A.D. MDLXII
U NIVERSITÀ DEGLI S TUDI DI S ASSARI F ACOLTÀ
DI
A GRARIA
DIPARTIMENTO DI ECONOMIA E AGRO ECOSISTEMI ARBOREI ___________________________
P I A N I F I C A ZI ON E
E
C O R S O D I L A U R E A S PE C I A L I S T I C A I N G E S T I ON E D E L L ’A M B I E N T E E D E L T E R R I T O R I O R U R A L E
IL CENSIMENTO DEL VERDE URBANO DEL COMUNE DI PORTO TORRES. IL SISTEMA INFORMATICO TERRITORIALE PER LA GESTIONE E MANUTENZIONE
Relatore: CHIAR.MO PROF. SANDRO DETTORI
Correlatore: DOTT. GIOVANNI DEPLANO
Tesi di Laurea di: FRANCESCO MARINO LUCA SAU
ANNO ACCADEMICO 2010/2011
INDICE 1. INTRODUZIONE 1.2 OBIETTIVI E METODOLOGIA SPERIMENTALE
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2. IL VERDE URBANO 2.1 IL CLIMA URBANO 2.2 L’ECOSISTEMA URBANO 2.3 LE FUNZIONI DEL VERDE IN CITTA’ 2.4 TIPOLOGIE DI VERDE URBANO 2.5 CLASSIFICAZIONE DEL VERDE URBANO 2.5.1. Verde di arredo 2.5.2. Verde funzionale 2.5.3. Il bosco urbano
7 9 11 13 18 20 20 23 26
3. LA PIANIFICAZIONE E PROGETTAZIONE DEL VERDE ARBOREO 3.1. BREVE STORIA DEL VERDE URBANO 3.2 LEGISLAZIONE IN FAVORE DEL VERDE 3.3 ANALISI AMBIENTALE E DELL’UTENZA 3.3.1. Analisi del sito 3.3.2. Analisi delle utenze 3.4 PIANIFICARE E PROGETTARE IL VERDE IN CITTA’ 3.4.1. Tema principale 3.4.2. Prospettiva e proporzioni 3.4.3. Linee visive e di percorrenza 3.4.4. Pieni e vuoti 3.4.5. Colore e tessitura 3.4.6. Stagioni 3.4.7. Crescita nel tempo e nello spazio 3.4.8. Scelta delle specie 3.4.9. Impianto 3.4.10. Localizzazione 3.5. LA GESTIONE DEL VERDE URBANO 3.5.1. Operazioni Colturali 3.5.2. Strumenti di pianificazione
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4. IL CASO DI STUDIO: IL CENSIMENTO DEL VERDE ARBOREO DI PORTO TORRES 4.1 INQUADRAMENTO TERRITORIALE 4.1.1. Il Clima 4.1.2 Cenni Storici 4.2 IL VERDE URBANO A PORTO TORRES 4.2.1. Breve storia del verde urbano di Porto Torres 4.2.3. Normativa di riferimento per la gestione del verde a Porto Torres 4.3 MATERIALI E METODI 4.3.1. Individuazione delle Unità Gestionali 4.3.2. Individuazione e studio delle variabili da censire
74
30 33 36 36 37 39 39 40 40 41 41 43 43 43 47 50 51 55 65
74 74 75 79 79 84 87 88 94
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4.3.3. Fase in campo: compilazione schede e localizzazione di ogni individuo su cartografia cartacea 4.3.4. Il sistema informativo per il verde urbano di Porto Torres: compilazione del database 4.3.5. Localizzazione di ogni unitĂ gestionale e individuo su cartografia digitale 4.3.6. Join: unione data-base con la cartografia digitale
99 103 126 129
5. RISULTATI 5.1. I PARCHI 5.2 LE SCUOLE 5.3 LE PIAZZE 5.4 LE ALBERATURE STRADALI
131 156 165 176 180
6. CONCLUSIONI
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7. RINGRAZIAMENTI
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BIBLIOGRAFIA
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1. INTRODUZIONE Fin dall'antichità gli alberi hanno sempre occupato una posizione di primaria importanza. È per mezzo dell’albero colpito dal fulmine che l’uomo ha imparato ad utilizzare il fuoco; il legno per secoli è stato impiegato nella costruzione di attrezzi e abitazioni; i tronchi degli alberi hanno consentito all’uomo di esplorare i mari. Il carbone e la legna sono stati, sino a poco tempo fa, la principale fonte di energia; la frutta, l'olio, le farine (ad esempio quella di castagne) derivano dagli alberi; resine, pece, colori e profumi venivano ricavati dalla corteccia degli alberi (Carminati e Ranghetti, 2006). Le aree urbane nell'ultimo secolo hanno subito, e stanno subendo tuttora, una crescita esponenziale in tutto il mondo: il fenomeno va rallentando nelle nazioni a sviluppo postindustrale, mentre procede con ritmo serrato nei Paesi in via di sviluppo . Ciò ha comportato una serie di considerevoli problemi quali l'inquinamento, il rumore, il traffico, i rifiuti, etc. Già da parecchi anni, per migliorare la qualità delle città e della vita urbana, si parla della necessità di individuare una via di sviluppo sostenibile, sia economica che ambientale, cioè che possa soddisfare i bisogni presenti, senza ridurre le prospettive per le generazioni future, preservando le risorse naturali. I cambiamenti nella morfologia spaziale delle città sono stati ampiamente trattati da vari autori. Se le città metropolitane in passato erano caratterizzate per la maggior parte da uno o due nuclei centrali, chiaramente definiti, le attuali città stanno diventando sempre più agglomerazioni policentriche (Scott et al. 1999). L’offuscamento dei confini della città non è un fatto recente e come sostenuto da diversi autori, è il risultano del processo di globalizzazione (Sassen 1994, Hall 1999, Fainstein 1999, Terkenli 2005). Rispetto alla dialettica tra città e campagna, i confini del discorso classico si sono allargati riflettendo l’ambiguità dei significati di termini quali urbano, suburbano, extraurbano: questi concetti convergono su un preciso modello spaziale, specificamente correlato alla separazione tra aree densamente popolate, aree edificate e scarsamente popolate, aree aperte (Hidding et al. 2000). In questo quadro, le aree verdi e la vegetazione, soprattutto nelle città, rivestono un ruolo significativo per il mantenimento del fragile ecosistema urbano. Negli ultimi anni, l’attenzione riguardo i problemi ambientali, e di conseguenza quelli relativi alla salute dei cittadini, è aumentata: basti pensare alle domeniche interdette al traffico nelle grandi città del nord Italia, o le zone a traffico limitato percorribili dalle sole auto dotate di certi motori cosiddetti “ecologici”. Per cui, dotare una città di un elemento verde può essere certamente il primo passo per rendere una città vivibile, non solo dal 3
punto di vista ecologico-ambientale, ma anche dal punto di vista psicologico: lo stress tipico della vita moderna è fomentato dal grigiore dell’asfalto e dei palazzi, mentre una bella distesa di verde, o un parco, o un bel viale alberato può rallegrare l’umore con i suoi colori. Da sempre l’uomo in città ha avuto bisogno di spazi verdi, sia per motivi alimentari (orti, frutteti etc.), sia per motivi ricreativi, sia per motivi architettonici e decorativi. Con il crescere delle città, spesso gli spazi verdi sono nati in maniera disordinata, come la città stessa: non esiste criterio nella progettazione, né nella scelta delle specie, né nel tipo di sesto d’impianto. Il verde urbano non è visto come un elemento unico per tutta la città, ma ogni tipologia di verde (parco, giardino, viale alberato etc.) è vista come elemento di un quartiere o addirittura elemento di una parte di un quartiere. Oggigiorno, con la nascita di figure specializzate, si cerca di avere una pianificazione e progettazione del verde urbano più logica e razionale, in maniera tale anche da poter gestire il sistema in maniera più consona e funzionale. Uno strumento che facilita la gestione e la futura pianificazione di aree verdi in città è rappresentato dal Censimento del Verde, cioè da un sistema composto da un database correlato a una carta digitalizzata, che rappresenta sia la quantità che la qualità delle specie presenti all’interno della città. Quest’analisi è ancora poco conosciuta in Sardegna, dove non esiste ancora una sensibilità al verde urbano che invece si riscontra in altre zone d’Italia quali l’Emilia Romagna o la Toscana, sia da parte della popolazione che delle amministrazioni locali. La necessità di conoscere sia la quantità che la qualità del verde urbano è dettata dal fatto che la presenza del verde in città è un patrimonio comune, necessario, fondamentale soprattutto in realtà urbane come quelle contemporanee congestionate da problemi di traffico, inquinamento e mancanza di spazi per la vita sociale. La conoscenza del patrimonio arboreo di una città consente di individuare le zone critiche e rimediare agli errori progettuali; di conseguenza consente una pianificazione del verde urbano più razionale in quanto è il primo passo per la redazione del Piano del Verde Comunale, cioè del documento a cui si fa riferimento per la progettazione di nuove aree destinate al verde e per la manutenzione delle aree già esistenti.
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1.2 OBIETTIVI E METODOLOGIA SPERIMENTALE Il presente lavoro si propone di analizzare la struttura, la tipologia e le problematiche degli spazi verdi all’interno di Porto Torres, cittadina del nord Sardegna caratterizzata da una forte pressione antropica e industriale. L’analisi svolta individua la quantità e la qualità di verde pubblico all’interno del contesto urbano, in maniera da pianificare e progettare la sua manutenzione in funzione di una corretta e sicura fruizione da parte del cittadino. Tutte queste azioni sono state realizzate tramite il Censimento del Verde arboreo della città, promosso dalla ditta municipalizzata Multiservizi Porto Torres s.r.l., che si occupa sia della pulizia e manutenzione degli uffici comunali (municipio, circoscrizioni etc.), sia della gestione e manutenzione degli spazi verdi comunali, quali parchi, viali, spartitraffico, giardini e cortili scolastici, chiese e piazze, verde sportivo. In molte realtà comunali sono evidenti le carenze di figure professionali adeguate alla progettazione e gestione del verde pubblico. Per cui, la Multiservizi Porto Torres s.r.l. si è avvalsa dell’aiuto e della professionalità del dott. Agronomo forestale Marcello Airi, coadiuvato dalla figura di un giovane agronomo e di un giovane laureato in ingegneria agraria e pianificazione territoriale, che sono stati inseriti nel progetto grazie ad un tirocinio promosso dall’Università di Sassari per conto del progetto FIXO, che aveva come obiettivo l’inserimento di giovani laureati nel mondo del lavoro. Tutte queste figure sono state coordinate dall’ing. Andrea John Maltoni, amministratore unico della Multiservizi Porto Torres s.r.l., a cui si deve la volontà di promuovere e realizzare un progetto, innovativo nel territorio, che permetterà una migliore gestione e manutenzione del verde all’interno di Porto Torres. Una volta individuate le unità gestionali (U_G), cioè le zone in cui si è operato, quali piazze, scuole, parchi, viali etc., si sono analizzate tutte le caratteristiche di ogni singolo albero, quali la specie, la tipologia di suolo, il valore ornamentale, l’altezza, la circonferenza del fusto a 130 cm dal piano di campagna, le criticità biomeccaniche etc. Inoltre si sono individuati tutti gli interventi consigliati per migliorare la stabilità e la vitalità degli alberi, nonché la sicurezza dei pedoni e di chi fruisce del verde pubblico; si è posto l’accento sulla priorità d’intervento e sull’urgenza dei trattamenti colturali, quali potature, cablaggi, nuove piantumazioni e nei casi estremi anche abbattimenti e sostituzioni. Dopo aver compilato la scheda con tutte le caratteristiche e le prescrizioni per ogni albero, stato questo etichettato con un numero identificativo, si è individuata in contemporanea
la posizione di ogni elemento arboreo, riportandolo in uno strato
informativo digitale, tramite il software ARCGIS 9.2. Alla fine, sempre nell’ambito stesso 5
software, si è unito il database, con tutte le caratteristiche degli alberi, alla cartografia, in maniera da avere un quadro conoscitivo, georiferito e ordinato di tutto il patrimonio arboreo turritano. Questo progetto, che come detto ha visto la partecipazione di vari professionisti, è il risultato di circa nove mesi di lavoro, tra raccolta dati, compilazione del database e digitalizzazione delle carte. Il risultato è la piena conoscenza del patrimonio arboreo cittadino, che permetterà la sua gestione in maniera precisa e razionale in vista di una futura pianificazione degli spazi adibiti a verde, dettata e regolamentata dalla futura ed imminente redazione del Piano del Verde Comunale, strumento oramai utile ed indispensabile per la pianificazione e gestione del verde urbano.
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2. IL VERDE URBANO Per verde urbano si intende l’insieme delle aree coperte da vegetazione e incluse nelle aree urbane (Blasi et al., 1995). La vegetazione può essere naturale oppure introdotta dall’uomo, includendo comunque anche le piante singole, quelle spontanee o coltivate. Rappresenta il “punto” d’unione tra il paesaggio agrario, quello naturale e quello urbano, costituendo avvolte l’unico elemento di naturalità nelle nostre città. Nel passato remoto gli insediamenti (villaggio, paese o città) erano parte integrante del paesaggio ed immersi in esso; le città non giungevano a caratterizzare il paesaggio rurale, ma costituivano luoghi ben delimitati, anche per esigenze di difesa, con confini precisi. Le piccole città antiche avevano nella loro struttura una serie di aree verdi private (cortili, orti, giardini), senza la presenza di giardini o parchi pubblici, pur assommando una dotazione di spazio verde per abitante decisamente consistente, tenendo conto delle esigue dimensioni delle città. Nel caso di centri più grandi, come Roma, le città erano circondate da cinture verdi di raccordo con la campagna. L’equilibrio di detti “ecosistemi” era mantenuto dalla stretta interrelazione con il paesaggio circostante. La rivoluzione industriale determinò l’accelerazione del processo di urbanizzazione, favorito anche dall’evoluzione dei sistemi di trasporto. Il verde urbano, nonostante avesse perso la sua mirabile integrazione con il paesaggio circostante, mantenne la caratteristica di qualità, in quanto costituiva aspetti scenografici e fastosi con la costruzione, all’interno delle mura cittadine, di grandi viali alberati, parchi e giardini. Più tardi, con la rottura dell’unità storica di molti paesaggi e la separazione degli spazi a seconda della funzione, caratteristica essenziale della città moderna, lo spazio adibito a verde pubblico assunse una nuova valenza legata ad esigenze igieniche, ricreative e psicologiche. Più tardi ancora, cioè in tempi recenti, con il mutato comportamento dell’uomo, mutano anche le esigenze e le destinazioni degli spazi, soprattutto quelli pubblici; la realizzazione di spazi comuni a tutta la popolazione è da ricercare in diverse cause.
aumento del tempo libero, dettato dalla necessità di avere rapporti sociali invece di
impegnare tutto il tempo a lavorare e alla vita famigliare;
aumento della mobilità quotidiana, che necessita di momenti di pausa e di sosta, che
a loro volta richiedono spazi non solo di transito, ma anche spazi legati alla socialità, all’incontro e alla ricreazione;
aumento della multiculturalità, cioè l’aumento di persone di diversa origine che
hanno bisogno di spazi aperti; 7
aumento di aree da riqualificare.
Le caratteristiche urbanistiche del verde urbano sono:
la localizzazione: implica la verifica del rapporto utenza/spazio e della frequenza di
spazi capaci di soddisfare ogni tipo di bisogno;
la dimensione, che deve essere correlata alle funzioni complessive dello spazio verde
considerato e alle relazioni con altri spazi verdi;
l’accessibilità, che mette in gioco le variabili spazio-temporali correlando luoghi e
percorsi al tempo;
l’unicità, che implica la presenza di elementi peculiari per la loro rilevanza sociale
(Pirani et al., 2004).
Da questi presupposti si può affermare che il verde urbano è un elemento dell'ambiente costruito in fondamentale relazione con il paesaggio. Si può intendere con verde urbano qualsiasi spazio aperto progettato, interessato, in tutto o in parte, dalla vegetazione e regolarmente soggetto a manutenzione. L’auspicabile diffusione del verde urbano è un elemento di grande importanza ai fini del miglioramento della qualità della vita nelle città. E’ però necessaria una valutazione attenta di alcune delle sue caratteristiche, al fine di migliorare la sua funzione e di favorire le modalità della sua gestione, oltre che per consentire una razionale pianificazione degli interventi di estensione delle aree verdi. Per questo sarebbe auspicabile che nel maggior numero possibile di Comuni (e non solo in quelli di maggiori dimensioni) al piano urbanistico comunale (PUC) fosse affiancato funzionalmente anche il Piano del verde urbano, un documento progettuale la cui assenza produce un rilevante spreco di denaro pubblico e rende di fatto meno fruibile il verde per i cittadini.
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2.1 IL CLIMA URBANO Il clima tra aree urbane e zone rurali cambia sensibilmente a causa delle alterazioni irreversibili che vanno sotto il nome di “urbanizzazione”. Gli effetti urbani sulle variabili metereologi sono il campo di studio dei micrometeorologi, oggetto di una vastissima lettura scientifica che analizza l’effetto città nelle più diverse regioni climatiche del pianeta, dalle zone desertiche (si è studiato il clima di Kuwait City negli anni ’90), fino alle medie latitudini, cioè quelle relative alle città americane ed europee. L’ambiente urbano differisce da quello rurale per una serie di aspetti:
la ridotta presenza di vegetazione in città;
i caratteri di forma: mentre le aree rurali sono relativamente piatte, le vie delle città
sono assimilabili a canyon;
i caratteri di colore: in campagna domina il verde, mentre i città i colori sono assai
diversi e spaziano su una vasta gamma cromatica, con una prevalenza però di colori scuri e opachi;
l’intensità delle attività umane: in città sono assai più intense le combustioni, con il
conseguente rilascio di calore, di inquinanti gassosi, di polveri etc.
Il primo e probabile più macroscopico effetto climatico delle città è quello sulla temperatura dell’aria, effetto noto come “isola di calore urbano” (UHI), e che può essere espresso come differenza tra temperatura dell’aria urbana e quella di un territorio rurale posto a distanza tale da non essere influenzato dalla città stessa. L’entità di UHI varia in funzione del momento del giorno (è massima nelle ore notturne), del periodo dell’anno (è massima in inverno), della copertura del cielo (è massima con cielo sereno e si attenua con la copertura nuvolosa) e della ventosità (è massima con assenza o lieve presenza di vento). Un altro elemento che distingue l’ambiente urbano da quello rurale è rappresentato dall’afa: essa deriva dall’associazione delle temperature elevate con la debolezza del vento, tipica dei canyon urbani, che ostacola la traspirazione, e con l’elevata umidità relativa, tipica anch’essa delle città causata dalla maggior produzione di vapore delle attività antropiche. L’afa diviene opprimente nelle ore serali, cioè quando la scomparsa del sole produce un calo delle temperature e la caduta di brezze che si originano proprio dal sole. Anche le precipitazioni subiscono delle modifiche in ambiente urbano: infatti, la maggior presenza di vapore acqueo in città alimenta i temporali estivi, per cui in ambiente urbano 9
la piovosità è maggiore rispetto alla campagna. Inoltre, l’alterazione del ciclo dell’acqua dovuto alla rete scolante o all’incapacità delle superfici asfaltate di assorbire acqua piovana, può provocare l’aumento del rischio di allagamento. Nella tabella successiva si descrivono in sintesi gli effetti della città su una serie di grandezze micrometereologiche e l’influenza dei vegetali su tali effetti.
Variabile
Effetto urbano
Causa dell’effetto urbano
Effetto della vegetazione
Temperatura aria
Isola di calore urbana (UHI)
Alterazione del bilancio radiativo energetico
diminuzione
Umidità relativa
Diminuzione
Radiazione globale a livello del suolo
Diminuzione
Scarsa cessione aumento di vapore acqueo per evapotraspirazio ne da coperture vegetali; maggiore presenza di fonti di vapore antropiche; temperature più elevate e quindi maggiore capacità dell’atmosfera di contenere vapore a parità di umidità relativa Minore Diminuzione trasparenza dell’atmosfera al di sopra della città
Causa dell’effetto della vegetazione Variazione del rapporto fra flusso di calore sensibile e flusso di calore latente a favore di quest’ultimo Maggior cessione di vapore acqueo per evapotraspiraz ione da coperture vegetali
Intercettament o da parte delle chiome
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Vento
Diminuzione
Precipitazioni
Aumento
Maggiore Diminuzione turbolenza legata al traffico; effetti di incanalamento nei canyon urbani con aumenti locali della velocità Maggior presenza di vapore acqueo
Effetto chiome
Tabella 1: Effetti micro meteorologici della città e della vegetazione urbana (Pirani et al., 2004).
2.2 L’ECOSISTEMA URBANO Dal punto di vista vegetazionale in città sono assenti la colonizzazione e la competizione, e le composizioni floristiche non riflettono le capacità dei genotipi di raggiungere l’equilibrio con i limiti ambientali (inquinamento aria-suolo-acqua, limitazione degli spazi a disposizione delle radici dovuti anche alla presenza di condutture e tubi, vandalismo, ecc.). In particolare per quanto riguarda il suolo urbano, i limiti ambientali sono rappresentati da: -
carenza di sostanza organica ed elementi minerali;
-
eccessiva compattezza (per calpestio autoveicoli);
-
forti variazioni di pH anche fra punti vicini;
-
contenuto idrico ridotto (a causa delle superfici impermeabilizzate);
-
innalzamento termico del terreno che può raggiungere anche valori di 7°C.
Il carico di sostanze nocive dell’atmosfera non è dannoso solo per la crescita delle specie vegetali ma anche per la salute dell’uomo (già provata in ambiente urbano anche dal rumore, dai rifiuti, inquinamento acque, ecc.). L’inquinamento atmosferico è ritenuto il fattore scatenante dei danni forestali di nuovo tipo, definiti come l’insieme delle manifestazioni di sofferenza della foresta non riconducibili all’azione primaria di fattori conosciuti quali insetti, funghi, avversità stagionali e climatiche. La vegetazione subisce, nell’ecosistema urbano, un insieme di pressioni dovute all’uomo, cioè dovute alle reazioni dei cittadini, e spesso anche degli enti pubblici, agli inconvenienti del verde, dalle capitozzature radicali agli abbattimenti per intralcio al traffico, alla decurtazione di interi apparati radicali per l’esecuzione di lavori nel sottosuolo, esercitate in maniera così drastica e grossolana da far supporre l’esistenza di motivazioni diverse 11
dalla semplice soluzione del problema tecnico in questione. Infatti il verde può essere oggetto di manifestazioni di aggressività, il mezzo per provare una propria capacità di intervento sull’ambiente. La soluzione principale a questo problema è quella di far partecipare la gente alla pianificazione e gestione delle aree verdi. Le piante giocano un ruolo fondamentale in questi ecosistemi grazie alla produzione di ossigeno, alla riduzione del rumore, alla sottrazione di anidride carbonica e al miglioramento dello stato psico-fisico delle persone. La scelta delle specie, delle tecniche di impianto e di gestione per le piante da utilizzare in ambiente urbano appare complesso e delicato; a dimostrazione di questo, studi recenti stimano in Inghilterra che il 70 % delle piante di nuovo impianto muoiano entro quattro anni, mentre nelle regioni nord-orientali degli U.S.A. la durata delle piante costituenti le alberate stradali non sia superiore ai 10 anni. In molti paesi europei si sta cercando di recuperare la variabilità genetica all’interno delle specie e di approfondire le conoscenze nel rapporto genotipo-ambiente, vista anche la crescente richiesta di verde urbano che sta caratterizzando le popolazioni cittadine (per maggiore
disponibilità
di
tempo
libero
e
come
via
di
fuga
dagli
stress
dell’urbanizzazione).
12
2.3 LE FUNZIONI DEL VERDE IN CITTA’ Il verde in città assume una grande importanza perché offre una larga serie di opportunità di miglioramento ambientale e di vita sociale. Sul tema delle funzioni del verde in città è, tuttavia, necessario assumere un comportamento molto serio e scientifico. Serio perché molte funzioni della vegetazione nell’ecosistema urbano sono utili, pratiche ed applicabili a basso costo, ma che da sole non risolvono tutte le problematiche che contribuiscono a migliorare la vita in città. Scientifico perché il ruolo del verde in città è motivato da studi e discipline scientifiche, applicate con ottimi risultati e non soggette a venti o umori ideologici. Il verde in città deve essere considerato come una grande opera pubblica, ideale per uno sviluppo ambientale ed urbano sostenibile. La vegetazione nell’ecosistema urbano, perché svolga al meglio il suo ruolo, deve essere integrata nell’insieme degli obiettivi della pianificazione urbanistica. Il verde urbano svolge numerose azione positive, che spesso sono erroneamente un po’ sottovalutate. La vegetazione infatti ha un effetto benefico nel migliorare il microclima, fissare l'anidride carbonica, purificare l’aria, migliorare il bilancio idrico, controllare l’erosione del suolo etc. Sinteticamente le più importanti ed evidenti funzioni del verde sono:
2.3.1. funzione ecologico-ambientale con miglioramento del clima urbano: è ampiamente dimostrato e avvalorato da realizzazioni in tante città e paesi. La temperatura dell’aria in città è di norma sempre superiore a quella della campagna o all’ambiente circostante. Per rimuovere la cappa di aria calda è necessario creare della ventilazione o correnti d’aria che portino aria fresca dalla periferia al centro o che si rinfreschi l’aria urbana. Aree verdi disposte dalla periferia verso il centro della città, alberature in doppio filare o tipo parco o bosco, creano un differenziale di temperatura che crea ventilazione e rinfrescamento dell’aria. La doppia funzione di rimuovere l’aria stagnante e di rinfrescare l’aria proveniente dalla periferia, che passa sottochioma e mediante la filtrazione dell’evapotraspirazione viene rinfrescata, realizza una forte mitigazione del clima urbano sia a livello di microclima (azione locale, piazza, quartiere, parcheggio) sia a livello macroclimatico su vaste aree. Se si realizza un sistema urbano del verde per il convogliamento dell’aria nel centro, con una serie di viali alberati, parchi urbani e di cintura metropolitana l’effetto viene ottimizzato. Il verde, anche all’interno delle aree urbane, costituisce un fondamentale elemento di presenza ecologica ed
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ambientale, che contribuisce in modo sostanziale a mitigare gli effetti di degrado e gli impatti prodotti dalla presenza delle edificazioni e dalle attività dell’uomo.
2.3.2. miglioramento del bilancio energetico: il miglioramento del bilancio energetico ed il risparmio economico è una diretta conseguenza della corretta applicazione del sistema del verde come mitigazione del clima. La vegetazione arriva con il suo effetto ombreggiante e rinfrescante fino a circa 18 metri di altezza, ovvero fino al quarto/quinto piano dei palazzi. Un ulteriore effetto della climatizzazione e risparmio energetico viene svolto nell’impiego della vegetazione come superficie di copertura degli edifici: è il caso dei cosiddetti tetti verdi. Edifici residenziali, ma soprattutto uffici, fabbriche e scuole, con la copertura mediante uno strato di suolo specifico e vegetazione formano giardini pensili che consentono il risparmio fino al 32% (calcolato in Germania, dove esistono specifici progetti regionali) dei costi energetici di riscaldamento in inverno e del 15% in estate per il raffrescamento.
2.3.3. filtrazione e purificazione dell’aria dalle polveri e dagli inquinanti: è un altro fenomeno abbinato alla ventilazione ed al ricambio d’aria nell’area urbana. L’effetto camino che porta verso l’alto l’aria calda dei centri urbani, solleva ed asporta anche la massa di polveri sospese dovute alla circolazione ed alle emissioni inquinanti in genere. È un effetto migliorativo, ma non basta da solo a risolvere il problema dell’inquinamento. È tuttavia il metodo diretto d’intervento più efficace e maggiormente sottovalutato dagli urbanisti e dagli amministratori. Per ottimizzare questa funzione è importante conoscere bene gli alberi per scegliere le specie più idonee a questo ruolo. Piante con rami densi, fogliame fitto e foglie numerose e rugose o frastagliate hanno un elevatissimo effetto filtrante e di abbattimento delle polveri.
2.3.4. funzione sanitaria: in certe aree urbane, in particolare vicino agli ospedali, la presenza del verde contribuisce alla creazione di un ambiente che può favorire la convalescenza dei degenti, sia per la presenza di essenze aromatiche e balsamiche, sia per l’effetto di mitigazione del microclima, sia anche per l’effetto psicologico prodotto dalla vista riposante di un’area verde ben curata.
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2.3.5. funzione igienica: le aree verdi svolgono una importante funzione psicologica ed umorale per le persone che ne fruiscono, contribuendo al benessere psicologico ed all'equilibrio mentale.
2.3.6. attenuazione dei rumori: lungo le strade ad elevato volume di traffico o per proteggere ambiti residenziali sono utilissime le barriere verdi, di varia altezza e forma per proteggere dal rumore e da fonti di vibrazione o attività moleste. Verde e modellamento del suolo riescono a deviare e disperdere vibrazioni sonore di vari decibel, quanto basta per rientrare in parametri di rumore più tollerabili. Inoltre, svolgono anche la funzione di barriera di protezione visiva ed inserimento ambientale, oltre che separare la fonte di rumore dal ricevente.
2.3.7. protezione: il verde può fornire un importante effetto di protezione e di tutela del territorio in aree degradate o sensibili (argini di fiumi, scarpate, zone con pericolo di frana, etc.), e viceversa la sua rimozione può in certi casi produrre effetti sensibili di degrado e dissesto territoriale.
2.3.8. regimazione delle acque e deimpermeabilizzazione dei suoli: i grandi volumi di acqua che cadono in città e fuori di essa sono in gran parte assorbiti dalla attività radicale della vegetazione, quindi consente un deflusso più graduale e non dirompente (come invece capita). La vegetazione con la sua attività radicale di assorbimento e movimento contribuisce a rendere il suolo urbanizzato più filtrante e, quindi, permeabile, non compattato. Questo effetto contribuisce a mantenere un suolo vivo, reattivo e ben strutturato, poroso con presenza di attività biotica. Se così non fosse sarebbe un suolo morto, privo di qualunque tipo di vita con gravi ripercussioni sulla qualità del verde e sulla statica delle strutture urbane.
2.3.9. ricostruzione paesaggistica e ruralità: la vegetazione è una componente caratteristica di qualunque tipologia di paesaggio. Dall’ambiente alpino a quello mediterraneo, comprendendo tutte le altre tipologie che vi stanno nel mezzo. Paesaggistica e ruralità, costituiscono più il perimetro che il cuore delle nostre città, tuttavia, sono una componente determinante di essi. Nella identificazione del paesaggio e della ruralità la vegetazione costituisce la matrice fondamentale ed unificante 15
del contesto. Non pensiamo solo ai paesaggi di pregio di una città sulle rive di un lago o in ambienti caratteristici. Pensiamo a tutti i paesaggi ed alle ruralità tradizionali presenti in tutti i paesi, i quali erano importanti un tempo per l’economia agraria ed importantissimi oggi sempre per l’agricoltura ma anche per il territorio. Infatti se per ruralità pensiamo agli elementi ordinari dei territori agrari o forestali, come i canali, in ponti, i mulini, i boschi, le strade bianche di campagna, le colline coltivate, i terrazzamenti, i torrenti e le loro rive etc. comprendiamo come elementi siano il nostro paesaggio, la nostra economia, il nostro territorio e vanno custodi e mantenuti efficienti.
2.3.10. cultura e didattica: la presenza del verde costituisce un elemento di grande importanza dal punto di vista culturale, sia perché può favorire la conoscenza della botanica e più in generale delle scienze naturali e dell’ambiente presso i cittadini, sia anche per l’importante funzione didattica (in particolare del verde scolastico) per le nuove generazioni. Inoltre i parchi e i giardini storici, così come gli esemplari vegetali di maggiore età o dimensione, costituiscono dei veri e propri monumenti naturali, la cui conservazione e tutela rientrano fra gli obiettivi culturali del nostro contesto sociale.
2.3.11. socialità e sicurezza: il verde in città è una rivincita di possesso della collettività sulla individualità. I gruppi, le famiglie nei parchi fanno da contrasto con i solisti dell’automobile. Le aree verdi sono tempi di relax, di ricreazione e, soprattutto, di relazione. Spazi e persone si incontrano per gioco, per trascorrere del tempo libero, come sono, senza ruoli e senza pregiudizi . Il verde è anche una protezione per adulti e bambini: può essere una alberata spaziosa in piena visibilità e controllo, una siepe che accompagna i ragazzi lungo percorsi sicuri dalla casa alla scuola, una protezione per le piste ciclabili, una “via residenziale” dove convivono parcheggi e giochi, un cortile scolastico o condominiale.
2.3.12. funzione estetico-architettonica: anche la funzione estetico-architettonica è rilevante, considerato che la presenza del verde migliora decisamente il paesaggio urbano e rende più gradevole la permanenza in città, per cui diventa fondamentale favorire un’integrazione fra elementi architettonici e verde nell’ambito della progettazione dell’arredo urbano. La funzione architettonica si esplica nel fatto che il verde urbano è l’espressione, il colore, il carattere di ogni città. Abbiamo 16
bisogno di buone realizzazioni di arredo urbano. In merito alla viabilità il verde le conferisce ordine e percezione dei percorsi a distanza; conferisce il sistema di rispetto delle parti, dell’automobilista, del ciclista e del pedone. È un elemento di sicurezza e di qualità delle realizzazioni stradali, spesso iniziate e mai terminate nella loro parte a verde e paesaggistica. Infatti terminano, di frequente, dove finisce il manto di asfalto; il collegamento col contesto paesaggistico non esiste.
2.3.13. ricreativo e maggiore fruibilità urbana: il verde offre una vasta tipologia di spazi ricreativi, da quelli liberi e naturalistici a quelli attrezzati e finalizzati alle specifiche età o attività sportive. Comunque l’elemento di naturalità che la vegetazione degli spazi verdi comprende è sempre la parte qualificante e riconciliante con tutto il contesto urbano. La presenza di parchi, giardini, viali e piazze alberate o comunque dotate di arredo verde consente di soddisfare un’importante esigenza ricreativa e sociale e di fornire un fondamentale servizio alla collettività, rendendo più vivibile e a dimensione degli uomini e delle famiglie una città. Inoltre la gestione del verde può consentire la formazione di professionalità specifiche e favorire la formazione di posti di lavoro (Città possibile Como, Paesaggio.net).
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2.4 TIPOLOGIE DI VERDE URBANO 2.4.1. Prato Rispetto alla tradizionale definizione di prato, la distinzione è basata su “prato intensivo o tappeto erboso, quale risultante di miscuglio di sementi selezionate a base di graminacee, completamente irrigato, e gestito con un’alta frequenza di sfalci annui, con interventi di concimazione e di diserbi selettivi a cadenza annuale” e “prato estensivo, quale superficie caratterizzata dalla presenza prevalente di graminacee e leguminose a provenienza spontanea”.
2.4.2. Alberi isolati Sono considerati come tali “gli alberi che, per posizione e sviluppo, mostrano una condizione di crescita in forma libera senza interventi di potatura di contenimento della chioma”.
2.4.3. Alberatura Rientra in questa tipologia “l’allineamento mono o polispecifico di alberi ordinato da un sesto d’impianto in origine rigido”.
2.4.4. Prato alberato Si tratta di “impianto a prato caratterizzato da una presenza minima di alberi, distribuiti in piccoli gruppi o al perimetro dell’area prativa, comunque con una densità tale da rendere lo strato a prato continuo fin sotto le chiome degli alberi”.
2.4.5. Siepi Si tratta di “impianto di specie legnose o erbacee, di unica o più specie, ordinate in filari o a macchie aiuole (di forma regolare o irregolare)” (S. Mengoli, 2006).
2.4.6. Giardino Porzione di terreno coltivato a piante ornamentali e fiorifere e adibito a luogo di ricreazione e passeggio per lo più nelle immediate adiacenze di un edificio oppure all’interno o alla periferia di un centro abitato (Devoto-Oli, 2001).
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2.4.7. Parco Terreno di notevole estensione e perlopi첫 adiacente a dimore signorili o ad agglomerati urbani, piantato ad alberi ornamentali (Devoto-Oli, 2001).
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2.5 CLASSIFICAZIONE DEL VERDE URBANO 2.5.1. Verde di arredo Il termine ”verde di arredo” indica in genere la parte di verde presente nelle città che deve assolvere prioritariamente ad una funzione igienico-sanitaria, sociale e ricreativa, protettiva, estetico architettonica, culturale ecc. allo scopo di migliorare le condizioni insediative e residenziali delle popolazioni nelle aree urbane. Di questa tipologia ne fanno parte:
2.5.1.1. Giardini storici Si tratta di aree verdi di impianto generalmente non recente, culturalmente connesse con lo sviluppo delle città, talvolta testimoni di importanti vicende storiche. Obiettivo della gestione di questi giardini è la conservazione dell’impianto originario, la trasmissione degli obiettivi progettuali e formali, e nel contempo una fruizione sicura e non degradativa. La presenza di alberi maturi o addirittura secolari comporta valutazioni attente delle condizioni fitosanitarie e in particolare delle condizioni di stabilità degli esemplari presenti, anche per garantire l’incolumità dei fruitori e l’integrità del giardino stesso. Quando i soggetti non risultano più recuperabili, oltre all’acquisizione delle autorizzazioni per gli abbattimenti presso gli Enti preposti alla tutela del patrimonio paesaggistico e monumentale sarà opportuno prevedere interventi di messa a dimora di piante di adeguate caratteristiche, sostitutive di quelle eliminate. I parchi urbani costituiscono un elemento di grandissimo valore del nostro patrimonio storico culturale, e dovrebbero essere adeguatamente tutelati, oltre che opportunamente gestiti. Al loro interno si trovano spesso elementi architettonici e artistici di arredo (statue, fontane, tavoli, panchine, piccole costruzioni etc.) così come manufatti di interesse storico architettonico (spesso i parchi sono a servizio di una villa o di un palazzo storico) che ne aumentano ulteriormente il significato culturale. All’interno o al contorno delle aree urbane i giardini storici costituiscono fra l’altro un importante elemento di verde che favorisce il riequilibrio ambientale delle città.
2.5.1.2. Parchi urbani Si tratta di aree verdi più o meno estese, presenti nelle aree urbane o ai loro margini, che svolgono una importante funzione ricreativa, igienica, ambientale e culturale.
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I parchi urbani possono essere caratterizzati dalla suddivisione in zone con diverse funzioni (riposo, gioco, attività sportive, servizi, centri culturali e ricreativi). Generalmente i parchi urbani sono progettati utilizzando specie autoctone, e facendo un notevole impiego del prato e di alcune specie arbustive ed arboree acclimatate per l’area di insediamento. Le aree interessate in generale possono andare da medio piccole ad estese, e in quest’ultimo caso diventano dei veri e propri “polmoni verdi” della città. In aree di espansione periurbana razionalmente pianificate, il verde dei parchi può assumere anche un ruolo di integrazione e sostituzione del sistema agricolo e forestale, diventando oltretutto un elemento di caratterizzazione ambientale e di mitigazione del clima urbano. Fra l’altro la presenza di ampie zone verdi peri- o infra-urbane, gestite a parco, può consentire l’insediamento e la migrazione di una ricca fauna stanziale e migratoria, contribuendo così ulteriormente al riequilibrio di un ecosistema fortemente sbilanciato in senso degradativo quale è in genere quello urbano. Un altro elemento importante riguarda le modalità di gestione, che se razionalmente organizzate possono consentire la creazione di un certo numero di posti di lavoro. Per ridurre i costi diretti di gestione e manutenzione del parco si possono anche scegliere soluzioni operative diversificate, come ad esempio dare incarico degli interventi di manutenzione a cooperative locali di produzione e lavoro che, attraverso l’adozione di tecnologie semplici e rustiche possono occuparsi di assicurare la fruibilità delle aree a parco, realizzando il ripristino dei percorsi pedonali, opere di regimazione delle acque superficiali, realizzazione di attrezzature per la sosta, etc.
