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visioni

Social: non comunicazione, chiamatela conversazione

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ANNO VI | #053|MERCOLEDÌ 25 MARZO 2015

Il marketing si sta sforzando sempre più di diventare one-to-one, offrendo soluzioni in grado di raccogliere e analizzare i dati complessivi al fine di poter offrire esperienze sempre più personalizzate…

i fatti del giorno

marketplace

company

Media

E’ quanto emerge dal Rapporto Assinform redatto per il 2014

Sarà una chiavetta HDMI per lo streaming di contenuti video

Il commento di Roberto Ferrari, general manager dell’istituto

Le rilevazioni social di Blogmeter relative al mese di febbraio

Il mercato digitale cresce, trainato da software e applicativi

Sta per sbarcare in Europa Amazon Fire TV Stick

I conti online passati ai raggi X da una ricerca di CheBanca!

Fra i Top Brands svettano Juventus e Paesionline

scenario

Perchè si dice addio a un brand sui social

25 link

coverstory

Advertising Week fra mobile e futuro

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Twitter ha nove anni e dà uno sguardo al suo conto economico

La piattaforma di microblogging celebra la ricorrenza. E intanto apre una riflessione sui risvolti finanziari della sua avventura

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i fatti del giorno

Agostino Santoni

L’inversione di tendenza che si è verificata l’anno scorso porterà a un 2015 in positivo

Assinform: il mercato digitale cresce. e a trainarlo sono software e applicativi, attestati a quota +4,2%

I contenuti digitali salgono dell’8,5%, piattaforme gestione web a +13,8%, cloud a +37,4% e IoT a +13,3% di Luca Anelli

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e acque paludose del mercato italiano sembrano state smosse da una corrente positiva, che può far ripartire l’incagliato barcone dell’economia italiana. Dopo anni di calo, ecco spuntare dalla superficie un dato positivo. Il mercato digitale è passato dal -4,4% del 2013 al -1,4% del 2014, segno di un’inversione di tendenza che sarà visibile nel 2015, acquisendo il segno positivo. Trainano software e applicativi a +4,2%, contenuti digitali a +8,5%, piattaforme gestione web a +13,8%, cloud a +37,4%, IoT a +13,3%. Netta ripresa per i pc, le cui vendite crescono del 12,5% (-16,5% nel 2013), ma tablet per la prima volta in calo (con vendite in contrazione del 8,2%). Le vendite di smartphone registrano un incremento del 14,6%. I servizi di tlc, che coprono un terzo del mercato, ancora sotto pressione dalle dinamiche regolamentari e tariffarie, registrano, seppure in miglioramento, valori negativi (-7,1%). «Nel 2014 si rafforza la domanda di innovazione tecnologica in Italia, ma la trasformazione digitale del Paese è un processo ancora troppo lento e ben lontano dall’essersi affermato. E’ fondamentale velocizzare sull’attuazione di tutti gli interventi, le azioni, i progetti messi in campo dal Governo e dalle organizzazioni imprenditoriali. Per ottenere effetti misurabili sull’economia bisogna puntare a uno sviluppo del mercato digitale più ampio e più rapido. Questo processo richiede un forte commitment delle imprese del settore e una governance stabile ed efficace. L’obbligo di fatturazione elettronica è una buona pratica da replicare. All’Esecutivo chiediamo continuità di leadership,

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determinata a far accadere le cose, stabilendo e facendo rispettare scadenze e obiettivi» ha affermato il presidente di Assinform, Agostino Santoni, nell’illustrare in anteprima i risultati del Rapporto Assinform sul mercato digitale italiano nel 2014, redatto in collaborazione con NetConsulting. «Dopo oltre un decennio di costante riduzione degli investimenti, dalla lettura dei dati del mercato Ict si colgono finalmente elementi incoraggianti per una ripresa che non tarderà a manifestarsi. L’anno scorso si è chiuso a -1,4%, con i servizi Tlc ancora in rosso, ma con due

terzi del mercato che, trainati dalle componenti innovative, registrano risultati positivi. Questa è senza dubbio un’ottima notizia per l’economia italiana perché significa che, dietro i segnali di ripresa si inizia a in-

travedere la spinta dell’innovazione digitale, che sta aprendo le nuove opportunità di crescita attraverso un ricorso sempre maggiore alle tecnologie del web, dalle piattaforme di gestione al cloud computing, dall’internet degli oggetti ai software per le nuove

