visioni / maverick greissing
Qui comincia l’avventura italiana di Jamie Magazine
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ANNO V | #029| GIOVEDI’ 24 APRILE 2014
Sono più veloci le connessioni italiane
Il primo numero in edicola con una foliazione di 120 pagine e oltre 90 ricette, al prezzo di 3,90 euro.Le edizioni cartacee previste sono dieci all’anno, oltre a uno speciale di fine anno,“Il meglio di Jamie”
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7 marketplace
Milioni di utenti che non twittano
9 company
Samsung-Google, la sfida è sui Glass
11 scenario
Ecco i “Prosumer Report” by Havas
ALLARGHIAMO GLI ORIZZONTI DEL TUO BUSINESS Il nostro posizionamento si distingue da sempre per il carattere consulenziale e una forte attenzione all’innovazione. Realizziamo soluzioni ADV che mettono in contatto il Brand con utenti fidelizzati ad un’editoria digital di successo.
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Netflix pronta per fare cassa
16 link
YouTube, primo video 9 anni dopo
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COVER STORY
Nel dettagliato monitoraggio di Akamai Technologies buone notizie per l’Italia. Anche se la strada verso l’eccellenza è ancora lunga
Più veloci le connessioni L’azienda leader nell’offerta di servizi cloud per l’erogazione, sicura e ottimizzata, di contenuti online e applicazioni business, ha pubblicato il Rapporto sullo Stato di Internet relativo al quarto trimestre del 2013. Basato sulle informazioni raccolte dalla Akamai Intelligent Platform, il resoconto offre un’accurata analisi su velocità di connessione, penetrazione della rete, adozione di Ipv6 e origine degli attacchi informatici
italiane di Daniele Bologna
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ANNO V | #029| GIOVEDI’ 24 APRILE 2014
COVER STORY
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tomarino da 100milioni di euro, che correrà direttamente dalla Germania alla Finlandia.
In Europa, l’adozione dell’high broadband (maggiore di 10 Mbps) continua la sua corsa, con i Paesi Bassi e la Svizzera a condurre la classifica con un tasso di adozione, rispettivamente, del 45% e 42%. I tassi di
Connettività high broadband: l’Europa registra un aumento anno su anno superiore al 100%
crescita trimestrali registrati nei paesi esaminati vanno da un +1% dei Paesi Bassi fino a un impressionante +30% registrato in Italia. A oggi, il 4,9% degli italiani utilizza connessioni al di sopra dei 10 Mbps, una cre-
The State of the Internet Report EMEA HIGHLIGHTS – FOURTH QUARTER, 2013 INTERNET & BROADBAND ADOPTION In the fourth quarter, the global average connection speed increased 5.5% to 3.8 Mbps, and the global average peak connection speed increased 30% to 23.2 Mbps. Across countries in EMEA, quarterly changes across both metrics were generally positive. Poland: 7.5 Germany: 7.7
Russia: 7.4 Romania: 7.2
Israel: 8.2 Norway: 8.7
Austria: 9.0 Finland: 9.1
Hungary: 6.9 Spain: 6.6 France: 6.6 Slovakia: 6.6
12
6
3.8
UK: 9.4 Denmark: 9.5 Belgium: 9.8
14 Mbps
Germany: 35.8 Russia: 35.8
Denmark: 34.3
Mbps
Austria: 36.4
Ireland: 38.1 Czech Rebublic: 38.4
Finland: 33.8
Global Average Connection Speed
Ireland: 10.4 Sweden: 10.5 Czech Rebublic: 11.4 Switzerland: 12.0 Netherlands: 12.4
10
8
4
Sweden: 42.1
Norway: 32.1 Slovakia: 31.7
23.2
Spain: 31.2 France: 26.7
Mbps
Belgium: 43.2 UK: 43.5 Netherlands: 43.6
40
30
Global Average Peak Connection Speed
50
20
Average Connection Speeds, EMEA
Switzerland: 44.2
Mbps
Average Peak Connection Speeds, EMEA
SECURITY: ATTACK TRAFFIC Just over 32% of observed attack traffic originated in North and South America, just over 11% originated in Europe, and just over 56% originated in the Asia Pacific/Oceania region. Africa was responsible for just four-tenths of a percent.
43%
19%
10%
5.7%
3.4%
2.7%
1.5%
1.1%
0.9%
0.8%
12% OTHER
China
United States
Canada
Indonesia
Taiwan
Netherlands
Brazil
Russia
Romania
Other
Germany
The blue areas represent each country’s percentage of the overall total amount of attack traffic observed by Akamai.
MOBILE CONNECTIVITY Mobile provider RU-1 had the highest average connection speed at 8.9 Mbps, while IE-1 and TR-1 had the lowest at 2.2 Mbps. Mobile provider RU-1 had the highest average peak connection speed at 55.5 Mbps, while TR-1 had the lowest at 17.2 Mbps. 55.5
Average Connection Speed Average Peak Connection Speed 38.4 30.1 16.7 4.3 3.4
3.4
3.3
3.3
3.2
Belgium BE-2
Italy IT-4
France FR-2
Italy IT-2
4.9 4.8
Moldova MD-1
5.0
13.8
Poland PL-4 Ireland IE-4
5.2
Italy IT-3 UK UK-2
5.4
Poland PL-2
5.8 5.5
Spain ES-1 Ireland IE-1
6.6 6.0
Russia RU-4 Norway NO-1
7.8 6.7 Austria AT-1
7.9
Czech Republic CZ-3
0
8.9
Ukraine UA-1
10
23.2
21.5 14.0
12.7 3.1 3.0
17.9 17.2 16.1 16.7 16.7 15.2 13.7 12.5 3.0
2.9 2.8
NOTE: The average and average peak connection speeds presented above are based on end-user connections from those mobile networks to the Akamai Intelligent Platform, and are not necessarily representative of a single provider’s full set of service offerings or capabilities.
