Oltre le porte della percezione: poesia e filosofia nell'opera di Jim Morrison

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A.D. MDLXII

U NIVERSITÀ DEGLI S TUDI DI S ASSARI F ACOLTÀ

DI

L ETTERE

E

F ILOSOFIA

___________________________

C O R S O D I L A U R E A I N F I L O S O F I A E S C I E N ZE D E L L ’E D U C A Z I O N E

“OLTRE LE PORTE DELLA PERCEZIONE”: POESIA E FILOSOFIA NELL’OPERA DI JIM MORRISON

Relatrice: PROF.SSA GAVINA CHERCHI

Tesi di Laurea di: GAVINO PUGGIONI

ANNO ACCADEMICO 2010/2011



A mia Nonna Paolina PerchÊ la Morte non è la Fine

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Indice Premessa .................................................................................................................................. 4

TESTI ........................................................................................................................................ 6 Introduzione......................................................................................................................... 7 James Douglas Morrison .................................................................................................. 7 Jim Morrison e i suoi grandi ispiratori ............................................................................ 10 Jim Morrison e la città vuota ............................................................................................ 13 Strani Giorni ................................................................................................................... 13 La Città di notte .............................................................................................................. 20 Latitudini equine............................................................................................................. 23 Le porte della percezione .................................................................................................. 28 Il Medium ....................................................................................................................... 28 La Fine ............................................................................................................................ 36 Ritorno allo Stato di Natura ........................................................................................... 48 La rivelazione della Lucertola............................................................................................ 50 Il Re Lucertola ................................................................................................................. 50 Quando la Musica è finita .............................................................................................. 54 Conclusione: Non la fine .................................................................................................... 58

FOTOGRAFIE ........................................................................................................................ 60 Introduzione ....................................................................................................................... 61

MUSICHE............................................................................................................................... 62 Diritti delle canzoni ........................................................................................................... 63

Ringraziamenti .................................................................................................................... 64 Bibliografia e Filmografia ..................................................................................................... 65

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Premessa La presente tesi è frutto di un lavoro sia di visione di testi sia di ascolto di canzoni sia di interpretazione personale di questo materiale. Può sembrare banale ma parlando di Jim Morrison è raro che si parli delle sue ‘opere’. Si, perché Jim Morrison, nota rock star, è stato anche un poeta. Faremo riferimento alla sua vita ma solamente per introdurre il lettore al personaggio in questione o per chiarire determinate scelte. Non parleremo del “Club 27” (il gruppo, creato dai mezzi di comunicazione di massa, composto da quegli artisti morti a ventisette anni come Jim Morrison, Janis Joplin e Jimi Hendrix) o simili, perché banalizzeremmo un tema che tanto banale non è. Un'altra precisazione è quella che in questa tesi non si parlerà di un Jim Morrison fruitore di droga (parleremo di droga nel secondo capitolo ma non avalleremo quelle tesi) non perché non ne facesse uso ma perché è un'informazione che ci svia dal nostro obiettivo. Il nostro obiettivo è quello di fornire una visione di Jim Morrison il più letteraria possibile (come poeta, scrittore di canzoni e filosofo) e confutare la tesi che fa del cantante un poeta visionario solo quando era in acido, anche e soprattutto perché il cantante scriveva la mattina presto, con la mente lucida. Il tema principale che indaga Morrison è quello delle porte della percezione, tema complicato e mal compreso. Lo svilupperemo durante la descrizione.

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La tesi è divisa in tre sezioni: la sezione dei testi in cui confluiranno tutti i temi di cui parleremo trattati, soprattutto, tramite il commento dei testi di Morrison e dei suoi ispiratori; la sezione delle immagini con delle foto del protagonista in situazioni inedite; la sezione della musica che esemplificherà e chiarirà ancor meglio ciò che è stato discusso nella sezione testuale.

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TESTI

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Introduzione James Douglas Morrison 1

James Douglas Morrison nacque a Melbourne in Florida l'8 Dicembre

1943 dai genitori George Steven Morrison e Clara Clark. A causa della professione del padre (ammiraglio di marina) il piccolo James fu costretto a vivere i suoi primi anni di vita in una situazione di solitudine dovuta al fatto che i continui trasferimenti (soprattutto tra Washington e Alberquerque) non gli permisero di stringere amicizie durature. Jim, come veniva chiamato già da quand'era piccolo, trascorse la maggior parte della sua infanzia a San Diego (California) e nel 1958 si iscrisse alla Alameda High School. Si diplomò però alla Washington Middle School di Alexandria nel 1961 col massimo dei voti. Nello stesso anno si dichiarò omosessuale per evitare l'arruolamento al servizio militare americano. Nel 1962 si trasferì presso i nonni a Clearwater (Florida) dove si iscrisse alla Florida State University. E' qui che frequentò la sua prima grande ragazza, Mary Werbelow (“The End” sarà scritta proprio per la fine di questa relazione). Nel gennaio 1964 tornò a vivere con i genitori in California a Los Angeles. Vedremo come questa città sia raccontata più volte nelle canzoni e nelle poesie successive del cantante. Nello stesso anno Morrison si iscrisse alla UCLA (Università californiana per lo studio del teatro, cinema e musica) per studiare cinematografia sebbene il padre volle che intraprendesse una carriera militare. Alla UCLA Jim Morrison conobbe 1

Le informazioni biografiche sono state tratte dal testo Nessuno uscirà vivo di qui di D.Sugerman e J.Hopkins edito Gammalibri, Milano 1981

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Ray Manzarek (Chicago, 12 Febbraio 1939). Celebre agli estimatori dei Doors il loro incontro avvenuto nel luglio 1965 sulla spiaggia di Venice. In questa occasione Morrison fece sentire dei pezzi tra i quali Moonlight Drive, uno dei primi scritti proprio ai tempi di Venice quando viveva su un tetto e scriveva la mattina all'alba. Parlando con Manzarek, studente di cinematografia di grande successo e ottimo tastierista, Morrison gli propone di formare un gruppo rock: The Doors. Vedremo più tardi, nel secondo capitolo i motivi di questa scelta, determinante per Jim e sui quali questa tesi si sviluppa. Ai due si aggiungeranno il chitarrista Robbie Krieger (Los Angeles 8 gennaio 1946) e il batterista John Densmore (Los Angeles 1 dicembre 1944). Nel 1966 i Doors, che suonano una miscela di rock-blues nei circuiti dei pub di Los Angeles, riescono ad attirare l'attenzione di Jack Holzman, produttore dell'Elektra Records. Da qui in poi con The Doors (1967) e Strange Days (1967), i Doors acquisiscono una popolarità stravolgente grazie alle hit da primi posti “Light My Fire” e “Love me two times” di cui non parleremo in questa tesi in quanto non scritte da Morrison ma dal chitarrista Krieger. In questi anni, Jim Morrison vive una vita votata all'eccesso e alla sregolatezza, all'abuso di alcool e di droga, notte dopo notte sempre con ragazze diverse. Questo è il tratto più romanzato, travisato e su cui si è marciato maggiormente, di Morrison, il tratto che per molti lo ha consegnato alla leggenda , al di là dei suoi meriti artistici. Prima di essere un consumatore di droga, Jim Morrison era un avido lettore e scrittore. Se la droga faceva effetto su di lui questo era di sicuro negativo. Certo non nascondiamo il fatto che fosse un uomo del suo tempo e gli anni sessanta erano tempi dove l'acido era la normalità, 8


soprattutto a Los Angeles e ancor di più negli ambienti musicali. L'LSD andava molto di moda a L.A. Il 68' e il 69' sono gli anni di Waiting For The Sun e The Soft Parade, ma le cose non sembrano andare per il verso giusto. Le vendite non sono buonissime, la scelta di inserire gli archi e i fiati non piacque molto ai fans, ma il problema maggiore è la condotta di Jim, accusato di aver mostrato i genitali durante il concerto di Miami del 1 marzo 1969 e di aver simulato una fellatio con il chitarrista Krieger. Ma come abbiamo già detto, in questa tesi non parleremo di gossip e di scandali. Diremo soltanto che Morrison fu condannato a sei mesi di carcere ma che non li scontò per il ricorso in appello del suo avvocato. Nel 1970 esce Morrison Hotel che segna il ritorno alle origini musicali, a quel blues grezzo, senza troppi fronzoli. Nel 1971 esce L.A Woman, l'ultimo album in vita di Morrison che negli ultimi mesi si trasferì a Parigi con la fidanzata Pamela Courson per dedicarsi alla poesia. Jim Morrison fu trovato morto nella sua vasca da bagno il 3 luglio 1971. Aveva ventisette anni.

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Jim Morrison e i suoi grandi ispiratori Jim Morrison era fin da piccolo un grande lettore. Leggeva di tutto: dai giornali, riviste di ogni tipo ma soprattutto leggeva libri. Tra questi preferiva testi poetici e filosofici. Da ragazzo iniziò a scrivere, sul tetto di una casa a Venice, delle canzoni ma anche, parallelamente, delle poesie. Una di queste poesie, contenuta in una raccolta postuma, volevo prenderla come esempio per scoprire quali sono i suoi autori più importanti che ci aiuteranno a sviluppare il suo pensiero. La poesia si intitola Compiti Necessari.2 Andiamo ad analizzarne alcune strofe: Primo Compito Per cominciare conoscere il profeta del matrimonio fra il cielo e l'inferno

“Le prigioni sono costruite con le pietre della legge, i bordelli con i mattoni della religione”

Il primo grande ispiratore è l'autore dei Libri Profetici tra i quali vi è Il Matrimonio del Cielo e dell'Inferno. Morrison si riferisce sicuramente al poeta e pittore inglese William Blake.

