 AUBET, M.E.1999
54
nell'insediamento
del
"Cerro
del
Villar"
si
stabilì
permanentemente una comunità relativamente grande di coloni già dal secolo precedente. L'area domestica del "Cerro del Villar" ci mostra un panorama abbastanza complesso a causa delle diversità sia sociali che etniche delle comunità che vivevano in questo territorio; diversità che si possono riscontrare, ad esempio, attraverso le diverse forme e grandezze delle case e delle loro costruzioni interne.
Illustrazione 19: Pianta. AUBET, M. E. 1993.
Una delle abitazioni meglio conosciuta e localizzata nella parte sud-est del sito è stata denominata “casa 2”. Si tratta di un edificio di dimensioni abbastanza modeste (se paragonata ad altre abitazioni scavate nel complesso del sito) che disponeva di una piccola stanza, alla quale si poteva
55
accedere dall'esterno e la cui funzionalità era quella di essere utilizzata come luogo per poter svolgere le attività rituali. Quest'ultima affermazione può essere fatta per via del ritrovamento di materiali con un chiaro significato simbolico che venivano utilizzati per pratiche rituali; tra i diversi materiali ritrovati i più significativi sono un uovo di struzzo con ocra all'interno e tre lucerne poste intorno alla sala dalla forma a U. La maggior parte delle stanze della casa sono comunicanti l'una con l'altra attraverso un patio interno, dove sono distribuite piccole camere, utilizzate sia come zone di passaggio sia come magazzini; all'interno del patio erano presenti una cisterna per l'acqua e una sala principale dotata di un banco di argilla dove sono stati ritrovati frammenti di anfora e prodotti associati al consumo di alimenti (nella sala principale è stata ritrovata prevalentemente ceramica da tavola).50 Oltre a disporre di uno spazio domestico, la “casa2”, disponeva anche di uno spazio dedicato al lavoro artigianale.
50
DELGADO, A, "Cerro del Villar, de enclave comercial a periferia urbana:dinàmicas coloniales
en la baia de Malaga entre los siglosVIII -VI”, Università Pompeu Fabra.
56
3.3.2. Attività metallurgiche
Durante l'VIII e il VII secolo a.C. sia lo sviluppo delle attività artigianali che il lavoro metallurgico (particolarmente quest'ultimo) rappresentavano e le principali occupazioni dei residenti dell'insediamento del "Cerro del Villar”. Con gli scavi effettuati nel 1995 sono stati rinvenuti materiali metallici e numerosi residui metallurgici che ci dimostrano l'esistenza delle lavorazioni di ferro, rame e argento; gli stessi scavi, inoltre, permisero di
rinvenire anche materiali
siderurgici (scorie e frammenti di metallo). Grazie allo studio eseguito su tutti i materiali e sulle strutture legate alle attività metallurgiche è possibile dedurre che alcune aree urbane del “Cerro del Villar” erano dedicate specificamente alla lavorazione del ferro. I laboratori siderurgici risalgono alla seconda metà del VIII secolo a.C. e il loro funzionamento è datato fino al VII secolo a.C.; ciò è documentato dalla fucina scavata nel settore centrale del sito51e localizzata nel “ taglio 9 e 8” Il “taglio 9”, appartenente al settore 4, risale alla fine dell'VIII secolo a.C.; esso è stato solo parzialmente scavato, 51
AUBET, M.E.«Un lugar de mercado en el Cerro del Villar». (ed.). Los fenicios en Málaga. Málaga: Pubblicazione della Università di Malaga, p. 197-213. 1997b; ROVIRA, C. «Los talleres metalúrgicos fenicios del Cerro del Villar (Guadalhorce, Málaga)». Atti V Congresso Internazionale di Studi Fenici e Punici. Palermo: Università degli stud di Palermo,(2005). p. 12611270.
57
dunque, non sappiamo con certezza se si tratta di un area di lavoro all'aperto o coperta; gli scavi effettuati fino ad ora hanno permesso il ritrovamento di una struttura di combustione costituita da una vasca delimitata da pietre, abbastanza danneggiata, con una lunghezza di 70 cm e una larghezza di 30 cm; al suo interno sono stati ritrovati residui di carbone e lamine di metallo grezze. Nel laboratorio siderurgico situato nel “taglio 8” viene individuato, invece, un altro ambiente, risalente al primi anni del VII secolo a.C., in cui è stata rinvenuta una grossa concentrazione di materiali siderurgici (prevalentemente scorie e frammenti di micro-resti metallici)52; sono stati rinvenuti, inoltre, manici fatti di avorio, di ossa e di corna; i reperti ritrovati ci suggeriscono che in questo luogo venivano realizzati strumenti di ferro, tra cui, in particolare, coltelli (nella sala principale della “casa 2” sono stati ritrovati due coltelli con la punta curva testimonianza della loro realizzazione). I coltelli che venivano realizzati in ferro, oltre ad essere utilizzati come strumento di uso quotidiano nelle colonie fenicie, furono uno degli elementi che ebbe maggior successo 52
ROVIRA, C., «Los talleresmetalúrgicosfenicios del Cerro del Villar (Guadalhorce, Málaga)» Atti V Congresso Internazionale di Studi Fenici e Punici, Palermo, Università degli studi di Palermo, p. 1261- 1270,2005.