soluzioni e applicazioni. Segmenti che segnano tutti incrementi importanti e che, secondo le nostre stime, nel 2015 dovrebbero condurre l’intero mercato ad acquisire il segno positivo con un +1,1%. Le strategie messe in campo dal Governo in quest’ultimo periodo, dal piano banda ultralarga per la crescita digitale alla buona scuola fino al piano per la sanita digitale - ha concluso il presidente di Assinform esprimono l’intenzione di marciare in questa direzione e contengono potenzialità importanti. Ma bisogna tradurle in fatti. Subito. L’obbligo di fatturazione elettronica, nonostante alcune difficoltà emerse che troveranno soluzioni adeguate in corso d’opera, è una buona pratica che siamo certi darà frutti positivi per il Paese e che dovrebbe essere replicata per gli altri progetti messi in campo dal Governo come quelli relativi ai pagamenti elettronici della PA, l’Anagrafe Unica e non ultimo quello per l’Identità Digitale. Questo ci aspettiamo ora dall’Esecutivo: che mantenga la sua leadership sulla trasformazione digitale del Paese e faccia accadere le cose, governi il processo di innovazione con scadenze e obblighi da rispettare, responsabilità chiaramente individuate, controllo su risultati e obiettivi. Da parte dell’industria Ict è pieno l’impegno a collaborare, come dimostra la messa a disposizione di competenze specializzate per contribuire alla costruzione delle architetture digitali su cui far partire i nuovi servizi on line della Pa. Così come consideriamo nostra responsabilità aiutare le imprese italiane a comprendere il valore e le potenzialità dell’innovazione tecnologica che è indispensabile per la competitività del sistema produttivo sui mercati internazionali». ANNO VI | #053|MERCOLEDÌ 25 MARZO 2015



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i fatti del giorno

ANNIVERSARI

ADVERTISING

Plavid, la piattaforma di distribuzione di Mosaicoon, entra a far parte di OpenVV. l’obiettivo è un’adv trasparente ed efficace di Ottavia Quartieri

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lavid è il network multicanale online di contenuti brandizzati di proprietà di Mosaicoon e ha una reach di oltre 800 milioni di utenti in tutto il mondo. La piattaforma di distribuzione dimostra di impegnarsi sempre di più sul tema della visibilità delle campagne video, annunciando così il suo ingresso tra i membri di Open Video Viewability, il consorzio che riunisce i maggiori player del mercato del video-advertising e della misurazione (tra cui Nielsen, DoubleVerify, Media Rating Council) per la promozione di un advertising più trasparente ed efficace. OpenVV si propone di sviluppare e diffondere un’unica tecnologia open-source, allineata agli attuali standard dell’industry, per misurare l’effettiva visibilità delle campagne video, missione che Plavid ritiene fondamentale. Le tre parole chiave per Plavid sono, infatti, tre: efficacia, trasparenza ed en-

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Si tratta di uno strumento di video advertising che, grazie alla partnership con il consorzio che riunisce i maggiori player del mercato del video adv e della misurazione, si propone di rendere effettivamente visibili dal target adeguato le campagne proposte

gagement e la partnership con OpenVV va proprio in questa direzione, in quanto si conferma l’orientamento di Plavid verso lo sviluppo di soluzioni di video-advertising che soddisfino questi fattori. E i risultati conseguiti nel corso dell’anno appena trascorso ne sono una

testimonianza: oltre 130 top brand coinvolti, 20 milioni di visualizzazioni sui video distribuiti negli ultimi mesi, un view-thorugh-rate medio del 5% e un Engagement Rate Medio sui Social Network in crescita del 40% rispetto al 2013. Particolarmente positivi i dati di

perfomance della Social Video Page, la media platform strategica ideata da Mosaicoon per la diffusione dei contenuti del brand in uno spazio esclusivo di proprietà del cliente, pensato per amplificare la user experience. A testimonianza di ciò, le campagne video integrate all’interno di una Social Video Page hanno registrato un Earned Media superiore del 58% e un Engagement Rate superiore del 30% rispetto alle campagne ospitate su altri canali. Positivo anche il tasso medio di interazione con i banner e gli altri elementi interattivi in pagina, che si attesta sopra il 3,5%. Le tecnologie messe in campo da Mosaicoon e soprattutto il riscontro positivo ottenuto dall’audience, confermano che l’approccio comunicativo in-house intrapreso dall’azienda guidata da Marco Imperato, che prevede un supporto completo al brand nel trasformarsi in una vera e propria Digital Media Company, sta portando a buone performance.