DOWNLOAD THE FULL REPORT | www.akamai.com/stateoftheinternet
2.6
2.4 2.4
2.2 2.2 Turkey TR-1
24.0
20
Ireland IE-2
23.7
Germany DE-1
21.9
28.6
United Arab Emirates AE-1
28.9 28.8 30.8 30.1
Netherlands NL-2 Hungary HU-1
32.4
Solvenia SI-1
33.7 28.9
30
Lithuania LT-2
37.5
40
Belgium BE-3 Poland PL-3
60 50
Russia RU-1
rispetto al trimestre precedente, da un minimo del -0,7% nei Paesi Bassi fino al -6,7% in Lettonia. I Paesi europei tra i primi dieci hanno registrato un impressionante aumento anno su anno nella velocità media di connessione. I Paesi Bassi, ad esempio, al terzo posto nella classifica mondiale, hanno registrato un +38% di incremento rispetto al quarto trimestre 2012, mentre la Svizzera, al quinto posto, ha registrato un incremento del 27%. Il picco medio della velocità di connessione ha recuperato il lieve calo registrato nel terzo trimestre del 2013 con un impressionante aumento del 30%, raggiungendo i 23,2 Mbps nel quarto trimestre. Diversi dati rilasciati durante il quarto trimestre del 2013 suggeriscono un futuro di forte miglioramento dei picchi di velocità media di connessione tra i Paesi europei. In ottobre, il provider telco francese Iliad ha lanciato un servizio di rete da 1Gbps, mentre in novembre Swisscom ha annunciato l’offerta di un abbonamento a 1Gbps per oltre 650mila clienti privati. Ed entro il 2015, il governo finlandese prevede di migliorare la capacità di trasferimento di dati a livello internazionale grazie a un nuovo cavo ottico sot-
Austria AT-2
kamai Technologies, azienda leader nell’offerta di servizi cloud per l’erogazione sicura e ottimizzata di contenuti online e applicazioni business, ha pubblicato il Rapporto sullo Stato di Internet relativo al quarto trimestre 2013. Basato sulle informazioni raccolte dalla Akamai Intelligent Platform, il rapporto offre un’analisi approfondita di dati quali, tra gli altri, velocità di connessione, penetrazione della rete, adozione di Ipv6 e origine degli attacchi informatici. Il Rapporto include, inoltre, rilevazioni sui tempi di caricamento delle pagine, effettuate tramite la funzionalità Real User Monitoring della stessa Akamai e osservazioni sul traffico legato al blackout di internet in Siria, Suriname, Guyana, Libia e Cuba. Dunque, nel quarto trimestre 2013, continua a crescere la velocità media di connessione globale, che con un incremento del 5,5% rispetto al trimestre precedente, si attesta intorno ai 3,8 Mbps. Nonostante questo incremento, metà dei Paesi tra i primi dieci nella velocità media di connessione, inclusi i primi quattro, hanno registrato un calo nominale
Mbps
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scita del 63% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Una percentuale di crescita trimestre su trimestre a doppia cifra nei tassi di adozione è stata, inoltre, registrata in Svezia (+19%), Finlandia (+18%), Turchia (+14%) e Regno Unito (+11%). Poi, sempre anno su anno, svariati Paesi europei hanno osservato incrementi significativi: Turchia (+234%), Irlanda (+178%), Francia (+144%), Spagna (+127%) e Belgio (+123%). «Abbiamo raggiunto un traguardo importante nel miglioramento della velocità media di connessione - afferma David Belson, autore del Rapporto sullo Stato di Internet di Akamai -. Il fatto che la velocità media di connessione dei Paesi della top ten sia uguale o superiore alla soglia di adozione dell’high broadband e che abbia continuato a realizzare una forte crescita in Paesi come Sud Corea e Irlanda, è indicativo del progresso fatto nella penetrazione del broadband. Quindi, appare ragionevole aspettarsi che questo trend promettente continuerà a essere registrato nei report futuri». In Italia, l’adozione della banda larga ha registrato un +78% rispetto allo
scorso anno, con un incremento del 17% rispetto al trimestre precedente, stabilizzandosi al 57%. Italia, Turchia e Svezia sono le uniche nazioni europee a registrare una crescita trimestre su trimestre di oltre il 10%. Per quanto riguarda il traffico legato agli attacchi informatici e alla sicurezza, la porta 445 rimane la più colpita. Attraverso i rilevamenti di un set distribuito di agenti attivi su internet, Akamai è in grado di monitorare il traffico legato agli attacchi informatici e individuare sia i Paesi origine del maggior numero di attacchi sia le porte loro obiettivo. Nel trimestre in esame - che è il Q4 2013 -, Akamai ha identificato 188 Paesi origine degli attacchi, tre volte il numero rilevato nel trimestre precedente. La Cina ha mantenuto la sua posizione di principale fonte di minaccia al mondo, con una crescita del numero di attacchi trimestre su trimestre passata dal 35 al 43%. E’ seguita dagli Stati Uniti al 19% (rispetto aall’11% registrato nel trimestre precedente) e dal Canada, cresciuto di 25 volte fino a raggiungere un +10% rispetto al trimestre precedente. E nel trimestre in esame è sceso di oltre due punti percenANNO V | #029| GIOVEDI’ 24 APRILE 2014
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COVER STORY
Per l’Italia un trimestre con luci e ombre In Italia, la velocità media di connessione nel quarto trimestre 2013 raggiunge i 5,2 Mbps, più veloce del 25% rispetto allo stesso periodo del 2012. Il picco di velocità di connessione raggiunto in Italia è pari a 21,6 Mbps, maggiore dell’8,7% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e del 19% rispetto al trimestre precedente. Tra i paesi Emea, l’Italia ha registrato il minor incremento, l’unico sotto il 10%. Akamai è tra le aziende leader nell’offerta di servizi cloud per l’erogazione ottimizzata e sicura di contenuti online e applicazioni business. Nucleo centrale dell’offerta dell’azienda è la Akamai Intelligent Platform, che assicura, oltre ad ottime performance, affidabilità, sicurezza, visibilità ed expertise senza pari. Akamai rimuove le complessità del web, migliorando l’esperienza dei sempre più numerosi utenti connessi da dispositivi mobili, garantendo loro disponibilità ininterrotta e consentendo alle aziende di sfruttare i vantaggi del cloud in modo sicuro.