58
negli scambi con le comunità del sud dell'Iberia; ciò avvenne da quando i mercanti fenici si stanziarono in questi territori. Se prendiamo in considerazione sia il laboratorio della “casa 2” che la fucina della “zona 8”, notiamo come possano essere associate case e luoghi in cui convivevano sia attività domestiche che lavoro metallurgico;
possiamo pertanto
affermare che gli individui di origine o discendenza locale partecipavano con i fenici sia nella realizzazione di opere metallurgiche (o alcuni dei suoi processi o fasi), sia nella pratica di attività domestiche.53. Si pensa inoltre che nell'insediamento del “Cerro del Villar”, presentato come il principale centro semita di distribuzione e conservazione della merce nella valle de fiume Guadalhorce, i metalli non venissero soltanto prodotti per il consumo interno ma anche essere commerciati con le comunità dell'hinterland.
3.3.3. Produzione ceramica
La produzione di ceramica nel sito del “Cerro del Villar” occupò un ruolo fondamentale sia dal punto di vista 53
DELGADO, A.(2005). «Multiculturalidad y género en las colonias fenicias de la Andalucía mediterránea». Atti V Congresso Internazionale di Studi Fenici e Punici, vol. III. Palermo, p. 1249-1260
59
dell'economia che dell'artigianato. Ciò lo dimostra l'esistenza di un laboratorio di ceramica di grande dimensioni, situato “nel settore 3/4”, posizionato al centro dell'insediamento fenicio con un estensione totale di 180 m²; questo strato è stato datato al VI secolo a.C., attraverso il rinvenimento rinvenimento di materiale di importazione greca
Illustrazione 20: Forno. AUBET, M. E. 1999.
ed etrusca54; esso corrisponde al livello di abbandono dell'insediamento fenicio del “Cerro del Villar” che sarà rioccupato in epoca punica. In questa zona si presuppone l'esistenza di un centro di produzione di ceramica, grazie alla presenza di strutture 54
CASADEVALLI, J.-CURIA, J. E.-DELGADO, A.-FIEBER, D.-PARRAGA PARRAGA-E- M. RUIZ, A., “El bucchero etrusco del Cerro del Villar (Guadalhorce, Malaga), Mesa Redonda «La presencia de material etrusco en la Peninsula Iberica», Barcellona, 383-398.
60
utilizzate per il suo processo di elaborazione - forno, base di un tornio, etc.- ma anche per l'abbondanza di reperti (scorie, frammenti di di argilla cotta e vasi difettosi). Vennero ritrovati anche altri reperti relazionati direttamente con la produzione di ceramica come: prismi, elementi di terracotta di forma prismatica utilizzati probabilmente per la separazione e collocazione dei vasi nel forno; cuneo, piccolo frammento di forma triangolare o rettangolare. Durante le campagne di scavo sono stati documentati 74.063 frammenti di ceramica, che, dopo essere stati studiati sono stati
suddivisi
e
raggruppati
a
seconda
delle
loro
caratteristiche formali, tecnologiche e funzionali. â&#x20AC;˘
Caratteristiche formali.
Dopo una classificazione morfo-metrica sistematica della ceramica fenicia del â&#x20AC;&#x153;Cerro de Villarâ&#x20AC;? si è potutarealizzare la seguente classificazione conservando la tipologia accettata sia per la ceramica fenicia sia per la ceramica d'importazione: anfore,
anforette
(esportazione),
bottiglia,
coppa
(importata), prisma, brocca, brocca trilobata, pithos, piatto, tripode, pentole, pentole globulari e kantharos (importato);
61
â&#x20AC;˘
Caratteristiche tecnologiche.
Secondo il processo di creazione, di cottura, di decorazione etc., sono stati stabiliti cinque grandi gruppi: 1.
