A.D. MDLXII
U NIVERSITÀ DEGLI S TUDI DI S ASSARI F ACOLTÀ
DI
L INGUE
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L ETTERATURE S TRANIERE
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CORSO DI LAUREA IN MEDIAZIONE LINGUISTICA E CULTURALE PER IL
TURISMO
IL SILBO GOMERO: UN’ANALISI STORICA, LINGUISTICA, CULTURALE E TURISTICA Relatrice: PROF. SSA MARTA GALIÑANES GALLÉN
Correlatore: PROF. FIORENZO TOSO
Tesi di Laurea di: GABRIELE G ANAU
ANNO ACCADEMICO 2010/2011
Alla mia amica Valentina. La migliore collega del mondo, che con il suo entusiasmo ha acceso la mia mancanza di convinzione.
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The ground may be movin' fast but I tied my boot to a broken mast.
MGMT, Congratulation
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Indice Il Silbo gomero: un'analisi storica, linguistica, culturale e turistica ..................................1 Introduzione .......................................................................................................................6 Capitolo I: Analisi storica ..................................................................................................9 1. L'origine del Silbo ..............................................................................................10 2. I Guanci .............................................................................................................11 3. La conquista ......................................................................................................13 4. Il Silbo nelle altre fonti ......................................................................................14 5. La leyenda erudita ..............................................................................................15 6. Il silbo nelle altre isole ......................................................................................17 7. Geografia e storia ...............................................................................................18 8. Studi linguistici sul Silbo gomero ......................................................................23 Capitolo II: Analisi linguistica ........................................................................................25 1. Altri casi di linguaggi fischiati nel mondo .........................................................26 2. Il Silbo, linguaggio sostitutivo e semplificativo ................................................27 3. Lo studio scientifico ...........................................................................................29 1. I questionari ..............................................................................................30 2. Gli spettrogrammi .....................................................................................30 3. Emissione fisica del Silbo.........................................................................32 4. I sei fonemi fondamentali ..................................................................................34 5. Il carattere riduttivo ............................................................................................36 6. La varietĂ parlata della Gomera .........................................................................37 7. Le vocali .............................................................................................................38 1. La vocale acuta ([i], [e]) ...........................................................................39 2. La vocale grave ([a], [o], [u]) ...................................................................40 3. Il genere e l'articolo ..................................................................................40 8. Le consonanti .....................................................................................................41 1. La bassa continua ([m], [b], [f], [g],[h]) ...................................................42 2. La bassa interrotta ([p], [k]) ......................................................................43 3. La alta continua ([n], [Ăą], [l], [ll], [rr], [r], [d]) .........................................44 4. La alta interrotta ([t], [ch], [s])..................................................................44
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9. La rappresentazione grafica ...............................................................................46 10. La polifonemia .................................................................................................47 11. Risoluzione dell'ambiguità ..............................................................................49 1. Il contesto..................................................................................................50 2. Altri meccanismi .......................................................................................51 Capitolo III: Analisi culturale ..........................................................................................55 1. Il patrimonio culturale .......................................................................................56 1. Il valore intangibile ...................................................................................57 2. Il patrimonio culturale intangibile ............................................................58 3. L'importanza della tutela del Silbo ...........................................................62 2. Tutela e promozione...........................................................................................66 3. L'istruzione .........................................................................................................70 4. Il Silbo nell'arte ..................................................................................................75 1. La scarsità delle rappresentazioni .............................................................76 2. Le rappresentazioni artistiche ...................................................................79 3. Le potenzialità di espressione ...................................................................81 5. L'Unesco.............................................................................................................82 1. La Candidatura..........................................................................................85 Capitolo IV: Analisi turistica...........................................................................................91 1. Storia del Turismo ..............................................................................................92 2. Il turismo alla Gomera .......................................................................................99 1. L'offerta della Gomera ............................................................................102 3. La pianificazione strategica..............................................................................106 4. La promozione turistica su internet ..................................................................112 1. www.gomera-island.com (Patronato del Turismo) ................................113 2. www.islarural.com (Turismo rurale) ......................................................115 3. www.silbogomero.com.es ......................................................................117 4. Il Silbo nella promozione turistica ...................................................................121 Conclusione ...................................................................................................................124 Bibliografia ....................................................................................................................127
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Introduzione Il Silbo gomero è un linguaggio sostitutivo di una lingua naturale, questo significa che applica i significati e la struttura di una lingua – attualmente il castigliano – ad un altro insieme di significanti, rappresentati – anziché da parole – da fischi. Questo linguaggio, che come scrive Trujillo (1978: 32) non può essere considerato una lingua naturale esclusivamente per il suo carattere sostitutivo, è circoscritto all'isola de La Gomera, nell'arcipelago canario, sebbene in passato fosse esteso anche alle altre isole. Il fenomeno è quasi unico al mondo, e inoltre nessuno degli altri linguaggi fischiati presenti nel pianeta può vantare il suo livello di diffusione, tutela e stabilità. L'obiettivo di questa Tesi è quello di caratterizzare il fenomeno sotto diversi aspetti, cercando di darne una visione a trecentosessanta gradi col fine di presentare alla Commissione questa specificità culturale, nonché il processo di tutela e promozione che è stato svolto, per arrivare a porre il Silbo gomero come esempio o paradigma di tante altre specificità culturali in crisi, che sono state minacciate, compromesse o addirittura sconfitte dai moderni processi della globalizzazione e dell'omologazione. Un esempio positivo, la dimostrazione che una comunità consapevole può trarre vantaggio dalle proprie radici, e fare di queste un valore anche nel mondo contemporaneo, senza però rinunciare alla modernità. Nella prima parte verranno tracciate le origini storiche del fenomeno, per cercare di comprendere come questo linguaggio sia arrivato all'arcipelago canario e di come successivamente abbia rischiato di perdersi, ponendo un particolare risalto sulle condizioni geografiche e orografiche del territorio, che hanno contribuito alla sua sopravvivenza. Una volta spiegate le sue origini, nella seconda parte si passerà ad una analisi prettamente linguistica: verranno trattati i fonemi, la sintassi, le vocali e le consonanti, nonché tutti i sistemi adottati per risolvere l'ambiguità e favorire la chiarezza del messaggio, dato che il linguaggio fischiato della Gomera si riduce a soli sei fonemi. L'analisi linguistica cercherà di dimostrare – attraverso una descrizione scientifica del fenomeno – l'unicità e il valore del Silbo, affinché sia chiara l'importanza di preservarlo. Successivamente nella terza parte ci si occuperà dell'analisi culturale. Si risponderà ad una domanda fondamentale: com'è avvertito oggi il Silbo gomero da parte della società? Cosa effettivamente si fa per proteggerlo, diffonderlo e tutelarlo? Per 6
comprendere tutto ciò si analizzeranno alcune testimonianze di persone che conoscono questo linguaggio, e numerosi saggi e trattati composti in occasione di vari eventi culturali organizzati per promuovere il fenomeno. Si osserveranno da vicino le misure legislative, le manifestazioni e gli enti che si occupano del Silbo, ponendo un'attenzione particolare sul ruolo svolto dall'insegnamento del linguaggio fischiato nella scuola secondaria dell'obbligo, sul suo rapporto con l'arte, e soprattutto su quella che probabilmente è la più importante iniziativa mai svolta per il riconoscimento del valore del Silbo gomero: la Candidatura e la successiva proclamazione del linguaggio fischiato come Patrimonio Orale Immateriale dell'Umanità da parte dell'UNESCO. L'Analisi Culturale, che si potrebbe definire il fulcro della Tesi, si pone come obiettivo quello di sottolineare la validità della presa di coscienza della popolazione locale nei confronti del fenomeno, per dimostrare che sebbene la sopravvivenza del Silbo fino ai giorni nostri sia stata garantita da vari fattori che analizzeremo, il suo livello di salute attuale dipende in gran parte dall'impegno e dalla dedizione della comunità della Gomera: e se è possibile che questo piccolo ecosistema riesca a proteggere la sua specificità culturale in difficoltà, le battaglie per la tutela delle diversità che esprimono il frutto dell'unicità del genio umano non sono perse in partenza, in quanto – con una gestione sapiente e consapevole – è possibile accogliere la globalizzazione senza rimanerne inglobati, contribuendo a mantenere il mondo quel posto infinitamente vario che è. Per concludere ci si occuperà di un'analisi turistica: si cercherà di capire se e in che maniera il fenomeno del Silbo gomero può essere un fattore di sviluppo turistico, e conseguentemente economico. Per comprendere il ruolo svolto dal Silbo in questo complicato contesto sarà necessaria una breve analisi dell'evoluzione del turismo nell'intero arcipelago, con un'attenzione specifica nei confronti dell'isola della Gomera. Verrà delineato quello che possiamo chiamare il prodotto turistico “Isola de La Gomera”, e successivamente verranno analizzati alcuni siti internet che si occupano della promozione dell'isola, e si cercherà di mettere in risalto l'importanza data al Silbo in ognuno di essi. Una volta spiegato l'intero contesto, si passerà a definire l'utilità del linguaggio fischiato nel piano turistico, inserito nella prospettiva realistica di un isola che – a differenza delle isole maggiori dell'arcipelago – non può vantare uno sviluppato turismo di massa, ma incentra piuttosto il suo valore nella conservazione del suo patrimonio naturalistico e delle sue tradizioni rurali. Verrà dimostrato in ogni caso che il Silbo può essere molto utile per contribuire all'unicità del territorio, e che il processo di 7
diffusione e promozione – messo in atto sotto una prospettiva più “culturale” che turistica – è il modo migliore per far conoscere il fenomeno ad un target più ridotto e più specializzato, ma in grado di apprezzarlo e comprenderlo veramente. Questa Tesi si propone dunque di descrivere il fenomeno del Silbo gomero: la sua storia, il suo funzionamento, la sua presenza nella società e la sua possibile utilità sul piano economico, ma soprattutto il suo valore in quanto specificità culturale, esempio concreto della varietà e dell'originalità dei prodotti della mente e della cultura umana. La Tesi stessa, in un certo senso, vorrebbe essere la prova del suo valore e della sua salute: due elementi abbastanza forti da portare alla luce un simile argomento davanti a questa Commissione, in un contesto tanto distante e diverso da quello in cui è nato, in cui si è sviluppato e in cui continua a svilupparsi. L'auspicio è che questo valore venga riconosciuto e che questo lavoro possa, almeno in parte, contribuire alla conoscenza del fenomeno del Silbo gomero, e dell'importanza di ogni specificità culturale.
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Capitolo I Analisi storica
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Le origini del Silbo gomero sono avvolte nella leggenda. Le tracce di questo fenomeno così unico e peculiare compaiono per la prima volta nel 1404 nel documento francese Le Canarién, la cronaca della conquista delle isole Canarie ad opera di Gadifer de La Salle e Jean de Bethencourt, in cui veniva notato e riportato il curioso modo di comunicare degli abitanti dell'isola:
This country is inhabited by a tall people who speak the most remarkable of all the languages of these islands, and speak with their lips, as if they had no tongues […]. (Bontier e Le Verriere, 1872 [1404]: 127-128)
Come si può notare, i due esploratori rimasero colpiti da questo singolare linguaggio, e cercarono anche di immaginare una possibile spiegazione, aggiungendo che “[...] they have a tradition that a great prince, for no fault of theirs, caused them to be banished and had their tongues cut out; and, judging by the way they speak, one could well believe it.” (Bontier e Le Verriere 1872 [1404]: 128-129). Questa affermazione porterà in seguito ad ulteriori speculazioni sulla natura di questo linguaggio, che contribuiranno alla formazione di una vera e propria leggenda di cui parleremo successivamente. Prima, infatti, è necessario capire come questo fenomeno sia arrivato nell'isola della Gomera.
1. L'origine del Silbo L'origine incerta del Silbo è strettamente legata all'altrettanto incerta origine delle prime popolazioni delle Canarie. Per riuscire a trovare una risposta bisogna andare indietro fino ai tempi del primo popolamento delle isole Canarie. La tesi più accettata è che il Silbo provenga da alcune popolazioni africane che vennero deportate nell'arcipelago – distante solo 240 km dal continente – ad opera dei Romani nell'ultimo quarto del I secolo a.C., come afferma Delgado (1977: 53). La prova più eclatante sull'origine del Silbo però ce la dà Erodoto, filosofo greco del V secolo a.C., come ha notato Antonio Tejera:
refiriéndose a las formas de vida de los pueblos prerromanos del Norte de África, que se ubicaban al oeste de Egipto, [Erodoto] destaca de modo expreso a una etnia que él denomina trogloditas, de quien dice que “se
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alimentan de serpientes, lagartos y otros reptiles semejantes; además, poseen una lengua que no se parece a ninguna otra, ya que emiten unos chillidos como los de los murciélagos” (Herodoto, IV, cit. in Tejera, 2003: 5)
Questa origine africana convince quasi tutti gli studiosi, tanto che Tejera non ha paura di affermare che “La aportación de estos datos, junto a otros que se puedan elaborar en el futuro, creemos que no deja duda sobre el origen africano de este lenguaje, desechando por ello cualquier explicación sobre un fenómeno autóctono”. (Tejera, 2003: 6) Nel libro El Silbo Gomero. Materiales Didácticos è riportata un'altra testimonianza che ci riconduce nuovamente all'origine africana, sebbene ne sottolinei anche l'incertezza:
Samler Brown (cfr. Madeira, Canary Islands and Azores, Londres, 1913), afirmaba haber oído un procedimiento similar de comunicación en una de las tribus del Atlas y no sería extraño que ahí esté la clave genética del lenguaje silbado de los gomeros. Pero no podremos aventurar hipótesis alguna mientras no dispongamos de los medios necesarios para «rastrear» esas zonas africanas y verificar: a) si existe todavía algún procedimiento de comunicación silbada; b) si posee la misma naturaleza y estructura que se ha señalado para el silbo de La Gomera. (AA. VV. 2005: 26)
Il Silbo, in ogni caso, appare come un fenomeno importato alle Canarie dalle popolazioni africane che vi si trasferirono nel I secolo a.C., forse per sfuggire alla dominazione romana, o più probabilmente deportati proprio dagli stessi dominatori, dato che la scarsa conoscenza nautica che rivelarono gli abitanti delle isole alla loro riscoperta rende difficile immaginare una simile migrazione volontaria. Successivamente, dopo l'imperatore Claudio (55 d.C.), il mondo si dimenticò delle isole, e l'arcipelago rimase nell'oblio fino a una parziale riscoperta nel XIII secolo da parte dei genovesi, e alla definitiva riconquista spagnola a partire dal XV secolo.
2. I Guanci Le popolazioni che abitavano l'arcipelago quando arrivarono i conquistatori rispondono al nome di Guanches, che secondo Nuñez de la Peña è una deformazione di “Guanchinet”, un'espressione indigena che significava “uomo di” (Guan) Tenerife (Chinet). Il termine – in italiano Guanci – si riferisce dunque originariamente ai soli
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abitanti di Tenerife, ma si è poi esteso a descrivere la totalità delle popolazioni aborigene dell'arcipelago. (Cubillo, 1990: 19) Quella dei Guanci era una civiltà neolitica matriarcale, caratterizzata da leggi severe. Sebbene la loro evoluzione tecnologica fosse piuttosto povera – dovuto anche al fatto della scarsità nelle isole di determinati materiali – possedevano un livello culturale avanzato, molto probabilmente importato dal nord dell'Africa, con influenze fenicie e addirittura latine, e conoscevano la scrittura. L'assenza di ritrovamenti di imbarcazioni lascia supporre che i Guanci avessero completamente rimosso ogni capacità di navigazione, così che le isole rimasero isolate fra loro per secoli, sviluppando culture diverse. La popolazione viveva nelle grotte e nei coni vulcanici, vicino ai quali venivano eretti simboli di culto in pietra. La religione comprendeva vari dei, diversi da isola a isola per via del secolare isolamento, che incarnavano significati comuni e si basavano sull'opposizione di grandi forze: Uomo e Donna, Luce e Oscurità, Bene e Male. Le lingue aborigene erano di origine libico berbera, ma essendosi evolute per conto proprio per secoli, oramai sono completamente indecifrabili e avvolte dal mistero. (Tejera e González 1987, 43-57) Come abbiamo anticipato nell'introduzione, il Silbo è un sistema sostitutivo di una lingua naturale. Questo significa che si applica a un determinato idioma, ma che potenzialmente può venire utilizzato su qualunque lingua. A quel tempo infatti il Silbo era legato alla lingua dei Guanci – di cui abbiamo così poche conoscenze – ma successivamente, con l'inserimento dei conquistatori nella società dell'isola e con la progressiva scomparsa della popolazione nativa, il Silbo finì per venire assorbito dalla nuova cultura locale, legandosi al castigliano. Probabilmente questa transizione fu favorita anche dalla struttura dello spagnolo che, povero di vocali, si poteva adattare facilmente allo schema del Silbo. Come scrive Trujillo,
[…]it is quite feasible that it [il Silbo] served the prehistoric inhabitants to communicate among themselves in their native tongue and that it was later adapted to Spanish, as would have been possible to do with another language […] It is, nevertheless, difficult to imagine it substituting for a language rich in vowels, considering that the Gomeran whistle does not allow for the emission of more than two. It's quite possible that the original language had very few vowels; as is the case with Spanish to a certain degree, especially if you take into account the indistinct rendering of certain vowel oppositions in atonal position, particularly in the speech of poor or rustic peoples. If we add to this the «long» character of the Spanish word and the language's high level of redundancy, we will find that what we could term «primary
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Spanish» is very easily adapted to a substitutive mechanism extremely short on possibilities. (Trujillo, 1978: trad. ing. 40)
3. La conquista La conquista delle Canarie durò quasi cent'anni, dal 1402 al 1496, e si concluse con la scomparsa di gran parte della cultura e della popolazione Guanche, con la conversione al cristianesimo e con la progressiva fusione fra nativi e coloni. Da un lato la conquista si svolse in maniera pacifica, attraverso la lenta penetrazione religiosa e culturale dovuta al trasferimento di molti coloni in maniera stabile. Questo fatto permise l'assorbimento di alcuni tratti della cultura, dando un nuovo orizzonte di vita al Silbo gomero. Dall'altro lato, purtroppo, la drastica distruzione del sistema di produzione aborigeno e del loro modo di vivere portò ad un rifiuto da parte delle popolazioni native e a conseguenti attacchi ai coloni, che condussero alla inevitabile conquista militare. (Abreu Galindo, 1977: 114) La spedizione del normanno Jean de Bethencourt partì da La Rochelle verso Cadiz il 1 maggio 1402. Contava sull'appoggio militare di Gadifer de la Salle e su quello economico della Santa Sede, e su 280 marinai, prevalentemente corsari e mercenari. Oltre a loro si trovavano i francescani Pedro Bontier e Juan Le Verrier, cappellani domestici dei capitani, a cui si deve la preziosa cronaca di viaggio Le Canarién. Secondo quanto riporta la cronaca, a Cadiz disertò gran parte dell'equipaggio, così che a salpare per le Isole Canarie furono solo cinquantatré uomini. (Bontier e Le Verriere, 1872 [1404]: 32) Ciò che apparve di fronte a Bethencourt e alla sua spedizione quando arrivarono all'isola di Lanzarote era un ecosistema nuovo, rimasto completamente isolato dal resto del pianeta per più di un millennio. Il popolo che lo abitava era in evidente decadenza, e l'amichevole accoglienza del mencey (capo) portò Bethencourt a incaricarsi di proteggere la popolazione dagli attacchi dei pirati, iniziando una collaborazione con la popolazione locale. Sebbene la conquista di Lanzarote avvenne in maniera relativamente pacifica, ben diverse furono le cose per le altre isole, per via della strenua resistenza dei suoi abitanti. Gli attacchi a Fuerteventura si rivelarono un fallimento tale da mettere in ginocchio l'intera spedizione, così che Bethencourt fu costretto a tornare in Spagna per chiedere rinforzi, lasciando al comando il sanguinario Gadifer de la Salle. Al suo ritorno
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Gadifer aveva già sedato col sangue le rivolte dell'isola, così che la guerra si concentrò nel tentativo di conquistare le isole di Gran Canaria e La Palma, anch'esso fallito. I due conquistatori non provarono nemmeno ad attaccare Tenerife, che fu l'isola che dimostrò la maggiore resistenza. Ciononostante, con il passare del tempo, le forze degli aborigeni si fecero sempre più deboli per via della continua guerra e delle malattie importate dall'Europa, e tutte le isole finirono per cadere sotto il dominio castigliano e subire la conversione cristiana, con Tenerife per ultima nel 1496. Naturalmente durante la conquista i popoli, una volta sottomessi, venivano sistematicamente convertiti e impiegati per combattere quelli che ancora resistevano, in modo tale che ci fu una continua fusione nella popolazione. Le attività pacifiche e gli scambi con i coloni inoltre contribuirono a questa integrazione. Alla fine della conquista, all'inizio del XVI secolo, secondo lo storico Aznar Vallejo (1986: 208) solo un terzo della popolazione delle Canarie era aborigena. La mortalità per le malattie europee, le incursioni dei pirati e la resistenza avevano aiutato a diminuire la specialmente la popolazione canaria maschile, così che si fecero sempre più frequenti i matrimoni tra coloni e indigene: in questo modo la cultura Guanche che non scomparse finì per venire assorbita dalla cultura castigliana. Nota: per la stesura di questa sezione ci siamo basati in parte sulle sintesi di Abreu Galindo (1977) [1602], Viera y Clavijo (2010) [1772], Pierre Bontier e Jean Le Verriere (1872) [1404] e Eduardo Aznar Vallejo (1986).
4. Il Silbo nelle altre fonti Oltre a Bethencourt e Gadifer molti altri studiosi ed esploratori si accorsero del Silbo e lo citarono nelle loro opere, cercando di trovare una spiegazione storica al fenomeno e avvicinandosi alle considerazioni de Le Canarién sulla lingua tagliata: basandosi su antichi documenti romani che parlavano delle malvagità commesse dai popoli vandali nell'Africa settentrionale, raccolsero citazioni che si riferivano a una punizione presente nel diritto romano, che consisteva nel tagliare la lingua dei condannati. In questi documenti compare la surreale affermazione che le vittime erano in grado di parlare perfettamente dei loro castighi, nonostante l'assenza della lingua. L'autorevole storico J. Viera y Clavijo (2010 [1772]: 118) ci riassume alla perfezione l'origine di queste considerazioni: 14
Sábese que cuando Hunerico, rey de los vándalos, hacía en África sus tiránicas conquistas, mandó cortar las lenguas de raíz y las manos derechas a unos cristianos de Tipasa, ciudad de la Mauritania Cesariense, por causa de haber celebrado los divinos misterios públicamente y no querer admitir a un obispo arriano. Esta sentencia se ejecutó; pero se pretende que todos aquellos católicos prosiguieron hablando sin impedimento, de modo que Evagiro, Procopio y San Gregorio refieren el suceso, después que Víctor de Vite certificó había tratado a algunos de ellos en Constantinopla.
La somiglianza di queste affermazioni riportate con le prime deduzioni di Bethencourt e La Salle nei confronti del Silbo – e la presenza di tali affermazioni nei martiriologi cristiani – lascia pensare che i due esploratori avessero letto i suddetti documenti e avessero tratto le loro conclusioni. Successivamente altri studiosi e storici si riferirono al Silbo come al frutto di questa grave punizione del passato, come Alvar García de Santa María nel 1419, e nel XVI secolo, G. Frutuoso (1590), L. Torriani (1592), A. Espinosa (1594), e Abreu Galindo (1602): questi autori si riferivano alle insurrezioni dei berberi contro Roma, ai quali “en castigo de los actos cometidos les cortaron las lenguas y los deportaron a Canarias, por cuya razón los gomeros tenían esa peculiar forma de pronunciar hiriendo con la lengua en el paladar, como lo hacen los tartamudos.” (Tejera, 2003: 2) Un'altra testimonianza interessante sull'uso del Silbo è quella di Marín de Cubas (1986 [1694] Historia de las siete Islas de Canaria, origen, descubrimiento y conquista) che ci parla dell'amore tra Hernán Peraza, signore feudale dell'isola, e la giovane gomera Iballa. L'autore racconta che durante l'insurrezione della popolazione, dovuta proprio alla relazione tra i due amanti, un pastore avvisò la giovane Iballa che stavano cercando Peraza per ucciderlo – cosa nella quale di fatto riuscirono – e si narra che lei lo avvisò del pericolo attraverso il Silbo, fischiandogli letteralmente – secondo quanto riportato da Marín de Cubas – “¡Ea, corre, huye! ¡Van a trepar por tu camino!” (cit. in Tejera, 2003: 3).
5. La leyenda erudita Tutti questi documenti vogliono dimostrare che il Silbo gomero è riuscito ad attirare l'attenzione di praticamente tutti coloro che lo hanno osservato – dando vita a teorie fantasiose e spesso lontane dalla realtà – ma che nessuno è riuscito a 15
comprenderlo a fondo. Ne è una dimostrazione la già citata Leyenda erudita sobre las lenguas cortadas, nello studio di Juan Álvarez Delgado del 1977, che ci racconta e spiega le origini di questa credenza originariamente attribuita ai Guanci, anche se di fatto “Ninguno de los textos que citan esta leyenda la dan como tradición indígena de las Islas, y ningún historiador en efecto recogió de labios indígenas noticia análoga.” (Delgado, 1977: 55) Questa “leggenda”, infatti, compare a tutti gli effetti nella Crónica general de las Islas Canarias y su conquista redatta in latino da Pedro de Argüello, ormai andata perduta. Successivamente lo storico Abreu Galindo ebbe modo di leggere il manoscritto nella Cattedrale di Gran Canaria, e vi si riferì con queste parole (cit. in Delgado, 1977: 71): En la librería, que la Iglesia Catedral de Sra. Santa Ana de esta Ciudad Real de las Palmas tenía, estaba un libro grande, sin principio ni fin, muy estragado: en el cual... decía que teniendo Roma sujeta la provincia... se rebelaron lo africanos y mataron los legados y presidios, que estaban el la provincia de Mauritania; y... pretendiendo el Senado Romano vengar y castigar el delito... tomaron todos los que habían sido caudillos principales de la rebelión y cortaronles las cabezas… a los demás... les cortaron las lenguas... y pasándolos a estas Islas los dejaron con algunas cabras y ovejas para su sustentación.
Da quel momento la leggenda si stabilizzò e venne ripresa sempre da più autori, fino a rimanere inclusa nel patrimonio storico delle isole Canarie. Lo studio di Delgado vuole dimostrare come la storia della “lengua cortada” non prenda vita dal Le Canarién – che collega le lingue tagliate al curioso suono del Silbo – ma sia appunto una leggenda erudita rielaborata da Pedro de Argüello, basatosi su antichi scritti romani che si riferivano alla vicenda. Per uno studio più scientifico e approfondito del Silbo gomero si dovrà aspettare fino al XIX secolo, anche se le analisi ritenute davvero efficaci non appariranno prima della seconda metà del novecento. Tuttavia è necessario riportare che alcune personalità brillanti nel corso del tempo riuscirono ad intuire la specificità del Silbo, come ci insegna la testimonianza del medico francese René Verneau, che nella sua opera Cinco años de estancia en las islas Canarias, nel 1891 scriveva:
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Al comenzar mi viaje por esta isla oía silbar en todas direcciones. Primero creí que se trataba de simples señales convenidas, pero no tardé en observar que los sonidos variaban al infinito su timbre, ritmo, etc., siendo ora suaves, melodiosos, graves, agudos, desgarradores; ora cadenciosos, imperativos, como si el hombre que los emitía comunicara órdenes, ya por fin, tristes, suplicantes. Hallábame deseoso de penetrar ese misterio sin sospechar todavía la verdad, pero era indudable que se había establecido una conversación entre mi guía y los isleños de las cercanías, respecto a mi persona. Al emprender el viaje recomendé al guía que no revelase mi profesión de médico para no perder el tiempo en consultas. Desde que los isleños nos descubrían, se apresuraban a preguntar silbando mi nombre, nacionalidad, profesión y objeto de mi viaje. El guía, a pesar de mi prohibición, había respondido a todas esas interrogaciones con sus silbos, como así me lo confesó luego, y en prueba de que lo habían entendido encontré a mi llegada una multitud de enfermos que esperaban para consultarme. (cit in Tejera, 2003: 6-7)
Il Silbo gomero, dunque, sebbene spesso frainteso o sminuito, è sempre stato un elemento distintivo dell'isola nel corso dei secoli, capace di incuriosire e di interessare chiunque avesse spirito di osservazione.
6. Il silbo nelle altre isole Il Silbo in passato doveva essere un linguaggio diffuso in tutto l'arcipelago, secondo quanto riportano vari documenti che ne segnalano le tracce nelle isole di Tenerife, Gran Canaria, La Palma e El Hierro. Espinosa a riguardo – come ci riferisce Tejera (2003: 5) – scrisse che i Guanci di Tenerife si comprendevano “con ahumadas y silbos” (A. Espinosa, Cap. 8°), mentre Galindo affermò che “con ahumadas se entendían, y con silbos que daban de lo más alto; y el que los oía silbaba al otro, y así de mano en mano en breve tiempo se convocaban y juntaban todos” (Abreu Galindo 1977: 122). Per quanto riguarda Gran Canaria è presente una testimonianza all'interno delle Decadi di Alonso de Palencia, che in occasione della guerra fra la popolazione canaria e i castigliani riportò che “los canarios acudieron desde diversos lugares, cuando desde las atalayas en rocas inaccesibles, los viejos les indicaron con un silbido, que utilizan como las señales de un cuerno o de una trompeta, que ya podían y debían atacar al enemigo” (F. Morales Padrón, 1978:487, dati di Tejera). Per riferirsi alla maniera in cui i Guanci dell'isola segnalavano il pericolo è stata più volte utilizzata la parola apellidar, che probabilmente si riferisce proprio al Silbo, e la sua presenza anche in cronache riferite a
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La Palma lascia pensare che questo fenomeno fosse diffuso anche in quell'isola, come afferma Tejera nell'articolo “El lenguaje silbado de los Gomeros”: Es posible que el término apellidar se usara para referirse al modo en el que se comunicaban entre sí, tanto en Gran Canaria, como en la isla de La Palma, fueran signos convencionales de llamada ante un peligro externo, para el que se usaban unos sonidos bien singularizados y bien conocidos por todos, pero creemos que podría tratarse asimismo de un lenguaje silbado, similar al de La Gomera y que con el tiempo desapareció. (Tejera 2003: 4)
Un caso speciale è quello dell'isola di El Hierro, in cui si registrano varie testimonianze dell'uso del Silbo, e la sua sopravvivenza è documentata fino agli inizi del XX° secolo, anche se in quest'ultimo periodo era rimasto relegato nella comunità pastorale e quasi esclusivamente nella popolazione molto anziana. Un riferimento importante ce lo dà il professor Maximiliano Trapero, che in un articolo pubblicato nel periodico La Provincia con il titolo “El lenguaje silbado en el Hierro” (1991: 8) sosteneva che nell'isola esistesse “un lenguaje silbado similar en todo al de La Gomera”, e concludeva affermando che “se trata del mismo fenómeno que el silbo gomero, que los herreños utilizan para silbar el mismo mecanismo y las mismas 'mañas' que los gomeros”. (Trapero, 1991: 8) Abbiamo quindi dimostrato che il linguaggio “silbato” non è stata una manifestazione esclusivamente gomera, e che in passato è stato comune all'intero arcipelago. Ma perché dunque il Silbo, fenomeno canario, è sopravvissuto solo alla Gomera? Per rispondere a questa domanda bisogna soffermarsi sulla geografia e sulla storia di quest'isola.
7. Geografia e storia La Gomera – detta anche isola colombina, in quanto fu l'ultima terra toccata da Colombo nel suo storico viaggio verso le indie – è la sesta isola dell'arcipelago canario in ordine di grandezza, con i suoi 150 km2: ha una forma rotonda ed è costituita interamente da un grosso massiccio montuoso che culmina nell'Alto de Garajonay, di 1487 metri. L'isola non ha subito l'attività vulcanica per millenni, così che l'erosione l'ha trasformata in un reticolato di burroni e strapiombi che si alternano a profonde e strette vallate, in un terreno talmente impervio da rendere lungo e difficoltoso qualunque spostamento. Anche i suoi cento chilometri di costa sono in gran parte costituiti da alte 18
scogliere, che si aprono solo nei punti in cui le valli si congiungono al mare, ed è qui che si sono sempre trovati i principali insediamenti di persone. (Andrews e Quintero, 1998: 208-212)
È facile, in un simile scenario, immaginare l'utilità di un codice linguistico in grado di trasmettere messaggi a distanza, laddove qualunque spostamento non troppo distante in linea d'aria avrebbe richiesto ore di cammino lungo il terreno scosceso. Come raccontò la scrittrice cubana Dulce María Loynaz (cit. in Sanchez, 2006: 3):
En La Gomera, si hay volcanes, parecen amansados desde hace muchos siglos bajo una colcha de tupida vegetación. El país es verde y húmedo; el clima, atemperado; corre el agua por caños y quebradas. Los alisios
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refrescan sus días y las flores embalsaman sus noches. Sin embargo con todas estas bonanzas, poca cosa puede sacarse de aquel suelo. Es todo él un zigzagueo de montes y barrancos de tal suerte que nadie puede irse muy lejos de su casa. Esta condición, unida a la natural necesidad de comunicarse unos con otros, ha hecho que el idioma sea muchas veces reemplazado por un particular sistema de silbidos. Acostumbran los pastores de cabras a hablarse de esta manera, encaramado cada uno en lo alto de su risco. Y se dice que logran hacer oír sus silbos a cinco o seis kilómetros de distancia, y aun hay silbadores que los lanzan al doble de esa lejanía.