tuali il numero di attacchi provenienti dall’Europa che, in totale, ha generato l’11% degli attacchi osservati, 0,4% dei quali originati in Italia. La Porta 445 (MicrosoftDS) rimane la più colpita, arrivando al 30% degli attacchi rilevati trimestre su trimestre. La Porta 80 (WWW HTTP) e la Porta 443 (SSL HTTPS) rimangono in seconda e terza posizione, colpite, rispettivamente, dal 14% e 8,2% degli attacchi. Attacchi DDoS, i clienti europei registrano un leggero calo Il Rapporto sullo Stato di Internet ha di recente introdotto anche un focus sugli attacchi DDoS così come riscontrati dai clienti Akamai. Sebbene il numero degli attacchi sia sceso dai 318 del
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secondo trimestre ai 281 del terzo del 2013, questi sono cresciuti del 23% dal terzo al quarto trimestre (346). In totale, i clienti hanno riscontrato 1.153 attacchi DDoS nel 2013, il 50% in più rispetto ai 768 del 2012. Durante il quarto trimestre 2013, sono stati rilevati in Europa un totale di 38 attacchi, con un leggero calo rispetto al trimestre precedente. In totale, l’Europa ha rappresentato il 14% (167) di tutti gli attacchi rilevati nel 2013. I settori enterprise e commerce continuano a essere i più bersagliati con, rispettivamente, 159 e 82 attacchi. Insieme, rappresentano quasi il 70% degli attacchi osservati durante il trimestre. Con il Rapporto sullo Stato di Internet relativo al ter-
zo trimestre 2013, Akamai aveva iniziato a esaminare la probabilità che le aziende target possano essere vittime di attacchi ripetuti dopo aver subito un primo attacco DDoS. Nel terzo trimestre, questa probabilità era di una su quattro. Nel quarto, è salita fino a rappresentare il 35% (una su tre), con il risultato che 56 su 162 organizzazioni oggetto di minacce hanno registrato ripetuti attacchi nel trimestre. In febbraio, Akamai ha acquisito Prolexic Technologies, provider di soluzioni di sicurezza cloud-based per la protezione dagli attacchi DDoS di data center e applicazioni IP enterprise. Il risultato si tradurrà nell’inclusione di ulteriori dati, derivati dal report trimestrale degli attacchi DDoS di Prolexic.
Penetrazione globale di internet: l’Europa rimane leader nell’adozione di Ipv6 Oltre 780 milioni di indirizzi Ipv4 unici in 238 Paesi si sono connessi alla Akamai Intelligent Platform nel quarto trimestre 2013, quasi il 3% in più del trimestre precedente e il 10% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Tra i Paesi europei con il maggior numero di indirizzi IPv4 connessi alla Intelligent Platform, i cambiamenti registrati trimestre su trimestre vanno da un -1,6% del Regno Unito (in sesta posizione a livello globale) fino a un +3,3% dell’Italia, che permane in nona posizione nella top ten globale, assestandosi a poco meno di 20 milioni di indirizzi connessi. Gli Stati Uniti e i Paesi europei analizzati continuano a guidare la classifica mondiale dell’adozione di indirizzi IPv6. Nella top ten globale figurano ben sette nazioni europee: Svizzera, Romania, Lussemburgo, Germania, Belgio, Francia e Irlanda. Il quarto trimestre 2013 ha registrato una velocità media di connessione mobile tra gli 8,9 Mbps (provider mobile russo RU-1) e i 0,6 Mbps (provider mobile sud africano ZA-1). Il picco è leggermente minore dei 9,5 Mbps registrati nel ter-
zo trimestre 2013. In Italia esiste un divario di circa 1,7 Mbps tra il provider che offre la velocità di connessione mobile media maggiore (5 Mbps) e quello che offre la velocità media minore (3,3 Mbps). Le velocità di connessione massime offerte dagli operatori italiani vanno dai 38,4 Mbps ai 21,5 Mbps. In base ai dati raccolti da Akamai, durante il quarto trimestre 2013, circa il 35% delle richieste globali su reti cellulari connesse alla Akamai Intelligent Platform sono state originate da dispositivi che utilizzano l’Android Webkit, seguiti da Safari Mobile (29%). Se invece analizziamo tutti i network (non solo quelli cellulari), da Safari Mobile è giunto circa il 47% delle richieste e da Android Webkit circa il 32%. Secondo i dati raccolti da Ericsson, nel quarto trimestre 2013, il volume del traffico di dati mobile è cresciuto del 70% rispetto allo stesso periodo del 2012 e di circa il 15% dal terzo al quarto trimestre 2013.