Senza trattamento: prende in considerazione tutta la
ceramica che non ha ricevuto nessun tipo di trattamento, ma che presenta un semplice lisciamento della superficie o un semplice bagno di argilla bianca-giallognola; 2.
ingobbio rosso: vasi che presentano un ingobbio rosso
all'interno o all'esterno; 3.
ingobbio grigio: vasi che hanno ricevuto una cottura
ridotta; 4.
dipinti: vasi con decorazioni dipinte;
5.
realizzati a mano: vasi modellati a mano, senza l'utilizzo
del tornio.
â&#x20AC;˘
Caratteristiche funzionali.
I vasi sono stati raggruppati nei seguenti gruppi funzionali: 1.
di
trasporto:
comprende
contenitori
di
grande
dimensioni (phitoi e anfore) e altri di dimensioni minori (bottiglie e pentole) che sono utilizzati per attivitĂ di trasporto ma anche in ambito domestico, industriale o commerciale; 2.
procedimento: include, da una parte, i vasi di ceramica
relazionati direttamente con il processo di cottura (come la
62
pentola con evidenti segni di esposizione al fuoco), dall'altra, grandi recipienti aperti, che, per la grossezza delle loro pareti e
per
presentare
segni
di
combustione
all'interno,
suggeriscono il loro uso come bracieri o focolare domestico; 3.
servizio domestico: a questo gruppo appartengono tutti
quei vasi relazionati con il servizio e il consumo di alimenti, profumi e oli. Questa categoria include piatti, brocche,coppe etc.; 4.
illuminazione: questa categoria funzionale sarà formata
da lucerne il cui uso specifico sarà l'illuminazione; 5.
produzione ceramica: questo gruppo comprende gli
elementi ceramici relazionati con il processo di elaborazione della ceramica. L'analisi delle tre variabili (forma, tecnologia e funzione) sopraesposta è stata fatta per avere maggiori e più dettagliate informazioni sulla produzione ceramica della zona del “Cerro de Villar)55.
55
Le informazioni relatice alla suddivisione delle caratteristiche della ceramica sono state estrapolate BARCELO,J. A-DELGADO, A,-FERNÁNDEZ, A.-e-PARRAGA, M., “El area de produciònalfarera del Cerro del Villar (Guadalhorce, Malaga)”, Rivista di Studi Fenici XXIII, 2: 147- 183, 1995.
63
4. CONCLUSIONI
Dopo aver analizzato e studiato la situazione generale riguardante la colonizzazione Fenicia, ho preso in esame il contesto spagnolo soffermandomi sulle colonie fenicie del Levante Iberico e dell'Andalusia Orientale. Successivamente, ho focalizzato la mia attenzione sugli insediamenti de “La Fonteta” e del “Cerro del Villar” in quanto ho potuto riscontrare diverse analogie. Entrambi gli insediamenti, infatti, sono stati oggetto di interesse storico archeologico con numerosi scavi e pubblicazioni che ne hanno evidenziato caratteristiche simili. I due insediamenti nascono entrambi come porti commerciali di scambio tra popolazioni locali e Fenicie per poi, a metà dell'VIII secolo a.C., divenire sia nel Levante Iberico che nell'Andalusia Orientale le prime colonie Fenicie. Il processo che porta alla trasformazione di tali poli commerciali in veri e propri insediamenti coloniali ha origine da alcune problematiche diverse tra loro. Problematiche esterne orientali: •
la situazione politica e sociale della città di Tiro;
•
il cambiamento della strategia commerciale fenicia nel
territorio dell'Estremo Occidente che porta al progressivo stanziamento dei popoli fenici nei poli di attracco, che, precedentemente erano considerati solo scali commerciali. Si 64
vengono così a creare le prime colonie Fenicie. Dopo essersi insediate in questi territori, le popolazioni Fenicie riescono a stabilire un rapporto di convivenza con le popolazioni indigene che vivono nei territori circostanti instaurando rapporti pacifici e di collaborazione in molti settori tra cui quello agro-pastorale, marino, metallurgico, artigianale ma sopratutto nel settore commerciale. Ambedue gli insediamenti, inoltre, rappresentano i principali centri di mercato fenicio, sia per la loro posizione strategica sia per l'importanza che i due siti assumono dal punto di vista artigianale; infatti, si sviluppa la produzione della ceramica e sorgono laboratori metalliferi. Tra metà dell'VIII e la fine del VII secolo a.C. questi centri abitati attraversano una fase di nascita e grande sviluppo in tutti i settori, ma durante la fine del VII e gli inizi del VI secolo a.C. dovranno fronteggiare diverse problematiche che porteranno al sorgere di una crisi. Le cause della crisi possono essere differenti: •
problematiche esterne orientali: la caduta della città di
Tiro che viene assediata da Nabucodonosor (re babilonese) nel 586 a.C. Dopo ben tredici anni di assedio, conclusosi nel 573 a.C., il re di Tiro si arrende lasciando senza bottino di guerra il re babilonese; •
problematiche interne, sorte dalla crisi e dalla caduta di
Tartesso nell'Andalusia Occidentale; 65
•
problematiche esterne greche, irruzioni del commercio
greco focese nella zona di Huelva; •
la nascita delle popolazioni “Iberiche”.