2.5.1.3. Spazi verdi di quartiere Si tratta in genere di piccole aree verdi presenti in diversi punti del tessuto urbano. Gli spazi verdi di quartiere sono utilizzati prevalentemente dagli abitanti della zona, che utilizzano queste aree con funzione ricreativa, di svago e di incontro. I criteri di progettazione di questi spazi verdi, considerato l’utilizzo generalmente intensivo, a fronte di una modesta estensione, devono essere semplici: alberi, arbusti e zone a prato vanno ubicati in modo da alternare zone d’ombra a zone al sole; devono essere previste aree pavimentate attrezzate per il gioco e la sosta, anche per limitare un eccessivo utilizzo dei prati; le specie da utilizzare devono essere rustiche e non particolarmente vigorose, per consentire una manutenzione ridotta; le barriere architettoniche devono essere eliminate, per consentire il libero movimento anche ai portatori di handicap.
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2.5.1.4. Verde stradale e viali alberati Il verde stradale permette l’arredo di vie, viali, piazze e parcheggi. Rappresenta una tipologia di verde estremamente importante, che condiziona in modo sostanziale il paesaggio e l’ambiente urbano e la grande viabilità, ed è composto in prevalenza da alberi e arbusti. I viali alberati (detti anche alberate) di frequente sono intimamente connessi alla storia delle città e costituiscono, dunque, un patrimonio da salvaguardare. Spesso si rende necessaria la sostituzione degli individui presenti, per ragioni derivanti da cattive condizioni fitosanitarie delle piante e per la sicurezza pubblica. Non solo a volte le strade mostrano brutti esempi di alberate, realizzate senza tenere conto di criteri razionali di progettazione del verde, ma spesso le alberature stradali sono sottoposte ad offese diverse, derivanti dall’inquinamento, dagli scavi effettuati senza considerare la presenza e la funzione dell’apparato radicale della pianta, dalla presenza invadente delle auto che possono determinare costipamento del terreno e urti meccanici, etc. Risulta quindi necessario orientare le scelte su specie che presentano determinati requisiti, quali: resistenza ai diversi inquinanti atmosferici (per esempio all’anidride solforosa: Quercus rubra, Tilia cordata; ai fluoruri: Acer campestre e platanoides, Quercus robur; all’ozono: Acer saccharinum, Fagus sylvatica, Liriodendron tulipifera, etc.); capacità di ridurre il rumore, considerato ormai un vero e proprio agente inquinante (Acer pseudoplatanus, Tilia platiphyfillos, Carpinus betulus, etc.); resistenza alle malattie e rusticità; capacita di ridurre la carica batterica dell’aria (Liquidambar, Chamaecyparis, Pinus silvestris, etc.); ridotte esigenze di manutenzione; resistenza meccanica agli agenti atmosferici avversi; resistenza alla siccità (Celtis, Cercis, Gleditschia, Cedrus); nessun pericolo od inconveniente per la cittadinanza, come ad esempio: spine acuminate (Gleditschia), frutti maleodoranti (Gingko biloba femmina), etc.; elevato valore decorativo. Considerato che la pianta ideale, che risponda a tutte le esigenze sopra elencate non esiste, si capisce come è fondamentale che le scelte progettuali siano effettuate da un tecnico esperto del verde utilizzando le specie che rispondono quanto più possibile alle esigenze specifiche dell’intervento. Oltre a ciò, altri criteri progettuali riguarderanno le dimensioni e le caratteristiche della strada da alberare (larghezza, luminosità, intensità del traffico veicolare, eventuali attività in loco, presenza di elementi di disturbo ambientale, ecc.). 22
2.5.1.5. Aiuole spartitraffico La striscia verde che divide i due sensi di marcia e senz’altro molto utile per le funzioni che esercita a favore degli automobilisti: riposa la vista e, qualora vi siano siepi o arbusti, diminuisce l’impatto dei fari nelle ore notturne. Questo tipo particolare di verde è esposto a condizioni molto difficili (inquinamento legato allo scarico dei motori, siccità, difficile manutenzione a causa della sua posizione, etc.). Bisogna quindi ricercare soluzioni che assicurino la sopravvivenza di questo singolare arredo verde, riducendo al minimo i costi manutentivi. Molto utile si rivela in questi casi l’uso di specie tappezzanti, sia erbacee che cespugliose e arbustive, che assicurino la permanenza della copertura verde. E’ chiaro che tali specie dovranno rispondere a requisiti di rusticità, facile adattabilità, effetto ricoprente rapido, buon valore estetico. L’alto costo iniziale di questo materiale vegetale e l’accurata messa a dimora che richiede e abbondantemente recuperato negli anni con oneri manutentivi minimi. La copertura permanente ad opera delle tappezzanti assicura dunque un aspetto paesaggistico valido, oltre che facilmente ed economicamente mantenibile nel tempo. Questo giustifica ampiamente il loro impiego e la loro diffusione. Nelle aiuole spartitraffico, una soluzione valida è rappresentata da macchie di arbusti e piccoli alberi dislocati lungo l’aiuola stessa, in modo da rompere la monotonia del ”nastro verde piatto” e creare piani vegetazionali di diverse altezze, con ottimi risultati estetici e funzionali.
2.5.2. Verde funzionale Come dice il termine stesso, si tratta di verde pubblico realizzato in funzione di determinate e particolari esigenze. Di questa categoria ne fanno parte:
2.5.2.1. Verde sportivo Costituisce il completamento di un impianto sportivo, in quanto lo abbellisce, o lo isola dall’ambiente esterno per assicurare una certa tranquillità. In ogni caso, è necessario scegliere alberi particolarmente resistenti alle varie cause avverse, onde assicurare la pubblica incolumità. L’aspetto più importante del verde legato agli impianti sportivi e senz’altro il tappeto erboso dei campi di gioco. In questi casi, la scelta del miscuglio di semi, le lavorazioni del terreno e la futura manutenzione dei campi realizzati hanno un’importanza fondamentale. Per realizzare campi sportivi esistono oggi miscugli appositamente predisposti, che dovranno formare un tappeto erboso soggetto ad un’intensa usura. Questo è un caso tipico in cui, per raggiungere risultati efficienti, più che la 23
progettazione, incide un buon programma di manutenzione. Recentemente, nella realizzazione di tappeti erbosi sportivi ad uso professionale, si e diffuso il metodo ”Cellsystem”. Tale sistema consiste essenzialmente nella realizzazione di una particolare stratigrafia di materiale inerte, ricoperto da membrane in PVC e polietilene, sulle quali trovano posto le cellule che ospitano la rete di adduzione dell’acqua che serve anche come rete di drenaggio. Altra particolarità è rappresentata dal substrato colturale (in questo caso è improprio parlare di terreno) costituito da sabbia di fiume lavata e silicea. Un campo da gioco così realizzato richiede una oculata gestione e manutenzione, e necessita di un adeguato coordinamento tecnico da parte di un professionista del verde.
2.5.2.2. Verde scolastico Il verde scolastico deve assolvere alla duplice funzione di ”polmone verde” della scuola di cui è parte integrante e di ”polo di osservazione naturalistica” per consentire agli alunni di conoscere il mondo vegetale (e il mondo animale che su di esso vive) a partire dalla propria scuola. Nel progettare e realizzare questo tipo di verde è molto importante conoscere le fasce di età degli alunni che frequentano la scuola. Infatti, in un asilo-nido, scuola materna o elementare, bisogna escludere le specie vegetali provviste di spine o di parti velenose. Sarà invece molto interessante incrementare l’utilizzo di specie appariscenti nei mesi autunno-invernali e primaverili, in modo da poter apprezzare l’evoluzione della vegetazione nel corso delle stagioni e nell’arco dell’anno scolastico.
2.5.2.3. Verde sanitario Questo verde è strettamente legato a strutture ospedaliere o a case di cura, dove la funzione igienica è predominante su tutte le altre. Chiaramente, tutto il verde è utile e salutare, ma in determinate situazioni può essere più utile un particolare tipo di piante: ad esempio nei centri di cura delle malattie polmonari, le essenze resinose, che liberano aromi naturali utili per le vie respiratorie, potranno essere percentualmente maggiori delle latifoglie. Anche a riguardo del verde sanitario, la scelta di specie rustiche e robuste, può evitare, in generale, seri problemi per la pubblica incolumità.
2.5.2.4. Verde cimiteriale Il verde cimiteriale svolge anch’esso un’importante funzione culturale e ambientale, consentendo di rendere più gradevole un ambiente generalmente triste e contribuendo anche ad una conservazione dell’equilibrio ambientale e sanitario. 24
2.5.2.5. Verde residenziale e privato Il diffondersi dell’attività edilizia fa indubbiamente sorgere una serie di problemi legati alle nuove urbanizzazioni. In tali aree il verde deve trovare il suo posto dignitoso, e soprattutto nei nuovi interventi residenziali deve essere prevista la realizzazione di un adeguato arredo. E’ importante inoltre e che le Amministrazioni ”esigano” che il verde venga realizzato sulla base di un progetto approvato dall’Ufficio comunale del verde, senza stravolgimenti in fase di esecuzione delle opere. Nel nostro Paese, sulla scorta di ciò che da tempo si verifica all’estero, sta prendendo piede presso sempre più numerosi Comuni la previsione di un regolamento del verde, che suggerisca al privato cittadino i criteri per la realizzazione del verde ornamentale. Certamente gli indirizzi del verde pubblico spesso vengono, di riflesso, seguiti anche dal privato, per cui un miglioramento d’immagine del verde urbano trova indubbiamente un riscontro graduale a livello di verde privato. Nella tabella seguente vengono sintetizzate le tipologie di verde urbano in base alle loro funzioni:
Verde di arredo
giardini storici parchi urbani spazi verdi di quartiere verde stradale - viali alberati piazzali alberati aiuole spartitraffico
Verde funzionale
sportivo scolastico sanitario cimiteriale residenziale di quartiere residenziale suburbano
Verde privato Tabella 2: Classificazione tipologica del verde urbano. (Paesaggio.net).
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2.5.3. Il bosco urbano Il bosco urbano è abbastanza simile al bosco, perciò è costituito in maggioranza da specie autoctone, con la funzione prevalentemente protettiva e di miglioramento ambientale secondo schemi paesaggistici semplici che possano contenere i costi di realizzazione e soprattutto i costi di gestione. Caratteristica peculiare di questo tipo di ecosistema urbano è la resistenza elevata al danneggiamento antropico causato direttamente dagli utilizzatori e dagli agenti inquinanti. Quando assolve la funzione di protezione, il bosco urbano diventa uno strumento indispensabile per il miglioramento ambientale, per cui dovrebbe avere una struttura un minimo organizzata: la presenza di vialetti e spazi aperti adibiti a vari scopi, non deve pregiudicare né l’assomiglianza ad un bosco vero e proprio, né il contenimento dei costi di manutenzione. La diffusione del bosco urbano è da ricercare soprattutto in città di medie-grosse dimensioni o con una forte pressione antropica di tipo industriale: infatti, si sono diffusi boschi all’interno della cinta muraria cittadina, che si estendono dalle periferie verso il centro, con la funzione di proteggere aree interne e separale dalla zona più soggetta all’inquinamento urbano e industriale. Mentre la zona interna del bosco assolve numerose funzioni, quali quelle ricreative, diventando di per sé un vero e proprio parco, le zone periferiche fungono da “separatore” e “purificatore” della zona più interessante rispetto a quella con più problemi ambientali. Spesso, però, si vedono progetti di boschi urbani travisati nei quali viene favorito l’arredo vero e proprio rispetto al sistema “bosco”, magari privilegiando le strutture di sosta e di gioco proprio in quelle zone più vulnerabili all’inquinamento, come le zone prossime a grosse arterie di traffico o prossime ad aree industriali. Così, si vedono boschi urbani con abbondanze di vialetti, fontane, teatri, giochi, vasche e con purtroppo pochi filari di alberi e arbusti disposti in modo innaturale, destinati a stentare per tutta la vita, a causa di una non corretta progettazione e manutenzione per via delle esigue disponibilità monetarie destinate alla gestione. Perché le aree da destinarsi a bosco urbano possano svolgere le funzioni salutari, occorre che le specie abbiano le seguenti principali caratteristiche:
resistenza all’inquinamento atmosferico e del terreno: in particolare agli inquinanti
provenienti dal traffico, dagli impianti di riscaldamento e scarichi industriali;
resistenza alla siccità: si deve sempre tener presente la possibilità di effettuare
impianti d’irrigazione non permanenti, magari dimensionati per i primi anni di vita delle piante in maniera da assicurare una più veloce copertura arborea e arbustiva;
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resistenza alle condizioni di asfissia a livello radicale: soprattutto nelle fasce ristrette
o di cintura o prossime alle grandi arterie stradali, il regime idraulico è sconvolto dalla costruzione di infrastrutture che causano asfissia radicale per ristagno idrico;
scelta di specie dotati di sistemi radicali non troppo superficiali: si scelgono specie
con tali caratteristiche per assicurare una rapida autonomia alle piante, sia dal punto di vista dell’ancoraggio che trofico;
solidità strutturale: si escludono specie esotiche o con alto valore ornamentale
perché richiedono maggiore manutenzione;
assenza o limitata produzione di frutti: specie di questo tipo richiedono maggiore
manutenzione;
limitata produzione di polloni o succhioni;
rapido sviluppo nei primi anni e limitato una volta raggiunta la maturità.
La scelta delle specie da impiegare in ambienti urbani dipende da numerosi fattori, quali lo scopo dell’impianto, il livello e il tipo di inquinanti presenti, la dimensione e tipologia di fruitori etc. Di solito, si preferisce impiantare specie autoctone, ma quando i fattori limitanti impediscono tale scelta, si può ricorrere a specie esotiche soprattutto se resistenti a particolari inquinanti.
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3. LA PIANIFICAZIONE E PROGETTAZIONE DEL VERDE ARBOREO La pianificazione è stata definita sia come l’utilizzazione del sapere scientifico, di quello tecnico e di altre forme di conoscenza, allo scopo di fornire i modi per assumere decisioni, sia come processo per ottenere il consenso su un insieme di scelte. Si può fare una distinzione tra pianificazione progettuale, che ha a che fare con la progettazione di uno specifico manufatto, come una diga, una strada, un porto, e pianificazione comprensiva, che invece riguarda una vasta gamma di scelte relative a tutte le funzioni e le attività proprie di un’area e ha come obiettivo intrinseco la risoluzione di problemi e di contraddizioni (McGraw-Hill, 2004). L’ambiente è tutto ciò che ci circonda: per cui la pianificazione ambientale è “l’attivazione e la messa in opera di azioni per governare l’acquisizione, la trasformazione, la distribuzione e la collocazione di risorse in modo tale da sostenere le attività umane attraverso una riorganizzazione contenuta nei processi fisici, ecologici e sociali” (SoesiloPijawka, 1998-2002). La pianificazione del territorio è divenuta un processo alquanto articolato e appesantito da complessità pluridisciplinari e istituzionali. Le scelte di pianificazione sono dettate dalle classiche "zonizzazioni" (o lottizzazioni) di settore, cioè dalle distribuzioni sul territorio di funzioni e servizi impersonali. Il processo di pianificazione scaturisce dalla definizione degli obiettivi e dei fabbisogni collettivi che si intende soddisfare mediante la realizzazione di beni o servizi. Gli obbiettivi sono di varia natura, e spesso sono in conflitto tra loro: per cui è compito del pianificatore analizzarli e soppesarli in maniera tale da individuarne l’importanza di uno rispetto all’altro, creando così una gerarchia tra gli obiettivi e di conseguenza tra i piani che ne regolano il perseguimento. Il progetto è “l’ideazione per lo più accompagnato da uno studio relativo alla possibilità di attuazione o di esecuzione” (Devoto-Oli, 2001), ed è proprio di chi ha acquisito conoscenze e tecniche adeguate. Come la pianificazione, anche la progettazione si articola in una fase preliminare in cui si valutano gli obiettivi da raggiungere e una fase conclusiva nella quale si analizza la risposta degli elaborati progettuali agli obiettivi prefissati. Tutte le scelte del progettista e del pianificatore hanno ripercussioni su tutte le componenti del territorio, siano esse ambientali, economiche, sociali o strutturali. Infatti, esiste una certa relazione tra pianificazione e progettazione, soprattutto in riferimento al tema del verde: la prima risponde alle domande “che cosa”, “dove” e “quando”, la seconda alla 28
domanda “come”. L’area d’intervento può essere circoscritta, come un giardino o un parco, oppure può essere un territorio più o meno vasto, come un quartiere o un comune (Pirani et al., 2004). Le comunità sono dinamiche, sono sempre in continuo cambiamento: quindi è indispensabile procedere nella pianificazione con una rinnovata metodologia che dimostri di avere recepito il territorio non come semplice contenitore di destinazioni d’uso, ma come un continuo dinamico sistema di componenti ecologiche, antropiche e paesaggistiche costantemente in interscambio. Il verde non si realizza accidentalmente, ma per scelta: decidere di creare un’ area verde o di piantare un albero è un evento importante perché significa creare un patrimonio pubblico e modificare gli spazi. Posizionare alberi e zone a verde sono delle azioni significative perché lasciano una chiara impronta sul territorio e ne conferiscono forma, struttura e vincoli al pari dell'edificato. Il patrimonio vegetale esistente in una città è una ricchezza collettiva e pubblica, che deve essere gestita e guidata con le migliori condizioni di tecnica colturale e manutentiva per esprimere le migliori funzioni ecologiche e di arredo urbano. La partecipazione dei cittadini può agevolare tale compito, per la gestione di buona parte di questo patrimonio. Gli alberi non sono solo un patrimonio materiale, ma sono anche un patrimonio di cultura e di storia.
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3.1 BREVE STORIA DEL VERDE URBANO Come già detto in precedenza, fin dall'antichità gli alberi, e gli spazi verdi in generale, hanno sempre occupato una posizione di primaria importanza: furono famosissimi i giardini di Ninive e Babilonia, una delle meraviglie del mondo, sospesi su enormi terrazze artificiali. Omero testimonia e descrive i giardini dell’antica Grecia, suddividendoli in due categorie: quelli privati e quelli sacri; i giardini ellenistici erano annessi ai santuari, di ispirazione persiana e costituivano dei veri e propri parchi per la caccia. I giardini romani, sia quelli sacri che pubblici o privati, erano costituiti prevalentemente da alberi da frutto o da alto fusto, quali palme, olivi, allori e pini, frammisti a piante aromatiche o da fiore. Era peculiare, per il giardino di Roma, intervallare la parte naturale con parti artificiali ad alto livello architettonico, come fontane, giochi d’acqua, statue, portici, pergolati etc. Nel Medioevo i giardini erano rinchiusi dentro i recinti dei chiostri ecclesiastici (conventi) o nelle cinte fortificate dei castelli. Nel Rinascimento, alcuni trattatisti come Leon Battista Alberti (architetto e letterato, 1404-1472) e Francesco di Giorgio Martini (pittore e architetto, 1439-1502) teorizzavano il concetto di città ideale che rimane presente fino al 1900 (Le Corbussier). Contribuirono a codificare il tipo di giardino all’italiana, costruito a piani digradanti, in cui le masse arboree e gli elementi decorativi creano forme geometriche elementari, ambientate in uno spazio articolato secondo una visione geometrico-prospettica di significato essenzialmente architettonico. Nel giardino rinascimentale si recupera da un lato la geometricità del giardino romano, dall’altro si prende coscienza dell’uomo e delle necessità di coordinare gli edifici con il giardino e questo con l’ambiente circostante. Questo tipo di giardino ebbe enorme diffusione nel XV e XVIII sec., e confluì nel giardino alla francese creato dall’architetto A. Le Notre, che riprende i temi classici (romanici) del giardino italiano, ma con una ricchezza di mezzi maggiore e con maggiore varietà di alberi utilizzabili in relazione al clima, portando a risultati di grande effetto. La spazialità prospettica, rigorosamente accentrata lungo un asse orizzontale, assume una dimensione che tende a sfumare verso l’infinito nel gioco dei bacini e delle caratteristiche aiuole ornamentali. Un esempio di questo tipo di giardino è quello di Vaux-le-Vicomte, Versailles, Potsdam. Nel 1853 Napoleone III nomina il Barone Haussmann Prefetto della Senna, con l’incarico di rivoluzionare l'aspetto di Parigi. Per cui, tra il 1840 ed il 1860, ebbe inizio un grande 30
cambiamento di pianificazione della città con la creazione anche di vari parchi di grandi dimensioni come il Bois de Boulogne, Bois de Vicennes (un parco simmetrico, tanto dal punto di vista fisico che sociale), il parco di Buttes-Chaumont a nord-est, il Parc Monceau a nord ovest, per un totale di circa 100 ettari di parchi pubblici adiacenti al centro ed in direzione verso le zone di periferia residenziali. Abbattendo vecchi edifici e con bonifiche furono aperti ampi Boulevard alberati che dalla periferia cittadina portavano al centro città, furono costruiti i due assi nord-sud est-ovest, in parte già esistenti o previsti (Grand Croisèe), furono annessi Comuni limitrofi all’amministrazione parigina, furono risistemati o realizzati grandi parchi urbani e alcune parti della città furono dotate di infrastrutture (fognature). Uno degli obiettivi era quello di isolare i monumenti maggiori, creando una "connessione per diradamenti" di alcune strutture focali. I Boulevard costituiscono un anello di scorrimento tangenziale, mentre la croisée individua il principale sistema di penetrazione nel centro-città accompagnato da una serie di assi radiali. Il Bois de Boulogne venne sistemato all'inglese, sul modello di Hyde Park, dall' ingegner Alphand, dall'architetto Davioud, e dall'orticultore Barillet-Deshamps. La metà meridionale del parco venne destinata ad ippodromo, la rete dei viali venne totalmente rifatta, furono create colline e piantate molte nuove essenze. L'acqua venne prelevata direttamente dalla Senna mediante un sistema di macchine idrauliche, e distribuita tramite ruscelli e cascate, recinzioni in ghisa sostituirono quelle in legno esistenti. In Inghilterra, sotto la spinta di teorie romantiche, illuministe e per influsso del giardino cino-giapponese, venne creato il giardino all’inglese, dove tutti gli elementi naturali tendono alla ricostruzione perfetta della natura ideale, intatta e spontanea; l’ideatore di questo tipo di giardino fu l’architetto L. Brown, noto come Capability. Il giardino paesistico all’inglese, o giardino moderno, deriva dalla necessità di suscitare nel cittadino una sensazione, sia pure illusoria, di libertà e di ritorno alla natura, dettata dal cambiamento dello stile di vita causato dalla rivoluzione industriale, dall’inurbamento, dal frazionamento della proprietà privata e dalla mancanza di cospicue risorse finanziarie. Il movimento di sostegno alla creazione dei parchi urbani ha avuto la sua origine proprio in Inghilterra alla fine del Settecento e prese piede ben presto anche in altri paesi come Francia e Stati Uniti. Il primo grande esempio è l’apertura ai cittadini del più noto e vecchio parco londinese che è Hyde Park, il quale era un bosco di proprietà reale che nel 1635 fu destinato ufficialmente ai cittadini, prima per le necessità di legna, poi come area ricreativa. Tra il 1833 ed il 1843 vediamo il passaggio nel parlamento inglese di una serie
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di leggi che destinarono denaro pubblico per la creazione di parchi e giardini in varie città industriali. Le prime ad usufruirne furono Birkinhead, Derby e Liverpool. Il movimento ottocentesco dei parchi urbani trovò negli Stati Uniti il terreno più fertile e proprio in questo Paese si sviluppò, più che in ogni altro luogo. Dato che negli USA non vi era ne tradizione ne la disponibilità di parchi reali, questo sviluppo è ancor più significativo. Emblematico fu l’esempio di Boston, originatosi dall’acquisto da parte di un’associazione di cittadini di un’area di 50 ettari per ampliare il cimitero locale e realizzato con criteri paesaggistici inglesi. In breve tempo divenne meta di visitatori e gli stessi parenti in visita ai defunti vi passavano la giornata con pic-nic all’aperto nelle zone a bosco. Il successo di Central Park a New York si tramutò in un convincimento per tutti gli Stati Uniti nella necessità di dotarsi di aree verdi e in pochissimi anni tutte le grandi città si dotarono di parchi urbani. Nel 1850 ebbe inizio un nuovo concetto di parco denominato Boston Park System, una catena di parchi urbani uniti tra loro a formare un esteso corridoio verde all’interno della città. Concetto che domina ancor oggi nella progettazione del verde urbano negli Stati Uniti. Tra i giardini orientali ricordiamo quello islamico dominato, in un’atmosfera fiabesca, dal gioco dei bacini e dei canali, e i raffinatissimi giardini cinesi e giapponesi, dove gli elementi compositivi indispensabili, quali l’acqua, le pietre e i fiori, accostanti volutamente in modo da evitare ogni simmetria, hanno un loro preciso significato. Per quanto riguarda il viale alberato, la storia è relativamente recente, soprattutto se paragonata a quella del giardino e del parco: la sua nascita si può far risalire (soprattutto nell’Italia settentrionale) all’abbattimento delle mura perimetrali dei centri storici imposto da Napoleone per motivi militari, all’inurbamento conseguente alla rivoluzione industriale e alla crescente esigenza di mitigare l’artificiosità dell’ambiente urbano. Nato per cui tra la seconda metà dell’800 e i primi secoli del 900, si modella inconsciamente sul viale alberato rettilineo che si diparte dalla reggia del principe o dalla piazza della città. Il viale alberato, dal punto di vista funzionale, costituisce una passeggiata, una tipologia intermedia tra l’arteria di collegamento e il percorso di un giardino, tipologia che dopo il successo iniziale scomparirà davanti alle esigenze del traffico automobilistico. L’alberatura non è più usata per riempire i vuoti, ma al contrario per tentare di armonizzarli alla scala più appropriata con il costruito: vuole essere il connettivo tra la città e la campagna.
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3.2 LEGISLAZIONE IN FAVORE DEL VERDE Nel corso della seconda metà del XX secolo la popolazione italiana ed il relativo sistema insediativo ha profondamente cambiato i propri connotati: da un profilo rurale, proprio ancora dell’immediato dopoguerra, ha progressivamente assunto quello più urbano. Questo cambiamento ha determinato evidenti effetti socioeconomici, paesaggistici ed urbanistici. Lo sviluppo delle aree urbane non sempre è stato organico e rispettoso di quelli che oggi sono definiti standard della qualità della vita. In particolare scarsa è stata l’attenzione nei confronti del verde sia dal punto di vista quantitativo che da quello qualitativo. La frequente affermazione di un processo edificatorio di tipo indiscriminato è stata tale che, nel tentativo di porne un limite, sul finire degli anni sessanta fu emanato un decreto interministeriale, il 1444/68, che fissò i rapporti tra spazi destinati agli insediamenti e quelli riservati al verde pubblico ai fini della formazione degli strumenti urbanistici. L’efficacia di detto strumento è stata comunque relativa e la concentrazione di abitanti in vasti nuclei urbani, la realizzazione di vere e proprie aree metropolitane caratterizzate da elevata densità di popolazione e la bassa disponibilità di verde sono alcuni degli effetti più evidenti di questo processo di urbanizzazione che si è protratto fino al momento attuale. Alcune amministrazioni comunali comunque, consce del ruolo e delle funzioni che gli spazi verdi possono assicurare nelle città, hanno cominciato, seppure spesso in modo disarticolato, a dotarsi di strumenti specifici per garantire la salvaguardia del verde urbano. Sono nate così le prime norme di diverso genere e livello che riguardano la regolamentazione (caratteristiche, estensione, etc.) dei parchi, dei giardini, delle alberate, degli orti. Questo processo, che in Italia si sta affermando di recente, all’estero invece si è sviluppato e si è concretizzato già da diverso tempo. In molti casi la salvaguardia discende da leggi di ordine nazionale le cui origini affondano talvolta in provvedimenti del XIX secolo. In questa ottica la normazione del verde urbano va a costituire uno degli strumenti che, inseriti in un più ampio contesto di pianificazione organica, consente di perseguire lo sviluppo sostenibile della foresta urbana e delle aree urbane nel loro complesso. In Italia la regolamentazione del verde urbano, nelle diverse forme e livelli, potrebbe rappresentare uno degli elementi base per garantire non solo un’efficiente politica di settore, ma soprattutto per garantire un uso più razionale della risorsa suolo e per contribuire a garantire una riconoscibilità delle identità dei luoghi.
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Gli strumenti a disposizione sono diversi e comprendono le ordinanze sindacali e le deliberazioni ad hoc oppure veri e propri regolamenti o allegati afferenti alle normative urbanistiche ed edilizie (Piani Regolatori, Norme Tecniche di Attuazione, Regolamenti Edilizi, Piani Urbanistici Comunali etc.). In Italia è opportuno sottolineare che il ruolo dei comuni è fondamentale sia per le responsabilità demandate in materia di pianificazione del territorio sia per il fatto che risultano essere i proprietari e gestori di gran parte del verde urbano pubblico presente nei nostri centri urbani (Sanesi, 2001). Uno studio condotto nel 2001 sui capoluoghi di provincia italiani, ha mostrato come solo il 23 % dei comuni, quasi tutti del nord-Italia, presentano Regolamenti specifici per la tutela del Verde, mentre il 60% di quelli che all’epoca non l’avevano adottato era in fase di bozza con l’intento di adottare uno strumento specifico in materia. Numerose sono le amministrazioni comunali che, pur non dotandosi di un regolamento, hanno emesso specifici provvedimenti (deliberazioni comunali e ordinanze sindacali) per rispondere a specifiche esigenze nella gestione del verde urbano (abbattimento di alberature). In particolare il 25 % dei comuni non dotati di regolamento ha norme a carattere specifico che riguardano la manutenzione del verde. Il 47 % delle amministrazioni dotate di regolamento mantiene vigenti delibere ed ordinanze con scopo specifico. Uno degli obiettivi maggiormente perseguiti è costituito dalla salvaguardia delle alberature e nello specifico dalla definizione dei limiti e delle procedure per l’eventuale abbattimento. E’ interessante notare come la regolamentazione tragga origine anche dagli strumenti dell’urbanistica e dell’edilizia tradizionali. In particolare ben il 63 % dei comuni prevede all’interno del regolamento edilizio o del piano regolatore generale norme per la tutela e regolamentazione del verde urbano. Anche in questo caso gli interessi delle pubbliche amministrazioni sono rivolti prevalentemente nei confronti degli abbattimenti e delle specie da impiegare. I risultati della ricerca mostrano una situazione diversificata per ambito territoriale con una maggiore diffusione degli strumenti normativi nelle zone del centro nord. Gli obiettivi perseguiti sono generalmente di tipo vincolativo con articolazione delle prescrizioni che risulta varia ed articolata. Dalla semplice salvaguardia delle alberature alla definizione di standard qualitativi e dimensionali per le potature, alla definizione delle modalità di fruizione.
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Risulta però chiaro che a tale diversificazione delle norme non sempre corrisponde una chiara definizione ed univocità degli obiettivi. Emerge spesso anche una carenza di rapporti con le norme derivanti da altri regolamenti e con gli strumenti inerenti l’urbanistica e l’edilizia. Il regolamento deve essere inteso come uno degli elementi della pianificazione delle risorse disponibili (suolo, acqua, diversità biologica, etc.) che possa trovare sinergie in altri strumenti del quadro gestionale degli spazi urbani (inventario delle risorse disponibili, piano regolatore, piano del verde, etc.). I regolamenti pertanto non possono essere concepiti come un intervento risolutivo delle problematiche del verde urbano né come provvedimenti esaustivi per dare una risposta alle sempre maggiori richieste di qualità della vita da parte della cittadinanza (Sanesi, 2001).
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3.3 ANALISI AMBIENTALE E DELL’UTENZA Nella progettazione di un’area destinata a verde bisogna tener conto sia delle attività che si vogliono svolgere al suo interno sia del movimento delle persone; inoltre bisogna considerare tutte le condizioni, biotiche e sociali, che sono di “contorno” al luogo destinato alla realizzazione del progetto, cioè tutte quelle componenti territoriali che avranno ripercussioni dalla realizzazione dello stesso (componenti ambientali, strutturali, economiche e sociali). Quindi il progettista dovrà analizzare il sito e determinare le esigenze dell’utenza: dalla comparazione delle risultanze tra i due scaturisce la valutazione delle potenzialità del sito, che rappresenta il punto chiave del processo progettuale (Pirani et al.,2004).
3.3.1. Analisi del sito Per redare un progetto razionale e consono agli obiettivi, è importante analizzare le caratteristiche del sito dove andrà realizzato, individuando sia le caratteristiche dell’ambiente naturale, sia quelle dell’ambiente costruito. Della prima categoria ne fanno parte:
la geologia e la geomorfologia, cioè lo studio delle caratteristiche del suolo; si individuano eventuali linee di fratture o discontinuità, in maniera tale da individuare le zone oggetto di movimenti franosi;
l’idrogeologia, cioè lo studio del regime idraulico dei corsi d’acqua, con particolare riferimento alle zone oggetto di pericolo di esondazione; si studia la presenza di zone umide, l’andamento del livello di falda freatica, la qualità delle acque sia superficiali che d’infiltrazione, le zone di deposito e di erosione dei corsi d’acqua;
la topografia, si studia la pendenza e l’esposizione del sito;
il microclima, cioè la temperatura, l’umidità relativa, le precipitazioni, la ventosità e la radiazione solare;
la vegetazione, sia la quantità che la qualità che lo stato e la distribuzione; si valuta l’evoluzione della stessa nel tempo sia dentro l’area del progetto, ma anche nelle zone adiacenti. 36
Della seconda categoria fanno parte tutte quelle caratteristiche legate all’evoluzione urbanistica del sito, compresi gli elementi di particolare rilevanza storica, quali edifici e infrastrutture (strade storiche, ferrovie etc.), ma anche elementi “verdi” come giardini storici o alberi monumentali; si analizza la distribuzione demografica, l’uso del suolo e gli strumenti pianificatori a cui ci si deve riferire.
Nella tabella successiva si sintetizzano tutti gli elementi da considerare in un’analisi del sito preliminare alla redazione di un progetto.
ANALISI DEL SITO Ambiente naturale
Ambiente costruito
Geologia e geomorfologia
Uso del suolo
Topografia
Ambiente urbanizzato e rurale
Idrologia
Popolazione
Clima
Sviluppo storico
Vegetazione
Strumenti pianificatori
Valenze naturalistiche ed ecologiche
Tipi di paesaggio Aree di pregio
Tabella 3: Elementi da considerare in un’analisi del sito, una delle fasi di progetto (Pirani et al.,2004).
3.3.2. Analisi delle utenze In questa fase di progetto si analizzano le caratteristiche e le esigenze dell’utenza che andrà a fruire della realizzazione del progetto di area verde. La raccolta delle informazioni è molto complessa e difficoltosa, per cui si suggerisce di raccogliere i dati attraverso lo studio dei comportamenti umani e il loro modo di percepire l’ambiente che li circonda, attraverso lo studio dell’esigenze di particolari categorie di persone (bambini, anziani, disabili etc.), lo studio delle configurazioni ottimali di specifici spazi (scuole, ospedali, residenze per anziani etc.). Nell’analisi delle utenze bisogna individuare sia le attività principali svolte nel sito del progetto, sia le attività secondarie, cioè quelle attività che l’utenza potrebbe realizzare nel sito stesso ma che non sono le prime destinazioni d’uso: ad esempio, in un’area industriale, il verde potrebbe avere come prima destinazione la separazione degli spazi, mentre come destinazione secondaria quella ricreativa durante le ore di pausa.
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Ogni tipo di verde urbano ha una propria utenza, cioè chi frequenta un giardino di un ospedale non è colui che frequenta un giardino di una scuola. Per cui, si studiano le caratteristiche proprie dell’utenza, quale l’età, il sesso, le caratteristiche sociali ed economiche, gli stili e i comportamenti di vita della popolazione attuale e futura. Poiché molti ambienti da progettare sono strettamente correlati alle attività che si svolgono all’interno sia delle infrastrutture che delle abitazioni intorno al sito, bisogna considerare il numero, la tipologia e le caratteristiche costruttive delle unità abitative, i servizi commerciali, sociali e religiosi presenti nella zona, le reti di trasporto e la loro accessibilità. Per quanto concerne l’analisi delle esigenze dell’utenza, bisogna considerare i fattori comportamentali degli utenti, la sicurezza, il livello di confort, l’intensità di fruizione e il livello di vandalismo del sito. Nella tabella successiva si sintetizzano in maniera schematica tutti i parametri da considerare sia per quanto riguarda le caratteristiche dell’utenza, sia per quanto riguardano le esigenze proprie degli utenti:
ANALISI DELLE UTENZE Caratteristiche delle utenze
Esigenze delle utenze
Età e sesso
Fattori comportamentali
Caratteristiche sociali ed economiche
Sicurezza
Stili e comportamenti di vita
Confort
Numero e caratteristiche costruttive delle abitazioni
Intensità di fruizione
Servizi commerciali, sociali e religiosi presenti in zona Reti di trasporto
Vandalismo
Tabella 4: Elementi da considerare in un’analisi delle utenze, una delle fasi di progetto (Pirani et al.,2004).
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3.4 PIANIFICARE E PROGETTARE IL VERDE IN CITTA’ Quando entriamo in un giardino, veniamo raggiunti da un’infinità di stimoli, che ci fanno apprezzare l’ordine armonico delle componenti di quel luogo. Una composizione è in equilibrio quando tutti gli elementi sono posti in relazione tra loro in maniera tale da sembrare impossibile poterli spostare o vederli in altro modo (Pirani et al.,2004). Quindi, la percezione che può suscitare una composizione o un giardino nel suo insieme dipende sia da fattori esterni, oggettivi, come le condizioni atmosferiche, il contesto, la salute delle piante, le dimensioni delle stesse etc., sia da fattori soggettivi, cioè dalla percezione e dallo stato d’animo del visitatore. Questo insieme di variabili porta a vedere le stesse cose ma con occhi diversi, realizzando un’infinità di combinazioni. Sulla base delle numerose combinazioni possibili, è difficile ricercare regole precise sulla composizione di un giardino: spetta quindi al progettista organizzare gli elementi preesistenti e metterne dei nuovi. L’impiego del verde (alberi, arbusti, tappeti erbosi etc…) deve essere studiato sia per assolvere alle varie funzioni di destinazione (igieniche, idrogeologiche, estetiche etc…), sia per assolvere gli aspetti decorativi che la pianta presenta (fogliame, fiori frutti, portamento, forma, volume etc…). Le caratteristiche estetiche sono spesso motivo di scelta di una pianta ornamentale, ma il fatto di dare importanza all’aspetto del singolo soggetto, separatamente dal contesto e dalla composizione cui appartiene, rischia di trascurare l’effetto compositivo generale, ovvero di avere uno spazio ricco di elementi di rilievo ma privo di armonia e di equilibrio. Il modo in cui i caratteri morfologici vengono percepiti diventa il vero criterio di scelta da utilizzare. In generale, comunque, ci sono dei parametri da considerare sempre, qualora si voglia progettare un giardino o uno spazio verde in ambiente urbano.