14%
e’ la quota di attacchi informatici appannaggio dell’europa sul totale di quelli rilevati nel 2013 ANNO V | #029| GIOVEDI’ 24 APRILE 2014
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MARKET PLACE
Un accurato studio calcola siano 974 milioni gli account di Twitter, quindi gli utenti silenti raggiungerebbero il numero di 429 milioni
Dimmi perché non “twitti”… Milioni di persone che fanno parte del social network non sono attive. e non si sono mai sobbarcate neanche la fatica di scrivere un “ciao”
di Sebastiano Zeri
Lo studio è recente, ma il problema no: secondo un’analisi della società Twopcharts , riportata dal quotidiano economico-finanziario The Wall Street Journal, il 44% degli
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iscritti a Twitter non ha mai digitato neppure un singolo tweet. Se non fosse che si è di poco al di sotto della metà, ci sarebbe da riesumare la vecchia formula della maggioranza silenziosa, quella che negli anni Settanta si teneva
lontana dalle grandi manifestazioni di piazza e dai proclami pubblici, ma compariva magicamente nel segreto dell’urna, ribaltando l’immagine del Paese. Ma, se i conti di Twopcharts sono esatti, non siamo lontani da quella
situazione. Lo studio calcola siano 974 milioni gli account di Twitter, quindi gli utenti silenti sarebbero 429 milioni. Iscritti che non si sarebbero sobbarcati neppure la fatica di scrivere un “ciao”. A questi, se ne può aggiun-
gere un 30% che in tutta la loro carriera di cinguettatori hanno pubblicato da un minimo di uno a un massimo di dieci tweet. Secondo i dati della società di analisi, il numero di persone che ha accumulato alme-
no 100 messaggi non supera il 13%. Il fatto, in sé, può trovare diverse spiegazioni: c’è chi si iscrive al servizio per curiosità o per moda, ma poi non si lascia coinvolgere dal suo meccanismo, e forse neppure lo comprende fino in fondo. Twitter, sebbene relativamente semplice da usare, richiede comunque qualche attenzione in più, rispetto per esempio a Facebook, per muoversi con soddisfazione e successo tra i tanti messaggi. Per non parlare dello sforzo alla sintesi (il numero massimo di caratteri utilizzabili in ogni tweet) che potrebbe anche inibire qualcuno. E neppure si può sottovalutare la scelta consapevole, e forse perfino sana, di leggere invece di commentare. Una benvenuta inclinazione all’ascolto che forse non farebbe male a tanti di noi, fin troppo tentati dal pronunciamento compulsivo di un giudizio rispetto alla riflessione su un tema. Twitter, in ogni caso, ha dichiarato di avere contato 241 milioni di utenti mensili attivi negli ultimi tre mesi del 2013, laddove per meritare la definizione di “attivo” basta accedere al proprio account almeno una volta al mese. Essere attivi, dunque, per il social network non significa scrivere. E tuttavia, è inutile negare che il sito di microblogging ha bisogno di qualcosa di più di iscritti che meditano nell’ombra.
Twitter ha bisogno di monetizzare la propria attività, soprattutto dopo il debutto in Borsa, e sono proprio i tweet e i retweet, le preferenze che consentono di accumulare introiti pubblicitari. È abbastanza ovvio, inoltre, che più un utente manifesta le proprie idee e passioni, più è facile crearne un profilo (sia pure anonimo) da dare “in pasto” agli inserzionisti. La politica degli ultimi anni dimostra che la società ha concentrato i propri sforzi per convincere gli utenti ad agire: ha aggiunto la possibilità di pubblicare foto e video, contribuendo in modo decisivo, tra l’altro, alla moda oggi globalmente battezzata come “selfie” (il banale autoscatto/autoritratto di un tempo). Il sito ha anche introdotto progressivamente modifiche di interfaccia che l’hanno avvicinato al concorrente Facebook. A Twitter, però, resta un primato molto ambito dagli avversari sul mercato: quello di “second screen” preferito dagli utenti del web. Quando si assiste a un evento televisivo, ma anche dal vivo, il sito di microblogging è ancora lo strumento preferito per commentare in diretta o, per tanti, per aggiungere un po’ di pepe e divertimento alla visione grazie alla lettura dei commenti e alla rincorsa degli hashtag. Un primato che Facebook ha più volte dimostrato di volere insidiare. ANNO V | #029| GIOVEDI’ 24 APRILE 2014
Immagina di unire l’agilità di una redazione giornalistica 100% web ai contributi esclusivi dei blogger più esperti di ogni settore. Questa è la nuova ricetta di Leonardo.it, il primo portale verticale nato per soddisfare ogni giorno qualunque sete di sapere: dalle news alla moda, dalla salute allo sport e molto altro ancora. Una realtà giovane e in continua crescita, che ti invitiamo a scoprire in un solo drink. O meglio, in un solo click.