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J.Rochard, Jim Morrison: Poesie Apocrife, Edizioni Blues Brother, Milano 2009 pag 87-88

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Da Blake, Morrison trae la sua visionarietà, l'introspezione ma soprattutto riprende il tema delle porte della percezione, tema di questa tesi. Secondo Compito Urgente e Necessario Studiare il cantore del ragionevole s-regolamento dei sensi

“Voglio che le stagioni mi consumino. A te natura io m'arrendo con la mia fame e con tutta la mia sete”

Il secondo grande ispiratore di Morrison, forse il più apprezzato da Jim, è Arthur Rimbaud, teorico dello s-regolamento dei sensi e del simbolismo francese. Il poeta dalla vita bohemienne fu uno tra gli autori più letti e interpretati dal cantante. Il terzo ispiratore (Edgar Allan Poe) è un autore che Morrison lesse ma che non compare più di tanto nei suoi scritti e per questo motivo non ne parleremo. Andremo direttamente al quarto:

Quarto Compito fondamentale Imparare il filosofo della ragionevole follia

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“Il solitario si divora da solo mentre nella solitudine lo divorano in molti E adesso scegli�

Nella quarta strofa viene presentato il filosofo della ragionevole follia. Si tratta di Friedrich Nietzsche, dal dionisiaco all'eterno ritorno vedremo come Morrison lo prenda come punto di riferimento. Blake, Rimbaud, Nietzsche. Sono questi gli autori di riferimento di Jim Morrison. Tratteremo i temi delle porte della percezione, dello s-regolamento dei sensi e della ragionevole follia, conditi da altri temi di second'ordine ma che ci aiuteranno a capire meglio. Parleremo di droga soltanto per dare un risvolto dialettico della nostra tesi. Abbiamo accennato ai temi e agli autori piĂš importanti di questa tesi. Non ci resta che immergerci nella descrizione delle porte della percezione, soglia dove si produce il cambiamento ma che nasce da una situazione di partenza. Ne parleremo nel prossimo capitolo.

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Jim Morrison e la città vuota “Blood screams her brain as they chop off her fingers Blood will be born in the birth of the nation Blood in the rose of mysterious union”

“Il suo cervello grida sangue mentre le tagliano via le dita Sangue sarà generato nella nascita di una nazione Sangue è la rosa di un'unione misteriosa”

( Peace Frog, 1968)

Strani Giorni

Il tema delle porte della percezione è un tema complicato, a volte fraintendibile, ma soprattutto incompreso (o mal compreso) dai più. Alcuni, come il regista Oliver Stone nel film The Doors, vedono le porte come un punto di partenza, come se queste vengano a noi dal nulla o addirittura siano presenti nella società. Altri considerano le porte come punto di arrivo rilevando si il “prima” ma trascurando il “poi”. Come se le porte non fossero un tramite tra il “prima” e il “poi”. 3

Come se oltrepassandole non ci fosse niente. In questo capitolo

tracceremo

alcuni parametri

che

delineeranno

meglio l'aspetto

precedente al passaggio, il punto di rottura che ci indurrebbe a superare 3

Velata Critica al film “The Doors” di Oliver Stone del 1991 Il film tende a essere monotematico e evidenziare soltanto un aspetto di Jim Morrison, quello dell'eccesso

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queste porte della percezione. Questo punto di rottura Jim Morrison lo ritrova e identifica nella società a cui appartiene. La società di appartenenza di Morrison e dei Doors è quella dell'America metà-fine anni 60. Anni di rivolte giovanili, di conquiste ma anche di guerre e di soprusi. Anni in cui, secondo Morrison, si avverte nell'aria una lacerante “stranezza” che avvolge chi le sta intorno e che in un certo modo condiziona le proprie azioni. Sensazioni riportate in Strange Days, pezzo che darà il nome al secondo album dei Doors.

Strange days have found us Strange days have tracked us down They're going to destroy our casual joys We shall go on playing or find a new town 4

Strani giorni ci hanno trovato

Strani giorni ci hanno localizzato Distruggeranno le nostre gioie superficiali Dovremo continuare a suonare o trovare un'altra città

In un clima di grande ottimismo, nel quale, in primo piano, il movimento hippie (beat generation) aveva illuso a suon di “fiori e fumo” i giovani di allora, queste parole risultano quantomeno anomale. Se da una parte, in Europa, i Beatles inneggiavano all'amore con “all you need is love”, dall'altra, in America, i Doors mettevano all'erta le persone con “strange days have found us”. L'America che Morrison evoca nelle sue canzoni è il paese dei morti nei ghetti neri di Detroit e Manhattan, il paese dell'ostinata guerra contro il Vietnam e i relativi cortei di protesta pacifica che si trasformavano in carneficine. Non solo, erano i tempi in 4

Traduzione tratta da Aurelio Pasini, The Doors: Testi Commentati, Arcana, Roma 2008 pag 87 Tutte le parti di testi tradotte sono state prese da questo libro

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cui veniva ucciso in circostanze poco chiare il rivoluzionario argentino Ernesto “Che” Guevara, per non parlare di Charles Manson5, musicista di grande talento ma con un carattere imprevedibile, divenuto celebre ai più per esser stato il mandante dell'irruzione in casa di Roman Polansky con la sua setta “The Family” e aver ucciso chiunque fosse in casa in quel momento (tutti tranne Polansky mentre la moglie, incinta, fu massacrata). Insomma i tempi di Morrison erano tutt'altro che allegri e bisogna trovare una temporanea soluzione. La soluzione è quella di “continuare a suonare o trovare una nuova città”. Attendere quindi, è la provvisoria aspettativa di questo pezzo dove si constata la situazione che si sta vivendo. La deriva di questa “stranezza” può essere la solitudine infatti :

Strange days have found us and through their strange hours we linger alone Bodies confused, memories misused As we run from the day to a strange night of stone

Strani giorni ci hanno trovato e attraverso le loro strane ore indugiamo da soli Corpi confusi, ricordi abusati mentre corriamo via dal giorno verso una notte strana di pietra.

Gli strani giorni ci portano a rimanere soli e neanche il passato ci può più

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Informazioni tratte dal sito wikipedia.com/charlesmanson

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dare serenità, non ci resta che attendere la fine del giorno e l'inizio di una nuova notte (strana notte di pietra) fredda e funerea. La solitudine è, come detto prima, un altro tratto dell'oggi. Talmente saliente da farci sentire stranieri in patria, isolati in un mondo che ci accetta soltanto se accettiamo di farne parte. Tutti questi sono temi che ricorrono in People are Strange , altro pezzo dell'album Strange Days : People are strange when you're a stranger Faces look ugly when you're alone Women seem wicked when you're unwanted Streets are uneven when you're down

La gente è strana quando sei uno straniero I volti appaiono brutti quando sei da solo Le donne sembrano malvagie quando sei indesiderato Le strade sono pericolose quando sei giù

Ora, a differenza di prima, ciò che è strano non sono i tempi ma la gente. Tale da far sentire uno straniero l'interlocutore (che rappresenta noi stessi di fronte agli altri). Questo “altro” può essere considerato il continuo affermarsi della società. In questo momento la risposta è rinchiudersi nella solitudine forzata. Come vedremo più avanti, non sarà sempre

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questa la conseguenza. Dicevamo prima che la società descritta da Morrison esclude chi non la asseconda. Questo viene esemplificato dai mezzi di comunicazione di massa che negli anni Sessanta iniziarono a svolgere il ruolo egemone che hanno oggi. Il medium che analizzeremo è la televisione. Il pezzo dei Doors che tratta di ciò è The Unknown Soldiers. La canzone (posizionatasi “solo” all'ottavo posto delle classifiche radiofoniche) è dedicata al milite ignoto, schierandosi contro la posizione americana. L'intento di Morrison è soprattutto quello di attaccare l'idea stessa di guerra e soprattutto il modo in cui viene raccontata. Commentiamone alcuni passi: Breakfast, when the news is read Television children fed Unborn, living Living, dead Bullets strikes the helmet's head

Colazione, quando le notizie vengono lette La televisione ha nutrito i bambini Mai nati, vivi Vivi, morti Un proiettile colpisce la cima dell'elmetto

Le parole di Jim Morrison immergono in una scena familiare che descrive una famiglia che si appresta a far colazione con la televisione accesa.6Più che al milite ignoto, il testo vuole alludere a quei “ Unknown 6

La tomba del Milite Ignoto è una tomba che contiene i resti di un militare morto in guerra, il cui corpo non è stato identificato e che si pensa non potrà mai essere identificato. È una tomba simbolica che rappresenta tutti coloro che sono morti in un particolare conflitto e che non sono mai stati identificati.

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Soldiers” le cui morti vengono sbattute in televisione come notizie fra le altre, come se la morte violenta fosse un fatto casuale. Dopo questa prima strofa viene messa in scena (e in musica) un passaggio che ricorda i suoni di una parata militare: in uno spettacolo dal vivo, il chitarrista John Densmore impugnava la chitarra come un fucile e sparava verso Jim che rimaneva a terra immobile, per qualche secondo (appena si rialzava la musica riprendeva). Dopo questa finta esecuzione la scena della famiglia prosegue ma con toni rabbiosi e amari. Il pubblico ha visto la “disumanizzazione” operata dai media, capaci di trattare una vita come un numero, ogni giorno un milite ignoto muore e la televisione lo tratta come un evento qualsiasi. Il pezzo si conclude con la morte del “milite”:

It's all over The war is over

È tutto finito La guerra è finita

“The war is over” ricorda l'edizione speciale del Pittsburg Sun-Telegraph del 14 Agosto 1945 che annunciava la fine della seconda guerra mondiale. Il pezzo termina con una musica gioiosa e allegra. Parliamo comunque di una morte, della “fine” del “milite ignoto”. C'è poco da stare allegri, esemplificazione di una forzata allegria di una società come quella americana in piena guerra in Vietnam ( lo riprecisiamo). Un componimento che va di pari passo con The Unknown Soldiers è

Tratto da wikipedia.com/milite ignoto

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Peace Frog. Un brano ancor più politicizzato del precedente e molto provocatorio. Vediamone alcuni frammenti: There's blood in the streets, it's up in my ankles Blood in the streets, it's up to my knee Blood in streets to the town of Chicago Blood on the rise, it's following me.

C'è sangue nelle strade, mi arriva alle caviglie Sangue nelle strade, mi arriva al ginocchio Sangue nelle strade nella città di Chicago Sangue che sta salendo, mi segue.