3.4.1. Tema principale Ogni giardino, deve avere un tema principale, un’idea di base che infonda soddisfazione emotiva e piacere estetico, cioè piacere nel vedere un ambiente che cambia col passare del tempo, un ambiente che cresce, nel quale sono stati creati equilibri tra forme, spazi e materia. L’elemento dominante può essere costituito da un albero monumentale, una scultura, una roccia, una fontana, ma anche un manufatto: può essere costituito da tutto ciò che si integra nel miglior modo nel contesto del luogo. Intorno al tema principale, si devono sviluppare gli elementi secondari, collegati tra loro in una sorta di progressione armonica; essi sono costituiti da aiuole, alberi singoli o in 39
gruppo, dalla viabilità, panchine e arredi in generale. Tutti questi elementi non devono né offuscare il tema centrale, che deve balzare all’occhio del visitatore, né mimetizzarsi in maniera tale da rendersi invisibili. Anzi, il ruolo degli elementi secondari sta nell’esaltare e completare la maestosità dell’elemento principale, trovando la giusta armonia tra gli spazi e le dimensioni, i colori, i profumi, le forme e le varie caratteristiche colturali dipendenti dalla morfologia, pedologia, clima etc… senza richiedere eccessiva manutenzione.
3.4.2. Prospettiva e proporzioni L’interesse di un visitatore all’interno di un giardino è diviso tra l’ammirazione della conformazione degli elementi in primo piano e della vista panoramica in secondo piano. Solitamente, quest’ultimo elemento viene coperto dalla vegetazione perché si cerca di concentrare l’attenzione dei fruitori all’interno del giardino, cioè verso l’elemento principale che è il tema del giardino stesso. È importante rinforzare la semplicità del primo piano, anche perché le caratteristiche di un giardino variano molto con la prospettiva e con i dislivelli: una stessa disposizione di piante può assumere aspetti diversi a seconda che il terreno sia piatto o leggermente mosso. Oltre alla prospettiva, bisogna considerare anche le proporzioni: le piante devono essere in grado di armonizzare sia le masse arboree esterne già presenti che i volumi edificati; questa armonia deve mantenersi anche quando le specie inserite raggiungono lo stadio di pieno sviluppo. In un’area a verde l’inserimento di qualsiasi elemento determina l’alterazione delle proporzioni, modificando la percezione del luogo e le caratteristiche spaziali. Quindi, bisogna sempre tenere presente la posizione degli elementi nello spazio, l’accostamento con altri elementi, la crescita etc. La scala, i punti di riferimento, gli elementi inseriti servono ad avvicinare lo spazio all’osservatore, cioè servono a far percepire al visitatore le giuste proporzioni tra gli elementi.
3.4.3. Linee visive e di percorrenza Il verde “costruito” è il risultato di un’equilibrata e proporzionale suddivisione tra spazi aperti, linee orizzontali (prato, strade, terreno), linee verticali (alberi) e masse in elevazione (manufatti). La prospettiva, però, si può cambiare, utilizzando come “linee prospettiche” le delimitazioni di aree differenti, come le aiuole, le stradine, i manufatti o filari o singoli alberi. 40
Le linee orizzontali allargano lo spazio, mentre quelle verticali lo allungano. Ad esempio, per accentuare il primo piano e l’orizzonte si traccia una linea orizzontale ben marcata (ad esempio con delle siepi) che risalti le linee verticali della vegetazione e degli edifici. Se si vuole accentuare l’elemento principale, si creano linee dinamiche che conducono a quel punto, non solo con siepi basse o filari alberati, ma anche con stradine di percorrenza o semplicemente con il taglio dell’erba: l’attenzione del visitatore deve raggiungere l’elemento dominante in maniera semplice, immediata e dinamica.
3.4.4. Pieni e vuoti La capacità di disporre spazi pieni con spazi vuoti si basa sia sul rapporto tra le caratteristiche naturali dei vari elementi della composizione, sia sul loro simbolismo reciproco, sul significato che si vuole fargli assolvere. Gli spazi all’interno di un giardino devono essere esatti e appropriati, in rapporto tra pieni e vuoti: ad esempio, in un terreno piano e uniforme, la monotonia dell’ambiente si può ridurre introducendo diversi livelli di altezza con la messa a dimora di alberi e arbusti di diverse altezze. L’aspetto tridimensionale dell’area verde è determinato dalle masse delle piante e dalla loro collocazione; bisogna analizzare le singole forme accostate e il modo in cui interagiscono nell’insieme. Una regola basilare è quella di disporre gli elementi in maniera progressiva dal punto di vista delle altezze: dall’acqua si passa al terreno, dal prato agli arbusti, dai piccoli alberi si arriva ai grandi esemplari. Inoltre, è indispensabile che ogni gruppo di piante sia proporzionale alla superficie del terreno, che a sua volta deve essere proporzionale all’area a disposizione. Piante di grandezze degradanti creano l’illusione dello spazio, mentre un’alta densità di impianto crea compattezza.
3.4.5. Colore e tessitura Ogni parte della pianta ha un proprio colore, che può contribuire ad abbellire un giardino o qualsiasi formazione verde all’interno del contesto urbano: così foglie, fiori, frutti ma anche rami, fusti e corteccia contribuiscono a rendere più piacevole un ambiente con i propri colori. Le foglie presentano colori di tonalità differenti, qualora siano asciutte o bagnate: di conseguenza, per sfruttare questa proprietà, il progettista dovrebbe conoscere le condizioni atmosferiche prevalenti nell’area di progetto, dovrebbe conoscere i periodi dell’anno in cui 41
lo spazio verde è più frequentato. Inoltre, molte foglie hanno le facce con colori differenti, per cui ci sarà ancora più varietà nell’utilizzo di tali specie: il problema, però, sta nel fatto che spesso l’utilizzo irrazionale di tali specie conferisce al paesaggio una sensazione di confusione piuttosto che una ricchezza compositiva. I fiori sono senza dubbio uno degli elementi che più condizionano la scelta delle specie arboree e arbustive: spesso la successione delle fioriture di varie specie assicura effetti pregevoli in ogni periodo dell’anno. Anche i frutti, maturando in autunno e persistendo sulla pianta in inverno, consentono di creare effetti piacevoli ravvivando l’ambiente in un periodo dell’anno non proprio ricco di colore. La chiave del colore è comunque la luce: se è diretta, può diminuire la purezza dei colori caldi (rosso, arancio), rendendo difficoltosa la vista; i colori freddi (blu, verde) vengono invece arricchiti dalla luce solare diretta. Si possono creare vari effetti piacevoli utilizzando i risultati che la luce e l’ombra ottengono sui colori: all’ombra, i colori vivaci sono più luminosi e i colori forti meno intensi. I colori, inoltre sono influenzati sia dalla temperatura, in quanto quella fredda intensifica il colore, sia dall’umidità, in quanto lo appiattisce eliminandone le sfumature. Una regola generale è quella di disporre i colori secondo sfumature dello stesso grado di purezza, dando luogo ad unità cromatiche armoniose e piacevoli: da qui, l’utilizzo di varie tonalità di bianco, giallo, rosa, celeste e soprattutto verde, che è il colore principe della vegetazione, che bene si adatta a qualsiasi schema di paesaggio e conferisce una sensazione di riposo e freschezza nelle stagioni più calde. Quando l’unità cromatica non viene rispettata, si viene a produrre disarmonia, che spesso viene creata proprio per spezzare l’armonia dei colori per attirare l’attenzione del visitatore verso un elemento, ad esempio per massimizzare la maestosità dell’elemento principale. Oltre ai colori, è importantissima la tessitura, cioè le caratteristiche delle foglie. Così, la loro forma può creare piacevoli effetti di chiaroscuro, e il loro utilizzo da parte del progettista può condizionare la percezione degli spazi: l’impiego di specie con dimensioni decrescenti delle foglie può far apparire un giardino più esteso rispetto a quanto non sia nella realtà. Se un giardino presenta un armonia troppo statica per via delle forme e dei colori, le variabili dimensioni delle foglie possono creare movimento senza compromettere l’armonia ottenuta e senza creare sensazione di confusione. Inoltre, le foglie lucenti esaltano i fiori e i volumi. 42
3.4.6. Stagioni Quando si scelgono le piante, si devono considerare anche le variazioni stagionali, in maniera tale da suscitare interesse tutto l’anno. Bisogna considerare tutte le caratteristiche di ogni pianta, non solo il colore dei fiori: infatti, quando questi non sono presenti, l’occhio dell’osservatore cadrà sulla struttura dei rami, sul colore delle foglie nelle specie sempreverdi, sul colore della corteccia etc. In primavera, generalmente, dominano le luci, in estate i colori, in autunno le ombre e in inverno i toni smorzati. Per rendere interessante un giardino tutto l’anno potrebbe essere una soluzione accostare gruppi di piante che fioriscano progressivamente, spostando così l’interesse del visitatore da un punto all’altro a seconda del periodo stagionale.
3.4.7. Crescita nel tempo e nello spazio Progettando la disposizione delle piante all’interno del giardino è necessario valutare le masse relative dei diversi gruppi ed esemplari non solo al momento dell’impianto, ma anche nell’arco di alcuni anni. I singoli esemplari devono essere disposti ad una distanza che consenta loro di espandersi adeguatamente. Si eviterà di impiantare specie che con il tempo possano crescere troppo rispetto allo spazio a loro destinato. Quindi, bisogna decidere preventivamente quale profilo, peso, forma e ingombro deve avere a maturità una pianta, e bisogna saper attendere che questa arrivi alle dimensioni desiderate senza aver fretta, magari evitando di riempire gli spazi non ancora occupati dalla pianta, con scelte sbagliate e irrazionali.
3.4.8. Scelta delle specie La scelta delle specie in ogni tipologia di verde urbano è condizionata principalmente dai seguenti fattori:, vegetazione naturale, clima, terreno, inquinamento. Lo studio della vegetazione naturale permette di riconoscere le vocazioni paesaggistiche di un dato territorio. Per parchi e giardini extraurbani, si può rispettare solamente la vocazione naturale, impiegando specie autoctone o naturalizzate; invece, in ambiente urbano, la scelta deve basarsi su criteri di razionalità, evitando di mettere a dimora specie non adatte all’ambiente cittadino in quanto poco resistenti all’inquinamento e agli attacchi parassitari. Molte specie vegetali, pur autoctone, cominciano a soffrire dei cambiamenti microclimatici; nelle nuove condizioni risultano più adattabili varietà di selezione provenienti da regioni ecologicamente compatibili, ma non locali. 43
A questo proposito, il mercato si sta orientando verso la richiesta di piante di seconda grandezza a portamento ordinato, di medio volume aereo e di grande rusticità: ognuna di queste caratteristiche è più o meno accentuata nelle differenti varietà della stessa specie. Il miglioramento varietale orientato a valorizzare le qualità genetiche con “funzioni” specifiche è un obiettivo classico della selvicoltura e dell’agricoltura da reddito, mirata al miglioramento di prestazioni e resistenza ad effetti nuovi ed “urbani” come l’inquinamento dell’aria, il suolo compattato ed asfittico, gli stress di calore, la scarsa dotazione di acqua, il deposito di sale nelle strade e gli intensi lavori di potatura e manutenzione (Vavassori, 2010). Un altro fattore importante da considerare è il clima: le temperature possono risultare fortemente limitanti per l’impiego di molte specie. Ideale sarebbe analizzare le serie climatiche per un periodo sufficientemente lungo (20-30 anni) in maniera tale da non scegliere specie incompatibili con gli estremi termici che si possono verificare con tempi di ritorno anche lunghi: un’analisi del genere è giustificata dal fatto che l’impianto di un albero costituisce un investimento di lungo periodo, come minimo dell’ordine di alcune decine di anni. E’ importante conoscere le caratteristiche microclimatiche dell’area di progetto, in quanto esse possono ristringere o allargare la lista delle specie a cui si può attingere: infatti esse possono condizionare non solo la crescita e lo sviluppo delle piante, ma anche le loro fasi fenologiche (fioritura, fruttificazione, colorazioni autunnali etc.), influenzando la produttività e di conseguenza le caratteristiche estetiche del paesaggio. Il suolo costituisce forse il fattore maggiormente limitante allo sviluppo delle piante in ambiente urbano: infatti, i suoli urbani presentano caratteristiche ben diverse da quelli naturali, poiché sono poco evoluti, privi di sostanza organica, poveri di elementi nutritivi, caratterizzati da orizzonti discontinui e dalla presenza di inquinanti, sono compatti e poco permeabili all’acqua perché sono spesso costituiti da terra di riporto. Spesso, per avere un effetto immediato, su questi suoli così poveri vengono messe a dimora piante appartenenti a stadi evolutivi già avanzati, che richiedono caratteristiche assai diverse da quelle realmente presenti: per cui, laddove c’è disponibilità tecnica e di risorse economiche, si può intervenire con operazioni colturali per migliorare la qualità del substrato, correggendo il pH, concimando o irrigando. Laddove non sia possibile intervenire con le operazioni suddette, la scelta delle piante andrà su specie pioniere in grado di sopravvivere in suoli sterili e poco evoluti. La scelta delle specie è fortemente condizionata dalla resistenza o suscettibilità delle specie stesse ai parassiti: la loro diffusione è favorita da situazioni colturali assimilabili 44
alla monocoltura, stress fisiologico, dall’utilizzo di specie esotiche, e dalla ridotta biodiversità, tutte caratteristiche proprie dell’ambiente urbano. Infatti, spesso si verificano problematiche allo sviluppo del paesaggio a causa dei parassiti, che mettono a repentaglio non solo la sopravvivenza di certe specie, ma anche lo sviluppo e la loro funzione estetica. Per cui, si va incontro alla necessità di utilizzo di tecniche agronomiche che limitano o eliminano lo sviluppo dei parassiti, sia chimicamente che agronomicamente, ma con costi elevati, facendo lievitare il costo di gestione. Ad esempio, nelle alberate stradali, le specie più suscettibili si ammalano facilmente a causa di patologie che si propagano rapidamente attraverso le ferite derivanti da potature o da urti o da vandalismo. Tutto ciò porta ad un esborso monetario di gestione e cura sproporzionato, per cui si previene inserendo nell’ambiente specie più adatte, più resistenti, che non per forza devono essere autoctone: l’importante è che si adattino all’ambiente urbano, che siano resistenti sia all’inquinamento atmosferico che a quello radicale. L’inquinamento atmosferico è uno dei fattori principali che limitano lo sviluppo e la crescita delle piante in ambiente urbano: esso deriva dai gas di scarico delle auto, dai residui della combustione degli impianti di riscaldamento, dalle polveri, olii etc. Le piante, con il loro apparato fogliare, operano un’azione di filtraggio dell’aria fissando le polveri che circolano nell’atmosfera, modificandone le caratteristiche, assorbendo gli agenti inquinanti e separando la fonte dal ricevente. Dopo molti anni di ricerche e selezioni, molte varietà selezionate per fattori di vitalità e rusticità hanno confermato un’ampia resistenza e adattamento all’inquinamento atmosferico urbano e all’elevata presenza di polveri sottili, così come un buon adattamento è stato dimostrato anche dalle varietà e specie tradizionali. Oggi si stanno però registrando nuovi fattori di stress fisiologico quali l’alta concentrazione di sale nelle strade, e di conseguenza nello strato di suolo occupato dalla radici assorbenti, oppure la carenza idrica e l’alta temperatura estive, o ancora la scarsità di suolo per la crescita radicale (Vavassori, 2010). Ma l’elemento che ha maggiormente condizionato la selezione degli alberi in questi ultimi decenni è stato il cambiamento delle misure dello sviluppo urbano. Ciò significa che sono cambiate le dimensioni degli spazi (come strade, distanze tra edifici, altezze) condizionando due elementi tecnici importantissimi: lo spazio d’impianto (che si è notevolmente ridotto) e il volume di sviluppo in superficie.
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Lo spazio che intercorre tra tutti gli elementi vegetali permette alle piante di svilupparsi correttamente, limitando gli interventi manutentivi (potature). Infatti, questi, sono spesso dettati non da particolari esigenze colturali della specie, ma da un’errata valutazione dello spazio necessario allo sviluppo della pianta. Inoltre, lo spazio condiziona la forma della specie: se non c’è sufficiente spazio per lo sviluppo, la pianta si adatterà prendendo una forma diversa a quella per cui era stata impiantata, rendendo il paesaggio differente da quello che si era pensato di realizzare. Per cui si sono adeguati i criteri di scelta degli alberi agli spazi e ai volumi disponibili: si è passati da alberi a forma tonda ed espansa a forme sempre più compatte, e si è passati da piante di prima grandezza (superiori a 25 m) con la massima copertura vegetale ed ombreggiamento, a piante di seconda grandezza (altezza compresa tra 15 e 25 m). I criteri di funzione e dimensione sono i fattori principali che guidano la scelta delle alberature; nello scegliere, la prima domanda da porsi è quella relativa alla dimensione e forma che assumerà una certa specie o varietà una volta giunta nell’età matura. Per conoscere le varietà l’unico sistema valido è di andare in vivaio e soffermarsi a fare confronti e paragoni. La scelta delle varietà si colloca al centro della filiera della qualità degli alberi, filiera che inizia con la coltivazione e ha un suo punto di arrivo nella gestione del verde. La scelta del vivaio deve avvenire fra quelli che siano ubicati in zone climatiche e pedologiche simili a quelle del luogo di impianto definitivo, salvo si disponga in loco di vivai di accrescimento ed acclimatazione. Al momento dell’acquisto delle piante è importante osservare il profilo dell’albero: i rami devono essere disposti in modo regolare sulle branche e queste, a loro volta, lungo il tronco; il fusto deve essere diritto; le piante non devono essere troppo giovani (cioè con circonferenza inferiore ai 14 cm); il diametro della zolla deve essere 2,5 ÷ 3 volte la circonferenza del tronco rilevata a 100 cm dal colletto, e l’altezza della zolla non inferiore ai 2/3 del diametro della stessa; l’altezza della prima impalcatura almeno 220 cm, per piante con circonferenza del fusto superiore ai 12 ÷ 14 cm; a partire da 250 cm, per piante con circonferenza superiore ai 30 ÷ 35 cm (circonferenza misurata ad 1 m da terra); deve presentare una regolare distribuzione delle ramificazioni nei 360 gradi dello sviluppo orizzontale della chioma ed una
regolare ed equilibrata distribuzione verticale delle
ramificazioni della chioma. Come principio generale può essere ritenuta valida la considerazione che le piante più idonee sono quelle con meno esigenze sia dal punto di vista climatico, pedologico e
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nutritivo. Quindi la scelta delle piante da immettere in ambiente urbano deve ricadere sulle specie con le seguenti caratteristiche: -
resistenza e adattabilità al clima della zona;
-
resistenza agli agenti inquinanti;
-
resistenza alla siccità e all’asfissia radicale;
-
resistenza agli attacchi parassitari;
-
suscettibilità a interventi di manutenzione frequenti;
-
velocità di accrescimento;
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robustezza del legno;
-
andamento dello sviluppo dell’apparato radicale;
-
persistenza delle foglie;
-
caratteristiche nella fioritura e nella fruttificazione;
-
portamento;
-
longevità;
-
capacità di ridurre il rumore;
-
nessun pericolo od inconveniente per la cittadinanza (spine acuminate, frutti maleodoranti,...);
-
elevato valore decorativo.
In conclusione si può ritenere che la scelta delle specie deve essere attenta e oculata, in funzione di diversi e svariati fattori: questo per consentire uno sviluppo regolare ed equilibrato delle piante, in maniera tale da non incidere troppo sul costo di gestione e manutenzione, che possono rappresentare anch’essi dei criteri di scelta. Quindi la scelta della specie più adatta avrà un duplice obiettivo: se da un lato deve mantenere un’adeguata diversità dei popolamenti artificiali, dall’altro lato le specie rustiche, adatte alle condizioni ambientali del sito d’impianto e in grado di mantenersi in condizioni fisiologiche adeguate, risponderanno con maggiori difese ad eventuali attacchi parassitari e all’inquinamento, senza gravare sul budget di gestione.
3.4.9. Impianto Non è possibile definire in modo generale il miglior sesto d’impianto da adottare per la realizzazione di strutture a verde perché questo varia notevolmente in relazione alle specie impiegate, al tipo di realizzazione voluta, ai risultati (estetici, ricreativi, ecc.) previsti.
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Buoni risultati si conseguono rispettando le distanze, tra albero ed albero, di seguito fornite che, tra l’altro, permettono di allevare le piante a “tutta cima” ed evitare dannose ed onerose operazioni di potatura:
Classe di grandezza albero
Esempio
Distanza di impianto
I (> 25 m)
Eucalipto, platano, pino
10-12 m
II (15-25 m)
Bagolaro, robinia
8-10 m
III (8-15 m)
Gelso, acacia di Costantinopoli
6-8 m
IV (2,5-8 m)
Albero di Giuda, olivo, alberi a portamento colonnare come il Cipresso
5-6 m
Tabella 5: Distanze di impianto in relazione alle classi di grandezza degli alberi.
Se l’impianto inizialmente sembra eccessivamente rado in rapporta alle dimensioni dei giovani alberi, si può prevedere la provvisoria messa a dimora di alberi di modesto sviluppo con funzione di riempimento visivo in attesa dell’accrescimento della specie principale. Per quanto concerne le buche di forma quadrata, tipiche delle alberature stradali, le dimensioni ottimali sono di seguito riportate, sempre in funzione della classe di grandezza degli alberi:
Classe di grandezza albero I (> 25 m)
Lati (m)
Profondità (m)
Volume (mc)
2÷4
1,00 ÷ 1,30
4,00 ÷ 20.80
II (15-25 m)
2÷3
0,80 ÷ 1,00
3,20 ÷ 9,00
III (8-15 m)IV (2,5-8 m)
1÷2
0,80
0,80 ÷ 3,20
Tabella 6: dimensioni delle buche in relazione alle classi di grandezza degli alberi.
Nel caso di aiuole continue, queste devono avere una larghezza di almeno 2,5 m per alberi di grandi dimensioni, di 1,5 m per alberi di piccole dimensioni. Per quanto riguarda le distanza di sicurezza tra gli alberi e la rete tecnologica (gas, luce, telefoni, trasporti, fognature e semafori), bisogna garantire nel sottosuolo un volume di terreno esplorabile dalle radici, attraverso l’allontanamento della rete di almeno 3 m 48
dall’asse della pianta. Tenendo conto che nelle città lo spazio utilizzabile è sempre molto ristretto, è necessario in ogni caso, prima di eseguire piantagioni in prossimità della rete tecnologica, conoscere il parere e le disposizioni dei Tecnici del servizio tecnologico interessato e concordare con loro, volta per volta, le distanze da rispettare. Nel caso in cui la realizzazione di impianti sia successiva alla piantagione è invece molto importante verificare le dimensioni dell’albero interessato, la specie di appartenenza, la sua età, lo stato vegetativo e sanitario, per cui non è possibile, a priori, stabilire le distanze minime da rispettare. Qualora per necessità insormontabili risultasse necessario eseguire i lavori a distanze molto ravvicinate dagli alberi, si dovranno adottare tutti quegli accorgimenti (scavi eseguiti manualmente, taglio netto e disinfezione delle grossi radici, ancoraggio e protezione del fusto) per contenere il più possibile i danni alle piante. Si indicano le seguenti prescrizioni: a) distanza di 2,5 m tra gli alberi ed i condotti sotterranei (gasdotti, acquedotti, cavi elettrici e telefonici, fognatura); b) 7 m tra pianta e proiezione del terreno dei fili dell’energia elettrica. Per fili telefonici o elettrici rivestiti con protezioni non vi sono particolari problemi, se non la rottura dei fili stessi che possono provocare gli alberi coi loro rami; in tal caso la distanza può risultare anche molto minore, rispetto a quella indicata, purché concordata; c) 6 m tra l’albero ed i pali per la pubblica illuminazione (in questo caso però dipende molto a che altezza e come è posizionato il corpo illuminante); d) nel caso di scavi da eseguire in prossimità degli alberi la distanza consigliata da rispettare, per essere sicuri di non avere interferenze significative con le radici, è quella pari a 10 volte il diametro del fusto dell’albero. (reg. del verde Lainate, 2009)
Un albero posizionato molto vicino ad un edificio oltre ad essere limitato nel suo accrescimento (si sviluppa in modo anomalo verso la parte libera) crea seri problemi al fabbricato, soprattutto se appartiene ad una specie sempreverde e quindi ombreggia l’edificio anche nel periodo invernale quando maggiori sono le necessità di luce e calore. E’ consigliabile impiantare gli alberi ad una certa distanza, variabile in relazione alla specie, ma non inferiore a 8 m per alberi di prima grandezza (h >25 m). In ogni caso è sempre bene non impiantare alberi, rispetto agli altrui confini, a distanze inferiori a quelle stabilite dal codice civile. Bisogna considerare, oltre alle dimensioni raggiungibili dalle piante, i possibili danni che i vegetali possono causare agli edifici o 49
manufatti (scrostatura di intonaci, intasamento di pluviali e condotti, rottura di fili, ecc.) ed anche i danni subiti dalle piante (sviluppo irregolare di chioma e radici, lesioni e danneggiamenti vari inferti durante la manutenzione o riparazione degli edifici e manufatti). Tutti questi accorgimenti sopra descritti, non sono una regola fissa, ma in linea di massima rendono un progetto di area verde di qualità migliore rispetto ad uno alternativo che non rispetta tali distanze. Comunque, le varie distanze di impianto, soprattutto quelle tra gli alberi e le reti sotterranee e i manufatti, sono regolamentate dai Regolamenti del Verde Comunali, per cui variano tra le diverse amministrazioni. 3.4.10. Localizzazione La localizzazione, il luogo cioè dove viene posta a dimora una pianta, è molto importante perché, anche in situazioni climatiche analoghe, possono crearsi particolari microclimi che rendono più o meno facile l’attività vegetativa delle piante. Dato il numero enorme di specie vegetali non è possibile definire il luogo più adatto per ognuna di queste; pertanto, si forniscono solo indicazioni di carattere generale:
Categoria pianta eliofile
Caratteristica
Esempio
Localizzazione
richiedono molta luce
Bagolaro
sciafile
richiedono poca luce
Tasso
luoghi aperti e soleggiati, opportunamente distanziate da altre piante o edifici e manufatti che potrebbero ombreggiarle Ambienti ombrosi
termofile
richiedono alte temperature
Sughera, ulivo
xerofile
richiedono di poca acqua
Cipresso
in luoghi esposti a Sud, ben riparate dai venti freddi e dal gelo terreni eccessivamente drenanti
Tabella 7: localizzazione delle specie in relazione al fabbisogno di luce o temperatura o acqua.
Esposizioni in piena luce, verso sud, favoriscono le fioriture e le variegature delle foglie, ma rendono le piante più suscettibili a repentini cambiamenti climatici (caldo- freddo, secco - umido), soprattutto se radicate in vaso o in spazi angusti.
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3.5. LA GESTIONE DEL VERDE URBANO Per gestione del verde urbano si intende la programmazione, in un quadro a breve, medio e lungo termine, degli interventi di manutenzione, allo scopo di migliorare e mantenere la struttura del verde all’interno della città. Gli interventi necessari per mantenere al meglio il verde (o quanto meno mantenerlo vitale) sono numerosissimi e variano in relazione al tipo di struttura, alle specie impiegate, ai risultati che si vogliono ottenere. Rientrano negli interventi di manutenzione del verde il taglio dei tappeti erbosi, le irrigazioni, le concimazioni, i trattamenti antiparassitari, i diserbi, le potature etc. Alcuni di questi interventi, come il taglio dei tappeti erbosi, le operazioni di pulizia etc., sono di relativamente di facile esecuzione, per cui non richiedono particolare specializzazione o l’impiego di specifiche attrezzature; altri interventi, quali ad esempio la potatura di alberi di grosse dimensioni o i trattamenti antiparassitari, vanno effettuati da personale specializzato che disponga di attrezzature adeguate e conoscenze sufficienti tali da evitare che i danni siano maggiori dei benefici. Prima di eseguire un intervento di manutenzione, soprattutto se interessa soggetti di notevoli dimensioni oppure strutture con piante di considerevole età, bisogna valutare accuratamente la necessità e l’opportunità di un lavoro, che se non necessario può arrecare danni irreparabili soprattutto se mal effettuato. Ad esempio, drastiche potature di alberi di rilevanti dimensioni, cresciuti in modo libero ed in ampi spazi, non solo non risultano necessarie, ma anzi danneggiano notevolmente la pianta, la rendono più soggetta ad attacchi di parassiti, creando scompensi fisiologici e facendo risultare l’albero più debole e, quindi, potenzialmente più pericoloso. E’ necessario, quindi, pianificare con accuratezza gli interventi da eseguire, in maniera tale da evitare operazioni sbagliate che possono alterare in maniera negativa lo sviluppo, e conseguentemente la fruizione, di un’area destinata a verde. In particolare, quando si sceglie dove intervenire bisogna considerare la consistenza e le esigenze delle diverse tipologie di verde, cioè capire quali siano nello specifico gli interventi da eseguire in funzione delle caratteristiche dell’esemplare su cui si interviene ed in funzione del ruolo e della forma che possiede e che gli si vuole dare. Inoltre, si considera quale è la risposta all’intervento da parte degli utilizzatori, verificando il risultato dell’operazione con la conferma o con la necessità di modificare il tipo di gestione; ovviamente, il fattore che influenza maggiormente la qualità di gestione è rappresentato dalla disponibilità di mezzi finanziari e tecnici. 51
Le disponibilità finanziarie non sono mai sufficienti per l’efficace manutenzione del verde, per questo si stabiliscono delle priorità, anche in funzione delle aspettative della popolazione. Per la gestione corretta del verde pubblico, l’amministrazione comunale adotta degli strumenti che pianificano e regolano gli interventi manutentivi: questi sono il Piano e il Regolamento del Verde Comunale, che in seguito discuteremo. Non è possibile determinare con esattezza quando eseguire gli interventi per la manutenzione del verde, poiché si è condizionati in primo luogo dall’andamento climatico che, pur rimanendo nel complesso invariato, denota una certa variabilità di anno in anno; secondariamente perché è bene assecondare la tendenza a raggruppare, per quanto possibile, gli interventi in modo da contenere i costi di gestione. In particolare, la gestione sarà pianificata dal Piano di Gestione del Verde Pubblico, che descrive nello specifico le operazioni da eseguire in funzione al tempo: di seguito, a titolo di esempio, viene fornito il calendario mensile di massima dei principali lavori da eseguire per la manutenzione del Verde Urbano del comune di Lainate (Mi): Gennaio - nei giorni più freddi è consigliabile non eseguire alcun intervento a causa del gelo; se l’inverno è mite e, nei giorni non di gelo, si possono iniziare gli interventi di potatura compresi quelli riguardanti la manutenzione degli arbusti e delle siepi. Febbraio - Potature - Interventi di dendrochirurgia -Abbattimenti - Piantagioni e trapianti Marzo - Potature - Interventi di dendrochirurgia - Abbattimenti - Piantagioni e trapianti - Formazione o rigenerazione di tappeti erbosi - Taglio e regolazione di siepi
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Aprile - Concimazione - Trattamenti antiparassitari - Piantagioni e trapianti - Formazione o rigenerazione di tappeti erbosi - Manutenzione fioriere - Rasatura tappeti erbosi - Diserbo chimico Maggio - Trattamenti antiparassitari - Irrigazioni - Spollonatura - Rasatura tappeti erbosi - Diserbo chimico - Realizzazione aiuole fiorite Giugno - Trattamenti antiparassitari - Irrigazioni - Manutenzione fioriere - Rasatura tappeti erbosi - Diserbo chimico Luglio - Concimazione - Trattamenti antiparassitari - Spollonatura - Irrigazioni - Rasatura tappeti erbosi - Diserbo chimico Agosto - Trattamenti antiparassitari - Irrigazioni - Rasatura tappeti erbosi - Diserbo chimico
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Settembre - Trattamenti antiparassitari - Irrigazioni - Manutenzione fioriere - Rasatura tappeti erbosi - Diserbo chimico - Taglio e regolazione siepi - Formazione o rigenerazione tappeti erbosi Ottobre - Potatura (dopo la caduta delle foglie) - Piantagioni e trapianti (fine mese) - Formazione o rigenerazione tappeti erbosi - Diserbo chimico - Sgombero aiuole fiorite
Novembre - Potatura - Piantagioni e trapianti Dicembre - Valgono le considerazioni espresse per gennaio
Un altro strumento della gestione del verde è rappresentato dal monitoraggio delle aree verdi conseguente ad una operazione di censimento: questo intervento, il cui esempio del caso di Porto Torres in seguito verrà descritto e analizzato nello specifico, aiuta nella progettazione dei lavori di manutenzione, perché individua le aree e gli esemplari che hanno maggior necessità di gestione, in quanto presentano maggiori problematiche. Il censimento del patrimonio arboreo di una città permette dunque una corretta e più precisa pianificazione degli interventi di gestione, facendo risparmiare all’amministrazione e alle ditte appaltatrici dei lavori, grosse quantità di denaro e tempo. E’ uno strumento abbastanza diffuso nel nord e centro Italia (Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana), cioè in quelle zone dove la cura del verde pubblico è vista come una delle priorità per incrementare il benessere della popolazione; non si può dire altrettanto in realtà come quella sarda, che ancora non ha la sensibilità e la mentalità nel capire che migliorare e
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sostenere le zone verdi all’interno degli abitati cittadini migliora la qualità della vita della collettività. La gestione del verde pubblico può essere sintetizzata nella maniera seguente:
Operazione colturale
Strumento di pianificazione
Irrigazione
Regolamento del Verde
Drenaggio
Piano del Verde
Concimazione
Censimento del Verde
Potature
Piano di Gestione del Verde
Controllo erbe e trattamenti antiparassitari Tabella 8: Operazioni colturali e strumenti di pianificazione che regolano la gestione del verde pubblico.
3.5.1. Operazioni Colturali 3.5.1.1. Irrigazione L'irrigazione è il processo mediante il quale si porta acqua a terra attraverso una varietà di mezzi artificiali per sopperire al deficit idrico di colture che di solito non ricevono abbastanza acqua da pioggia o di altre fonti naturali. Nei nostri ambienti la necessità di irrigare coincide con la stagione secca, che presenta quantità di pioggia inferiore alla media annua. L'acqua che viene utilizzata per l'irrigazione può essere prelevata da laghi, bacini, fiumi o pozzi. La quantità di acqua che deve essere utilizzata per l'irrigazione dipende dal tipo di coltura e dalla quantità di precipitazioni dipendenti dalle condizioni climatiche della regione in cui ci si trova. L’irrigazione è fondamentale nei primi anni di dopo la messa a dimora della pianta, quando le radici non sono ancora in grado di attingere l’acqua dagli strati profondi del suolo, particolarmente negli ambienti sub-umidi o aridi. Il sistema di irrigazione da adottare deve essere preventivamente valutato, in particolare per quanto riguarda il costo iniziale d’impianto, la manutenzione, il consumo di energia, l’ammortamento, la disponibilità di acqua e l’impiego di manodopera. Per l’irrigazione di aree verdi in ambienti urbani esistono due modalità di applicazione: l’irrigazione a pioggia e la microirrigazione. La prima consiste nel distribuire acqua al terreno sotto forma di pioggia mediante condotte a pressione: esistono impianti fissi, semifissi, stanziali e mobili. 55
La seconda, invece, comprende metodi, sia a goccia che a spruzzo, che consentono l’erogazione frequente e localizzata di piccolissime portate d’acqua mediante tubazioni in pressione di piccolo diametro: gli impianti sono costituiti da parti completamente fisse, a partire dalla centralina per finire con i dispositivi di erogazione (gocciolatori, spruzzatori etc.). Per ognuna delle tipologie indicate risulta possibile prevedere l’incidenza relativa al costo d’impianto e del costo di esercizio, cioè quel costo necessario per la mano d’opera, l’energia, la manutenzione etc. La possibilità di introdurre componenti tecnologicamente avanzati, quali sensori, programmatori, timer etc., può ridurre il costo di esercizio con un risparmio sia dal punto di vista economico che di quello inerente la risorsa idrica. L’erogazione di acqua deve essere il più possibile uniforme, per cui risulta essere importantissimo conoscere vari parametri del terreno: velocità di infiltrazione dell’acqua (dipende dalle caratteristiche fisiche e idrologiche del terreno), intensità di pioggia massima sopportabile, capacità di trattenuta che determina il fabbisogno idrico delle tipologie di verde e conseguentemente determina l’altezza di adacquamento. La percentuale di utilizzazione dell’acqua erogata mediante l’impianto a pioggia è pari a 8590%, mentre si avvicina al 100% per gli impianti di microirrigazione.
3.5.1.2. Drenaggio Lo sviluppo dei vegetali è reso possibile dalla presenza nella zona radicale del terreno della fase liquida, su cui interviene l’irrigazione appena descritta, e della fase gassosa, su cui interviene il drenaggio. La conservazione della fase gassosa può venire meno per due motivi: rigonfiamento della fase solida a scapito del volume dei pori (costipamento del terreno) e aumento del volume occupato dall’acqua (saturazione del terreno). Il drenaggio interviene proprio su quest’ultimo inconveniente, eliminando l’acqua in eccesso in modo da impedire alle radici di saturarsi per un tempo così lungo da produrre danni irreversibili alle piante. L’azione di drenaggio si svolge principalmente attraverso:
l’allontanamento delle acque in eccesso dal terreno al fine di denaturarlo facendo posto all’aria;
la facilitazione della circolazione della fase gassosa dentro il terreno così da rifornirlo di aria di ricambio da cui le radici possano assorbire l’ossigeno. Per quanto riguarda parchi e giardini, il drenaggio è costituito principalmente dall’impiego di tubi porosi o forati di piccolo diametro, che , opportunamente affondati nel terreno, costituiscono una rete scolante. 56
Per le alberature stradali, invece, essendo questo uno degli ambienti più ostili per la crescita delle specie arboree, si opta per tubi in plastica circolari, collegati con particolari raccordi a tubi verticali che si collegano con la superficie del terreno. Un altro dreno è costituito da una guaina filtrante e da un tubo di allontanamento dell’acqua in eccesso (Pirani et al.,2004).