Fonte Dati Mensili: Audiweb View 2013
345 MILIONI DI PAGINE VISTE 12 MILIONI DI CONTATTI UNICI 15 VERTICAL TEMATICI
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COM PANY
di Sebastiano Zeri
Il futuro è un’ipotesi, cantava qualcuno. Ma questa è un’ipotesi alquanto probabile: la prossima mossa di Samsung, nel campo delle tecnologie indossabili, dovrebbe essere quella legata al lancio di un paio di occhiali iper-connessi, proprio sulla scia dei tanto discussi Google Glass. Tutto nasce all’inizio di quest’anno, quando un portavoce dell’azienda viene intervistato dal sito specializzato statunitense Mashable. E nel dialogo con il giornalista spiega come il mercato dei dispositivi cosiddetti “wearable” sia ritenuto tra quelli su cui Samsung vorrebbe puntare presto. E il riferimento non andava soltanto a Galaxy Gear, lo smartwatch che è giunto da poco alla sua seconda versione. Dietro le parole del dirigente c’era, infatti, molto di più. “Gli occhiali intelligenti sono uno dei nostri obiettivi per guidare il mercato verso nuovi orizzonti” ribadisce, sempre a Mashable, un altro rappresentante della multinazionale sudcoreana, dopo qualche tempo. In più, nello stesso articolo si parla di una probabile presentazione durante la prossima Ifa, la fiera europea dell’elettronica di consumo che si tiene ogni anno
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La presentazione potrebbe avvenire a breve, forse durante la prossima manifestazione Ifa di Berlino
E’ molto più di un’ipotesi: si dà il caso che Samsung sfidi Google sui Glass
La multinazionale coreana potrebbe lanciare presto i suoi occhiali iper-connessi, proprio sulla scia del tanto discusso modello di “Big G”. l’azienda ha infatti dichiarato che punterà sui “wearable” già da quest’anno
ora è una corsa contro il tempo: se samsung dovesse riuscire a portare i propri glass nei negozi prima di natale, per google potrebbero essere dolori
a Berlino, alla fine di agosto. La questione si allarga, rapidamente: secondo il quotidiano Korea Times, un’ennesima fonte di Samsung avrebbe confermato la presentazione degli occhiali; tuttavia, “presentazione” non vuol dire “lancio”, quindi la loro effettiva commercializzazione potrebbe arrivare qualche tempo dopo l’appuntamento berlinese, magari
entro il mese di dicembre, guarda caso in concomitanza con i Glass di Google. E proprio gli occhiali di “Big G” sono il metro di giudizio fondamentale per chiunque si accinga a produrre un dispositivo della stessa famiglia. Non a caso, tutti i prototipi visti in giro, anche gli italiani GlassUp, devono per forza di cose confrontarsi con i Google Glass, primi nel
loro genere e, nonostante non siano ancora sul mercato, in grado di suscitare molto interesse sulle possibilità future. Molto dipenderà dalla data di disponibilità dei rispettivi gadget. Se davvero Samsung dovesse arrivare nei negozi entro il prossimo Natale potrebbe avere un notevole vantaggio nei confronti di Google. I Galaxy Glass - anche se non è affatto
detto che si chiameranno davvero così - monteranno quasi certamente una versione personalizzata di Android, simile a quella dei Google Glass. A livello tecnico, però, le differenze non mancano. Stando a un brevetto ottenuto da Samsung, e circolato sul web solo qualche giorno fa, il display degli occhiali sarebbe realizzato in resina sintetica traspa-
rente, in grado di mostrare immagini di realtà aumentata e di connettersi a varie fonti. Simili più a un auricolare Bluetooth che a un paio di veri occhiali, i Galaxy Glass consistono in un dispositivo monoblocco composto da un auricola-
il fondatore di samsung lee byung-chull
re che, posto nell’orecchio, permette all’unica lente di rimanere fissa su un occhio senza cadere. Trattandosi solo di un prototipo disegnato, è probabile che - come per i Google Glass - attorno al gadget venga costruita una montatura ad hoc, così da poter sostituire un paio di classici occhiali. Uno degli interrogativi principali riguarda il prezzo. Ad oggi i Go-
ogle Glass, in versione di test, costano 1.500 dollari, anche se la versione definitiva potrebbe essere in vendita a un presso più popolare. I Galaxy Glass potrebbero arrivare sul mercato intorno ai 400 dollari, magari abbinati ad offerte speciali per chi li acquista assieme al più recente smartphone della casa, proprio come è successo con lo smartwatch Galaxy Gear e il Galaxy Note 3. Intanto, sul fronte più strettamente pubblicitario, la stessa Samsung avrebbe avviato una revisione globale del budget legato alle attività di advertising e della gestione media. La multinazionale coreana secondo le ricostruzioni della stampa specializzata britannica - avrebbe già allertato tutte le strutture che fanno parte attualmente del suo roster di riferimento.Anche le media activities sono coinvolte, oggi sotto la supervisione e il controllo della centrale Starcom, che si occupa del planning e del buying già da quasi sette anni. Era il 2007 quando il centro media ebbe la possibilità di rilevare l’incarico dalla rivale Mindshare. Ora, tutto potrebbe cambiare, ancora una volta. Per ora, dal quartier generale di Samsung non è giunto alcun commento ufficiale sulla presunta iniziativa. ANNO V | #029| GIOVEDI’ 24 APRILE 2014
IL CONSORZIO DEL COMMERCIO ELETTRONICO ITALIANO
SC N RIO
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il termine “prosumer”, che dà il titolo ai report, allude ai gruppi di persone che sono in grado di anticipare trend di livello mondiale
abitudini e comportamenti dei consumatori secondo i “prosumer report” di havas
Focus su tecnologie e brand di succcesso
gli studi hanno un’ottica globale e sono stati condotti in 31 paesi, fra cui l’italia, sulla base di un sondaggio che ha coinvolto una base campionaria di 10.000 individui di Davide De Vecchi
“Il digital e il nuovo consumatore” e “Creare brand che contano”: sono questi gli ultimi due “Prosumer Report” lanciati dal gruppo di comunicazione Havas Worldwide,
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che da oltre dieci anni analizza abitudini e comportamenti dei consumatori in tutto il mondo. In collaborazione con l’istituto di ricerca Market Probe International, Havas ha condotto un sondaggio che ha coinvolto più di