In questo territorio prima i Guanci, che lo usarono strenuamente durante la guerra contro i conquistatori per segnalare i pericoli e organizzare la resistenza, poi gli spagnoli, sfruttarono il Silbo gomero per sconfiggere le distanze, applicandolo alla loro lingua, “silbando” per i successivi secoli i suoni che prima rappresentavano un idioma ormai sconosciuto. Anche la storia economica e politica dell'isola ha contribuito alla conservazione di questo linguaggio. La Gomera era un'isola di Señorio, questo significa che non dipendeva direttamente dalla Corona di Castiglia, ma si trovava sotto la responsabilità esterna della famiglia Peraza, il cui dominio fu caratterizzato da una particolare crudeltà e tirannia, nonché da un grave immobilismo delle classi sociali dovuto proprio a questa indipendenza della gestione. Il popolo gomero era formato da pastori e contadini che vivevano di un'agricoltura quasi di sussistenza, ma grandi investimenti stranieri o autoctoni portavano ciclicamente nell'isola nuove colture estranee che arricchivano o impoverivano l'isola a seconda dell'esito, condizionando gravemente l'economia e l'agricoltura locale. (Martín, 2007: 36-38) Inoltre il terreno occupato per queste colture costrinse gli abitanti, in mancanza di terra e di pascoli, a spostarsi sempre più a monte, arrivando a coltivare i pendii costruendo terrazzamenti che si innalzavano finché non si esauriva la terra, dove cominciavano i picchi rocciosi. Questo contribuì alla diffusione e conservazione del Silbo, che pastori e contadini utilizzavano quotidianamente per scambiare qualunque tipo di messaggio. A quei tempi infatti “En el seno familiar se aprendía a silbar casi al mismo tiempo que a hablar, con todo el tiempo del mundo por delante y con una atención individualizada” (AA. VV., 2005: 72), e si trattava quindi di una acquisizione spontanea che, grazie all'utilità che il Silbo ha mantenuto nella comunità fino al XX secolo, gli ha permesso di arrivare fino a noi senza bisogno di nessuna tutela. E' dunque evidente come storia e la geografia dell'isola si siano rivelati degli importanti fattori di conservazione. Come afferma Antonio Tejera (2006: 6):
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el medio físico de La Gomera ha sido, sin duda, un factor que contribuyó de manera decisiva a su pervivencia [del Silbo], así como el hecho mismo de que no fuese una isla de fuerte presencia castellana, como sucedió en otras del Archipiélago. El hecho de tratarse de una sociedad cerrada y aislada, contribuyó, sin duda, a mantener este arcaísmo que hoy forma parte de un patrimonio cultural intangible de valor universal.
Una personalità importante che si dimostrò interessata al Silbo fu Re Alfonso XIII, che nel 1906 viaggiò fino alla Gomera e rimase incuriosito da questo fenomeno, tanto che, scettico, pretese una dimostrazione per verificare che non fosse un semplice trucco utilizzato per impressionarlo. Come riportò Dulce María Loynaz (cit. in Sánchez, 2006: 3),
Cuando el joven rey Alfonso XIII visitó La Gomera oyó hablar del lenguaje de silbidos, y decidió comprobar su eficacia por si mismo. A tal efecto, se situaron algunos pastores en distintos lugares lejos de él. Bien que siempre a su vista, y uno quedó a su lado para recibir las órdenes que daba el rey con destino a los otros compañeros, órdenes que les iba transmitiendo por medio de silbidos. Realizada la prueba con grande admiración del regio visitante, no se dio en ella el más pequeño error; los pastores hicieron cuanto se les disponía: cambiar de sitio, volver a los mismos, arrojar las boinas, acudir corriendo, detenerse en seco y hasta cantar una folía...Todo sin haber escuchado palabra alguna y siendo imposible que la escuchasen.
Questo carattere indecifrabile per gli estranei, in determinate epoche – come ci dice Moises Plasencia Martín – permise al Silbo di funzionare addirittura come linguaggio segreto, per esempio fu usato durante la guerra civile spagnola (1936-39) e nel dopoguerra per scambiare messaggi, tanto che fu proibito dalle autorità franchiste, e successivamente venne impiegato nelle attività di contrabbando (Martín, 2007: 37). A partire dagli anni cinquanta del XX secolo il Silbo si trova per la prima volta in pericolo. Nei primi anni ci fu una depressione che spinse molti dei giovani ad emigrare; successivamente lo sviluppo esplosivo del turismo spinto da Franco riuscì a modificare lo stile di vita dell'intero arcipelago. Aumentò il reddito pro capite, e si crearono nuovi impieghi che allontanarono le persone dall'agricoltura e dalla pastorizia, che cessarono di costituire la principale fonte economica dell'isola. Le terre furono progressivamente abbandonate, a partire da quelle più impervie, e il Silbo divenne qualcosa di molto meno necessario (Martín, 2007: 38-39). Fu proprio nei successivi trent'anni che il Silbo corse il rischio di scomparire, lasciando un vuoto nella popolazione nata fra il 1950 e il 1980, che registra i più bassi tassi di conoscenza di questo linguaggio. Franco inoltre aveva proibito l'insegnamento 21
di qualunque lingua regionale, così che le speranze della sopravvivenza di questo fenomeno si facevano sempre più sottili. Con la fine della dittatura e la nascita del sistema democratico spagnolo, però, le varie Comunità iniziarono a poter esprimere le loro tradizioni, e in questo modo cominciarono a focalizzarsi sulla loro valorizzazione in quanto elementi di specificità culturale, e sulla loro protezione e salvaguardia. (Martín, 2007: 40) La storia della rinascita del Silbo comincia negli anni novanta, come afferma Plasencia Martin, “cuando, de forma espontánea, distintos agentes sociales y culturales de la isla empezaron a desarrollar actividades para evitar la desaparición de este lenguaje” (Martín, 2007: 40). Senza soffermarci a lungo su un argomento che verrà trattato ampiamente in seguito, è necessario ricordare i cambiamenti che hanno permesso al Silbo di essere al giorno d'oggi vivo e attivo. In seguito alle iniziative appoggiate dal governo di alcuni parlamentari nazionalisti canari, si formò nel 1999 la Comisión Técnica del Silbo Gomero, e venne promulgata la legge 4/1999 del 15 marzo, in cui si dichiara il Silbo gomero parte del patrimonio etnografico delle Isole Canarie, e l'Ordine del 5 luglio 1999 che regola l'insegnamento del linguaggio “silbato” nelle scuole di educazione primaria e secondaria de La Gomera. Venne inoltre scritto il prezioso libro Silbo Gomero. Materiales Didácticos, che descrive obiettivi, programmi e metodi di insegnamento della nuova disciplina scolastica. Un altro avvenimento importante da segnalare è quello della candidatura per il riconoscimento del Silbo gomero da parte dell'UNESCO come Patrimonio Culturale Immateriale dell'Umanità, dichiarato tale nel 2009. Tutti questi elementi – che verranno trattati in seguito – vogliono dimostrare che il Silbo è un fenomeno in salute, che ha conosciuto attraverso la sua storia momenti difficili e momenti di splendore, ma che negli ultimi dieci anni è stato – ed è tuttora – oggetto di un processo di valorizzazione e diffusione che sta portando molti benefici, alcuni dei quali potranno essere visti e apprezzati realmente solo col tempo.
8. Studi linguistici sul Silbo gomero Se il Silbo ha goduto di questa rivitalizzazione a partire dagli anni novanta lo si deve anche agli studi linguistici che sono stati effettuati nella seconda metà del XX secolo. Purtroppo non molti studiosi si sono dedicati a questo fenomeno così 22
particolare, ma coloro che l'hanno fatto, proprio per questa sua particolarità, vi si sono dedicati con grande passione. Il primo, tornando indietro al XIX secolo, fu Jean de Bethencourt Alfonso, che nel suo studio “Notas para los estudios prehistóricos de las islas de Gomera y Hierro, El silbo articulado de La Gomera” pubblicato nella Revista de Canarias nell'anno 1881, “[...] aunque sin entender del todo este lenguaje, ya dijo [Bethencourt] que no se trataba de silbidos convencionales y limitados, como sucede entre ciertas gentes que lo utilizan para avisarse de algún peligro, sino que lo consideró como un verdadero lenguaje articulado, al tiempo que una pervivencia aborigen.” (Tejera, 2003: 6). Queste informazioni servirono allo studioso tedesco M. Quedenfelt che pubblicò nel 1887 l'articolo “Pfeisprache auf der Insel Gomera”, nella rivista Zeischrift für Ethnologie. Quedenfelt, secondo Tejera “erróneamente consideraba al silbo como un código de señales distinto del lenguaje hablado, al contrario de J. Lajard (1891) y R. Ricard (1932) que sí comprendieron, en cambio, su verdadero mecanismo.” (Tejera, 2003: 6). Questi studi ci portano a La Fonética del Silbo Gomero di André Classe del 1956, che secondo Ramón Trujillo è stata l'analisi più valida e corretta, sebbene a detta dello stesso Trujillo sia carica di errori e imprecisioni. È stato proprio il professor Ramón Trujillo, nel 1978, a regalarci lo studio più approfondito e completo di questo fenomeno, presentato da una prospettiva puramente linguistica e supportato da mezzi di osservazione scientifici, che gli hanno conferito una grande precisione. Ancora oggi El Silbo Gomero. Analisis Linguistico di Trujillo è l'opera di riferimento per quanto riguarda lo studio del Silbo, e ne è recentemente stata pubblicata una edizione ampliata ad opera dello stesso autore. È grazie al lavoro di studiosi come lui che il Silbo è riuscito a ritagliarsi negli anni il suo spazio nella cultura e nella linguistica, fino a venire avvertito dalla popolazione e dalla comunità scientifica come un fenomeno vivo e presente. Ma che cos'è, linguisticamente parlando, il Silbo Gomero? La risposta a questa domanda occuperà l'intero capitolo successivo.
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Capitolo II Analisi linguistica
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I numerosi studi storici e i tentativi di comprendere le origini del Silbo gomero ci hanno permesso di avvicinarci ai popoli che l'hanno utilizzato, ma la sua nascita continua ad essere avvolta nel mistero. Le varie speculazioni tuttavia non possono rispondere alle domande sulla natura del Silbo, sulla sua essenza, e soprattutto sul suo funzionamento. È molto chiaro a proposito Ramón Trujillo nel libro El Silbo Gomero. Análisis Linguistico, in cui da linguista mette da parte ogni forma di speculazione storica per studiare scientificamente un fenomeno attivo e concreto, il linguaggio “silbato” che veniva utilizzato quotidianamente dai contadini e dai pastori dell'isola de La Gomera:
[…] we'd like to make it clear that our work does not attempt to resolve the genetic problem, neither does it try to clarify nor complete the bibliographical references to communications by means of whistled languages, which remain obscure to this day. […] On the island of La Gomera a system of whistled language is still in use. We can thus disregard all those fantasies which historians are so fond of, and examine something with no element of fantasy: an authentic phenomenon, which we have been able to make numerous recordings of, and later carried out acoustic analyses on. The Gomeran whistle interests us only in that it is a true, living phenomenon; this is why we now leave the question of its conjecture-based history, whose solution does not concern us, forever. (Trujillo, 1978: trad. ing. 30-31)
Sfortunatamente siamo riusciti a entrare in possesso solo di una copia del libro tradotta in inglese, ma è importante segnalare che è stata proprio la versione in inglese a permettere la visibilità del fenomeno descritto a livello internazionale.
1. Altri casi di linguaggi fischiati nel mondo Innanzitutto è importante specificare che il Silbo gomero non è l'unica lingua fischiata del mondo. Sebbene sia la più tutelata e conosciuta, si trovano altri esempi di linguaggi fischiati in Messico, ad opera degli indios mazatechi Huautla, in Turchia, nella valle del Kusköy, e persino nei Pirenei francesi. (AA. VV. 2005: 19-25) Come sappiamo, i linguaggi naturali non sono il risultato di convenzioni particolari, bensì di meccanismi attraverso i quali le unità di comunicazione (le parole) vengono articolate e costruite a partire da un numero finito e invariabile di mezzi sonori. Quando si parla di linguaggi fischiati ci si riferisce dunque esclusivamente a sistemi di
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comunicazione doppiamente articolati (AA. VV. 2005: 28-30), come ci insegna Martinet, che divideva il linguaggio appunto in due articolazioni: una prima articolazione nelle parole (unità di significato), e una seconda nelle unità indivisibili minime sonore (fonemi). Come abbiamo già anticipato,
los lenguajes silbados conocidos no poseen estructura semántica propia, sino que «calcan», por decirlo así, la estructura de una lengua natural cualquiera, es decir, tanto sus vocales como sus consonantes o sus marcas tonales, por lo cual sólo puede hablarse, en realidad, de lenguajes sustitutivos. Así, el silbo gomero «sustituye» al sistema fonológico del castellano hablado en la isla; el silbo de los indios de Huautla, en México, al sistema fonológico de la lengua mazateca; el silbo de los turcos del valle de Kusköy, al sistema fonológico de la lengua turca. (AA. VV. 2005: 30)
Nonostante esistano svariati esempi di codici comunicativi non orali, come il suono dei tamburi nell'Africa subsahariana, il morse, le bandiere e gli stessi fischi, nel caso del Silbo Gomero “no nos encontramos con sistemas tan elementales [...], sino ante desarrollos espontáneos de las lenguas naturales, a partir de sus propiedades inherentes.” (AA. VV. 2005: 35-36). Davanti ai numerosi “sistemi convenzionali non linguistici”, ci troviamo in questo caso di fronte a un “sistema non convenzionale strettamente linguistico” e spontaneo, nato da una lingua naturale per caso e necessità. Come si scrive in Materiales Didácticos:
No surgieron, sin duda, el silbo gomero o el silbo turco del valle de Kusköy, de elaboraciones individuales conscientes, propagadas luego a los miembros de alguna comunidad humana, sino, espontáneamente, a partir de las lenguas habladas, como formas de comunicación simplificada. (AA. VV. 2005: 36)
Quello che si vuole sottolineare è che la non unicità del fenomeno ci riconduce ad una scala più ampia, che solleva varie considerazioni e domande.
2. Il Silbo, linguaggio sostitutivo e semplificativo Il Silbo si presenta come un linguaggio sostitutivo e semplificativo, in quanto “ricalca” un'altra lingua, in questo caso la varietà regionale dello spagnolo della Gomera, adattandola ad un mezzo – il fischio – che, come vedremo, si trova inevitabilmente a ridurre il numero di fonemi e suoni. Se il Silbo è un fenomeno linguistico naturale, che come abbiamo provato si è sviluppato in luoghi diversi da parte
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di popolazioni che non avevano avuto contatti fra loro, significa che la sua creazione è qualcosa di “innato” nell'uomo, e non un fenomeno isolato. Nel libro El silbo gomero. Materiales Didácticos si scrive che:
Constituidas, en efecto, las lenguas naturales, siguiendo la naturaleza cerebral particular del homínido ancestral, y sin que interviniese en ello ninguna decisión ni convenio alguno, ciertos grupos humanos fueron agregando hábitos diversos a la práctica de aquel saber primero, que se impregnó de las experiencias del entorno y respondió a ellas, también, en muchos casos, sin seguir, por decirlo de alguna manera, ningún plan preconcebido. Nacen así, sin que sepamos a ciencia cierta cuándo ni por qué, sistemas sustitutivos del lenguaje natural, derivados directamente de éste y siguiendo los principios básicos en que se funda su construcción fonológica. (AA. VV. 2005: 35)
Essendo quindi il nostro Silbo gomero un linguaggio sostitutivo con carattere universale – nel senso che è potenzialmente applicabile a qualunque lingua e che qualunque civiltà l'avrebbe potenzialmente potuto sviluppare – e semplificativo – in quanto traduce una lingua naturale in un sistema fischiato che ha limitate capacità di espressione – la domanda è: che cosa si scarta, che cosa si conserva? Come funziona il processo di semplificazione? Quali elementi sono giudicati meno necessari? E Trujillo ci conferma queste curiosità scrivendo:
What brings a phenomenon such as this to the attention of the linguist is based on two questions: Does it have the structure of a natural language or not? And if so, how can one verify the transposition of one linguistic system's units into those of a substitutive system? What is important to know is which elements or features assume pertinence and in what form they manifest themselves. For being certain, as is the case, that many phonemes are confused with others —and many more than Classe believes—, how does the synthesis work? What has been discarded? What has been kept? What has been transformed? (Trujillo, 1978: trad. ing. 36)
Ovviamente si tende a supporre che gli elementi che verranno scartati saranno quelli meno funzionali, portando quindi ad una sintetizzazione estrema della lingua, concentrata nel trasmettere il maggior significato possibile con il minor numero di fonemi.
There is no doubt that the problem is interesting for the phonologist who finds himself predisposed to think that if the necessity of dispensing with some of the elements of a system is presented, those elements endowed with minor functional capacity will tend to be omitted and those more useful will tend to be conserved. (Trujillo, 1978: trad. ing. 36-37)
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Basandosi su questo principio Marcial Morera si spinge a conclusioni ancor più universali, affermando che “no sea exagerado decir que en el sistema fonológico del lenguaje silbado de La Gomera están contenidos todos los sistemas fonológicos del mundo, o que todos los sistemas fonológicos del mundo no son otra cosa que una ampliación de los contrastes fónicos mínimos que operan en la base de dicho lenguaje silbado.” (Morera, 2003: 12). Il Silbo gomero inoltre, come nota giustamente sempre Morera (2005: 8), ci fornisce “una prueba muy evidente del principio de arbitrariedad”, che presiede la relazione fra l'aspetto del significante e l'aspetto semantico del segno linguistico. “Para el silbador”, continua Morera, “todas las unidades semánticas de la lengua que silba poseen, sin excepción, dos significantes o formas de expresión distintas, que no alteran lo más mínimo la identidad de aquéllas: un significante fonológico convencional y un significante fonológico silbado.” (Morera 2005: 9). Il linguaggio “silbato” dunque associa agli stessi significati del linguaggio convenzionale i suoi significanti (radicalmente differenti), conferendoci una prova dell'arbitrarietà non solo teorica, bensì pratica, e accrescendo ulteriormente il suo interesse scientifico. Fu alla luce di tutte queste osservazioni che Trujillo decise di mettersi all'opera per studiare il Silbo gomero. Il linguista – come racconta lui stesso – rimase incuriosito dal suo carattere sostitutivo, semplificativo e arbitrario, così che volle comprendere i meccanismi che lo regolavano, per trarne delle conclusioni che sarebbero potute risultare applicabili su scala universale. (Trujillo, 1978: trad. ing. 41) Una volta sottolineata l'importanza dello studio di questo fenomeno che apre la strada a tante interpretazioni, è giunto il momento di vedere come Trujillo operò per trovare una risposta alle sue domande.
3. Lo studio scientifico In questa sezione ci riferiremo spesso a Trujillo e al suo libro El silbo gomero. Análisis linguistico in quanto è stato lui, preceduto esclusivamente da A. Classe con la sua Fonética del silbo gomero, a fornirci una vera analisi scientifica. Come abbiamo scritto all'inizio del capitolo, nessuna speculazione sull'origine del fenomeno sarebbe mai in grado di portare a conclusioni di carattere linguistico, e perciò Trujillo si concentrò la 28
sua analisi proprio su quest'ultimo aspetto. Come sosteneva lo stesso autore, infatti, “The historian's job is to construct an interpretation with these shadowy documents of the past; ours is to report a physical set of sounds.” (Trujillo, 1978: trad. ing. 6).
1. I questionari Trujillo cominciò il suo studio sottoponendo a un determinato numero di “silbatori” un questionario di 904 elementi che comprendevano parole e frasi di difficoltà crescente, che dovevano essere fischiati e registrati da un nastro magnetico. Il numero dei soggetti – pastori e contadini ormai anziani – era secondo lo stesso Trujillo piuttosto esiguo, ma questo fatto non influenzò minimamente la ricerca, in quanto “save for small local differences […] and personal habits, the results are always identical in what is essential with respect to a mechanism whose aim is communication.”, e l'aumento dei partecipanti “would have only led to augmenting useless data to saturation.” (Trujillo, 1978: trad. ing. 11). Il questionario in ogni caso era molto lungo, e poteva richiedere fino a due giorni di tempo per essere completato. Ovviamente il contenuto corrispondeva al vocabolario tipico degli abitanti della Gomera, collegato al loro contesto, e i termini erano ordinati in maniera che le forme molto simili fra di loro risultassero opposte, così da mettere in evidenza le caratteristiche che le distinguevano. Quello che voleva Trujillo era riuscire a stabilire le differenze tra messaggi fonologicamente molto vicini, per scoprire come se la “cavavano” i soggetti di fronte alle ambiguità che il Silbo comporta:
[…] in essence, the subject is submitted to a system of phonological oppositions where said oppositions are made to border on the limits of confusion. In this manner and with extreme clarity we may determine that which is formal or differential and that which is accidental, merely physical and not pertinent. (Trujillo, 1978: trad. ing. 12).
2. Gli spettrogrammi Una volta raccolti i dati, occorreva analizzarli. Classe esaminò i risultati delle sue indagini con l'oscilloscopio, che permise di mettere in evidenza il carattere fisico del Silbo gomero, ovvero l'essere costituito da una semplice oscillazione la cui frequenza può essere alzata o abbassata, unito alla componente armonica. Fu proprio l'elemento armonico che fu analizzato più approfonditamente da Trujillo attraverso l'impiego dello
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spettrografo. Il vantaggio degli spettrogrammi era sostanzialmente la loro chiarezza grafica, che mostrava in maniera nitida la melodia seguita dal Silbo, con le sue frequenze e le armonie, in grado di registrare addirittura le interruzioni e le transizioni prodotte dal contatto fra vocale e consonante o fra vocale e vocale. Come scriveva lo studioso a difesa del suo operato,
The use of the spectrograph for this type of analysis, where no complexities of the formants exist, may seem a little exaggerated. This is not the case, however. No other representation (with any guarantee of precision) gives the clarity of spectrograms of the Gomeran whistle; they are so clear that they prove to be almost ‹‹legible›› at first sight, especially from the moment that one has any familiarity with the nature of the whistled language. (Trujillo, 1978: trad. ing. 16).
La prova della chiarezza di questo strumento si può osservare nell'immagine in basso, che rappresenta lo spettrogramma della parola mesa.
immagine presa da Trujillo, 1978: trad ing. 17
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Come si può notare, il grafico esprime nitidamente la linea melodica del fischio, rappresentata nella sequenza più bassa, mentre al di sopra si trovano le linee armoniche, multiple della frequenza fondamentale. Le vocali e le consonanti sono presentate come linee in cui il picco può rimanere stabile, salire o scendere, oppure interrompersi per poi riprendere subito dopo. Questi semplici elementi costituiscono le possibili variazioni dei suoni del Silbo, ma delle loro caratteristiche tratteremo esaurientemente più avanti. Per la comprensione di successive immagini, è necessario segnalare inoltre che le frequenze del Silbo si situano generalmente fra i 1.0 kHz e i 4.0 kHz, e che perciò Trujillo decise di situare a 8.0 kHz la soglia massima della sua analisi. Ma che “forma” ha dunque il Silbo?
3. Emissione fisica del Silbo Il Silbo gomero consiste sostanzialmente in una serie di linee melodiche fischiate ascendenti e discendenti che si alternano nel corso del tempo (costituendo, come vedremo, le consonanti continue), accompagnate da interruzioni seguite da ascese o discese nella linea seguente (consonanti interrotte). L'apparato fonico è dettagliatamente descritto nella Fonética del Silbo Gomero di Classe (1956). La produzione del Silbo, come per i fischi tradizionali, avviene attraverso le labbra – che restano immobilizzate – e la cavità anteriore della bocca, che viene utilizzata come una camera di risonanza che può modificare il volume del tono, premendo la lingua contro il palato o i denti, oppure con l'ausilio delle dita. La cavità anteriore della bocca serve da risonatore per l'intensa vibrazione d'aria incanalata grazie alla pressione della lingua contro le parti menzionate (Classe, 1956: 58-62). Classe nel suo lavoro individua ben sei tecniche differenti di Silbo:
1. Se forma un surco profundo y estrecho en el dorso de la lengua, la cual se empuja contra los dientes superiores. 2. Se obstruye parte de la abertura de los labios con un dedo. 3. Se coloca entre los labios un nudillo doblado y el dorso de la lengua se apoya en él. 4. Se introduce un dedo por un extremo de la boca y la punta del dedo se apoya sobre el dorso de la lengua. 5. Se introducen en la boca, a una mayor o menor profundidad, un dedo de cada mano, de modo que se junten sus puntas sobre la lengua. 6. Se introduce profundamente en la boca el índice o el dedo meñique, completamente doblados. (Classe, 1956: 60)
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Tuttavia, e in questo Classe concorda con Trujillo, la tecnica usata non ha una particolare importanza, perché sebbene le differenti modalità influiscano sul livello massimo dei picchi o sul volume, non intaccano minimamente la natura fondamentale del Silbo. (Trujillo, 1978: trad. ing. 12) Il fischio dunque, emanato da una singola fonte – la costrizione della lingua – e generato da un'unica cavità, consiste esclusivamente in un semplice tono, dotato di tutte le sue linee armoniche: gli spettrogrammi ci mostrano che il Silbo è formato proprio dalla continua ripetizione delle linee armoniche di quest'onda semplice. Dal punto di vista teorico, ci dice Trujillo, la capacità di riprodurre distinzioni tonali all'interno delle frequenze del Silbo (tra 1.0 e 4.0 kHz) è potenzialmente molto alta, ma sebbene esistesse la possibilità teorica di creare un numero superiore di foni – e ridurre così l'ambiguità –, questo non è storicamente avvenuto. (Trujillo, 1978: trad ing. 42) È quindi impossibile non considerare che “mientras que la cavidad bucal normal permite contrastar y «cruzar» las diversas frecuencias producidas por las «subcavidades» menores en que se divide, el «mecanismo silbador» no puede emitir más que un solo tono fundamental, en el que las únicas variaciones posibles son las de frecuencia”. (AA. VV. , 2005: 31). Questo restringe notevolmente le sue possibilità di espressione, che “consisten, por tanto, en mantener un tono cualquiera entre dichos niveles, o en ejecutar, con mayor o menor rapidez, variaciones de frecuencia e interrupciones o arranques en la producción de la línea melódica.” (AA. VV. , 2005: 31) Come si scrive in Materiales Didácticos,
Con medios tan escasos, la reproducción de todos los sonidos normales del lenguaje es directamente imposible, ya que la amplitud del aparato fonador queda reducida, e imposibilitada la resonancia conjunta de las diversas cavidades en que se divide (bucal, faríngea, nasal). Desaparece así, la posibilidad de construir vocales con formantes simultáneos de diversas frecuencias y la posibilidad de acompañar los actos articulatorios de resonancias tan variadas como las que ofrece todo el conjunto formado por esas cavidades faríngea, nasal y bucal. (AA. VV. , 2005: 30)
4. I sei fonemi fondamentali Come sappiamo ogni sistema fonologico si costituisce a partire da un insieme di figure di espressione universali organizzate in opposizioni binarie, che garantiscono la
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sua comprensione e stabilità. Si tratta di opposizioni binarie perché, come segnala Jakobson:
la capacidad de identificar estímulos de una manera absoluta está poco desarrollada en el oyente humano, de suerte que el sistema auditivo debe responder a relaciones; y la reducción del campo de los posibles a decisiones binarias permite el cumplimiento óptimo de esta tarea (Jakobson 1973, cit. in Morera 2003: 10).
Di fatto quindi ogni sistema fonologico si basa sul principio del contrasto minimo: “No es, por tanto, el fonema sino la oposición, y por consiguiente la cualidad diferencial, la que constituye el elemento primario del sistema” (Jakobson 1973, cit. in Morera 2003: 10). Nel caso del Silbo, date le sue capacità necessariamente tanto limitate, le uniche opposizioni possibili hanno dato vita a un sistema fonologico ridotto a solo sei unità invariabili: due vocali e quattro consonanti. La presenza di una sola cassa di risonanza – la cavità orale anteriore – esclude il criterio di distinzione dense/diffuse, così che le differenze si limitano al contrasto fra acute/gravi e alle relative interruzioni nella linea melodica (interrotte/continue). Per quanto riguarda le vocali, essendo estranee al criterio interrotte/continue, si ritrovano raggruppate in due estremi: acute e gravi. Come sostiene Trujillo (1978: 47) – e come dimostreremo in seguito – è impossibile stabilire altre distinzioni. Il contrasto interrotte/continue forma invece due gruppi di consonanti, che possono essere a loro volta alte o basse, ma non dense o diffuse. Le consonanti che sono basse in spagnolo lo saranno anche nel Silbo, e le alte seguono lo stesso schema. Alla luce di queste nuove informazioni l'analisi spettrografica risulterà senz'altro più chiara.
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immagine presa da Trujillo, 1978: trad. ing. 17)
In questa rappresentazione si può vedere come la linea melodica sale rapidamente da una bassa frequenza al livello di vocale alta. La transizione iniziale rappresenta, dunque, una consonante bassa. E la linea continua che segue, intorno ai 2.4 kHz, una vocale alta. Successivamente si trova un'interruzione prodotta da un'occlusione, a cui segue una profonda discesa da una frequenza molto alta ad una bassa, intorno a 1.0 kHz. La brusca interruzione e la conseguente discesa rappresentano una consonante alta-interrotta. La linea finale segnala la presenza di una vocale bassa (Trujillo, 1978: trad. ing. 18). Il Silbo si configura quindi come il risultato delle variazioni di una linea melodica – che costituisce le vocali – attraverso mezzi di alterazione che chiamiamo consonanti.
5. Il carattere riduttivo Ci si potrebbe domandare se una simile povertà fonemica non rischi di allontanare il Silbo dalle lingue naturali, e ridurre la sua portata. Trujillo gli conferisce dignità osservando che:
The number of phonemes […] is reduced in an almost brutal manner, but continues to have phonemes and not indivisible phonetic blocks: a whistled sequence, always a likeness of the other oral norm, will necessarily have to
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be analyzed in terms of phonemes, monemes and syntactic structures. The only thing preventing the whistle from being a distinct natural language is its substitutive nature. It is not a language, rather it is a transposing mechanism. (Trujillo, 1978: trad. ing. 9)
La scarsità dei fonemi, sebbene “los sonidos posibles no permiten representar o imitar el complejo conjunto de un sistema fonológico de verdad” (AA. VV. , 2005: 29), non limita il valore linguistico del linguaggio “silbato”. Tuttavia è chiaro ormai che “el silbo, en sentido estricto, no puede producir ni verdaderas vocales ni verdaderas consonantes: ha de conformarse con «imitaciones» imperfectas”, dovute all'imprecisione del mezzo fisico. Queste “imitazioni” si possono considerare idiomatiche solo per una fondamentale ragione: “lo que se imita o se reproduce son siempre rasgos fonológicos de la lengua que se calca; no simples datos convencionales”. (AA. VV. , 2005: 30-31). Come si riporta in Materiales Didácticos,
el silbo permite la distinción fónica entre equivalentes de lo vocálico y lo consonántico, pues no se puede decir que las formas silbadas sean, rigurosamente hablando, vocales unas y consonantes las otras; sino, por el contrario, que unas «representan» núcleos vocálicos, mientras que las otras sustituyen elementos marginales de función equivalente a la de las consonantes. Tenemos, pues, un mecanismo artificial que «simula» el contraste ‘vocal’ / ‘consonante’, que existe en todas las lenguas. (AA. VV. , 2005: 11)
Non dobbiamo dimenticare poi che il Silbo ha avuto un'importanza nel corso dei secoli perché aggiungeva qualcosa che la comunicazione orale, sebbene ovviamente più specifica, non possedeva: la possibilità di scambiare messaggi a distanze altrimenti irraggiungibili. Non solo questa sua utilità gli ha permesso di sopravvivere, ma è stata la stessa necessità di un simile sistema comunicativo a determinare la sua esistenza. Se i popoli che hanno dato vita al Silbo non avessero avuto una simile necessità di comunicare a distanza non avrebbero mai sviluppato naturalmente un simile sistema, che essendo un linguaggio fischiato obbliga necessariamente ad effettuare una riduzione. Tutto questo lascia intuire che è proprio grazie alla limitazione del mezzo fisico – che però forniva dei vantaggi comunicativi differenti – che il Silbo ha acquisito il suo carattere riduttivo, di grande interesse per gli studiosi. Come si afferma brillantemente in Materiales Didácticos, “los lenguajes silbados no sólo son «sustitutivos», sino
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también «reducidos», si bien este último carácter no es caprichoso, sino necesario”. (AA. VV. , 2005: 23).