La parola che ricorre di più in questa strofa è “sangue”. Sangue che dalle caviglia arriva alle ginocchia fino a pervadere chi gli è sopra. Nominando Chicago, Morrison alluderebbe a un fatto esplicito di cronaca, alla violenza con cui la polizia della capitale dell'Illinois interruppe una dimostrazione di protesta durante la convention nazionale del partito democratico avvenuta nell'agosto 1969. La grande allusione è però quella secondo la quale l'America fosse nata nel sangue e nel sangue continuasse a sopravvivere. Intuizione esemplificata dal verso “blood will be born in the birth of the nation” (Sangue sarà generato nella nascita di una nazione). Questa è, a sua volta, tratta dal film di D.W. Griffith “The Birth of the nation” (1915). Ritenuto il primo kolossal della cinematografia statunitense, il film mette appunto in risalto il fatto che la nazione americana nacque nel sangue, soprattutto quello della guerra civile e degli afroamericani. A questi Jim Morrison aggiunge anche gli indiani: Indians scattered on dawn's highway ,bleeding Ghosts crowd the young child's fragile egg-shell mind

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Indiani sanguinanti sparsi sull'autostrada all'alba Gli spiriti affollano la mente del bambino, fragile come un guscio d'uovo

Questa strofa ricorda un avvenimento ritenuto, a detta di molti, 7 importantissimo nella vita di Morrison. All'età di 10 anni, Jim assistette alla morte di un indiano ferito su un'autostrada dove, passando con i genitori, si erano fermati. Quest'indiano, nonostante i tentativi del padre e del nonno di Jim di salvarlo, non ce la fece e morì. Tutti i biografi (primi fra tutti Jerry Hopkins e Danny Sugerman nella biografia Nessuno uscirà vivo di qui) trovano in questo momento la nascita di Morrison8 come sciamano in quanto lo stesso cantante sostiene che in quell'avvenimento l'anima dell'Indiano fosse entrata nel suo corpo e mai più uscita. Vedremo come questa intuizione è vera solo in parte. Ma torniamo a parlare del sangue di Peace Frog. Sangue che richiama il rosso, colore al quale tipicamente si associa il cielo della città di Morrison, Los Angeles, città allo stesso tempo amata-odiata dal cantante.

La Città di notte Jim parla della sua città già nel primo album The Doors (1967) in Twentieth Century Fox. Come spesso capita nei testi morrisoniani, ci possono essere più livelli di interpretazione del testo. Escludendo che si possa riferire alla casa di produzione cinematografica americana, il testo sembra parlare della “volpe del ventesimo secolo”, ovvero di una ragazza particolarmente alla moda:

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Ci si riferisce più di tutti a Oliver Stone nel film The Doors e ai biografi Daniel Sugerman e Jerry Hopkins in Nessuno uscirà vivo di qui, fautori della “rinascita” dei Doors e della figura di Morrison come ideale bohemienne 8 J. Hopkins, D.Sugerman, Nessuno uscirà vivo di qui, Gammalibri, Milano, 1981 pag. 15

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Well, She's fashionably lean and she's fashionably late She'll never rank a scene She'll never break a date But she's no drag She's a twentieth century fox.

Beh, Lei è magra come impone la moda E, come vuole la moda, è in ritardo Non rovinerà mai una festa Non mancherà mai ad un appuntamento Ma non è un peso morto è una sventola del ventesimo secolo. 9

La figura della volpe è ritratta in molte culture come simbolo di furbizia.

Nella mitologia norrena e nella Bibbia invece come simbolo di inganno. In Cina e Giappone come simbolo di lussuria. Ed è proprio quest'ultimo il significato che Morrison sceglie per questo pezzo. Una donna del suo tempo che vive e si esprime nel suo tempo. Più che parlare di una ragazza particolare, il cantante cerca di tratteggiare i contorni di una tipologia di ragazza. Esiste allora un altro livello di lettura: nella mitologia nativo-americana la volpe ha la capacità di mimetizzarsi nell'ambiente dove vive, tanto da svanire in esso. Vive talmente “ nel mondo” da essere considerata essa stessa “quel mondo”. In questa seconda lettura la canzone può essere considerata come un ritratto di Los Angeles. In questa città, per andare avanti, non bisogna 9

A. Pasini, The Doors: Testi Commentati, Arcana, Roma 2008, pag. 41

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guardare in faccia a nessuno. Andare per la propria strada, vivere nel presente per invecchiare mai. Morrison rinnoverà la sua considerazione su L.A. nell'ultimo album in vita L.A. Woman: la sua città vista come se fosse una donna. La canzone che da il titolo all'album tratta, nella prima strofa, della città vista con gli occhi dei suoi abitanti, nel particolare dai finestrini di un' automobile in movimento. Dopo la prima strofa vi è un cambiamento di rotta: si passa dal parlare di L.A donna a parlare di una donna di L.A.: Are you a lucky lady in the city of light or just another lost angel City of night

Sei una ragazza fortunata nella città della luce? o solo un' altro angelo perduto Città della notte

In questo frangente Morrison si trova di fronte a una ragazza e si chiede se lei sia una ragazza di successo o un'altra vittima dei sogni di gloria, che questa città suscita continuamente. Bella questione. Il verso “city of night” richiama apertamente a un romanzo omonimo del 1963 di John Rechy. Il romanzo tratta del viaggio di un ragazzo tra le più importanti città americane tra le quali Los Angeles. Nel libro vi è un riferimento ai travestiti che di notte popolavano L.A.( le famose “lost angels” appunto tra cui viene descritta Miss Destiny 10 ). Mentre la strofa appena commentata tratta delle tendenze dei travestiti, un'altra traccia in poche parole una definizione della città: 10

J. Rechy, Città di Notte, Tropea Edizioni, Milano 1996, pag. 102-131

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Motel, Money Murder, Madness Let's change the mood from glad to sadness.

Motel, Denaro Omicidio, Pazzia Cambiamo l'umore Da felice a triste.

Dai motel ai soldi, dagli omicidi ( Charles Manson su tutti) alla pazzia ( indice di questi strani giorni). Cosi L.A viene descritta come in realtà è. Da un lato accogliente come un grembo di madre, dall'altra dannata come una prostituta. Indice dei tempi( anni 60) che si stavano vivendo che nascondevano ovunque delle insidie .

Latitudini equine Vorrei concludere il capitolo con una metafora sinistra che percuote la produzione Doorsiana e che possiamo utilizzare come simbolo di questi “ strani giorni�: Horse Latitudes. Commentiamola passo per passo: When the still sea conspires in armor and her sullen and aborted currents breed tiny monsters True sailing is dead

Quando il mare calmo minaccia di armarsi e le sue correnti cupe e incompiute

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generano piccoli mostri L'autentica navigazione è morta

L'immagine qui evocata sembra apparentemente lontana da quegli strani giorni sopra raccontati. Questo testo infatti risale al periodo in cui Morrison frequentava la High School. Un giorno si imbatté in un libro tascabile sulla quale copertina vi era raffigurato un galeone spagnolo da cui venivano gettati a mare alcuni cavalli. Ispirato da ciò, Morrison scrisse un piccolo componimento poetico: The Pony Express. Fu proprio a questo componimento che Morrison si ispirò nel 1967 per la scrittura di Horse Latitudes. Nella prima strofa il cantante declama, su uno sfondo musicale rumoristico, queste frasi con un'enfasi che cresce man mano che si va avanti. Il mare viene descritto da Morrison con tratti femminili deducibile dall'uso del pronome “her” e poi continua dicendo che “le sue correnti generano piccoli mostri”. Thomas Hobbes nel libro Leviatano di una creatura mitologica non certo piccola, appunto il Leviatano, un'enorme mostro munito di giganteschi tentacoli. Usato nella Bibbia come simbolo della potenza divina, il Leviatano è stato ripreso dal filosofo inglese come simbolo del potere dello stato. Il Leviatano nient'altro è che lo Stato e rappresenta la Legge. L'uomo si sottopone a essa per essere libero. Nel testo “Leviatano” Hobbes spiega: 11

Questo è più che consenso o accordo: è una reale unificazione di tutti quelli in una

sola e medesima persona fatta per mezzo di un patto di ogni uomo con ogni uomo, in tal maniera come se uno dicesse all'altro: Io autorizzo e cedo il mio dritto di governare me stesso a quest'uomo od a questa assemblea di uomini, a questa condizione che tu offra il tuo dritto a lui ed autorizzi tutte le sue azioni allo stesso modo. 11

T. Hobbes, Leviatano, Edizioni Laterza, Roma 1974, parte 2 pgg 151

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Ciò fatto, la moltitudine cosi unita in una persona è detta in uno stato.”

Ritornando a Morrison , la presenza di questi “piccoli mostri” non è benaccetta. Di fronte a questi tipi di creature non si può navigare. Questo comporta il fare dei sacrifici: Awkward istant and the first animal is jettonised

Un'istante strano e il primo animale è gettato in acqua

A spiegare questo istante è Morrison stesso: La canzone si chiama Horse Latitudes perché parla dei Dolldrums 12 . I vascelli provenienti dalla Spagna rimanevano bloccati per alleggerire le navi per gettare a mare qualcosa. Il loro carico era composto principalmente da cavalli da lavoro destinati al Nuovo Mondo. Questa canzone parla del momento in cui il cavallo è sospeso a mezz'aria. Immagino che dovesse essere difficile farli avvicinare all'estremità del ponte. Una volta arrivati sul bordo probabilmente iniziavano a vomitare e a tirar calci. Doveva essere una situazione infernale per chi stava a guardare. Perché i cavalli possono nuotare per un poco, poi però perdono le forze e affondano lentamente”.

Ed è proprio con vocaboli evocativi che Morrison descrive questa scena: Their stiff green gallop and heads bob up Poised Delicate Pause 12

Per Dolldrums si intende la Zona di Convergenza Intertropicale, una regione equatoriale dell'oceano caratterizzata dall'assenza di vento

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Consent In mute no strill agony Carefully refined And sealed over.

Il loro galoppo intorpidito e acerbo e le teste vengono a galla In equilibrio Delicato Si fermano Acconsentono In una muta agonia di narici attentamente raffinata e sigillata.