10.000 persone in 31 Paesi fra cui l’Italia, permettendo di individuare i trend di acquisto emergenti a livello globale. Focalizzati, rispettivamente, sull’influenza della tecnologia nella scelta di un prodotto e sui fattori essen-
ziali nel successo di un marchio, i due studi analizzano con particolare attenzione le categorie di consumatori che più di tutte aiutano a delineare i grandi cambiamenti in atto, cioè i Prosumer e i Millennial. Con il termine “Prosumer” si indicano le persone capaci di anticipare e influenzare trend e consumi a livello mondiale, quelle che rappresentano la frangia della popolazione più tecnologica, accolgono facilmente le innovazioni e amano condividere le proprie esperienze. “Millennial” designa invece gli individui di età compresa fra i 18 e i 34 anni, le cui abitudini e comportamenti avranno un impatto globale determinante nei prossimi decenni (nel sondaggio rappresentano il 39% dei partecipanti nei Paesi sviluppati e il 57% di quelli emergenti e sono, globalmente, il 54% dei Prosumer). A livello globale, emergono dai due studi aspetti di particolare interesse. Innanzitutto, il fatto che il consumatore sia sempre più digitale: la tendenza è quella di un’integrazione sempre maggiore fra shopping tradizionale e online, favorita specialmente dalla diffusione delle tecnologie mobili, a cominciare dagli smartphone, ecco perché si parla ormai di “M-shopping”. La scelta di acquistare un prodotto sul web è determinata soprattutto dai prezzi più bassi e dagli sconti e, inoltre, si diffonde l’abitu-
dine di condividere online le proprie brand experience e di affidarsi alle recensioni di altri utenti, considerate più affidabili dei pareri degli esperti. Responsabilità e dinamismo sono le chiavi del successo di un brand: per il consumatore il primo concetto si traduce in qualità, trasparenza, autenticità e impegno a livello locale; il secondo identifica caratteristiche come la sociability, l’impegno verso un futuro migliore e l’integrazione della brand experience. I report di Havas descrivono una società di individui costantemente connessi alla rete e sempre più oculati ed esigenti come consumatori. La tecnologia ha un’influenza crescente sui processi di acquisto, perché li rende più semplici e immediati, integrando, più che sostituendo, la shopping experience: ad esempio, quattro persone su tre (in Italia il 72%) preferiscono acquistare di persona determinati prodotti, ma fanno precedere l’acquisto da una fase di ricerca sul web; viceversa, il 58% (vs 47% in Italia) si reca talvolta a vedere o provare l’articolo in negozio prima di comprarlo online. A fronte di un 88% globale, ben il 90% degli italiani intervistati ha fatto acquisti su internet - soprattutto libri e viaggi - nel corso dell’ultimo anno. Lo strumento preferito rimane il computer di casa, mentre le tecnologie mobili faticano ad affermarsi in questo
senso: nel nostro Paese, soltanto il 20%, ad esempio, si sente a proprio agio nel comprare via smartphone, contro il 64% dei cinesi e il 54% degli inglesi (la percentuale sale però al 53% fra i prosumer italiani). Nonostante il successo dell’ecommerce, ci caratterizza come consumatori anche la preoccupazione costante in merito alla sicurezza online dei nostri dati sensibili, molto più alta della media globale (33% vs 21%). Accomuna gli italiani anche la spiccata propensione a condividere online le proprie brand experience: lo fa addirittura il 98% (vs 84% globale). È un mito da sfatare, in ogni caso, quello che i consumatori siano più propensi a condividere le esperienze negative rispetto a quelle positive: un’ottima notizia per i negozianti, dato che a più di un italiano su tre (e al 38% dei consumatori globali) basta un solo commento negativo su un prodotto per lasciarsi dissuadere dall’acquisto. È interessante, inoltre, notare che, per quanto considerata “invadente” da una minoranza di consumatori, la presenza dei brand sui social media è apprezzata da più della metà degli intervistati in Italia e nel mondo, perché permette di imparare qualcosa sul marchio e di interagire con esso. Essere presenti sui canali social può essere un’arma vincente per il marchio, purché la comunicazione si adegui
al mezzo nello stile e nei toni, diventando più personale, spontanea, proprio come avviene nelle conversazioni quotidiane. E attenzione che l’immagine trasmessa sia coerente: è dimostrato che più di un italiano su due si fida di ciò che i dipendenti raccontano online dell’azienda più che di qualsiasi pubblicità o notizia sui media. Avere facile accesso alle informazioni su internet, del resto, ci ha resi più attenti nei confronti dei comportamenti delle imprese: «I social media - afferma Dario Mezzano, ceo Havas Worldwide Milan - hanno creato un mondo di completa trasparenza e hanno dato alla gente il potere di chiedere conto alle aziende delle loro azioni, di premiare i brand che operano responsabilmente e di punire quelli che non lo fanno». Lo studio di Havas Worldwide sottolinea come una reputazione positiva sia sempre più importante per coinvolgere i consumatori e guadagnarsi la loro fedeltà: ad esempio, a livello globale, ben il 76% dei prosumer (e il 73% di quelli italiani) sarebbe disposto a pagare di più per il prodotto di un’azienda con una buona brand reputation. Rispetto alla media internazionale, a dire il vero, gli italiani tendono maggiormente a basare ancora le proprie scelte di acquisto sul prezzo del prodotto. E questo vale soprattutto per alcune categorie merceologiche. ANNO V | #029| GIOVEDI’ 24 APRILE 2014
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15 maggio 2014
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ME DIA
In aumento il prezzo delle sottoscrizioni: dagli 8 dollari attuali si dovrebbe passare a 10
Netflix punta a fare cassa La mossa potrebbe apparire rischiosa dopo la perdita di 800mila iscritti di qualche tempo fa
reed hasting di Luca Anelli