6. La varietà parlata della Gomera Come abbiamo già ripetuto in passato, un linguaggio sostitutivo si applica ad una lingua già nota, e più precisamente alla varietà regionale di quella determinata lingua, che viene parlata dalla popolazione. Già Classe era consapevole di ciò, ma commise il suo errore più grande proprio nell'analisi incorretta di questa varietà regionale. Come si scrive in Materiales Didácticos,
A. Classe analiza el silbo de los gomeros como un lenguaje articulado que traslada o sustituye los sonidos del lenguaje, pero la descripción y enumeración de los sonidos del dialecto insular, de cuyo análisis parte, es muy deficiente. (AA. VV. , 2005: 20)
Tra le sue principali imprecisioni segnaliamo l'aver registrato come inesistente la palatale laterale /λ/ , la ll che è invece chiaramente differenziata da y, così come l'aver giudicato la [g] normalmente occlusiva: “dos observaciones sobre cuestiones elementales que no se corresponden con la realidad del español gomero.” (AA. VV. , 2005: 20). Inoltre arriva ad affermare che [f] e [x] hanno la stessa forma nel Silbo, sebbene [f] sia sempre sorda e [x] sia normalmente sonora, ed è riconosciuto che “la técnica de los lenguajes silbados no permite distinguir entre sordas y sonoras”. Il suono [x] poi, che corrisponde alla “jota” castigliana, “no existe de manera espontánea en La Gomera, ni en el resto de las Islas Canarias.” (AA. VV. , 2005: 21). L'errore più grave secondo Trujillo però è stato l'aver creduto che si potesse “silbare” la maggior parte dei suoni dello spagnolo gomero, una credenza condivisa dai “silbatori” stessi, che però “confunden lo que quieren decir con lo que efectivamente dicen.” (AA. VV. , 2005: 21). Classe infatti sostiene che le vocali [a] e [o] vengono pronunciate in maniera differente, e si avvicinano solo quando non ci sono possibilità di confusione (Classe, 1956: 62), mentre “es un hecho científicamente comprobado, no sólo mediante el análisis espectrográfico, sino también a través de pruebas de captación o recepción de mensajes, que las vocales [a] y [o] no se distinguen en el lenguaje silbado.” (AA. VV. , 2005: 20). 36
La varietà dello spagnolo parlato nell'isola della Gomera ci viene invece spiegata da Trujillo in questa maniera:
We find the same relaxed consonantism as on the other Canary Islands (tendency towards sonorization of voiceless interruptions, diminution of articulatory force in tense consonants, etc) and with non-distinct vowelization, as occurs in a great number of rural areas, in atonic position, especially in the initial and final positions. Vowel confluence does not happen in tonic position, and the distinctions are clearly maintained. These are not transferred to the Gomeran whistle in any position, as will be seen, in the same manner as the majority of the consonantal distinctions; but not because of the abovementioned "relaxed" consonantism. the majority of confusion and ambiguities «are actually matched by similar confusions in the spoken language, and that without any noticeable detriment to intelligibility. For example, the fact that [r, l, n, ñ, ð] are identical in the Gomeran whistle is not likely to worry people who often confuse [r, l, n, ñ, ð] in their speech (Trujillo, 1978: trad. ing. 34).
È proprio a partire da questa varietà regionale, “que actúa siempre como código primario o básico y sin el cual [il Silbo] no podría existir” (AA. VV. , 2005: 22), che si sviluppano e si articolano gli elementi del nostro linguaggio fischiato, che ora andremo ad analizzare.
7. Le vocali Come abbiamo già specificato, bisogna tenere presente che il Silbo “carece de palabras proprias”, e dunque “no existe ningún segmento silbado que posea significado propio, sino sólo valores fonológicos que permiten unas interpretaciones y excluyen otras.” (AA. VV. , 2005: 11). Questo significa che non ci troviamo mai di fronte a vere vocali – o consonanti – ma ad imitazioni. Bisogna ricordare però che nemmeno nelle lingue naturali le vocali sono assolute in termini fisici: “las diferencias entre unas y otras resultan de las relaciones fijas entre sus componentes de frecuencia o formantes.” (AA. VV. , 2005: 31). La vocale [a] del castigliano, per esempio, è data dal risultato
della somma di una banda di frequenza di 700 kHz e una di 1400 kHz. Indipendentemente dal tono della voce, questa relazione costante ci permetterà sempre di comprendere [a], senza possibilità di confusione. Il Silbo però, essendo costituito da un'unica linea melodica e non da un segnale complesso formato da relazioni costanti fra frequenze differenti, non permette le
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combinazioni di frequenza che determinano la natura di ogni vocale nel linguaggio naturale; per questo motivo le infinite differenze possibili all'interno delle frequenze del Silbo – tra 1.0 kHz e 4.0 kHz – non sono determinabili con valore assoluto. In questo modo il contrasto acuto/grave è riconoscibile solo agli estremi, senza permettere livelli intermedi. Di conseguenza le vocali, come anticipato, sono ridotte a due: − una acuta, che comprende le vocali [i] ed [e], tra 2.0 kHz e 3.5 kHz − una grave, che comprende [a], [o], [u], tra 1.2 kHz e 1.8 kHz Trujillo grazie ai suoi spettrogrammi ci fornisce uno studio dettagliato delle frequenze, mettendo in evidenza le lievi differenze che intercorrono all'interno della stessa vocale, e dimostrando come – a contrario di quanto diceva Classe – queste differenze non siano sufficienti a stabilire criteri assoluti al di là del contrasto massimo acuto/grave.
1. La vocale acuta ([i], [e]) Per quanto riguarda la vocale acuta, le frequenze cambiano leggermente a seconda della vocale del castigliano che si vuole sostituire. Nel caso di [i] le frequenze andranno fra i 3.2 kHz e i 3.5 kHz se la vocale segue una consonante bassa, e fra i 2.8 kHz e i 3.0 kHz se segue una consonante alta (Trujillo, 1978: trad. ing. p. 47-53). La linea vocalica dunque è più alta davanti alle consonanti basse e più bassa davanti a quelle alte. Questo elemento apparentemente insolito viene chiarito da Trujillo:
This fact […] is explained by the strong tendency in the Gomeran whistle to make the contrasts as clear as possible: in order to emphasize the high consonant, the vowel is lowered; in order to emphasize the low consonant, the opposite is done. (Trujillo, 1978: trad. ing. 51).
I valori assoluti di [e] risultano invece più bassi di [i], “without impeding crossing over into each other's respective «fields of dispersion»” (Trujillo, 1978: trad. ing. 53): si aggirano fra 3.0 kHz e 3.1 kHz dopo le consonanti basse e 2.8 kHz e 3.0 kHz quando seguono consonanti alte; sebbene, specifica Trujillo (1978: 53-54), esistano anche forme di [e] molto basse dopo una consonante bassa.
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2. La vocale grave ([a], [o], [u]) La vocale grave presenta minori differenze fra [a], [o] e [u], e generalmente la frequenza si mantiene fra 1.2 kHz e 1.8 kHz, ed è importante segnalare che non sale mai fino alle frequenze che determinano [i] ed [e]. La [a] preceduta da una consonante bassa può toccare gli 1.8 kHz, mentre dopo una consonante alta può scendere fino a 1.0 kHz, anche se il valore più consueto si aggira intorno a 1.2 kHz. “Silbata” da sola raggiunge in genere 1.5 kHz. Per quanto riguarda le ultime due vocali Trujillo afferma che “The differences […] with the behavior of the vowels with high and low consonants, do not prove to be so perceptible with /o, u/.” (Trujillo, 1978: 55). La [o] si aggira intorno a 1.2 kHz e 1.6 kHz, e fischiata sola si presenta proprio come una [a] a 1.5 kHz, mentre la [u] registra un'altezza maggiore sia di [o] che spesso di [a], intorno a 1.8 kHz.
3. Il genere e l'articolo Com'è possibile risolvere dunque ambiguità che potrebbero risultare immense, come nel caso del genere, rappresentato in spagnolo generalmente dall'opposizione fra [a] e [o]? La soluzione si nasconde nell'articolo che accompagna sempre i nomi: il maschile el si “silba” ascendente per via del carattere acuto di [l], mentre la forma femminile la termina in vocale grave preceduta dalla consonante acuta [l], motivo per cui si “silba” discendente. Trujillo ci dice addirittura che piuttosto che di vocale e consonante si dovrebbe forse parlare di una “vocale ascendente” nel caso maschile e di “vocale discendente” per la forma femminile, data la netta differenza rispetto a una normale linea vocalica (1978: 49). Lo studioso segnala anche che, dato lo stretto legame che hanno gli articoli con i nomi e la loro funzione imprescindibile, molti “silbatori” incontrano grandi difficoltà a fischiare sostantivi isolati dall'articolo, che percepiscono in maniera naturale come un elemento fuso al nome (1978: 49-50). I vari metodi che sono sorti in maniera naturale per risolvere l'ambiguità e interpretare la differenza nelle vocali sono la prova che Classe si sbagliava sostenendo l'esistenza dei contrasti fra [a] e [o], e che l'opposizione fra acuto e grave è l'unica possibile. È chiarissimo in proposito Ramón Trujillo, che dipana definitivamente ogni dubbio:
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I have already discussed vowels pronounced in isolation and endeavoring to avoid confusion, with which it has been demonstrated how even so the only «real» differences exist between one low and one high. The whistled language of La Gomera possesses, therefore, two vowels. All else is fantasy derived from an incomplete observation of the occurrence of the vowels in their consonantal relationships, and the confusion between purely physical data and functional value. Functionality cannot be confused with physicality: A functional difference will always involve a «physical» difference; but physical differences, in such cases, do not necessarily involve functional differences. (Trujillo, 1978: trad. ing. 50).
Dato questo fatto, la risoluzione dell'ambiguità diventa l'obiettivo fondamentale di un linguaggio che traspone i molteplici suoni di una lingua naturale in soli sei fonemi. Prima di addentrarci nell'analisi di come quest'ambiguità viene risolta, però, è opportuno descrivere in maniera esauriente anche le consonanti, in modo da avere un'idea generale di tutti gli elementi che compongono il Silbo.
8. Le consonanti In opposizione alla linea melodica “mantenuta” propria delle vocali, le consonanti vengono distinte attraverso brusche e brevi alterazioni di questa linea: in questo modo possono essere acute o gravi. È importante specificare che le consonanti acute nella lingua di riferimento saranno acute nel Silbo, e lo stesso principio vale per quelle gravi. Le loro opposizioni non sono meno evidenti che quelle nelle vocali:
con un «resonador extenso», como el que hay entre los labios y el velo del paladar, el timbre resultante ha de ser grave, por lo que consonantes como [p] o [k] serán obviamente graves. En cambio, con un «resonador corto», como el que existe entre los labios y el paladar duro, el timbre resultará agudo de manera natural, por lo serán agudas consonantes como [d], [r], [t], [n], etc. (AA. VV. , 2005: 26).
Oltre a questa opposizione, queste brusche alterazioni consonantiche di frequenza possono essere continue, ovvero sostenute o prolungate, o presentarsi come improvvise interruzioni della linea melodica. All'interno delle consonanti continue vengono raggruppate le fricative, che condividono questo carattere anche nella lingua parlata, così come le interrotte corrispondono a occlusive e affricate. (AA. VV. , 2005: 26). Grazie a questi due criteri di differenziazione otteniamo quattro consonanti, all'interno delle quali sono racchiuse tutte le consonanti della lingua spagnola: la bassa 40
interrotta, la bassa continua, la alta interrotta e la alta continua. Non è possibile nessun'altra distinzione:
We have, then, two contrasting pairs; low/high and interrupted/continuous. Any other distinctions which could be found are no more than mere phonetic artifact, void of significance. Thus, […] four consonants exist. (Trujillo, 1978: trad ing. 95).
1. La bassa continua ([m], [b], [f], [g],[h]) La consonante bassa continua comprende il gruppo di fricative /m, b, f, g, h/, ed è sempre presentata come un tuffo di frequenza fra due vocali, oppure come una partenza “discontinua” della melodia: questo avviene quando è in posizione iniziale, oppure quando la vocale precedente è tanto alta che la caduta è trasformata in uno iato. L'immagine spiega chiaramente il suo carattere discendente e poi ascendente.
immagine presa da Trujillo, 1978: trad. ing. 101
La consonante è generalmente caratterizzata da una crescita nella sua fase d'attacco – che costituisce un tuffo nella linea melodica della vocale precedente –, sebbene una simile crescita potrebbe risultare impercettibile davanti ad emissioni vocaliche molto basse. (Trujillo, 1978: trad. ing. 98-100). Il livello di frequenza si trova in genere fra 1.1 kHz e 1.3 kHz, ma può variare in base alla vocale che precede e a quella che segue la consonante, arrivando a raggiungere fino a 3.0 kHz nella transizione verso una vocale alta (non dimentichiamo che costituendo un “tuffo”, la bassa continua attraversa diversi livelli prima di stabilizzarsi sulla sua frequenza media). In ogni caso, come ci fa notare Trujillo (1978: 99-100), sia nella regione delle vocali alte che in quella delle basse, la realizzazione del gruppo consonantico /m, b, f, g, h/ avviene in maniera più o meno arbitraria: le eventuali variazioni di frequenza non sono determinanti – proprio come nel caso di [e] ed [i] –, e non esiste nessun criterio
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fonetico all'interno del Silbo gomero che permetta di distinguere queste consonanti fra loro come nella lingua orale:
It can be affirmed, beyond a shadow of a doubt, that all these consonants are reduced to one sole in whistled language, with great phonetic variety, but without the possibility of differentiating between them in a clear and constant manner. (Trujillo, 1978: trad ing. 100).
2. La bassa interrotta ([p], [k]) La consonante bassa interrotta comprende solo due consonanti orali: le occlusive [p] e [k]. La loro somiglianza fu segnalata già da Classe (1956: 71) che poi però cercò di individuare alcune differenze che, secondo Trujillo (1978: 100) , “exist only on an exclusively physical plane, and, as is natural, their realizations overlap chaotically.” Sia [p] che [k] hanno un punto di partenza che può variare da 1.0 kHz a 1.5 kHz, a seconda del volume, del contorno vocalico e dei vari fattori esterni che entrano sempre in gioco senza influire però dal punto di vista fonologico. La consonante bassa interrotta appare come un'inflessione ascendente che segue un silenzio, come dimostra l'immagine.
immagine presa da Trujillo, 1978: trad. ing. 101
La brusca interruzione rappresentata dal silenzio sottolinea l'opposizione nei confronti della bassa continua, in cui l'inflessione ascendente è anticipata da un'inflessione discendente.
3. La alta continua ([n], [ñ], [l], [ll], [rr], [r], [d]) La consonante alta continua è quella che comprende il maggior numero di consonanti della lingua che sostituisce: l'intero gruppo /n, ñ, l, ll, rr, r, d/ è rappresentato da quest'unico fonema.
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Come mostra l'immagine, la alta continua ha le stesse sembianze della bassa continua corrispondente, però con la curva invertita: è caratterizzata dunque da un'inflessione ascendente a cui segue quella discendente. Bisogna sottolineare però che, dato il suo carattere acuto, la parabola che compie quando si trova fra due vocali è molto più evidente che nella bassa interrotta. (Trujillo, 1978: trad. ing. 101)
immagine presa da Trujillo, 1978: trad. ing. 102
I picchi massimi che può raggiungere sono abbastanza elevati, e anche se non arrivano ad eguagliare quelli dell'alta interrotta, riescono ad avvinarsi parecchio: i livelli raggiunti sono generalmente sopra i 3.2 kHz, e non mancano frequenze che vanno da 3.5 kHz a 3.8 kHz.
4. La alta interrotta ([t], [ch], [s]) La consonante alta interrotta sostituisce i fonemi [t], [ch] e [s]. È caratterizzata da una ripida discesa, e più che una consonante vera e propria, spesso si comporta come una funzione delle vocali che la precedono e seguono.
immagine presa da Trujillo, 1978: trad. ing. 102
Come mostra l'immagine, la consonante si sviluppa come una transizione ascendente della vocale che la precede – abbastanza lunga se la vocale è bassa, molto breve o quasi impercettibile se è alta – seguita da una interruzione relativamente lunga, dopo la quale inizia la discesa e la transizione verso la vocale che segue. La differenza nella durata dell'occlusione è sempre circostanziale, e come negli altri casi, non serve a stabilire differenze tra le consonanti rappresentate. (Trujillo, 1978: trad. ing. 102).
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Il livello medio dell'alta interrotta si aggira approssimativamente intorno ai 1.7 kHz, ma la discesa può partire da picchi che vanno da 3.5 kHz a 4.0 kHz. 1. Il caso della [s]
La consonante [s], come si sa, è continua e acuta, motivo per cui dovrebbe confondersi con tutte le altre acute continue, che vanno a formare il gruppo più numeroso ([d], [n], [ñ], [l], [λ, [y], [r], [rr]) e in cui l'ambiguità è più alta. La sua trasposizione “silbata”, tuttavia, pur mantenendo il suo carattere acuto, la trasforma da continua a interrotta, in modo che faccia parte del gruppo di [t] e [ch]. Questa alterazione in un sistema di corrispondenze che si è rivelato tanto preciso ha, secondo Trujillo, una spiegazione molto funzionale. In Materiales Didácticos, riprendendo le idee del linguista, si scrive:
Tratándose, en efecto, [la /s/] de una de las consonantes más frecuentes del sistema fonológico del castellano, y dotada, además, de funciones específicas como marca gramatical, tanto de plural (perro-s), como de persona (tiene-s), pudo haber resultado incómoda su igualación con tantas y tan importantes consonantes, como [d, n, ñ, l, λ, y, r, rr]. (AA. VV. , 2005: 34)
Una simile spiegazione convince perfettamente: lo spostamento di una consonante tanto comune e importante da un gruppo molto affollato ad uno con soli due fonemi è ancora una volta una prova dei meccanismi sorti per ridurre l'ambiguità, e di come determinati stratagemmi possano permettere la comprensione anche in un linguaggio formato da soli sei fonemi.
9. La rappresentazione grafica Come tutti sappiamo, la scrittura, essendo una convenzione, non ha nessun legame naturale con i suoni di una lingua. Di conseguenza sarebbe possibile rappresentare i fonemi del Silbo gomero in qualunque maniera. Una trascrizione generalmente accettata è quella che attribuisce <CH> alla consonante alta interrotta; <K> alla bassa interrotta; <Y> alla alta continua; e infine
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<G> alla bassa continua. Per le due vocali si può utilizzare un segno in alto (¯ ) per l'acuta e uno in basso ( _ ) per la grave. (AA. VV. , 2005: 34). In questo modo, lo schema sarebbe: ¯ = [e], [i] (vocale acuta) _ = [a], [o], [u] (vocale grave) <CH> = [t], [ch], [s] (consonante alta interrotta) <K> = [p] y [k] (consonante bassa interrotta) <Y> = [d], [n], [ñ], [l], [λ], [y], [r], [rr] (consonante alta continua) <G> = [b], [f], [m], [g] y [h] (consonante bassa continua) Lo stesso Trujillo nel suo Análisis Linguistico (1978: 44) però identifica le vocali come “Va” e “Vg” (vocale acuta e grave) e le consonanti come “Cai” (alta interrotta), “Cac” (alta continua), “Cgi” (grave interrotta) e “Cgc” (grave continua). Sarà proprio lui però, come ricorda Marcial Morera (2003: 13), a semplificare i suoi grafemi in un successivo articolo e utilizzare le lettere maiuscole T, D, K, G per le consonanti e le lettere E ed O per le vocali: una trascrizione che mette in evidenza il carattere di opposizione su cui si basa il Silbo gomero. Morera però si spinge ancora più in là, suggerendo nel suo articolo “Caracterización del Silbo Gomero” ipotetici sistemi di trascrizione più specifici e originali:
Con la misma legitimidad podrían adoptarse también convenciones ortográficas distintas de las latinas. Se podría optar por un sistema de caracteres geométricos, donde, por ejemplo, la vocal aguda se representara mediante un ángulo con el vértice hacia arriba, la grave mediante un triángulo, la consonante aguda oclusiva mediante un cuadrado, la aguda fricativa mediante un cuadrado con una raya oblicua, la grave oclusiva con una circunferencia y la grave fricativa con una circunferencia con una raya oblicua. (Morera, 2003: 13).
Senza soffermarci sulla specifica utilità della sua proposta, concordiamo con l'autore dell'articolo sul fatto che “todo sistema fonológico requiere su propio sistema ortográfico, si el lenguaje escrito quiere hacer justicia al lenguaje hablado, y no traicionarlo, como se suele hacer habitualmente, presentándolo bajo una engañosa uniformidad gráfica.” (Morera, 2003: 14).
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In ogni caso, come abbiamo già sottolineato, la questione della trasposizione grafica è un elemento secondario, in quanto non influisce minimamente sulle proprietà del linguaggio.
10. La polifonemia Come abbiamo visto, i “silbatori” emettono i loro messaggi attraverso sei sostituti fonologici. Sebbene si sostenesse in passato che il Silbo fosse un linguaggio dotato di scarsissime possibilità di espressione e di un vocabolario ridottissimo, in grado di trasmettere solo concetti elementari e solo in situazioni in cui era sempre evidente ciò che si voleva dire (Morera, 2003: 10), in realtà questo non è affatto vero. Ovviamente non possiamo ignorare il ruolo svolto dal contesto – su cui ci soffermeremo più avanti – , ma è importante sottolineare che il Silbo non si limita a messaggi elementari e chiari a prescindere. Essendo un linguaggio sostitutivo costruito sulla qualità principale delle lingue naturali – la doppia articolazione – e possedendo una sua struttura fonologica, il Silbo gomero può trasmettere qualunque messaggio: il problema, come scrive Trujillo (1978: 148), è che “the difficulties of deciphering it may be augmented immeasurably”. Quello della polisemia è un fenomeno comune in tutte le lingue naturali, ma per quanti significati possano corrispondere a un singolo significante, l'ambiguità non sarà mai elevata come nel Silbo: nelle lingue naturali infatti le maggiori possibilità espressive agevolano l'interpretazione. Nel caso del Silbo, afferma Trujillo (1978: 149), non si parla realmente di polisemia, ma piuttosto di polifonemia: ad ogni suo fonema infatti corrispondono più fonemi della lingua che sostituisce. Le sue possibilità comunicative sono dunque grandemente ridotte rispetto alle lingue naturali, sebbene il limite si trovi sul piano della comprensione, e non in quello dell'enunciazione, che è potenzialmente illimitato:
we see that it is extraordinarily limited as regards comprehension, while not [limited] as to enunciation; which does not contradict its infinite possibilities, just as an infinity of possibilities exists in natural languages in spite of phenomena such as polysemia or syntactic ambiguity. (Trujillo, 1978: trad ing. 150).
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La polifonemia dunque non impedisce di combinare quei sei fonemi per esprimere ogni tipo di significato, sebbene in questo modo le parole diventino via via più ambigue: la stessa sequenza di fonemi infatti rappresenta sempre più elementi. Quello che è aumenta è la carica funzionale del fonema: come ci insegna Ronald Jakobson (cit. in Morera, 2003: 12), cuanto más pequeño es el número de fonemas y el número de sus combinaciones y cuanto más breve es la estructura de las palabras en una lengua determinada, más elevada será la carga funcional soportada por los fonemas.
Prendiamo l'esempio della parola cara, che possiamo trascrivere come K_Y_ (bassa interrotta, vocale grave, alta continua, vocale grave): può corrispondere in egual maniera a caña, cola, puño. palo, pala, cuña, e così via, dato che la parola K_Y_ rappresenta tutte le combinazioni possibili fra ([p], [k]) + ([a], [o], [u]) + ([d], [n], [ñ], [l], [λ], [y], [r], [rr]) + ([a], [o], [u]). Immaginiamo quindi la confusione che si può creare con parole più complesse. Il ridottissimo sistema fonologico inoltre consente solamente la funzione appellativa del linguaggio, che permette di richiamare l'attenzione dell'interlocutore e prepararlo a ricevere il messaggio, e la funzione rappresentativa, che permette la trasmissione di contenuti oggettivi, tradizionalmente legati come vedremo più avanti alle esperienze quotidiane dei “silbatori”. La funzione espressiva e la poetica, secondo Marcial Morera (2003: 5), restano completamente escluse:
El lenguaje silbado no sabe de connotaciones, de matices sutiles, sino de denotaciones desnudas. Digamos que solamente aprovecha parte del potencial semántico de la palabra hablada. Con el silbo no se pueden crear mensajes poéticos, simplemente porque se trata de un código sustitutivo, no creativo.
Allo stesso tempo il particolare mezzo fisico non permette di modificare l'altezza e il tono della voce a seconda della situazione comunicativa:
El susurro confidencial, el grito desaforado de alegría o espanto, el matiz irónico, tan frecuentes en el mensaje hablado, resultan prácticamente imposibles en este tipo de lenguaje. (Morera, 2003: 5)
Per via della sua natura fischiata, tutto ciò che si comunica è sempre di dominio pubblico, nitidamente comprensibile a chiunque lo sappia decifrare. Questo ha
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perfettamente senso se si pensa all'utilità storica del Silbo, che si rivelava fondamentale proprio per lanciare segnali d'allarme o informazioni di carattere generale, destinate all'intera comunità e mai a un contesto riservato. Come osserva Morera (2003: 5), “La pobreza de registros es el tributo que tiene que pagar el silbo para cumplir con su función de instrumento de comunicación a grandes distancias, de teléfono natural.” È interessante a riguardo la testimonianza dell'antropologo Virgilio Brito, riportata da Isidoro Sánchez:
Como un eco, cortando la negritud de la noche, ondulando montañas, llegaba, apagado y lejano, el sonido de un silbo. El tono de atención y el nombre del demandado. Los oídos de la isla estaban atentos a traducir el mensaje. Con una visión pesimista, se tenía la certeza de que un silbo en la noche era el presagio de una enfermedad, una llamada angustiosa para un galeno. Y el más cercano al pueblo tenía la obligación de repetir el mensaje hasta que llagaba al interesado. En muy pocas ocasiones el mensaje no era nada trascendental. Un simple aviso para salir al día siguiente a determinado paraje o determinado negocio. Eran los menos. El silbo en las noches gomeras era como una señal agorera de enfermedad, calamidad o muerte. El día era otra cosa. El día era laboriosidad y el silbo avisaba el agua, las faenas agrícolas, la muerte del cochino, etc. (Brito, cit. in Sánchez, 2006: 8).
Abbiamo quindi di fronte un linguaggio fischiato, di carattere pubblico, che riduce una lingua naturale trasmettendo tutti i suoi messaggi attraverso sei soli fonemi che, come abbiamo visto, possono rappresentare una infinita quantità di significati. Come si riesce dunque a risolvere una simile ambiguità, apparentemente insormontabile?
11. Risoluzione dell'ambiguità L'ambiguità come abbiamo detto è un problema comune a tutte le lingue naturali. Nel caso del Silbo, la differenza è quantitativa, non qualitativa, ovvero che non cambia l'essenza dell'ambiguità, ma questa aumenta in maniera esponenziale. Non dobbiamo dimenticare però che a volte la mancata comprensione può avvenire ad esempio perché non si conosce una parola, e questo può accadere anche nelle lingue naturali: non bisogna scambiare le incomprensioni e le ambiguità comuni a ogni linguaggio con quelle specifiche del Silbo gomero. (AA. VV. , 2005: 36). Lo stesso Trujillo (1978: 21) tuttavia – difendendo il “primato” di ambiguità del Silbo – segnala che i suoi soggetti, persino i più esperti, a distanza di qualche giorno 48
non erano più in grado di riconoscere le parole che avevano fischiato: questo perché potevano rappresentare un tale numero di significati che era impossibile isolarle dal loro contesto comunicativo.
1. Il contesto Il contesto è uno degli elementi fondamentali che permettono la comprensione del Silbo gomero. Sebbene alcuni lo pensino, il Silbo non è però limitato esclusivamente a un contesto di elementi già noti e ridotti alla sfera agro-pastorale, come già notava Trujillo negli anni settanta:
For that matter, nothing could be more mistaken than the rather generalized idea that the Gomeran whistle is only used for communication things more or less well-known. My experiences in San Sebastián and Agulo, in particular, showed me quite clearly that the non-familiar and even totally unexpected messages can be transmitted and received. (Trujillo, 1978: trad. ing. 150).
Bisogna ricordare poi che, come vedremo nel capitolo successivo, “se está produciendo un cambio muy notable en los últimos años, gracias a la incorporación del Silbo Gomero en el Sistema de Enseñanza de la isla de La Gomera y al hecho de que las generaciones más jóvenes conozcan y usen de manera habitual este lenguaje.” (Martín, 2007: 37). Al giorno d'oggi infatti “el ámbito contextual se ha extendido a escenarios de la vida moderna y a objetos y conceptos propios del universo contemporáneo.” (Martín, 2007: 37). Non dobbiamo quindi immaginare il Silbo come un codice linguistico strettamente ridotto ad un'unica sfera comunicativa. Tuttavia per secoli il vocabolario utilizzato per “silbare” si è limitato alla quotidianità della vita rurale e alla necessità di diffondere informazioni all'intera comunità, e i suoi principali utilizzatori sono stati pastori e contadini con un livello di istruzione molto basso, e uno stile di vita e un registro linguistico molto ristretto. Per esempio, come ci spiega Morera (2003: 6), parlando di capre, una parola “silbata” come gocho, pur essendo identica ad altre parole ben differenti come foto, gato, mucho, bota e così via, verrà facilmente interpretata nel suo primo significato, proprio grazie al contesto. In questo modo i “silbatori” fissano le forme fischiate alle parole più comuni nel linguaggio quotidiano, quelle che – fra i vari significati possibili
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per via della polisemia – è più probabile che si voglia comunicare. Come dice Morera (2003: 6), “Es lo que podríamos llamar el diccionario del lenguaje silbado, obviamente muy limitado en entradas.”. È vero quindi che i messaggi “silbati” sono tradizionalmente semplici e costruiti con elementi della vita quotidiana, ma questo è un fatto più che comprensibile, che non limita il numero di enunciati potenzialmente producibili. Per dirlo con le parole di Trujillo (1978: 5), è ovvio che “Sheperds don't discuss the properties of polygons.” Sarebbe illogico aspettarsi il contrario.
2. Altri meccanismi Il contesto non è comunque sufficiente a chiarire ogni ambiguità, e di fatto è un bene, perché un linguaggio troppo legato alla sua sfera di utilizzo finisce per rimanere vincolato ad essa. Al di là del contesto – che come abbiamo visto e vedremo sta cambiando enormemente – i “silbatori” risolvono l'ambiguità utilizzando varie tecniche e stratagemmi anche convenzionali: questi ultimi però, come direbbe Saussure, appartengono al mondo della parola, e non della lingua. Una maniera è per esempio aggiungere nuovi elementi alle parole: è il caso dell'articolo, che come abbiamo già spiegato interviene per stabilire il concetto di genere, che rimarrebbe altrimenti difficilmente decifrabile. Fondamentale è anche l'impiego della ridondanza: se un “silbatore” volesse comunicare al suo interlocutore di salire, fischierebbe ad esempio “sube para arriba”, ripetendosi per conferire maggior chiarezza all'enunciato. (Morera, 2003: 6). Quando il messaggio diventa troppo oscuro a causa della polifonemia, poi, si comincia ad aggirare l'ostacolo, a volte con circumlocuzioni piuttosto lunghe: gli interlocutori si scambiano domande e risposte per chiarire la situazione, finché la comunicazione non è finalmente stabilita. I “silbatori” spesso evitano le formazioni più confuse utilizzando al loro posto dei sinonimi referenziali (Martín, 2007): in questo modo, se l'interlocutore non comprende una frase come “levati dal sole”, gli “silberà” per esempio la frase “mettiti all'ombra”. Ciò è posto in risalto dal fatto, come osserva Morera (2003: 6), “que el silbador no siempre silbe exactamente lo que se le pide, sino lo que conviene a la claridad del discurso.” Essendo il Silbo una forma di comunicazione pratica e non poetica, verranno sempre preferite le locuzioni che consentono maggior chiarezza, senza che queste
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influenzino il senso del messaggio: questo perché, come sappiamo, “ aunque todas las palabras de la lengua hablada son teóricamente silbables, no todas son fácilmente reconocibles”. (Morera, 2003: 6). Un altro elemento tipico del Silbo, che lo caratterizza dando forma alla sua stessa struttura, è la sua musicalità. Essa non ha un ruolo esclusivamente estetico, ma svolge una importante funzione nel mantenere viva la concentrazione fra gli interlocutori. Come scrive Marcial Morera (2003: 10),
[…] el componente musical tiene más peso en el lenguaje silbado que en el lenguaje hablado. La consecuencia de todo ello es que el mismo ejerce un impacto mayor que el convencional sobre los sentidos y el ánimo del interlocutor, que termina implicándose más profundamente en un proceso comunicativo, que, por la precariedad de sus medios materiales, requiere de él el máximo de concentración. En las conversaciones silbadas, los interlocutores no pueden permitirse el lujo de bajar la guardia o relajar la atención, simple- mente porque, de hacerlo así, la comunicación quedaría instantáneamente interrumpida.