Inquietante scena in cui però si intravede l'eleganza che, seppur in punto di morte, caratterizza il cavallo. Come se affrontassero il loro ultimo istante di vita con estrema dignità. Ora però, dopo questa spiegazione del testo, cosa c'entra Horse Latitudes con l'inquietudine del presente? L'insegnamento che la canzone vuole dare è il seguente: Saper rinunciare a qualcosa di importante nei momenti difficili. Infatti il cavallo nelle popolazioni nativo-americane simboleggia il senso di responsabilità 13 . Dote che per stare al passo con il mondo dobbiamo mettere da parte. Un sacrificio, quindi per andare avanti. Ora in un mondo che ci chiede di “stargli dietro”, Morrison propone di oltrepassare le porte della percezione. 13 14

Mettere

“tra

parentesi”

14

il

mondo

e

(ri)entrare

K. Meadows, La ruota di medicina, edizioni eta dell'acquario,Torino 2002 pag 100 Ripresa della concezione husserliana. Per Husserl bisognerebbe mettere tra parentesi il mondo per liberarsi da ogni presupposto e dalle opinioni comuni. Husserl ricorre all'epokè(sospensione del giudizio) con l'intento di sgombrare il campo da pre-giudizi di ogni genere. L'epoke sospende la visione del mondo come già costituito ma non cancella il mondo che diventa un puro fenomeno. Fenomeno non in senso kantiano( manifestazione apparente di ciò che è nascosto) ma ciò che

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momentaneamente nella solitudine del nostro io e proprio lĂŹ riscoprire la vera essenza e funzione del mondo.

appare, nel modo in cui appare alla coscienza secondo il principio di tutti i principi: Ogni visione originalmente offerente è una sorgente legittima di conoscenza, che tutto ciò che si da originalmente nell'intuizione(per cosi dire in carne e ossa) è da assumere come esso si da ma anche soltanto nei limiti in cui si da. E. Husserl, Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica, Edizioni Einaudi, Torino, 1981, pgg 50-51

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Le porte della percezione

“Once I had a little game I liked to crawl back in my brain I think you know the game I mean I mean the game called go insane”

“Una volta facevo un piccolo gioco Mi piaceva strisciare verso la parte più remota del mio cervello Penso che tu sappia che gioco intendo dire Intendo dire il gioco chiamato impazzire” (Celebration of the Lizard, 1970)

Il Medium Nel precedente capitolo abbiamo parlato della situazione in cui Morrison è vissuto, gli anni sessanta, anni “strani” in cui la guerra era all'ordine del giorno. Abbiamo delineato il “prima” (il prima non è solo un aspetto concettuale ma, come vedremo, anche di vita) dal quale Jim voleva distaccarsi. Ora, in questo capitolo, analizzeremo il momento in cui si passa dal prima al poi, dal noto all'ignoto o meglio ancora attraverso l'ignoto andremo a cogliere più precisamente il noto, nel senso che l'ignoto va scoperto e indagato e in quel momento diventa noto. Questo passaggio è costituito dalle porte della percezione. All'interno di queste porte succede un qualcosa che cambierà il modo di vedere le cose. Questo tema Jim Morrison lo riprende da una frase di William Blake :

28


15

Se le porte della percezione fossero purificate ogni cosa apparirebbe all'uomo com'è, infinita.

In questa frase vi sono molti degli elementi morrisoniani. Primo fra tutti l'elemento della purificazione o superamento della porte della percezione, indispensabile per la comprensione della realtà. In seconda istanza Blake ci dice che “ogni cosa apparirebbe all'uomo”, come se sorpassando queste porte ci accorgessimo di come il mondo è in realtà. Il superamento delle porte ci aprirebbe un nuovo mondo con un linguaggio

e

codici

propri.

Tramite

questo

nuovo

mondo

comprenderemmo meglio il nostro, come se il mondo non fosse un circuito in cui tutto si identifica con esso ma soltanto uno specchio riflettente la realtà che esso comprende. La terza e più importante cosa che Blake dice è che “la cosa apparirebbe... com'è, infinita”. In quest'istante vi è un tratto essenziale della poetica del visionario inglese e come vedremo anche di Jim Morrison. In queste porte della percezione regna l'infinito, cioè l'eterno. Qui il tempo non esiste, non vi è né un prima né un poi, le cose non vengono intaccate dal tempo, rimangono immobili. Qui si vive in un eterno presente. Da questa citazione, Morrison prese spunto per dare il nome alla band: The Doors (in circostanze già sopra citate). Comprendiamo bene come questo tema sia saliente per il progetto di Jim Morrison. Ebbene, ora andremo ad indagare quali sono i testi e le canzoni che parlano di questo momento. La prima canzone che ci viene in mente è Break on through. Contenuta in The Doors (1967), il pezzo è il primo singolo pubblicato dalla band californiana.

15

W. Blake, Il matrimonio del cielo e dell'inferno. Canti dell'innocenza e altri poemi. Carabba, Lanciano,1912 p.72

29


Analizziamolo nei tratti più importanti: You knows the day destroys the night Night divides the day 16

Time to run

Time to hide Break on through to the other side.

Lo sai che il giorno distrugge la notte La notte divide il giorno Ho cercato di correre Ho cercato di nascondermi Fatti strada verso l'altra parte.

In questa strofa si rievocano i temi già trattati nel precedente capitolo. Si avverte un senso di impotenza e di non appartenenza. Il giorno e la notte sono indecifrabili. Il nostro personaggio ha tentato di correre ai ripari nascondendosi ma non ha avuto gli effetti sperati. Cosa fare allora? Aprirsi un varco verso l'altra parte. Come? Attraversando le porte della percezione. Vediamo come Morrison in questo testo riveli

un

cambiamento importante. Se prima ci si arrendeva alla solitudine, ora si comprende di dover andare oltre la realtà. Il grande interrogativo di

16

La traduzione letterale di questi due versi “time to run time time to hide” è tempo di “tempo di correre tempo di nascondersi. Questo potrebbe richiamare i versi del profeta Qohèlet(La legge dei momenti) nel quale si spiega che per tutte le cose c'è un momento, “ vi è un tempo per nascere e un tempo per morire,tempo di piantare, tempo di sradicare” ecc ecc Qohelet, 3,2-8

30


questo momento è quale possa essere il mezzo per trascendere la quotidianità. Morrison non da una via precisa anzi in un'intervista spiega: “La vera poesia non dice niente: elenca solo delle possibilità, apre tutte le porte e voi potete passare per quella che preferite. Se la mia poesia cerca di arrivare a qualcosa, è liberare la gente dai modi limitati in cui vede e sente17”.

Detto questo, il modo più consueto e banalmente usato per cogliere questo “altro” è la droga. La più usata ai tempi era l'LSD (dietilamide dell'acido lisergico) che provocava amplificazioni dei sensi e distorsioni della percezione della realtà18. Jim Morrison ne adoperava tantissima, non lo nascondiamo. Un'altra droga usata per amplificare le capacità sensoriali era la pratica di intossicazione allucinogena tramite il peyote (Lophophora williamsii) utilizzata dai popoli amerindi Huichol, Toltechi e Chichimeca del Messico. Dal peyote deriva l'allucinogeno mescalina. A differenza dell' LSD la mescalina ha un forte elemento stimolante che aumenta i disturbi percettivi. Si credeva che l'uso di questa sostanza stimolasse molteplici funzioni come l'arte divinatoria del futuro e l'arte divinatoria di rapporto con le divinità del regno degli spiriti. I popoli messicani furono perseguitati dall'Inquisizione Spagnola proprio per questa arte, tacciati di superstizione19. Alcuni autori hanno avuto esperienze di questo genere, tra questi abbiamo esaminato due testi: Le porte della percezione di Aldous Huxley e Gli Insegnamenti di Don Juan di Carlos Castaneda.

17

Aurelio Pasini,The Doors: Testi Commentati, Arcana, 2008, pag. 26 Fu scoperta dal chimico Albert Haufmann, chimico e ricercatore svizzero di Basilea durante le sue ricerche sulle proprietà dell'ergot, fungo utilizzato nei Misteri Eleusini. Hoffman preparò una serie di composti basati sull'ergotamina e vent’anni più tardi l'LSD. Provò il composto sugli animali ma senza risposte soddisfacenti. Allora lo provò lui stesso avendo un'esperienza allucinogena di distorsione di colori. S.Walton, Fuori di testa: Storia culturale delle alterazioni dall'assenzio all'ecstasy, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 2008 pag. 185-187 18

19

Ibidem pag 217-19

31


20

Le porte della percezione è un racconto di un'esperienza che Huxley ha

avuto utilizzando la mescalina. Gli effetti che sono stati da lui riscontrati sono: una capacità ridotta di ricordare, un'impressione visiva accentuata simile a quelle che si hanno da bambini (quando vi è una presenza molto ridotta del concetto) e una riduzione della volontà di fare qualcosa in particolare. La mescalina ha il potere di alterare l'efficienza della valvola cerebrale della riduzione. Cosi facendo l'uomo perderebbe l'interesse in quei rapporti di spazio e tempo tipici di chi vuole rimanere nel mondo. Entrerebbe in una condizione di Non-io, avendo una conoscienza oscura in cui “Tutto è in Tutto” e “Tutto è effettivamente ciascuno” arrivando a “percepire ogni cosa che avviene dovunque nell'universo”. La percezione più evidente che Huxley sperimentò fu quella dei colori, assolutamente intensificata. Mentre guardava una sedia avvertì una varietà immensa di colori che non vediamo normalmente, variazioni di rosso e giallo. Osservando i muri di casa ebbe invece una visione talmente distorta da non vedere i collegamenti tra un muro e l'altro. In poche parole aveva visto le cose così come sono (e non per come noi le vediamo normalmente). Invece Gli insegnamenti di Don Juan è il diario, giorno per giorno che lo studente di antropologia Carlos Castaneda ha scritto, appena ritornato da un periodo di 4 anni con lo sciamano messicano Don Juan. Trovo interessante in queste pagine la ricerca che il protagonista fa riguardo al mescalito (termine spagnolo usato per indicare il peyote) e la differenza tra il mescalito e l'alleato. Se il mescalito non può essere controllato, anzi ne si è soggetti, l'alleato è nelle nostre mani. Infatti a

20

A. Huxley, Le porte della percezione Paradiso e Inferno, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 2007, pag. 19-22

32


pagina 7821: Che tipo di potere è un alleato? E' un aiuto. Te l'ho già detto Come fa ad aiutare? Un alleato è un potere capace di portare l'uomo oltre i confini del sé. In questo modo rivela misteri che nessun essere umano sarebbe in grado di fare”....Il mescalito porta fuori di sé per insegnare qualcosa

Per Don Juan l'alleato principale è contenuto nelle piante di Datura (l'erba del diavolo) che ogni stregone deve coltivare con cura e che deve essere domata. Il secondo alleato è quello che Don Juan chiama l'humito, un fungo a cui bisognava dare una cura particolare al momento della raccolta per non confonderlo con altre specie di quella zona22. Comunque sia il mezzo per indagare l'ignoto è per questi autori la droga. Ma abbiamo detto che la tesi che intendo sviluppare non è questa anche perché non sembra questa la via prediletta da Jim Morrison, che offre una possibilità di uscita nell'amore:

Everybody loves my baby Everybody loves my baby She gets She gets

Tutti amano la mia bambina Tutti amano la mia bambina Lei va Lei va

21 22

C.Castaneda, Gli insegnamenti di Don Juan, BUR edizioni Milano 2010, pag 78-79 Ibidem, pag 261-262