Che quello dei video online sia un settore su cui tenere gli occhi puntati è chiaro da mesi. Nelle ultime settimane ha visto la luce, per ora solo negli Stati Uniti, la Fire Tv di Amazon, mentre Chromecast di Google ha fatto approdo in Europa, Italia compresa. Sul fronte dei contenuti, sempre in Italia, vanno registrati gli sforzi di Sky e Mediaset, che, rispettivamente, con SkyOnline e Infinity hanno iniziato a presidiare il terreno della diffusione dell’intrattenimento via internet. E per quanro riguarda la pay tv di Rupert Murdoch, l’arrivo della serie “House of Cards” ha riacceso negli italiani la voglia di Netflix. Il telefilm con protagonista Kevin Spacey è, infatti, uno dei fiori all’occhiello della produzio-
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ne del servizio di streaming su abbonamento non ancora disponibile in Italia. In gennaio si è iniziato a vociferare di un’ulteriore espansione europea della piattaforma già presente in Gran Bretagna, Danimarca, Irlanda, Finlandia, Olanda, Norvegia e Svezia, oltre a Stati Uniti e Canada. Secondo le indiscrezioni raccolte da Bloomberg, dovrebbe essere Vodafone l’operatore scelto per aggredire il Vecchio Continente, con un servizio gratuito per un periodo limitato di tempo. E queste sono le buone notizie. Quella cattiva è che l’Italia, in virtù di penetrazione e prestazioni della rete non all’altezza del resto d’Europa, non sembra fra i primi obiettivi del gruppo, che sembra intenzionato a concentrarsi, quantomeno in prima battuta, su Francia e Germania. La strategia, come
annunciato dal ceo Reed Hasting all’Associated Press, è inoltre quella di fare cassa per impreziosire ulteriormente la produzione di successi come la già citata “House of Cards” o “Orange is the New Black”. Come? Aumentando il prezzo delle sottoscrizioni di 1 o 2 dollari al mese per i nuovi abbonati. Dagli 8 attuali, 7,99 per essere precisi, si passerà, quindi, a 10. La mossa potrebbe apparire rischiosa dopo la perdita di 800mila iscritti di qualche tempo fa, ma adesso Netflix ha spalle decisamente più larghe: il valore di mercato è quadruplicato nell’ultimo anno, gli iscritti in tutto il mondo hanno superato quota 48 milioni, di cui 12,7 milioni fuori dagli Stati Uniti; e nel primo trimestre 2014 le attese degli analisti sono state superate, con un utile arrivato a 53 milioni di dollari. ANNO V | #029| GIOVEDI’ 24 APRILE 2014
Business
Keywords Business
Success
Air-Punch
Cannes
Awesome Lions
Winning
Festival
Inspired
Creativity
Office 15 - 21 June
Energised Pumped
#15-21/06/2014
By: Max Oppenheim Model: Amir Kassaei Global Chief Creative Officer, DDB www.canneslions.com
COM
LINK social media
Tumblr, più social di Twitter
ADAGE.COM
Tumblr, piattaforma di blogging di proprietà di Yahoo!, ha commissionato alla società britannica Pulsar uno studio che mostra come le attività di social tv monitorate su Tumblr sono più numerose rispetto a quelle di Twitter.
programmatic adv
MediaMath ora cresce a dismisura
ADWEEK.COM
Le opzioni di programmatic adv in capo a MediaMath includono directory di alcuni nuovi partner, fra cui LiveRail, BrightRoll, Adap.tv e DoubleClick Ad Exchange; e presto arriveranno anche SpotXchange e StickyADS.tv. Manca qualcosa?
social Marketing
Cosa si posta sulla Timeline
MASHABLE.COM
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Da quando Facebook, nel 2012, lanciò ufficialmente la Timeline per le imprese, moltissimi brand lo hanno usato con soddisfazione. Ma cosa postano esattamente le aziende? Soprattutto foto, nel 75% dei casi. Ma non solo…
ANNO V | #029| GIOVEDI’ 24 APRILE 2014
COM
LINK viral marketing
“F**k the Poor”, per beneficienza
NINJAMARKETING.IT
Nel Regno Unito il Pilion Trust, un ente di beneficenza, ha condotto un esperimento sociale sulla reazione delle persone alla vista di un messaggio forte contro i poveri: “F**k the Poor”. Ecco quello che è successo.
Milano 26-27 giugno 2014 Meliá Hotel Milano - Via Masaccio, 19
keynote Speakers Julius van de Laar
Campaigns Consultant & Digital Media Strategist
riflessioni digitali
Digitale... ma cosa vuol dire?
ZDNET.COM
Ormai tutti, o quasi, nel mondo del business, lavorano in aziende che hanno asset digitali, anche quelle più improbabili. Ma cosa nasconde questa inflazione linguistica? E cosa significa, esattamente, la parola “digitale”?
Jim Sterne
Founder eMetrics Summit
Paolo Zanzottera
Conference Chair
organizzato da
scenari
Sito mobile, chi lo conosce?
THEDRUM.COM
Secondo uno studio condotto da Iab, sono ancora ben 36 i siti appartenenti ai 100 top brand nel Regno Unito che non sono ancora ottimizzati per funzionare anche da mobile. Sembrerà impossibile, ma è proprio così.
in collaborazione con
The Executive Network
Supporting Media Quotidiano del MaRketing in Rete
Rivista mensile di comunicazione, marketing e media business in rete
Supporting Partners
www.emetricsmilan.it
Per informazioni ed iscrizioni riservate ai lettori di Daily Media e Daily Net: Ilaria Biasini - 06.84541.292 - i.biasini@businessinternational.it
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ANNO V | #029| GIOVEDI’ 24 APRILE 2014
COM
LINK mobile war
Terzo settore
Ieri, la notizia che gli sviluppatori preferiscono Android. Oggi, Opera Mediaworks ci fa sapere che nel primo trimestre di quest’anno, la maggior parte del traffico adv è transitata sul sistema operativo di Google.
Google ha invitato le organizzazioni senza scopo di lucro statunitensi a suggerire utilizzi non profit per gli occhiali a realtà aumentata. Le cinque idee migliori riceveranno un paio di occhiali in omaggio.
Android sorpassa iOS nell’adv
FORBES.COM
Google Glass per il non profit
ANSA.IT
internet laws
youtube
Se nei giorni scorsi era stata la Turchia di Erdogan, con i blocchi a Twitter e YouTube, a far discutere la comunità internazionale, oggi è la Russia di Putin a infliggere un duro colpo al web libero con la legge anti terrorismo.
Il 23 aprile 2005 Jawed Karim postò un video della durata di 18 secondi su un sito che aveva contribuito a creare, chiamato Youtube. Date un’occhiata al video e a questo articolo, per capire meglio quanto sia cambiato il web.