Immaginiamo ora una possibile conversazione silbata “classica”, fra due pastori o contadini che avvertono il Silbo come un fenomeno vivo e attivo, senza essersi mai posti domande sul suo studio o sulla sua struttura. La comunicazione comincerà con un elemento illocutivo privo di valore semantico, che serve per richiamare l'attenzione dell'interlocutore – pensiamo allo scenario tipico degli ultimi secoli, per esempio due uomini non troppo distanti in linea d'aria ma separati da una ripida e profonda vallata. Il messaggio verrà dunque trasmesso, fischiato attraverso la combinazione delle sei unità fonologiche esistenti: come abbiamo detto le connotazioni di genere vengono risolte dall'articolo, mentre quelle di numero si realizzano aggiungendo la /s/ alla fine di sostantivi e aggettivi, come nella lingua spagnola. Lo stesso si dice dei verbi, che vengono riprodotti con tutte le inflessioni di tempo, modo, persona e numero dello spagnolo, così come le congiunzioni e le preposizioni. (Martín, 2007: 34-35). Davanti ai problemi di comprensione, si interverrà ripetendo più volte la stessa parola o frase, utilizzando sinonimi o ridondanze, e l'interlocutore continuerà a fare domande fino a stabilire con chiarezza la comunicazione. La musicalità del fischio contribuirà a tenere viva l'attenzione dei due “silbatori” e, immaginando il contesto tradizionale, i contenuti saranno piuttosto limitati alla vita quotidiana e pastorale, così che il vocabolario risulterà notevolmente ristretto.
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Non dimentichiamo mai però che per quanto il contesto possa restringere il vocabolario, questo sarà sempre potenzialmente illimitato e sarebbe teoricamente possibile trattare qualunque argomento, proprio come nelle lingue naturali. Non a caso infatti Moises Plasencia Martín (2007: 35) segnala che “un equipo de la Universidad de La Laguna, encabezado por el doctor Carreiras ha demostrado, mediante la utilización de la resonancia magnética funcional, que el silbo gomero activa en sus usuarios las áreas clásicas del lenguaje, al igual que cualquier otra lengua hablada.” Abbiamo dimostrato quindi che il Silbo non è un linguaggio puramente situazionale, ma piuttosto un meccanismo che spesso richiede un processo di decodifica molto complicato. Mettendo da parte le lamentele però Trujillo ci ricorda ancora una volta la sua funzione originale, scrivendo che “[la difficoltà nel decifrare certi messaggi] is always more economical than the complicated journey from one spot to another over such rugged terrain.” (Trujillo, 1978: trad. ing. 8). E soprattutto, per quanto possa risultare difficile, la comprensione è sempre possibile, indipendentemente dalla natura del messaggio trasmesso:
Deciphering it may be difficult, but it is not impossible: the Gomeran whistle, as we already know, is an imitation of the natural language, with its double articulated structure, that offers, even with its precarious systems, a wide range of possibilities. A well-constructed message is always received, and that is what is essential. (Trujillo, 1978: trad ing. 150).
Ma questo fenomeno, che abbiamo dimostrato essere degno non solo di rispetto, ma anche di attenzione e tutela, si può definire al sicuro? Come viene avvertito un linguaggio tanto inusuale nella comunità moderna, ormai radicalmente cambiata rispetto ai tempi in cui il Silbo aveva una utilità concreta e una funzione necessaria? Il suo valore è riconosciuto anche in una cultura tanto differente? Le persone, gli abitanti dell'isola della Gomera, come lo vedono? Che livello di conoscenza ne hanno? Ora che abbiamo spiegato che cos'è il Silbo dal punto di vista linguistico, possiamo finalmente rispondere a queste domande.
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Capitolo III Analisi culturale
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“La cultura es un discurso cuyos significantes definen realmente, es decir, delimitan, diferencian una cultura de cualquier otra. La cultura es la identidad del colectivo y es por lo único que a dicho colectivo se le identifica y, en consecuencia, se le reconoce, y por eso puede hablarse de la cultura como lo subjetivo, como el sujeto de un país […].” Queste erano le parole scelte dallo psichiatra e scrittore Carlos Castilla del Pino durante un evento dedicato al Patrimonio Culturale e alla Memoria, riportato da Pere de Manuel (2006: 1). Il concetto teorico di cultura comincia a definirsi come tale a partire dal XVIII secolo, modificando la sua tradizionale concezione di “coltivazione della terra” per arrivare a descrivere una caratteristica fondamentale della specie umana: “la expresión colectiva de las experiencias y concepciones propias de cada colectivo humano en constante proceso de elaboración.” (Pere de Manuel, 2006: 1). Questa caratteristica, strettamente legata all'essere umano in quanto essere sociale e razionale, gli permette – a differenza degli altri esseri viventi – di trasmettere questo bagaglio alle generazioni successive, grazie alla sua capacità di comunicazione e apprendimento; e allo stesso tempo gli permette di trasformarlo, impreziosendolo con nuovi elementi o arricchendo quelli già noti.
1. Il patrimonio culturale Questa concezione della cultura come elemento soggettivo, come ciò che caratterizza, identifica e trascende ogni realizzazione umana – individuale o collettiva – ci permette di scorgere la intima relazione fra l'oggetto e il soggetto che lo realizza: la stretta relazione fa patrimonio e cultura, fra il materiale e l'immateriale, fra il tangibile e l'intangibile. Quello che chiamiamo patrimonio culturale è dunque il frutto di una cultura e di un popolo: è la testimonianza di un modo di fare, pensare e comportarsi – che sia individuale o collettivo – ed è il segno di identità proprio della società in cui si realizza. Il patrimonio culturale è generalmente diviso – anche secondo quanto riconosciuto dall'UNESCO – in patrimonio tangibile e intangibile. Questa classificazione potrebbe tuttavia portare ad equivoci, se si pensasse alla possibilità di contrapporre il patrimonio materiale e tangibile a quello immateriale, intangibile.
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Questo non è possibile, perché – come ci fa notare Pere de Manuel (2006: 2) – concettualmente tutto il patrimonio culturale è frutto della cultura, che non è certo materia: di conseguenza tutto, in un certo senso, è immateriale. Come afferma Massimo Giannini nel suo studio del 1976 “I beni culturali”, El bien cultural tiene como soporte una cosa, pero no se identifica con la cosa misma, sino que, como bien, se adjetiva de aquel “valor cultural” inherente a la cosa. Por ello, la misma cosa es (o puede ser) elemento material de varios bienes jurídicos: en particular de un bien patrimonial y un bien cultural […]. (Giannini, cit. in Pere de Manuel, 2006: 3)
Questa affermazione ci porta a identificare il bene culturale come immateriale, perché l'oggetto materiale fornisce da “supporto” del bene, ma non è il bene stesso: quello che assume il valore di bene culturale è l'idea, la mente, l'insieme di conoscenze condivise o individuali che hanno portato l'oggetto ad essere tale. Si tratta del valore culturale insito nell'oggetto, che è immateriale. Allo stesso tempo questo bene si classifica come pubblico, alla portata di tutti “no en cuanto bien de propiedad, sino en cuanto a bien de fruición” (Pere de Manuel, 2006: 3). È un elemento condiviso di cui tutti fanno parte, che coinvolge potenzialmente ogni membro di una comunità, o in scala più universale, del mondo.
1. Il valore intangibile Nella Convención para la salvaguarda del Patrimonio Cultural Inmaterial di Parigi (17 ottobre 2003), si considera che gli elementi degni di essere inclusi nella Lista del Patrimonio Mondiale devono avere “un valor universal excepcional desde el punto de vista de la historia, del arte o de la ciencia; y para los lugares ese valor excepcional debe considerarse desde el punto de vista histórico, estético, etnológico o antropológico.” (2003: 4). Nelle stesse direttive per l'applicazione della Convenzione, si mette chiaramente in risalto il ruolo del “valore intangibile”, ovvero culturale, come fattore prioritario perché un bene potesse essere inserito nella Lista. Ogni Bene deve rappresentare un'opera d'arte del genio creatore umano, o testimoniare una trasformazione di influenza considerevole. Insieme a questi concetti ne vengono citati altri quali tradizione, civiltà, storia umana, idee: riferimenti a valori intangibili, che possono caratterizzare un elemento materiale e fargli raggiungere la categoria di patrimonio culturale, ed essere considerato dunque un bene pubblico. Ed è
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importantissimo sottolineare che, come sostiene de Manuel (2006: 2), “en el caso de que esos valores sean excepcionales, será considerado un bien patrimonio no solo de una persona o comunidad propietaria, de una cultura o civilización, sino de toda la Humanidad.” La particolare personalità storica e culturale di un monumento o di un centro storico, per esempio, è frutto di questi valori intangibili, che costituiscono la sua identità, “que no consiste […] únicamente en los elementos o testimonios físicos, sino también en el carácter, en el “sabor” y singular atmósfera que los envuelve y es inseparable de ellos y que, al ser valorados y aprehendidos por la sociedad, se hacen memoria, seña de identidad y símbolo, y, también, materia de estima para la población que los realizó y alberga.” (Pere de Manuel, 2006: 3). Come si comporta dunque il valore intangibile? Possiamo dire che risponde da un lato ai valori culturali propriamente detti – storia, arte, scienza, ecc – e dall'altra all'intelligenza e a fattori non razionali, soggettivi, tipici della natura umana: i sentimenti, la memoria, le emozioni, e così via. Sono dunque tanti gli elementi che definiscono un patrimonio e lo rendono tale, permettendogli di trasmettere significati: possono trasmettere un'immagine evocativa, in grado di generare sentimenti, o suggerire sensazioni. Pensiamo alla calma o alla quiete ispirata da una chiesetta, o da un giardino. Possono contenere ricordi, rappresentare momenti importanti condivisi dalla comunità, come ad esempio un monumento. Possono caratterizzare un luogo, diventando parte integrante di esso, o addirittura il suo centro. Le possibilità sono infinite, come sono infinite le potenzialità di espressione dell'uomo. In base a tutti questi elementi possiamo stabilire che la distinzione fra patrimonio tangibile e intangibile non è quindi assoluta, e che le due categorie sono contigue e spesso possono mischiarsi assumendo contorni più sfumati: i valori intangibili costituiscono la “essenza” degli elementi materiali del patrimonio culturale, rendendo di fatto impossibile l'esistenza di un patrimonio tangibile che sia puramente materiale. Esiste però un patrimonio specificamente intangibile, completamente immateriale?
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2. Il patrimonio culturale intangibile Sebbene nella cultura occidentale gli elementi materiali siano tradizionalmente preferiti a quelli immateriali – a differenza che in Oriente, in cui da sempre hanno dato maggiore spazio alla dimensione spirituale –, con il passare del tempo anche l'Occidente ha iniziato a prendere coscienza del valore del patrimonio intangibile: ne è un esempio efficace la dichiarazione del Cammino di Santiago come Patrimonio dell'Umanità. Non ha ricevuto il titolo per il valore storico dei monumenti e delle tappe del pellegrinaggio, ma per l'immenso valore spirituale che rappresenta il Cammino per la cristianità. Allo stesso modo i monasteri di San Millán de la Cogolla, nel Rioja in Spagna, non sono riconosciuti Patrimonio dell'Umanità solo per le qualità architettoniche e artistiche, ma specialmente per essere stati i luoghi in cui ha preso forma la lingua spagnola: “Es el lugar donde se materializa, si así puede decirse, algo tan etéreo, y tan presente, como el idioma; idioma que a la vez sirve de lazo de comunicación, entendimiento y unión entre las personas y entre los pueblos. Todos ellos, valores universales.” (Pere de Manuel, 2006: 3-4). Il patrimonio immateriale si mostra dunque come una realtà “concreta”, con una natura distinta da quello materiale. L'UNESCO l'ha definito così:
[Il patrimonio culturale intangibile] es un conjunto de formas de cultura tradicional y popular o folclórica, es decir, las obras colectivas que emanan de una cultura y se basan en la tradición. […]Este patrimonio cultural inmaterial, que se transmite de generación en generación, es recreado constantemente por las comunidades y grupos en función de su entorno, su interacción con la naturaleza y su historia, infundiéndoles un sentimiento de identidad y continuidad y contribuyendo así a promover el respeto de la diversidad cultural y la creatividad humana. (Convención para la salvaguarda del Patrimonio Cultural Inmaterial, 2003: 2).
Qual è dunque la sua caratteristica più importante? Probabilmente il fatto che il patrimonio immateriale è vivo, in continuo cambiamento, e si evolve insieme alla cultura che lo ospita. A differenza del patrimonio tangibile, di cui i valori intangibili sono una parte fondamentale che determina la natura del patrimonio stesso, “en el caso del patrimonio intangible el principal depositario es la mente humana.” (Pere de Manuel, 2006: 5). Il corpo può fungere da esecutore – pensiamo ai balli, alle cerimonie rituali – ma l'unico contenitore è la mente: di conseguenza assume un valore differente perché più sottile, più difficile da racchiudere, e anche da proteggere. Per comprendere ciò è sufficiente 57
pensare a un fenomeno tanto immateriale come un idioma o una tradizione, che per esistere non ha bisogno di nessun supporto tangibile. Il Silbo gomero può essere dunque considerato un patrimonio intangibile? Leggiamo le considerazioni di Pere de Manuel riguardo al patrimonio immateriale:
El patrimonio inmaterial es un patrimonio vivo, practicado por personas reales, que engloba los aspectos más importantes de la cultura secular y, como tal, se manifiesta particularmente en las tradiciones y expresiones orales, incluido el idioma como vehículo del patrimonio inmaterial […]. (Pere de Manuel, 2006: 5).
Confrontiamole ora con alcune considerazioni generali di Trujillo riguardo al fenomeno specifico del Silbo gomero:
Here we have the Silbo Gomero which the Gomerans, real people, still practice; and that phenomenon, which is not a vague phantom of the past, rather an actual physical event which has been recorded by my instruments, will be the unique object of our attention. (Trujillo, 1978: trad. ing. 6).
Come si può notare, nelle due affermazioni ci sono grandi somiglianze: entrambe si riferiscono ad un patrimonio vivo e attuale, presente nella realtà delle persone, non ancorato esclusivamente al passato: un fenomeno orale e intangibile, la cui analisi scientifica non è sufficiente per garantire una comprensione a 360 gradi. Nel precedente capitolo abbiamo dimostrato ampiamente il valore di unicità che contraddistingue il Silbo gomero e la sua compenetrazione con la società: il Silbo costituisce il patrimonio della cultura sviluppata dalla comunità dell'isola. Una cultura che, come abbiamo in parte visto e come vedremo fra poco, ha fatto di questa sua specificità un punto di forza e uno strumento di valorizzazione del territorio e di distinzione nel mondo. Questo stretto legame fra patrimonio e cultura, fra l'oggetto e il soggetto che l'ha generata, viene sottolineato così in Materiales Didácticos:
[El silbo gomero] ha jugado, y sigue jugando todavía (aunque, obviamente, de forma más atenuada que en épocas pasadas, por la razón tecnológica apuntada más arriba) un papel fundamental en su vida cotidiana [de la población], al permitir sortear, sin necesidad del desplazamiento de los interlocutores, las barreras físicas de su accidentado territorio […]. [la questione del Silbo] permanecerá siempre unida a la intrahistora particular de la isla colombina y formará parte inseparable de la idea que tenemos de esta tierra y de su gente. (AA. VV. , 2005: 21).
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In ogni caso il riconoscimento e la sopravvivenza di un bene, materiale o immateriale che sia, sono strettamente legati a diversi fattori. Pere de Manuel scrive a riguardo:
Todo depende del grado de conocimiento histórico y cultural, de integración en la cultura que lo alberga y de la sensibilidad del individuo o grupo que lo habita, estudia o contempla. De aquí se deduce la importancia que para una buena conservación del patrimonio y para su comprensión tiene el conocimiento y el respeto de la cultura que lo realizó. (Pere de Manuel, 2006: 3).
Mentre il patrimonio culturale materiale ha un supporto fisico, attraverso il quale si manifesta e viene riconosciuto, sempre che mantenga la sua integrità e autenticità – e qui è importante specificare che il concetto di autenticità varia da patrimonio materiale a immateriale, essendo quest'ultimo un fenomeno vivo e in continua evoluzione –, il patrimonio immateriale, avendo questo suo carattere impalpabile, è grandemente fragile. Per non essere dimenticato ha quindi bisogno di supporti, che possono essere tangibili (è il caso delle pagine scritte che “proteggono” la lingua orale) o intangibili, come nel caso di certe tradizioni orali o attività. Il Silbo, non essendo una lingua naturale e non avendo una forma di scrittura, appartiene a quest'ultima categoria: si tratta quindi di un patrimonio culturale completamente intangibile. (Pere de Manuel, 2006: 3-6). Un simile bene, data la sua natura, deve essere salvaguardato non solo attraverso studi e documenti, ma deve essere mantenuto in vita; e affinché non perda i suoi veri caratteri – e di conseguenza la sua autenticità – deve essere mantenuto nel suo contesto originale: “es decir, cultivado y transmitido, por la persona humana o grupo social, en su espacio físico o natural y en su ambiente cultural.”. (Pere de Manuel, 2006: 3). Questo non vuol dire però che il fenomeno deve restare immune ai cambiamenti: come abbiamo già anticipato,
la tradición es […] un concepto dinámico, que no se refiere a los aspectos inmutables de una cultura sino, precisamente, a los elementos que, por su importancia para la comunidad, perduran a través del tiempo, se adaptan a los cambios sociales y continúan representando a los individuos y al grupo del que forman parte (Martín, 2007: 32).
È dunque necessario conservare viva la memoria e fomentare l'apprendimento, sviluppare la conoscenza e l'espressione, e allo stesso tempo attuare iniziative di
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riconoscimento, diffusione e incentivazione. Solo così si potrà garantire la preservazione di un patrimonio – nel nostro caso il Silbo gomero – e la sua trasmissione alle generazioni future nelle migliori condizioni. In un contesto vivo, degno, contemporaneo e creativo, “que evite su 'momificación' o folclorización” (Pere de Manuel, 2006: 6). In questo modo verrà sfruttato in maniera intelligente, e attraverso il riconoscimento della propria identità culturale sarà auspicabilmente possibile anche arrivare a comprendere le altre culture, nella loro diversità.
3. L'importanza della tutela del Silbo Soffermiamoci ora sul nostro fenomeno. Se il Silbo gomero è un patrimonio immateriale, significa che è strettamente intrecciato alla cultura che lo ospita, e che ha bisogno di essere protetto. Quali sono quindi le soluzioni adottate dalla comunità per la sua tutela? E ancora, come viene avvertito dalla società che ha la responsabilità di occuparsene? Che cosa rappresenta il Silbo per le persone? Nel libro Materiales Didácticos vengono riportate alcune interessanti testimonianze di “silbatori”, per lo più anziani, che delineano un ritratto di come viene percepito il fenomeno dalla comunità che lo conosce da sempre:
«...eso lo aprendía uno de la misma forma que aprendía a hablar el castellano, de la misma forma. Porque uno nacía oyendo esas expresiones todos los días a todas las horas...». «...para cuando aprendía uno a silbar ya conocía bien cómo se decían bien las palabras, cómo se cortaban las palabras». «...si cualquier muchacho tenía dificultades para silbar, una persona mayor, el padre, o cualquier particular le decía: «Mira, esto eh... se pone el dedo así, se pone la lengua así, se pone el labio así, y así se echa el silbo». «...lo conseguía la mayoría, la mayoría..., muchos no lo conseguían, hay gente vieja que no sabe silbar, que no pudo conseguir silbar nunca, eso también es verdad, pero entenderlo sí; silbar no, pero entenderlo todo, eso sí». «...mi padre sí silbaba, sí, sí... Él nos llamaba siempre por el silbo, llamaba por el nombre de uno, que vengas a casa, nos llamaba todos los días. Yo, entender sí, pero silbar no. La verdad es que lo confieso con un cierto rubor...». «...nosotros no sabíamos que en otros sitios no se silbaba, nosotros, aquí en La Gomera, se pensaba que esto era un lenguaje y un idioma que existía en
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todas partes... Yo me enteré grandito, ya, cuando empecé a caminar mundo y empecé a relacionarme con la gente del exterior, de afuera». «...antes no había esos aprendizajes que hay hoy, antes cada pueblo tenía su sistema, su forma de expresarse de decir las cosas..., sí se entendían muchas cosas, pero no plenamente, porque había trucos para eso también, había trucos de los que se valían ellos o nos valíamos nosotros, se valía la gente». (AA. VV. , 2005: 71).
Ai loro tempi il Silbo era un mezzo di comunicazione fondamentale nella quotidianità, un elemento dato, conosciuto, che veniva imparato in maniera naturale, trasmesso proprio come viene trasmessa la lingua orale. La sua esistenza era necessaria, e questo non lo metteva in pericolo. Al giorno d'oggi invece la tecnologia ha ovviamente rimpiazzato in funzionalità e comodità il linguaggio “silbato”, così che il fenomeno deve ora venire riconosciuto dalla prospettiva di patrimonio culturale e di elemento di tradizione, come già detto. Come scrive Moises Plasencia Martín (2007: 32):
[…]lo que lo convierte en tradicional no es su creación ni su utilidad en una o varias épocas determinadas, sino el proceso de selección mediante el cual se convierte en un valor digno de ser transmitido y conservado incluso cuando ya no es necesario en un sentido práctico.
E ancora, in Materiales Didácticos si afferma:
Uno de los componentes más importantes de la cultura de un pueblo es su lenguaje y los medios que utiliza para transmitirlo a los demás. Desde ese punto de vista, el lenguaje silbado de La Gomera es un fenómeno cultural de primera magnitud, porque representa uno de los pocos elementos realmente autóctonos no sólo de la isla de La Gomera, sino de toda Canarias. (AA. VV. , 2005: 22).
Nonostante questo, fino a pochi decenni fa il fenomeno del Silbo era avvertito da una frangia della popolazione come un elemento di folklore, un simbolo di arretratezza: qualcosa di cui vergognarsi. Questo era il riflesso di una credenza condivisa – ovviamente non solo a livello locale – che le tradizioni e le specificità costituissero un sapere “inferiore”, inadatto all'universalità e alla modernità, e che l'unica crescita e modernizzazione possibile sarebbe arrivata liberandosi di tutti quei simboli che allontanavano la comunità dal modello proposto dall'esterno. Marcial Morera è piuttosto eloquente a proposito:
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De otra parte, estaba el parecer de los detractores de los saberes populares – que han sido y son legión, sobre todo en una sociedad un tanto iletrada como la nuestra, donde la cultura oficial ha terminado haciendo creer que la cultura tradicional es cosa bastarda de gente inferior –, que pensaban que el silbo y el resto de las prácticas populares de las islas, como su particular cerámica, sus ritmos musicales, etc., son restos de modos de vida primitivos o salvajes, que es lo que eran, a su parecer, los modos de vida del pueblo prehistórico que ocupaba el archipiélago al tiempo de la conquista europea. Se trataría, por tanto, de una de esas extravagancias culturales “sin altura”, una especie de truco o magia, como el de los encantadores de serpientes, que, para lo más que puede servir, es para engañar y dejar boquiabiertos a los turistas papanatas que visitan la isla. Los nativos estaban demasiado atrasados o eran demasiado estúpidos y supersticiosos para inventar o usar algo lógico. (Morera, 2003: 3-4)
Al giorno d'oggi fortunatamente questa posizione si è evoluta fino a modificarsi radicalmente, portando la tradizione e il patrimonio immateriale in primo piano nel processo di definizione dell'identità. La sua specificità viene via via riconosciuta, così come la sua capacità di trasmettere significati. Ma il Silbo davvero è in grado di catturare la sensibilità degli uomini? Leggiamo la testimonianza di Isidoro Sanchez, che nell'articolo “El Silbo Gomero y el Parque Nacional del Garajonay” racconta del suo rapporto con il linguaggio “silbato”:
La primera vez que escuché silbar fue en septiembre de 1961 cuando me acerqué hasta La Gomera, siendo estudiante universitario, para acompañar a unos futuros compañeros profesionales en el mundo forestal por los montes de la isla […]. Al atracar el correíllo en el puerto de San Sebastián […] comprobé cómo los gomeros que esperaban al pie de la escalerilla saludaban con unos silbidos espectaculares a los pasajeros que llegaban a la isla colombina. Era sorprendente el diálogo cruzado de unos y otros, de los de arriba y de los de abajo. Años más tarde tuve la oportunidad y la suerte de trabajar como ingeniero de montes en La Gomera […] Comencé a conocer la isla [...] El silbo era de verdad un valor cultural del monte gomero. Había que conservarlo ya que facilitó considerablemente en La Gomera, pese a las dificultades geográficas, la interrelación humana, lo que actualmente se conoce como cohesión social, económica y territorial de las gentes y los pueblos de la isla. Vista la importancia del silbo, la situación existente y el riesgo de la continuidad generacional de este lenguaje singular, me pareció oportuno solicitar de la administración forestal que no dejara morir esta actividad cultural ya que entendía estaba ligada al bosque, a los barrancos, a un recurso natural muy particular, el suelo. Así lo hice y conseguí […] la aprobación de una partida económica que permitiera: a).- Fomentar el uso del silbo mediante la convocatoria de un concurso anual para mantener esta actividad en la zona de las medianías gomeras […] y b). Financiar horas de clase para que los trabajadores forestales que practicasen este lenguaje tan particular como es el silbo gomero, todo un arte, pudiesen enseñarlo en las escuelas. (Sánchez, 2006: 6-7).
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In questo lungo ma paradigmatico documento, Sánchez non solo racconta di come sia venuto a contatto col fenomeno del Silbo, ma anche di come si sia accorto del suo valore e della necessità di preservarlo, e di come di fatto abbia deciso di agire: un esempio di consapevolezza e attenzione che negli anni successivi ha coinvolto sempre più persone, insegnando l'importanza della salvaguardia di questa specificità culturale. Le ragioni per cui il Silbo merita di essere tutelato e riconosciuto sono davvero molteplici. Da un punto di vista strettamente idiomatico, ricordiamo che il Silbo costituisce un particolare canale di trasmissione di contenuti linguistici “con un orden, una musicalidad, un ritmo y hasta una estética propios.” (AA. VV. , 2005: 14). Questo comporta che i suoi messaggi riescano a impressionare l'animo di emissari e riceventi in una maniera differente da quella del linguaggio parlato. Inoltre ci troviamo davanti a una tecnica fonica che, anziché impoverire le possibilità espressive del parlante, le arricchisce considerevolmente, favorendo la diversità, e la facoltà di dare diverse sfumature ai significati. (AA. VV. , 2005: 14-15). Allo stesso tempo si rivela utile – come già detto nell'analisi linguistica – per quanto riguarda la linguistica teorica, in quanto fornisce un esempio vivo del principio di arbitrarietà della lingua: i significanti “silbati” dei significati del castigliano ne sono una prova che potremmo definire “tangibile”. È d'obbligo ricordare poi il suo valore come rara testimonianza in salute della cultura pre-ispanica dell'arcipelago Canario, e la sua già citata importanza come tradizione viva, espressione di una cultura che, pur evolvendosi, ha mantenuto questo carattere. Un carattere che,
precisamente por su vitalidad y amplias posibilidades expresivas, es incluso susceptible de ser exportado a otros ámbitos de la lengua española, es decir, es susceptible de universalizarse, que, como es bien sabido, debe ser la aspiración máxima de toda manifestación humana sana y vital. (AA. VV. , 2005: 15).
Quello che vogliamo dire è che il Silbo, come molti altri fenomeni, arricchisce il mondo. Ogni sintomo di diversità, di specificità, è un elemento prezioso in quanto rende il nostro pianeta più colorato, più vario. Ogni volta che qualcosa del genere scompare, il mondo resta più povero. E non si può tornare indietro: una volta che la memoria è scomparsa, è troppo tardi per ripristinarla. In un periodo storico come il nostro, in cui tutti i valori della cultura tradizionale sono seriamente minacciati dall'aggressiva cultura tecnologica di massa dell'era moderna, devono essere le persone – prima i singoli e poi 63
le organizzazioni, i politici, la collettività intera – a dover impedire alla cultura di venire inglobata in un'unica forma. È un processo difficile, un processo lungo, che parte dalla presa di coscienza del valore della diversità: una presa di coscienza che nell'ambito del patrimonio culturale – e specialmente di quello intangibile – si sta sviluppando solo negli ultimi tempi. Non sono soltanto le specie animali o vegetali ad essere in pericolo di estinzione. Lo sono anche molti fenomeni propri della razza umana, tanto variegati da moltiplicare i significati che siamo in grado di trasmettere. Il nostro scopo è impedire a questi significati di scomparire. In un certo senso, potremo dire che ad essere in pericolo di estinzione è anche la nostra stessa identità. Ma concentriamoci ora sull'oggetto del nostro studio: se il Silbo gomero è un patrimonio intangibile che merita di essere protetto, e la comunità ne sta prendendo consapevolezza, cosa si fa effettivamente per promuoverlo e tutelarlo? Quali sono le misure volte a permettere a questo fenomeno di svilupparsi e diffondersi, per continuare a trasmettere significati? Nel prossimo capitolo forniremo la risposta.
2. Tutela e promozione Abbiamo dunque dimostrato che il Silbo gomero è un patrimonio culturale immateriale e che merita di essere tutelato. Che cosa viene fatto allora per sostenere questa causa? La base della tutela del Silbo è la legge 4/1999 del 15 marzo, in cui il linguaggio “silbato” viene dichiarato parte del patrimonio etnografico delle Isole Canarie. Questo però è stato solo il primo riconoscimento di un percorso che era partito poco prima, che si è evoluto col tempo e forma parte di un processo – messo in pratica negli ultimi dieci anni – che volge alla tutela giuridica e legislativa e alla sua promozione culturale, artistica, turistica ed educativa. Come abbiamo anticipato nell'Analisi Storica, nel periodo fra gli anni cinquanta e gli anni ottanta il Silbo rischiava di scomparire: una grave depressione economica costrinse migliaia di gomeri ad emigrare, e l'arrivo aggressivo del turismo sull'isola – spinto e alimentato dalla politica di Braga – portò ad una rapida trasformazione sociale. I campi vennero progressivamente abbandonati e il Silbo per la prima volta nel corso di 64
secoli perse la sua utilità, minacciato anche dalla diffusione delle nuove tecnologie, che rappresentavano un modo più pratico e funzionale di superare le distanze. (Martín, 2007: 36-37). Successivamente, con la fine della dittatura e la morte di Franco – la cui politica interna verteva sempre a soffocare le tradizioni e diversità culturali nel nome di una Spagna unita – si instaurò il regime democratico, e le differenti regioni poterono iniziare a promuovere ed evidenziare le loro specificità. Questo aprì la strada alla tutela di ogni fenomeno culturale proprio di ogni Comunità Autonoma. Nel caso del Silbo la svolta sostanziale cominciò all'inizio degli anni novanta, quando in maniera spontanea vari agenti sociali e culturali dell'isola iniziarono a sviluppare delle attività per evitare la scomparsa del fenomeno. Il nucleo di interesse veniva proprio da coloro che avevano tradizionalmente usato il Silbo nelle decadi passate e che lo usano tutt'ora: pastori e contadini, guardie forestali, guide di montagna, e lo staff del Parque de Garajonay (Martín, 2007: 37-38). A partire dalle loro richieste, un gruppo di parlamentari nazionalisti della Gomera cominciò a proporre iniziative concrete per la salvaguardia e rivalorizzazione del Silbo, appoggiato dal Governo delle Canarie. Queste iniziative sfociarono nella creazione di una Comisión Técnica del Silbo Gomero e nella già citata Legge 4/1999: questa legge è fondamentale perché dichiara espressamente gli assetti culturali intangibili come parte del patrimonio culturale canario, e perché regola la formazione di un sistema di protezione e salvaguardia delle proprietà di interesse culturale. Vediamo alcuni articoli:
Article 18.1: “Assets with recognized historical, architectural, artistic, archaeological, ethnographic or paleontological value or which are outstanding examples of Canarian culture shall be declared properties of cultural interest of the historical heritage of the Canary Islands”. Article 18.3: “Traditional knowledge and activities declared to be of cultural interest shall fall within the following categories: (a) Of the domain of the Canary Islands: manifestations of popular culture, whether established or endangered, which are imbued with values present on more than one Canary island; (b) Of the island domain: manifestations of popular culture, whether established or endangered, which are imbued with the values present on one island. (Candidatura Unesco, 2006: 13)
In questo articolo vengono delineati i contorni di quello che è un patrimonio culturale, ed espresse nitidamente le caratteristiche che deve avere. L'articolo 73 si riferisce ancora più esplicitamente al Silbo e al patrimonio immateriale: 65
Article 73.1: “The ethnographic heritage of the Canary Islands is formed of its movable and immovable property, knowledge, techniques and activities, and their forms of expression and transmission, which are witness to and a remarkable expression of the traditional culture of the Canarian people”. Article 73.2: “The following elements form part of the ethnographic heritage of the Canary Islands: […] (f) the Silbo Gomero, idioms and colloquial expressions of the Canarian people”. (Candidatura Unesco, 2006: 13).