3.5.1.3. Concimazione Nelle alberate cittadine la concimazione è un intervento che avviene raramente, e normalmente solo quanto basta per mantenerle sane e vitali. La disponibilità di elementi nutritivi e l’assorbimento dipendono da parametri pedologici (come il pH), fertilità del suolo, clima, aerazione del terreno. Gli interventi devono avere costi il più possibile contenuti, e che garantiscano una maggiore durata nel tempo: a tal fine è meglio utilizzare prodotti a media o lunga persistenza che possono essere somministrati a cicli poliennali. Le alberature come ogni altra pianta del paesaggio, hanno bisogno di essere concimati. Molte alberature vivono in natura senza molte cure, ma trapiantando gli alberi nelle aree urbane o in parchi creati dall’uomo, si possono creare problemi. Spesso, questi alberi devono crescere con gli apparati radicali in zone ristrette, circondati da pavimentazioni e terreni compattati o danneggiati da attività di scavo. Il fertilizzante non migliorerà la salute di una pianta stressata, ma è solo uno dei fattori della complessa formula delle esigenze della pianta. Prima di tutto bisogna essere in grado di capire quando una pianta ha bisogno del fertilizzante. I sintomi di una carenza nutritiva comprendono una rallentata e ridotta crescita vegetativa annuale dei rami e del tronco, foglie più piccole del normale, colore del fogliame pallido, aumento delle quantità di rami secchi, un aumento dei problemi di malattie e insetti. Gli alberi che mostrano questi sintomi in genere risponderanno bene al trattamento fertilizzante. Ma bisognerà essere sicuri che la causa di questi problemi è proprio la carenza nutritiva. Infatti vi sono altre cause da cui bisogna stare attenti, soprattutto in ambiente urbano: una cattiva tecnica di piantagione, problemi di umidità, costrizione delle radici etc. Una analisi del terreno è consigliabile nelle situazioni dubbie. L’azoto è l’elemento nutritivo principale, ed è molto importante per la produzione ed il mantenimento della colorazione del fogliame. Per cui il primo elemento da apportare sarà l’azoto attraverso i fertilizzanti azotati. E’ importante anche usare la dose appropriata poiché l’eccesso può danneggiare le radici mentre la carenza porta ad uno scarso sviluppo 57
vegetativo. Il rapporto dell’azoto con gli altri due principali elementi fertilizzanti, fosforo e potassio, dovrà essere approssimativamente due o tre volte più elevato. I problemi alle radici causati da compattazione del suolo o dalla siccità, possono essere alleviati usando fertilizzanti ricchi di fosforo, che stimolano lo sviluppo di nuove radici. I fertilizzanti ad alto tasso d’azoto, in particolare nelle forme a più rapido rilascio, dovranno essere evitati poiché l’incremento di crescita della chioma accentuerà ancora di più lo squilibrio con l’apparato radicale ridotto e inadeguato. Normalmente le alberature dovranno essere concimate solo quanto basta per mantenerle sane e vitali. Nei terreni pesanti o coperti da pavimentazioni, concimazioni troppo frequenti o abbondanti possono provocare problemi di accumulo degli elementi nutritivi fino a livelli tossici. Questo deve essere evitato facendo delle analisi periodiche del terreno per verificare i livelli carenti o troppo elevati. Gli alberi piantati da poco dovranno essere concimati tutti gli anni per stimolarne la crescita, ma un albero già grande e affrancato potrà essere concimato ogni 5 anni. In genere, il periodo di concimazione varia da Ottobre a Novembre e da Marzo a Maggio, in quanto l’umidità del terreno e le temperature sono ottimali. Le concimazioni estive possono provocare delle vegetazioni tardive che non sono desiderabili prima dell’inverno. All’inizio devono essere concimati gli alberi più deperiti e malnutriti. I problemi di stress radicale vengono normalmente mostrati durante il periodo di accrescimento vegetativo. Gli alberi con apparati radicali danneggiati dovranno essere concimati durante i periodi di massimo sviluppo radicale che ricorrono durante la primavera, l’inizio-estate e dall’inizio alla metà dell’autunno. Il fertilizzante deve essere posto vicino alle radici che nutrono l’albero (Kim Powell, 1999).
3.5.1.4. Potature Le operazioni di potatura nell'ambito del verde urbano debbono essere eseguite per scopi precisi: adattare le piante ad alcune forme architettoniche in contesti storici, consentire alle piante di continuare a vivere in condizioni di sicurezza e anche, talvolta, per soddisfare con un intervento esigenze socio-politiche, poiché con la potatura si soddisfa una richiesta psicologica di intervento e di ordine. La potatura è un complesso di interventi compiuti sulla chioma, al fine di raggiungere gli obiettivi richiesti.
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Ogni taglio alla chioma ha un effetto sulle radici, nessun albero deve essere potato tranne nel caso in cui se ne presenti la necessità; un albero non potato cresce, si sviluppa e vive più a lungo di uno potato, ma un albero sottoposto a potatura reagisce (specialmente se il taglio è stato energico o indiscriminato) con un intenso ributto di vegetazione, spesso caotica e disordinata, che richiede nuovi e frequenti interventi, con indebolimento fisiologico e meccanico. In ambito urbano le motivazioni che spingono alla necessità delle potature sono: - minimizzare la rischiosità dell’albero; - consentire il transito dei veicoli, delle persone, la visibilità stradale; - consentire l’efficienza dell’illuminazione; - evitare danni alle utenze di rete, a manufatti, impianti ed ai fruitori;
Tipi di potature:
a) Potatura di rimonda. E' un insieme di operazioni consistenti nell'asportazione di tutte le parti secche, marcescenti, mortificate, chiaramente ammalate o pericolose presenti nella chioma, a qualsiasi altezza e di qualunque dimensione, esclusi i rametti molto piccoli. Sono pure parte integrante di detta potatura la rifilatura di rami spezzati da agenti atmosferici e quella dei monconi, l'ispezione della chioma, il drenaggio delle sacche con ristagno d'acqua e l'eliminazione dell'edera o di altri rampicanti eventualmente presenti.
b) Potatura di ristrutturazione. Consiste nella eliminazione di parti, a volte consistenti, altre volte estremamente limitate, della chioma al fine di prevenire rotture accidentali o di ovviare a potature sbagliate o a problemi derivati da fattori naturali. In pratica si interviene drasticamente su rami o branche che sbilanciano o appesantiscono la pianta o parti di essa nell'intento di conferire alla fronda un migliore aspetto, il più naturale possibile. La potatura di ristrutturazione comprende anche tutte le operazioni previste per la potatura di rimonda.
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c) Potatura di contenimento. Consiste nel ridurre la parte aerea della pianta. Può interessare tutta la chioma o solo le sue parti laterali. Essa ha come scopo primario quello di rendere il volume della chioma compatibile con lo spazio a disposizione (per esempio per evitare interferenze con la rete tecnologica o con manufatti di vario tipo) e di prevenire rotture accidentali sotto l'azione di agenti atmosferici. La potatura di contenimento comprende anche tutte le operazioni previste per la potatura di rimonda.
d) Potatura di innalzamento. Può consistere nell'eliminazione o nell'accorciamento dei palchi più bassi della chioma.
e) Potatura di mantenimento. Interessa per lo più le piante allevate in forme obbligate o alcune conifere che, se allevate in forma libera, possono subire gravi danni da neve. Sono tagli che consentono di non raggiungere forme molto grandi, salvaguardando la sanità della pianta. Essa ha lo scopo di far mantenere alla chioma la forma precedentemente conferita o di accorciare i rami. Per questo bisogna privilegiare tagli di sezione ridotta, preferibilmente di cimatura più che speronatura, orientandosi con l’avanzare dell’età del soggetto, verso i tagli di rimonda o di ringiovanimento. Si ricorre quindi a turni di potatura più o meno ravvicinati (da 2 – 3 anni a 5 – 10). In pratica si rimuove circa 1/3 della chioma, con l’obbligo di eliminare succhioni (radicali o del fusto), branche morte, pericolose, mal disposte, soprannumerarie ecc. La potatura di mantenimento comprende anche tutte le operazioni previste per la potatura di rimonda.
f) Potatura di formazione. Eseguita su giovani soggetti, ha lo scopo di conferire alla pianta la forma voluta, regolando lo sviluppo e l'equilibrio della chioma. La potatura di formazione comprende anche l'eliminazione di eventuali polloni basali e dei ricacci presenti sul fusto al di sotto del palco principale. Può essere ripetuta in occasione dei trapianti, ed estendersi anche alle radici. Si utilizzano le forbici.
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g) Potatura di risanamento. Consiste nel taglio dei rami maggiormente attaccati dal funghi e patogeni (rami di 1-3 anni) evitando però di modificare sostanzialmente la forma della chioma degli alberi. Non dovranno cioè essere eseguite capitozzature o tagli molto drastici salvo eventuali casi particolari.
h) Potatura di sfoltimento o di diradamento. Viene eseguita col fine di diminuire la densità della fronda eliminando, in particolar modo, i rami più deboli, sottili e "fuori posto" per ottenere la densità desiderata.
i) Spollonatura. La spollonatura è un'operazione che riguarda principalmente gli alberi di tiglio, ma anche soggetti di altre specie arboree (ulivo) e consiste nell'eliminazione di tutti i ricacci presenti alla base della pianta e di quelli posti sul fusto.
l) Potatura di trapianto. Viene eseguita al momento della messa a dimora, per minimizzare gli stress di trapianto. Con le forbici vengono rimossi quelle parti di radici o di rami rotti, mal disposti, soprannumerari o concorrenziali. Non si effettua nelle conifere.
m) Potatura di allevamento. Dal momento della messa a dimora, riconosciamo due periodi della potatura di allevamento: -
il primo, di più intensa cura (per completare la formazione del soggetto), della durata di 2 – 3 anni;
-
il secondo, che prevede un libero sviluppo sino al decimo anno, a conclusione del quale vengono eseguiti quei tagli che riconducono la pianta alla forma assegnata e all’equilibrio della chioma; soppressione di quei rami che per varie ragioni non appaiono a posto. Di norma si eseguono dei tagli di diradamento, asportando per intero i rami troppo vigorosi, soprannumerari, appressati al tronco, concorrenti o mal ancorati.
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n) Capitozzatura Rimozione di buona parte dei rami e delle branche (in pratica la quasi totalità della chioma). E’ un intervento distruttivo per la pianta, ma che può essere previsto in caso di fulmini, uragani, pesanti mutilazioni all’apparato radicale. Accompagnata dalle necessarie concimazioni, irrigazioni e decompattazione del suolo, consente il recupero di individui altrimenti destinati all’abbattimento. Praticata diffusae in ambiente urbano per motivi economici, presenta i seguenti svantaggi: -
riduzione eccessiva del processo fotosintetico;
-
se ripetuta, si ha uno sviluppo stentato dell’apparato radicale;
-
annullamento della conformazione naturale e del portamento tipico della specie. E’ da bandire soprattutto nell’ambito delle alberate stradali, poiché aggrava i problemi di sicurezza e i pericoli di schianto.
o) Taglio di ritorno. Taglio immediatamente sopra un ramo di sezione inferiore (almeno 1/3) a quella della parte soppressa. Questo ramo assolve la funzione di nuova cima che non dovrà essere troppo lunga (prevedere il possibile raccorciamento) per via di possibili o rotture. I vantaggi sono: assenza o drastica riduzione di getti in corrispondenza del punto di taglio; attività vegetativa distribuita in modo uniforme su tutta la pianta; evita il rischio di un rapido invecchiamento del soggetto; tagli di superficie di sezione contenuta. La potatura a tutta la cima non è sempre possibile effettuarla in un solo passaggio. Per evitare grosse ferite, questa potatura dovrebbe essere ripetuta a turni variabili tra i 4 e gli 8 anni, in modo tale da contenere il diametro dei tagli entro i 10 – 15 cm (facile cicatrizzazione).
p) Abbattimento. Taglio dell’albero eseguito in prossimità del suolo. Col termine di abbattimento si intende proprio l’eliminazione dell’albero (l’abbattimento, infatti, può comprendere anche lo sradicamento), mentre con il termine taglio si può intendere anche la ceduazione o la potatura dell’albero (regolamento del Verde, Linate (MI)).
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3.5.1.5. Trattamenti antiparassitari Per la lotta contro i parassiti, allo scopo di salvaguardare il patrimonio verde, bisogna prevenire la diffusione delle principali malattie e dei parassiti animali e vegetali che possano diffondersi nell'ambiente e creare danni al verde pubblico. Tra le metodologie di lotta dovranno essere privilegiate le misure di tipo preventivo, volte a diminuire al minimo le condizioni di stress per le piante, migliorandone le condizioni di vita. La prevenzione dovrà essere attuata attraverso: a) la scelta di specie adeguate e l’impiego di piante sane; b) la difesa delle piante da danneggiamenti; c) l’adeguata preparazione dei siti di impianto; d) il rispetto delle aree di pertinenza; e) l’eliminazione o la riduzione al minimo degli interventi di potatura. Per mitigare i disagi provocati da insetti pericolosi e fastidiosi bisogna evitare ogni contatto diretto con questi insetti (ad es. raccoglierli o toccarli con le mani); inoltre è necessario provvedere in tempi brevi all'asportazione e alla distruzione dei nidi, che dovrà essere effettuata da personale specializzato (regolamento del Verde, Bologna).
Nel caso di studio di Porto Torres, si è rilevato che le specie con maggiori problemi derivanti da parassiti sono il leccio, il gelso bianco e i tamericio africano e comune, in particolare nelle unità gestionali UG_5 (P.co Costiero Basso), UG_42 (Via Mare / L.go m. Balai) e UG_36 (Viale delle Vigne). I parassiti maggiormente presenti sono:
Afidi: detti anche pidocchi delle piante, questi insetti appartengono alla famiglia dei rincoti, e ne esistono di circa una ventina di specie, spesso distinguibili per il colore; il piccolo corpo, lungo 1-3 mm, è ovale, con corte zampe, esistono sia forme alate, che si possono spostare per decine di chilometri, sia forme senza ali. Hanno un apparato boccale pungente-succhiatore, attraverso il quale perforano la superficie di foglie, piccoli rami e germogli, per succhiare la linfa delle piante. Il danno causato alle piante è spesso ingente, poichè le colonie di afidi contano numerosissimi esemplari; Mentre succhiano la linfa questi insetti emettono un liquido zuccherino, detto melata, che cade su foglie e fusti, divenendo terreno di coltura di numerosi funghi, soprattutto funghi di colore scuro detti fumaggini, che deturpano l'estetica delle piante, oltre a causare danni funzionali; la melata attira anche altri insetti, come api e formiche. Oltre a questi danni spesso gli afidi 63
inoculano nelle piante, attraverso la saliva, virus di vario tipo, taluni dei quali possono causare danni molto gravi. Le infestazioni da afidi si combattono con insetticidi specifici o ad ampio spettro, generalmente si interviene quando l'infestazione è già manifesta.
Cocciniglie: sono dei rincoti, come gli afidi; questi insetti perforano la lamina fogliare o dei fusti giovani e si nutrono della linfa in essi contentuta, ricca di zuccheri. Sono di dimensioni varie, dai pochi millimetri, al mezzo centimetro o più. In genere colonizzano in gran numero le parti giovani delle piante, i germogli e le foglie; esistono anche specie che infestano le radici, causando grave danno alle piante. Se l'infestazione è di lieve entità è possibile debellare questo parassita asportandolo manualmente, avendo cura di disinfettare i fori lasciati dagli insetti con un batuffolo di cotone imbevuto di alcool. Se l'infestazione dovesse essere massiccia è bene intervenire utilizzando dell'olio bianco, magari attivato con un piretroide o con malathion, per un'azione più efficace. Per un risultato ottimale è consigliabile trattare le piante con anticoccidici all'inizio della primavera oppure in autunno-inverno, in modo da riuscire a distruggere la gran parte delle uova, evitando di danneggiare gli insetti utili, poco presenti in questi periodi dell'anno. Le cocciniglie radicali di solito si debellano utilizzando insetticidi da contatto, evitando l'olio bianco, che potrebbe danneggiare le radici stesse.
Fumaggine: sono un gruppo di funghi saprofiti, che non attaccano la pianta, ma che si nutrono di sostanze attaccaticce (melata) che vengono prodotte da insetti vari, quali afidi e cocciniglie. Questo fungo presenta generalmente una colorazione bruno nerastra, che conferisce alla pianta attaccata anche uno sgradevole aspetto estetico. Le principali cause di formazione della fumaggine sono una scarsa aerazione, la presenza della melata e un grado d’umidità abbastanza elevato. Per una lotta efficace si deve per prima cosa eliminare la causa di questa malattia, la melata. L’utilizzo di prodotti specifici, soprattutto quelli a base di rame, ne determina l’eliminazione completa dopo poco tempo.
Processionaria: è una farfalla. Le larve si nutrono in primavera-estate su querce a foglia caduca e sono provviste di peli urticanti che possono provocare fenomeni irritativi anche gravi nell’uomo e negli animali domestici. L’insetto sverna come larva all’interno delle uova, deposte in placche mimetiche sulla corteccia di giovani rametti delle querce. Le larve o bruchi nascono in primavera in coincidenza con l’emissione delle nuove foglie che vengono attaccate e divorate ancor prima di essere completamente distese. Gli attacchi 64
della Processionaria della quercia possono essere inizialmente confusi con quelli di altri lepidotteri defogliatori, ma a partire dall’inizio dell’estate risultano ben individuabili i caratteristici nidi a forma di sacco. Per eliminare questo parassita si effettua un trattamento delle piante con prodotti per la lotta microbiologica a base di Bacillus thuringiensis varietà kurstaki (Btk) da effettuarsi a cura di personale munito di idonei Dispositivi di Protezione Individuale (DPI), impiegando atomizzatori a spalla o montati su automezzi per irrorare completamente le chiome delle piante. Non è necessario prendere altre precauzioni in quanto le larve che cadono al suolo non risultano pericolose e non sono ancora stati formati i nidi definitivi nei quali si accumulano i peli urticanti.
3.5.2. Strumenti di pianificazione 3.5.2.1. Il Regolamento del Verde Il Regolamento del Verde urbano costituisce uno degli strumenti di pianificazione comunale, da collegarsi direttamente agli altri documenti integrativi (PRG o PUC, Piano del Verde, Piano manutentivo, Censimento delle aree verdi), al fine di ottenere un'organica gestione del verde cittadino. Il regolamento comunale del verde rappresenta un riferimento preciso per la salvaguardia delle essenze esistenti e, nel contempo, per la disciplina della gestione ordinaria degli spazi verdi da parte dei cittadini. E’ l’insieme di norme e indicazioni tecniche volte a regolare la salvaguardia, la manutenzione e l’incremento del verde urbano in tutte le sue forme. Può essere redatto contemporaneamente al Piano del Verde, contestualmente ad esso o in sua assenza. L’obiettivo è la salvaguardia e la riqualificazione del verde di proprietà pubblica e privata per conseguire evidenti miglioramenti ambientali ed arricchire il patrimonio verde in senso qualitativo e quantitativo e, conseguentemente, la biodiversità. La tutela del verde pubblico e privato si realizza definendo le modalità di intervento sulle aree verdi e le trasformazioni del territorio più consone al mantenimento e allo
sviluppo della
vegetazione esistente, incrementando le presenze arboree nel contesto urbano. Il Regolamento del Verde è uno strumento normativo che integra il piano più generale in tema di verde urbano, il Piano del Verde. Si propone di controllare gli abbattimenti, di prevenire possibili danni alla vegetazione arborea presente, di determinare eventuali sanzioni. Spesso il Regolamento serve a normare l’utilizzo delle aree verdi pubbliche e, più raramente, prevede anche strumenti per influire sulle nuove realizzazioni. L’adozione di questo strumento è assai diffusa negli Stati Uniti e in alcuni paesi europei; in Italia, 65
molte amministrazioni si stanno dotando di tale documento, ma ci sono ancora molti comuni, anche importanti, che ancora non si sono mobilitati a regolamentare il proprio verde pubblico.
3.5.2.2. Il Piano del Verde E’ uno strumento operativo che garantisce la programmazione e la gestione del verde, inteso come infrastruttura fondamentale per la qualità della vita dei cittadini, tale da integrarlo adeguatamente nella più generale pianificazione urbanistica. Il Piano del Verde si propone di affrontare la tutela del patrimonio della vegetazione esistente, il controllo dello stato fitosanitario e della stabilità meccanica degli alberi, il rinnovo dei popolamenti, la pianificazione dei nuovi impianti, il coordinamento dei lavori pubblici, nonché i non meno importanti rapporti tra amministrazione pubblica e cittadini. Esso dunque deve contenere una serie di strumenti tecnici e normativi necessari a raggiungere alcuni essenziali obiettivi:
rendere sistematici ed omogenei gli interventi di gestione del verde;
migliorare la qualità della vegetazione urbana, allungando il ciclo vitale degli alberi e favorendone un normale sviluppo;
massimizzare gli effetti positivi della vegetazione sull’ambiente, nei limiti imposti dallo spazio disponibile, dalle condizioni colturali e dalle disponibilità economiche;
garantire una crescita sincrona della città e del suo patrimonio arboreo;
ridurre e stabilizzare il costo di gestione del verde. Il Piano del Verde deve individuare i criteri di priorità nella allocazione delle risorse disponibili per tutti gli interventi sul verde adattando l’intensità della gestione alle possibili variazioni della disponibilità di bilancio. Un ulteriore compito del Piano è quello di reperire possibili fonti di finanziamento, sia pubbliche che private, per la gestione e per i nuovi interventi. La redazione di un Piano del Verde deve prevedere la partecipazione di figure assai eterogenee che sappiano affrontare gli aspetti urbanistici, tecnici, sociali, economici che concorrono ad una efficiente pianificazione e gestione degli spazi verdi. 3.5.2.3. Il Piano di Gestione del Verde È un documento di grande portata innovativa, perché riduce al minimo gli interventi di manutenzione straordinaria, che sono sempre presenti nella gestione del verde perché esso
66
è costituito da elementi viventi la cui crescita non solo dipende da una corretta progettazione, ma anche da una corretta manutenzione. Il Piano è costituito da tre documenti:
il manuale d’uso, che contiene tutte le informazioni utili per un corretto uso del verde; dovrebbe contenere tutti gli elementi necessari a limitare i danni derivanti da utilizzazioni improprie del bene e consentire l’esecuzione di tutte le operazioni di conservazione che non richiedano specializzazioni particolari, nonché di riconoscere tempestivamente i fenomeni o i comportamenti anomali allo scopo di intervenire in modo specialistico: è il manuale d’uso degli impianti, quali quello d’irrigazione, drenaggio etc.
il manuale di manutenzione, che fornisce le indicazioni per la corretta e tempestiva manutenzione sia della componente vegetale che tecnica;
il programma di manutenzione, che costituisce la formalizzazione del sistema di controlli e operazioni di manutenzione temporalmente cadenzate; dovrebbe articolarsi in sottoprogrammi relativi alle prestazioni, ai controlli e agli interventi (Pirani et al.,2004). 3.5.2.4. Il Censimento del Verde Il patrimonio del verde urbano deve essere censito dettagliatamente, piante per pianta, per programmare gestire, utilizzare ed orientare lo sviluppo futuro delle aree verdi. Il censimento è uno strumento operativo e tecnico importantissimo, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo, realizzato in modo continuo ed aggiornato. Si devono raccogliere i seguenti dati, per ciascuna via, piazza, parco o area verde: 1. dati quantitativi: numerazione identificativa degli alberi, genere e specie, altezza, circonferenza tronco, altezza palco rami, dimensioni delle superfici a prato etc.; 2. dati qualitativi: stato vegetativo, presenza di vincoli (al suolo o aerei), presenza di malattie e danni, necessità di potature, di formazione o contenimento, valutazione della stabilità e degli eventuali rischi, eventuale estirpazione ed ambientamento. È importante non disperdere energie e risorse in interventi accademici, ma concentrarsi sull’inventariato del patrimonio verde o censimento, il quale deve assolvere una funzione pratica d ’intervento per la localizzazione e la manutenzione futura. Le analisi di arboricoltura urbana devono essere svolte sui fattori principali e determinanti la qualità dello sviluppo, considerati globalmente e globalmente gestiti. Dove ha avvio un piano di cura del patrimonio verde in genere i primi interventi sono rivolti a risolvere difetti e vincoli ereditati dal passato. Cavi telefonici tra i rami, basi degli alberi erose da asfalto o pavimentazioni aggressive, distanze ravvicinate che creano disturbo reciproco tra cittadini ed alberi. Le amministrazioni devono gestire il verde pubblico come grande risorsa, 67
anziché come un peso economico con scarsa utilità sociale. Sotto molti aspetti, piuttosto che parlare di opposizione tra urbano e verde, oggi le controversie maggiori si registrano tra zone forti e zone deboli, tra interessi forti ed interessi deboli. Il paesaggio ed il verde, pur essendo tra gli interessi diffusi e trasversali, sono annoverati purtroppo tra gli interessi deboli della società, per cui l’impegno deve essere rivolto a costruire anche un paesaggio culturale oltre che un paesaggio naturale.
Il censimento serve:
per l’amministrazione comunale a conoscere quanti alberi possiede, quanta superficie a verde possiede ed in che stato fitosanitario e di custodia si trova. Inoltre è indispensabile per fare un programma di manutenzione e gestione; serve anche per capire quali quartieri hanno parchi e giardini e quali no e, quindi, dove costruire quelli nuovi.
per l’assessore al verde pubblico per determinare e stimare le risorse economiche per la gestione e lo sviluppo delle aree verdi (Città possibile Como).
Con il censimento delle aree verdi e degli alberi, grazie a strumenti informatici per il trattamento dei dati alfanumerici e della cartografia oggi disponibili (GIS), è infatti possibile realizzare sistemi informativi assai efficaci sia per la pianificazione che per l’organizzazione di interventi gestionali. La conoscenza del patrimonio esistente è d’altra parte è una premessa indispensabile per la tutela che, nell’ambito del verde, viene assicurata attraverso prescrizioni tecniche e strumenti normativi (Regolamento del Verde). Come detto, uno degli obiettivi principali del censimento è il controllo della stabilità degli alberi per la prevenzione di eventuali danni: la potenziale caduta di alberi o di parti di albero costituisce una non indifferente fonte di rischio per le persone e le cose. Il custode dell’albero, che ha responsabilità civile e penale dei fatti e delle conseguenze dovute all’albero, ha il dovere di monitorare i fattori di rischio e di ridurre al minino la probabilità che un danno del genere si possa verificare. Per prevenire danni a persone e cose dovuti alla caduta di alberi o di loro parti è necessario riconoscere precocemente le situazioni a rischio, in modo da poter intervenire tempestivamente per ridurne la pericolosità. Le perizie di questo tipo devono essere eseguite da personale tecnico altamente qualificato e competente, che si deve attenere a protocolli operativi ed a metodologie di diagnosi che devono fornire dati scientificamente validi e oggettivamente verificabili. La perizia deve essere eseguita in modo da permettere, a chiunque la consulti, di identificare correttamente la pianta; deve contenere una descrizione precisa e puntuale dei difetti biomeccanici 68
riscontrati, le prescrizioni di intervento atte a ridurre l’eventuale pericolosità della pianta e l’intervallo di tempo entro il quale la pianta deve essere nuovamente controllata. Tali requisiti sono stati esplicitati nel “Protocollo ISA sulla valutazione di stabilità degli alberi”, elaborato dal gruppo di lavoro sulla stabilità degli alberi (GLSA) della Società Italiana di Arboricoltura (SIA), che definisce campo di applicazione e procedure tecniche della valutazione di stabilità degli alberi. Le metodologie di analisi della stabilità degli alberi sviluppate nel corso degli anni sono molteplici; in Italia si fa solitamente riferimento alla scuola tedesca di Claus Mattheck e, più di rado, alle metodologie sviluppate da Lothar Wessolly. Si tratta, in entrambi casi, di metodi in costante evoluzione, che devono essere considerati aggiornabili e modificabili sulla base delle nuove acquisizioni scientifiche e tecnologiche (ad es. in seguito allo sviluppo nuove strumentazioni). L’analisi non ha in nessun modo la pretesa di predire se un albero valutato potrà spezzarsi oppure no, ma, in base alle attuali conoscenze, vengono esaminate le caratteristiche biomeccaniche e strutturali in modo da poter definire se sono o meno idonee a garantirne la stabilità. La procedura diagnostica conosciuta con l’acronimo di VTA (Visual Tree Assessment), elaborata da Claus Mattheck nel 1994 e da A. Shigo nel 1988, è certamente la procedura di valutazione di stabilità degli alberi più diffusa in Italia. Secondo Mattheck, una struttura biologica, l’albero nel nostro caso, si sviluppa in modo da garantire una regolare e uniforme distribuzione delle tensioni sulla sua superficie. L’albero per opporsi alle sollecitazioni esterne e mantenere una “tensione costante”, si accresce e appone materiale legnoso (legno di reazione) nelle zone maggiormente sollecitate riducendo la crescita nelle zone dove la sollecitazione è minore, fino a quando tutti i punti della superficie non si ritrovano a sostenere la stessa tensione. In questo modo la pianta distribuisce il carico in modo equilibrato ripartendo su tutti i punti della superficie, la stessa tensione (ottimizzazione del design). La formazione di legno di reazione è un sintomo della presenza di difetti meccanici o fisiologici all’interno dell’albero. Shigo invece elabora la teoria CODIT (di Compartmentalization Of Decay In Trees), secondo cui la pianta con una strategia coordinata, cerca di isolare con una struttura a comparti le infezioni e ad inglobare le ferite in tutte le direzioni, per impedire che i processi degradativi originati da malattie, procedano creando danni del legno della pianta. Con un mix d’interventi chimici e fisici la pianta mette in atto quattro barriere: - occlude gli elementi vascolari per contrastare la diffusione longitudinali; 69
- rafforza le cerchie annuali con legno più denso per contrastare la diffusione verso il centro; - rafforza i raggi midollari per contrastare la diffusione in senso tangenziale; - attua la separazione xilematica per impedire che l’infezione si propaghi verso le nuove cerchie annuali.
Il metodo VTA si fonda sul fatto che i difetti statici interni di un albero sono correlati a specifici sintomi visibili esternamente. L’analisi visiva, ovverosia il riconoscimento e la codificazione di tali sintomi, è la parte più delicata dell’analisi. Questa prima fase permette di identificare i soggetti sui quali è necessario compiere approfondimenti strumentali finalizzati a confermare e quantificare le anomalie strutturali che maggiormente influiscono sulla stabilità dell’albero. Gli strumenti utilizzati a tal scopo sono molteplici, e si basano su diversi principi: sulle variazioni di velocità di onde d’urto o di ultrasuoni nel legno (martelli a impulsi sonici e ultrasonici, tomografie soniche), sulle emissioni dei tessuti legnosi nell’infrarosso termico (termografia), sulle variazioni di conducibilità elettrica del legno (shigometro), sulla resistenza del legno alla penetrazione di una sonda (penetrometri), etc. Attualmente, gli strumenti più utilizzati per l’indagine delle condizioni interne del legno sono i penetrometri e i tomografi sonici. Fine ultimo dell’analisi è verificare e quantificare l’entità di danni o difetti che possono compromettere la stabilità dell’albero e, sulla base di tali risultanze e di considerazioni circa le condizioni fisiologiche dell’albero ed eventuali manifestazioni patologiche, di valutarne la suscettibilità a cedimenti strutturali. Sia le metodologie finora esposte che altre proposte nel corso degli anni differiscono tra di loro anche per aspetti sostanziali, e presentano vantaggi e svantaggi nell’impiego. Tuttavia, il loro utilizzo sinergico mette in grado il professionista di eseguire un’indagine accurata e di ridurre al minimo la pericolosità della pianta. Sarà poi l’esperienza e il buonsenso del professionista a guidarlo nella scelta della metodologia più appropriata a valutare quel particolare albero in quel determinato contesto (Giachini, 2007). Il metodo VTA si svolge in tre fasi: 1) controllo visuale dei difetti e della vitalità (se non si riscontrano segnali importanti l’esame è terminato); riguarda la vitalità, lo stato fitosanitario e il controllo meccanico. Per quanto riguarda quest’ultimo, ha lo scopo di valutare la sicurezza della rottura e la sicurezza della stabilità. La sicurezza della rottura è accertata dallo studio dei sintomi di 70
difetti (rigonfiamenti, depressioni, costolature), delle ferite, dei collari di abscissione (intorno a rami morti è un punto di rottura), di posizioni inclinate, delle fessure nella corteccia; la sicurezza della stabilità dallo studio del collare radicale, della superficie della chioma, della formazione di rigonfiamenti e dalle fessure nel terreno. 2) se vengono riscontrati sintomi di difetti, essi vengono esaminati per mezzo di un indagine più approfondita; è attuata con accertamenti più approfonditi mediante gli strumenti precedentemente accennati. 3) se il difetto rilevato è preoccupante deve essere dimensionato e deve essere valutata la residua forza dell’albero. Nella terza fase attraverso criteri di valutazione si giungerà a formulare una delle seguenti conclusioni: -
lasciare l’albero così come è, e definizione della frequenza di indagine;
-
intervenire con tecniche di cura degli alberi;
-
sostituire l’albero. Dopo la prima fase, cioè dopo il controllo visivo dei difetti e della vitalità, si compilano le schede con tutti i parametri qualitativi e quantitativi sopra menzionati, e le piante vengono suddivise in categorie di rischio predefinite o classi FRC (Failure Risk Class), permettendo la standardizzare le procedure di monitoraggio e messa in sicurezza di grandi popolazioni arboree. Nella tabella seguente si sintetizzano le classi FRC con la quale vengono suddivisi gli alberi analizzati durante il censimento a seconda del grado di rischio.
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A Trascurabile
Gli alberi appartenenti a questa classe, al momento dell'indagine, non manifestano segni, sintomi o difetti significativi, riscontrabili con il controllo visivo, tali da far ritenere che il fattore di sicurezza naturale dell'albero si sia ridotto. Per questi soggetti è opportuno un controllo visivo periodico, con cadenza stabilita dal tecnico incaricato, comunque non superiore a cinque anni.
B Bassa
Gli alberi appartenenti a questa classe, al momento dell'indagine, manifestano segni, sintomi o difetti lievi, riscontrabili con il controllo visivo ed a giudizio del tecnico con indagini strumentali, tali da far ritenere che il fattore di sicurezza naturale dell'albero non si sia sensibilmente ridotto. Per questi soggetti è opportuno un controllo visivo periodico, con cadenza stabilita dal tecnico incaricato, comunque non superiore a tre anni. L'eventuale approfondimento diagnostico di tipo strumentale e la sua periodicità sono a discrezione del tecnico.
C Moderata
Gli alberi appartenenti a questa classe, al momento dell'indagine, manifestano segni, sintomi o difetti significativi, riscontrabili con il controllo visivo e di norma con indagini strumentali*. Le anomalie riscontrate sono tali da far ritenere che il fattore di sicurezza naturale dell'albero si sia sensibilmente ridotto. Per questi soggetti è opportuno un controllo visivo periodico, con cadenza stabilita dal tecnico incaricato, comunque non superiore a due anni. L'eventuale approfondimento diagnostico di tipo strumentale e la sua periodicità sono a discrezione del tecnico. Questa avrà comunque una cadenza temporale non superiore a due anni. Per questi soggetti il tecnico incaricato può progettare un insieme di interventi colturali finalizzati alla riduzione del livello dipericolosità e, qualora realizzati, potrà modificare la classe di pericolosità dell'albero.
C/D Elevata
Gli alberi appartenenti a questa classe, al momento dell'indagine, manifestano segni, sintomi o difetti gravi, riscontrabili con il controllo visivo e di norma con indagini strumentali. Le anomalie riscontrate sono tali da far ritenere che il fattore di sicurezza naturale dell'albero si sia drasticamente ridotto. Per questi soggetti il tecnico incaricato deve assolutamente indicare dettagliatamente un insieme di interventi colturali. Tali interventi devono essere finalizzati alla riduzione del livello di pericolosità e devono essere compatibili con le buone pratiche arboricolturali. Qualora realizzati, il tecnico valuterà la possibilità di modificare la classe di pericolosità dell'albero. Nell'impossibilità di effettuare i suddetti interventi l'albero è da collocare tra i soggetti di classe D.
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D Estrema
Gli alberi appartenenti a questa classe, al momento dell’indagine, manifestano segni, sintomi o difetti gravi, riscontrabili con il controllo visivo e di norma con indagini strumentali. Le anomalie riscontrate sono tali da far ritenere che il fattore di sicurezza naturale dell’albero si sia ormai, quindi, esaurito.Per questi soggetti, le cui prospettive future sono gravemente compromesse, ogni intervento di riduzione del livello di pericolosità risulterebbe insufficiente o realizzabile solo con tecniche contrarie alla buona pratica dell’arboricoltura. Le piante appartenenti a questa classe devono, quindi, essere abbattute. Tabella 9: suddivisione per classi FRC e loro descrizione.
Una volta compilate le schede, bisogna restituire le informazioni in forma grafica: le carte di base più idonee sono le CTR con scala 1:10000, oppure carte con scale di dettaglio maggiore. La tecnologia GIS permette di digitalizzare, automatizzare e georeferire i dati, permettendo la realizzazione di carte e mappe tematiche per una presentazione più efficace dei risultati. Con questo strumento si ha la possibilità di gestire il verde in maniera più consona e razionale, di prescrivere le operazioni di manutenzione descritte dal Regolamento, evitando sprechi di denaro pubblico.
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4. IL CASO DI STUDIO: IL CENSIMENTO DEL VERDE ARBOREO DI PORTO TORRES
4.1 INQUADRAMENTO TERRITORIALE La città di Porto Torres è situata sulla parte nord-occidentale delle coste sarde, all’interno del Golfo dell'Asinara (posizione strategica considerando che è l’unico porto sardo collegato con Corsica , Francia e Spagna ). Ha un territorio di 10.200 ha, metà dei quali sono costituiti dalle isole Piana e Asinara (sede dell’omonimo parco nazionale), la maggior parte del territorio non isolano è caratterizzato dalla pianura della Nurra, fatta eccezione di alcuni colli, il più alto dei quali è Monte Alvaro (342m), dove si estrae il calcare. Il territorio è attraversato dal rio Mannu e dal più piccolo e meno conosciuto Fiume Santo, quest’ultimo delimita i confini del comune a ponente. Nel suo territorio è presente uno stagno (stagno di Gennano), ora inglobato nella zona industriale che ha una superficie di 23 km². Presenta una particolare costa, a tratti litorali sabbiosi (Platamona) e a tratti rocciosa e frastagliata (scogliere di tufo) con falesie superiori ai 30m, interrotta talvolta da graziose spiagge. Il territorio comunale è delimitato a nord dal golfo dell’Asinara e per i restanti punti cardinali confina esclusivamente con il territorio comunale di Sassari.
4.1.1. Il Clima In generale, la Sardegna è posta sulla traiettoria di masse d’aria calda tropicali provenienti dall’Africa settentrionale e dei venti occidentali che la attraversano prevalentemente in senso ovest-est, interrotte irregolarmente da limitate incursioni di aria fredda dal nord. I principali fattori che condizionano il clima del nord Sardegna sono dovuti all’esposizione ai venti del IV quadrante, cioè quelli provenienti da nord-ovest, alle masse d’aria che vengono dall’Africa e all’andamento dei rilievi. Ne consegue che le precipitazioni sono costituite da piogge cicloniche apportate, nel periodo autunno-inverno, dalle depressioni bariche dell’Europa centro-orientale. La piovosità è caratterizzata dall’irregolare distribuzione stagionale, notevoli scarti dalla media annua e elevata intensità. L’anno idrologico inizia a settembre, spesso accompagnato da violenti temporali, mentre finisce verso maggio con l’aumentare delle temperature, raggiungendo valori bassissimi di piovosità nel trimestre estivo (giugno, luglio, agosto). La temperatura media in inverno nella zona di Porto Torres è abbastanza elevata, tanto da far registrare una media annua della temperatura minima intorno ai 10°C. La temperatura media annua oscilla tra i 1674
17°C, facendo ricadere questa zona nella sottozona calda del Lauretum della classificazione fitoclimatica del Pavari (1916), caratterizzata dallo sviluppo di specie sclerofille sempreverdi e macchia mediterranea, come l’ulivo e il carrubo nelle zone litorali, leccio e sughera più all’interno. Dal punto di vista geologico, Porto Torres è formato a est da una copertura vulcanica sottostante una successione marina e depositi continentali del miocene inferiore medio, in particolare da formazioni del langhiano superiore medio, marne arenarie siltose, arenarie conglomenti, calcareniti e sabbie silicee, mentre a ovest, dopo le alluvioni terrazzate del corso d’acqua Rio Mannu, si estende la pianura calcarea della Nurra.