In Russia Skype e Gmail a rischio
ILSOLE24ORE.COM
Il primo video 9 anni dopo...
MASHABLE.COM
Curiosità
Scenari digitali
Li guardiamo, spesso senz’audio, spesso in loop, e sopratutto senza sapere bene il perché. Esilarante ricostruzione della strategia che Facebook intende perseguire con l’introduzione dei video automatici.
Chi fosse interessato a conoscere lo stato dell’arte dell’ecommerce e dell’attività di search nel Paese più grande del mondo può dare un’occhiata a questa interessante infografica ricca di numeri e informazioni utili.
A cosa servono i video automatici?
LEONARDO.IT
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L’ecommerce e il search in Cina
BRAINSINS.COM
ANNO V | #029| GIOVEDI’ 24 APRILE 2014
L’ 87% DEI PREMIUM PEOPLE HA UN TELEVISORE HD Premium People, la community degli abbonati Mediaset Premium, è l’audience di alto profilo che sceglie la qualità della pay-tv digitale. Per i possessori di Tv di nuova generazione ecco la magia dell’alta definizione.
Anticipi e posticipi della Serie A nello splendore dell’alta definizione
PREMIUM PEOPLE I HIGH PROFILE AUDIENCE
Questo contenuto è disponibile anche su Fonte: Gnresearch S.p.a., “Customer Satisfaction Famiglie Mediaset Premium” (CATI 1900 casi) Dato Novembre 2012
SPAZIO A...
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digital food days
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Dal 31 maggio all’8 giugno torna la rassegna, Giunta alla sua seconda edizione; con un format innovativo Maverick Greissing è il co-fondatore, ceo e group publisher di Edizione Speciale. E’ il direttore dell’edizione italiana di Jamie Magazine: Il primo numero, quello di maggio, è in edicola con una foliazione di 120 pagine e oltre 90 ricette, al prezzo di 3,90 euro. Le edizioni cartacee previste sono dieci all’anno, oltre a uno speciale di fine anno, “Il meglio di Jamie”. Prima dell’esperienza con edizione speciale, greissing ha lavorato presso l’editore il mio castello/future media italy e in GR Edizioni. Formazione presso la bloxham school di oxford. Greissing è appassionatissimo di motociclismo
visioni
di
Matteo Dedè
debutta l’avventura culinaria
di jamie magazine Jamie, in quanto fenomeno media in libreria tanto quanto in televisione, è una garanzia di successo. Ed è già così in Francia, Gran Bretagna, Germania, Portogallo, Olanda, Grecia e Turchia. Sul mercato italiano c’è un’area scoperta che Jamie Magazine saprà presidiare con autorevolezza: il dilagante fenomeno “foodie”. La redazione si ispirerà alla filosofia culinaria di Jamie Oliver, noto anche come “The Naked Chef”, uno dei più celebri conduttori di programmi televisivi dedicati alla cucina con oltre venti serie trasmesse in qualcosa come sessanta paesi nel mondo; un sostenitore della cucina semplice ed equilibrata e delle ricette stagionali, che ha al suo attivo più di venti libri tradotti in venti lingue diverse. Ma Oliver è anche un attivista convinto, e la sua sfida è diffondere tra la gente la cultura del mangiare in modo intelligente, per vivere meglio e assaporare i piaceri della vita. Per questo, il magazi-
ne Jamie vorrebbe rivolgersi a tutti gli appassionati della cucina, ma proprio tutti, dal fine “gourmand” all’avventuroso “foodie” novello, fino alla casalinga più esperta nell’arte culinaria. E Jamie Magazine andrà anche alla ricerca di storie interessanti di chef, produttori alimentari, appassionati, gente che si è reinventata una vita nel mondo del food. Il desiderio è quello di riuscire a creare un forte engagement digitale, coinvolgendo le blogger di cucina e tutti i “cooking addict” e i “foodie” che popolano il web. Jamie Oliver, del resto, è uno dei fenomeni mediatici del momento e dunque possiamo contare su una base notevole di fan che già seguono lo chef sui suoi social network e si fanno spedire il magazine addirittura dal Regno Unito. E poi Oliver è anche imprenditore: la Jamie Oliver Holding è attiva nella ristorazione con 5 catene e oltre 50 ristoranti, con un fatturato di oltre 260 milioni di euro e più di 3.000 dipendenti.
Dal 31 maggio all’8 giugno tornano i Digital Food Days. Giunta alla sua seconda edizione la rassegna propone un format innovativo: il social eating. Sono ben trenta gli eventi in programma sul territorio nazionale, tre quelli organizzati fuori dai confini nazionali, a New York, Parigi e Londra. E infine, sono sempre tre i macro temi di discussione individuati: Turismo, Fashion e Media 2.0, che vedranno il coinvolgimento diretto di community partner affini al settore, che porteranno al tavolo i loro “digital guru”. Ogni evento tratterà un argomento specifico legato al macro tema di riferimento, sempre accompagnato dal buon cibo dell’host che metterà a disposizione lo spazio. Su gnammo.com/digital-food-days è aperta la call per individuare le location che ospiteranno gli eventi ed entro l’inizio di maggio sarà online il calendario per permetterà a tutti gli “gnammers” appassionati di food e digital, di iscriversi agli eventi. Gnammo è la prima piattaforma tutta italiana dedicata, appunto, al social eating. Un luogo virtuale dove condividere le abilità culinarie e la passione per il cibo. Gnammo offre a tutti - appassionati di cucina e cuochi professionisti - la possibilità di organizzare pranzi, cene ed eventi a casa propria o in qualsiasi location che trova il “cook”, mettere alla prova la propria bravura ai fornelli e conoscere nuovi amici. Non serve esse cuochi provetti, basta tanta voglia di mettersi in gioco e di conoscere persone nuove. ANNO V | #029| GIOVEDI’ 24 APRILE 2014