33


Morrison parla di una ragazza e dice che “tutti la amano”, il che denota le sue tendenze, e che mentre tutti la stanno guardando lei si sta “sballando” (fu operata al momento della registrazione una censura della parola “high” che fu tolta dieci anni più tardi quando i nastri vennero rimasterizzati). Per questo, è bene non fidarsi di questa ragazza che ha fatto soffrire l'artista e che potrebbe farci soffrire. Non sarebbe allora l'amore il mezzo per oltrepassare le porte. Non rimane che confidare nella musica stessa. Infatti è questa la via da intraprendere per superare la quotidianità e giungere nell'eternità delle porte della percezione. La musica è stata classificata dal filosofo tedesco Friedrich Nietzsche come strumento che sta alla base di riti di origine arcaica proprio in quanto “stimola all'intuizione simbolica dell'universalità dionisiaca” 23 . Nella Nascita della tragedia, Nietzsche sancisce la differenza tra due forme di spirito. Lo spirito Apollineo (dal dio Apollo, dio del sogno e della rappresentazione) tendeva alla misura e alla razionalità e a una forma di arte figurativa (scultura). Lo spirito Dionisiaco (da Dioniso, dio dell'Ebbrezza), invece privilegiava l'eccesso e le passioni in una ricerca spasmodica del rapporto con la natura. Questo avveniva grazie alla musica e alla danza, forme d'arte non figurativa. Questi due tipi di spirito, spiega il filosofo tedesco, vivono un rapporto di opposizionecompletamento (anche se Nietzsche privilegia l'aspetto dionisiaco), ciascuno ha bisogno dell'altro per vivere. La musica era utilizzata anche dagli sciamani nativo-americani24, i quali, dopo avere avuto contatto con il soprannaturale, riuscivano ad alleviare le sofferenze della propria tribù. Allo stesso modo Morrison, tramite l'alterazione provocata dalla musica,

23

24

F. Nietzsche, La Nascita della Tragedia, Edizioni Bruno Mondadori, Milano,1996, pag 52-69 K. Meadows, La ruota della Medicina, Edizioni Età dell'acquario,Torino, 2002, pag 150

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trasformava i concerti in un'esperienza in cui condividere le proprie esperienze. Ritornando alla canzone, nel finale il ritmo aumenta fino ad esplodere in un climax: Make the scene Week to week Day to day Hour to hour The gate is straight deep and wide Break on through to the other side.

Sono entrato in scena Settimana dopo settimana Giorno dopo giorno Ora dopo ora Il varco è dritto profondo e largo Fatti strada verso l'altra parte.

“Il varco è dritto, profondo e largo” dice Morrison, la musica ci ha permesso di aprirlo, ora non resta che attraversarlo con Morrison come sciamano e nostra guida. Prima di analizzare cose succede all'interno di queste porte vorrei citare un autore molto caro a Jim, forse il suo più grande ispiratore: Arthur Rimbaud. Il poeta si fa veggente tramite una lungo, immenso e ragionato s-regolamento di tutti i sensi”25

In questo frammento tratto dalla Lettera del Veggente inviata a Paul 25

Arthur Rimbaud, Opere, Lettera del Veggente,Einaudi,Torino,1963, pgg 467

35


Demeny ( in data 15 Maggio 1871), Rimbaud spiega i motivi della sua poetica che porterebbe alla veggenza ottenuta tramite uno s-regolamento dei sensi. Questo non rimanda solamente all'uso di alcool e droga. Il fatto di essere s-regolato(tratto che contraddistingue il giovane poeta) addurrebbe anche a non corrispondere a nessun valore morale, propugnato dalla società. Rimbaud ritiene che attraverso ciò ci si trasformi in veggenti. Morrison accoglie a pieno questo assunto aggiungendo alcuni tratti della cultura nativo-americana. Lo sciamano Jim, tramite la musica, indaga le porte della percezione, parte da zero per indagare l'ignoto.

La Fine Ora andiamo a scoprire il pezzo più importante della carriera dei Doors che ha fatto entrare il gruppo californiano nella storia del rock. La canzone a cui ci riferiamo è The End. Il brano è contenuto nell'album The Doors ed è lungo undici minuti. Il pezzo è posto alla fine dell'album, laddove Morrison sprigionava la sua vena più visionaria, come lo saranno negli anni seguenti When the Music's Over e Celebration of the Lizard :

This is the end, beautiful friend This is the end, my only friend The end of our elaborate plans The end of everything that stands The end

Questa è la fine, meravigliosa amica

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Questa è la fine, mia unica amica La fine dei nostri piani elaborati La fine di tutto ciò che resta La fine

La situazione che ci si prospetta è quella di una separazione tra due ragazzi. In queste parole Morrison esprime il suo disagio provocato dalla rottura con la sua lei dicendo che era il momento di mettere da parte i propri piani elaborati e che “è la fine di tutto ciò che resta”. In realtà, come abbiamo già visto, i testi di Jim Morrison possono essere letti su vari livelli interpretativi. La fine della sua storia può essere interpretato anche come la fine di un momento della sua vita. Continua Morrison: “Puoi immaginare cosa sarà, così senza limiti e libero. Ho disperatamente bisogno di una mano in una terra desolata”. Jim Morrison non è solamente affranto dalla rottura amorosa ma inizia a dubitare del mondo in cui vive fino a giungere alla volontà di un posto nuovo, una terra desolata (desolata da moralità prescritte), un luogo originario: Lost in a Roman wilderness of pain and all the children are insane all the children are insane Waiting for the summer rain.

Perduto in una landa romana di dolore e tutti i bambini sono pazzi tutti i bambini sono pazzi In attesa della pioggia estiva.

La fine dell'amore e il degrado della società hanno provocato in Jim una 37


rottura insanabile paragonabile alle devastazioni che i Barbari fecero all'interno dell'Impero Romano. Tempo in cui i bambini non avevano speranza, non vi era futuro per loro. Per questo erano divenuti pazzi nell'attesa di un cambiamento, di “una pioggia estiva”, un'imminente purificazione. Piano piano, la musica diviene sempre più frenetica e inizia a esercitare il suo effetto psicotropo. Il protagonista inizia a cogliere immagini a lui particolarmente strane, scollegate a livello cronologico e (apparentemente) logico: There's danger of the edge of town Ride the King's highway, baby Wave scenes inside the gold mine Ride the Highway West, baby C'è pericolo ai confini della città Percorri l'autostrada dei re, bambina Strane scene all'interno della miniera d'oro Prendi l'autostrada verso ovest, bambina

Ora, abbiamo detto che per percorrere questo tragitto l'uomo deve mettere da parte ciò che ha appreso prima, deve trascurare ogni dovere morale. Per risolvere i pericoli del mondo l'uomo deve percorrere “l'autostrada dei re”. L'autostrada dei re può essere tradotta come la giordana Strada dei Re. Questa condurrebbe a luoghi e tempi remoti ma non ancora polarizzati. Accadono strane scene in questi luoghi misteriosi (la miniera d'oro è un luogo che attrae ma che nello stesso momento distrae). Vediamo come in questo caso Morrison usi il termine “Waves” e non “Strange” come in precedenza. Sintomo che questa stranezza non è comparabile all'altra. Qua iniziano le inquietanti visioni del cantante, un inquietudine che attrae molto il protagonista. La scena si conclude con 38


“Percorri l'autostrada verso ovest, bambina”. Con queste parole Morrison alluderebbe alla Ruota della medicina 26 che nella cultura pellerossa rappresentava l'universo. Il punto cardinale dell'Ovest indicava il potere della terra, dell'introspezione e della guarigione nonché il punto di collegamento con la madre terra. A questo punto si associa il nome “affrontare la morte e farne il proprio consigliere e alleato”. La morte sarebbe soltanto la fine del nostro viaggio incarnato ma la coscienza continua a vivere. Giunti alla fine del nostro percorso di crescita sulla Grande Madre ritorneremo al Grande Ciclo, al mondo spirituale da dove siamo venuti. Come si acquisisce la salvezza? Affrontando la fine e trasformandola in un momento di guarigione. La morte è vita. L'unica cosa costante su questa terra è il cambiamento27 . Ma andiamo cauti. Proseguiamo con il viaggio: Ride the snake to the lake the ancient lake, baby The snake is long seven miles Ride the snake He's old and his skin is cold 26

Per gli Indiani d’America “medicina” significava potere, completezza, integrità e conoscenza: forze energetiche vitali per il corpo e l'anima. La ruota di medicina veniva costruita con pietre o bastoni sulla base delle quattro sacre direzioni dello spazio. A volte viene chiamata il Sacro Cerchio. Da questa semplice definizione è possibile comprendere I due aspetti fondamentali della Ruota: essere insieme specchio dell’Universo e dell’uomo. Attraverso la simbologia della Ruota è possibile entrare in contatto e comprendere se stessi e il mondo, in base al principio fondamentale dei nativi: “Come è dentro, così è fuori”. Essa funge da specchio: guardandola, si può vedere un riflesso dell’universo e del Grande Mistero, la Mente Universale che ha creato tutto ciò che esiste. Ci si può leggere il funzionamento dell’universo, giungendo ad una comprensione delle esperienze della vita e delle leggi cosmiche e naturali, dei principi e delle forze che modellano e animano la vita umana. K. Meadows, La via degli sciamani, Edizioni Armenia Milano 2004, pag. 109-112 27 L. Rutherford, Sciamanesimo, Armenia Editore, Milano 1998, pg 60-61

39


Cavalca il serpente fino al lago l'antico lago, bambina Il serpente è lungo sette miglia Cavalca il serpente E' vecchio e la sua pelle è fredda

Morrison diventa uno sciamano anche attraverso l'evocazione del suo animale guida: il serpente. Questo animale viene visto in modo diverso nelle diverse culture. Nella Genesi rappresenta il diavolo tentatore nell'episodio di Adamo ed Eva. In altre culture , per esempio quella nativo-americana, il serpente viene visto come simbolo del ciclo di morte-rinascita (testimoniato nella ruota della medicina dal segno cardinale dell'Ovest). Come il serpente muta la sua pelle, dalla morte è destinata a sorgere una vita nuova28 . La morte diventa allora solo un momento del ciclo morte-rinascita. Non mancano, inoltre, delle connotazioni sessuali insite nel serpente29. Infatti, lo psicanalista tedesco Sigmund Freud vedeva nel rettile un simbolo fallico legato alla forza del “maschile”, di rinnovamento e fertilità. Il suo allievo Carl Gustav Jung ritrova nel rettile un probabile conflitto tra coscienza e istinti, l'indizio di qualche forza interiore che porterebbe alla guarigione, il bisogno di una pulsione vitale .“Cavalca il serpente” potrebbe avere il significato più carnale di “Viviti a pieno la tua vita” cogliendo tutti i rischi del caso, fino al lago originario (l'origine delle cose). Questo serpente è lungo sette miglia, sette come i vizi capitali e le virtù teologali, vecchio come il 28 29

Ibidem,pag 102 Mario Praz: Il patto col serpente, A. Mondadori, Milano,1972 pag 250-265

40


mondo e contiene in sé l'aspetto più oscuro e peccaminoso dell'animo umano. Il serpente è un'animale che non compare solo in The End ma anche nel poema-suite Celebration of the Lizard. Confrontiamo i due passi citando appunto quello contenuto nella suite:

The snake was pale gold, glazed and shrunken We were afraid to touch him The sheet were hot dead prison

Il serpente era di color oro pallido, vitreo e attorcigliato Avevamo paura di toccarlo Le lenzuola erano calde prigioni mortali.