Un altro documento importante è il successivo Ordine del 5 Luglio 1999, che regola l'insegnamento del linguaggio “silbato” della Gomera nell'educazione primaria e secondaria obbligatoria. Questo è un passo fondamentale che indirizza il Silbo verso una nuova vita, e avvia un processo di inserimento nel programma educativo che segue tutt'ora e ha portato a far si che “el lenguaje silbado ya no se escuche en el medio rural sino en las escuelas” (Martín, 2007: 39), e di cui ci occuperemo fra breve. Oltre al vitale ruolo svolto dall'istruzione bisogna sottolineare le attività di promozione culturale e artistica, che hanno svolto e stanno svolgendo un importante compito nella diffusione del fenomeno a livello non solo locale. La sfida infatti è “insertar el Silbo Gomero en una sociedad muy diferente de aquellas en las que surgió y se desarrolló.” (Martín, 2007, 2). Come riferisce ancora Martín (2007: 38),
Las medidas adoptadas por el Gobierno de Canarias han revalorizado y puesto en uso este lenguaje. Sin perder su significación como símbolo de la cultura tradicional canaria, se ha transformado en un recurso importante para la creación artística y se ha convertido en un importante objeto de estudio científico. La Dirección General de Cooperación y Patrimonio Cultural del Gobierno de Canarias ha puesto en marcha, en los últimos tiempos, una serie de actividades encaminadas a mostrar la importancia del Silbo Gomero como recurso artístico y a potenciar los estudios científicos sobre este lenguaje silbado. En el año 2003 se celebró en Valle Gran Rey (La Gomera) el Primer Congreso Internacional de Lenguajes Silbados, que reunió a expertos en el tema llegados de todos el mundo. En octubre de 2005 tuvo lugar en Arrecife (Lanzarote) el Encuentro SILBOARTE 2005, dedicado a las creaciones de jóvenes artistas de la Macaronesia, y en mayo de 2006 se realizó SILBOARTE 2006, Seminario sobre Itinerarios Artísticos de la Macaronesia. Todos estos actos son, hasta ahora, los únicos en todo el mundo dedicados específicamente al estudio, exhibición y revalorización de un lenguaje silbado.
A
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informazione e promozione a livello culturale e turistico. Nei siti si possono ascoltare
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registrazioni del linguaggio fischiato, vedere documentari e trovare molti articoli interessanti: sono decisamente la maniera più rapida e completa perché un profano possa entrare a contatto con il Silbo, e possa rimanerne affascinato. Tra gli altri mezzi di promozione sono da segnalare il monumento “El arbol que silba”, esposto nel Parque de Garajonay, il cortometraggio “El Silbo Gomero. Lenguaje del Aire”, e le Otto Giornate Culturali Canarie che si sono tenute a Berlino nell'aprile del 2008. Sono solo esempi delle numerose iniziative supportate dalle nuove tecnologie, che vengono sempre più utilizzate per preparare i giovani della Gomera – e non solo – e aiutarli a reinventare e rivitalizzare la realtà che li circonda. La manovra più ambiziosa e fondamentale però è stata decisamente la composizione della Candidatura UNESCO per il riconoscimento del Silbo come Patrimonio
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approfonditamente, rappresenta la conferma dell'efficacia delle misure adottate e del lavoro di promozione e salvaguardia, e arriva a sancire il valore di un Patrimonio Immateriale tutelato e sviluppato in maniera vincente. La Candidatura UNESCO è stata emessa dopo la riforma nell'istruzione, dopo le iniziative di rilievo artistico e culturale, perché rappresenta il riconoscimento di una buona politica adottata per la sua sopravvivenza, e non una richiesta di aiuto a un organismo superiore per proteggere un fenomeno in pericolo. Al giorno d'oggi, infatti, è importante sottolineare che il Silbo non è un fenomeno a rischio di estinzione. Come scrive Martín (2007: 40), “En la actualidad, es casi imposible no relacionar la isla de La Gomera y su Silbo. Sin duda este lenguaje es uno de los elementos, junto con el Parque Nacional de Garajonay, que definen la isla y la caracterizan ante terceros.” Il lavoro di tutela e promozione ottenuto attraverso la legislazione, l'educazione, la visibilità artistica e culturale e la candidatura per l'UNESCO, ha dato i suoi frutti. La nuova sfida diventa quindi far sì che questa “salute” del Silbo si protragga negli anni a venire, perché questo fenomeno non venga perso, e continui a contribuire a rendere il mondo un luogo vario e ricco di differenze. Come fare? Probabilmente la strada migliore è proprio quella di continuare a potenziare le misure già adottate, e lavorare con passione per la continuità del loro successo. Come afferma Martín nel suo articolo “El silbo ya no es un chiste gomero” (2007: 3): 67
El Silbo Gomero tiene ya asegurada su conservación durante las próximas generaciones. Nuestra responsabilidad ahora es definir qué harán los jóvenes con el Silbo Gomero. En el ámbito académico, y como acertadamente han señalado varios expertos, hemos de conseguir que este lenguaje se incorpore a la enseñanza universitaria como modelo de formación de los lenguajes naturales. En el aspecto artístico, parece evidente que se ha de continuar con su potenciación como recurso estético innovador y adecuado a las nuevas tecnologías.
Prima di trarre conclusioni, però, è opportuno analizzare da vicino i cardini di questo processo: l'insegnamento del Silbo, il suo ruolo nell'arte e la sua Candidatura all'Unesco.
3. L'istruzione Come abbiamo già anticipato, il cardine dell'insegnamento del Silbo è l'Ordine del 5 Luglio 1999, che inserisce il linguaggio fischiato come materia nella scuola primaria e secondaria dell'obbligo, sebbene facoltativa, e stabilisce alcune norme per incentivarne l'uso e la promozione. Ecco riportati i tre Articoli fondamentali dell'Ordine:
Articolo I 1. The Silbo Gomero, as an exceptional form of communication whose value is not limited to the specific geographical area of the island of La Gomera, must be recognized, protected and promoted sufficiently to ensure better teaching and conservation as part of the cultural heritage of the Canaries. 2. To this end, the objective of this Order is to determine the content and assessment criteria for units 4 and 5 of the curricula in the subject of Castilian Language and Literature in primary and compulsory secondary education, in the area of the island of La Gomera, by promoting knowledge and education of the whistled language of La Gomera. 3. Annex 1 and 2 of this Order are approved as the curricular requirements for teaching the Silbo Gomero in primary and compulsory secondary education, without prejudice to the specific adjustments that can be made by each education centre as part of its curricular projects at each stage.
Articolo II The Directorate-General for Education Management and Innovation, taking account of the complexity and specificity of the timetable of the second cycle of compulsory secondary education, recommends that the whistled language be taught on an elective basis. Thus, the elective curriculum will approve “the whistled language of the island of La Gomera” and offer it to
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pupils in the second cycle of compulsory secondary education, preferably on the island of La Gomera. Articolo III 7. The Directorate-General for Education Management and Innovation shall take the necessary steps to incorporate into teacher-training plans for La Gomera activities that encourage the use of the whistled language. 8. Similarly, the Directorate-General for Education Management and Innovation, without exceeding its budgetary limits, shall encourage and organize seminars; study days; training courses for specialists and teaches; exchanges; innovative and experimental projects; and all activities that are of interest in relation to the whistled language of La Gomera. (Candidatura Unesco, 2006: 13-14).
Come conseguenza diretta di queste norme si elaborò l'Unità Didattica El Silbo Gomero. Materiales Didácticos, in cui vengono raccolti obiettivi, contenuti e criteri di valutazione della materia nascente. Abbiamo più volte fatto riferimento a questo libro, che si presenta come una preziosa fonte di informazioni non solo dal punto di vista dei programmi degli insegnamenti, ma anche da quello linguistico e culturale. Tuttavia questi non sono i primi esempi di Silbo gomero nel campo dell'educazione: come sostiene Esther Hernández Padilla nel suo articolo “El Silbo Gomero: una década en el sistema educativo” (2006: 2), già dalla fine degli anni ottanta la Consejería de Educación, Cultura y Deportes del Governo delle Canarie aveva dato l'appoggio economico alle Asociaciones de Madres y Padres perché si cominciasse a impartire l'insegnamento del Silbo all'interno del programma di attività extra-scolari. In questo modo si organizzarono delle lezioni in alcuni centri educativi, davanti a un ristretto numero di alunni che volontariamente si dedicarono a imparare il linguaggio fischiato controllati da dei “silbatori” esperti, contrattati apposta per questo fine. Una evoluzione più evidente si ottenne solo a partire dal corso 93/94, quando la Dirección Insular de Educación e Inspección Educativa – la massima autorità educativa dell'isola – presentò un progetto in cui si prevedeva che la Consejería de Educación, Cultura y Deportes assumesse direttamente la contrattazione dei maestri del Silbo, e che questo si insegnasse in tutti i centri educativi dell'isola, stabilendo le basi per il suo consolidamento. È a partire da questo momento che la Dirección Insular de Educación e il Programa de Contenidos Canarios della Dirección General de Ordenación e Innovación Educativa cominciano a sviluppare in maniera costante e decisa una serie di azioni concrete per la diffusione del linguaggio fischiato (Padilla, 2006: 2-3). Allo stesso tempo viene presentata al Parlamento delle Canarie una proposta di legge con lo stesso fine, che viene approvata all'unanimità nel giugno 1997, in cui il Governo delle
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Canarie si impegna, dopo previ studi ritenuti pertinenti, a includere il Silbo gomero nel sistema educativo dell'isola. È proprio per compiere questo mandato parlamentare che viene creata la Comisión Técnica del Silbo Gomero, che avvia un lavoro di analisi molto importante che si conclude nel sopracitato Ordine del 5 luglio 1999, che sancisce finalmente l'insegnamento del Silbo in maniera definitiva. L'Ordine ha rappresentato un grande traguardo nel processo di diffusione e tutela del Silbo: in questo modo i giovani diventano i depositari di questa cultura antica e, avvertendola come un fenomeno familiare e conosciuto dall'infanzia, la trasmetteranno ai loro figli e così via, in modo tale da darle una nuova vita e nuove prospettive. Come ci sono molte ragioni per proteggere il linguaggio “silbato”, infatti, ce ne sono altrettante per cui si deve insegnare. Marcial Morera, insieme a Ramón Trujillo e agli altri membri della Commissione hanno stabilito le basi della proposta curricolare, ed enumerato una serie di ragioni perché il Silbo entri nel sistema educativo:
“Desde el punto de vista idiomático, por tratarse de un canal de transmisión de contenidos lingüísticos particular; por ser una técnica lingüística, incluso útil en determinadas actividades del mundo moderno; porque desde el punto de vista lingüístico es merecedor de protección; y desde otras consideraciones: como valor etnográfico, pues es uno de los sistemas culturales tradicionales de nuestra comunidad; y desde el punto de vista histórico, cultural y jurídico”. (Padilla, 2006: 3)
Riguardo al suo valore linguistico, in Materiales Didácticos si ricorda che:
[Il silbo] es un medio inestimable para enseñar a los jóvenes los principios elementales de la formación de las lenguas. No se puede, en efecto, explicar científicamente el silbo gomero, sin enseñar de camino nociones que, de hecho, no suelen ser conocidas correctamente más que en apariencia, como la naturaleza de la sílaba, el contraste entre vocal y consonante, y algunas de las propiedades acústicas distintivas de todas las lenguas conocidas, como los contrastes fonológicos entre ‘agudo’ y ‘grave’, o entre ‘continuo’ y ‘discontinuo’. (AA. VV. , 2005: 36).
Allo stesso tempo, dal punto di vista giuridico, le leggi spagnole attuali sostengono che “la educación debe servir para garantizar la conservación y transmisión del patrimonio cultural y lingüístico de nuestra sociedad, y a la vez para preparar a la juventud que de modo activo pueda influir en el cambio o en el desarrollo de ese patrimonio.” (AA. VV. , 2005: 23). Ancora una volta è Materiales Didácticos a fornirci
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una interessante posizione, legittimata anche dall'importanza del libro nel suo contesto educativo:
Solamente mediante la recogida más escrupulosa, el estudio científico –sin concesiones al folclórismo– y la divulgación rigurosa –sin concesiones al sectarismo y a la xenofobia– de los distintos valores antiguos o modernos de nuestra Comunidad, estaremos cumpliendo con este importantísimo precepto de nuestro ordenamiento jurídico, contribuyendo a conocernos a nosotros mismos como ser colectivo, adiestrando a nuestros jóvenes en el cultivo del entendimiento y la razón (único modo de que éstos puedan ser libres) y sirviendo a los intereses supremos de la sociedad canaria, que son los intereses de toda su gente. (AA. VV. 2005: 23).
Naturalmente il caso dell'insegnamento del Silbo porta a una duplice necessità: da un lato serve il professore preparato nelle tecniche educative e nelle conoscenze teoriche, ma dall'altro il professore non è generalmente capace di “silbare”: di conseguenza serve anche un “silbatore” che generalmente è anziano e, sebbene non ferrato sull'aspetto educativo, è necessario per la sua esperienza pratica. Come si scrive in Materiales Didácticos (AA. VV. , 2005: 52):
En consecuencia, la enseñanza del silbo debería contar con profesorado que fuera, al mismo tiempo, silbador y conocedor de los fundamentos del lenguaje. Como esto, en la práctica, es casi siempre imposible, esta enseñanza requiere un silbador, pertenezca o no a la carrera docente, y un profesorado que posea los conocimientos necesarios, pues, como se ha dicho ya, enseñar sólo a silbar es hurtar al alumnado un horizonte de conocimientos universales a los que tiene absoluto derecho.
Questo problema si risolverà solo col tempo: esistono già corsi di formazione per nuovi “silbatori”, che hanno bisogno di un titolo per insegnare il Silbo nelle scuole, ed anche corsi per i professori in generale, qualora volessero imparare le tecniche di questo linguaggio, dato che “hay que garantizar para el futuro la existencia de personas cualificadas que puedan a lo largo del tiempo garantizar la transmisión de estos conocimientos.” (Padilla, 2006: 3). Una volta infatti – come ormai sappiamo – il Silbo si imparava in maniera spontanea, in concomitanza con la lingua naturale: di conseguenza si poteva padroneggiare il linguaggio fischiato senza comprenderne le caratteristiche. Questa differenza solleva vari contrasti fra l'apprendimento tradizionale del Silbo e quello nelle scuole: il bambino che apprendeva il linguaggio fischiato in casa e nel suo contesto originale, aveva tutto il tempo del mondo per praticarlo, e un'attenzione individuale 71
impossibile da riprodurre nel sistema educativo. Le installazioni scolastiche come le aule presentano invece vari svantaggi, come ad esempio una cattiva acustica, e il rischio di disturbare le altre lezioni, e inoltre la presenza di un solo professore per un'intera classe conduce a varie difficoltà, “dado que este tipo de enseñanza y aprendizaje no se puede «explicar», hay que descubrirlo, experimentarlo y lograrlo, únicamente de forma individual” (AA. VV. , 2005: 53). Non si potrà quindi separare il Silbo dal suo contesto pratico, ricco di esempi e dimostrazioni sul campo: in caso contrario l'insegnamento risulterebbe davvero impossibile. Come ci indica il principale libro di riferimento per quanto riguarda il Silbo nell'educazione:
En el marco escolar, la enseñanza del silbo conlleva, lógicamente, unas características peculiares. Es necesario, pues, diseñar una metodología y unos procedimientos o estrategias de enseñanza que se caractericen por su apertura a la diversidad de estilos de aprendizaje del alumnado y a las distintas situaciones de comunicación. Se deben tender puentes entre las consideraciones teóricas y el trabajo práctico; en definitiva, poner todo el acento en lograr una enseñanza funcional e instrumental apoyada en el principio de actividad. Esta enseñanza no puede presentarse sin el acompañamiento de una experimentación en condiciones reales o verosímiles de comunicación. (AA. VV. , 2005: 51).
L'introduzione del Silbo nelle scuole si configura come l'unica maniera possibile per trasmetterlo ai giovani, e sebbene abbia delle inevitabili limitazioni date dalle motivazioni sopra descritte, resta la risorsa fondamentale per la sopravvivenza di questo linguaggio. Da un altro punto di vista poi è importante notare che l'insegnamento nella scuola porta con sé una innegabile “autorità morale”: questo vuol dire che l'esistenza del Silbo come materia scolastica finisce per renderlo importante agli occhi degli alunni e delle stesse famiglie. Non si tratta più solo di un fenomeno tradizionale, ma di un insegnamento riconosciuto dalle autorità e dalle leggi, qualcosa che assume – da un punto di vista psicologico, della percezione – un nuovo carattere più “ufficiale”. (Martín, 2007: 36-37). L'apprendimento e l'insegnamento del Silbo sono quindi due necessità fondamentali e innegabili, in grado di garantire la sopravvivenza del fenomeno e di arricchire notevolmente il bagaglio culturale dei giovani, preparandoli per il futuro
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donandogli anche la consapevolezza del passato. É giusto citare un'ultima volta le parole presenti in Materiales Didácticos (AA. VV. , 2005: 40):
En la medida que el alumnado consiga desarrollar estas actitudes hacia el lenguaje silbado, estaremos consiguiendo que aprenda a respetar las culturas autóctonas no como fenómenos folclóricos, sino como elementos indispensables de una verdadera cultura universal, integradora de todas las culturas existentes en nuestro país, así como en Europa y el resto del mundo. Además, sería muy importante que ese reconocimiento y aprecio se pudiera traducir en actuaciones encaminadas a conservar y difundir, en la medida de las posibilidades del alumnado, dicho lenguaje.
Ma tutto quello che abbiamo descritto sta avendo successo, o è solo un progetto ancora lontano dal suo apice? Possiamo dire che sì, sta funzionando, e sebbene il cammino sia lungo, si deve riconoscere l'efficacia delle norme messe in atto e la dedizione delle molte persone che lavorano, hanno lavorato e lavoreranno per garantire la sopravvivenza e diffusione del Silbo gomero. Come scrive Padilla (2005: 4):
El silbo, lenguaje, música y arte, impregna hoy la vida de nuestros centros educativos en La Gomera. Y es el día a día de esta enseñanza a nuestro alumnado la mejor garantía de su supervivencia, que junto a nuestros silbadores de siempre representan el pasado, presente y futuro de este valor que es seña de identidad de nuestra comunidad canaria.
Abbiamo già nominato più di una volta il concetto di arte relazionato al Silbo gomero. Non c'è bisogno di dire quanto questo elemento possa rivelarsi importante, se utilizzato nel modo giusto, sia per diffondere una specificità culturale che per conservarne la memoria. Come si comporta dunque questo valore innegabile di trasmissione di significati, e qual è il suo rapporto col Silbo?
4. Il Silbo nell'arte Un elemento fondamentale che accompagna un fenomeno culturale o una tradizione è quello costituito dall'arte. L'arte riesce a veicolare i significati e a trasformarsi in espressione di un popolo e di una comunità, non solo descrivendo una determinata realtà attraverso la lente delle emozioni umane, ma anche contribuendo alla formazione di un'identità collettiva e di simboli in cui la suddetta comunità si può riconoscere. Allo stesso modo può costituire un importante strumento per lo sviluppo e la diffusione di una specificità culturale, e può venire utilizzata come veicolo non solo 73
di definizione, ma anche di promozione. Nel caso del Silbo, un linguaggio tanto particolare quanto legato al contesto che lo ospita, le possibilità sono numerose. Vediamo ora come l'arte ha affiancato il Silbo gomero nel suo lungo percorso, come l'ha rappresentato, e come potrebbe evolversi per continuare a rappresentarlo e diffonderlo in futuro.
1. La scarsità delle rappresentazioni Innanzitutto bisogna notare che nonostante l'unicità del Silbo gomero, le manifestazioni artistiche legate al fenomeno sono davvero poche, specie quelle relazionate al passato. Come nota José Socorro (2006: 3),
Un primer acercamiento al asunto revela algunas sorpresas siendo la más relevante la escasísima presencia de imágenes plásticas – a excepción de la fotografía, del cine documental – y muy pocas manifestaciones del mismo tipo que tengan como fundamento esta realidad. Resulta muy difícil encontrar creaciones – como dije – en cualquiera de las modalidades artísticas: Ni pinturas (incluso de artistas tan cercanos como los propios gomeros), ni grabados, ni ilustraciones (artísticas, infantiles, periodísticas, técnicas, científicas..), ni dibujos.... Y muy pocas esculturas, a excepción de la obra de D. José Darias conocida y galardonada. Si las hubiera, yo no las he encontrado.
L'autore arriva quindi alla rassegnata conclusione che “es evidente que el mismo [el Silbo Gomero] no ha calado en las sensibilidades de los artistas creadores hasta ahora, salvo muy raras excepciones.” (Socorro, 2006: 3). È curioso ad esempio notare la quasi completa assenza di opere o immagini che rappresentino la postura delle mani durante il gesto comunicativo, o descrivano la realtà fisica del contesto, del corpo, delle differenti tecniche di emissione, nonostante la grande potenzialità plastica rappresentata dal fenomeno, che avrebbe potuto ispirare la pittura e la scultura. Come nota Socorro (2006: 7), questo potrebbe essere causato dalla mancata conoscenza e soprattutto stima del Silbo gomero, che nel XX° secolo era spesso avvertito come un simbolo di arretratezza, e anche dall'assenza di una sensibilità artistica che si dedicasse a mettere in risalto il potere evocativo dell'immagine. Forse ha contribuito a questa povertà di rappresentazioni anche la concentrazione dell'intera comunità di studiosi sugli aspetti etnografici e linguistici, a discapito di quello artistico; oppure la causa fondamentale è stata proprio la natura immateriale del Silbo, che lo rende una manifestazione eterea e impalpabile, difficile da racchiudere.
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Potrebbe avere ragione Socorro (2006: 7), quando si chiede se “¿La falta de producciones en torno al silbo radica en su propia inmaterialidad?”. La scarsità di rappresentazioni non comporta però la mancanza di possibilità espressive, così come contribuisce a mettere in rilievo le manifestazioni artistiche che invece sono state realizzate. Tra i primi aspetti che possono avvicinare il Silbo all'arte, risalta naturalmente quello della sua musicalità: il linguaggio fischiato è stato spesso paragonato al verso dei passeri, e la melodia svolge un ruolo fondamentale nell'intera comunicazione, in modo da rendere l'armonia imprescindibile. È interessante a riguardo l'idea di Socorro, che delineando la molteplicità di situazioni, emozioni e valori che può ispirare il Silbo, suggerisce l'immagine dell'isola che “silba”, idealizzando il suono dei fischi che si propaga per le vallate trasmesso da tutti gli abitanti e trascendendo nel piano universale, come sintomo e simbolo di unità, continuità e armonia:
¿No nos remite el silbo a la idea de un “oído interno” de la isla? ¿A un “cuerpo común” sonoro e inmaterial? ¿O un “silbo coral” cantado por toda la isla? ¿A la memoria de todo un pueblo muy superior – por supuesto – a la suma de todas las individuales porque abarca todas las etapas históricas? Es interesante la imagen de una “isla silbada” y que “nos silba”. (Socorro, 2006: 8).
Di fianco alla musicalità – e direttamente relazionata ad essa – si apre il tema della poesia: un elemento spesso legato ad altre discipline, che attinge da differenti campi per esprimere, attraverso il filtro del sentimento, la realtà circostante. L'esempio più celebre e significativo legato al Silbo ce lo regala il poeta e pittore gomero Pedro García Cabrera, che dedica alla sua isola un poema, in cui il linguaggio fischiato è un elemento preponderante, che accompagna e si fa veicolo degli altri concetti fondamentali riguardanti l'isola, come la solitudine, la condizione di isolamento e l'arretratezza; e allo stesso tempo attinge da questi elementi per mettere in risalto lo stato di isola incontaminata, che proprio attraverso la solitudine, l'isolamento e l'arretratezza è riuscita a mantenersi un paradiso protetto – e non sporcato, assorbito, sconfitto – dal mondo. Come scrive Socorro (2006: 4) riguardo al poema e all'autore, “El silbo es el vehículo que le permite [a Cabrera] de sumergirse en la memoria, en los recuerdos, en su fuerte identidad gomera.”
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Per comprendere realmente quello che Cabrera voleva dire, è necessario leggere il poema:
Gomera A cara o cruz he lanzado a la mar una moneda; salió cuna y nací yo: cuna o concha en la Gomera. Súbete al roque más alto, silba con todas tus fuerzas hacia atrás, hacia la infancia, a ver si el eco recuerda las bordadas camisillas que abrigaron mi inocencia. Sílbame más, mucho más, que oiga las primeras letras del alba silabeando los renglones de mis venas. Silba, silba sin cesar, y tráeme la escopeta, los caballitos de caña con sus bridas y cernejas, el croar de los barrancos y las palmas guaraperas. Silba, silba sin descanso, hasta llamar a la puerta de los que en la lucha cayeron con la rebeldía a cuestas. Sílbame el Garajonay, que va siempre sin pareja bailando el santodomingo camino de las estrellas. Sílbame el ritmo de fuego con que danzan tus hogueras dando a la noche madura la juventud doncella. Sílbame el faro sus luces, los alfileres que vuelan a hundirse en el acerico redondo de las tinieblas. Sílbame la sal y el agua. Sílbame el pan y las penas, y la libertad que amamos sílbala a diestra y siniestra. Cierto que no morirás, mas si algún día murieras entra en el cielo silbando y silbando pide cuentas de por qué te condenaron a soledades perpetuas. Y ahora silba más hondo, silba más alto y sin tregua,
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silba una paloma blanca que dé la vuelta a la tierra.
2. Le rappresentazioni artistiche Come abbiamo osservato, il Silbo può dunque venire analizzato da diversi punti di vista, e rappresenta molteplici possibilità di espressione. Può offrire grandi sbocchi nei campi della pittura, della scultura, della fotografia, della musica, del cinema, della danza, delle arti audiovisive, a seconda dell'orecchio con cui viene ascoltato e della mente che lo interpreta. Il Silbo ha una sua estetica, che si è creata nel tempo e che si sta ulteriormente sviluppando. Tra gli artisti che si sono occupati del Silbo, è giusto citare alcuni nomi, per fornire dimostrazioni concrete della traduzione artistica del fenomeno. Dal punto di vista musicale, il suo aspetto melodico ha spinto formazioni molto moderne e anche sperimentali ad utilizzare il linguaggio fischiato nelle proprie canzoni e nelle sonorità: è il caso ad esempio dei gruppi “Artenara” e “Non Trubada”, le cui opere si possono ascoltare anche su “youtube”. Dalla prospettiva delle arti plastiche risalta il già citato lavoro di José Darías, “El Arbol que Silba” (figura in basso), che vinse il Concurso de Ideas per la realizzazione di una scultura in omaggio al Silbo gomero, organizzato dalla Dirección General de Cooperación y Patrimonio Cultural del Gobierno de Canarias: l'opera si può trovare al Mirador de Igualero, nel Parque Nacional de Garajonay, alla Gomera.
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Il campo di realizzazione artistica più prolifico – e anche più internazionale – è stato però quello delle arti audiovisive. Non possiamo non sottolineare, fra i molti documentari di carattere scientifico, quelli di Bernard Gautheron e soprattutto il lungometraggio “Le monde du silence” (1956) del grande esploratore e documentarista Jacques Cousteau: in quest'opera – incentrata, come molti altri suoi lavori, sul mondo sottomarino – Cousteau analizza il linguaggio fischiato della Gomera per cercare di dimostrare che i delfini possano comunicare fra di loro in un vero e proprio linguaggio, attraverso i loro versi: indipendentemente dall'attendibilità scientifica di questa affermazione, è interessante vedere quanto possano essere vari e numerosi i significati ispirati dal Silbo alla mente umana. Non dobbiamo dimenticare inoltre il Silbo nel cinema, rappresentato dai fratelli Ríos nel film “Guarapo”, o in alcuni lavori sperimentali di Cecile Le Talec. Allo sviluppo del settore delle arti audiovisive ha contribuito anche il Governo delle Canarie, producendo e finanziando vari documentari divulgativi, per far conoscere il Silbo e diffondere il suo nome anche all'estero: tra questi citiamo “El Silbo Gomero. Aspectos Lingüísticos e históricos. Tradición oral y cultura popular” di José Pestano, César Illera e Felipe Luis, e “La Gomera, patrimonio tangible e intangible”, di Manuel Mora Morales. Ricordiamo inoltre il cortometraggio “El Silbo Gomero. Lenguajes del aire” di Juan Ramón Hernández e David Baute, promosso nel 2006 dalla Dirección General de Cooperación y Patrimonio Cultural.
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3. Le potenzialità di espressione Come abbiamo visto il Silbo gomero è dunque presente nell'arte, ma le sue potenzialità non sono ancora state sfruttate appieno, e solo negli ultimi tempi si sta articolando il processo di valorizzazione del fenomeno dalla prospettiva artistica, che procede di pari passo con l'evoluzione educativa, culturale e promozionale. Qual è quindi la sfida per l'arte? Perché le numerose potenzialità vengano sviluppate, è necessario l'appoggio e il supporto da parte delle entità che vogliono rivitalizzare il fenomeno, e quindi anche il finanziamento – dal Governo, dall'istruzione, dalle associazioni – di attività e iniziative che fomentino la produzione artistica relazionata al Silbo, per esempio attraverso concorsi, esposizioni, corsi di pittura, disegno, musica, cinema, e quanti altri sbocchi vengano ritenuti possibili e positivi. (Socorro, 2006: 8-10). Un ruolo importante è rappresentato in questi campi dalle nuove tecnologie: come sappiamo, l'informatizzazione e l'avvento dell'era dei computer hanno ridotto notevolmente le distanze nel campo della comunicazione. In questo modo il Silbo, messo in pericolo proprio da questi strumenti che lo hanno reso meno necessario, adesso li può utilizzare per trasmettere i suoi messaggi ad un pubblico e ad un livello mai immaginato prima: pensiamo all'efficacia dei mezzi di comunicazione, alla possibilità di trasmettere contenuti in ogni angolo del mondo in tempo reale. In questo modo potenzialmente qualunque persona in qualunque parte del pianeta potrebbe visitare il sito www.silbogomero.es e ascoltare nitidamente il suono del “silbido”, e venire a contatto con questa realtà tanto lontana e sconosciuta a gran parte del mondo. Le nuove tecnologie forniscono inoltre grandissime possibilità dal punto di vista della creazione artistica: le opere possono venire realizzate e diffuse online ed essere così a disposizione di tutti, sottolineando quindi il carattere di patrimonio dell'umanità del Silbo, senza contare le numerose innovazioni che rappresentano queste tecnologie proprio dal punto di vista delle possibilità tecniche. La tecnologia però naturalmente non basta: è necessario l'artista, la mente che veicola i significati del Silbo e li incanala nell'espressione artistica: per questo è fondamentale potenziare l'insegnamento di queste nuove discipline, e dare agli studenti le competenze e le possibilità per utilizzare il mezzo al pieno delle capacità, e attraverso di esso sviluppare la produzione artistica. (Socorro, 2006: 10-11). Una produzione artistica che sia originale pur volgendo al passato, che respiri della linfa dei giovani, che 79
sfrutti una tradizione del passato come veicolo di modernità e che permetta di esplorare nuovi orizzonti dell'espressione. Perché è proprio questo uno degli aspetti più interessanti dell'arte relazionata al Silbo gomero: essendoci state così poche rappresentazioni, i nuovi artisti si trovano davanti un terreno vergine, dalle illimitate possibilità:
Este es un campo prácticamente inexplorado de cara a la creación, rico en ”yacimientos” para los artistas plásticos que se sientan tentados – en especial a los jóvenes que comienzan – a adentrarse en el mismo. (Socorro, 2006: 11).
L'arte, insieme all'educazione e alla tutela culturale, si configura quindi come uno dei valori fondamentali attraverso cui il Silbo può continuare a vivere, espandersi e venire rispettato e riconosciuto. L'arte e l'educazione sono però solo una parte del più ampio processo di rivitalizzazione e salvaguardia già descritto, e contribuiscono a definirlo e a portarlo avanti. Questo processo trova il suo culmine con l'inclusione del Silbo gomero nella Lista del Patrimonio Immateriale dell'Umanità dell'Unesco, che possiamo definire la manovra più ambiziosa e rilevante a livello internazionale, in quanto corona il percorso di tutela svolto con un importante riconoscimento, e porta a una visibilità senza precedenti all'interno della comunità scientifica e culturale. L'evoluzione di questa vincente manovra di tutela e promozione sarà l'oggetto del prossimo capitolo.