4.1.2 Cenni Storici Periodo Preistorico/Nuragico rinvenimenti paleontologici; sono stati rinvenuti sul territorio comunale (nei pressi di Fiume
Santo) diversi resti di animali (coccodrilli, giraffe nane etc...) risalenti al Miocene. Di notevole importanza anche il rinvenimento di alcuni scampoli appartenuti a scimmie antropomorfe (Oreopithecus) di circa 8 milioni di anni fa. Preistoria; la frequentazione umana sui territori di Porto Torres è attestata senza dubbi al
periodo prenuragico, facilmente deducibile dalle innumerevoli necropoli presenti nel territorio (Su Crucifissu Mannu, Li Lioni etc.). Non da meno l'eccezionale altera di Monte d'Accoddi, (più vicino a Porto Torres ma in comune di Sassari) ipoteticamente usato per rituali mirati alla fertilità. Età del bronzo/nuragica; i reperti appartenenti a questo periodo sono riscontrabili nella
necropoli di su crucifissu mannu, i più curiosi sono due crani trapanati due volte. Secondo studi accreditati questa pratica veniva utilizzata a fini terapeutici, allontanare tumori o emicranie, da non sottovalutare comunque l'opzione della trapanatura a propositi dediti a rituali magici. Gli innumerevoli nuraghi presenti sul suolo turritano appartengono appunto a quest'epoca, sette dei quali conservati in più buono stato (nuraghe margone, biunis, nieddu etc...). Importate è ricordare la Domus di andreolu, questi avelli simili a Domus de janas risalgono all'epoca nuragica, caratterizzate da simbolismi comuni in tutta la nurra, lunette, esedre e frontoni, tipiche anche delle tombe dei giganti. Periodo Fenicio/Punico Della frequentazione in questo periodo abbiamo poche testimonianze, sicuramente la zona è stata riparo dei navigatori fenici e successivamente cartaginesi ma i rinvenimenti archeologici sono esigui, collegabili ad un possibile legame tra l'isola dell'Asinara e 75
Melqart (l'Ercole fenicio/punico). Alcuni ammennicoli rinvenuti sono amuleti raffiguranti il dio Bes, una stele punica in tufo, una coppa greca del VI secolo a.C., rasoi e varie vettovaglie. Periodo romano In questo periodo inizi l'ascesa turritana, con la fondazione, probabilmente da parte di Giulio Cesare Ottaviano (durante un suo soggiorno in Sardegna) o di Marco Lurio, nel 46 d.C. della colonia iulia Turris Libisonis (unica colonia nell'isola). Il nome della colonia compare per la prima volta nella Naturalis Historia di Plinio il vecchio. Importante fu per la città il rio Mannu, che era navigabile per alcuni chilometri; in un successivo momento si aprì il bacino portuale, situato nei pressi dell'odierno molo antico. L'attività marinaramercantile della colonia è fortemente documentata dal culto di Iside (protettrice dei marinai) la quale veniva festeggiata i primi giorni di marzo (navigium Isidis). Con questa celebrazione si apriva il periodo propizio alla navigazione, che si concludeva l'undici novembre. La fede nel culto di Iside è testimoniata da vari monumenti riassumibili dall'ara di Bubastis, altare dedito a rituali e offerte. Grazie alla costruzione del Ponte Romano (il più grande e antico ponte romano dell'isola), nel I secolo d.C. si poté collegare la città direttamente con i vasti campi di frumento della Nurra. Turris Libisonis fu, se non il più importante scalo dell'isola, uno dei più importanti, con collegamenti diretti con Ostia (porto di Roma). Nell'isola la città era per importanza politica seconda solo a Kalaris. Importante oltretutto lo sviluppo minerario: dalle vicine miniere venivano estratti argento e ferro. L'importanza della città e il suo legame con la capitale sono discernibili delle maestose terme, le domus dei mosaici, la cinta muraria ecc. Medioevo Vandali e Bizantini. Prima della caduta dell'Impero Romano d'Occidente (476 d.C.) la città di Turris (come tutta la Sardegna) fu conquistata dai Vandali (circa 455 d.C.). La dominazione durò per quasi un secolo, fino al 533. Sconfitti i Vandali, nell'isola e nella città si insediarono i Bizantini ed in quel periodo Turris era residenza di possessores e decuriones (esattori di tasse). Molto probabilmente in città era presente anche un curator urbis, un funzionario cittadino nominato dal vescovo. Costui ricopriva numerosi incarichi, tra i quali quello di amministrare la giustizia, del censimento, della registrazione dei contratti, degli ordinamenti di polizia. La sede vescovile risale a data incerta ed antica ma certo è che il vescovo di Turris era nobilitato da un certo prestigio e autonomia nei confronti del vescovo di Calaris. Questa indipendenza fu suggellata definitivamente da Papa Martino I nel 650. Il vescovo aveva inoltre compiti istituzionali, oltre a quelli 76
religiosi: nominava i funzionari e organizzava i sistemi preventivi difensivi della città, giudicava i reati, ecc. La minaccia dei Longobardi portò Turris a predisporre pesanti difese e ad ospitare contingenti militari. Per questo fu nominato un tribunus che aveva ai propri ordini uno dei corpi di fanteria di cui si componeva l'esercito sardo-bizantino. Nel frattempo però, il controllo longobardo del Tirreno soffocò il commercio turritano. Giudicati. Dopo l'interruzione dei contatti con Costantinopoli (capitale dell'impero bizantino), nel corso dei secoli IX e X vennero a formarsi i quattro Giudicati sardi, tra cui il Giudicato di Torres-Logudoro, con capitale Torres (non più Turris, vista la lenta ma progressiva scomparsa del latino in favore della lingua locale). Torres era ancora il secondo centro dell'isola, per dimensioni demografiche, politicamente e religiosamente. Il giudicato si estendeva dal lago Coghinas alle coste occidentali e dal golfo dell'Asinara alla catena del Goceano. L'economia era mossa dall'importante e strategica posizione della capitale, collegata via mare a Genova e facilmente raggiungibile da Pisa, proprio per questo motivo i mercanti di entrambe le repubbliche marinare erano molto presenti in città. Intorno al 1065 fu edificata la Basilica di San Gavino: cattedrale fino al 1441, monumento in stile romanico più grande e antico dell'isola, essa venne edificata su iniziativa del Giudice Gomita. Periodo aragonese/sabaudo Dominazione aragonese(1323-1479). Già nel periodo giudicale Torres cadde in un oblio dal
quale non riusci più ad emergere: da capitale del regno e sede arcivescovile divenne pressoché disabitata. (Sassari infatti era riuscita ad ottenere un accordo con i genovesi, secondo il quale si vietava l'apertura di locali commerciali, perché si temeva l'eventuale ribalta turritana a sfavore della stessa Sassari). Per prevenire possibili rivendicazioni Genovesi e pisane, gli aragonesi, per i quali il porto di Torres era di notevole importanza, dopo un concordato con l'ormai più florida Sassari sbarcarono nel porto 300 cavalieri e 500 soldati. Ma con la conquista aragonese, la città entrò nella fase finale: non esisteva più un vero centro abitato e solo un rude porto testimoniava le glorie del passato. Ad infierire su Torres fu anche lo spostamento dei traffici marittimi, in favore di Cagliari ed Alghero. La città subì il colpo di grazia col trasferimento definitivo del vescovado a Sassari. Periodo Sabaudo. Con l'arrivo dei Savoia si promossero nel borgo importanti opere ed
interventi, per migliorare la disastrosa situazione portuale. Il re Carlo Felice favorì anche la costruzione di edifici amministrativi. Durante la sua prima visita nella cittadina, salassata e ammorbata dalle tasse e dalla prevaricazione sassaresi, i cittadini tentarono di 77
convincere il re a concedere autonomia da Sassari, senza risultato. Ma alla sua seconda visita nella città gli abitanti riuscirono a persuadere il re e nel 1842 nacque il comune di Porto Torres. All'epoca i centri abitati erano due: il più grande era abbarbicato sul colle Angellu, tutt'intorno alla Basilica di San Gavino, l'altro invece era la borgata portuale. Quest'ultima aveva avuto la costruzione, nel 1826, della Chiesa della Consolata, consacrata il 30 dicembre 1827 dall'arcivescovo Carlo Tommaso Aronosio. Con l'espansione urbanistica, in poco tempo le due borgate si unirono dando vita a Porto Torres. I giorni nostri Nella prima metà del XX sec. l'economia Turritana era la somma di pesca e agricoltura, alle quali stava per aggiungersi anche l'esportazione di minerali provenienti dal circondario (come in epoca romana). La miniera di Canaglia venne allacciata alla cittadina mediante una rete ferroviaria a scartamento ridotto, che terminava presso il Ponte Romano. Li esisteva una sede distaccata della Società Siderurgia Mineraria Ferromin, che gestiva la miniera. Oggi di quel periodo sono ancora visibili due torri per lo stoccaggio dei minerali ferrosi, i quali venivano, mediante una teleferica, recati in porto (Banchina della Teleferica), dove venivano imbarcati per il continente. Nel 1962 Porto Torres fu centro di una massiccia industrializzazione, divenendo sede della SIR che vi si stabili con imponenti impianti petrolchimici. Questo boom industriale segnò profondamente la città: tra il 1961 e il 1971 la popolazione aumentò di circa 4000 abitanti. Con la crisi della chimica in Sardegna gli impianti, ora ENI, si stanno smantellando. La città sta cercando di assumere, per quanto possibile, un aspetto turistico. Nel 1998 si procedette, a questo proposito, all'eliminazione del carcere di massima sicurezza e alla fondazione del Parco Nazionale dell'Asinara.
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4.2 IL VERDE URBANO A PORTO TORRES
4.2.1. Breve storia del verde urbano di Porto Torres Le aree verdi del territorio comunale di Porto Torres sono in larga parte di giovane impianto: solo sul finire degli anni Ottanta, con una progressività maggiore nell'ultimo decennio, l'amministrazione comunale si è attivata per il recupero e il potenziamento degli spazi destinati a verde pubblico. Questo fatto è emerso anche durante il censimento eseguito nel 2009: la giovane età della popolazione arborea della cittadina è testimoniata dal fatto che il 55% degli esemplari appartiene alle classi di diametro minori di 20 cm, mentre solo il 17% appartiene alle classi maggiori di 50 cm: questo dato conferma il fatto che più della metà degli alberi di Porto Torres non hanno ancora avuto il tempo per accrescere in modo significativo a causa loro recente impianto.
PERCENTUALI CLASSI DIAMET. 10 20 25%
30%
30 40 50 60 70
0% 3%
11% 4% 4% 2%
80 90
4%
8%
9%
100 <10
Grafico 1: percentuali delle classi di diametro della popolazione arborea.
79
Mappa 1: classi diametriche misurate a 1,3 m dal piano di campagna.
80
Questo dato è anche confermato dalle percentuali di esemplari inserite nelle varie classi di valore ornamentale, che attribuisce un valore soggettivo riguardo l’aspetto esteticoornamentale-storico della pianta: si passa dal valore “nessuno” e “nuovo impianto” per gli individui più giovani e meno appariscenti fino ad un valore “molto rilevante” e “monumentale” per gli esemplari di grande impatto decorativo o storico. Infatti, il 93% delle 2000 specie censite sono state inserite nelle classi di valore ornamentale [spiega come si calcola e chi le ha proposte] modesto (32%), discreto (28%), nessuno (22%) e nuovo impianto (11%), testimoniando quindi la giovane età di impianto:
VALORE ORNAMENTALE
albero monumentale 1%
11%
5%
discreto
1% 0% 28%
modesto molto rilevante morto in piedi nessuno
21%
nuovo impianto 0% 0%
rilevante 33%
scadente (vuoto)
Grafico 2: percentuale delle classi di valore ornamentale delle specie censite.
81
Mappa 2: valore ornamentale.
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Il giardini “storico” della cittadina è senza dubbio quello di San Gavino (UG_1), sorto proprio sul finire degli anni Ottanta in una zona di 11 mila metri quadri che era precedentemente occupata da case fatiscenti e da uno spiazzo destinato al luna park stagionale. Gli abitanti della zona, chiamati Bainzini dalla denominazione del quartiere di San Gavino (in dialetto Bainzu), furono allontanati e trasferiti in altre zone della città, consentendo la realizzazione di uno spazio verde nel cuore dell’abitato cittadino. Dopo vari ed innumerevoli interventi, nel 1998 ci fu la prima realizzazione del Piano Comunale sulla Progettazione degli Spazi Verdi, interessando anche l’area del Parco di San Gavino. Nel 2000 fu allestito un piccolo orto botanico grazie ad un progetto della scuola media Leonardo da Vinci, mentre nel 2004 iniziarono i lavori per la realizzazione di tutte le infrastrutture presenti attualmente al suo interno, come i bagni pubblici, l’ingresso con arco da via Sassari, il parco giochi e le panchine zincate che sostituiscono le vecchie in legno, per un ammontare totale di 127 mila €. L’altro giardino presente sin dalla fine degli anni Ottanta è il Parco Belvedere Balai (UG_2), nato al fianco del cimitero e non destinato a zona residenziale per consentirne il futuro ampliamento. Con parte dei finanziamenti della seconda annualità del Piano Comunale sulla Progettazione degli Spazi Verdi (1 miliardo e 38 milioni di lire nel 1999, di cui la metà destinata al costo della manodopera), nel 2000 l’area è stata soggetta ad un risanamento ambientale perché occupata da antenne della stazione della radio costiera dismessa. La progettazione del parco Chico Mendes (UG_3) risale ai primi anni Novanta, ma la sua realizzazione fu ultimata alla fine del 1999; ulteriori lavori per la pavimentazione ne hanno decretato la chiusura per un altro anno e mezzo, per poi riaprirlo nel maggio del 2001. Nel 1999, con un finanziamento regionale di 1 miliardo e 200 milioni di lire, furono progettati vari interventi urbanistici, tra i quali la sostituzione di olmi colpiti da tracheomicosi funginea con dei lecci in Piazza Garibaldi (UG_12) e la realizzazione di Piazza Colombo (UG_11) di fronte al porto turistico, poi realizzato nel 2008 grazie ai finanziamenti europei del progetto Interreg III (43 mila €), che prevedeva anche l’alberatura della Stazione Marittima (UG_52) con essenze ad alto fusto come carrubo e leccio, sostituite nella realizzazione con olivo, gelso bianco e tamerice. Nel 2000, con i finanziamenti della terza annualità del Piano Comunale sulla Progettazione degli Spazi Verdi (924 milioni di lire) furono completate aree verdi come il Parco Costiero Basso (UG_5), Piazza Villaggio Verde (UG_15), Piazza De Amicis (UG_56), Villaggio Oleandro (UG_6), e furono abbattuti i primi pini di Viale delle Vigne 83
(UG_36) che con lo sviluppo dell’apparato radicale creavano problemi sia al manto stradale, sia ai manufatti vicini e alle reti sotterranee. Nello stesso anno attraverso la prima fase del progetto europeo Interreg II, per circa 1miliardo di lire, venne realizzata la nuova via d’ingresso della città, Via Sassari/SS 131 (UG_35), che ha previsto la messa a dimora di circa un centinaio di nuovi alberi, tra pino domestico e d’Aleppo e palma delle Canarie. La seconda fase del progetto, nel 2002, ha interessato la zona che si protende verso il centro, cioè via Sassari (UG_49), con l’inserimento di un centinaio di bagolari; inoltre, si è provveduto alla sostituzione dei pini in Viale delle Vigne con circa 160 lecci. Attraverso un finanziamento regionale del 2002 di 238 mila €, si è intervenuto nella scuola Bellieni (UG_29), che ha visto anche la messa a dimora di circa 45 piante, tra cui cipressi, gelsi bianchi e lecci. Da questi dati è evidente la giovane età del verde urbano di Porto Torres, nato sul finire degli anni Ottanta e sviluppato a cavallo del nuovo secolo grazie soprattutto al Piano Comunale sulla Progettazione degli Spazi Verdi, finalizzato sia all’occupazione che al recupero di alcune zone della città: iniziato nel 1998 e portato avanti con tanti sforzi per vari anni dalle varie amministrazioni ha favorito sia la progettazione che la realizzazione del verde pubblico, rendendo la città più bella e più vivibile in tutti i suoi aspetti.
4.2.3. Normativa di riferimento per la gestione del verde a Porto Torres Il Comune di Porto Torres non possiede un Regolamento del Verde che possa regolamentare la gestione e la manutenzione dello stesso, per cui ci si rifà al Codice Civile, in particolare agli articoli 892 e seguenti, per quel che riguardano le distanze e le dimensioni massime che la vegetazione può raggiungere in funzione della prossimità ai confini di proprietà. Di seguito vengono riportati gli articoli del Codice Civile che interessano maggiormente la gestione del verde. Art.892 - Distanze per gli alberi - Chi vuole piantare alberi presso il confine deve osservare le distanze stabilite dai regolamenti e, in mancanza, dagli usi locali. Se gli uni e gli altri non dispongono, devono essere osservate le seguenti distanze dal confine: 1) tre metri per gli alberi di alto fusto. Rispetto alle distanze, si considerano alberi di alto fusto quelli il cui fusto, semplice o diviso in rami, sorge ad altezza notevole, come sono i noci, i castagni, le querce, i pini, i cipressi, gli olmi, i pioppi, i platani, e simili;
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2) un metro e mezzo per gli alberi di non alto fusto. Sono reputati tali quelli il cui fusto, sorto ad altezza non superiore ai tre metri, si diffonde in rami; 3) mezzo metro per le viti, gli arbusti, le siepi vive, le piante da frutto di altezza non maggiore di due metri e mezzo. La distanza deve essere però di un metro, qualora le siepi siano di ontano, di castagno o di altre piante simili che si recidono periodicamente vicino al ceppo, e di due metri per le siepi di robinie. La distanza si misura dalla linea del confine alla base esterna del tronco dell'albero nel tempo della piantagione o dalla linea stessa al luogo dove fu fatta la semina. Le distanze anzidette non si devono osservare se sul confine esiste un muro divisorio proprio o comune, purchè le piante siano tenute ad altezza che non ecceda la sommità del muro. Art.893 - Alberi presso strade, canali e sul confine dei boschi - Per gli alberi che nascono o si piantano nei boschi, sul confine con terreni non boschivi, o lungo le strade o le sponde dei canali, si osservano, trattandosi di boschi, canali e strade di proprietà privata, i regolamenti e, in mancanza, gli usi locali. Se gli uni e gli altri non dispongono, si osservano le distanze prescritte dall'articolo precedente. Art.894 - Alberi a distanza non legale - Il vicino può esigere che si estirpino gli alberi e le siepi che sono piantati o nascono a distanza minore di quelle indicate dagli articoli precedenti. Art.895 - Divieto di ripiantare alberi a distanza non legale - Se si è acquistato il diritto di tenere alberi a distanza minore di quelle sopra indicate, e l'albero muore o viene reciso o abbattuto, il vicino non può sostituirlo, se non osservando la distanza legale. La disposizione non si applica quando gli alberi fanno parte di un filare situato lungo il confine. Art.896 - Recisione di rami protesi e di radici - Quegli sul cui fondo si protendono i rami degli alberi del vicino può in qualunque tempo costringerlo a tagliarli, e può egli stesso tagliare le radici che si addentrano nel suo fondo, salvi però in ambedue i casi i regolamenti e gli usi locali. Se gli usi locali non dispongono diversamente, i frutti naturalmente caduti dai rami protesi sul fondo del vicino appartengono al proprietario del fondo su cui sono caduti. Se a norma degli usi locali i frutti appartengono al proprietario dell'albero, per la raccolta di essi si applica il disposto dell'art.843. (Codice Civile Italiano, Libro Terzo, Titolo II, Capo II, della proprietà fondiaria, SEZIONE VI, Delle distanze nelle costruzioni, piantagioni e scavi dei muri, fossi e siepi interposti tra i fondi). 85
Di seguito vengono riportati altri riferimenti legislativi nazionali e regionali. Le formazioni boschive sono regolamentate dalla legge R.D. 3267/23, dal piano forestale ambientale regionale, dalle prescrizioni di massima e di polizia forestale -P.M.P.F(decreto dell’Assessore della Difesa dell’Ambiente n. 24/CFVA del 23 agosto 2006). Il Codice della strada (D.L. n. 285 del 30 aprile 1992 e s.m.i.) ed il relativo regolamento di attuazione stabilisce all’articolo 29 l’obbligo per i proprietari confinanti di mantenere le siepi e la vegetazione latistante le strade entro i confini stradali, e la loro responsabilità in caso di danneggiamenti; all’articolo 31 la manutenzione obbligatoria e la responsabilità di danneggiamenti è estesa alle ripe confinanti con sedi stradali. Il Regolamento di esecuzione e attuazione del Codice della strada (D.P.R. n. 495 del 16 dicembre 1992), agli articoli 26-27-28 stabilisce le fasce di rispetto per l’impianto siepi vive e piantagioni rispetto al confine stradale. Il Decreto Presidente della Repubblica n. 753 del 17 luglio 1980 stabilisce le distanze e le dimensioni massime che la vegetazione può raggiungere in funzione della prossimità alle ferrovie. La legge n. 113 del 29 gennaio 1992 prescrive e finanzia nuovi impianti a verde pubblico per tutti i comuni italiani per la messa a dimora di un albero per ogni neonato residente. Il Piano paesaggistico regionale (approvato con decreto del Presidente della Regione del 7/09/2006, n. 82), nel titolo I – assetto ambientale - individua i beni paesaggistici tra i quali sono ricompresi i monumenti naturali e gli alberi monumentali indicandone le misure di tutela e di valorizzazione. Il censimento eseguito del Verde Urbano di Porto Torres ha come fine ultimo la redazione del Piano del Verde: questo progetto è tuttavia ancora in alto mare, per cui la gestione è regolamentata solo dalle normative nazionali e regionali in materia. Però, nello specifico, è in fase di approvazione il Regolamento del Verde, che fa riferimento a quello già approvato nel Comune di Sassari. Nell’Allegato 1 se ne riportiano gli articoli più significativi.
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4.3 MATERIALI E METODI Per poter pianificare e gestire la componente verde, soprattutto quella arborea, del patrimonio vegetale urbano bisogna basarsi su una precisa conoscenza dell’esistente. I sistemi informativi territoriali costituiscono uno strumento di cui le amministrazioni comunali dovrebbero dotarsi, per una più oculata gestione e programmazione degli interventi. Si possono individuare quattro funzioni principali per un sistema informativo: - conoscenza: il sistema informativo costituisce in primo luogo una fonte di dati dalla quale si può ricavare la situazione reale della componente arborea (numero, posizione geografica, dimensioni degli spazi verdi, composizione, struttura cronologica, stato fitosanitario, ecc.); - monitoraggio: tale tecnologia consente infatti di controllare le diverse risposte degli individui a diverse condizioni ambientali e regimi di gestione, permettendo così interventi di pianificazione e manutenzione più mirati a seconda delle condizioni in cui ci si viene a trovare; - pianificazione: attraverso un sistema informativo è possibile individuare le possibilità di espansione degli spazi verdi e definire gli interventi, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, per raggiungere gli obbiettivi prefissati; - gestione: il sistema è utilizzabile direttamente per indirizzare le risorse economiche, sulla base dei dati di inventario e delle risorse finanziarie del gestore. I sistemi informativi si compongono sostanzialmente di due parti: la base dei dati e gli strumenti per la gestione, l’elaborazione e la restituzione delle informazioni. La prima è formata da una serie di informazioni assai diverse tra di loro. Esse vengono ricavate solitamente attraverso il censimento di ogni singolo individuo facente parte della componente arborea. Il rilievo per campionamento non viene in questi casi molto utilizzato, perché, trattandosi di verde urbano, è richiesta una particolare attenzione per ogni singolo individuo (Semenzato, 2007). Gli strumenti per la gestione, l’elaborazione e la restituzione delle informazioni sono costituiti dai numerosi software a disposizione del forestale per l’archiviazione e la consultazione della base dei dati ricavata con i rilievi di campagna. Il censimento del verde urbano di Porto Torres ha permesso di conoscere la struttura e la stabilità della componente verde all’interno dell’ambiente cittadino: come accennato nella prima parte del presente elaborato, la gestione, la manutenzione e la custodia del verde urbano è stata affidata dal Comune alla società municipalizzata Multiservizi Porto Torres S.r.l. Tale società svolge un importante ruolo non solo dal punto di vista tecnico, ma anche 87
sociale e occupazionale in quanto si avvale della collaborazione di lavoratori socialmente utili. Attraverso la Multiservizi Porto Torres S.r.l. si è svolto l’inventario delle specie arboree presenti nell’agglomerato urbano suddividendo il lavoro in varie fasi: 1.
individuazione delle unità gestionali;
2.
individuazione e studio delle variabili da censire;
3.
fase in campo: compilazione schede e localizzazione di ogni individuo su cartografia
cartacea; 4.
compilazione del data-base;
5.
localizzazione di ogni unità gestionale e individuo su cartografia digitale;
6.
join: unione data-base con la cartografia digitale.
4.3.1. Individuazione delle Unità Gestionali Il sistema di riferimento per il posizionamento degli individui arborei, al fine di facilitare la programmazione e l’esecuzione dei vari interventi ordinari e straordinari di manutenzione, ha suddiviso il territorio dell’abitato di Porto Torres in “Unità Gestionali” (UG), cioè in zone circoscritte che presentano individui arborei di proprietà comunale, che successivamente sono stati analizzati. La limitazione delle varie unità gestionali è stata determinata dai confini fisici delle stesse, come le recinzioni per i parchi e le scuole, e i marciapiedi e caseggiati per le alberature stradali e le piazze. La ripartizione del verde pubblico in unità gestionali risulta molto utile in quanto permette un miglior monitoraggio delle condizioni e delle esigenze del patrimonio arboreo. Si sono individuate 43 unità gestionali, tutte identificate con un codice per meglio gestirle in ambiente GIS. Qui di seguito è riportato l’elenco delle unità gestionali, con il codice identificativo e tipologia di verde:
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codice UG_1 UG_10 UG_11 UG_12 UG_13 UG_15 UG_18 UG_2 UG_20 UG_22 UG_23 UG_25 UG_26 UG_27 UG_28 UG_29 UG_3 UG_30 UG_31 UG_34 UG_35 UG_36 UG_39 UG_40 UG_41 UG_42 UG_45 UG_48 UG_49 UG_5 UG_50 UG_51 UG_52 UG_54 UG_55 UG_56 UG_57 UG_58 UG_59 UG_6 UG_8 UG_9 UG-53
unitĂ gestionale (P.co S.Gavino) (P.zza della Consolata) (P.zza Colombo) (P.zza Garibaldi) (P.zza Marconi) (P.zza Villaggio Verde) (P.zza Don Milani) (P.co Belvedere Balai) (Mercato Civico) (P.zza Petrarca) (Ch. Cristo Risorto) (Sc.Mat. F.Figari) (Sc.Mat. G.Gabriel) (As. Nido Sabin) (Sc.Ele. Dessy) (Sc.Ele. Bellini) (P.co Cico Mendes) (Sc.Ele. Pigliaru) (Sc.Ele. Borgona) (Sc.Med. Da Vinci) (Via Sassari / SS 131) (Viale delle Vigne) (Via Ss / Via Paccinotti) (Via Tramontana) (Via Vespucci) (Via Mare / L.go m. Balai) (Via Mannu) (P.zza Chiesa San Gavino) (Via Sassari) (P.co Costiero Basso) (P.zza Nassiria) (SP 81) (Staz. Marittima) (Sc. Brunelleschi) (P.zza Bainzini) (P.zza De Amicis) (Via della Cultura) (P.zza Walter Frau) (P.zza XX Settembre) (Villaggio Oleandro) (Palazzetto sport) (P.zza Umberto) (Staz. Ferroviaria)
tipologia parco piazza piazza piazza piazza piazza piazza parco parco piazza chiesa scuola scuola scuola scuola scuola parco scuola scuola scuola alberatura stradale alberatura stradale alberatura stradale alberatura stradale alberatura stradale alberatura stradale alberatura stradale chiesa alberatura stradale parco piazza alberatura stradale piazza scuola piazza piazza alberatura stradale piazza piazza alberatura stradale palazzetto piazza piazza
Tabella 10: elenco delle unitĂ gestionali con il relativo codice identificativo e tipologia di verde.
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Dal grafico successivo si può notare la distribuzione percentuale delle tipologie di verde:
Piazza parco
2% 26%
37%
chiesa scuola
21%
5%
9%
alberatura stradale palazzetto
Grafico 3: distribuzione percentuale delle tipologie di unità gestionali.
La tipologia di verde urbano che in percentuale predomina è la “piazza”, a cui corrisponde il 37 % del totale, con 16 unità gestionali su un totale di 43; esse sono: (Mercato Civico) (P.zza Bainzini) (P.zza Colombo) (P.zza De Amicis) (P.zza della Consolata) (P.zza Don Milani) (P.zza Garibaldi) (P.zza Marconi) (P.zza Nassiria) (P.zza Petrarca) (P.zza Umberto) (P.zza Villaggio Verde) (P.zza Walter Frau) (P.zza XX Settembre) (Staz. Ferroviaria) (Staz. Marittima) Tabella 11: elenco delle unità gestionali che ricadono nella tipologia “piazza”.
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La seconda tipologia di verde urbano che è più presente in percentuale come numero di unità gestionali è rappresentato dalle alberature stradali, con 11 unità gestionali che rappresentano il 26 % sul totale; esse sono:
(SP 81) (Via della Cultura) (Via Mannu) (Via Mare / L.go m. Balai) (Via Sassari / SS 131) (Via Sassari) (Via Ss / Via Paccinotti) (Via Tramontana) (Via Vespucci) (Viale delle Vigne) (Villaggio Oleandro) Tabella 12: elenco delle unità gestionali che ricadono nella tipologia “alberature stradali”.
La terza tipologia di verde urbano è rappresentato dalle “scuole”: la loro gestione è molto importante perché i loro giardini sono molto frequentati dagli studenti, per cui hanno avuto un certo riguardo nell’analisi della stabilità. Con 9 unità gestionali, le scuole rappresentano il 21 % sul totale; esse sono:
(As. Nido Sabin) (Sc. Brunelleschi) (Sc.Ele. Bellini) (Sc.Ele. Borgona) (Sc.Ele. Dessy) (Sc.Ele. Pigliaru) (Sc.Mat. F.Figari) (Sc.Mat. G.Gabriel) (Sc.Med. Da Vinci) Tabella 13: elenco delle unità gestionali che ricadono nella tipologia “scuole”.
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Le ultime tre unità gestionali per numero, non certo per importanza, sono costituite dai parchi, dalle chiese e dal palazzetto: corrispondono al 9 %, al 5 % e al 2 % con 5, 2 e 1 unità gestionale sul totale:
(P.co S.Gavino) (P.co Belvedere Balai) (P.co Cico Mendes) (P.co Costiero Basso) (Ch. Cristo Risorto) (P.zza Chiesa San Gavino) (Palazzetto sport) Tabella 14: elenco delle unità gestionali che ricadono nelle tipologie “parco, chiesa e palazzetto”.
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Mappa 3: diverse tipologie di unitĂ gestionali.
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4.3.2. Individuazione e studio delle variabili da censire Per poter effettuare una gestione attenta e accurata degli individui arborei presenti nelle diverse unità gestionali è stato scelto un modello di censimento di tipo continuo. Ciò vuol dire che esso assegna ogni dato al singolo individuo, che risulta univocamente identificato. Questo sistema consente il continuo aggiornamento dei dati raccolti, nonché il monitoraggio di particolari situazioni o mutamenti che si verificano in un certo intervallo di tempo per cause naturali o artificiali. Attraverso i rilievi di campagna e la compilazione di una scheda per ogni singolo individuo arboreo, è possibile collezionare una serie di dati e di posizioni cartografiche che possono essere aggiornati periodicamente. Le variabili essere oggetto di misura e registrazione possono essere molteplici e bisogna, dunque, individuarle e selezionarle prima di effettuare i rilievi di campagna, a seconda delle finalità, dello spazio temporale, della dimensione, dei mezzi e del personale a disposizione per l’indagine. Definite le modalità di censimento, bisogna definire quindi le voci che comporranno la scheda di rilievo. La scheda utilizzata per il comune di Porto Torres si rifà a quella utilizzata per il censimento del comune di Pontassieve (FI), che ha visto la collaborazione del dottor agronomo forestale che ha partecipato al censimento del verde arboreo in esame. L’obiettivo che ci si prefigge è quello di fornire dettagliate informazioni riguardo alle caratteristiche morfometriche e alle condizioni di stabilità dell’individuo arboreo al momento del rilievo, specificando il tipo e la priorità d’intervento. Per garantire una standardizzazione del rilievo e una buona omogeneità delle informazioni raccolte, indipendentemente dall’esecutore del lavoro di campagna, la scheda di lavoro risulta organizzata secondo uno schema abbastanza rigido, nel quale per buona parte dei campi si hanno variabili già definite tra le quali scegliere. In questo modo si ottiene un duplice vantaggio: si rendono i dati raccolti meno soggettivi e si riducono considerevolmente i tempi di esecuzione. La scheda è suddivisa in tre parti principali, ognuna riguardante un ambito descrittivo diverso per ogni individuo. La seconda parte si suddivide ulteriormente in altre due parti che, però, non sono specificate nella scheda, ma sono solo presenti nel data-base; una di queste si suddivide in altre cinque parti per registrare anomalie nei caratteri strutturali nello specifico e nel dettaglio.
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Le sezioni nelle quali è suddivisa la scheda sono: a)
Dati generali;
b)
Stabilità degli alberi:
1. posizione e conflitti 2. caratteri strutturali 1.1. radici 1.2. colletto 1.3. fusto 1.4. chioma 1.5. castello c) interventi di messa in sicurezza degli alberi. Vengono ora analizzate le diverse sezioni della scheda di rilievo. a) Dati generali In questa sezione sono annotati dati generali riguardo al periodo in cui viene eseguito il censimento, al rilevatore, alle informazioni necessarie per localizzare l’individuo nel contesto del territorio comunale e alle caratteristiche della pianta e del terreno di dimora. Il periodo in cui viene eseguito il censimento è individuato dal campo “Data”, che verrà dunque riempito con l’indicazione del giorno in cui si censisce l’individuo in esame: questa indicazione risulta utile se si vogliono correlare informazioni relative a diversi rilievi nel tempo e se si vuole programmare un’attività di aggiornamento di una parte o dell’intero sistema informativo. Nello specifico, il censimento è iniziato il 2 marzo 2009, dopo circa un mese e mezzo di programmazione e recupero di materiali, e la raccolta di dati si è conclusa il 2 ottobre dello stesso anno, con una pausa nel mese di agosto. Il nome dell’esecutore dei rilievi può essere indicato nel campo “Tecnico Rilevatore”, così da poter avere una indicazione nel caso di una registrazione di qualche osservazione troppo soggettiva. In realtà questo campo non è mai stato compilato, in quanto i dati sono stati raccolti da due tecnici che hanno sempre lavorato assieme. Le informazioni relative alla localizzazione dell’albero nel territorio comunale vengono inserite nei campi “Frazione” e “Unità Gestionale”: il primo non è mai stato compilato perché il censimento ha riguardato solamente il nucleo urbano, senza comprendere frazioni o borgate; il secondo individua le unità gestionali, cioè le zone circoscritte che hanno interessato l’inventario. Il campo “ID albero”, invece, si riferisce alla numerazione progressiva attribuita alle piante presenti in ogni singola unità gestionale, necessaria per identificare ogni pianta sul territorio, nel database e nel GIS. 95
Le caratteristiche della pianta sono individuate dai campi che ne descrivono le proprietà dendrometriche, cioè “Altezza”, misurata a 1,30 m dal piano di campagna, l’”Inserzione chioma” e la “Circonferenza”; il “Diametro” non è stato misurato ma viene calcolato matematicamente conoscendo la circonferenza. Le caratteristiche tassonomiche riguardano invece i campi della “Specie” e del “Valore ornamentale”,. Le caratteristiche del suolo sono riportate nei campi “Dimora”, che descrive il tipo di ubicazione della pianta, e “Terreno”, che evidenzia il grado di permeabilità del sito di dimora della pianta. Mentre i dati dendrometrici sono stati misurati, quelli relativi al nome della specie e al tipo di terreno sono scelti da una lista predefinita che, come detto anticipatamente, rende la compilazione della scheda meno soggettiva, più veloce e con un margine di errore molto ristretto.
b) Stabilità degli alberi In questa sezione vengono individuati, sempre da una lista predefinita, quei parametri che condizionano e descrivono la stabilità degli alberi. Il primo campo da compilare è “Vigore vegetativo”: questo valore dà un’idea iniziale dello stato di salute della pianta, poiché analizzando la chioma e la sua distribuzione sui rami ci si rende conto se lo sviluppo della pianta è ottimale o meno. Un altro parametro misurato è la “Criticità biomeccanica”: questo campo evidenzia quale sia la zona dell’albero che presenta anomalie che possono compromettere la stabilità, il cui grado viene invece misurato proprio dal campo “Stabilità”, annotando se l’albero sta peggiorando il proprio grado di rottura o meno. Successivamente, la scheda presenta forse il più importante dei campi da compilare: la “Classe FRC”. Come detto anche in fase di descrizione generale, questo parametro misura il grado di sicurezza dell’albero secondo delle classi graduali in cui l’albero stesso viene inserito: si passa da una classe A per soggetti che non presentano anomalie riscontrabili col metodo VTA (Visual Tree Assessment), cioè con un’analisi solo visiva e non con analisi più approfondite con mezzi strumentali, ad una classe D per soggetti i cui danni morfologici e strutturali evidenziano un grosso pericolo di schianto. Questa sezione, che brevemente descrive la stabilità dell’individuo, si suddivide ulteriormente per la descrizione più approfondita dei sintomi e delle cause che hanno scatenato tali sintomi che pregiudicano la robustezza e la sicurezza dell’albero. Queste due sottosezioni non sono presenti nella scheda, per cui verranno discussi quando si parlerà del data-base. 96
c) Interventi di messa in sicurezza degli alberi Nella terza e ultima sezione della scheda, vengono registrati gli interventi in dettaglio consigliati per la risoluzione delle situazioni riscontrate. Il primo campo da compilare è rappresentato infatti dalla voce “Interventi”, anch’esso elegibile da una lista di operazione colturali ammesse. Qualora si scegliesse l’intervento di potatura, un altro campo da compilare sarebbe quello che descrive il tipo di potatura, da inserire nella voce “Potatura”: in questo caso non è presente una serie di operazioni da scegliere, ma spetta al tecnico individuare quale tipo di taglio prescrivere a seconda dell’età della pianta, del vigore vegetativo e degli obiettivi che si vuole raggiungere. Dopodiché si compila la voce “Taglio”, che individua il grado di aggressione del taglio di potatura, cioè quanta chioma deve essere asportata dalla pianta affinché venga raggiunta la forma, la dimensione o il benessere desiderato. Il campo “Cablaggio” interessa quelle specie che hanno bisogno di un tutore per il proprio sviluppo, mentre nel campo “Altro” si inseriscono dati importanti che non sono stati specificati in tutta la scheda. Altre voci essenziali per la conclusione della compilazione della scheda sono rappresentate da quelle strettamente correlate alla classe FRC: esse sono il campo “Priorità”, che descrive l’importanza di intervenire su quell’individuo in relazione al grado di instabilità, “Monitoraggio”, che consiglia la frequenza periodica con la quale controllare i vari individui e “Analisi”, cioè il tipo di verifica, strumentale o meno, che si consiglia di effettuare nel monitoraggio del patrimonio arboreo. Nella pagina successiva è stata pubblicata la scheda della gestione del verde usata per Porto Torres.
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Figura 1: scheda per la gestione del verde di Porto Torres.