Questo passo indugia sulla figura del serpente come animale nel quale si concentrano, forse, le più grandi paure dell'uomo. Si fa riferimento alle “lenzuola” come metafora del sonno, del mondo onirico. Ed è proprio nel sonno che l'animale totem amava mostrarsi, secondo i Pellerossa. Morrison in un’intervista ammetterà di essere affascinato da questo animale e dirà anche dei serpenti che “hanno una bellissima pelle”. In questa strofa Jim ci starebbe invitando, provocatoriamente, ad affrontare i mali ancestrali che ci attanagliano, per uscirne vincitori e arrivare ad un nuovo tipo di consapevolezza. Infatti, a differenza da The End, il serpente trasformatosi in donna strozzerà il protagonista allo specchio. Ma continuiamo con The End: The blue bus is calling us Driver , where are you taking us?

L'autobus blu ci sta chiamando

41


Autista, dove ci stai portando?

A cosa si riferisce Morrison quando parla dell'autobus blu? In inglese la parola “blue” ha due significati: blu come il colore e blu con significato di tristezza. Opteremo ovviamente per la seconda. Diventerebbe così: l'autobus della tristezza ci sta chiamando. Il genere Blues deriverebbe da questo allora. La musica triste è un contraccolpo di una società apparentemente allegra ma che nasconde sotto un sorriso una lacerante ferita. La musica che stimola e che aprirebbe le porte sarebbe il Blues. Dove porta questo autobus? Alla speranza o forse alla pazzia. E' quest'ultima la via che intende percorrere il Nostro. Entrare in profondità, dove risiedono i mali più difficili da scacciare, le proprie paure ancestrali. Questo tema ,come prima, è presente anche in Celebration of the Lizard. Analizziamone anche adesso alcune strofe: Once I had a little game I liked to crawl back in my brain I think you know the game I mean I mean the game called “go insane”

Una volta facevo un piccolo gioco Mi piaceva strisciare verso la parte più remota del mio cervello Penso che tu sappia che gioco intendo dire Intendo dire il gioco chiamato ”impazzire”

In questo tratto Morrison ci spiega come superare le porte della percezione: “strisciare verso la parte più remota del cervello” per impazzire. Ora questa pazzia ha a che fare con lo s-regolamento dei sensi di Rimbaud. Quindi diventare pazzo agli occhi della società in quanto non appartenente a uno schema di valori propinati da essa. Continua 42


Morrison nella suite: ”Ora dovresti continuare quest'ultimo gioco, basta che chiudi gli occhi, dimentica il tuo nome, dimenticati del mondo, dimenticati della gente ed erigeremo un campanile differente”. Morrison starebbe dicendo di rompere i ponti con il tempo e con il già conosciuto per andare oltre questo e indagare l'ignoto. Quella che Jim sta diffondendo è la ricerca della pazzia. This little game is fun to do Just close your eyes, no way to lose and I'm right here, I'm going too Release control, we're breaking through

Questo piccolo gioco è divertente da fare Basta che chiudi gli occhi, non si può perdere e io sono proprio qui, sto andando anch'io Lasciati andare, ci stiamo aprendo un varco

Con queste parole Jim Morrison esprime il modo con cui si può entrare nel nuovo mondo. Diventare pazzi. O meglio ciò che gli altri considerano pazzi per aprirsi un varco. Lasciarsi andare per aprirsi un varco. Ma come fa Morrison a superare i propri mali? Ce lo mostra lui stesso proseguendo con The End: The killer awoke before dawn He put his boots on He took a face of the ancient gallery and he walked down the hall

Il killer si svegliò prima dell'alba Si mise gli stivali Prese una faccia dall'antica galleria

43


e si incamminò lungo il corridoio.

La scena qui rappresentata è un'ulteriore immagine prodotta dalla musica, la più suggestiva e allo stesso tempo inquietante di tutto il repertorio dei Doors. Un killer si svegliò, si vestì, prese una “faccia dall'antica galleria” e continuò il suo tragitto. Ora, il killer potrebbe rappresentare chiunque di noi che un giorno si sveglia, prende coraggio e affronta il proprio destino. La maschera dell'antica galleria sarebbe una maschera del teatro greco. Vediamo come la descrizione diventi più difficile, l'uomo si maschera da qualcun' altro per togliersi una maschera, soverchiare un limite impostogli dall'ipocrisia generale: He went to the room where his sister lived and then paid visit to his brother and then he walked on down the hall and he came to a door and he looked inside Father? Yes, son? I want to kill you Mother? I want to....

Andò nella stanza dove viveva sua sorella e poi fece visita al fratello e poi continuò a camminare lungo il corridoio e arrivo a una porta e vi guardò dentro. Padre? Si, figliolo Voglio ucciderti 44


Madre? Voglio....

Questo è il tratto più controverso e travisato dei Doors. Descriviamo ciò che accade: il killer entra nella camera del fratello e della sorella e va avanti per il corridoio. Fino ad arrivare ad una porta. La porta è simbolo del passaggio ma in questo momento è l'ostacolo da sormontare, il limite oltre il quale nulla sarà più come prima. Questa conduce alla camera dei suoi genitori. Appena arriva dice al padre che vuole ucciderlo e di voler possedere la madre. Lungi da una facile oscenità,

Morrison

inscenerebbe il personaggio dell'antica galleria evocato precedentemente. Si tratta del personaggio tragico greco Edipo 30 , il figlio di Laio e di Giocasta che venne allontanato da Tebe, dopo che l'oracolo di Delfi previde il suo destino sventurato di omicida del padre e sposo della madre. Infatti nel tragitto per ritornare a casa, Edipo uccise il padre scambiandolo per un mendicante e successivamente sposò la regina di Tebe che si rivelò sua madre. Appreso il suo sventurato destino, Edipo si accecò e non tornò più a Tebe. Questo personaggio è stato preso come spunto per il famoso Complesso di Edipo teorizzato da Freud . In questa fase di sviluppo, situata tra i 3 e i 5 anni, il bambino mostra atteggiamenti di attaccamento morbosi verso la madre e , viceversa, violenti verso il padre. Freud interpretò l'Edipo Re Sofocleo come ,in fondo, la rappresentazione di tutti noi infatti nell'Interpretazione dei sogni spiega: “31Il suo (di Edipo) destino ci commuove soltanto perché sarebbe potuto diventare anche il nostro, perché prima della nostra nascita l'oracolo ha decretato la medesima maledizione per noi e per lui. Forse a noi tutti era dato in sorte di 30 31

R.Caporali, D.Forconi, I miti greci, Giunti, Milano,2005. pag 65-70 S.Freud, L'interpretazione dei sogni, Baldini-Castoldi-Balai Editore, Milano 2010 pag 245

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rivolgere il nostro primo impulso sessuale alla madre, il primo odio e il primo desiderio di violenza contro il padre: i nostri sogni ce ne danno convinzione. (...) Davanti alla persona in cui si è adempiuto quel desiderio primordiale dell'infanzia indietreggiamo inorriditi, con tutta la forza della rimozione che questi desideri hanno subito da allora nel nostro intimo. Portando alla luce della sua analisi la colpa di Edipo, il poeta ci costringe a prendere conoscenza del nostro intimo, nel quale quegli impulsi, anche se repressi, sono pur sempre presenti.”

Tramite questa citazione Jim Morrison volle rappresentare la fuoriuscita dall'infanzia e l'entrata nel mondo della maturità ma non solo, anche l'esemplarità del mito (in questo caso Edipo) di ispirazione Junghiana (Jung riteneva il mito come un esempio e dotato di aspetti simbolici utili per i comportamenti umani). I suoi genitori furono sempre un giogo e un ostacolo da superare. Soprattutto il padre, graduato di marina, che profilava al figlio un destino certamente diverso da quello scelto da lui, magari proprio una carriera militare. Un'altra interpretazione è quella data da Antonin Artaud nel saggio Il teatro e il suo doppio. Qui Artaud mostra la crudeltà come liberazione dalla crudeltà generale, dal fato, spogliandosi e assurgendo così una statura quasi mitica. Nel capitolo il teatro della crudeltà , Artaud descrive i tratti di un teatro che mira a una concreta crudeltà rifacendosi ai sogni

32

”per manifestare e imprimere

indelebilmente in noi l'idea di un perpetuo conflitto” Il teatro della crudeltà mira, diversamente dal teatro psicologico che si rivolge innanzitutto al raziocinio dello spettatore, a uno spettacolo “di massa” cercando nella convulsa agitazione delle masse quel briciolo di poesia che esiste nelle feste e nelle folle. Artaud, ricerca uno spettacolo per i sensi e per il cuore che si serve dei sogni collegando a essi immagini mentali. Il suo teatro, prima di essere un teatro della parola , è 32

A.Artaud, Il teatro e il suo doppio, Einaudi Edizioni, Torino, 1969 pgg 207- 239

46


un teatro del movimento, del gesto e dell'espressione in modo da essere compreso da tutti e anche dal popolo senza alcun tipo di mediazioni linguistiche. Artaud si serve del terrore e della crudeltà per risvegliare la sensibilità dello spettatore, per richiamare ai problemi della vita e della società. Questo tramite musiche, luci, colori ,gesti e infine parole. Il teatro della crudeltà mira a una soluzione di continuità tra la vita e il teatro. Morrison, rifacendosi a questo tipo di teatro, volle destare una sorta di fastidio nel pubblico. Fastidio che avrebbe accresciuto, dopo lo spettacolo, il senso di liberazione, la liberazione dal ciclo nascitaorgasmo(patimento)-morte. La scena del Killer comparirà anche nel singolo Riders on the storm contenuto in L.A. Woman(1971): There's a killer on the road His brain is squirming like a toad Take a long holiday Let your children play If you give this man a ride Sweet family will die Killer on the road.