5. L'Unesco Nel settembre del 2006 il Governo delle Canarie, attraverso la Dirección General de Cooperación y Patrimonio Cultural, ha sottoposto all'Unesco la Candidatura per la proclamazione del Silbo gomero come Opera Maestra del Patrimonio Orale e Immateriale dell'Umanità. Questo è stato il risultato di una manovra partita qualche anno prima da vari enti e organi di governo, che si erano resi conto che fosse giunto il momento – dopo l'inserimento del Silbo nella tutela legislativa e nell'educazione, e dopo le numerose iniziative artistiche e culturali di diffusione – di puntare ad una promozione su scala internazionale, e ad un riconoscimento più “universale” del valore del fenomeno per il quale stavano lavorando.
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È importante sottolineare questo fatto, ovvero che la Candidatura non è una richiesta di aiuto, ma la conferma di ciò che si era già fatto per la tutela della propria specificità culturale, senza bisogno di chiedere interventi dall'esterno. Questo è ben specificato nella suddetta Candidatura:
The whistled language of La Gomera is not threatened with extinction and enjoys sufficient protection to ensure its survival and respect for its main features. Its inclusion on the Representative List would not change its status substantially, nor would it be detrimental to its continued protection and safeguarding. On the contrary, it would increase collective awareness of the importance of this communication system and encourage efforts to preserve it. (Candidatura Unesco, 2006: 6).
Come sappiamo, la diversità culturale occupa un posto importante fra le preoccupazioni dell'Unesco sin dalla sua formazione, motivo per cui il concetto di Patrimonio Immateriale è stato rielaborato nel tempo fino ad arrivare alla sua definizione attuale, che comprende tanto le espressioni culturali popolari quanto gli spazi in cui queste espressioni si sviluppano. Entrambi questi elementi, per essere riconosciuti dalla organizzazione, “deben constituir una tradición viva, proceder del genio creador humano, contribuir a la afirmación de la identidad cultural de la comunidad concernida y disponer de un plan de acción para su revitalización, salvaguarda y promoción.” (Martín, 2007: 40). Questa attenzione nei confronti della diversità culturale fa leva sull'importanza delle specificità come dimostrazione delle innumerevoli potenzialità dell'uomo, e della sua capacità di adattarsi e modificare il suo contesto, lasciando un impronta che, se dovesse scomparire, renderebbe il mondo più povero. Questo concetto è ben messo in risalto nella Candidatura:
The traditions that deserve to be upheld – both by the community that practises them and by humanity as a whole – are those that best represent individuals and societies. When a community loses part of its heritage – memory, history or culture – it is humanity’s loss, and conversely, when a cultural asset is known throughout the world, it becomes the responsibility of all human beings to enjoy and protect it. A culture is distinguished by its differences, and difference should rightly be perceived as something that enriches individuals and nations, enabling them to discover more about themselves and the world around them. (Candidatura Unesco, 2006: 8)
L'Unesco – come riporta Martín (2007: 40) – definisce il Patrimonio Culturale Immateriale come “los usos, representaciones, expresiones, conocimientos y técnicas – 81
junto con los instrumentos, objetos, artefactos y espacios culturales que les son inherentes – que las comunidades, los grupos y en algunos casos los individuos reconocen como parte integrante de su patrimonio cultural.” Questo patrimonio culturale immateriale si trasmette di generazione in generazione e viene ricreato costantemente dalle comunità in funzione del loro contesto, della loro interazione con la natura e con la storia, contribuendo a formare un sentimento di identità e continuità del patrimonio all'interno della comunità stessa. Arrivati a questo punto, non avremo difficoltà ad attribuire al Silbo questi valori. Come scrisse Martín (2007: 41), “El Silbo Gomero cumple con todas las premisas y con los criterios generales expuestos en el la Convención para la salvaguarda y protección del Patrimonio Cultural Inmaterial, por lo que la Candidatura no sólo es pertinente sino necesaria.” Basandosi su queste premesse, nel dicembre del 2003 il Consejo del Patrimonio Histórico de Canarias approvò la presentazione della Candidatura per l'Unesco, approvata successivamente anche dal Consejo del Patrimonio Histórico del Reino de España, riunito a Tenerife nell'aprile 2004. Si arriva così al settembre 2006, in cui la Candidatura fu presentata ufficialmente al Museo Arqueológico Nacional de Madrid, in un evento che secondo Martín (2007: 39-41) risvegliò grande interesse, e raccolse un “numerosissimo” pubblico. È importante far notare che le Isole Canarie vantano già vari beni riconosciuti dall'Unesco: il Parque Nacional de Garajonay – strettamente legato alla storia della Gomera e del Silbo stesso – e il Centro Storico di San Cristobal de La Laguna a Tenerife sono inclusi nella lista del Patrimonio Mondiale; ed esistono Riserve della Biosfera nelle isole de La Palma, El Hierro e Lanzarote. Oltre al Silbo, poi, furono lanciate contemporaneamente le Candidature del Parque Nacional del Teide – riconosciuta nel 2007 – e del Centro Storico di Vegueta e Triana a Las Palmas (Gran Canaria) – attualmente in fase di trattative. Si tratta di riconoscimenti importanti, che permettono la visibilità di elementi preziosi che altrimenti rischierebbero di restare nell'ombra. Come scrive Martín (2007: 40), “La proclamación del Silbo Gomero como Patrimonio de la Humanidad fortalecerá la presencia de la cultura canaria en todo el mundo.”, e continua affermando che:
[…] traerá consigo multitud de ventajas directas y colaterales para toda la isla: mayor interés científico por el Silbo Gomero, aumento del número de
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turistas y de la calidad de éstos – personas interesadas en un turismo respetuoso con el entorno –, desarrollo económico basado en la sostenibilidad del ecosistema natural y cultural.
Soffermiamoci ora un istante a pensare ad un risvolto della Candidatura e del successivo
riconoscimento
del
Silbo
gomero
come
Patrimonio
Immateriale
dell'Umanità: l'intera storia di questo fenomeno mette in risalto la capacità di certi popoli di approfittare della realtà che gli viene data, e di trasformare in positive le condizioni generalmente avverse. Al giorno d'oggi infatti, la maggiore ricchezza della Gomera è stata originata e preservata da elementi tradizionalmente negativi come l'isolamento, la mancanza di industrializzazione, l'arretratezza economica e una geografia impervia e accidentata che complicava gli spostamenti. Come si scrive nella Candidatura (2006: 8):
The Silbo Gomero is a useful, original and beautiful creation, a shining example of the capacity of human invention to improve our daily lives and add an aesthetic dimension to mundane activities. The Silbo Gomero is a human achievement that testifies to our capacity to adapt to and enhance the environment, demonstrating that culture, when understood as personal and collective wisdom, is key to a shared, harmonious life.
Sono gli abitanti dell'isola che hanno resistito a queste situazioni ostili e le hanno trasformate in un valore positivo, in grado di farsi veicolo di modernità, e sono quindi loro i responsabili della rivitalizzazione di questa antica tradizione, e della sua conversione in un simbolo di ricchezza culturale non solo dell'isola, ma dell'intero Arcipelago: bisogna riconoscergliene il merito.
1. La Candidatura Soffermiamoci ora sulla domanda stessa: sarà interessante vedere brevemente come è stata articolata, e quali punti sono stati messi in rilievo. Il testo comincia con una breve spiegazione del fenomeno, descrivendo accuratamente il numero e la tipologia dei soggetti coinvolti: ricordiamo che il Patrimonio Immateriale è indissolubilmente legato alle persone che lo custodiscono. Viene sottolineata la sua inclusione nel programma educativo, a dimostrazione che il gruppo di parlanti si sta gradualmente espandendo, e la sua presenza viva nella cultura e nella coscienza della comunità, e non vengono lesinati dati demografici sulla popolazione dell'isola in rapporto alla diffusione del Silbo.
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Successivamente viene tracciata una storia dell'origine del fenomeno – che possiamo ritrovare nella nostra Analisi Storica – e della situazione geografica dell'isola che ha contribuito alla conservazione del linguaggio fischiato. Un punto importante è quello in cui vengono elencate le categorie in cui potrebbe venire inserito il fenomeno del Silbo (pp. 5-6): oltre alla più logica “Oral traditions and expressions, including language as a vehicle of the intangible cultural heritage”, compaiono fra le altre anche “Social practices, rituals and festive events”, “Knowledge and practices concerning nature and the universe”, e “Traditional craftsmanship”. Questa è un'ulteriore dimostrazione della multidisciplinarietà del Silbo, e dell'alto numero di sbocchi che può offrire, a seconda della prospettiva da cui si guarda. Il documento poi si addentra nella spiegazione prettamente linguistica del fenomeno, e ne ricava un'analisi sociale. Viene dato grande rilievo alle motivazioni per cui merita di essere inserito nella Lista, e ai benefici che questa inclusione potrebbe trarre dal punto di vista culturale, come possiamo leggere:
The inclusion of the whistled language of La Gomera, the Silbo Gomero, on the Representative List of the Intangible Cultural Heritage of Humanity will ensure, first and foremost, that the community perceives it as a universal asset and not just a symbol of identity. As with the Garajonay National Park, the recognition of UNESCO will arouse greater interest and encourage a sense of collective responsibility in being the custodian of an asset that belongs to the whole of humanity. (Candidatura Unesco, 2006: 8)
E, allo stesso modo, dovrebbe favorire l'isola anche dal punto di vista turistico:
[…] Silbo Gomero is a vehicle for sustainable development and economic progress on the island based on its rich heritage and the conservation of cultural assets. Tourism in La Gomera is a source of income for islanders, but unlike other places, it requires and benefits from a natural and traditional environment that is almost intact, coexisting harmoniously with material and cultural surroundings, and which is authentic in both form and content. The recognition of the Silbo Gomero as part of the intangible cultural heritage of humanity will multiply the positive effects of preserving, conserving and discovering the distinctive values of human creativity. (idem: 8).
Successivamente si passa a descrivere i procedimenti in atto per la sua tutela: le già descritte e fondamentali Legge 4/1999 e Ordine del 5 luglio 1999, e le numerose attività già elencate per la diffusione del fenomeno come le iniziative culturali (SILBOARTE 2005 e 2006), le attività di promozione, i documentari ottenuti attraverso
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le nuove tecnologie e gli studi scientifici. Tra i tanti procedimenti e misure ne approfittiamo per citare il Primer Congreso Internacional sobre los Lenguajes Silbados, che si tenne a Valle Gran Rey (La Gomera) nell'aprile 2003 (in occasione del quale sono stati prodotti diversi saggi sul fenomeno, alcuni utilizzati anche in questa Tesi); la pubblicazione dell'ormai noto libro Materiales Didácticos; l'inaugurazione del monumento al Silbo gomero “El Arbol que Silba”, situato nel Parque de Garajonay; la creazione
e
manutenzione
dei
già
citati
siti
www.silbogomero.es
e
www.lenguajessilbados.com; l'attivazione di una campagna di sensibilizzazione sull'Unesco e sul concetto di Patrimonio Mondiale; e infine le dimostrazioni di Silbo nell'evento annuale “From Family to School”. Tutti questi eventi – più di quanti si possano descrivere senza trasformare il testo in un elenco – dimostrano che il Silbo gomero è stato tutelato e si trova attualmente in salute e che, come si è detto, la Candidatura non è una richiesta di aiuto ma un riconoscimento del valore del fenomeno e della validità dei procedimenti adottati. Un'ultima sezione del documento (p. 10) è dedicata ai progetti futuri, con espresso ciò che si desidera fare e ciò che è già stato messo in moto, con gli specifici budget messi a disposizione: tra i più importanti sottolineiamo l'organizzazione dei corsi di formazione per i professori di Silbo e l'ambizioso progetto di creare una “Island School of the Silbo Gomero”, in cui gli studenti potranno indirizzare i loro studi verso l'apprendimento completo del linguaggio fischiato e impiegarlo così nel mondo del lavoro, diventando professori qualificati, guide di montagna o operatori che sappiano valorizzare questo elemento nell'ambito turistico. Una volta elencati tutti questi fattori, come conclusione si dimostra che il Silbo gomero rispetta in dettaglio tutti i punti richiesti dall'Unesco, e che di conseguenza merita di essere inserito nella Lista. Come si scrive nella Candidatura (2006: 17):
In accordance with the content of the Convention for the Safeguarding of the Intangible Cultural Heritage, and as described in the preceding paragraphs, all the measures recommended by the Convention have been adopted: (a) There is a general policy and plan for the protection and conservation of the Silbo Gomero, as demonstrated by the legislation adopted specifically for that purpose; (b) The Government of the Canary Islands and its various departments have been appointed as the authority competent to safeguard the Silbo Gomero. The fact that this is the highest authority in the Autonomous Community of the Canary Islands demonstrates the importance attached to conserving the whistled language of La Gomera;
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(c) Scientific, technical and artistic studies have been promoted through the meetings and congresses mentioned in the relevant paragraph, and we have collaborated on the publication of works relating to the Silbo Gomero, as well as research projects on the subject; (d) Means for disseminating and publicizing the language have been created, taking advantage of the possibilities offered by new information technologies: the websites www.silbogomero.es and www.lenguajessilbados. com are intended to facilitate access to existing and future documentation; (e) The general cultural space in which the Silbo Gomero was created and developed is protected, thus ensuring the survival of the whistled language that is true to its essence. The proposed actions play a crucial role in preserving not only the asset in question, but also the nature of the whistled language of La Gomera.
Il documento si conclude quindi con un messaggio positivo, che sottolinea ancora una volta l'importanza della diversità culturale come elemento di ricchezza, e al quale ci associamo caldamente:
The Silbo Gomero can be considered to be a living archaeological element. As demonstrated by the existence of other whistled languages in the world, this system of communication is probably a logical response to similar problems in many other places. A language is a representation of a way of thinking, a particular way of interpreting reality and the world we live in. Whenever a language becomes extinct, the diversity of ideas and, by extension, human liberty, are diminished, since there is less mental space in which to choose and decide. The Silbo Gomero also represents specific ways of thinking: the idea of creating, conserving for as long as necessary, and preserving it as an example of respect for history and tradition. (2006: 18).
La Candidatura fu, come abbiamo detto, presentata nel settembre del 2006: furono necessari tre anni, ma finalmente il 30 settembre del 2009, ad Abu Dhabi, l'Unesco accolse la Domanda e il Silbo gomero venne dichiarato Patrimonio Immateriale dell'Umanità. Riportiamo qui la decisione dell'Organizzazione, in cui viene riconosciuta e sottolineata la diffusione del Silbo nella comunità, i benefici che il fenomeno potrebbe trarre dal suo inserimento nella Lista, la validità delle misure di tutela adottate – con un accento particolare sull'istruzione – e la partecipazione attiva e spontanea degli abitanti dell'isola per la sua conservazione:
Decision 4.COM 13.71 The Committee (…) decides that [this element] satisfies the criteria for inscription on the Representative List of the Intangible Cultural Heritage of Humanity, as follows: R.1: Silbo Gomero is widely practised by the inhabitants of the island of La Gomera who recognize it as their distinctive contribution to
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the cultural heritage of the other islands in the archipelago of the Canary Islands; R.2: Its inscription on the Representative List would increase communities’ awareness and foster their efforts to preserve oral traditions and transmit them to coming generations; R.3: The safeguarding measures described, especially the introduction of the language in schools as an educational discipline, are a guarantee for the protection and promotion of the whistle language of the Canary Islands, and are supported by a firm and sustainable commitment by the State and communities concerned; R.4: The participation of the community in initiating educational programmes for Silbo Gomero and in supporting the nomination is complemented by evidence of their free, prior and informed consent; R.5: The element is inscribed in the Inventory of Historical Heritage Properties of the Canary Islands, maintained by the Ministry for Education, Universities, Culture and Sport. (www.unesco.org, s.d)
Questo, al giorno d'oggi, è il più importante riconoscimento ottenuto dal Silbo gomero, un riconoscimento che corona dieci anni di dedizione e lavoro, che fornisce visibilità ad un fenomeno tanto originale dando anche al mondo l'esempio di una comunità che è riuscita ad utilizzare la sua cultura tradizionale come elemento di valorizzazione su scala internazionale, e ad esportare – nei limiti naturalmente della diffusione scientifica e culturale – un fenomeno specifico senza però permettergli di perdere la sua vera identità. La Gomera continua dunque il suo processo di modernizzazione, utilizzando il Silbo come fattore di promozione non solo culturale ma, come vedremo tra breve, anche turistica, e finché la comunità attraverso il Governo continuerà ad attuare una politica accorta, che diffonde il fenomeno senza commercializzarlo, senza trasformarlo per renderlo più “appetibile” su scala internazionale, non solo la sopravvivenza del Silbo è assicurata, ma è assicurata anche la sua espansione. Questo ci conduce ad un discorso più grande ed universale: il Silbo è un vincente esempio di una riuscita politica di tutela, ma per ogni fenomeno trattato in questa maniera ce ne sono tanti altri che si perdono. E, come abbiamo detto, questo rappresenta una vera e propria tragedia per la diversità, per la salute data dalla vastità di un sistema, per l'intero sapere dell'Umanità. Il caso del Silbo può quindi servire per sensibilizzare il mondo su questa “specie” in via d'estinzione – le lingue, i patrimoni immateriali, le tradizioni – che, sebbene molto meno gettonata rispetto alla causa ambientalista o animalista, rappresenta un valore troppo grande per permettere all'umanità stessa di lasciarlo scomparire. Come scrive Morera (2003: 4):
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Tenemos que saber que solamente introduciéndolas [le lingue in difficoltà] en el torrente general del saber humano, descubriendo su verdad, es posible salvar estas riquísimas manifestaciones culturales, imprescindibles para entender el desarrollo histórico de la humanidad toda, tanto de los prejuicios folklóricos y provincianos que pesan sobre ellas, como de los no menos peligrosos prejuicios de los apóstoles de la globalización, empeñados en eliminar toda creación humana individual.
Ci auguriamo quindi profondamente che il Silbo e la sua politica di salvaguardia e valorizzazione, riconosciuti e messi in risalto dalla decisione dell'Unesco, possano servire davvero come esempio dell'importanza della tutela di questi fenomeni, e sensibilizzare le persone, tutte le persone, per fare in modo che si accorgano dell'inestimabile valore di ogni grande Patrimonio in difficoltà, e che se ne accorgano prima che sia troppo tardi, quando sarà già scomparso e non ci sarà la possibilità di tornare indietro. Possiamo dire che la stessa esistenza di questa Tesi, che descrive un fenomeno tanto lontano e poco conosciuto nel contesto in cui verrà discussa, sia una prova del fatto che, forse, ci sono ancora buone speranze non solo per il Silbo, ormai al sicuro, ma per tanti altri di questi esempi del genio creatore umano. Se il Silbo gomero è riuscito ad arrivare fino alla mente e all'immaginario di chi sta leggendo queste pagine, significa che il lavoro che è stato fatto per la sua tutela non è stato vano, e che il processo di diffusione, una volta attivato con successo, è in grado di espandersi anche per vie inaspettate, come questa Tesi. E partendo da questo concetto, se nel caso del Silbo è stato possibile, se il modello adottato è risultato efficace, significa che queste specificità si possono salvare; ma spetta a noi, a tutti noi, come collettività ma anche come individui, occuparci di mantenere la memoria attiva e contribuire alla conservazione di questi elementi. Sono infatti talmente numerosi e vari che chiunque, nel suo contesto, nel suo piccolo, potrebbe fare la sua parte. Resta solo una domanda: è possibile sfruttare questi valori di specificità culturale per trarne vantaggio da una prospettiva economica, utilizzando la peculiarità di una tradizione come veicolo di progresso e modernizzazione? E se è possibile, come si possono organizzare e distribuire i contenuti senza finire per snaturarli, privandoli del loro reale valore? Nel prossimo ed ultimo capitolo ci occuperemo di soddisfare questo dubbio finale.
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Capitolo IV Analisi turistica
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Quando ci fermiamo a pensare al turismo relazionato alla Gomera, non dobbiamo dimenticare che ci troviamo di fronte ad un'isola “minore” dell'arcipelago, che non si avvicina nemmeno lontanamente all'offerta ricettiva rappresentata dalle isole maggiori di Tenerife e Gran Canaria, e neppure di Lanzarote e Fuerteventura. L'isola ha differenti potenzialità, che analizzeremo. Inoltre, non dimentichiamo che dobbiamo focalizzarci non solo sul turismo di quest'isola “marginale” – nell'ottica del turismo di massa – ma sul fenomeno specifico della cultura che ospita, il Silbo gomero: il campo della nostra analisi si restringe quindi notevolmente. La domanda fondamentale però è semplice: come può La Gomera risaltare all'interno del sistema turistico canario, tanto sviluppato e tanto più evoluto rispetto a quello particolare dell'isola? Quali sono gli obiettivi che sta realizzando, e quali deve ancora raggiungere? E soprattutto, come può il Silbo, l'oggetto della nostra ricerca, contribuire alla diffusione dell'immagine della Gomera, e formare con la sua unicità un fattore di attrazione turistica? Per comprendere questi elementi è necessaria una breve analisi dell'evoluzione del turismo nelle Isole Canarie, con un'attenzione particolare alla situazione specifica della Gomera.
1. Storia del Turismo L'arcipelago canario è un territorio atlantico privilegiato dal punto di vista dell'ozio e del divertimento. Non è solo una delle principali regioni turistiche della Spagna, ma si ritrova ad essere una meta di prim'ordine anche a livello europeo. Il turismo si è sviluppato alle Canarie grazie alla combinazione di vari fattori: dal punto di vista ambientale l'arcipelago può vantare spiagge straordinarie, che si sono mantenute incontaminate fino a quarant'anni fa, e un clima subtropicale temperato tutto l'anno, specialmente nella costa, con la sua media sempre sopra i 18° gradi in inverno e mai sopra i 25° d'estate, a cui bisogna aggiungere l'elevato numero di giorni limpidi e senza nuvole all'anno e la scarsità di precipitazioni, che fanno dell'arcipelago una destinazione molto ambita. Oltre alle caratteristiche ambientali si affiancano poi la natura suggestiva del paesaggio vulcanico, il comfort di una offerta ricettiva di alta
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qualità, la stabilità politica ed economica della regione e l'efficienza dei collegamenti con l'Europa, anche a basso costo. (Mújica, 2008: 1-2). È facile quindi intuire perché le Isole Canarie siano diventate un paradiso per il turismo, per tutti coloro che cercano qualcosa di esotico senza allontanarsi troppo, per chi vuole andare fuori dall'Europa “pur rimanendo in Europa”. Dobbiamo fare attenzione però a non giudicare tutte le isole nella stessa maniera: alle più gettonate e organizzate Tenerife e Gran Canaria possiamo affiancare solo Lanzarote e Fuerteventura: le isole de La Palma, El Hierro e La Gomera hanno conosciuto uno sviluppo turistico di gran lunga inferiore. Vediamo ora come si è sviluppato il sistema turistico, partendo dalle sue origini. Se consideriamo il viaggio come antecedente del turismo, possiamo affermare che il fenomeno è presente alle Canarie da secoli: l'economia di esportazione che organizzarono i conquistatori, unita alla posizione strategica dell'arcipelago, generò grandi movimenti commerciali, che portavano numerosi visitatori nelle isole. Dalla fine del XVIII secolo si stabilì fra le Canarie e alcuni paesi europei una importante corrente di visitatori. Possiamo giudicare questa tappa come un lontano antecedente dello sviluppo attuale. I turisti di quel tempo erano esclusivamente avventurieri e studiosi alla ricerca di mete esotiche, che dovevano affrontare un lungo viaggio difficoltoso e costoso prima di arrivare all'arcipelago: questo comportava che i viaggiatori avessero grandi mezzi economici e una grande determinazione, nonché un grande spirito dell'avventura. Come scrive Mújica (2008: 7), molti studiosi hanno relazionato questo primo turismo con lo spirito culturale del romanticismo. Si potrebbero trovare punti in comune con il cosiddetto turismo di salute e con il turismo scientifico, ma la caratteristica che spicca più di ogni altra è il suo carattere elitario: si trattava assolutamente di turismo d'elite. (Mújica, 2008: 8). In quel periodo il viaggiatore decideva spontaneamente come occupare il suo tempo, cosa fare e quando farlo. Il viaggio diventava così un'autentica avventura, senza però diventare pericoloso e ostile, data la natura del territorio e della popolazione che lo abitava. Successivamente, a partire dalla fine dell'ottocento e fino alla Prima Guerra Mondiale, il turismo conobbe una migliore promozione e informazione grazie alla pubblicazione delle prime guide turistiche, stampate in Inghilterra, che “ensalzaban las virtudes del clima de Canarias para la cura de ciertas enfermedades del aparato respiratorio y, sobre todo, para la reparación de las fuerzas de los visitantes, que podían 91
disfrutar de pintorescos paisajes y de la amabilidad de sus gentes, es decir de un ambiente plácido y reparador” (Hernández Luís, 2001, cit. in Mújica, 2008: 9). I visitatori però si concentravano esclusivamente a Tenerife e Gran Canaria. Erano queste due le isole principali, in cui cominciava a svilupparsi gradualmente una offerta ricettiva. Nel frattempo alla Gomera la situazione procedeva più o meno immutata da decadi: i contadini e i pastori continuavano a vivere della loro terra e a “silbare” per sconfiggere le distanze, visitati solo da studiosi, avventurieri e qualche commerciante. La Prima Guerra Mondiale produsse una grande recessione dal punto di vista turistico, ma negli anni successivi la situazione si riprese gradualmente. Acquistò maggior importanza il turismo in crociera – che in futuro riguarderà anche La Gomera – e nacque l'idea del turismo invernale, caratterizzato dalla ricerca di tranquillità e desiderio di andare al mare: come conseguenza nelle isole maggiori cominciarono a sorgere vari alberghi, che iniziarono a modificare l'aspetto del territorio. La Guerra Civile Spagnola e la Seconda Guerra Mondiale paralizzarono nuovamente il turismo, che negli anni seguenti riuscì a risorgere dalle sue ceneri espandendosi, includendo nuove destinazioni e cominciando la trasformazione dell'isola di Lanzarote. (Mújica, 2008: 12-15). La vera trasformazione arrivò però all'inizio degli anni sessanta. La diffusione degli aerei e dei voli charter, unita alla politica turistica aggressiva di Franco, portarono ad una nuova definizione del concetto stesso di turismo: si trattava del modello detto di sol y playa, il turismo di massa, accessibile a tutti, che si sviluppa in maniera caotica e incontrollata. La tecnologia, i trasporti, la politica e l'organizzazione delle agenzie di viaggi – che attraverso i loro pacchetti creavano offerte alla portata di chiunque – aprirono le porte del turismo anche ai settori popolari, e allo stesso tempo causarono un tale aumento degli ingressi e della domanda che il sistema fu costretto ad evolversi: col numerò dei turisti crebbe anche il numero degli investitori, quasi esclusivamente stranieri, che cercavano nuove soluzioni redditizie. Alcune località dal clima troppo umido o inadeguato al turismo furono abbandonate, e le nuove installazioni si spostarono in luoghi costieri che fino ad allora erano abitati solo da pescatori, in piccoli villaggi dimenticati (Mújica, 2008: 16-17): questa manovra cambiò per sempre la vita dell'arcipelago, mettendo anche a rischio la situazione ambientale, e trasformando intere zone – come ad esempio il sud di Tenerife, in cui nacquero paradisi turistici costruiti a tavolino come l'intera area di Las Americas – in un vero e proprio prodotto turistico. È 92
in questa fase che i primi segni di turismo come lo conosciamo si manifestano anche alla Gomera, seppure in maniera marginale: come scrive Vera Galván (1993: 474), “se produjeron algunas intervenciones en Fuerteventura, La Palma, Gomera y Hierro aunque de importancia dispar, de cierto interés en la primera e insignificantes en la última.” Nella memoria popolare questa tappa, chiamata il boom turistico – in quanto caratterizzò una vera e propria esplosione – viene vista con frequenza come il punto di partenza dell'industria del viaggio nelle Canarie, per via dell'importante trasformazione economica e sociale – ma anche territoriale – che produsse nella società, fino a quel momento “predominantemente agraria y con una débil salarización de su población activa (Vera Galván, 1993: 476).” Sono gli anni del turismo scandinavo, che – come ricorda Mújica (2008: 17) – portarono a identificare come svedesi tutti gli stranieri in visita, osservando inoltre che “Las desenfadadas costumbres que exhibían los bañistas causaban interés y cierto revuelo en las playas, en una sociedad aún profundamente religiosa y poco modernizada.” Quest'espansione inarrestabile continuò fino al 1973, quando la crisi del petrolio portò alla prima recessione dell'era del turismo di massa. A quel punto però l'industria turistica era tanto sviluppata e le Isole Canarie erano tanto gettonate che queste difficoltà non riuscirono a fermare lo sviluppo, che dopo qualche anno di assestamento riprese a crescere. Negli anni ottanta infatti il livello di urbanizzazione, promozione turistica e sfruttamento delle risorse aumentò notevolmente, e si estese in gran misura a Lanzarote e Fuerteventura (Mújica, 2008: 18-19). Un altro momento critico si presentò all'inizio degli anni novanta, ma già a metà della decade ebbe luogo una nuova espansione, che consolidò ulteriormente la specializzazione turistica delle Canarie fino a rendere il fenomeno solido come ai giorni nostri, tanto che, come afferma Mújica (2008: 19), “no se ha acusado la crisis de septiembre de 2001, cuando se auguraba una recesión internacional del turismo, tras el episodio de la destrucción de las Torres Gemelas de Nueva York.” Ma come si inserisce la Gomera in questo intricato processo evolutivo dell'arcipelago, in cui non giocò un ruolo centrale? Come scrive Carlos Rodríguez Barroso nell'articolo “El turismo en La Gomera: necesidad de una planificación estratégica” (2000: 95):
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“Es a principios de los setenta, con la inauguración del Parador Nacional de San Sebastián (1972) y la creación de la nueva línea marítima de la compañía Olsen entre el sur de Tenerife y el puerto gomero (1974), cuando empieza una incipiente actividad turística en la isla.”
A partire da quel momento, grazie al continuo miglioramento dei trasporti e all'aumento della loro frequenza, le cifre dei visitanti cominciarono ad aumentare ogni anno: Barroso riporta (2000: 95) che nel 1982 viaggiarono fino all'isola circa 171.000 passeggeri, contro i 516.228 del 1995 (dati delle autorità portuali). In quanto all'offerta per l'alloggio, i dati segnalano un notevole aumento dell'offerta ricettiva, con 1964 posti letto nel 1987 e 4416 nel 1996: si tratta di una crescita annuale di quasi il 10% (Barroso (2000: 95), attraverso l'Istituto Canario di Statistica). Tuttavia ricordiamo ancora che l'offerta non può competere con le grandi dell'arcipelago: il grafico – datato 2002 – sarà utile a rendere l'idea.
immagine presa da Mújica, 2008: 25
L'incremento di turisti ed escursionisti di un giorno si rivelò comunque in grado di far proliferare attività importanti come quella della ricezione e del commercio, intorno a cui si sviluppò una discreta crescita economica a livello insulare. Citando ancora i dati di Barroso (2000: 96), l'isola passa dai 31 stabilimenti – ristoranti, bar e caffetterie – e le 353 licenze commerciali del 1980, ad avere nel 1991 ben 156 stabilimenti e 1648 licenze commerciali.
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La Gomera soffriva di una costante perdita di popolazione sin dal 1940, quando contava 28.571 abitanti, fino al 1981 in cui risultano censiti solo 18.237: una diminuzione di più di un terzo. Solo nel 1992 la popolazione, per la prima volta in cinquant'anni, registrò un aumento: “Efecto, sin duda, causado por los beneficios del desarrollo turístico” (Rodríguez, 1999, cit. in Barroso, 2000: 96). Ciò che si vuole dimostrare dunque è che il turismo è presente alla Gomera, e lo è stato in maniera relativamente continua fin dagli anni settanta, sebbene in misura molto minore rispetto alle altre isole. Allo stesso modo – e forse proprio per questo motivo – lo sviluppo del turismo si è articolato in una maniera disordinata e priva di pianificazione (Barroso, 2000), approfittando del “riflesso” delle altre isole: questo fatto presenta dei problemi, ma offre anche grandi possibilità. Prima di addentrarci in queste potenzialità, però, spendiamo qualche parola sui turisti delle Isole Canarie: generalmente si tratta di persone che ritornano, ed è quindi possibile che i visitatori di altre località dell'arcipelago approfittino della loro permanenza per avvicinarsi anche alla Gomera, in una gita di un giorno o due: il livello di fedeltà del turista lo porta a voler approfondire gradualmente la conoscenza del territorio, di conseguenza un visitatore che si reca ad esempio a Tenerife ogni anno, non rinuncerà a prendere il traghetto per l'isola del Silbo almeno una volta. Come scrive Mújica (2008: 26):
[…] según datos de la Consejería de Turismo del Gobierno, que se basan en encuestas de muy diverso tipo, un 55 por ciento de los que vienen a Canarias repite su estancia, es decir, el grado de fidelidad es muy alto y aún lo es más si tan sólo tenemos en cuenta el turismo de invierno (un 70 por ciento).