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4.3.3. Fase in campo: compilazione schede e localizzazione di ogni individuo su cartografia cartacea I rilievi di campagna sono stati svolti nei mesi di marzo, aprile, maggio, giugno, luglio, settembre e inizio ottobre dell’anno 2009, dopo circa un mese e mezzo di programmazione e recupero materiali svolto durante i mesi di gennaio e febbraio dello stesso anno. Il periodo è combaciato con l’entrata in vigore del “Progetto FIXO”, a cui i tecnici hanno aderito: questo progetto, finanziato dall’Università di Sassari, consentiva alle aziende richiedenti la partecipazione lavorativa di tirocinanti laureati con la finalità di inserirli nel mondo del lavoro. Era un progetto formativo e di orientamento che aveva i seguenti obiettivi e modalità: Supporto tecnico delle operazioni di manutenzione straordinaria del verde pubblico (potatura, nuove piantumazioni, installazione e manutenzione impianti irrigazione); Supporto tecnico per la realizzazione del “piano del verde comunale”, compresa la predisposizione degli allegati e delle relative operazioni di campo (censimento alberi ed etichettatura e analisi di stabilità di ogni singolo albero censito); Approfondimento delle competenze tecnico/professionali comprensive delle normative, teorie, metodi, tecniche e strumenti per intervenire in questi ambiti; Pianificare e gestire l’ambiente naturale, soprattutto quello boschivo; Migliorare le proprie capacità di relazione e problem solving. La durata del tirocinio era prevista per soli tre mesi, ma è stato prolungato fino alla termine del lavoro per volontà della ditta (Multiservizi Porto Torres S.r.l.), che ha intravvisto nei giovani tecnici la capacità lavorativa che ha permesso di portare a termine un lavoro così importante nella manutenzione e gestione del verde pubblico. Inoltre il periodo di lavoro ha reso ottimale la qualità di rilievo poiché il riconoscimento delle specie è stato avvantaggiato dall’entrata in vegetazione delle piante, per cui non c’era bisogno di riconoscere le piante solo dal colore e portamento del fusto e delle branche, e il controllo strutturale e fitosanitario degli individui è stato facilitato dalla densità della chioma ancora scarsa. Nel complesso, sono stati analizzati ed etichettati 2000 individui, tutti situati all’interno dell’agglomerato urbano di Porto Torres. Una volta individuata l’unità gestionale, per prima cosa si è provveduto alla etichettatura di un gruppo di individui e alla relativa localizzazione su mappa cartacea. L’etichette fornite dalla ditta sono di due tipi: le prime 1000 sono di materiale metallico e hanno un diametro di 3 cm; sono state inserite nel fusto dell’albero in posizione elevata in maniera 99
tale da impedire il loro danneggiamento da vandalismo con dei chiodi da 6 cm di lunghezza. Le dimensioni del chiodo sono state dettate dall’esigenza di porre le etichette in maniera fissa all’interno del fusto e permettere la crescita dell’albero senza creare danni e anomalie. Poiché il chiodo subiva le intemperie del clima e si arrugginiva, indebolendo la propria struttura con il conseguente rischio di perdita dell’etichetta e sporcando con la ruggine il fusto, per le etichette che individuano gli alberi col codice identificativo dal 1001 al 2000 sono state utilizzate etichette, sempre di materiale metallico, più grandi, dal diametro di 3,5 cm tali da consentire l’utilizzo di chiodi zincati, sempre da 6 cm di lunghezza. In questa maniera se ne evita la perdita. L’inserimento in posizione elevata delle etichette, dove la dimensione dell’albero lo permetteva, è stata facilitato dall’utilizzo di un classico martello da muratore con il manico da 50 cm di lunghezza. Tutti e due i tipi di targhette metalliche recano il numero identificativo e la dicitura “Multiservizi P.T. Comune di Porto Torres” scolpito e stampato sulla faccia anteriore.
Figura 2: martello, chiodi zincati e i due tipi di targhette utilizzate. Si nota la dicitura incisa sulla faccia.
La localizzazione sulla mappa cartacea degli individui etichettati ha consentito, soprattutto per le unità gestionali dei parchi, di individuare successivamente il punto geografico di 100
posizionamento dell’albero in ambiente GIS. Purtroppo non c’è stata la possibilità di usufruire della tecnica GPS, che avrebbe localizzato ogni punto di presenza di albero con delle coordinate che poi sarebbero state individuate nella carta digitale georeferenziata del GIS. Comunque, si sono utilizzate degli ingrandimenti di carte CTR fino a una scala 1:5000. Utilizzando punti di riferimento fissi, come spigoli di caseggiati, distanze da punti luce, aiuole e marciapiedi, l’individuazione delle varie posizioni è stata abbastanza precisa. La localizzazione topografica degli individui risulta essere fondamentale per un inventario del verde permanente, soprattutto quando si mette in atto un sistema di controllo continuativo nel tempo. Il posizionamento delle piante, infatti, è utile per agevolare e rendere speditiva la localizzazione degli individui nelle unità gestionali da parte di un operatore che ne compie il controllo, e per facilitarne il rintracciamento quando si tratta di eseguire interventi di manutenzione ordinaria o straordinaria. Ad ogni punto individuato è stato associato il codice della targhetta identificativa, come mostrato nella figura seguente:
Figura 3: Localizzazione sulla mappa cartacea degli individui etichettati del parco Chico Mendes. La posizione degli alberi è stata individuata utilizzando punti di riferimento come spigoli e sentieri.
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Per l’identificazione delle specie, laddove essa non fosse immediata, sono state utilizzate diverse guide botaniche: l’utilizzo di una sola infatti è sconsigliato, perché più volte è stato riscontrato il problema dell’assenza di alcune varietà e forme in alcune di esse. Attraverso un confronto di più guide nel caso di insicurezza, è possibile invece risalire con più precisione alle specie botaniche incerte. Il testo di riferimento è comunque stato “Alberi e Arbusti spontanei della Sardegna” di I. Camarda e F. Valsecchi e il catalogo 2009 del vivaio Corazza di Pietrasanta (LU). Per il rilievo dei dati dendrometrici sono stati utilizzati semplici strumenti, come la cordella metrica di 10 m: questa, ha permesso la misura della circonferenza a 1,30 m (in cm) anche per i fusti con valori molto elevati come quelle delle palme delle Canarie, che spesso sorpassano i 3 m di circonferenza. L’altezza dell’individuo e dell’inserzione della chioma sono state invece determinate attraverso una stima oculare, prendendo quando possibile come riferimento edifici e strutture o l’altezza stessa del rilevatore: questa scelta è stata dettata dal fatto che nel database i suddetti parametri sono espressi in m, per cui non c’è la necessità di avere dati molto dettagliati. Per tutti i restanti parametri misurati e sopra descritti, ci si rifà ad una lista predefinita (par 4.2.2.) e si individuano le risposte in base alle proprie conoscenze ed esperienze, delle volte consultando anche gli operatori spesso presenti nelle unità gestionali al momento del censimento. La durata media di misura e analisi di un individuo arboreo è stata stimata attorno ai 5 minuti: è stato osservato però come tale tempo sia fortemente influenzato dall’altezza e dalle dimensioni della pianta, dalla localizzazione dell’individuo, e dalla distanza tra un albero da censire e il successivo. L’altezza e le dimensioni sono direttamente proporzionali al tempo impiegato per la compilazione della scheda: più infatti l’albero è grande, più necessita soffermarsi su di esso per coglierne tutte le caratteristiche, mentre per piante piccole, come ad esempio i nuovi impianti, l’analisi viene terminata in tempi molto brevi. La localizzazione dell’individuo è, poi, fondamentale per la velocità con cui si compie il rilievo: individui posti al margine di strade sono di certo più velocemente censibili rispetto agli individui posti in un parco o in un’area verde, anche perché tutti i filari sono posti sui marciapiedi, rendendo sicuro i loro rilevamento dal pericolo del traffico veicolare, anche se esso a Porto Torres non è sostenuto e di particolare entità, soprattutto nelle ore mattutine. La durata media dell’esecuzione del rilievo è aumentata in quelle Unità Gestionali, quali la UG 42 (Via Mare / L.go m. Balai) e la UG 51 (SP 81), caratterizzate 102
da con lunghi spazi liberi tra una pianta e l’altra, dovuti magari ad abbattimenti o rimozioni di esemplari. La dislocazione degli individui all’interno di parchi o aree verdi richiedono più tempi morti per lo spostamento, per cui il tempo di rilevamento aumenta; si riduceva qualora gli individui si presentassero in piccoli gruppi. Nelle giornate piovose risulta poi impossibile effettuare il censimento: le difficoltà tecniche, quali l’impossibilità di scrivere ad inchiostro e impregnamento d’acqua delle schede di rilievo, raddoppiano o addirittura triplicano i tempi di esecuzione; inoltre, il forte vento di maestrale, spesso presente a Porto Torres, complica ulteriormente il lavoro, facendo dilatare ancora di più i tempi di censimento.
4.3.4. Il sistema informativo per il verde urbano di Porto Torres: compilazione del database Le grandi moli di dati possono al giorno d’oggi essere gestite attraverso sistemi informatici di varia natura, tra i quali i sistemi software risultano molto economici e semplici da utilizzare, offrendo innegabili vantaggi nella gestione del verde urbano. Concettualmente un archivio informatico non è dissimile da un archivio tradizionale. Le schede cartacee sono sostituite da “record” che contengono le informazioni rilevate in spazi di memoria denominati campi. Le schede informatiche prodotte dai diversi software di creazione di database sono infatti del tutto coincidenti con quelle cartacee usate in campo, sia in fase di immissione dei dati sia in fase di consultazione. I vantaggi offerti dall’informatizzazione però sono numerosi: velocità di consultazione e precisione con cui essa può avvenire; soprattutto quando si deve lavorare con una mole imponente di dati, questa peculiarità risulta estremamente utile; può essere impostato in modo tale da poter restituire informazioni riassuntive: il conteggio di individui per specie o per classi diametriche sono solo due delle possibili applicazioni di questa caratteristica; l’aggiornamento dell’archivio può poi avvenire celermente e senza le complicazioni del dover cercare e riporre la scheda cartacea in un archivio tradizionale: in pochi click può essere aggiunta o modificata la scheda relativa ad un individuo o ad un’area; l’organizzazione e la tabulazione dei dati risultano poi essere molto agevolate: le informazioni contenute nei record possono infatti essere esportate dal database in diversi formati, tra i quali anche in formato DBF, utile per collegare un database ad un Sistema Informativo Geografico (GIS), tramite la funzione “join”; 103
indiscutibile è anche il vantaggio di azzerare lo spazio fisico occorrente per la conservazione dei dati: gli enormi spazi occupati dagli archivi tradizionali si riducono ad un semplice CD-rom o a un Hard disk di un elaboratore; In ambito gestionale consente poi una celere e razionale programmazione degli interventi: si possono ordinare infatti in base alla loro urgenza, ubicazione, tipo, etc. Nel caso del comune di Porto Torres si è optato per l’utilizzo di un database così detto relazionale, il quale può offrire ancora più funzionalità rispetto ad uno non relazionale. Questi sistemi infatti consentono di collegare, attraverso un campo comune, due o più database, convogliando in uno le informazioni contenute nell’altro. Usando il sistema relazionale è possibile costruire uno o più database “paralleli” che permettono di memorizzare una sola volta le informazioni comuni a più individui (Semenzato, 2007). Il programma per la costruzione del database per il Comune di Porto Torres è Microsoft Office Access 2003.
Descrizione del programma (da Manuale Access 2000, Dipartimento Tesoro - Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica) Con il termine DBMS (acronimo di Data Base Management System) s’intende un sistema per la gestione di basi di dati, cioè il software di tipo generale utilizzato per strutturare, costruire, modificare e consultare basi di dati. Quindi, un database non è altro che una raccolta organizzata di informazioni. Nel linguaggio dei computer, si definisce dato qualsiasi tipo d’informazione. I dati possono avere forme diverse: testo, quotazioni di borsa, saldi di conto corrente e così via. Un programma di solito può leggere i dati da una fonte esterna (per esempio da un dischetto) oppure richiedervi di inserirli manualmente. In entrambi i casi, una volta che i dati sono stati catturati, il software di solito li immagazzina in un formato fisso e ci consente di rivedere o rielaborare le informazioni. I programmi di database come Access esistono per permettere di estrarre facilmente le informazioni che servono e manipolare i dati a proprio piacimento. I database computerizzati, come i loro corrispondenti materiali, sono anch’essi raccolte organizzate d’informazioni. La differenza è che un database computerizzato permette di essere molto più flessibili, permette di cambiare facilmente l’ordine dei dati e di visualizzare un sottogruppo di dati. La descrizione ufficiale di Access è sistema di gestione di database relazionali. 104
“Relazionale” significa che si possono stabilire dei collegamenti detti relazioni tra diversi database. Tuttavia Access non è un sistema di gestione dei database qualsiasi: nella maggior parte dei sistemi, tutto ciò che riguarda i dati (ad esempio la schermata per l’inserimento di dati o lo stampato finale che li sintetizza) è considerato una fetta separata della torta. Access, invece, si distingue perché i suoi database non sono costituiti solo dai puri dati, ma anche dagli elementi correlati che servono per gestire i dati. Ogni database di Access può contenere quattro tipi diversi di oggetti: tabelle, maschere, query e report. Per essere più precisi, ne esistono altri due: le macro ed i moduli. Consistono in strumenti abbastanza complessi che si impiegano per costruire delle applicazioni personalizzate di Access.
Tabelle Nei database Access, le informazioni si immagazzinano in un oggetto che si chiama tabella. Le tabelle sono un insieme di righe e colonne, dove ogni colonna rappresenta un campo, cioè una singola categoria di informazioni, ed ogni riga rappresenta un record, ovvero una singola voce del database. La tabella prevede dei dati separati per colonne per ciascun raggruppamento logico di dati. Formattando un campo si controlla il tipo di informazione che contiene. Se si formatta un campo in modo che possa contenere solo valori numerici, si evita che nel campo possa per errore essere inserito un testo. Le tabelle sono correlate attraverso un campo; molte delle tabelle che si utilizzeranno in Access utilizzano un campo detto chiave primaria che consente la definizione univoca del valore in un campo: il valore in esso contenuto non deve avere alcun duplicato nella tabella. Il modo più semplice per correlare due tabelle consiste nell’utilizzare la chiave primaria di una tabella come chiave esterna nella seconda tabella. In pratica, ognuna delle tabelle contiene campi specifici solo a quella tabella e un campo che consente un collegamento ad almeno una delle altre tabelle. Tale procedimento permette un’esecuzione molto più rapida di molte operazioni. Le chiavi permettono inoltre di trovare dei dati più velocemente grazie alla loro unicità. Se ogni tabella è collegata ad ognuna delle altre attraverso un campo, allora il database sarà molto efficiente. La suddivisione delle informazioni in gruppi coerenti permette di
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gestire grandi quantità di dati in database molto complessi dal punto di vista delle informazioni, ma molto semplice in tutto quello che riguarda la gestione dei dati. L’idea che sostiene un database relazionale come Access è di eliminare la necessità di duplicare le informazioni. Una tabella contiene una serie di informazioni specifiche che vengono poi messe in relazione con quelle di un’altra tabella. Se per qualunque motivo si ha poi bisogno di modificare dei dati, si deve intervenire solo una volta anziché in tutti i record in cui appare quel dato.
Query Una query può essere un’interrogazione al database per avere informazioni di ogni tipo sui dati in esso contenuti. Tutte le query che vengono “scritte” in Access sono, in maniera trasparente, tradotte in linguaggio SQL (Structured Query Language), che consente, a fianco di una semplicità evidente, di gestire tutti i dati ed i problemi relativi alle informazioni volute. La grande facilitazione che viene offerta è nell’uso delle griglie QBE (Query By Example) per costruire le proprie interrogazioni. Le query infatti possono essere “scritte” tramite un esempio visivo, sarà compito poi del programma stesso la traduzione di queste nel linguaggio vero e proprio. A differenza di un semplice schedario dove si può esaminare un record alla volta, Access è in grado di rispondere ad una query trovando tutti i record che soddisfano certe condizioni, chiamate criteri. I criteri sono semplici restrizioni alle informazioni utilizzate da Access per la ricerca. I criteri possono includere più campi e più tabelle. Le query possono servire per le seguenti operazioni: · Mostrare i record che soddisfano certe condizioni · Visualizzare i record selezionati in una tabella, ordinati in un certo modo · Aggiornare campi specifici nei record selezionati con nuove informazioni · Visualizzare contemporaneamente i record selezionati in più tabelle · Aggiungere informazioni da una tabella all’altra · Rimuovere i dati o i record selezionati da una tabella Un altro strumento che Access mette a disposizione è il filtro. Esso, come dice la parola stessa, è in grado di filtrare il contenuto delle tabelle e visualizzare solo le informazioni desiderate. La differenza rilevante tra una query ed un filtro è che le query possono essere salvate e rilanciate in qualsiasi momento. I filtri, invece, sono effimeri: quando si chiude la tabella, qualsiasi filtro si abbia definito svanisce nel nulla. 106
Il risultato delle query si definisce dynaset perché non sono altro che sottoinsiemi (subsets) dinamici (dynamic) di una tabella. Per “dinamici” si intende che, qualsiasi cambiamento si apporti alla tabella originale, ACCESS lo riporterà automaticamente nel risultato della query e viceversa. Sono disponibili diversi tipi di query, ognuno dei quali produce risultati differenti. I più utilizzati sono: Query di selezione: questo tipo di query permette di specificare vari criteri che Access usa per la selezione dei record. Tutti i record selezionati vengono quindi visualizzati nel foglio dati della query. Query a campi incrociati: questo tipo di query viene spesso usata per rappresentare graficamente i dati di una o più tabelle. Una query a campi incrociati serve per visualizzare tendenze e generare prospetti riassuntivi su gruppi di record. È disponibile un’autocomposizione che semplifica la creazione di questo tipo di query. Query di azione: questo tipo di query viene usato per aggiungere o modificare informazioni in un gruppo di record in una tabella nuova o già esistente. Appartengono a questo tipo le query di aggiornamento, le query di eliminazione e le query di creazione tabella. Una volta creata ed eseguita una query, si può usare il foglio dati risultante in una maschera o in un report. Si può costruire una query che usa i dati di alcune tabelle. Basando un report su una query ci si assicura che il report contenga sempre le informazioni aggiornate. Una volta impostata una query, è possibile provarla e modificarla in un secondo tempo (nel caso non produca i risultati attesi).
Maschere Una delle tecniche possibili per l’inserimento dei dati all’interno delle tabelle consiste nell’uso dei fogli dati. Le tecniche per l’uso dei fogli dati possono essere utili, ma il foglio dati non è il modo più efficace per inserire informazioni in una tabella. Si può risparmiare almeno in parte tempo del lavoro di inserimento dati usano le maschere. Una maschera di Access permette di visualizzare le informazioni in modi differenti. È possibile visualizzare e modificare gruppi di record, o visualizzare tutti i campi di un singolo record all’interno di una maschera. Una maschera è una rappresentazione a video di un modulo su carta. Si può progettare una maschera per presentare ciascun record nel formato desiderato. Se si vogliono visualizzare 107
più record alla volta, si può tornare facilmente alla modalità tabella, o fogli dati, con un semplice clic del mouse. Formalmente una maschera è l’interfaccia grafica su video tramite la quale si possono rappresentare, inserire ed aggiornare i dati.
Report Formalmente un Report è un’interfaccia grafica su stampante tramite la quale rappresentare un set di informazioni. Sebbene sia possibile stampare copie di tabelle, maschere e dei risultati di una query, si ottiene un controllo molto superiore sul formato delle informazioni stampando dei report. Per molti aspetti, la realizzazione di un report è simile all’impostazione di una maschera: è possibile scegliere in che modo raggruppare i record, selezionare i campi da includere e determinare la posizione dei campi nel report. La maggior parte delle tecniche valide per creare una maschera valgono anche per la definizione di un report. Si può inoltre creare un report che visualizzi i subtotali relativi a gruppi selezionati di record, oppure per ogni pagina, e quindi includere un totale finale per l’intero report. Quando si realizza un report, risulta semplice fornire informazioni riassuntive, come totali, subtotali e percentuali, per gruppi di record, o per il report completo. Spesso si crea una query e quindi si basa il report sulle informazioni presentate dalla query.
Macro Servono per collegare il tutto. Senza macro o procedure evento (cioè il codice vero e proprio) non è possibile creare un programma chiuso nel vero senso della parola. Infatti senza macro o codice ogni maschera o report andrebbero gestite manualmente e si perderebbero le potenzialità acquisite dall’ambiente di sviluppo. Quindi, formalmente, possiamo dire che una macro è un elenco denominato di istruzioni create per Microsoft Access. Ciascuna istruzione viene chiamata azione. Durante l’esecuzione delle macro, le azioni vengono portate a termine in base all’ordine in cui sono visualizzate, utilizzando gli oggetti o i dati specificati per gli argomenti dell’azione. Le macro possono essere utilizzate per automatizzare delle operazioni ripetitive e per estendere la capacità del database.
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Descrizione del database utilizzato per il Censimento del Verde del Comune di Porto Torres Anche il database di Access utilizzato per il censimento contiene diversi tipi di oggetti, come tabelle, maschere, query e report.
Tabelle Le tabelle che costituiscono il nostro database rappresentano tutte le voci analizzate e inserite nel censimento: esse rappresentano le varie liste di dati predefiniti, cosĂŹ come accennato nel paragrafo 4.3.2., attraverso la quale lâ&#x20AC;&#x2122;inventario risulta essere standardizzato nel rilievo e omogeneizzato nelle informazioni raccolte, rendono i dati meno soggettivi e riducendo considerevolmente i tempi di compilazione. Per il software utilizzato sono state create 49 tabelle, compresa quella che sintetizza tutto il censimento in maniera generale; per cui sono stati creati 48 archivi con i relativi dati eligibili in maniera rapida e oggettiva. La figura seguente rappresenta lâ&#x20AC;&#x2122;elenco delle tabelle create ad hoc.
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Figura 4: elenco delle tabelle create per la gestione del verde a Porto Torres.
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Esecuzione della VTA Il lavoro di censimento del verde svolto a Porto Torres è classificabile nella prima fase della metodologia VTA, cioè nella fase di controllo visuale dei difetti e della vitalità (paragrafo 3.5.2.4.) dell’esemplare: infatti non sono state svolte analisi approfondite con strumentazioni particolari e non è stata valutata la forza residua dell’albero alla rottura. Ci si è solo limitati ad una attenta analisi visuale per richiamare l’attenzione dei gestori su quegl’individui che presentavano maggiori anomalie. Per questo motivo, tutte le voci create nel database non sono state prese in considerazione: sono state valutate solo le voci principali, mentre quelle più specifiche
sono state
rimandate ad una analisi futura molto più approfondita e con l’eventuale utilizzo di strumentazione. Le voci analizzate con i relativi valori da inserire nel database, tralasciando la voce Unità Gestionale già descritta nel paragrafo 4.3.1., sono qui sintetizzate:
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Specie Arborea Corbezzolo (Arbutus unedo)
Acacia Australia (Acacia dealbata pendula) Acacia di Costantinopoli (Albizia julibrissin) Agave Alaterno Albero dei rosari (Melia azedarach) Albero di Giuda-siliquastro (Cercis siliquastrum) Alloro (Laurus nobilis) Aloe (Aloe succotrina) Assenzio selvatico (Artemisia arborescens) Bagolaro (Celtis australis) Carrubo (Ceratonia siliqua) Cedro del Libano (Cedrus libani) Cedro dell'Atlante (Cedrus atlantica) Cipresso (Cupressus semprevirens var. pir.) Ippocastano Jacaranda Lagestroemia indica Leccio (Quercus ilex) Lentischio Magnolia (Magnolia grandiflora) Melo giapponese da fiore (Malus floribunda) Melograno (Punica granatum) Mirabolano (Prunus cerasifera) Oleandro (Nerium oleander) Olivagno-Elagno (Elagnus) Olivastro Olivo (Olea europea) Olmo Olmo siberiano (Ulmus pumila) Palma californiana (Washingtonia filifera) Palma delle Canarie (Phoenix canariensis) Palma nana (Chamaerops humilis)
Da controllare Erba della Pampa (Cortaderia selloana) Eucalipto Falso Pepe(Schinus Molle) Fico (Ficus carica) Ficus (Ficus retusa) Ficus benjamin Gelso bianco (Morus alba) Ginepro (Juniperus sinensis) Ginestra odorosa (Spartium junceum) Ginkgo (Ginkgo biloba) Glicine (Wisteria sinensis) Ibisco (Hibiscus rosa-sinensis) Pino d'aleppo (Pinus halepensis) Pino domestico (Pinus pinea) Pioppo nero (Populs nigra) Pitosporo (Pitosporum tobira) Platano (Platanus acerifolia) Platano americano Prunus pissardi Robinia (Robinia pseudoacacia) Rosa (Rosa comune-botanica) Rosmarino (Rosmarinus officinalis) Roverella Sophora japonica Sughera (Quercus suber) Tamericio (Tamarix africana) Tamericio comune (Tamarix gallica) Tiglio (Tilia sp.) Uva turca (Phyttolacca americana) Yucca (Yucca gloriosa)
Tabella 15: elenco delle specie censite a Porto Torres.
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All’elenco già impostato del sistema, sono state aggiunte quelle specie non presenti ma riscontrate nel censimento attraverso l’apertura della tabella specifica, che dà la possibilità di modificare il numero delle specie da catalogare.
VALORE ORNAMENTALE nessuno modesto discreto rilevante molto rilevante albero monumentale nuovo impianto scadente
DIMORA Aiuola Terreno Inerbito Terreno Nudo Pavimentato
TERRENO Permeabile Semipermeabile Impermeabile Costipato
VIGORE VEGETATIVO buono discreto mediocre morto in piedi scadente
113
STABILITA' degenerativa instabile potenziale pericolo stabile
CRITICITA' BIOMECCANICA branche primarie castello colletto colletto e castello colletto e fusto colletto, fusto e castello fusto fusto con inclinazione < 45째 fusto con inclinazione > 45째 fusto e castello Irrilevante Radici radici e castello radici e colletto radici e fusto radici, colletto, fusto e castello
CLASSE F R C A B C C-D D
114
TIPO DI ANALISI visiva speditiva V-T-A V-T-A più strumentale a terra V-T-A più strumentale in quota V-T-A più strumentale terra e quota
INTERVENTI abbattimento ancoraggio nessuno potatura sostituzione
POTATURE PREGRESSE capitozzatura diradamento leggero diradamento pesante drastica riduzione della chioma formazione innalzamento della chioma rimonda del secco ristrutturazione spalcatura su branche di 1° su branche di 2° su branche di 3° su branche di 4°
PRIORITA' consigliato non urgente urgente
115
CABLAGGI barnche e fusto branche primarie fusto togliere cablaggio
TAGLIO eliminare branche 3° e 4° ordine eliminazione primo palco inferiore foglie secche palma riduzione alla branca 1 ordine riduzione alla branca 2 ordine riduzione alla branca 3 ordine riduzione alla branca 4 ordine riduzione rami < 10 cm rimozione tacchi Tabella 16: elenco dei principali valori analizzati
Query Nel database per il Censimento del Verde di Porto Torres non è stata costruita nessuna query, come testimonia la figura 5. Invece è stato utilizzato spesso il comando “filtro”, che, visualizzando solo le informazioni desiderate, ha facilitato non poco l’inserimento dei dati nel database, soprattutto per quelle Unità Gestionali composte da alberature coetanee, in cui gli esemplari presentavano spesso le medesime caratteristiche. Un esempio di tale comando è rappresentato dall’introduzione dei dati solo per una Unità Gestionale, bloccando quindi l’aperture delle maschere solo per il dato interrogato; oppure quando si è compilato il parametro “Monitoraggio”, che è strettamente legato alla voce “Classe FRC”, bloccando quindi le maschere o il foglio dati sulla classe FRC che interessava. Quest’ultimo esempio è riscontrabile nella figura seguente:
116
Figura 5: query del database.
Figura 6: utilizzo del comando “filtro” , usato per facilitare l’inserimento dei dati.
Una volta visualizzato il database in modalità “Foglio dati” anziché in modalità “Maschera”, è stata filtrata la classe desiderata, in questo caso la Classe FRC C-D: come è evidente, la dicitura in basso a sinistra “Record” testimonia che sono stati selezionati i 42 esemplari appartenenti a tale classe, per cui il successivo inserimento di dati, cioè il monitoraggio in funzione della Classe FRC, è stato molto più tempestivo e preciso. Dopo aver finito la compilazione, è bastato rimuovere il filtro per tornare alla situazione iniziale, cioè alla visualizzazione del database completo.
117
Maschere L’inserimento dei dati può essere eseguito visualizzando il database in modalità “Foglio dati” o in modalità “Maschera”: con quest’ultima la compilazione è più immediata e più precisa, perché dispone di tutti quei vantaggi che caratterizzano il programma. Nel database del Censimento del Verde di Porto Torres sono state create 12 maschere, che hanno la seguente strutturazione:
AIRI ARBOREO DATABASE ARBOREO DATABASE CENSIMENTO
STABILITA’ ALBERI POSIZIONE E CONFLITTI CARATTERISTICH E STRUTTURALI APPARATO RADICALE COLLETTO
FUSTO
CASTELLO
CHIOMA
INTERVENTI PRESCRITTI Grafico 4: struttura del database.
118
La prima maschera che appare sul video, quando si apre il programma, è quella con la denominazione “Airi Arboreo Database”: questa presenta 5 tasti, uno per entrare nella maschera successiva, e 4 per i Report, che verranno descritti in seguito.
Figura 7: maschera “Airi Arboreo Database”.
Da questo livello si entra nella maschera successiva, chiamata “Arboreo Database”, che presenta, come descritto nel grafico strutturale del programma, due tasti, uno per accedere alla maschera “Censimento”, per l’inserimento dei dati generali anche attraverso l’ausilio delle tabelle predefinite, ed uno per accedere alla maschera “Stabilità”; a quest’ultima ci si può accedere anche direttamente dalla maschera “Censimento”.
Figura 8: maschera “Arboreo Database”.
119
Figura 9: maschera “Censimento”.
La maschera “Stabilità” contiene informazioni quali la Classe FRC dell’esemplare, il vigore vegetativo, la stabilità e le criticità biomeccaniche; da questo livello si passa ai livelli successivi che descrivono più nel dettaglio i vari parametri misurati: la maschera “Posizione e conflitti” indica il tipo di impianto, la posizione sociale, cioè se dominante o sottomesso, e l’eventuale danno e il suo grado dovuto a conflitti con altri esemplari o manufatti, quali marciapiedi, scavi, linee aeree etc. Anche in questo caso, i dati rilevati sono inseriti attraverso l’utilizzo di tabelle già impostate.
Figura 10: maschera “Stabilità”.
120
Figura 11: maschera “Posizione e conflitti”.
Nella maschera “Caratteri Strutturali” si analizzano nel dettaglio, per evidenziarne le anomalie, tutte le strutture di un albero, quali l’apparato radicale, il colletto, la chioma, il fusto e il castello.
Figura 12: maschera “Caratteri Strutturali”.
Sempre attraverso le tabelle predefinite, si valutano vari parametri misurati, quali il grado di seccume e la simmetria della chioma, le ferite sulle radici e sul fusto, le carie nel castello e nel fusto, etc.
121
Figura 13: maschere “Apparato radicale” e “Fusto”.
Figura 14: maschere “Colletto”, “Castello” e “Chioma”.
122
Infine, l’ultima maschera che costituisce il database è chiamata “Interventi prescritti”, e si accede direttamente dalla maschera “Stabilità”: i dati inseriti riguardano il tipo di intervento da eseguire per metter in sicurezza l’albero, il tipo di taglio, la priorità d’intervento e qualsiasi altro provvedimento specifico non inserito nelle tabelle del database.
Figura 15: maschera “Interventi prescritti”.
Report Attraverso i report si possono stampare dei fogli che sintetizzano delle informazioni importanti. Nel nostro caso, si accede ai Report attraverso la maschera “Airi Arboreo Database”, e riguardano il “riepilogo interventi”, “scheda VTA”, che permette la descrizione dell’albero in maniera dettagliata, “scheda albero” (fig. 2), meno dettagliata e realmente usata nel rilievo in campo, e “riepilogo per unità gestionale”, che permette di raccogliere tutti i dati generali per unità inventariata.
123
Figura 16: report â&#x20AC;&#x153;Riepilogo interventiâ&#x20AC;?.
124
Figura 17: report “Scheda VTA”.
125
Figura 18: report “Riepilogo per unità gestionale”.
4.3.5. Localizzazione di ogni unità gestionale e individuo su cartografia digitale Per un sistema complesso qual è il verde urbano è necessario avere a disposizione un sofisticato sistema di analisi, che metta in relazione gli elementi vegetali con l’ambiente in cui essi si trovano, e permetta di classificare, secondo criteri logici ed oggettivi, la realtà rilevata. Il sistema di analisi forse più importante negli ultimi anni è il sistema GIS (Geographical Information System): è un sistema di mappatura computerizzato, che accetta, organizza, analizza e visualizza dati referenziati ad un sistema di coordinate geografiche o spaziali. Si possono immagazzinare dati, compiere indagini statistiche e, sovrapponendo più layers, cioè
i diversi piani di lavoro utilizzati, si possono realizzare output cartografici
informativi e previsioni delle situazioni future basate sulle azioni presenti. Attualmente i GIS sono usati in molti ambiti applicativi: mentre nei primi tempi di sviluppo di questa tecnologia l’uso era riservato a grosse aziende di gestione del territorio, l’avanzamento delle tecnologie ha fatto sì che essi divenissero disponibili a più utenti, inclusi quelli con meno possibilità finanziarie e di personale. Ogni localizzazione si lega con i propri attributi alle coordinate dell’oggetto. Esistono quindi due tipi di dati che possono essere immessi: dati spaziali (o di localizzazione) non spaziali (o attributi). I dati spaziali si riferiscono alla localizzazione geografica di un 126
punto sulla mappa (il GIS può riferire quest’ultimo a diversi sistemi di coordinate cartesiane). I dati non spaziali si riferiscono alle caratteristiche di un particolare punto o oggetto. Ad esempio la longitudine e la latitudine della posizione di un albero sono coordinate spaziali, mentre la specie, le dimensioni e il vigore sono attributi non spaziali della pianta. La convenienza nell’uso di un GIS rispetto ad altri strumenti sta nella peculiarità di legare vari layer di informazione a delle coordinate specifiche sulla mappa di base. Ogni caratteristica è immagazzinata in un layer separato, legato alle coordinate geografiche e agli altri layers attraverso un unico identificatore. Combinando i diversi layer tra loro nelle combinazioni volute dall’utente, si possono creare mappe che illustrano specifici output cartografici a seconda delle caratteristiche che si vogliono evidenziare e delle domande a cui si vuole rispondere. In selvicoltura urbana i GIS sono stati usati per posizionare gli alberi stradali e dei parchi, e per legare a tali posizioni i loro attributi per creare degli inventari in relazione anche alle infrastrutture urbane. Ogni caratteristica territoriale (come ad esempio linee di pubblica utilità, lottizzazioni, edifici, ecc.) può essere sovrapposta sulla mappa di base della città sulla quale si compie il rilievo, potendo eseguire così il confronto tra diversi tipi di informazione, per ricavare ogni tipo di conclusione possibile. In un GIS i dati possono essere immagazzinati in diverse forme: linee, poligoni o punti. Le linee possono rappresentare le linee di pubblica utilità, fiumi, strade, etc.; gli edifici, i confini di proprietà etc. possono essere rappresentati da poligoni; la localizzazioni di alberi può essere realizzata attraverso l’uso dei punti. I dati possono essere rappresentati come componenti spaziali del GIS in due modi: in raster (o griglia di celle) o in modo vettoriale. Nel modello raster lo spazio è ulteriormente diviso in celle quadrate: la localizzazione degli oggetti è riferita alla riga e alla colonna dove essi si trovano, e contengono un valore numerico rappresentante il tipo o il valore dell’attributo che è stato mappato. Nel modello vettoriale invece gli oggetti sono rappresentati da punti e linee i quali definiscono i loro limiti, come se fossero disegnati in una mappa. Entrambi i modelli possono essere utilizzati in selvicoltura urbana, anche se il modello vettoriale è maggiormente diffuso, considerato il fatto che occorre una localizzazione per punti degli individui arborei. Inoltre il modello vettoriale permette non solo di analizzare i dati ma anche di generare mappe, che possono venire stampate ed utilizzate in campo, vantaggio questo non trascurabile.
127
I vantaggi che si possono ricavare dall’utilizzo di un sistema GIS per la gestione del verde urbano sono indubbiamente notevoli: si possono infatti comprendere meglio i fattori agenti, nonché decidere gli interventi e piani di gestione con maggiore efficienza, riducendo il costo delle operazioni e i tempi di esecuzione al minimo. Tutto ciò è derivato dalla capacità di tale sistema di manipolare, analizzare e restituire i dati in maniere rapida e vantaggiosa. Il GIS utilizzato per il censimento del Verde Urbano di Porto Torres è ArcGIS 9.2: esso è composto da tre parti fondamentali, quali ArcGIS Desktop, che è un insieme integrato di applicazioni GIS (ArcView, ArcEditor, ArcInfo), ArcSDETM, usato per la gestione di dati geografici all’interno di database relazionali (DBMS), ArcIMSTM, per la distribuzione di dati e servizi su Internet. ArcView fornisce strumenti completi per la produzione cartografica e l’analisi dei dati, oltre a strumenti per l’editing e l’elaborazione di dati geografici. ArcEditor include tutte le funzionalità di ArcView, aggiungendo capacità avanzate di editing di sistemi di dati, quali le coperture e i geodatabase. ArcInfo include tutte le funzionalità di ArcView e ArcEditor, aggiungendo un’avanzata elaborazione di dati geografici. ArcGIS Desktop comprende un insieme di applicazioni integrate: ArcMap, ArcCatalog e ArcToolbox. Utilizzando tutte e tre queste applicazioni è possibile svolgere qualsiasi operazione GIS, dalla più semplice alla più avanzata, inclusi la produzione cartografica, la gestione di dati, l’analisi geografica, l’editing di dati e l’elaborazione di dati geografici. ArcMap è l’applicazione centrale di ArcGIS Desktop. È l’applicazione GIS utilizzata per tutte le operazioni cartografiche, dalla produzione fino all’analisi e all’editing. ArcMap consente di gestire mappe dotate di un layout di pagina contenente una finestra grafica, con una serie di livelli, legende, scale chilometriche, simbologia per l’orientamento e altri elementi. ArcMap offre diversi modi per visualizzare una mappa, in particolare una modalità “Dati geografici” e una modalità di “Layout”, sulle quali è possibile svolgere diversi tipi di operazioni GIS avanzate. L’applicativo ArcCatalog facilita l’organizzazione e la gestione di tutti i dati GIS. Dispone degli strumenti necessari per la navigazione e la ricerca di informazioni geografiche, la registrazione e la visualizzazione di metadati, la visualizzazione rapida di qualsiasi set di dati e la definizione della struttura dei vari livelli di dati geografici. Consente inoltre la creazione di nuovi file geografici, disponibili per l’editing in ArcMap. L’applicazione ArcToolbox è dotata di numerosi strumenti GIS utilizzati per l’elaborazione di dati geografici. ArcToolbox é disponibile in due versioni: una completa, 128
fornita con ArcInfo, e una semplificata, fornita con i software ArcView e ArcEditor (Semenzato 2007). Una volta riferita l’intera mappa di base CTR ad un sistema reale di coordinate quali quello Gauss-Boaga Fuso Ovest, sono state localizzate sulla carta digitale tutte le Unità Gestionali e tutti gli alberi in esse contenuti, uno per uno. Attraverso il comando “Editor”, le Unità Gestionali sono state circoscritte, sotto forma di linee, utilizzando anche l’aiuto delle linee degli edifici, delle strade e dei marciapiedi presenti nella mappa, evidenziando quindi una zona ben precisa sulla carta di base. All’interno di ciascuna Unità Gestionale sono stati poi inseriti, sottoforma di punti, gli alberi censiti: ad ogni punto corrisponde un individuo arboreo, per cui ad ogni punto è stato associato oltre al numero identificativo ID riportato nella targhetta inserita fisicamente nell’esemplare, il nome comune dell’albero. Questa attribuzione di dati è essenziale per la seguente associazione dei dati geografici con quelli tabulati nel sistema informativo, cioè del database. Tale procedura è stata ripetuta per tutti i 2000 individui censiti, giungendo così al posizionamento dell’intero popolamento arboreo di Porto Torres.