C'è un assassino sulla strada Il suo cervello si dimena come un rospo Fai una lunga vacanza Fai giocare i tuoi figli Se dai un passaggio a quest'uomo La dolce famiglia morirà Un assassino sulla strada

L'autostoppista è un'immagine evocativa a cui Morrison dedicò degli studi alla UCLA. La scena dell'autostop richiama una delle paure più diffuse che compare nella filmografia thriller e horror da The Hitcher di 47


Robert Hermon in poi. Morrison cita un animale, il rospo per descrivere l'agitarsi turbato del cervello dell'autostoppista. Più tardi però ci dice, parafrasandolo, che dare un passaggio a quest'uomo potrà essere catastrofico, in quanto ucciderebbe i componenti della famiglia. Ora, questo vorrebbe dire che è facile fare scelte scontate con la conoscenza del finale, è molto più difficile scegliere, rischiando, ciò che ci disturba, (in questo caso ci uccide). La scelta di Jim Morrison anche se non è condivisibile e non fu condivisa ma è la sola che ci fa uscire vincitori dai nostri mali. La scelta di Morrison è volutamente contradditoria e provocatoria. Dobbiamo scegliere ciò che ci fa male per sconfiggere le nostre paure. Vi è un unica scelta: Affrontare i propri mali per sconfiggerli. Solo così l'uomo riesce a soverchiare le porte della percezione e a uscirne rinnovato nell'animo. Restano solo i ricordi “delle soffici bugie e dei momenti in cui abbiamo cercato di morire”.

Ritorno allo Stato di Natura Liberatosi dalle costrizioni della società o ancora meglio, grazie alla musica, liberatosi dai propri mali l'uomo ritorna in se stesso. Con questa accezione alludiamo ad un tipo di uomo naturale, meno costretto e libero. Un tema che pervade Wild Child: Wild Child full of grace Saviour of the human race Your cool face Natural child, terrible child Not your mother or your father's child

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You're our child screaming wild

Ragazzo selvaggio pieno di grazia Salvatore della razza umana La tua bella faccia. Figlio della natura, ragazzino terribile Non sei figlio di tua madre o di tuo padre Sei il nostro bambino che urla selvaggiamente

Morrison affiderebbe la salvezza della razza umana a questo “ragazzo selvaggio”. Più avanti con “figlio della natura” Morrison alluderebbe a una regressione dionisiaca allo stato di natura. Stato di natura che oltre a essere trattato in senso negativo da Thomas Hobbes fu caro, un secolo più tardi, al filosofo illuminista francese Jean Jacques Rousseau. Il filosofo francese sosteneva che l'uomo nascesse sostanzialmente buono e che solo con la mediazione della società diventasse malvagio. Infatti nel Contratto sociale rivela: “L'uomo nasce libero ma ovunque è in catene”33. Allora a Rousseau parve ovvio un ritorno allo “stato di natura”, una regressione per il futuro. Questo personaggio o uno molto simile a questo ritorna negli scritti di Morrison con il nome di Re Lucertola. Questa figura è quella che notoriamente si associa a Jim Morrison ma del quale parleremo nel prossimo capitolo.

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Jean-Jacques Rosseau, Il Contratto sociale, Einaudi, 1966, pg 9

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La rivelazione della Lucertola “I'm the Lizard King I can do anything”

“Sono il Re Lucertola Posso fare tutto” (Celebration of the lizard, 1971)

Il Re Lucertola Il viaggio che Jim Morrison ha intrapreso ci conduce, abbiamo detto, ad una personalità senza obblighi né doveri morali. Anzi no. Come vedremo, la figura del Re Lucertola se da una parte invita a trascurare

qualsiasi

costrizione

morale,

dall'altra

ci

propone

perentoriamente un modo di comportarci. Vedremo come l'atteggiamento del Re Lucertola sia in un certo senso morale. Dovremo però chiarire l'essenza di questo personaggio e distanziarci dal modo in cui viene considerato dai mezzi di comunicazione ma anche dai biografi più illustri. Il Re Lucertola viene da loro considerato come Morrison in concerto, assolutamente fuori dalle righe e votato all'eccesso, contornato di fiori e fumo, acidi e alcool. I biografi invece parlano del “Re Lucertola” quando trattano di un Morrison a metà tra quello istrionico e osceno votato all'eccesso e quello più poetico e messianico. Secondo me si tratterebbe di un personaggio a cui si arriva dopo tanti passaggi, lo abbiamo visto. Non soltanto un 50


Dioniso dei giorni d'oggi ma anche dotato di un distacco dal mondo derivata dalla sua rinnovata saggezza e da una scherzosa ironia. Comunque aldilà delle interpretazioni Morrison ne parla nelle sue canzoni e poesie. Andiamo passo passo e continuiamo a commentare la suite34 Celebration of the Lizard. Riprendiamo dal tratto denominato Not to touch the Earth: Not to touch the earth Not to see the sun Nothing left to do but run, run, run Let's run

Non toccare la terra Non vedere il sole Nient'altro da fare se non correre, correre, correre Corriamo.

La tematica evidente di questa strofa è quella della fuga, tema ricorrente nel mondo morrisoniano. Si tratta della fuga dalla terra ma andando più in profondità pare che Morrison ci voglia invitare a fuggire da ogni stasi e immanenza terrena. Dice Jim: “Nient'altro da fare se non correre”. Il correre rinvierebbe anche al fatto che non è ancora arrivato il momento di fermarci, dobbiamo correre, dobbiamo cambiare, dobbiamo muoverci. House upon the hill Moon is lying still Shadows of the trees

34

Per suite si intende una composizione musicale composta di vari momenti collegati oppure discordanti tra loro.

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Witnessing the wild breeze Come on, baby, run with me.

Casa sulla collina La luna giace immobile Le ombre degli alberi sono testimoni della brezza selvaggia Andiamo, Baby, corri con me.

Frasi confuse e poco collegate ( atteggiamento tipico dello sciamano Jim) ci mostrano un'ulteriore visione: la casa sulla collina. La descrizione fatta da Morrison si avvicinerebbe a quella del Ramo d'oro di James George Frazer. Infatti “ 35Not to touch the earth” e “Not to see the sun” sono i titoli di due rispettivi capitoli dell'opera. Questa descrive le restrizioni che alcune società africane e asiatiche pativano dai loro sovrani( menarchi) venerati come dei. Tra le limitazioni imposte vi erano appunto quelle di non guardare il sole e di non toccare la terra. Queste limitazioni vengono interpretate da Morrison come dei tabù da cui fuggire. Altri come January Jensen, amico di Jim, da un'altra spiegazione di questa “casa sulla collina”. 36

“ Un giorno facemmo un viaggio....prendemmo la Highway 1 attraverso Big Sur...

mentre andavamo Jim scriveva poesie... mentre passavamo vicino allo Hearst Castle”

L' Hearst Castle è una grande dimora fatta costruire da W.R.Hearst vicino a San Simenon, di fronte a una collina che domina l'Oceano Pacifico. Questa villa era considerata da Jim come un luogo di profondi misteri. Lo spettacolo di ricchezza a cui Morrison assistette è simile all'immagine della miniera d'oro o dell'autostoppista prima esaminati. 35 36

Tratto da Aurelio Pasini, The Doors: Testi Commentati, Arcana, Roma 2008, pag. 147 Ibidem pag. 148

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Attraenti ma allo stesso tempo poco accoglienti. Questa ambigua conturbanza però piace molto al cantante. Seguono immagini crude e terribili: l'uccisione del presidente, i fuorilegge che vivono sul lago fino all'apparizione del serpente (ancora simbolo di peccato ma anche di serenità). Il serpente dalla pelle bellissima sta per condurci a casa, prima di ciò bisogna evocare la natura. Sun, sun, sun Burn, burn, burn Moon, moon, moon I will get you soon, soon, soon

Sole, sole, sole Brucia, brucia, brucia Luna, luna, luna Ti avrò presto, presto, presto!

Attraverso l'invocazione alla natura (chiara l’allitterazione Moon-Soon e Sun-Burn) Morrison si trasformerebbe nella creatura del Re Lucertola: I am the Lizard King I can do anything

Sono il Re Lucertola Posso fare tutto

La lucertola è sicuramente l'animale che Jim preferiva. Infatti in un'intervista rivela: “Avevo un libro su lucertole, serpenti e rettili. Mi aveva colpito la frase d'apertura: “I rettili sono i discendenti degni d'interesse, di antenati magnifici”. Se domani

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sparissero tutti i rettili

del mondo l'equilibrio della natura non ne sarebbe

minimamente turbato........Se esistono creature in grado di sopravvivere a un'altra guerra mondiale o a un completo avvelenamento del pianeta, quelle sono loro”

Persino Nietzsche nell'opera “Al di la del bene e del male 37 ” ne fa riferimento: “In una lucertola ricresce la zampa essa ha perduta: non cosi nell'uomo” La lucertola, sembra un animale sostanzialmente inutile, ma proprio grazie a questa superficialità, nascondendosi al tempo, non ne risente e può sopravvivere a lungo. Inoltre nell'immaginario pellerossa le lucertole testimoniavano la dimensione onirica, infatti isolandosi da certe categorie spazio-temporali la lucertola creerebbe il suo futuro sognandolo38. Il re lucertola è pronto ora a manifestarsi in tutto il suo splendore e avendo superato i propri mali e le condizioni esperienziali cerca di condurre la propria tribù (di fan) verso un domani migliore. Tutto questo grazie alla musica che nella sua potenza stimolante ci ha permesso di vedere il mondo come in realtà è, senza veli.

Quando la Musica è finita Ma cosa succederà nel momento in cui la musica verrà a mancare? Cosa succederà nel momento in cui usciremo dalle porte della percezione? L'orizzonte che la musica ci prospetta è infinito ma essa risente ,eccome, del tempo( durata). L'avvenire che ci offre questo medium, queste porte , paradossalmente corrisponderebbe al “prima. L'eredità che ci lascia sarebbe quella del mondo come lo era prima, delle persona come erano 37

Frase tratta da Nietzsche Opere 1882/1895 Al di là del bene e del male, Newton, Roma,1993, pag 577 38 A.Pasini, The Doors: Testi Commentati, Arcana, Roma 2008 ,pgg 333

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prima. Coloro che cambiano semmai siamo noi, è la nostra percezione che riaprendo gli occhi avverte la realtà in modo diverso. Un pezzo fondamentale per questo è When the Music's Over. Contenuta nell'album Strange Days la suite mostra tante immagini interessanti( tra queste l'urlo della farfalla). Ma in questo momento andremo a analizzarla dalla metà in poi. Da questa parte della suite il protagonista avverte un suono delicato, suadente e chiaro. Con la testa appoggiata per terra come un pellerossa Jim Morrison sentirebbe la Madre Terra che si serve di lui per lanciare il proprio grido di dolore: What have they done to the earth What have they done to our fair sister? Ravaged and plundered And ripped her and bit her stuck her with knives and the side of the down and tied her with fences and dragged her down.