Negli insediamenti de “La Fonteta” e del “Cerro del Villar”, a causa di queste problematiche sviluppatesi nel VI secolo a.C., avremo inizialmente un ridimensionamento dei territori ed un graduale abbandono. A seguito di tale abbandono il potere venne riorganizzato nel seguente modo: •
Andalusia Orientale. L'insediamento del “Cerro del
Villar” perde lo stato di centro mercantile a favore di un altro insediamento fenicio della baia di Malaga: “Malaka” fondata nel VII secolo a.C che diverrà il nuovo centro di potere del territorio e che nel VI secolo a.C. grazie a un nuovo piano urbanistico diverrà una tra le più importanti città, dove si trasferirà
la
popolazione
che
prima
era
stanziata
nell'insediamento del “Cerro del Villar” •
Levante Iberico. L'insediamento de “La Fonteta” perde
anche esso il potere e viene abbandonato. Non sono ben chiare le cause del suo abbandono, dovuto probabilmente a ragioni di causa naturale, come la pressione dunare. Si potrebbe anche pensare che le popolazioni Fenicie si spostarono abbandonando il sito per trasferirsi in altri villaggi della foce del Segura, quali “ElOral” e “ ElRebollo” (gli scavi 66
avvenuti in quest'ultimo sito, vedono nell'architettura e in gran parte della cultura materiale rinvenuti, chiari riferimenti ai fenici e all'orientalizzante). Si può pertanto presumere che la popolazione “iberica” di questi villaggi fosse composta da una popolazione discendente dalla “Fonteta VI”.
Abbiamo dunque la ristrutturazione di un nuovo territorio che segna la fine del insediamento “fenicio” e l'inizio di quello “iberico”.
In conclusione vorrei sottolineare tutte le similitudini di queste due colonie Fenicie, situate in poli completamente opposti della stessa regione, la cui nascita è datata nello stesso periodo (metà dell'VIII secolo a.C.) e le cui funzionalità mercantili, artigianali e metallifere furono le medesime per ambedue e assunsero grande importanza nel periodo di crescita del polo in cui si svilupparono. Entrambi gli insediamenti, inoltre, a causa di diverse problematiche ebbero il loro periodo di crisi tra il VII e VI secolo a.C. Queste colonie nel VI secolo a.C. vennero abbandonate dalle popolazioni fenicie con la stessa dinamica per poi essere “sostituite” da nuovi insediamenti che riuscirono ad acquisire le caratteristiche di quelli abbandonati, a svilupparsi e innovarsi soprattutto dal punto di vista urbano e, infine (tra il VI e il III secolo a.C.), a essere occupati ed invasi da elementi 67
di influsso cartaginese e dalla nascita delle popolazioni Iberiche.
68
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74
Ringraziamenti Dedico questi anni di studio alla mia famiglia, in particolare ai miei genitori che mi hanno sempre supportato e sopportato, a mia sorella che ammiro più di qualunque altro e sarà sempre un punto fermo, alle mie splendide coinquiline, che mi hanno sempre sostenuto e incoraggiato, ai miei colleghi, per essere diventati degli amici più che dei semplici colleghi, ai miei amici vicini e lontani che hanno sempre creduto in me, e alle persone che mi vogliono bene! Condivido con loro questo mio piccolo traguardo, promettendo a me stessa e a loro di dare sempre il meglio. Ringrazio per ultimi, ma non dicerto per ordinedi importanza tutti i miei docenti a cui devo tutto ciò che ho appreso e che sono stati una base solida per la mia crescita professionale e personale soprattutto. Un ringraziamento in particolare va al professor Bartoloni che mi ha dato la possibilità di portare a termine il mio percorso universitario. GRAZIE. Un archeologo indaga, studia e analizza, ore di lavoro per una passione: studiamo, scaviamo, ore e ore...sempre cercando qualcosa, è solo studiando a fondo il passato capiamo il nostro presente e impostiamo bene il nostro futuro... “per aspera ad astra”
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