Figura 19: barra degli strumenti per l’”Editing”.
4.3.6. Join: unione data-base con la cartografia digitale Il comando “Join” permette di associare gli elementi di un layer con dei dati in forma tabellare, attraverso la definizione di un campo comune. Tale campo deve presentare però lo stesso tipo di dati: ad esempio si potranno legare dati tabellari a dati vettoriali attraverso due campi che contengono entrambi numeri o entrambi testo, ma non potranno essere legati campi contenenti testo con campi contenenti numeri, anche se la digitazione in essi fosse la stessa. Le colonne legate in questo modo alla tabella degli attributi del layer in esame non potranno essere modificate direttamente in essa, ma dovranno all’occorrenza essere rimaneggiate nella tabella originale. Le modifiche saranno poi apportate anche nella tabella degli attributi di ArcMap, permettendo l’aggiornamento continuo del sistema. Il comando “Join” è stato utilizzato per associare i dati immessi nel Sistema Informativo costruito con Access con i dati vettoriali del layer “Alberi”, realizzando così un Sistema Informativo Geografico (GIS). La mappa urbana potrà così fornire i necessari riferimenti 129
fisici in cui localizzare gli elementi vegetali, mentre le schede inventariali archiviate legheranno a questi il corredo informatico necessario, associandovi una serie di attributi. Il campo comune che ha consentito l’unione delle informazioni spaziali con quelle del database in Access è il numero identificativo ID, cioè quel numero che individua l’esemplare censito nella realtà e riconoscibile dalla targhetta rispettiva con il punto individuato sulla mappa digitalizzata. Per evitare errori, ci si è aiutati anche con il nome della specie inserito durante l’”Editing” del punto, che ovviamente doveva corrispondere con quello censito sulle schede cartacee e riportato nel database.
130
5. RISULTATI Analizzando i dati ottenuti con il censimento e inseriti negli strumenti informatici è possibile ottenere un quadro abbastanza dettagliato riguardo la struttura della componente arborea presente a Porto Torres. In totale sono stati censiti 2.000 esemplari appartenenti a 44 specie, 31 delle quali di origine alloctona (70%) e 13 di origine autoctona (30%), per un totale di 1.303 individui (66%) del primo gruppo e 673 (34%) del secondo;
il 91%, cioè 40 specie, sono
angiosperme, rappresentate da 1.651 individui, cioè l’84%, mentre il restante 9%, cioè 4 specie (cipresso, gingko biloba, pino d’Aleppo e pino domestico), sono gimnosperme, rappresentate dal 16% degli individui, cioè 325 alberi; 1.403 alberi (71%) appartenenti a 25 specie (57%) sono sempreverdi, invece 573 individui (29%) appartengono alle 19 specie caducifoglie, rappresentando il 43% sul totale.
% SPECIE ALLOCTONE-AUTOCTONE
30%
alloctone autoctone 70%
% INDIVIDUI ALLOCTONI-AUTOCTONI
34% alloctone autoctone 66%
Grafico 5: composizione alloctone_autoctone.
131
% SPECIE ANGIOSPERME-GIMNOSPERME
9%
angiosperme gimnosperme
91%
% INDIVIDUI ANGIOSPERME-GIMNOSPERME
16%
angiosperme gimnosperme
84%
Grafico 6: composizione angiosperme-gimnosperme.
% SPECIE SEMPREVERDI-DECIDUE
43% sempreverde decidue 57%
% INDIVIDUI SEMPREVERDI-DECIDUI
29%
sempreverde decidue 71%
Grafico 7: composizione sempreverdi-decidue.
132
Le specie con più individui sono il tamerisco, con 326 esemplari che costituiscono il 16% sul totale, presente in numero cospicuo nelle unità gestionali UG_5 (P.co Costiero Basso) con 35 esemplari, UG_42 (Via Mare / L.go m. Balai) con 104 esemplari, UG_51(SP 81) con 57 esemplari, UG_57(Via della Cultura) con 43 esemplari; seguono con rispettivamente il 13% e il 12% la palma delle Canarie e il leccio grazie a circa 250 esemplari ciascuno, diffusi in molte unità gestionali quali UG_36 (Viale delle Vigne) e UG_35 (Via Sassari / SS 131); per numero di individui si attesta al quarto posto il gelso bianco che costituisce il 10% del totale con 201 alberi, mentre il 7% è rappresentato dal bagolaro (137 alberi) e dal pino d’Aleppo (138 alberi); il pino domestico con i sui 128 esemplari rappresenta l’6% della popolazione arborea, mentre il tamerisco comune ne rappresenta il 5% con 92 esemplari. Le specie restanti non hanno pressoché significato per la loro rilevanza numerica, in quanto costituiscono solo il 24% degli individui distribuiti in 35 specie.
% SPECIE PIU' NUMEROSE
7%
24%
10% 12%
5% 13%
16% 6%
7%
Bagolaro Gelso bianco Leccio Palma delle Can. Pino d'Aleppo Pino domestico Tamerisco Tamerisco com. altro
Grafico 8: percentuali delle specie più numerose.
133
L’elenco delle specie censite con il rispettivo numero di individui è sintetizzato dalla tabella seguente: SPECIE
NUM
SPECIE
NUM
Tamerisco
326
Acacia di Costantinopoli
5
Palma delle Canarie Leccio Gelso bianco Pino d’Aleppo Bagolaro
251 249 201 138 137
Carrubo Mirabolano Olivastro Roverella Da controllare
5 5 5 5 5
Pino domestico Tamerisco comune Cipresso Olivo Palma californiana Olmo
128 92 55 49 43 41
Ginkgo Magnolia Alloro Eucalipto ippocastano Lagestroemia
4 4 3 3 3 3
Robinia Albero di Giuda-siliquastro Uva turca Pioppo nero da impiantare Alaterno Albero dei rosari Fico
41 39 37 23 19 15 13 11
Lentischio Sofora Melo giapponese da fiore Platano americano Sughera Acacia Australia Bengiamino Falso Pepe
3 3 2 2 2 1 1 1
Tiglio Ficus
10 8
Jacaranda Olmo siberiano
1 1
Susino di Pissard
6
Platano
1
Tabella 17: elenco delle specie censite con il loro relativo numero di esemplari.
134
Mappa 4: specie pi첫 numerose.
135
Tra le 44 specie catalogate quelle che hanno un’altezza media maggiore sono i pini, sia d’Aleppo che domestico, con valori rispettivamente di 6,12 m e 7,23 m, e i pioppi, gli olmi e i ficus, con valori di 7,60 m, 6,74 m e 8,83 m. L’altezza media totale è di 4,85 m; di seguito, la tabella descrive le altezze medie per specie:
SPECIE Tamerisco Palma delle Canarie Leccio Gelso bianco Pino d’Aleppo Bagolaro Pino domestico Tamerisco comune Cipresso Olivo Palma californiana Olmo Robinia Albero di Giuda-siliquastro Uva turca Pioppo nero da impiantare Alaterno Albero dei rosari Fico Tiglio Ficus
h MEDIA 3,61 4,4 4,1 3,35 6,12 5,51 7,23 2,91 5,67 3,18 5,97 6,74 4,65 4,56 5 7,6
h MEDIA 4,8 3,8 4,2 4,5 3,6
3,9 5,46 3,81 6,3 8,87
SPECIE Acacia di Costantinopoli Carrubo Mirabolano Olivastro Roverella Da controllare Ginkgo Magnolia Alloro Eucalipto ippocastano Lagestroemia Lentischio Sofora Melo giapponese da fiore Platano americano Sughera Acacia Australia Bengiamino Falso Pepe Jacaranda Olmo siberiano
Susino di Pissard
4
Platano
4
2,5 3,5 4 8 3,75 0,66 3 5 3 8 5,5 4 4 6 5 10
Tabella 18: elenco delle specie censite con la loro relativa altezza media.
136
h MEDIA 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0
Susino di
Tiglio
Albero dei
da
Uva turca
Robinia
Palma
Cipresso
Pino
Pino
Leccio
Tamericio
h MEDIA
h MEDIA 12 10 8 6
h MEDIA
4
Platano
Jacaranda
Bengiamino
Sughera
Melo
Lentischio
ippocastano
Alloro
Ginkgo
Acacia di
Mirabolano
0
Roverella
2
Grafico 9: specie e loro altezza media
ALTEZZE MAGGIORI 6 5 4 3 2 1 0
Altezza m 9 10 11 Pino domestico
Pioppo nero
Pino domestico
Pioppo nero
UG_13 (P.zza Marconi)
UG_15 (P.zza Villaggio
UG_31 (Sc.Ele. Borgona)
UG_34 (Sc.Med. Da Vinci)
Pino d'Aleppo UG_35 (Via Sassari / SS 131)
Pino d'Aleppo
Palma delle Canarie
UG_6 (Villaggio Oleandro)
UG_9 (P.zza Umberto)
I
ALTEZZE MAGGIORI 8 7 6 5 4 3 2 1 0
9 10 11
Ficus
Gelso bianco
Leccio
Olmo
Pino Palma Calif. d'Aleppo
Pino dom.
Pioppo nero
Platano americ.
UG_1 (P.co S.Gavino)
Grafico 10: alberi di altezza maggiore
137
Tralasciando l’unità gestionale UG_1 (P.co S. Gavino), gli esemplari che hanno fatto registrare l’altezza maggiore sono tre pioppi di 11 m nell’UG_34 (Sc. Med. Da Vinci); un pioppo nell’UG_15 (P.zza Villaggio Verde), tre pini domestici nell’UG_31 (Sc. Ele. Borgogna), un pino d’Aleppo nell’UG_6 (Villaggio Oleandro) e una palma delle Canarie nell’UG_9 (P.zza Umberto) hanno un’altezza di 10 m, mentre sono di 9 m di altezza 5 pini d’Aleppo nell’UG_35 (Via Sassari/SS 131) e uno nell’UG_6 (Villaggio Oleandro) e un pino domestico nell’UG_13 (P.zza Marconi).
Nell’UG_1 (P.co S: Gavino) sono presenti esemplari di 11 m come due pini d’Aleppo e una palma californiana, esemplari di 10 m come 4 olmi, 3 pini d’Aleppo e 2 pioppi, ed esemplari di 9 m 7 ficus, un gelso, due lecci, due pini d’Aleppo, due pioppi, un pino domestico e un platano americano. La classe di altezza che predomina nella specie più numerosa a Porto Torres, cioè il tamerisco, è quella di 3 m con il 28%, seguito da quella di 4 m con il 21%, 5 m con il 18% e 2 m con il 10%; il 45% delle palme delle Canarie sono alte 5 m, il 21% sono alte 4 m e il 18% sono alte 3 m; il 70% dei lecci sono alti 4 m, mentre circa il 20% hanno un’altezza di 5 m e 3 m, che costituisce anche la classe di altezza a cui appartengono più della metà dei gelsi censiti; circa la metà dei pini d’Aleppo sono alti 6 e 7 m, mentre il 17% è alto 5 m e il 13% è alto 8 m.
138
Mappa 5: alberi di altezza maggiore.
139
Nei grafici seguenti sono evidenziate le percentuali degli individui maggiormente numerosi per classi di altezza:
Tamerisco 3 %
8%
12% 10%
18%
Altezza m 1 2 3 4 5 6 7
28% 21%
Palma delle Canarie 1%
2 %
9%
4 %
18%
45%
21%
Altezza m 1 2 3 4 5 6 7 8 10
Leccio 9 %
4 %
2%
1%
2%
12 % Altezza m 0 2 3 4 5 6 7 8 9
70%
140
Gelso bianco 2 %
3%
0% 0 %
12%
27%
Altezza m 0 2 3 4 5 6 9
56%
Pino d'Aleppo 3%
6%
1%
3%
1%
4% 9%
Altezza m 0 2
13 %
3 4 5 17%
6 7 8 9 10 11
20% 23%
Bagolaro 8 %
1 %
1%
1 %
10%
Altezza m
30%
2 3 4 5 6 7 8
49%
Grafico 11: percentuale delle classi di altezze per le specie pi첫 numerose.
141
Tra le 44 specie catalogate quelle che hanno il diametro medio maggiore sono l’olmo siberiano e la palma delle Canarie, con valori rispettivamente di 78 cm e 73,1 cm, il pino domestico e l’eucalipto con valori di 42,1 cm e l’uva turca con 41,3 cm. Il diametro medio totale è di 27,2 cm; di seguito, la tabella descrive i diametri medi per specie: SPECIE Tamericio Palma delle Canarie Leccio Gelso bianco Pino d'aleppo Bagolaro Pino domestico Tamericio comune Cipresso Olivo Palma californiana Olmo Robinia Albero di Giuda-siliquastro Uva turca Pioppo nero da impiantare Alaterno Albero dei rosari Fico Tiglio Ficus Susino di Pissard
Diam. MEDIA 12,8 73,1 12,1 11,7 36,9 14,1 42,1 10,9 24,3 14,4 36,5 24,1 20,7 26,1 41,3 32,3 25,5 30,7 20,2 33,8 28,7 13,1
SPECIE Acacia di Costantinopoli Carrubo Mirabolano Olivastro Roverella Da controllare Ginkgo Magnolia Alloro Eucalipto ippocastano Lagestroemia Lentischio Sofora Melo giapponese da fiore Platano americano Sughera Acacia Australia Bengiamino Falso Pepe Jacaranda Olmo siberiano Platano
h MEDIA 26 11,8 13,9 8,89 12,1 6 8,51 0 42,1 10,6 0,43 8,7 25 7,1 31,5 26,3 23,9 0 36,6 28,6 78 12,1
Tabella 19: elenco delle specie censite con il relativo diametro medio.
142
DIAMETRO MEDIO
Susino di
Ficus
Fico
Tiglio
Albero dei
Alaterno
Pioppo nero
Uva turca
Albero di
Robinia
Olmo
Palma
Olivo
Cipresso
Tamericio
Pino
Bagolaro
Pino
Gelso
Leccio
Palma delle
Serie1
Tamericio
80 70 60 50 40 30 20 10 0
DIAMETRO MEDIO 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0
Platano
Olmo
Jacaranda
Falso Pepe
Bengiamino
Acacia
Sughera
Platano
Melo
Sofora
Lentischio
Lagestroemia
ippocastano
Alloro
Eucalipto
Magnolia
Ginkgo
Roverella
Olivastro
Mirabolano
Carrubo
Acacia di
Serie1
-Grafico 12: specie e loro diametro medio.
L’esemplare che hanno fatto registrare la classe diametrica maggiore è la palma delle Canarie: con valori maggiori di 100 cm, è ubicata nell’UG_2 (P.co Belvedere Balai), nell’UG_40 (Via Tramontana), nell’UG_41 (Via Vespucci) e nell’UG_42 (Via Mare/L.go m. Balai); con classe di diametro maggiore di 90 cm ci sono 62 palme delle Canarie distribuite in 13 unità gestionali.
143
CLASSE DIAMET.>100 cm
1,2
1
0,8 classi diametriche 100
0,6
0,4
0,2
0 Palma delle Canarie UG_2 (P.co Belvedere Balai)
Palma delle Canarie
Palma delle Canarie
UG_40 (Via Tramontana)
UG_41 (Via Vespucci)
Palma delle Canarie UG_42 (Via Mare / L.go m. Balai)
CLASSE DIAMET.>90 cm
UG-53(Staz. Ferroviaria) UG_58(P.zza Walter Frau) UG_42 (Via Mare / L.go m. Balai) UG_41 (Via Vespucci) UG_40 (Via Tramontana) UG_36 (Viale delle Vigne) ID U G
classi diametriche 90
UG_35 (Via Sassari / SS 131) UG_34 (Sc.Med. Da Vinci) UG_30 (Sc.Ele. Pigliaru) UG_20 (Mercato Civico) UG_2 (P.co Belvedere Balai) UG_18 (P.zza Don Milani) UG_1 (P.co S.Gavino) 0
2
4
6
8
10
12
14
16
Grafico 13: UG con classi diametriche 90 cm e > 100 cm.
La classe di diametro che predomina nella specie più numerosa a Porto Torres, cioè il tamerisco, è quella minore di 10 cm con il 54%, seguito da quella maggiore di 10 cm con il 25%, evidenziando la giovane età della popolazione. Il 26% delle palme delle Canarie hanno un diametro maggiore di 80 cm, mentre il 25% e il 23% lo hanno maggiore rispettivamente di 90 cm e 70 cm; il 92% dei lecci ha un diametro compreso tra i 10 cm e i 30 cm, mentre circa il 97% dei gelsi lo ha minore di 20 cm; i pini d’Aleppo, invece, hanno diametri distribuiti abbastanza uniformemente per le classi diametriche che vanno da quella maggiore di 10 cm a quella maggiore di 50 cm, facendo evidenziare la componente disetanea della popolazione.
144
Mappa 6: alberi con il diametro maggiore.
145
Nei grafici seguenti sono evidenziate le percentuali degli individui maggiormente numerosi per classi di diametro:
Tamerisco 25%
classi diametriche 10 20 30 40 <10
54% 11% 9%
1%
Palma delle Canarie 2%
0%
8%
2%
0%
2%
4%
classi diametriche 8%
25%
23%
10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 <10
26%
Leccio
44%
48%
0% 1%
classi diametriche 10 20 30 40 <10
7%
146
Pino d'aleppo 5%
1%
1% 20%
17%
18%
classi diametriche 10 20 30 40 50 60 70 <10
22% 16%
Bagolaro 3%
4%
1%
8%
classi diametriche
24% 60%
10 20 30 40 50 <10
Gelso bianco
38%
classi diametriche 10 20 30 40 50 <10
59%
0%
2%
1% 0%
Grafico 14: percentuali di classi diametriche per le specie pi첫 numerose.
147
Come descritto nel par. 4.3.2., uno dei parametri, valutati in sede di censimento, più importanti è senza dubbio l’appartenenza dell’individuo ad una determinata Classe FRC, che misura il grado di sicurezza dell’albero secondo delle classi graduali in cui l’albero stesso viene inserito, passando da una classe A per soggetti che non presentano anomalie riscontrabili col metodo VTA (Visual Tree Assessment), ad una classe D per soggetti i cui danni morfologici e strutturali evidenziano un grosso pericolo di schianto. La composizione arborea di Porto Torres non presenta particolari anomalie strutturali: il 34% e il 43% degli alberi appartengono alle classi più stabili, la A e la B; il 17% appartiene alla classe C, dove si può notare qualche anomalia strutturale che può aumentare, e quindi merita un controllo costante per evitare degenerazioni; solo il 2% e il 3% appartengono alle classi dove urge un intervento che migliori la stabilità, cioè appartengono alle classi C-D e D.
2 %
3%
17%
1%
34%
43%
CLASSE F R C A B C C-D D (vuoto)
Grafico 15: percentuali degli alberi appartenenti alle diverse classi FRC.
Le specie che hanno più esemplari appartenenti alle classi D e C-D sono soprattutto il leccio (25%), il tamerisco (41%) e il bagolaro; questo dato non deve allarmare più di tanto, data la consistenza numerica di individui di suddette specie. Invece meritano particolare attenzione gli olmi (15%), che hanno 6 esemplari su 41 appartenenti alla classe D, e i susini di Pissard (83%), che addirittura ne hanno 5 esemplari su 6. Un’altra specie da tenere sotto controllo sono i cipressi, che hanno circa 10 alberi ricadenti nelle categorie D e C-D: questa specie è molto presente nelle scuole, quindi bisogna controllarla con parsimonia per evitare schianti sia di rami che di fusti (Grafico 12). L’ippocastano è dopo il susino di Pissard la specie con in percentuale più esemplari in classe D, addirittura 2 su 3 (67%). Al contrario, le specie maggiormente numerose nella classe A sono la palma delle Canarie, il tamerisco e il bagolaro: questo dato deriva sia dal gran numero di esemplari presenti, ma anche dalla giovane età delle piantumazioni, come quella dei bagolari nelle UG_35 (Via Sassari / SS 131) (grafico 13).
148
Mappa 7: Classi FRC
149
Le unità gestionali che presentano più esemplari problematici sono l’UG_1 (P.co S. Gavino) e l’UG_5 (P.co Costiero Basso), a causa della diversa composizione arborea, l’UG_36 (Viale delle Vigne), per via di molti lecci impiantati che non hanno ben attecchito e l’UG_15 (P.zza Villaggio Verde) per via della presenza dei susini di Pissard sopra descritti (grafico 14). Quelle che invece presentano meno problemi sono quelle di nuova piantumazione, e cioè l’UG_35 (Via Sassari/SS 131), UG_49 (Via Sassari), che presentano giovani bagolari in ottimo stato, UG_50 (P.zza Nassiria), UG_51 (SP 81) e UG_20 (Mercato Civico).
150
GRAFICO SPECIE CL. C-D D 20 18 16 14 12
CLASSE F R C C-D D
10 8 6 4 2 0
Bagolaro
Cipresso
Leccio
Olmo
Susino di Pissard
Tamerisco
Grafico 16: specie con più esemplari nelle classi D e C. GRAFICO SPECIE CL. A 160 140 120 100 CLASSE F R C A
80 60 40 20 0
Bagolaro Gelso
Pino domestico delle Olivo Palma Canarie Pino d'Aleppo Tamerisco
Grafico 17: specie con più esemplari nelle classi A. GRAFICO U G CON PIU' CL. D C-D 18 16 14 12 CLASSE F R C C-D D
10 8 6 4 2 0
UG_1 (P.co S.Gavino) UG_15 Verde (P.zza Villaggio UG_42 (Via Mare / L.go UG_5 (P.co Costiero ) UG_36 (Viale delle Vigne) m. Balai) Basso)
Grafico 18: UG con piu’ classi D e C-D. GRAFICO U G CON PIU' CL. A 90 80 70 60 50
CLASSE F R C A
40 30 20 10 0
UG_20 (Mercato Civico)
UG_35 (Via Sassari / SS 131) UG_49 (Via Sassari)
UG_50 (P.zza Nassiria)
UG_51(SP 81)
Grafico 19: UG con più classi A.
151
Mappa 8: UG con pi첫 alberi in classe C-D /D.
152
Mappa 9: UG con pi첫 alberi in classe A.
153
Il numero degli esemplari delle specie più diffuse all’interno delle varie classi FRC e loro percentuale, per tutto il patrimonio arboreo cittadino, sono così distribuiti:
160 140 120 100 80 60 40 20 0 A B C C-D D
Bagolaro
Gelso bianco
Leccio
Palma delle Canarie
Pino d'Aleppo
Tamerisco
84 42 3 1 7
76 104 17 1 3
28 62 140 1 18
152 95 4
45 84 5 4
117 134 52 16 7
Grafico 20: esemplari delle specie più diffuse per classi FRC.
Palma delle Canarie 2 % 38% CLASSE F R C A B C 60%
Tamerisco 5% 16%
2% 36% CLASSE F R C A B C C-D D
41%
154
Bagolaro 2%
5%
1%
CLASSE F R C
31%
A B C C-D D 61 %
Pino d'Aleppo 3 %
4%
33% CLASSE F R C A B C C-D
60%
Gelso bianco 0% 1%
8 %
38% CLASSE F R C A B C C-D D 53%
Leccio 0%
7%
11 %
25%
CLASSE F R C A B C C-D D
57%
Grafico 21: percentuali delle classi FRC per le specie pi첫 diffuse.
155
5.1. I PARCHI A Porto Torres i parchi costituiscono il 9% delle tipologie di verde urbano, come descritto nel par. 4.3.1., per un totale di 445 alberi in poco più di 45000 mq: il più grande parco è l’UG_5 (P.co Costiero Basso), con grandezza superiore a 15000 mq; con più di 11000 mq il Parco di San Gavino (UG_1) è al secondo posto per ampiezza, mentre gli altri due parchi, l’UG_2 (P.co Belvedere Balai) e l’UG_3 (P.co Chico Mendes) sono estesi quasi un ettaro ciascuno. Gli esemplari di altezza maggiore sono nell’UG_1 (P.co S. Gavino), che presenta tre alberi alti 11 m, 9 di 10 m e ben 16 di 9 m, costituiti soprattutto da pini d’Aleppo, palme californiane, ficus e olmi; invece, tra tutti i parchi, la classe di altezza con più esemplari è quella rappresentata dai tamerici di 2 m nell’UG_5 (P.co Costiero Basso) e quella di 4 m con 52 alberi dell’UG_2 (P.co Belvedere Balai) (graf.22 e mappa 10). L’esemplare con diametro maggiore è nell’UG_2 (P.co Belvedere Balai), ed rappresentato da una palma delle Canarie con diametro maggiore di 100 cm. Altre palme con diametri maggiori di 90 cm e 80 cm si sono riscontrate in tutti i parchi tranne nell’UG_5 (P.co Costiero Basso). Più della metà degli alberi dei parchi hanno un diametro minore di 20 cm, mentre quasi il 30% lo hanno minore di 50 cm; solo il 10% hanno il diametro maggiore di 50 cm, e sono quegli esemplari di notevole importanza dal punto di vista ornamentale, come l’olmo siberiano nellUG_1 (P.co S. Gavino) (graf. 23 e mappa 11). Tra i parchi, quello che presenta più problemi dal punto di vista della stabilità è sempre l’UG_1 (P.co S. Gavino) (graf. 24 e mappa 12), a causa di 10 alberi inseriti in classe FRC C-D e ben 12 in classe D; infatti, a queste due classi appartengono rispettivamente 10 alberi che costituiscono il 7% del totale, e 12 che ne costituiscono il 9% (graf. 25). C’è da considerare anche il fatto che questo parco possiede la maggior varietà di specie, con ben 28 specie diverse presenti al suo interno suddivise in 137 alberi (graf. 26); inoltre, è anche quello più antico, avendo infatti una vita trentennale, essendo sorto alla fine degli anni ’70 intorno ad alberi già esistenti, come l’albero con numero identificativo 31, l’olmo siberiano, che è infatti l’unico, in tutta la città, ad avere un valore monumentale. Gli altri parchi assieme annoverano solo 13 individui che presentano problematiche da farli rientrare nelle classi più soggette a schianto o crollo (graf. 25): nell’UG_2 (P.co Belvedere Balai), tra 104 alberi di 17 diverse specie, soprattutto robinie, alaterni e
156
tamerici, solo 3 hanno problemi rilevanti; nell’UG_3 (P.co Chico Mendes) solo 2 individui su 87 di 9 diverse specie, in particolare pini d’Aleppo e tamerici, sono in classe C-D, mentre nell’UG_5 (P.co Costiero Basso) 8 alberi su 115 di solo 7 diverse varietà presentano anomalie.
157
GRAFICO ALTEZZE 6-11 m 18 16 14 12 10
UG_1 (P.co S.Gavino) UG_2 (P.co Belvedere Balai) UG_3 (P.co Cico Mendes)) UG_5 (P.co Costiero Basso)
8 6 4 2 0 6
7
8
9
10
11
ALTEZZE
GRAFICO ALTEZZE 1-5 m 60
50
40
UG_1 (P.co S.Gavino) UG_2 (P.co Belvedere Balai) UG_3 (P.co Cico Mendes) UG_5 (P.co Costiero Basso)
30
20
10
0 0
1
2
3
4
5 ALTEZZE
6
7
8
9
10
11
Grafico 22: altezze alberi parchi
2,5
2
1,5
classi diametriche 80 90 100
1
0,5
0
UG_2 (P.co Belvedere Balai) Palma californiana
UG_1 (P.co S.Gavino)
UG_2 (P.co Belvedere Balai) Palma delle Canarie
UG_3 (P.co Cico Mendes)
CLASSI DI DIAM. 10 20 27%
28%
30 40 50
0%
60 70
1% 1%
80 3%
1%
6%
7%
15% 11%
90 100 <10
Grafico 23: diametri parchi.
158
GRAFICO SPECIE-U G- CL. C-D/D 7 6 N째 SPECIE 5 CLASSE F R C C-D D
4 3 2 1 0
Olmo Albero di Gelso bianco Ginkgo
Lagestroemia ippocastano
Giudasiliquastro
Olmo
siberiano Pino d'Aleppo Tamerisco
Pino d'Aleppo Tamerisco
Robinia
Magnolia
Tamerisco
UG_1 (P.co S.Gavino)
UG_2 (P.co Belvedere Balai)
UG_3 (P.co Cico Mendes)
Tamerisco comune
UG_5 (P.co Costiero Basso)
U G- SPECIE
Grafico 24: Specie e UG con classi C-D/D.
Parco San Gavino
Conteggio di Nome comune
4%
9%
7%
CLASSE F R C
16%
A B C C-D D
64%
ID U G
Parco Belvedere Balai 2%
1%
15%
24 % CLASSE F R C A B C C-D D
58%
Parco Chico Mendes
Conteggio di Nome comune
2% 18%
19%
CLASSE F R C A B C C-D
61%
ID U G
159
0 3 2 3
16
3 3
2
6
2
14
7
6 7
Tiglio
Tamericio
2
Sofora
3
Sughera
Robinia
4
comune
Piopponero
4
Platanoamericano
7
Tamerisco
Pinod'aleppo Pinodomestico
15
Tamerisco
Olmosiberiano
2%
Robinia
3
Pioppo nero
1
Pino domestico
1
PalmadelleCanarie
1
Palmacaliforniana
9
Pino d'aleppo
Olivo
2
Palma Canarie
8
Olmo
3
Palma
2
Mirabolano
4
californiana
2
Melogiapponesedafiore
5%
Olivo
10
3
Magnolia
2
Leccio
Lagestroemia
4
Mirabolano
2
Ginkgo
Conteggio di Nome comune
Leccio
12
ippocastano
2
Gelso bianco
1
Ficus
3
Gelsobianco
8
Fico
4
Carrubo
10
Carrubo
2
Bagolaro
5
Bagolaro
Alloro
Alberodi Giuda-siliquastro
Acaciadi Costantinopoli
0
Albero di Giuda-
Alaterno
Parco Costiero Basso
18%
28% CLASSE F R C A B C C-D D
47%
ID U G
Grafico 25: percentuali classi FRC per parco.
UG_1 (P.co S.Gavino)
30 Conteggio di Nome comune
25 26
20
10 14 ID U G UG_1 (P.co S.Gavino)
7 2
Nome comune
UG_2 (P.co Belvedere Balai)
14 15
11 13
9
5 ID U G
UG_2 (P.co Belvedere Balai)
4
160
UG_3 (P.co Cico Mendes)
Conteggio di Nome comune 30 27 25 21 20
ID U G
15
UG_3 (P.co Cico Mendes) 12 10
10 8 6 5 2 1
1
0 Cipresso
Gelso bianco
Leccio
Olivo
Palma californiana
Palma delle Canarie
Pino d'aleppo
Robinia
Tamericio
Nome comune
UG_5 (P.co Costiero Basso)
60
Conteggio di Nome comune
48
50
40 34 ID U G 30
UG_5 (P.co Costiero Basso)
20
10
9
8
8 5
4
0 Gelso bianco
Palma californiana
Palma delle Canarie
Pino d'Aleppo
Tamerisc o
Tamerisc o comun e
Uva turca
Nome comune
Grafico 26: specie per UG parco.
161
mappa 10: altezze parchi.
162
mappa 11: diametro parchi.
163
mappa 12: classi FRC parchi.
164
5.2 LE SCUOLE Il verde scolastico rappresenta il 21% delle tipologie totali, annoverando 224 alberi distribuiti in 9 unità gestionali: tutto sommato, la situazione della stabilità in questo delicato ambiente è buona (graf. 27), rientrano in classi C-D e D solo il 3% degli esemplari per ciascuna classe, con particolare prevalenza di cipressi (graf. 28, 29 e mappe 13, 14). La classe di altezza con più esemplari è quella di 6 m, con 56 alberi distribuiti in 6 scuole, seguite da quella da 5 m e 4 m con entrambe 42 alberi in 8 scuole. Gli alberi più alti sono tre pioppi nell’UG_34 (Sc. Med. Da Vinci), mentre i più bassi sono soprattutto dei nuovi impianti di gelso bianco nell’UG_29 (Sc. Ele. Bellini) (graf. 30, 31 e mappe 15, 16). Più del 70 % degli alberi delle scuole non supera i 30 cm di diametro; gli esemplari con maggior diametro del fusto sono delle palme delle Canarie, delle palme californiane e un cipresso distribuiti nell’UG_30 (Sc.Ele. Pigliaru) e nell’UG_34 (Sc. Med. Da Vinci) (graf. 32 e mappa 17). Le specie più presenti sono il cipresso, il leccio, il pino d’Aleppo e domestico, ma non mancano esemplari di falso pepe, siliquastro, bagolaro e gelso bianco (graf. 33).
165
GRAFICO ALBERI PER CLASSE
50 45 40 35 30 25 20 15 10 5 0
UG_25 (Sc.Mat. F.Figari)
UG_26 (Sc.Mat. G.Gabriel)
UG_27 (As. Nido Sabin)
A
1
1
B
16
9
4
4
4
C
UG_28 (Sc.Ele. Dessy)
UG_29 (Sc.Ele. Bellini)
UG_30 (Sc.Ele. Pigliaru)
UG_34 (Sc.Med. Da Vinci)
UG_54(Sc. Brunelleschi)
12
25
1
45
7
7
8
16
13
26
1
7
3 1
C-D 2
D
UG_31 (Sc.Ele. Borgona)
6 2
3
Grafico 27: alberi per classe FRC.
SPECIE IN CLASSI C-D/D 7 6 5 4
CLASSE F R C D C-D
3 2 1 0 UG_28 (Sc.Ele. Dessy)
Cipresso UG_29 (Sc.Ele. Bellini)
Cipresso
Falso Pepe UG_30 (Sc.Ele. Pigliaru)
Sofora
Cipresso UG_34 (Sc.Med. Da Vinci)
Grafico 28: specie per classi C-D/D.
8%
3%
3%
41%
A B C C-D D
45%
Grafico 29: percentuali alberi per classe FRC.
166
GRAFICO ALTEZZE 1-5 20 18 16 14 12 10 8 6 4 2 0
UG_25 (Sc.Mat. F.Figari)
2 3 4 5
UG_26 (Sc.Mat. G.Gabriel)
1 1
UG_27 (As. Nido Sabin)
UG_28 (Sc.Ele. Dessy)
3 4 1
1 3
UG_29 (Sc.Ele. Bellini) 14
3 2 3
UG_30 (Sc.Ele. Pigliaru)
UG_31 (Sc.Ele. Borgona)
5 15 12
5 1
UG_34 (Sc.Med. Da Vinci) 2 9 13 19
1 2
UG_54(Sc. Brunelleschi) 7 1
Grafico 30: altezze 0-5 m. GRAFICO ALTEZZE 6-11 m
30
25
20
15
10
5
0
UG_25 (Sc.Mat. F.Figari)
UG_26 (Sc.Mat. G.Gabriel)
6
UG_28 (Sc.Ele. Dessy)
6
4
UG_29 (Sc.Ele. Bellini)
UG_30 (Sc.Ele. Pigliaru)
4
UG_31 (Sc.Ele. Borgona)
8
7
1
2
1
8
8
14
2
3
1
8
UG_34 (Sc.Med. Da Vinci) 26 2
3
10
3
11
Grafico 31: altezze 6-11 m. CLASSI DIAM.
10
20%
20
30%
30
4% 1%
40 50 60
1% 2%
80
9%
7
90
21%
12%
<10
Conteggio di Nome comune
6
5
4
classi diametriche 80 90
3
2
1
0 UG_30 (Sc.Ele. Pigliaru)
UG_30 (Sc.Ele. Pigliaru)
Cipresso
Palma californiana
UG_30 (Sc.Ele. Pigliaru)
UG_34 (Sc.Med. Da Vinci)
Palma delle Canarie
Nome comune ID U G
Grafico 32: diametro scuole
167
SPECIE PER UNITA' GESTIONALE
16 14 12 10 8 6 4 2
Sofora
Robinia
Pino d'Aleppo
Palma delle Canarie
Palma californiana
Olivo
Leccio
Gelso bianco
Cipresso
Falso Pepe
Bagolaro
Platano
Pino d'Aleppo
Palma delle Canarie
Leccio
Gelso bianco
UG_29 (Sc.Ele. Bellini)
Albero di Giuda-siliquastro
UG_28 (Sc.Ele. Dessy)
Cipresso
Robinia
Pino d'Aleppo
Olmo
Leccio
Eucalipto
Cipresso
Carrubo
ippocastano
0
UG_30 (Sc.Ele. Pigliaru)
SPECIE PER UNITA' GESTIONALE
25
20
15
10
UG_31 (Sc.Ele. Borgona)
UG_34 (Sc.Med. Da Vinci)
Pioppo nero
Palma delle Canarie
Roverella
Robinia
Pioppo nero
Pino domestico
Pino d'Aleppo
Palma delle Canarie
Olmo
Olivo
Leccio
Cipresso
Bagolaro
Albero dei rosari
Pino domestico
Olmo
Bagolaro
0
Palma delle Canarie
5
UG_54(Sc. Brunelleschi)
SPECIE PER UNITA' GESTIONALE
18 16 14 12 10 8 6 4 2 0 Pino d?Aleppo
Pino domestico
UG_25 (Sc.Mat. F.Figari)
Cipresso
Olmo
Palma delle Canarie
UG_26 (Sc.Mat. G.Gabriel)
Pino d'Aleppo
Albero di Giudasiliquastro
Cipresso
Leccio
Robinia
UG_27 (As. Nido Sabin)
Grafico 33: specie per unitĂ gestionali.
168
Mappa 13: classe FRC scuole.
169
Mappa 14: classi FRC scuole.
170
Mappa 15: altezze scuole.
171
Mappa 16: altezze scuole.
172
Mappa 17: diametri scuole.
173
5.3 LE PIAZZE Il verde nelle piazze rappresenta il 37% delle tipologie totali, contando 433 alberi distribuiti in 19 unità gestionali, comprese le piazze delle chiese e del palazzetto dello sport: il 96% degli esemplari censiti sono stati inseriti nelle classi FRC A e B, non destando particolari problemi per quel che concerne la stabilità (graf. 34). Il 3%, invece, è stato inserito in classe D, ed è costituito da due olmi nell’UG_12 (P.zza Garibaldi), da 5 susini di Pissard nell’UG_15 (P.zza Villaggio Verde), da tre tamerici nell’UG_50 (P.zza Nassiria) e una robinia nell’UG_23 (P.zza Cristo risorto) (graf. 35 e mappa 18). La classe di altezza con più esemplari è quella di 3 m, con 101 alberi distribuiti in 11 piazze, seguite da quella da 4 m e 5 m con 99 e 85 alberi in 11 e 10 piazze, evidenziando la giovane età degli impianti delle piazze. Gli alberi più alti sono una palma delle Canarie nell’UG_9 (P.zza Umberto) e un pioppo nero nell’UG_15 (P.zza Villaggio Verde), altri entrambi 10 m, mentre i più bassi sono soprattutto dei nuovi impianti di olivo nell’UG_53 (St. Marittima) (graf. 36 e mappa 19). Gli esemplari con il fusto maggiore sono sempre delle palme delle Canarie, presenti nelle classi diametriche maggiori di 80 cm e 90 cm entrambe con 21 esemplari, distribuiti rispettivamente in 6 e 4 Unità Gestionali. Il 38% degli alberi delle piazze sono nuovi impianti con fusti di diametro minore di 10 cm, mentre per le altre classi diametriche il numero degli esemplari diminuisce col crescere del valore del diametro (graf. 37 e mappa 20). Le specie più presenti sono il gelso bianco, la palma delle Canarie, il tamerisco e l’olivo, mentre esistono solo pochi esemplari di acacia Australia e di Costantinopoli, Jacaranda, uva turca e alaterno. (graf. 38).