Cosa hanno fatto alla terra Cosa hanno fatto alla nostra sorella gentile? Devastata e saccheggiata l'hanno strappata e morsa trafitta con dei coltelli sul fianco dell'alba e legata con degli steccati e trascinata giù.

Morrison si scaglia contro chi ha depredato la terra utilizzandola per 55


scopi personali e utilitaristici, contro chi l'ha strappata al proprio ruolo originario e relegata a essere teatro di massacri. Nel nome della Madre Terra il cantante esprime tutta la sua paura per il destino al quale andrà in contro. Così il cantante esprime il suo intento ecologista anche per recuperare l'unità tra l'uomo e la natura, ormai quasi definitivamente persa. Avvertiamo qui un radicale capovolgimento: se nelle precedenti canzoni Morrison dimostrava disprezzo per il mondo, ora mira al recupero dell'essenza insita nel nome “terra”. Tramite il superamento delle porte della percezione il protagonista ha capito il ruolo della terra e soprattutto dell'uomo di fronte ad essa. Non c'è più tempo per il disprezzo, infatti poco dopo: We want the world and we want it now....now?....now!

Vogliamo il mondo e lo vogliamo adesso...adesso?...adesso!

In questa dichiarazione d'intenti il cantante invita gli uomini a volere esplicitamente il mondo. Prima in modo pacato, poi domandandoselo, alla fine esplodendo in un urlo liberatorio. Questo “volere il mondo” esprime anche un certo atteggiamento morale in quanto implica un certo modo di comportarsi: comportarsi consapevolmente. Il senso d'essere dell'uomo sarebbe proprio questo. Liberato dai propri vincoli l'uomo avrebbe tutte le carte in regola per muoversi consapevolmente nell'ambiente senza per forza manipolarlo e distruggerlo. La musica ci ha permesso di intravedere tutto questo. Ma la musica è finita e Morrison si rende conto che l'uomo non potrebbe assolvere a lungo al proprio compito spinto com'è una società disumanizzante. In un momento di delirio e in preda alla collera Morrison chiedo aiuto a Gesù Cristo perché 56


possa avere carità del genere umano tanto libero quanto peccatore. Dopo un momento di rara intensità la situazione ritorna alla normalità e come succede in quasi tutte le suite dei Doors si ripete la prima strofa come esemplificativo di un ritorno alla situazione iniziale.

When the music's over Turn out the lights... For music is your special friend Dance on fire as it intends Music is your only friend Until the end

Quando la musica è finita spegni le luci Perché la musica è la musica speciale Balla nel fuoco come lei ti chiede di fare La musica è la tua unica amica Fino alla fine.

Questo è il manifesto della filosofia morrisoniana. La musica è l'unica di cui ci si può fidare, con lei ci si confida e tramite lei possiamo superare le porte della percezione. Fino alla fine

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Conclusione: Non la fine Leggere e interpretare i testi di Jim Morrison non è facile. La sua cultura era molto vasta. Nei suoi testi vi sono tanti riferimenti , dai più letterari e filosofici ai più banali. Per interpretarlo ci siamo serviti di testi classici come quelli di Nietzsche, di Blake, di Rimbaud, di Freud, di Rousseau e di riferimenti sempre presenti della cultura pellerossa a cui Morrison amava ispirarsi. Il cantante diventava uno sciamano in concerto dove poteva sprigionare tutta la sua vena più visionaria, guidando la sua tribù di fan in luoghi misteriosi. La sua carriera musicale, iniziata per caso in quel luglio 1965 sulla spiaggia di Venice, finì solamente sei anni dopo. Jim Morrison si era trasferito a Parigi per distaccarsi dalla notorietà e dai guai giudiziari e mediatici. Come Arthur Rimbaud, andò a Parigi per dedicarsi alla poesia ma poco tempo dopo fu trovato morto nella sua vasca da bagno, il 7 luglio 1971. Sono tante le versioni che lo vorrebbero vivo tra queste quella del giornalista francese Jacques Rochard che sostiene di averlo incontrato a Parigi nel 1980 e di aver ricevuto più volte da lui poesie poi pubblicate. Ma sinceramente sostengo che queste poesie non siano totalmente attendibili anche se qualche richiamo alle sue poesie ci sarebbe. Comunque sia ,vivo o morto, poco importa. Un grande personaggio vive anche perché se ne parla e si lo mantiene vivo. E di Jim Morrison se ne parla, talvolta non giustamente ma se ne parla. Sono passati più di quaranta anni dalla sua morte e Morrison è un personaggio più attuale che mai. In questa tesi ho cercato di dare un’interpretazione il più possibile riscontrabile nelle sue canzoni. Infatti il messaggio del cantante arriva ascoltando le sue canzoni, non leggendo le biografie che scrivono su di

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lui. La sua musica include la morte ma solo perché all'interno della morte è insito il cambiamento. Infatti la morte non è la fine.

This isn't the end

Questa non è la fine

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FOTOGRAFIE

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Introduzione In questa sezione vorrei arricchire la conoscenza di Jim Morrison facendo uso di alcune foto scattate da Frank Lisciandro, fotografo e amico del cantante. Le 16 foto che mostrerò sono tratte dal volume Frank Lisciandro, Jim Morrison: Diario fotografico edito da Giunti, Prato, 2007, esattamente le pagine 3, 4, 13, 35, 45, 49, 57, 59 63, 71, 78, 90, 105, 142143, 152, 175. I diritti sono dei rispettivi proprietari.

Ho scelto di non sottotitolare le foto ne chiarire nessuna cosa. Vorrei che le immagini si mostrassero per quello che sono, per l’effetto che danno a chi le guarda. L’unico indizio che darei è quello che le foto sono disposte in un certo modo, cioè immagine dopo immagine ho percepito la trasformazione di Morrison, certamente nel fisico , nelle posture, negli atteggiamenti ma anche e soprattutto nello spirito. Ritratto a volte in situazioni di vita quotidiana ma anche durante i concerti, si nota un Morrison inedito e più alla mano rispetto a come è stato dipinto dai biografi Sugerman e Hopkins nella biografia Nessuno uscirà vivo di qui. Detto questo non resta che far parlare le foto.

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MUSICHE

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Diritti delle canzoni Break on through dall'album The Doors, Elektra Records, 1967 Celebration of the Lizard dall'album Absolutely Live, Elektra Records, 1970 Horse Latitudes dall'album Strange Days, Elektra Records, 1967 L.A Woman dall'album L.A Woman, Elektra Records, 1971 Peace Frog dall'album Morrison Hotel, Elektra Records, 1970 People are strange dall'album Strange Days, Elektra Records, 1967 Riders on the Storm dall'album L.A Woman, Elektra Records, 1971 Strange Days dall'album Strange Days, Elektra Records, 1967 The End dall'album The Doors, Elektra Records, 1967 The Unknown Soldiers dall'album Waiting for the sun, Elektra Records, 1968 Twenthieth Century Fox dall'album The Doors, Elektra Records, 1967 When the music's over dall'album Strange Days, Elektra Records, 1967 Wild Child dall'album The Soft Parade, Elektra Records, 1969

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Ringraziamenti Ringrazio in prima istanza, la prof.ssa Gavina Cherchi per aver accettato di aiutarmi nello scrivere e presentare la tesi. Il tema non è semplice e abbiamo dovuto andare fin in fondo alla questione. Sono stato aiutato sia da un punto di vista professionale che umano Ringrazio i miei genitori che mi hanno sostenuto sempre e hanno sempre appoggiato ogni mia scelta con tanto amore. Questo lavoro è anche un po' merito loro Ringrazio i miei amici e i miei colleghi che mi hanno sopportato fino allo sfinimento in particolare Giuliano, Salvatore, Noemi e Daniele che oltretutto mi hanno aiutato a controllare alcuni dettagli. Non vi preoccupate già vi offro da bere! Ringrazio ancora tutte le persone che anche in minima parte mi hanno suggerito idee , commenti e accostamenti utili per questa tesi. Ringrazio tutti coloro che non hanno mai creduto in me trattandomi da deficiente. E' anche grazie a voi se mi sono laureato. Ringrazio il cantautore, autore, showman, parrucchiere Giancarlo Del Conte(che sa chi sono e dove abito) infine per avermi insegnato come non si scrivono le canzoni e che in fondo bisogna fregarsene

Grazie a tutti voi

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Bibliografia A. Artaud, Il teatro e il suo doppio, Einaudi Edizioni, Milano 1969 W. Blake, Il matrimonio del cielo e dell'inferno. Canti dell'innocenza e altri poemi. Carabba, Lanciano, 1912 R. Caporali, D. Forconi, I miti greci, Giunti, Milano 2005 C. Castaneda, Gli insegnamenti di Don Juan, BUR edizioni Milano 2010 S. Freud, L'interpretazione dei sogni, Baldini-Castoldi-Balai Editore, Milano 2010 T. Hobbes, Leviatano, Edizioni Laterza, Roma,1974 E. Husserl, Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica, Edizioni Einaudi, Torino, 1981, A. Huxley, Le porte della percezione Paradiso e Inferno, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 2007, K. Meadows, La via degli sciamani, Edizioni Armenia Milano 2004 K. Meadows, La ruota di medicina, edizioni età dell'acquario, Roma 2002 F. Nietzsche, La Nascita della Tragedia, Edizioni Bruno Mondadori Milano,1996 F. Nietzsche Opere 1882/1895 Al di là del bene e del male, Newton, Roma, 1993 A. Pasini, The Doors: Testi Commentati, Arcana, Roma,2008 M. Praz, Il patto col serpente, A. Mondadori Milano, 1972 Qohèlet, 3,2-8 J. Rechy, Città di Notte, Tropea Edizioni, Milano 1996 A. Rimbaud, Opere, Lettera del Veggente, Einaudi, Torino 1963, J. Rochard, Jim Morrison: Poesie Apocrife, Edizioni Blues Brother, Milano 2009

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J.J. Rousseau, Il Contratto sociale, Einaudi, Torino 1966, L. Rutherford, Sciamanesimo, Armenia Editore, Milano 1998, D. Sugerman, J. Hopkins, Nessuno uscirĂ vivo di qui, Gammalibri, Milano 1981 S. Walton, Fuori di testa: Storia culturale delle alterazioni dall'assenzio all'ecstasy, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 2008 www.wikipedia.com/charlesmanson www.wikipedia.com/militeignoto

Filmografia D.W. Griffith, The Birth of the nation,1915 R. Hermon, The Hitcher, Universal Pictures, 1986 O. Stone, The Doors, Universal Pictures, 1991

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