Si tratta comunque di soggiorni di una settimana, quasi nessuno si ferma a lungo: i turisti sono prevalentemente tedeschi e britannici, e l'alta stagione dura quasi tutto l'anno, con la sola eccezione di alcuni mesi intermedi (giugno, settembre, ottobre) che comunque non registrano una diminuzione davvero significativa. (Mújica, 2008: 26-27). Bisogna ricordare poi che le politiche di benessere dei governi europei e l'efficienza dei mezzi di trasporto hanno reso le “vacanze al mare” più popolari ed economiche, così che ogni tipo di persona possa potenzialmente andare alle Canarie, di qualunque condizione e classe sociale. Il gruppo più numeroso tuttavia è costituito dalle persone anziane, generalmente in pensione, che si recano nell'arcipelago per godere del
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clima mite durante l'inverno; anche se al giorno d'oggi sono sempre di più i giovani che vengono in cerca di divertimento, grazie anche all'abbattimento dei costi dei biglietti aerei. Come scrive Mújica (2008: 31), “[los] jóvenes suelen venir al Archipiélago en los meses de verano o en los períodos vacacionales, mientras que el “paisaje demográfico” del invierno es, predominantemente, el de personas jubiladas.”. È all'interno di questo “target” di visitatori che si trovano i turisti che vanno alla Gomera? Come abbiamo ormai visto, l'isola non ha e tantomeno è vicina a sviluppare un livello di turismo simile a quello delle isole maggiori. E in effetti è logico, perché sono diverse le risorse, gli aspetti da valorizzare, e i valori stessi, che si sono modificati nelle altre isole ma sono rimasti intatti alla Gomera per via degli eventi storici dell'ultimo secolo. Qual è la situazione attuale del turismo alla Gomera? E verso che direzione sta andando lo sviluppo turistico? Come scrive Barroso (2000: 90):
Para que se produzca el desarrollo del turismo en un lugar como nuestra isla se tienen que dar como mínimo dos condiciones. Primero, que exista un conjunto de recursos ligados a la naturaleza, a la cultura, a la historia etc., que constituyan el atractivo o motivación que creen una corriente turística, es decir, produzcan una demanda. Y, al mismo tiempo, se tiene que ir creando una serie de infraestructuras que sirvan de soporte para la acogida de ese flujo turístico. Es como consecuencia de esto último por lo que el turismo se hace interesante, desde el punto de vista económico, para lugares como el que aquí tratamos.
Vediamo ora come vengono sviluppate nell'isola queste due condizioni fondamentali.
2. Il turismo alla Gomera Il fatto che il turismo alla Gomera si sia sviluppato in maniera regionale e disordinata, sfruttando il “riflesso” delle altre isole, porta alla possibilità di un grande beneficio: infatti il non essere stata invasa dalle costruzioni e dal turismo in maniera selvaggia come ad esempio Tenerife, ha generato le premesse per stabilire quello che al giorno d'oggi viene generalmente concepito come l'unica maniera funzionale per lo sviluppo turistico, ovvero il turismo sostenibile (Barroso, 2000): un simile sviluppo in un isola come Tenerife, completamente trasformata dal percorso turistico, risulta 96
ovviamente più difficile. Il turismo sostenibile costituisce il futuro del turismo, in quanto viene dalla presa di coscienza che non è possibile sfruttare il territorio e le risorse senza criterio, e che queste arrivano prima o poi ad esaurirsi. Il turismo sostenibile dunque è quello che permette lo sfruttamento controllato delle risorse senza che queste vengano distrutte, attraverso una pianificazione ponderata. Secondo la definizione dell'Unione Internazionale per Conservazione della Natura (UICN), riportata da Troncoso (1999: 3):
El desarrollo sostenible es un proceso que permite que se produzca el desarrollo sin deteriorar o agotar los recursos que lo hacen posible. Este objetivo se logra, generalmente, gestionando los recursos de forma que se puedan ir renovando al mismo tiempo que van siendo empleados, o pasando del uso de un recurso que se regenera lentamente a otro que tenga un ritmo más rápido de regeneración. De esta forma, los recursos podrán seguir manteniendo a las generaciones presentes y futuras.
Questo si collega naturalmente al concetto più specifico di turismo, in quanto attività che invade e consuma le risorse e ha grandi risvolti economici. Lo sviluppo economico che l'isola de La Gomera ha sperimentato negli ultimi anni ha visto l'attività turistica protagonista: questa, seguendo la scia dell'intero arcipelago, si è convertita poco a poco nel motore che spinge tutti gli altri settori di una certa rilevanza economica: il commercio, l'edilizia, l'industria alberghiera, e la stessa agricoltura. Questo sviluppo tuttavia – proprio a causa della sua natura disordinata – manca di una pianificazione strategica che possa garantirgli continuità nel tempo, eviti gli effetti indesiderati e distribuisca i benefici all'intera comunità dell'isola. Possiamo osservare – come nota Barroso (2000: 90) – che l'inizio del percorso turistico nell'isola presenta caratteristiche simili a quello regionale: una crescita spontanea, incontrollata e carente di pianificazione: questa era giustificata, senza dubbio, dal fatto che si trattasse di un fenomeno nuovo e ancora non compreso appieno, del quale si ignorava praticamente quasi tutto: la sua importanza economica, i suoi effetti sociali, l'impatto ambientale. Come scrive Barroso (2000: 90): Como consecuencia de ese desconocimiento técnico de la actividad turística y de las características de su implantación —improvisación y falta de cualquier tipo de previsión en el ámbito regional—, ésta pasó, antes de llegar a la situación en la que nos encontramos hoy —de cierta estabilidad y
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solidez—, por periodos de incertidumbre de cara al futuro y épocas de fuertes crisis, que en ocasiones hicieron temer por su continuidad.
È evidente che la prospettiva in cui oggi si sta sviluppando il turismo alla Gomera presenta caratteristiche ben differenti rispetto a quelle degli inizi del suo sviluppo di tipo regionale. Da un lato, il livello delle competenze tecniche ha raggiunto livelli piuttosto alti, permettendo di valorizzare i risvolti economici del turismo e la sua importanza per migliorare la qualità della vita degli abitanti dell'isola; dall'altro la maggiore conoscenza del fenomeno ha permesso di valutare la sua incidenza nella società ricettiva e gli effetti sulla stessa, così come i risvolti sull'ambiente. Inoltre le varie misure legislative in relazione al turismo e al settore economico – la legge sul Turismo, sull'Ordinamento del Territorio, sulle Acque, sugli Spazi Naturali, sull'Impatto Ambientale – e i successivi decreti che le hanno ampliate, forniscono una guida e una specifica struttura di riferimento per lo sviluppo turistico (Barroso, 2000: 90-92). Ora, come può La Gomera utilizzare le risorse naturalistiche, climatiche, paesaggistiche e culturali che offre per fomentare una domanda turistica, e riuscire ad accogliere e soddisfare questa domanda? Questo è possibile con la creazione di ciò che chiamiamo offerta nel suo complesso: trasporti, strutture ricettive, ristorazione, attività di svago, esercizi commerciali, ecc. In questo modo si produce una importante attività economica che può generare guadagni costanti, che possono davvero migliorare la qualità della vita della popolazione della meta turistica. La creazione di numerose imprese per soddisfare le necessità dei turisti – hotel, appartamenti, case rurali, esercizi commerciali, imprese di trasporti, servizi di informazione turistica, guide turistiche – ha portato a un significativo numero di nuovi posti di lavoro, con il conseguente miglioramento del benessere di una popolazione che fino a pochi anni fa vedeva nell'emigrazione l'unica via d'uscita. (Barroso, 2000: 93). L'espansione turistica ha inoltre permesso la costruzione di nuove utili infrastrutture, come il porto commerciale e sportivo, l'aeroporto e la miglioria della rete stradale, che hanno contribuito alla modernizzazione dell'isola (Mújica, 2008: 17-18). Naturalmente l'attività turistica porta con sé anche vari problemi legati all'ambiente, come la contaminazione del territorio, lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, il deterioramento del paesaggio: basta pensare alle questioni legate all'uso e alla continua necessità di risorse tanto limitate alla Gomera per la sua orografia 98
come il terreno e l'acqua potabile – che vengono strappate all'agricoltura dalla domanda turistica crescente –, o al disordine urbanistico di alcune località dell'isola, così come alla perturbazione ecologica causata dal numero dei turisti che ogni giorno svolgono attività ricreative all'interno della Gomera. (Barroso, 2000: 90-92). Allo stesso tempo il turismo porta vari problemi sociali, come la trasformazione della comunità e la perdita dei valori tradizionali, a cui bisogna aggiungere “ciertas actitudes negativas hacia los turistas” (Barroso, 2000: 92) e l'iniziale assenza di formazione e specializzazione economica nel settore: “características de una población que tradicionalmente se dedicaba a una actividad económica distinta basada en la agricultura y la pesca, pero, que ahora se encuentra inmersa en otras actividades que requieren nuevas capacidades y habilidades profesionales y una distinta conciencia empresarial” (idem). Tutti questi problemi vanno considerati quando si fa un bilancio sullo sviluppo turistico e su quanto si sia dovuto sacrificare per permetterlo, ovvero: a quale prezzo si è ottenuto lo sviluppo turistico? Come dicevamo, la natura incostante e disordinata dello sviluppo turistico della Gomera ha portato alle premesse per la costituzione di un turismo sostenibile, in quanto il suo “ritardo” rispetto alle altre isole ha permesso che questo concetto venisse introdotto prima che fosse “troppo tardi” per avviare il processo di un turismo sano e regolato. Il turismo sostenibile può infatti risolvere e prevenire tutti i problemi sopra descritti, mantenendo al massimo i guadagni senza però esaurire le risorse e mantenendole intatte, attraverso la pianificazione turistica. Il primo passo è infatti comprendere che la ricchezza produttiva di un luogo come La Gomera risiede proprio nell'alto valore della sua ricchezza naturale, che tutti – le istituzioni, le imprese, l'intera società in generale – devono contribuire a conservare. Ma da cosa è costituita esattamente questa ricchezza naturale che vanta l'isola? Quali tipologie di turismo può offrire?
1. L'offerta della Gomera La Gomera, come abbiamo già detto, è una piccola isola situata a sud ovest di Tenerife, caratterizzata da un unico massiccio montuoso che si apre gradualmente al mare attraverso ripide vallate e strapiombi. L'interno del territorio è quindi prevalentemente disabitato, e coperto in gran parte dal già citato Parque de Garajonay: al suo interno si trova il fulcro del potenziale turistico gomero, caratterizzato 99
dall'importante valore naturalistico della zona, riconosciuto anche dall'Unesco. Il parco vanta al suo interno una antichissima foresta di laurisilva (foresta di allori), che ricopre il 10% dell'isola con i suoi 4000 ettari, e ospita fino a 400 specie di piante e quasi 1000 specie di invertebrati (Andrews e Quintero, 1998: 208). All'interno della foresta – che si trova al di sopra dei 1000 metri – i freddi venti dell'Atlantico si scontrano con correnti più tiepide, creando all'interno della fitta selva una bruma costante, che viene chiamata “pioggia orizzontale”. Questo raro fenomeno contribuisce alla conservazione dell'acqua nell'isola, sottolineando ancora una volta l'importanza della tutela ambientale. Queste foreste, un tempo diffuse in tutto il Mediterraneo, sono scomparse a causa delle glaciazioni, ma, come si scrive nella guida Lonely Planet sulle Isole Canarie:
I gelidi tentacoli dell'ultima era glaciale non raggiunsero mai le Canarie, quindi le specie che vedrete nel parco [de Garajonay] erano comuni in gran parte del Mediterraneo milioni di anni fa. L'uomo ha fatto più danni del ghiaccio sulle isole ma, almeno in questo caso, è riuscito a proteggere, prima che fosse troppo tardi, una buona parte di questa terra unica al mondo. (Andrews e Quintero, 1998: 208).
Questa foresta rappresenta qualcosa di unico al mondo, e di conseguenza costituisce una delle più importanti attrazioni dell'isola: allo stesso tempo la vastità del parco offre numerosi sentieri di variabile difficoltà, che possono costituire una grande fonte di interesse per escursionisti e turisti alla ricerca di un contatto con la natura. Come scrivono ancora Andrews e Quintero (1998: 201):
Il territorio di La Gomera è ideale per le escursioni, e i sentieri che attraversano l'isola, sia all'interno sia all'esterno del parco, sono così numerosi e vari da rendere possibile una settimana di escursioni a piedi o in bicicletta.
Il cosiddetto “senderismo” e il turismo naturalistico sono infatti due delle principali opzioni per chi visita La Gomera: permettono una permanenza rilassante e gratificante rappresentando allo stesso tempo una vacanza attiva. Al bellissimo Parque de Garajonay si affiancano poi le profonde vallate, sia a nord che a sud, al termine delle quali, vicino alla costa, si possono trovare i piccoli paesini caratteristici e pittoreschi: un elemento costitutivo e insostituibile di questo paesaggio è proprio la trasformazione causata dall'agricoltura, che ha reso il territorio ricco di campi e terrazzamenti fatti a mano che si arrampicano sui rilievi, arrivando ad essere un vero e proprio fattore di valorizzazione turistica. (Andrews e Quintero, 1998:
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204-205). In questo contesto viene promosso il turismo rurale, che offre la possibilità di trascorrere la propria permanenza in “viviendas” e agriturismi e godere della quiete della campagna, approfittare della risorsa rappresentata dalla natura con i numerosi percorsi disponibili, e stare a stretto contatto con la vita rurale e agricola che, nonostante la sua battuta d'arresto proprio a causa dello sviluppo turistico, arriva a costituire una fonte di interesse: molte case di campagna e “viviendas rurales” infatti sono state abbandonate come conseguenza del declino parziale dell'agricoltura, ma sono state successivamente riadattate e riutilizzate per la ricezione turistica. Questo è ben spiegato nel sito internet www.islarural.com, che analizzeremo più avanti. I centri abitati, come abbiamo detto, sono piuttosto ristretti, ma questo li rende più caratteristici. Andrews e Quintero (1998: 210-214) mettono in risalto alcune località del nord dell'isola, come Hermigua, Vallehermoso, El Cedro ed Agulo, dichiarandole delle piccole opere d'arte destinate a pochi, in cui i centri storici pittoreschi lasciano spazio a splendidi paesaggi e tranquille spiagge vulcaniche. I centri principali sono invece la capitale San Sebastían e Valle Gran Rey: la prima offre un centro storico ben conservato sebbene non molto grande, e una delle principali fonti di interesse è costituita dal Museo de Cristobal Colón, in cui sono raccolte tracce e testimonianze dell'esploratore che visitò la cittadina, che rappresentò l'ultima tappa della sua lunga spedizione prima di arrivare alle Americhe. Come si può notare, l'isola offre quindi vari elementi di interesse culturale. San Sebastián inoltre ospita alcune delle feste più vivaci, come El día de San Juan, in cui la spiaggia della città si riempie di falò (Andrews e Quintero, 1998: 203). Valle Gran Rey, per concludere, è il luogo nella fase di maggior sviluppo, in cui continuano a sorgere nuovi alberghi e la domanda si fa più frequente, per via delle buone spiagge, del clima più mite al sud rispetto al nord, e della concentrazione della maggior parte dei servizi nella zona. È inoltre importante segnalare che negli ultimi tempi sono sono sviluppati anche servizi più moderni: vari siti internet (www.islarural.com, www.gomera-island.com) segnalano campi da golf, spa e centri benessere, scaturiti naturalmente dalla maggiore specializzazione turistica avvenuta negli ultimi anni. Un ultimo fattore che attira il turismo, infine, è rappresentato dalle crociere: con la costruzione del nuovo porto turistico sempre più navi cariche di visitatori sbarcano alla Gomera per una gita di un giorno, portando a cadenza settimanale nuovi turisti e – di conseguenza – nuovi consumatori. 101
A tutti questi elementi si affiancano le feste e le celebrazioni tipiche di una comunità che è rimasta, come abbiamo ampiamente trattato, protetta per lungo tempo dai cambiamenti, che ha dimostrato una sensibilità tale alla tradizione da farne un punto di forza: non è raro che il numero di turisti aumenti in concomitanza con le varie celebrazioni. Infine, il Silbo, l'oggetto della nostra ricerca, si inserisce in questo contesto formando un elemento di grande specificità culturale, un elemento che si sente ancora – a seconda dei luoghi che vengono visitati – fra le vallate dell'isola, e che stimola la curiosità dei turisti. Al di là degli spettacoli che vengono offerti in alcuni ristoranti – che non fanno che spogliare il Silbo di gran parte dei suoi significati per servirlo ai clienti come se fosse un singolare piatto tipico –, il linguaggio fischiato vanta una Medalla de Plata Importantes del Turismo, conferitagli nel 2006, che “reconoce el valor del lenguaje silbado de la isla de La Gomera como bien cultural de interés turístico.” (www.silbogomero.com.es, s.d.). Il Silbo, come abbiamo visto, è uno dei più importanti fattori di specificità culturale dell'isola, e quindi un grandissimo fattore d'interesse. Tuttavia, nell'ottica complessiva del turismo alla Gomera, spesso è stato relegato ad un ruolo quasi marginale. Più avanti ci occuperemo di analizzare l'importanza che viene data al fenomeno all'interno di alcuni mezzi di promozione, e cercheremo di definire come in effetti il Silbo possa servire in maniera funzionale allo sviluppo turistico. In ogni caso, il profilo del turista che si delinea in base agli elementi descritti non è certamente il modello di massa, che va alla ricerca di spiagge e divertimento: è invece un turista sensibile alla natura e alla bellezza dei paesaggi, e alla loro relazione con il contesto che li caratterizza. Si tratta di un turista interessato alla storia dell'isola e alla sua specificità ambientale e culturale – attirato alla Gomera proprio da questa specificità –, che desidera approfondire le bellezze rappresentate dal Parque de Garajonay e dalla varietà dei sentieri; che è incuriosito dall'opportunità di immergersi nella vita rurale e nella cultura del posto: parliamo di un turista rispettoso e tranquillo che viene alla ricerca di relax piuttosto che di divertimento – per il quale le altre isole offrono una vasta scelta. Questo turista è generalmente interessato al fenomeno del Silbo perché ne riconosce la sua specificità culturale, e si documenta accuratamente su quello che va a visitare: di conseguenza non si tratta né dei giovani né degli anziani che vanno ad affollare le coste delle altre isole, ma di una tipologia più ricercata, dedita al turismo culturale, ambientale, rurale. Se il visitatore si vorrà rilassare con le comodità potrà poi 102
godere delle nuove installazioni di SPA e terme e campi da golf, ma potrà anche rimboccarsi le maniche e noleggiare una bicicletta per esplorare il parco, bagnarsi nelle spiagge non appariscenti ma genuine, e passeggiare nei paesini tranquilli e pittoreschi. Oppure, in altre circostanze, potrà scendere dalla nave crociera al porto di San Sebastián e acquistare un'escursione di un giorno, pagando una quota fissa e venendo accompagnato in giro per l'isola da uno dei vari tour operator che si occupano di questo tipo di attività. Tutto questo insieme di attività è ciò che costituisce l'offerta della Gomera, una meta differente dalla maggior parte delle Isole Canarie, destinata ad un target di visitatori diverso e con diverse necessità: un tipo di turista più attento, più consapevole, più responsabile. Più avanti ci soffermeremo a riflettere proprio su questo fatto: se l'isola offre determinati elementi che possono rivelarsi “di nicchia” nell'ottica del turismo di massa, qual è la giusta promozione che si deve fare di certe sue specificità, in particolare quelle culturali e quindi soprattutto il Silbo, e in che ambito queste possono davvero favorire il fenomeno del turismo? I numerosi elementi che abbiamo elencato sono fonti di valore indiscusse ma, come abbiamo già detto, il loro sviluppo è avvenuto in maniera caotica e disordinata. Perché queste risorse vengano adoperate in maniera intelligente e perché non si esauriscano né si trasformino perdendo il loro stesso valore, è necessario operare nell'ottica del già citato turismo sostenibile, attraverso la pianificazione strategica.
3. La pianificazione strategica Il concetto di pianificazione non può venire escluso dall'attività turistica, un fenomeno economico e sociale nel quale si relazionano un'infinità di elementi interdipendenti, ognuno con le sue caratteristiche e peculiarità proprie, che però si combinano fino a formare nel loro complesso quello che il turista avverte come un unico prodotto. L'efficacia di questo prodotto dipenderà pertanto dal suo corretto assemblaggio, dal modo in cui questi differenti elementi verranno disposti e relazionati fra loro. (Barroso, 2000: 92-93). La pianificazione strategica viene definita da Valls (1996: 121) come “un conjunto de medidas que han sido diseñadas con la participación de todos los sectores 103
implicados directa o indirectamente en esta actividad, para crear, mantener o convertir un producto o destino turístico determinado en competitivo”, che servono da riferimento e regolano le azioni di tutti gli agenti coinvolti nel sistema turistico, affinché possano collaborare in maniera organizzata verso un obiettivo comune. Per questo è fondamentale il consenso e l'accordo di tutti i vari agenti: la comprensione reciproca fra le differenti parti permette di concordare un piano collettivo che porti benefici all'intera comunità: nel settore turistico, tutti giocano nella stessa squadra. Come scrive Barroso (2000: 93), “Con el proceso de planificación se adquiere conciencia de que todos forman una pequeña parte de un mismo producto, y, por tanto, se hace patente la necesidad de una colaboración estrecha entre todos para que ese producto tenga éxito en el mercado.” Essendo alla Gomera questi agenti molto numerosi e di piccole dimensioni, generalmente “sólo alcanzan a tener una visión parcial del mercado” (Barroso, 2000: 93). La pianificazione aiuta dunque a comprendere la prospettiva degli altri settori dell'attività turistica, portando ad una visione d'insieme e alla scoperta dell'esistenza di un interesse comune a tutti gli elementi coinvolti, che porta a vantaggi in termini di competitività del prodotto. L'intero processo di creazione di un prodotto turistico può essere paragonato ad una catena di montaggio industriale, in cui è sufficiente il malfunzionamento di un solo elemento per compromettere l'intero sistema. (Barroso, 2000: 94). La pianificazione strategica gioca un ruolo fondamentale in quei luoghi come La Gomera, che hanno un'importante potenzialità turistica ma che la stanno ancora sviluppando, in quanto può fornirgli la guida necessaria per uno sviluppo redditizio e intelligente: in altre parole, sostenibile. L'isola ha già conosciuto uno sviluppo turistico, ma la pianificazione è un elemento fondamentale per organizzare e mantenere il settore stabile nell'ottica della sua sopravvivenza futura. L'esperienza di altri luoghi, in cui si è sviluppato un turismo senza pianificazione, deve servire da esempio, dato che questi luoghi soffrono costantemente di problemi ambientali e sociali. Come scrive Barroso (2000: 93-94), questo “perjudica tanto a los residentes como a los propios turistas, y trae como consecuencia dificultades de mercado.”, difficoltà ben visibili in altre località dell'arcipelago canario: “crisis de oferta, falta de previsión en los cambios de la demanda, desorden urbanístico, especulación inmobiliaria, deterioro ambiental etc.”, che portano alla lunga ad una
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diminuzione dei benefici economici. “Estas áreas pierden competitividad frente a aquellos que han planificado su desarrollo turístico.” (Barroso, 2000: 94). Tuttavia la pianificazione turistica non funziona ancora in maniera efficiente nell'isola, e questo è naturalmente dovuto alla totale assenza di pianificazione negli anni precedenti, mettendo in risalto alcuni problemi: una corretta pianificazione necessita della collaborazione di tutti i settori coinvolti, ma alla Gomera non esistono meccanismi di coordinamento fra le diverse istituzioni per conseguire questo obiettivo; non esistono nemmeno direttive a livello insulare che possano servire da guida per preparare piani dettagliati per lo sviluppo turistico nei vari municipi: il Plan Insular de Ordenación del Territorio ad esempio si limita a fornire previsioni sulla crescita del numero dei posti letto, e non fa altro che abilitare il suolo a questa funzione. Tantomeno esiste un insieme di politiche che stabiliscano basi razionali per prendere decisioni sul settore pubblico e privato, che possano favorire lo sviluppo turistico legato agli altri settori. (Barroso, 2000: 94-95). Inoltre, secondo Barroso (2000: 95), gli agenti che partecipano all'attività turistica “no son conscientes de los efectos negativos que tiene ésta sobre los entornos naturales, culturales y humanos”, un'attività turistica che non sta producendo la più corretta divisione fra costi e benefici all'interno delle differenti località, tanto che si sta distribuendo in maniera non omogenea. Come conseguenza della carenza di pianificazione, il turismo “no está teniendo el efecto diversificador […] sobre algunos sectores de la economía local, como por ejemplo, la agricultura. Sector cada vez con menor presencia en la vida económica insular.” (Barroso, 2000: 95). Questo fatto costituisce un grosso problema perché alla Gomera le possibilità produttive sono molto limitate, e questo settore inoltre contribuisce alla creazione del paesaggio rurale che rappresenta una delle principali attrazioni dell'isola: se questo venisse a mancare per uno sviluppo turistico irrazionale, sarebbe poi lo stesso sviluppo turistico a risentirne, in quanto verrebbe meno proprio il fattore che l'ha generato. Il concetto di turismo sostenibile mette quindi in rilievo l'importanza delle risorse naturali e culturali per il benessere economico e sociale di una comunità, e contribuisce a preservarle. Oggi questa concezione alla Gomera è abbastanza accettata, quello che manca tuttavia è la messa in pratica di questa idea in maniera decisa ed efficace: per questo fine si potrebbero organizzare campagne di sensibilizzazione sull'ambiente con l'obiettivo di preservarlo. La mancanza più grande però è data 105
dall'assenza di strumenti che stabiliscano un limite per lo sviluppo delle attività che hanno un impatto sulla natura. In questo senso, afferma Barroso (2000: 97), si rivela fondamentale l'organizzazione di una politica ambientale che regoli lo sfruttamento delle risorse e tracci un bilancio dei costi che queste attività hanno sulla natura. Come può quindi La Gomera attivare un processo di pianificazione turistica che le permetta di ridurre al minimo l'impatto ambientale massimizzando invece i guadagni economici? La pianificazione strategica secondo Valls (1996: 132) deve soddisfare due punti fondamentali: essere sostenibile e consensuale. La sostenibilità alla Gomera si traduce nella conservazione della principale risorsa produttiva dell'isola dal punto di vista turistico – e non solo –, ovvero la salvaguardia delle ricchezze naturali e delle specificità culturali. Allo stesso tempo è necessario, come già detto, il consenso nella pianificazione fra tutti gli agenti economici – pubblici e privati – per costituire un prodotto solido e che possa soddisfare la domanda del turista: consenso che si può ottenere promuovendo “todo tipo de acuerdos entre todos los componentes del producto con el objetivo de alcanzar y mantener las posibles ventajas competitivas.” (Barroso, 2000: 95). Gli obiettivi della pianificazione strategica del turismo alla Gomera sono gli stessi stabiliti da Mill e Morrison nel 1985 nel saggio The tourism system: an introductory text: è necessario identificare le varie alternative per lo sviluppo e l'organizzazione turistica e regolarle avendo una visione d'insieme, in un'isola in cui come sappiamo il turismo è cresciuto in maniera discontinua e non pianificata; bisogna poi sapersi adattare ai cambi economici, sociali e di consumo, per potersi reinventare e individuare nuove opportunità per il mercato; ma ovviamente rimane fondamentale mantenere intatte le risorse naturali e culturali, che costituiscono il nucleo dell'offerta turistica e dell'identità dell'isola. Allo stesso tempo è importante creare attraverso la promozione un'immagine positiva della Gomera, tramite la pubblicità e il marketing, e la collaborazione dei vari settori implicati nel turismo, facendo però attenzione ad evitare ogni tipo di situazione sconveniente: la disorganizzazione e l'incompetenza di determinati agenti, le già citate attitudini negative di certi abitanti nei confronti dei turisti, la distruzione o lo snaturamento dell'elemento naturale, sociale e culturale, la massificazione e la contaminazione del territorio. Secondo Bosch (1998, cit. in Barroso, 2000: 95) la pianificazione e la gestione dello sviluppo sostenibile formano due parti dello stesso percorso: da un lato la 106
pianificazione è il processo in cui si prendono le decisioni per raggiungere il livello di sviluppo che si desidera, dall'altro la gestione è l'insieme di metodi adottati perché queste decisioni vengano messe in pratica. Naturalmente la pianificazione deve essere un elemento flessibile, che si adatti ai capricci del mercato e della domanda turistica, e deve essere capace di adattarsi rapidamente al contesto che lo circonda, perché possa portare i risultati sperati. E soprattutto, affinché non si limiti solo ad un insieme di idee irrealizzate deve essere appoggiata dalle istituzioni, che la legittimino e diano ai vari agenti la possibilità di metterla in pratica. Le istituzioni hanno infatti il compito di garantire un effettivo funzionamento e una corretta gestione del fenomeno turistico, come suggerisce Barroso (2000: 98), attraverso strutture ed organizzazioni pubbliche e private che diano vita ad elementi fondamentali come: 9. uffici di turismo, 10. una efficace legislazione turistica, 11. programmi di formazione professionale nel settore, 12. programmi di educazione e sensibilizzazione sulla questione ambientale, 13. campagne di comprensione e sostegno del turismo e delle culture straniere, 14. strategie di marketing e promozione, 15. stanziamento di fondi per investimenti sullo sviluppo turistico. Allo stesso tempo sono le istituzioni che devono occuparsi di espandere e distribuire i benefici economici del turismo, così come mezzi di protezione ambientale che mirino a ridurre gli impatti negativi sulla natura e sulla società, e permettano di conservare il patrimonio culturale della comunità che vive nell'isola. Questo ruolo alla Gomera deve essere svolto dal Cabildo che, secondo Barroso (2000: 99), per via delle sue competenze amministrative nell'ambito insulare, deve assumere il comando della pianificazione turistica, stabilendo le corrette strategie da seguire per uno sviluppo unitario del fenomeno turistico, iniziando col prendere contatto con le altre istituzioni dell'isola: i municipi, la comunità educativa, le attività delle imprese relazionate all'industria turistica, le associazioni culturali, i movimenti ecologisti e così via. Così come è necessario un organo centrale che sappia coordinare le attività avendo una visione d'insieme, è altrettanto fondamentale mobilitare tutti i settori che fanno parte di questo ampio processo. Naturalmente non si possono dimenticare “las complicaciones que plantea una empresa de esta envergadura en un lugar donde se carece de experiencia en este tipo de proyectos” (Barroso, 2000: 99), ma allo stesso 107
tempo bisogna contare che la dimensione ridotta dell'isola – e lo stesso fatto di essere un'isola – semplifica la sfida di controllare il sistema nella sua totalità. Inoltre è proprio il coinvolgimento di tutti i settori che porta al consenso comune, nonché alla formazione di una pianificazione efficace che venga accettata e messa in pratica da tutti gli agenti. Una volta stabilito questo consenso però sarebbe necessario creare, come suggerisce Barroso (2000: 100), un organismo di pianificazione a livello insulare, al quale partecipino tutte le amministrazioni e istituzioni dell'isola: i ruoli decisionali all'interno dell'organismo dovrebbero essere composti da tecnici esperti dei vari settori, affinché i programmi possano godere della maggior efficacia e preparazione. Successivamente, il passo seguente consisterebbe nello stabilire gli obiettivi generali che si vogliono raggiungere nello sviluppo turistico, tenendo in conto i vari fattori contrastanti – l'aspetto economico, l'aspetto culturale, l'aspetto ambientale – e individuando quindi obiettivi concreti per i distinti municipi, che sappiano valorizzare al meglio le potenzialità di ogni singola località. Sarebbe importante allo stesso tempo effettuare uno studio sui vari elementi legati al turismo nell'isola, per identificare quali costituiscono punti di forza e quali siano debolezze del prodotto, cercando inoltre di individuare eventuali opportunità e minacce relazionate all'attività turistica. Come abbiamo detto, la principale fonte di interesse è l'aspetto ambientale – seguito da quello culturale –, di conseguenza la pianificazione si dovrà concentrare sulla promozione e salvaguardia di queste due risorse, affinché possano continuare a garantire l'afflusso turistico senza che vengano contaminate. Come conseguenza della fragilità ecologica dell'isola, gli effetti ambientali devono essere considerati molto attentamente, attraverso il controllo della capacità della ricezione turistica e dello sfruttamento del territorio, arrivando a fissare quel limite nello sviluppo che attualmente manca: questo allontanerebbe il pericolo di vedere deteriorati i suoi patrimoni, che sono i suoi punti di forza, e permetterebbe uno sviluppo solido e compatto, ragionato, che porterebbe ad un benessere stabile nel tempo. In questa prospettiva leggi come quella di Ordenación del Territorio e quella di Espacios Culturales forniscono una base importante per l'organizzazione dei progetti di tutela del patrimonio culturale e ambientale. (Barroso, 2000: 100-101). Un altro elemento importante in questa fase è l'analisi del potenziale turistico a partire da uno studio di mercato, che includa i turisti attuali, il turismo nella zona e i mercati potenziali che si potrebbero coinvolgere. In questo modo si potrebbero 108
prevedere le necessità future dei posti letto, delle attività, dei servizi e delle infrastrutture, nonché la quantità di personale da impiegare nel turismo; allo stesso tempo permetterebbe di valutare i possibili impatti economici, ambientali e sociali. Lo studio, suggerisce Barroso (2000: 101), dovrebbe cercare di quantificare la capacità ricettiva dell'isola in base a criteri che vanno al di là di quelli comunemente accettati – in funzione dello spazio e del numero degli abitanti –, tenendo in conto la particolare orografia dell'isola – che ha condizionato la sua intera storia limitando lo spazio disponibile – e la sua fragilità ecologica, così come il pericoloso impatto sociale rappresentato dai livelli di massificazione che possono causare un “rechazo hacia los turistas por parte de la población residente o de los turistas hacia los propios turistas.”(idem). A questo fine si dovrebbero elaborare delle statistiche e degli indicatori in grado di classificare questo tipo di specificità, permettendo livelli di crescita compatibili con il guadagno economico e con la sostenibilità. A questo punto, gli studiosi coinvolti nella pianificazione dovrebbero riassumere la limitazioni e le opportunità che offre lo sviluppo del turismo, proponendo le varie strategie di crescita che avranno a che fare prima di tutto con una corretta definizione e strutturazione del prodotto “La Gomera”, e poi con le attività di comunicazione, promozione e diffusione dell'immagine e del prodotto, attraverso una corretta strategia di marketing; e infine stabilendo il metodo di controllo e messa in atto del piano. Il grado di raggiungimento di questi obiettivi dipenderà naturalmente dal grado di compromesso e consenso ottenuto da tutti gli elementi coinvolti, dalla competenza degli agenti implicati nella pianificazione e dal supporto delle istituzioni, che dovranno incaricarsi del finanziamento e della gestione del programma. (Barroso, 2000: 101-102). Sebbene possa sembrare difficile, tutto questo si può realizzare, anche grazie al fatto che La Gomera non ha conosciuto lo sviluppo turistico invasivo tipico delle isole maggiori dell'arcipelago, che sono state radicalmente trasformate quando ancora non si aveva la consapevolezza della portata dell'impatto ambientale e sociale, e il concetto di turismo sostenibile non esisteva. Per riassumere, dunque, l'attività turistica nell'isola si è trasformata nella protagonista dello sviluppo economico dell'isola, trascinando con sé gli altri settori, ma questo sviluppo – come abbiamo visto – è avvenuto in maniera casuale e disordinata: perché il turismo possa continuare ad occupare un ruolo fondamentale nell'economia dell'isola è necessario mettere in atto una pianificazione che ponga le basi per uno 109
sviluppo sostenibile, che possa durare nel tempo senza distruggere le risorse da cui è scaturito. È questa la sfida che deve intraprendere l'isola della Gomera ai giorni nostri: approfittare del suo stato ancora abbastanza incontaminato per farne una fonte di sviluppo e modernizzazione affidabile e duratura, cercando però – grazie alla pianificazione strategica – di non perdere l'identità che è il fulcro di questo sviluppo.