174
0% 3% 1%
A
38%
B C C-D 58%
D
Grafico34: percentuali alberi per classe FRC. SPECIE IN CLASSI C-D/D
6
5
4 CLASSE F R C 3
C-D D
2
1
0 Olmo
Susino di Pissard
UG_12 (P.zza Garibaldi)
UG_15 (P.zza Villaggio Verde)
Robinia
Tamerisco
UG_23 (Ch. Cristo Risorto)
UG_50 (P.zza Nassiria)
Grafico 35: specie per classi C-D/D. GRAFICO ALTEZZE 1-5 40 35 30 Altezza m 1 2 3 4 5
25 20 15 10 5 0
UG_10 (P.zza della
1 2 3 4 5
UG_11 (P.zza Colomb
21
UG_12 (P.zza Garibal
UG_13 (P.zza Marcon
UG_15 (P.zza Villaggi 3 2 6 6
4
6 2
1
UG_18 (P.zza Don
UG_20 (Mercat o
29
5 17 19 36
UG_22 (P.zza Petrarc
10
UG_23 (Ch. Cristo
UG_48 (P.zza Chiesa
2 16 6
5
UG_50 (P.zza Nassiri
UG_52( Staz. Maritti 21
24 13 26
UG_55 (P.zza Bainzini
UG_56 (P.zza De
UG_58( P.zza Walter
34 2
1
6 1
UG_8 (Palazz etto 4 1 3 1
UG_9 (P.zza Umbert
UG53(Staz .
1 1 2
1 4
GRAFICO ALTEZZE 6-11 m 20 18 16 14 12 10 8 6 4 2 0 6 7 8 9 10
Altezza m 6 7 8 9 10
UG_12 (P.zza Garibaldi) 2 4 2
UG_13 (P.zza Marconi) 2 2 4 1
UG_15 (P.zza Villaggio 2 1
UG_20 (Mercato Civico) 15 3
UG_23 (Ch. Cristo Risorto) 6 9
UG_48 (P.zza Chiesa San 1
UG_58(P.z za Walter Frau)
UG_59 (P.zza XX Settembre)
UG_8 (Palazzetto sport) 19
1
6
1
UG_9 (P.zza Umberto)
UG53(Staz. Ferroviaria)
2
1
6 1
Grafico 36: altezze 1-5 m e 6-10 m.
175
CLASSI DIAM.
10 13%
20
38%
30
11%
40 50 60 70
8%
80 10%
5%
5%
4%
2%
90
4%
<10
12
10
8
classi diametriche 80
6
90
4
2
0 UG_11 (P.zza Colombo)
UG_18 (P.zza Don Milani)
UG_20 (Mercato Civico)
UG_48 (P.zza Chiesa San Gavino)
UG_58(P.zza Walter Frau)
UG_59 (P.zza XX Settembre)
UG-53(Staz. Ferroviaria)
Palma delle Canarie
Grafico 37: diametri piazze.. Uva turca Tiglio Tamericio Susino di Pis sard Robinia Pioppo nero Pino dom es tico Pino d'aleppo Palm a delle Canarie Palm a californiana Olm o Olivo Olivastro Lentis chio Leccio Jacaranda Gelso bianco Cipress o Bengiam ino Bagolaro Alloro Albero di Giuda-siliquastro Albero dei rosari Alaterno Acacia di Cos tantinopoli Acacia Australia
Serie1
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
Grafico 38: elenco specie piazze.
176
Mappa 18: classe FRC piazze.
177
Mappa 19: altezze alberi nelle piazze.
178
Mappa 20: diametri piazze.
179
5.4 LE ALBERATURE STRADALI Il verde stradale rappresenta il 26% delle tipologie totali contando 11 unità gestionali, ma con 898 alberi censiti annovera ben il 45% degli esemplari di tutta la città. Il 68% di essi rientrano nelle classi FRC A e B, non destando problemi (graf. 39 e mappa 21); il 24% ricade nella classe C, a causa in maggior misura dei tamerici dell’UG_42 (Via Mare/L.go m.Balai), molti dei quali presentano inclinazioni del fusto maggiori di 45°, perché soggetti ai forti venti di maestrale, e ferite sullo stesso grandi e non cicatrizzate, derivanti dall’incuria degli automobilisti, in quanto la porzione della carreggiata adiacente agli alberi è adibita a parcheggio. Però, i maggiori problemi si sono rilevati nell’UG_36 (Viale delle Vigne), alberato con dei lecci impiantati dal 2002: molti di questi alberi presentano problemi fitosanitari, legati alla presenza di afidi, xilofagi, funghi (fumaggine) e insetti (processionaria), provocando spesso la moria dell’individuo o seccume diffuso, abbassando per cui il loro valore ornamentale. Per questo motivo, su 210 esemplari, il 67% (140 alberi) è stato inserito in classe C e l’8% (17 alberi) in classe D (graf. 40). Altri problemi si rilevano per il seccume di alcuni bagolari e gelsi, e per alcuni pini d’Aleppo e domestico che presentano inclinazioni del fusto troppo elevate e quindi preoccupanti. La classe di altezza con più esemplari è quella di 4 m, con 229 alberi distribuiti in 7 viali, seguite da quella da 5 m e 3 m con 195 e 152 alberi in 6 e 5 unità gestionali. L’ albero più alto è un pino d’Aleppo di 10 m nell’UG_6 (Villaggio Oleandro) e altri esemplari della stessa specie ma di 9 m nell’UG_35 (Via Sassari / SS 131), mentre i più bassi sono soprattutto dei nuovi impianti di tamerisco nell’UG_51 (SP 81) (graf. 41 e mappa 22). I fusti con dimensioni maggiori si sono registrati in 3 viali, con 3 palme delle Canarie che superano i 100 cm di diametro; altre 69 palme delle Canarie e due californiane hanno superato gli 80 cm di diametro del fusto, mentre la maggior parte degli alberi che costituiscono sono nuovi impianti con valori di diametro minori di 20 cm (58%) (graf. 42 e mappa 23). Le specie più presenti sono il tamerisco (204 individui), il leccio (164), la palma delle Canarie (146), e il bagolaro (104), mentre esistono solo pochi esemplari di tiglio, robinia, olmo e palma californiana. (graf. 43).
180
4%
2%
2% A
32% 24%
B C C-D D DA IMPIANTARE 36%
Grafico 39: percentuali alberi per classe FRC. distribuzione classi FRC leccio
2%
8%
1%
22% A B C C-D D 67%
Grafico 40: distribuzione delle classi FRC per il leccio nei viali. GRAFICO ALTEZZE 0-5 160 140 120
Altezz a 0 1 2 3 4 5
100 80 60 40 20 0 0 1 2 3 4 5
UG_35 (Via Sassari / SS 131)
7 2 9
UG_36 (Viale UG_39 (Via Ss / UG_40 (Via delle Vigne) Via Paccinotti) Tramontana)
18 147 16
1 7
UG_41 (Via Vespucci)
10 49
16
UG_42 (Via Mare / L.go m. Balai)
UG_49 (Via Sassari)
2 8 25 19 67
1
UG_51(SP 81) 19 38 3 65 29
UG_57(Via della Cultura)
43
27
GRAFICO ALTEZZE 6-11 m 70 60 50
Altezza m 6 7 8 9 10
40 30 20 10 0 6 7 8 9 10
UG_35 (Via Sassari / SS 131) 15 15 37 5
UG_36 (Viale delle Vigne)2 27
UG_39 (Via Ss / Via Paccinotti) 13
UG_40 (Via Tramontana) 8 3 2
UG_42 (Via Mare / L.go m. Balai) 34 11
UG_45 (Via Mannu ) 2 1
UG_49 (Via Sassari) 58 10
UG_6 (Villaggio Oleandro) 7 1 1
Grafico 41: altezze 1-5 m e 6-10 m.
181
20 18 16 14 12
classi diametriche 80 90 100
10 8 6 4 2 0
UG_42 (Via Mare / L.go m. Balai) Palma californiana
UG_35 (Via Sassari / SS 131)
UG_36 (Viale delle Vigne)
UG_40 (Via Tramontana) Palma delle Canarie
UG_41 (Via Vespucci)
UG_42 (Via Mare / L.go m. Balai)
CLASSI DIAM 10 20 28%
30%
30 40 50 60 70 80
6%
0% 3% 5%
5%
90
8%
3%
8%
4%
100 <10
Grafico 42: diametri viali.
Uva turca Tiglio Tamerisco comune Tamerisco Robinia Pino domestico Pino d'Aleppo Palma delle Canarie Palma californiana Olmo Leccio Gelso bianco da impiantare Bagolaro 0
50
100
150
200
250
Grafico 43: specie pi첫 numerose nei viali .
182
Mappa 21: classe FRC viali.
183
Mappa 22: altezze viali.
184
Mappa 23: diametri degli alberi dei viali.
185
6. CONCLUSIONI Attraverso il Piano della performance 2010-2012, che é un documento di programmazione previsto dal Decreto Legislativo 27 ottobre 2009, n°150 (decreto Ministro Brunetta), il Comune di Porto Torres ha reso pubblici i dati che sintetizzano e interessano il verde pubblico cittadino: la superficie comunale è di 102 kmq, comprendente anche la superficie dell’isola dell’Asinara (51 kmq); la zona industriale, motore economico e sociale della città, occupa uno spazio di 23 kmq, mentre la superficie dell’area urbana è di 2,56 kmq. L’area destinata a verde pubblico rappresenta circa l’11% di quella urbana, occupando 280.396 mq, destinando quindi 12,46 mq di verde pubblico pro-capite, avendo, Porto Torres, una popolazione di 22.461 abitanti. Confrontando questi dati con quelli ISTAT del 2008, si rileva come la percentuale di superficie urbana destinata a verde pubblico sia maggiore rispetto alla media italiana (7%), ma non permette all’amministrazione di destinare il minimo previsto dagli standard urbanistici nazionali per quanto riguarda i mq fruibili dalla popolazione, che sono di 15 mq pro-capite.
Superficie comunale
102 kmq
Superficie asinara
51 kmq
Superficie zona industriale
23 kmq
Superficie area urbana Superficie verde pubblico
2,56 kmq 280.396 mq
Percentuale area urbana a verde pubblico
11%
Media italiana
7%
Popolazione residente
22.461 ab.
Superficie verde pubblico pro-capite
12,46 mq
Minimo previsto dagli standard urbanistici
15 mq
Tabella 20: dati statistici del Comune di Porto Torres.
Un fatto che caratterizza il verde pubblico a Porto Torres è la limitata biodiversità della sua componente: infatti essa è costituita da solo 36 specie, 4 delle quali rappresentano il 51% degli alberi totali censiti. Come visto, predominano tamerici, palme delle Canarie, lecci e gelsi bianchi, mentre altre specie molto interessanti dal punto di vista ornamentale sono assai limitate, come il ginkgo biloba, il falso pepe, il pruno di Pissard etc.
186
L’introduzione di nuove tessere di paesaggio può essere ottenuta attraverso l’introduzione, o il maggior utilizzo, di specie autoctone come l’olivo e il carrubo, e se le condizioni micro-ambientali lo permettono, anche dell’olmo, del cerro, acero, frassino, salice, ontano e tiglio. Per dare ancora più colore si possono utilizzare specie alloctone, come le acacie, l’ albizia, la jacaranda, l’hibiscus, il ficus, il pero e l’arancio ornamentale, l’ippocastano e il platano e molte altre ancora. Dall’analisi dei dati raccolti per il censimento del verde urbano, si evidenzia il buono stato di salute e la giovane età del patrimonio arboreo cittadino, dovendosi solo preoccuparsi per alcuni esemplari con grossi problemi fitosanitari o con inclinazioni importanti dei fusti. Il merito di tale risultato sta nelle amministrazioni che, nel corso degli anni e nel corso delle loro successioni, dal 1998 hanno sempre incentivato la creazione di aree verdi grazie al Piano Comunale sulla Progettazione degli Spazi Verdi, che più volte è stato confermato e a cui hanno sempre dato maggiori risorse. L’affidamento della manutenzione e gestione ad una società “in house” come la Multiservizi srl Porto Torres, si è rivelata una scelta eccellente, testimoniata dal fatto che il rapporto con il Comune è stato sempre rinnovato e il lavoro svolto è sempre stato esaltato, come ha testimoniato l’allora assessore al Bilancio e finanza Francesconi nel Bilancio di previsione esercizio 2010 del 15/02/2010: “per quanto riguarda l’Area Ambiente e Manutenzioni, vi è da dire che con le poche risorse umane ed economiche si riesce a garantire alcuni servizi indispensabili che rasentano l’eccellenza. E’ il caso della gestione e della cura del verde urbano, gestiti in maniera egregia dalla Multiservizi, nostra società in house che anche nel 2010 avrà le risorse per poter operare per una programmazione puntuale nei due settori”. Rimane però ancora tanta strada da fare, in quanto il Comune ancora non ha approvato il PUC (Piano Urbanistico Comunale): l’utilizzo di questo strumento come riferimento nello sviluppo della città sarà indispensabile, in vista anche della futura realizzazione del Piano del Verde Comunale, di cui il lavoro svolto è il primo tassello. Nonostante l’efficienza degli operatori e della società di manutenzione e gestione, il verde pubblico a Porto Torres non è ancora regolamentato, tanto è vero che si fa riferimento ad un regolamento appartenente ad un altro comune, quello di Sassari. Come detto, il censimento del verde urbano e la sua gestione attraverso un SIT (Sistema Informativo Territoriale) potrà essere alla base della futura redazione del Piano del Verde di Porto Torres, contribuendo alla limitazione dello spreco di risorse, sia monetarie che
187
umane, migliorando perciò la qualità di vita dei cittadini attraverso la programmazione e pianificazione degli interventi sia dal punto di vista progettuale che gestionale. Di contro, però, è importante segnalare l’impegno per il verde pubblico del Comune, che ha degli obblighi gravosi con la collettività per quel che concerne la crisi del settore chimico-industriale che si ripercuote in tutti i settori delle attività cittadine, dal sociale, all’occupazionale fino ad arrivare anche all’ambiente e alla sua manutenzione. La futura e non scontata riqualificazione e bonifica della zona industriale potrà donare alla città nuovi spazi verdi, che si auspica saranno protagonisti di sviluppo economico e sociale.
188
7. RINGRAZIAMENTI La mia gratitudine va innanzitutto alla mia famiglia, che mi ha sempre sostenuto e motivato senza farmi mancare niente, sia dal punto di vista morale che dal punto di vista pratico. Ringrazio gli amici, i parenti e i colleghi, sia vecchi che nuovi, per l’aiuto e l’appoggio dimostrati in questo percorso. Ringrazio il Comune di Porto Torres e la Multiserivi srl Porto Torres per l’occasione concessami nel portare a termine un progetto così interessante sia dal punto di vista formativo che professionale; in modo speciale ringrazio l’ing. Andrea John Maltoni, il dott. agr. forest. Marcello Airi e il collega con il quale ho collaborato il dott. agr. Fabrizio Cordoni. Ringrazio infine il Dipartimento di Economia e Sistemi Arborei della facoltà di Agraria dell’Università di Sassari, nelle figure della dott.ssa Maria Rosario Filigheddu, del Prof. dott. Antonello Falqui e in particolare del dott. agr. forest. Giovanni Deplano, per l’aiuto sull’elaborazione grafica delle mappe.
189
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191
06 dicembre 2008 www.PAESAGGIO.NET PIRANI A. ET AL. 2004 – Il verde in città - La progettazione del verde negli spazi urbani. Edagricole. Bologna. REGIONE SARDEGNA - Il Piano paesaggistico regionale SANESI G. 2002 – Le aree verdi urbane e periurbane: situazione attuale e prospettive nel medio termine. Annali. Accademia Italiana di Scienze Forestali. SASSEN S. 1999 – Whose city is it? globalization and the formation of new claims. Duke University Press. Durham and London. SCOTT C. 1999 - Explanation of a Visual Tree Assessment. SEDDA L. 2001 - Le alberate stradali di Nuoro: ricostruzione storica, censimento, valutazione dello stato fitosanitario, approntamento di cartografia e linee guida per una sua razionale pianificazione e gestione. Tesi di laurea. Università di Sassari. SEMENZATO 2007- Il verde urbano nel comune di Scorzé: analisi del popolamento arboreo attraverso un Sistema Informativo Geografico. Tesi di laurea. Università di Padova. SICURELLA A. 2010 – Progettare il verde – evoluzione delle tecniche e nuove soluzioni. Sistemi editoriali. SOESILO A.-PIJAWKA K. D. 1998-2002 - Urban Planning STEINER F. – Costruire il paesaggio – approccio ecologico alla pianificazione. McGraw-Hill Companies TERKENLY T. S. 2005 - Landscape of a new cultural economy of space. Landscape series. Springer. TUAN LE CONG - Tesi di dottorato. Università Politecnica delle Marche. UNIVERSITÀ DI CREMONA - Dispense dell’insegnamento di laboratorio di GIS per la pianificazione VAVASSORI A. 2010 - I mille giardini - Giardini nel paesaggio - Stili e modi di fare giardini. Il Millepiante ed. VIVAIO CORAZZA DI PIETRASANTA (LU) - Catalogo 2009.
192
ALLEGATO 1 Regolamento Comunale per la Tutela del Verde Urbano del Comune di Sassari
Articolo 1 - Oggetto e finalità del regolamento 1. L’Amministrazione comunale, riconosce l’importanza vitale che il patrimonio vegetale riveste ai fini ecologici, paesaggistici, culturali e storici nelle aree urbane. 2. Con il presente regolamento si intende favorire la tutela, la salvaguardia, il miglioramento e l’incremento del patrimonio vegetale nelle aree del territorio comunale. 3. Al fine di preservare le aree verdi, la vegetazione arborea ed arbustiva vengono stabilite nel presente documento le norme atte a garantire e a tutelare la protezione e la razionale gestione di tutto il patrimonio vegetale cittadino.
Articolo 3 - Ambito di applicazione 1. Il presente regolamento si applica su tutto il patrimonio arboreo, arbustivo ed erbaceo presente nelle aiuole, nei giardini, nei parchi, lungo le strade, le aree verdi di edifici scolastici e culturali, nelle abitazioni di proprietà comunale, nei cimiteri e nelle aree private sistemate a verde. 2. Non sono oggetto di tutela del presente regolamento, indipendentemente dalla loro ubicazione, gli alberi da frutto e gli alberi costituenti colture arboree specializzate con finalità produttive (arboricoltura da legno). 3. Di seguito sono riportate le diverse tipologie di aree verdi e le relative indicazioni di fruizione e gestione. Parchi e giardini storici, parchi di interesse artistico e storico: sono considerati parchi e giardini storici, le aree verdi che hanno assunto particolare significato culturale per la città, e comunque tutti i parchi e giardini di età superiore a 40 anni. Sono definiti beni culturali, ai sensi dell’art. 10, comma f del D. Lgs. 42/2004 (codice dei beni culturali e del paesaggio) i parchi e i giardini che abbiano interesse artistico e storico. Parchi urbani e giardini di nuova formazione: sono considerati parchi urbani e giardini di nuova formazione tutte le aree verdi destinate alla fruizione pubblica e non, in cui siano riconoscibili i criteri che hanno presieduto alla loro progettazione e la precisa disposizione d’uso.
Viali alberati e verde urbano: sono considerate viali alberati e verde urbano le alberature a corredo di percorsi ciclo-pedonali e strade carrabili, le formazioni vegetali e le aree verdi non fruibili. Verde di servizio: il verde di servizio è costituito dalle aree verdi a servizio di attrezzature pubbliche e collettive, la cui fruizione è funzionale alle attività svolte all’interno della struttura. Il piano del verde potrà prevedere l’apertura alla fruizione pubblica di alcune aree verdi di servizio. Alberature monumentali: sono considerate alberature monumentali i complessi vegetali secolari, le alberature con una circonferenza del tronco di almeno cm 80 misurata a 100 cm da terra: il piano del verde potrà inserire in questa categoria complessi arborei di valore botanico, naturalistico, architettonico, storico e monumentale. Verde agricolo: il verde agricolo è costituito dalle aree utilizzate per la produzione agricola (esclusi allevamenti ed industrie di trasformazione ed i vivai per la produzione di piante ornamentali), compresa la forestazione produttiva, il bosco ceduo e gli orti urbani. Boschi ed aree naturali: i territori coperti da foreste e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento, sono aree tutelate per legge ai sensi dell’art. 132 del D. Lgs. 42/2004 (codice dei beni culturali e del paesaggio). Verde privato: il verde privato comprende tutte le aree verdi di proprietà privata ad uso privato e i giardini e parchi privati, le aree verdi condominiali e le aree verdi di edifici non aperti al pubblico (industrie, sedi commerciali, ecc.). Verde privato ad uso pubblico: il verde privato ad uso pubblico comprende tutte le aree verdi di proprietà privata con uso pubblico e non comprese negli elenchi delle categorie sopra citate. Appartengono a questa categoria le aree verdi di scuole e cliniche private, congregazioni religiose, strutture ricettive, impianti sportivi ed aree ricreative private.
Articolo 6 - Indirizzi ed usi del verde 1. Funzioni del verde Il verde è una componente fondamentale del territorio che assolve a funzioni igienico sanitarie di riequilibrio bioclimatico, di rigenerazione della qualità dell’aria e del suolo attraverso la fotosintesi e la trasformazione di elementi chimici e sostanza organica, nonché di creazione di ambienti per le attività ricreative all’aria aperta e per l’aggregazione sociale. 2. Usi compatibili
In tutte le aree verdi sono consentiti solo usi che non compromettano la conservazione della vegetazione esistente. E’ da escludersi il transito di mezzi meccanici non di servizio, nonché attività o transiti che danneggino, in maniera anche permanente, la vegetazione. Il Sindaco può autorizzare utilizzazioni ed usi non compatibili, secondo le indicazioni del comma precedente, se accompagnate da opere di ripristino o miglioramento dell’assetto generale della vegetazione. 3. Localizzazione delle aree verdi e pianificazione urbanistica. La realizzazione di aree verdi, secondo diverse caratteristiche e necessità, deve essere preceduta da uno studio di idoneità sia urbanistica che agronomica. L’inserimento di un assetto vegetale deve essere compatibile con lo sviluppo delle zone urbanizzate per le quali deve essere supporto ed elemento di equilibrata alternativa; nello stesso tempo la disposizione deve essere tale che le essenze vegetali possano svilupparsi nel modo migliore. Nella pianificazione urbanistica e nell’assetto viario dell’aggregato urbano dovrà tenersi in massima considerazione la necessità di dotare l’impianto vegetale esistente o di nuovo impianto, di tutti quei servizi indispensabili alla sua conservazione e corretto uso. In particolare la dotazione di parcheggi, l’accessibilità progettata in modo che l’impianto costituisca sempre un percorso pedonale alternativo, illuminazione, dotazione di raccolta rifiuti e di fasce non di sosta per l’accesso di animali domestici. 4. Piano del verde Il Piano del verde ha come obiettivo la definizione degli interventi sul verde pubblico per un periodo di tempo minimo di tre anni e massimo di dieci. Il Piano predispone il sistema del verde pubblico utilizzando il censimento del patrimonio verde comunale, rispondendo alle esigenze e richieste connesse alla fruizione del verde; indica, inoltre, le modalità di gestione del verde pubblico e programma gli interventi con il fine di realizzare le previsioni urbanistiche, con eventuali modifiche ed integrazioni suggerite emerse dal piano stesso.
Articolo 7 - Censimento del patrimonio verde comunale 1. Allo scopo di programmare ed effettuare una razionale manutenzione del verde, l’Amministrazione comunale predispone un censimento, aggiornato ogni 5 anni, del patrimonio arboreo ed arbustivo pubblico, richiedendo l’apposizione del vincolo ex-D. Lgs. 22 gennaio 2004 n. 42 e s.m. e i. 2. Il censimento dovrà essere redatto da professionista abilitato.
3. Il censimento descrive e cataloga gli elementi vegetali all’interno delle aree verdi secondo le caratteristiche formali, le condizioni vegetazionali e fitosanitarie; a tal scopo prevederà analisi specifiche su alberature campione per l’individuazione di patologie in corso. 4. Le schede di catalogazione degli elementi vegetali corrisponderanno a planimetrie in scala adeguata per l’individuazione sul luogo degli esemplari.
Articolo 12 - Abbattimenti 1. Il Sindaco o suo delegato, si riserva la facoltà di porre sotto tutela tutte le alberature esistenti in aree pubbliche o private, perché giudicate patrimonio paesaggistico, botanico o storico–culturale della città e per le quali è vietato l’abbattimento, salvo casi in cui sia necessario tutelare la pubblica incolumità. 2. Tutti gli abbattimenti di alberi su proprietà pubblica sono, di norma, effettuati direttamente da personale dell’Amministrazione comunale, o da essa incaricato. 3. L’autorizzazione agli abbattimenti viene rilasciata dal Settore ambiente e verde pubblico solo nei casi in cui si accerti grave pericolo per persone o cose, nel caso di piante non più vitali, ovvero nel caso di concessioni edilizie. 4. Gli alberi abbattuti devono essere sostituiti, salvo i casi in cui gli impianti in sostituzione siano inattuabili per l’elevata densità arborea, per carenza di spazio o per mancanza di condizioni idonee. 5. La denuncia di abbattimento deve essere indirizzata al Dirigente del Settore ambiente e verde pubblico e corredata di documentazione fotografica e planimetrica, in particolare deve riportare le motivazioni che giustificano l’abbattimento e le modalità di sostituzione dell’alberatura. 6. Nel caso di alberi di pregio l’autorizzazione ai lavori di abbattimento è subordinata alla dimostrazione che la pianta in oggetto manifesta effettiva pericolosità. Questa dovrà essere accertata mediante un’accurata analisi di stabilità (es. VTA, VTA strumentale) eseguita da tecnico abilitato (Dottore agronomo o forestale). 7. Nei casi di richiesta di concessioni edilizie che comportino l’abbattimento di alberi sarà cura dell’Amministrazione comunale verificare che il richiedente provveda al ripristino del patrimonio arboreo. 8. Il richiedente dovrà presentare allo SUAP, oltre ai documenti di prassi relativi alla concessione edilizia, un progetto dettagliato corredato dai seguenti elaborati:
• relazione generale dell’area oggetto dell’intervento nella quale vengano evidenziate le motivazioni delle scelte progettuali effettuate con precisi riferimenti alle specie arboree, arbustive ed erbacee utilizzate; • planimetria vegetazionale dello stato attuale dei luoghi, indicando ogni albero in relazione alla specie di appartenenza e contrassegnandolo con un numero progressivo; • planimetria vegetazionale dello stato di progetto; • documentazione fotografica degli alberi destinati ad essere abbattuti. 9. La documentazione dovrà essere prodotta in triplice copia e firmata da un tecnico abilitato.
Articolo 13 - Potature delle alberature pubbliche 1. La potatura, quale intervento che riveste un carattere di straordinarietà può essere effettuata esclusivamente per eliminare rami secchi, lesionati o ammalati, per motivi di difesa fitosanitaria, per problemi di pubblica incolumità, per rimuovere elementi di ostacolo alla circolazione stradale, nei casi di interferenza con reti tecnologiche preesistenti o con infrastrutture. 2. Salvo specifica autorizzazione del Settore ambiente e verde pubblico, è vietata la capitozzatura (asportazione totale della chioma). 3. Le potature delle alberature pubbliche, dovranno essere eseguite solo da personale specializzato e conformemente alle esigenze dettate dall’ambiente urbano in cui sono inserite. 4. Le potature devono essere effettuate rispettando, per quanto possibile, la ramificazione naturale dell’albero, interessando branche e rami di diametro inferiore a cm 10 (circonferenza minore di cm 30). 5. I tagli dovranno essere netti e rispettare il collare sulla parte residua senza lasciare monconi. 6. Possono essere esclusi dalle suddette norme gli alberi già gravemente compromessi da precedenti, drastiche e irrazionali potature. 7. Qualora si renda necessaria una riduzione in altezza dell’albero, la potatura dovrà essere eseguita mediante la tecnica del taglio di ritorno consistente nell’asportazione del prolungamento delle branca al di sopra della nuova cima, formando così una nuova cima principale più bassa della precedente senza compromettere la dominanza apicale. 8. La potatura delle Palme dovrà eseguirsi in modo da evitare tagli di foglie che riducono in maniera drastica la vegetazione limitandola ad un ciuffo apicale. Essa dovrà consistere
in un’ accurata ripulitura dello stipite da eventuali rampicanti, nell’asportazione dei vecchi residui delle foglie, nel taglio delle vecchie infiorescenze e spate, taglio delle foglie secche, due giri delle verdi e scalpellatura dei tacchi. I tacchi dovranno essere ben rifiniti con idonei attrezzi da taglio e non presentare spaccature o slabbrature. 9. Gli alberi presenti in parchi e giardini dovranno essere fatti crescere liberamente salvo le necessità legate al riequilibrio e alla rimonda della chioma.
Articolo 15 - Impianto di nuove colture arboree Qualora venissero richiesti, l’Amministrazione comunale fornisce attraverso i propri tecnici, indirizzi e suggerimenti riguardanti la realizzazione di nuovi impianti. Norme tecniche per la messa a dimora di un nuovo albero: • La buca di piantagione non dovrà essere più profonda dell’altezza della zolla. • Il diametro della buca di piantagione dovrà avere un valore pari a 1,5 volte quello della zolla. • Posa dell’albero nella buca facendo si che la zolla posi su terreno compatto e che il colletto rimanga alla medesima quota che aveva in vivaio; • Se il terreno su cui dovrà insistere l’albero è costituito da materiale di risulta, questo dovrà essere eliminato e sostituito con terra di buona struttura per tutto il volume della buca. Il materiale eliminato dovrà essere trasportato presso i siti di discarica • trattare il nuovo soggetto arboreo con irrigazioni, evitando ristagni idrici. • ancorare la pianta con pali tutori (in castagno o robinia) fissati al terreno e al fusto senza che questo venga danneggiato dal loro attrito, oppure, quando possibile con un sistema di ancoraggio sotterraneo; Accorgimenti da adottare nell’impianto e nella sostituzione di alberate stradali: • nella scelta delle specie si dovrà tener conto dell’ambiente in cui queste dovranno essere inserite dando priorità, per quanto possibile, a quelle più rustiche. • le distanze tra pianta e pianta dovranno essere funzionali agli obiettivi di impianto, avendo cura di valutare in particolar modo l’ampiezza dei luoghi di inserimento; • valutare l’estensione dell’apparato radicale ed eventuali danni che questo potrà arrecare nel tempo (sollevamento di marciapiedi, danni a sottoservizi, etc.) • velocità di accrescimento e dimensione della chioma dell’esemplare arboreo a maturità. • condizionamenti procurati dall’ombreggiamento di eventuali edifici; • tipologia di manutenzione da adottarsi.
Articolo 18 - Regolamentazione ed uso delle aree pubbliche sistemate a verde 1. Nelle aree pubbliche sistemate a verde viene fatto divieto, salvo specifica prescrizione di: a. turbare la tranquillità e la sicurezza dei visitatori; b. tenere comportamenti non conformi all’ordine pubblico e al buon costume; c. raccogliere o asportare fiori, vegetali in genere o parti di essi, terriccio, muschio, suolo, elementi di arredo o parti di essi nonché fossili, minerali o reperti archeologici; d. recare danni alla vegetazione arborea, arbustiva ed erbacea; e. calpestare manti erbosi qualora il divieto sia specificato in loco; f. campeggiare e pernottare in tutte le aree verdi; g. accendere fuochi o preparare braci e carbonelle; h. provocare danni a monumenti, a strutture o infrastrutture di qualsiasi genere; i. lasciare accesi mozziconi di sigaretta; j. effettuare operazioni di pulizia di veicoli o di parti di essi; k. inquinare il terreno, le fontane o le raccolte d’acqua; l. abbandonare rifiuti di qualsiasi genere; m. utilizzare qualsiasi mezzo a motore; n. circolare con i velocipedi, anche se condotti a mano, sul manto erboso; o. abbandonare, catturare, ferire o molestare animali, sottrarre uova o nidi; p. omettere la necessaria diligenza atta a evitare che un animale in proprio affidamento molesti persone o ferisca un altro animale; q. permettere ad un animale di proprietà di imbrattare viali e manti erbosi, infatti il proprietario è obbligato a raccogliere le deiezioni solide; r. utilizzare cavalli al di fuori dei sentieri e sugli stessi in caso di terreno bagnato o fangoso; s. mettere a dimora piante; t. introdurre animali selvatici e, dove vi è il divieto, anche quelli domestici. 2. Nelle aree pubbliche sistemate a verde è consentito: • in presenza di vialetti idonei, l’uso dei pattini a rotelle e altri velocipedi. In ogni caso, ciclisti e pattinatori dovranno procedere ad andatura tale da non creare pericolo o turbativa agli altri utenti dell’area; • il libero accesso ai veicoli per la deambulazione di portatori di handicap, mezzi in servizio di vigilanza, mezzi operativi dei soggetti manutentori;
• l’ingresso di animali domestici, qualora il divieto non sia specificato in loco, con l’obbligo, da parte dei proprietari, che gli stessi siano tenuti al guinzaglio; • cavalcare solo al passo, nei percorsi riservati ai cavalli nei parchi della fascia periurbana e di grande estensione, evitando di disturbare persone e animali.
Articolo 32 - Danni causati dagli alberi di proprietà comunale a persone o cose 1. I danni causati dagli alberi di proprietà comunale a persone o cose verranno risarciti dall’Amministrazione comunale solo se comprovati da un verbale redatto da un pubblico ufficiale e da una relazione tecnica completa di eventuale documentazione fotografica, disposta dai tecnici del Settore ambiente e verde pubblico. Nei casi di danni di piccola entità, come quelli arrecati ad un autoveicolo in sosta, in seguito alla caduta di un piccolo ramo, è ritenuto sufficiente e probatorio solo il verbale di un pubblico ufficiale.
Articolo 34 - Sanzioni 1. Ogni violazione e inosservanza delle norme e prescrizioni del presente regolamento, è punita con la sanzione amministrativa pecuniaria specificamente determinata con provvedimento dell’Amministrazione, in conformità della disciplina generale di cui al Capo I della legge 24 novembre 1981, n. 689. Secondo quanto previsto dall’art. 7 bis del D. Lgs. 18 agosto 2000, n. 267 varierà da un minimo di 25,00 € ad un massimo di 500,00 €. 2. Nella tabella sottostante sarà riportata l’entità della sanzione riferita ad ogni specifica trasgressione.
Articolo violato
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7
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13
Oggetto
Pagamento in misura ridotta entro 60 gg.
Regolamentazione ed uso € 80,00 delle aree pubbliche sistemate a verde Regolamentazione e € 50,00 manutenzione fioriere pubbliche Interventi di scavo in prossimità di aree sistemate a verde Mancanza di autoriz- € 300,00 zazione Interventi di scavo in prossimità di aree sistemate a verde Insufficienza nelle misu- € 160,00 re adottate per la salvaguardia della vegetazione Interventi di scavo in prossimità di aree sistemate a verde Recisione anomala e € 300,00 lesioni a radici Abbattimenti Abbattimento non auto- € 300,00 rizzato
Sanzioni euro
Minimo € 40,00
massimo € 500,00
€ 25,00
€ 100,00
€ 150,00
€ 500,00
€ 80,00
€ 500,00
€ 150,00
€ 500,00
€ 150,00
€ 500,00
14
Potatura delle alberature € 250,00 pubbliche Capitozzatura
€ 100,00
€ 500,00
18
Regolamentazione e ma- € 160,00 nutenzione delle aree private
€ 80,00
€ 200,00
19
Regolamentazione e ma- € 160,00 nutenzione delle fioriere private
€ 80,00
€ 200,00
20
Tutela delle alberature € 400,00 private Potature € 200,00
€ 200,00
€ 500,00
€ 100,00
€ 300,00
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Tabella 10: sanzioni in funzione della trasgressione.
Articolo 38 - Danni alle alberate comunali (tipo morfologico, biologico, fisiologico) A) Abbattimenti: nel caso in cui il Settore ambiente e verde pubblico debba procedere in proprio o autorizzi l’abbattimento di piante gravemente danneggiate o compromesse nella loro stabilità a causa di lavori effettuati nelle adiacenze o a seguito di incidenti provocati da veicoli, oppure, debba occuparsi della rimozione di esemplari ubicati in aree, sedi di nuovi interventi infrastrutturali, il Sindaco o suo delegato si riserverà il diritto di richiedere un indennizzo a chi causa un impoverimento del patrimonio arboreo cittadino. Tale indennizzo sarà determinato in base alla stima del valore ornamentale dei soggetti vegetali coinvolti e/o compromessi. Esso rappresenta il valore di mercato che consente di definire il costo di riproduzione del “bene albero”, adattando un procedimento di tipo parametrico con variabili in base al prezzo d’acquisto, valore estetico, ubicazione urbana, dimensioni ed alle condizioni fitosanitarie, secondo quanto indicato nelle tabelle allegate. L’indennizzo complessivo calcolato per l’abbattimento di un albero sarà determinato dalla seguente formula: I = V.o. + S. a. – V.I. dove: I = indennizzo (ornamentale) spettante all’Amministrazione comunale. V.o. = valore ornamentale; S.a. = spese di abbattimento (se sostenute dall’Amministrazione comunale); V.I. = valore di mercato del legname da opera retribuibile (se incamerato dall’Amministrazione comunale). B) Interventi sulla chioma: nel caso in cui vengano realizzati interventi non autorizzati a danno delle chiome di soggetti arborei (potature, sbrancature, taglio rami, ecc.) nel corso di lavori, la Città di Sassari si riserva il diritto di richiedere un indennizzo pari alla riduzione del valore ornamentale del patrimonio arboreo coinvolto. Il procedimento comporta il confronto fra la stima del valore ornamentale che gli esemplari avevano prima dell’intervento (stima analitica o per comparazione con soggetti analoghi) e quello che risulta immediatamente dopo l’intervento. L’indennizzo quindi sarà determinato dalla seguente formula: I = V.c.p. – V.o.s. dove: I = indennizzo spettante alla Città. V.o.p. = valore ornamentale precedente l’intervento.
V.o.s. = valore ornamentale successivo all’intervento. C) Danno biologico causato sull’apparato radicale: si procederà alla determinazione del danno biologico nei casi in cui, ad insindacabile giudizio dei tecnici del Settore Ambiente e verde pubblico, a seguito di lavori, vengano danneggiati gli apparati radicali delle piante. L’indennizzo si basa sulla considerazione che il danneggiamento all’apparato radicale è causa diretta della riduzione del valore ornamentale del soggetto, in quanto ne provoca un deperimento generale e/o la necessità di una potatura per riequilibrare il rapporto parte ipogea/parte epigea che ha, come diretta conseguenza, una riduzione delle dimensioni e del pregio estetico – ornamentale dell’esemplare. D) Altri danni: qualora si riscontrassero danni (scortecciamenti, rotture) al tronco, alle branche ed ai rami delle piante, per i quali si rendesse necessario il ripristino e si dovesse ricorrere all’intervento di un operatore specializzato per procedere a disinfezioni, ancoraggi, riduzioni di rami, ecc., l’indennizzo, sarà pari alla spesa sostenuta dalla Città per l’intervento effettuato sulla pianta danneggiata, applicando i prezzi di mercato. (Regolamento Comunale per la Tutela del Verde Urbano del Comune di Sassari, 12/02/2008).