4. La promozione turistica su internet Abbiamo più volte fatto riferimento al ruolo della promozione e all'importanza delle nuove tecnologie. Come si collegano questi fattori al turismo? E come è possibile includere il Silbo, l'oggetto della nostra ricerca, nel processo di valorizzazione dell'isola come meta turistica? Il Silbo può essere un fattore, insieme al patrimonio naturale, in grado di attrarre turisti nell'isola, e di conseguenza spingere il motore dell'economia? Per renderci conto del ruolo che gioca il Silbo in questo quadro complesso può essere utile analizzare i principali siti internet che si occupano della promozione turistica della Gomera: in questo modo avremo modo di vedere quali aspetti dell'isola vengono messi in risalto, quali agenti controllano i siti, come vengono impiegate le nuove tecnologie di cui abbiamo parlato nel capitolo precedente, e infine scoprire l'importanza che viene data al linguaggio fischiato nell'ottica generale della promozione dell'isola. In questo modo potremo poi trarre le conclusioni su quali sono le potenzialità espresse e inespresse del Silbo sotto questo punto di vista, e cercare di delineare quello che riteniamo essere il suo ruolo nella prospettiva turistica.
1. www.gomera-island.com (Patronato del Turismo) Quando cerchiamo le parole chiave “turismo” e “Gomera” sul web, il primo sito internet che appare è www.gomera-island.com: si tratta del dominio del Patronato del Turismo, disponibile in spagnolo, inglese e tedesco, che fornisce un primo contatto con il “prodotto” isola de La Gomera. Nella prima pagina è presente un messaggio di benvenuto scritto da Fernando Mendez, Consejero del Turismo, che introduce brevemente ai visitatori alla funzione del sito e alla realtà dell'isola: La isla de La Gomera es la segunda más pequeña del archipiélago canario, pero no por ello deja de ser atractiva como destino turístico debido a su belleza paisajística, a la bondad de su clima y a los grandes tesoros de la
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humanidad que esconde y que ha preservado hasta la actualidad gracias a la idiosincracia y el tesón de su pueblo quien ha sabido convivir con ellos hasta nuestros días. Las nuevas generaciones son conscientes de ello y es por eso que aman a su isla, sus costumbres y tradiciones,su gastronomía y folclore singular. Es nuestro deseo que a través de éstas páginas pueda tener mayor conocimiento de nuestra isla, su historia, cultura, artesanía, gastronomía…. Y cómo no, de nuestra oferta turística alojativa y de ocio complementario.
Il sito è quindi articolato in varie sezioni, che contribuiscono a fornire un'idea d'insieme dell'isola dal punto di vista culturale e naturalistico, e contengono preziose informazioni pratiche su come raggiungerla, sui trasporti e sull'alloggio. È inoltre presente una sezione in cui vengono forniti vari contatti degli agenti implicati nell'attività turistica, una sezione in cui è possibile scaricare documenti utili – come le mappe dei sentieri e gli orari dei mezzi pubblici – e infine una che contiene alcune pubblicazioni riguardo ad eventi legati alla Gomera. Entrando nello specifico, le varie sezioni sono: − La Gomera, che si occupa della parte umanistica e culturale, in cui vengono descritti i vari Municipi, la storia dell'isola, l'artigianato, la gastronomia, il folklore, il Silbo e i Musei offerti dalla regione: in sostanza tutto ciò che è stato fatto o creato dall'uomo all'interno dell'isola, e che merita di essere conosciuto. Per quanto riguarda il Silbo, questo viene spiegato brevemente, descrivendo la sua condizione di linguaggio sostitutivo in maniera sbrigativa, e mettendo in rilievo la sua antica funzionalità data dall'orografia del territorio. La visibilità che viene data al fenomeno è piuttosto ridotta, ma viene ravvivata una volta che, entrati nella sezione apposita del linguaggio fischiato, comincia un filmato che riprende varie persone in diversi punti dell'isola intente a “silbare” un messaggio – sottotitolato – che recita: “Queremos que el Silbo de La Gomera sea declarado Patrimonio de la Humanidad. Contamos contigo!”, riferendosi alla precedente campagna per il riconoscimento dell'Unesco ormai ottenuto. Questo riesce a catturare l'interesse per il fenomeno – quale modo migliore per mettere in contatto una persona con un fenomeno orale immateriale, che farglielo ascoltare? –, e fornisce un collegamento al ben più esauriente sito www.silbogomero.com.es, che vedremo in dettaglio più avanti. − Naturaleza, in cui si dà grande rilevanza al Parque de Garajonay e ad altri luoghi protetti, mettendo ancora una volta in risalto l'importanza dell'elemento ambientale: in questa sezione vengono anche elencati e spiegati i numerosi
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sentieri percorribili, dimostrando ancora quanto siano valorizzati all'interno dell'offerta dell'isola. − Ocio y servicios, che comprende tutto ciò che l'isola può offrire dal punto di vista del comfort e dello svago: si tratta di una lista di contatti delle officine di informazione turistica, dei numeri di interesse, delle agenzie per il noleggio dei veicoli – che risultano molto più economici se affittati dalle piccole compagnie locali – e persino dei vari servizi più ricercati – per i quali vengono fornite tutte le informazioni necessarie per prenotarli o richiederli –, come i campi da golf, le SPA e i centri salute, i porti sportivi e le attività realizzabili, come ad esempio le escursioni in barca. − Acceso, in cui vengono descritti dettagliatamente i mezzi di trasporto, ovvero gli aerei, i traghetti e le “guaguas” (gli autobus): anche qui sono presenti i collegamenti ai siti internet per fare le eventuali prenotazioni. − Alojamiento, dove vengono elencati tutti i tipi di offerta ricettiva – gli hotel, le pensioni, le case rurali, le “viviendas turisticas” e i campeggi – con i numeri e i contatti per prenotare. − Le ultime sezioni infine si dedicano a fornire ulteriori contatti e informazioni riguardo agli enti che si occupano del sito, alle pubblicazioni sulla Gomera e agli eventi in programma.
Questo sito può rivelarsi davvero una preziosa fonte di informazioni per il potenziale turista che medita di visitare La Gomera, non solo per le spiegazioni semplici e accompagnate da immagini, ma anche per la possibilità di verificare e prenotare – attraverso i vari collegamenti – tutti i servizi che l'isola può offrire. Il Silbo, tuttavia, in questo dominio non si configura come un valore di spicco. Vediamo ora un altro sito interessante, che si concentra su uno specifico aspetto del turismo gomero.
2. www.islarural.com (Turismo rurale) Il sito www.islarural.com è uno di quelli di maggior rilevanza, la cui attenzione è focalizzata, proprio come suggerisce il nome, sul fenomeno del turismo rurale. All'interno sono contenute tutte le informazioni necessarie per preparare una vacanza
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caratterizzata dalla natura e dal folklore: numeri e indirizzi per l'alloggio, informazioni sulla storia e sull'offerta rappresentata dall'isola. Come suggerisce il messaggio nell'introduzione, l'intero sito punta abilmente a quest'unico tipo di turismo, facendo leva sul patrimonio naturalistico e su quello culturale:
Queremos darle a conocer el sabor tradicional de una cultura ancestral, con gentes afables, hermosos paisajes únicos en el mundo formados principalmente por una de las mayores extensiones de Laurisilva del planeta (bosque de la era terciaria), El parque Nacional de Garajonay, Patrimonio de la Humanidad, y 17 espacios protegidos distribuidos por toda la isla. Una amplia red de antiguos caminos, hoy restaurados y practicables ideales para recorrer gran parte del territorio insular, el folklore de un gran valor histórico y la gastronomía con sus suculentas peculiaridades reposteras. Conozca la Isla de La Gomera desde esta perspectiva distinta que le ofrecemos, intégrese en sus pequeños pueblos alojándose en casas tradicionales del siglo XVII, restauradas y adaptadas a las comodidades de nuestros días. Le garantizamos que su viaje y estancia entre nosotros estará lleno de cordialidad y comodidades. (www.islarural.com, s.d.).
Dopo una spiegazione generale della geografia e della cultura della Gomera – in cui il Silbo ha addirittura minor rilevanza che nell'altro sito – www.islarural.com si concentra sugli aspetti naturalistici, e in particolare sul Parque de Garajonay, che vanta una sezione apposita, in cui vengono fornite dettagliate indicazioni sui sentieri, che vengono presentati come l'attività più gratificante che si possa fare nell'isola. In questo campo viene suggerita una possibile applicazione del Silbo: utilizzarlo per la comunicazione durante le escursioni nella natura, affiancando ad una ritrovata funzionalità il suo carattere suggestivo. In ogni caso il Parque de Garajonay si conferma ancora una volta come la principale risorsa del territorio sotto la prospettiva turistica, e i suoi sentieri come la maniera migliore per scoprirlo. Nel sito però viene data particolare importanza anche all'aspetto tradizionale, rurale e agricolo dell'isola: una sezione apposita si occupa di elencare le date delle feste locali, mentre un'altra offre una dettagliata lista delle case rurali disponibili, con immagini, descrizioni, informazioni sulla disponibilità e contatti per la prenotazione, confermando decisamente www.islarural.com come il miglior portale esistente per quanto riguarda il turismo rurale nell'isola. Come si spiega nel sito, la graduale perdita di importanza dell'agricoltura ha infatti liberato molti edifici, che ora si stanno
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riutilizzando proprio per fomentare il fenomeno che ne aveva causato la caduta in disuso:
En la actualidad la inmigración de la población y el abandono de los cultivos ha generado una perdida de funcionalidad para estas viviendas, que tras perder su actividad, comienzan hace unos años a tomar importancia debido al aparición de nuevos usos apoyados en la creación de una alternativa turística basada en el Turismo Rural y en la utilización por parte de foráneos y extranjeros como segunda residencia. (www.islarural.com, s.d.).
È giunto il momento di focalizzarci sull'oggetto della nostra analisi, il Silbo gomero. Fra tutti i siti internet che descrivono l'isola, solo uno è stato creato e opera con la funzione di diffondere e mantenere attivo questo fenomeno a livello internazionale. Si tratta del già citato www.silbogomero.com.es, che adesso analizzeremo.
3. www.silbogomero.com.es Possiamo definire www.silbogomero.com.es il miglior portale online per la diffusione del Silbo, in quanto il fenomeno non è un elemento fra i tanti all'interno del panorama dell'offerta – a cui viene dato poco rilievo – bensì l'argomento fondamentale. I segnali della differente impostazione si vedono già dalla home page, in cui vengono presentate delle slide con alcune riflessioni sul linguaggio fischiato (“El lenguaje silbado de La Gomera es un puente entre nuestro pasado y nuestro futuro”), che vengono “silbate” mentre compaiono, parola per parola: è stupefacente come questo semplice meccanismo permetta di accorgersi al primo ascolto dell'impatto del linguaggio “silbato”, di come ci sia una logica, una struttura, un ordine. In altre parole, di come sia un linguaggio e non un mero sistema di segni convenzionali, mettendo in evidenza allo stesso tempo il suo carattere sostitutivo, dato che le parole che compaiono e vengono fischiate permettono anche al profano di “seguire” la struttura sillabica, e quasi di “capire” quello che i silbatori stanno comunicando.
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immagine presa da www.silbogomero.com.es
Una volta che si entra nel sito vero e proprio, viene messo ancora in risalto l'aspetto auditivo del linguaggio: ogni collegamento si apre con la lettura in Silbo del titolo della sezione. Nella pagina principale vengono proposte immagini evocative dell'orografia scoscesa dell'isola e di silbatori immortalati nel loro contesto, dei quali vengono ritratte le pose delle mani e le espressioni concentrate. Questo è un esempio eccellente riguardo all'utilizzo delle nuove tecnologie utilizzate per la promozione del Silbo, di cui abbiamo parlato nel capitolo sull'arte.
immagine presa da www.silbogomero.com.es
Quando ci si mette a leggere, però, la prima cosa che salta alla vista – perché messa ben in evidenza – è il riconoscimento dell'Unesco, in un articolo che celebra
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l'inclusione alla Lista del Patrimonio dell'Umanità, a dimostrazione ancora una volta dell'importanza di questo avvenimento, e di come il metterlo in risalto possa favorire il turismo e la promozione del fenomeno. Naturalmente il sito, essendo interamente dedicato al Silbo, offre sezioni in cui si spiegano gli aspetti linguistici in maniera dettagliata – senza però sfociare ovviamente nella specificità tipica dei testi scientifici –, nonché la storia e la orografia dell'isola; argomenti introdotti, stavolta, con la funzione di motivare la presenza e la sopravvivenza del fenomeno, piuttosto che per esaltarne la bellezza o la complessità. Un'altra sezione importante è quella sulla rivalorizzazione del Silbo, in cui si parla della tutela legislativa, dell'introduzione del suo insegnamento nelle scuole e delle varie iniziative per esaltarne l'importanza: sebbene non troppo dettagliata, contribuisce a formare un quadro completo della situazione del fenomeno. Il sito presenta anche una parte dedicata al Silbo nell'arte, in cui vengono elencati i progetti e gli incontri passati – come ad esempio SILBOARTE –, e anche alcune opere di artisti gomeri, come la già descritta poesia di Cabrera “Gomera” e la scultura “El arbol que silba”. Infine abbiamo una galleria ricca di immagini di silbatori di ogni età, dagli anziani che hanno imparato il linguaggio nel focolare domestico ai giovani che lo studiano nelle scuole – è interessante vedere un'aula piena di ragazzi intenti a silbare –, e anche fotografie che testimoniano la presenza del Silbo nelle feste tradizionali e negli eventi pubblici.
immagine presa da www.silbogomero.com.es
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Questo sito offre buone possibilità per documentarsi, in quanto possiede una sezione che mette a disposizione del materiale da scaricare, tra cui saggi e articoli di giornale – alcuni dei quali sono citati anche in questa Tesi –, nonché informazioni sui congressi e gli eventi scientifici e linguistici che si sono tenuti a riguardo. Tra gli elementi curiosi presenti all'interno del sito, segnaliamo la possibilità di scaricare gratis una suoneria per il cellulare “silbata”, e la possibilità di ascoltare esempi di conversazioni e canzoni in Silbo. Il sito www.silbogomero.com.es si configura quindi come una risorsa preziosa: fornisce un primo contatto col Silbo molto più dettagliato di qualunque altro dominio, offre la possibilità di documentarsi ulteriormente e – grazie al suo stile e alla sua grafica accattivante – riesce a catturare l'attenzione con un insieme di suoni e immagini che riescono a caratterizzare il fenomeno in maniera immediata e intuitiva. Tuttavia sono assenti indicazioni precise riguardo all'offerta e alla ricezione turistica, che abbondano negli altri siti web. Perché i portali d'informazione orientati verso il turismo forniscono poche informazioni sul Silbo, mentre quelli incentrati sul Silbo offrono poche informazioni turistiche?
4. Il Silbo nella promozione turistica Come abbiamo visto nell'analisi culturale, la promozione del Silbo non è certo mancata, ma rappresenta anzi un processo in continua evoluzione; tuttavia questa promozione è incentrata sull'aspetto educativo (attraverso l'insegnamento nelle scuole), sull'aspetto artistico (attraverso gli eventi e l'investimento nelle nuove tecnologie), e sull'aspetto culturale, attraverso la lunga storia della tutela e gli importanti riconoscimenti ottenuti, specialmente dall'Unesco. Per quanto riguarda la prospettiva turistica, però, il Silbo non viene messo in risalto come le altre risorse dell'isola, specialmente quelle naturalistiche. Questo, probabilmente, è dovuto alla natura stessa del linguaggio fischiato: un fenomeno unico e dall'alto valore culturale che non può attirare l'universo del turismo di massa, perché troppo specifico, troppo sottile, e soprattutto troppo distante da quello che rappresenta la domanda di questo tipo di turismo. Bisogna anche considerare, come abbiamo già affermato, che l'arcipelago canario offre molte mete adatte al turismo di massa, e che queste mete sono state 117
radicalmente trasformate nel corso degli anni per favorire questo fenomeno: isole come Tenerife e Gran Canaria hanno perso parte della loro identità nel processo. La Gomera non deve necessariamente seguire il loro esempio, ma può invece svilupparsi in maniera solida e duratura attraverso il turismo sostenibile. I cambiamenti nelle altre isole sono stati drastici. Come scrive Mújica (2008: 19) riferendosi principalmente alle isole maggiori dell'arcipelago:
En nuestros días podemos afirmar que Canarias se ha convertido en un destino sólido, que se ha dotado de una oferta cualificada y que resiste muy bien las situaciones críticas, aunque la vorágine constructiva haya deteriorado algunos parajes de un gran valor ecológico y haya modificado la dinámica natural de algunos espacios, alterando las mareas, la circulación de las arenas, haciendo peligrar la conservación de algunas especies endémicas y destruyendo la propia conformación orográfica de lomos y barrancos, con un tipo de edificación que no ha respetado la fisonomía original del territorio.
Questo alla Gomera – grazie al suo sviluppo turistico più lento e graduale – non è ancora successo, e anzi, il patrimonio ambientale costituisce la risorsa principale dell'isola. Mújica inoltre nota che:
Es conveniente, también, tener en cuenta el impacto social del turismo. Los turistas han sido portadores involuntarios de una nueva cultura, esencialmente urbana, que impone su ritmo de vida: acumulación de personas, agitación, ruidos, transformación de infraestructura… Han cambiado así algunos hábitos alimenticios, vestimenta, diversiones, expresiones… y, para satisfacer los gustos y necesidades de los turistas, la propia cultura local se convierte en objeto de comercio. (Mújica, 2008: 20).
Anche questa grandissima trasformazione – che ha rivoluzionato e asservito al turismo di massa la originaria società di pescatori di gran parte dell'arcipelago – non è riuscita a cogliere drasticamente La Gomera, che grazie al suo isolamento è riuscita a preservare le sue specificità culturali, primo fra tutte il Silbo, e a proteggerle fino a farne una risorsa spendibile anche nel mondo moderno. Infine, segnaliamo che:
Otro aspecto importante del turismo es que se trata de una cultura del ocio: excursiones, baños en la playa, comidas en restaurantes, noches en las discotecas… suelen ser actividades normales en la estancia de un turista. El contacto permanente con este modo de vida, despreocupado, suele crear cierto mimetismo entre la juventud local. Asimismo, la población de aquellos lugares donde el turismo se implanta se ve afectada por una profunda reestructuración social. Se produce un rejuvenecimiento demográfico asociado a la inmigración de mano de obra que llega al archipiélago atraída por el negocio turístico y aparecen nuevas profesiones
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como camarero, animador, vigilante,… que hacen variar la valoración social de otros trabajos tradicionales. (Mújica, 2008: 21).
Questo mimetismo, questa ristrutturazione sociale e questa perdita dei valori tradizionali ha colpito in maniera molto minore La Gomera, in cui sono gli stessi giovani che si preoccupano di mantenere attivo quello che ritengono un valore aggiunto, la specificità culturale che chiamiamo Silbo: lo dimostra l'insegnamento nelle scuole, lo dimostra la presenza di ragazzi in grado di comunicare attraverso il linguaggio fischiato, e lo dimostra l'attenzione e la dedizione che questa comunità ha dimostrato nel proteggere il fenomeno, e la sua intera cultura. Quello che vogliamo dire è che il ruolo turistico della Gomera non può essere lo stesso del resto dell'arcipelago, concentrato sull'esagerato sfruttamento del turismo di massa, che finisce per togliere la personalità. Non deve esserlo, perché La Gomera rappresenta un ecosistema ristretto, prezioso proprio per le sue caratteristiche incontaminate. E il Silbo? Il Silbo può fomentare il turismo, e può farlo continuando la sua promozione da un punto di vista culturale, valorizzando la sua importanza e la sua unicità. Lo sta già facendo, attraverso le scuole, attraverso l'arte, attraverso il riconoscimento come Patrimonio Immateriale dell'Umanità: non scomparendo, mantenendosi vivo, costituisce un elemento prezioso in grado di distinguere l'isola a livello internazionale. Ma La Gomera non può essere un posto per tutti. L'obiettivo deve essere il turista responsabile e consapevole, che tiene “gli occhi aperti”, che si reca a riscoprire un luogo lontano, diverso, proprio per via della sua natura incontaminata. E questa natura deve rimanere intatta, non si deve modificare per il turismo. Per questo è necessario lo sviluppo sostenibile. Sebbene ci sia ancora molto da lavorare dal punto di vista della pianificazione generale, bisogna dire che, per quanto riguarda il Silbo, si sta svolgendo un buon lavoro: il processo di tutela e promozione consapevole è il sintomo di una comunità che si sta sviluppando e adattando al futuro senza perdere il contatto con il passato. L'esistenza del Silbo stesso, la sua salute, ne è la prova. Non deve essere il mondo ad andare dal Silbo, può essere il Silbo a raggiungere il mondo, espandersi attraverso questa consapevolezza culturale per far conoscere le sue caratteristiche e la sua unicità. Il linguaggio fischiato come prova della natura incontaminata dell'isola e della sua comunità, il processo di tutela e promozione culturale come prova e simbolo della modernizzazione che sta avvenendo nell'isola, che si apre all'estero senza perdere le sue 119
origini. Per espandere la “luce” del Silbo e della Gomera nel mondo, questa luce deve brillare forte dal suo nucleo. E perché possa funzionare, questa luce non deve perdere le caratteristiche che la rendono preziosa, e speciale, altrimenti perderebbe la sua natura, e di conseguenza il suo valore. La Gomera presenta un ecosistema e una cultura unici nel pianeta: non c'è bisogno di trasformarla in una Tenerife del turismo, sfruttando e quasi ridicolizzando il Silbo inventando assurde rappresentazioni o cercando di forzare o inventare un interesse che non può essere per le masse. Nell'isola esiste un fenomeno unico, un fenomeno che si sta proteggendo, che si sta insegnando, che si sta facendo conoscere all'estero attraverso i mezzi più appropriati, che non sono le campagne pubblicitarie o i pacchetti vacanze – che comunque ci sono – ma gli ambienti scientifici, linguistici e culturali. Il Silbo, semplicemente per quello che rappresenta, attirerà le persone che meritano di apprezzarlo, quelle davvero interessate a entrarci in contatto. Ciò che bisogna fare dunque è far si che queste persone ne vengano a conoscenza, dando notorietà al fenomeno negli ambienti giusti, nella maniera ufficiale e culturale, autorevole e responsabile. È in questo modo che il Silbo può convertirsi in un valore aggiunto all'offerta turistica, completata e impreziosita dalla valorizzazione delle risorse ambientali e degli altri aspetti culturali, organizzati dalla pianificazione strategica per uno sviluppo sostenibile. Il Silbo non può, da solo, mandare avanti un'industria turistica. Tuttavia la può accompagnare e ravvivare attraverso la sua unicità, grazie alla promozione, alla tutela e alla rivitalizzazione che gli permettono di contribuire alla formazione dell'offerta rappresentata dalla Gomera intera. Il Silbo, impugnato da una comunità consapevole, può aiutare anche sotto questa prospettiva. E si può concludere affermando, in base a quanto abbiamo analizzato, che fino ad ora lo sta facendo nel modo giusto.
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Conclusione In questa Tesi abbiamo cercato di descrivere il fenomeno del Silbo gomero da tutte le prospettive più importanti. Nell'Analisi Storica abbiamo tracciato l'origine africana del linguaggio fischiato, spiegando attraverso i documenti del passato come sia arrivato alle Canarie e come si sia mantenuto – sostituendo la lingua naturale della popolazione dei Guanci – specialmente grazie alla condizione orografica dell'isola, che come ormai sappiamo è prevalentemente costituita da ripide vallate che ostacolavano gli spostamenti e la comunicazione orale anche a brevi distanze. A questo riguardo vorrei raccontare un'esperienza personale vissuta proprio sull'isola: una sera, durante un mio soggiorno a La Gomera, notai una macchina distrutta e arrugginita che doveva essere precipitata tempo prima in un profondo barranco. Essendo ospite da un'amica del luogo, le chiesi se ne sapesse qualcosa, e mi raccontò che un ragazzo aveva avuto un grave incidente più di quattro anni fa. Quando le domandai perché la macchina fosse ancora lì, lei mi rispose con grande naturalezza “e come fai a tirarla fuori?”. E in effetti aveva ragione. Per la prima volta mi resi conto di quanto quella terra fosse realmente impervia: se al giorno d'oggi risulta impossibile spostare un'auto che ha avuto un incidente – destinata dunque a rimanere lì magari per sempre – quanto doveva essere complicato muoversi e attraversare l'isola nel passato? Per coprire una distanza di un centinaio di metri in linea d'aria, in ripide vallate piene di vegetazione su cui è impossibile costruire qualunque strada, servono ancora oggi svariate ore. In un simile contesto, il Silbo aveva davvero un'utilità fondamentale. Una volta spiegate le origini storiche siamo passati a descrivere il Silbo dal punto di vista linguistico: abbiamo analizzato la sua fonetica, le vocali e le consonanti, e abbiamo confermato il suo valore di unicità in quanto linguaggio sostitutivo composto da fischi, e ci siamo soffermati sui vari criteri utilizzati per risolvere l'ambiguità: la ridondanza, le frequenti domande chiarificatrici, l'importante ruolo svolto storicamente dal contesto. In questo modo abbiamo dato dignità al Silbo come linguaggio, offrendo anche varie motivazioni per cui merita di essere protetto. Una volta messe in chiaro le sue origini e la sua struttura – descrivendo ciò che il Silbo realmente è – ci siamo occupati di collocarlo in una prospettiva più attuale: com'è avvertito oggi il linguaggio fischiato dalla società della Gomera? Nell'Analisi Culturale abbiamo risposto a questa domanda, descrivendo i numerosi processi messi in atto dalla 121
Comunità Autonoma per tutelare e diffondere il fenomeno. Prima di tutto ci siamo dedicati a chiarire il concetto di patrimonio culturale e di patrimonio culturale intangibile, e una volta dimostrato che il Silbo risponde a tutti i requisiti per essere definito tale, ci siamo occupati delle misure legislative, dell'insegnamento nelle scuole, del Silbo nell'arte e dell'importantissimo riconoscimento culturale dato dalla proclamazione del linguaggio
fischiato come Patrimonio Orale
Immateriale
dell'Umanità ad opera dell'UNESCO: queste manovre hanno contribuito a dare visibilità al Silbo e a preservare la sua esistenza in una società che, alla metà degli anni ottanta, correva per la prima volta da millenni il rischio che questa specificità culturale venisse persa. Abbiamo posto particolare attenzione nei riguardi dell'importanza di tutelare le diversità culturali presenti nel mondo, cercando di presentare l'operato della comunità de La Gomera come un esempio, o per lo meno una fonte d'ispirazione per tanti altri linguaggi e tradizioni che rischiano di scomparire. Infine ci siamo dedicati ad un'analisi turistica, chiedendoci se il Silbo gomero – questa specificità culturale che potremmo definire “di nicchia” nell'ottica del turismo di massa tipico dell'arcipelago – potesse essere un fattore di sviluppo anche per questo settore. Per comprendere questo abbiamo analizzato l'intero contesto turistico della Gomera e delle altre isole, arrivando alla conclusione che il Silbo può favorire il settore terziario, ma nella prospettiva di un turismo sostenibile molto differente da quello di massa, focalizzato sull'interesse per la natura e per le tradizioni che l'isola è in grado di offrire. Quello che con questo lavoro abbiamo cercato di dimostrare è che il Silbo gomero al giorno d'oggi è un fenomeno in salute, tutelato da una sapiente legislazione e dall'entusiasmo della comunità, e portato alla ribalta anche su scala internazionale dai numerosi convegni e dal riconoscimento da parte dell'UNESCO. Abbiamo cercato di dimostrare che è un fenomeno antico, sopravvissuto attraverso molte insidie nei millenni per un miscuglio di fattori voluti dal caso, dalla storia e dall'ingegno umano, e che è scientificamente degno di essere osservato, studiato e preservato. Infine, abbiamo cercato di dimostrare che è possibile utilizzarlo come valore aggiunto anche nel settore economico, attraverso il turismo, anche se non potrà mai svolgere il ruolo principale nell'offerta turistica dell'isola de La Gomera. Soprattutto però abbiamo cercato di delineare l'unicità e la funzione di un fenomeno che ha resistito a cambi di popolazione e guerre, che si è adattato al castigliano sopravvivendo alla stessa lingua che inizialmente sostituiva, e che al giorno 122
d'oggi continua ad essere vivo e a trasmettere significati, supportato da una comunità che ha guardato indietro e si è accorta del suo valore. Un linguaggio che, con la sua melodia differente da qualunque altra nel mondo, contribuisce a renderlo più vario, più differente, più colorato. L'arte, la musica, la cultura derivate dal Silbo non esisterebbero, se la popolazione locale non gli avesse impedito di perdersi. L'auspicio è che il Silbo, una specificità culturale unica ma allo stesso tempo come tante altre – con cui ha in comune la fragilità e proprio l'unicità – possa continuare ad esistere e possa servire da esempio pratico, dimostrando che le specificità culturali si possono salvare, se c'è qualcuno che vuole lottare per loro. Ogni volta che una lingua muore, il mondo resta più povero. E ognuno di noi può impegnarsi, almeno in piccola parte, per impedire questa grave scomparsa del prodotto dell'umanità. Questa Tesi ha voluto raccontare il Silbo gomero, scavare in un fenomeno e in una realtà distante per presentarla in un contesto molto differente, cercando di far brillare la sua luce anche altrove, e dandogli un significato più universale. Non possiamo prevedere quale sarà il futuro di questo fenomeno. Quello che è certo, però, è che finché ci saranno persone disposte ad ascoltare, leggere o perlomeno pensare al Silbo gomero, saranno proprio queste persone a impedirgli di scomparire.
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