1915-2015, i cent’anni della bottiglia di coca-cola raccontati attraverso un’imponente campagna pubblicitaria

La strategia messa in campo dal colosso delle bevande gassate prevede una serie di iniziative, declinate in modo differente a seconda del Paese in cui vengono proposte. E spicca il lancio di una speciale applicazione

il contributo di andy warhol

la bottiglia in vetro di coca-cola è un simbolo del ventunesimo secolo, tanto che anche l’artista andy warhol gli ha dedicato il dipinto “green coca-cola bottles” (Nella foto sopra)

di Massimo Luiss

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ra il 1915, il 16 novembre, mica un giorno qualsiasi. Un arco temporale di 24 ore in cui CocaCola decise di lanciare la bottiglia in vetro, caratterizzata da un designa talmente unico da non essere mai dimenticato. Per celebrare questo anniversario, The Coca-Cola Company ha messo a punto una tra le campagne di marketing più imponenti nella storia dell’azienda, che coinvolgerà nel corso dell’anno oltre 130 mercati, lavoran-

do su più asset di comunicazione e promozione. E così, “The Coke Bottle 100 campaign” ha preso il via ad Atlanta, in “casa” CocaCola lo scorso 26 febbraio, con un piano di attività e iniziative articolate, parte delle quali verranno declinate e attivate in modo differente nei vari Paesi. Tra queste: una campagna integrata dal titolo “Kissed By”, con protagonisti icone del mondo della musica e del cinema ritratti mentre bevono dalla bottiglia Coca-Cola; una comunicazione “Mash Up” in cui protagonista è l’emblematica

bottiglia in vetro Coca-Cola reinventata da artisti e designer contemporanei; una app - “Story of the Coca-Cola Bottle App” - che permetterà di compiere un viaggio interattivo negli archivi Coca-Cola ad Atlanta; 14 tra spot tv e film digitali, prodotti da Ogilvy & Mather Paris, Wieden + Kennedy Portland, Sid Lee Canada e McCann Madrid.

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i fatti del giorno

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Creatività

Tirrenia punta su Sardegna e Sicilia per l’estate 2015 di Massimo Masi

La campagna della compagnia italiana di navigazione, realizzata dall’agenzia di Alghero Mouse Adv, è stata pianificata dal settore marketing dell’azienda, guidato da Lorenzo Aletti

E’

partita la campagna pubblicitaria di Tirrenia per la stagione 2015. A idearla e realizzarla è stata Mouse Adv, l’agenzia creativa di Alghero. La pianificazione, curata internamente

alla compagnia dal marketing (il responsabile è Lorenzo Aletti) riguarda le principali tv nazionali e le più importanti emittenti radio italiane, oltre a una serie di annunci che usciranno su quotidiani e magazine, l’affissione di pannelli in alcune città e la veicolazione di diversi spot su internet. La compagnia Italiana di Navigazione ha deciso di puntare anche quest’anno sulla Sardegna e sulla Sicilia, dando la massima visibilità alle principali destinazioni verso le due isole. In tv vanno in onda spot di 7 e 10 secondi raffiguranti una nave Tirrenia durante la navigazione, accompagnata dal claim “Noi andiamo in Sardegna e in Sici-

lia, tutti i giorni, tutto l’anno, a partire da € 37,22”. Anche per la carta stampata è stata ideata una campagna che ha come obiettivo quello di sostenere le partenze per le due isole maggiori mostrando la nave in navigazione, con il messaggio che privilegia destinazioni, frequenza e prezzo. La pianificazione in dinamica (i pannelli affissi negli autobus) riguarderà le città di Roma, Milano e Torino. La creatività si pone lo scopo di mettere in risalto la facilità con la quale si può raggiungere una meta tanto bella quanto unica. L’intera campagna si concluderà alla fine di luglio e beneficerà di un budget da 1 milione di euro.

Partnership

di Pietro Castagna

Banzai Media sceglie le soluzioni di Akamai per migliorare le performance di siti e adv

Il network implementa tre soluzioni della struttura: Media Delivery, Media Analytics e WebPerformance. La prima potenzia la riproduzione di video in HD, la seconda fornisce dati su filmati e utenti, la terza è un aiuto alle performance dei canali online Akamai Technologies annuncia che Banzai Media ha scelto le sue soluzioni per migliorare le performance dei siti web, arricchire l’ofandrea ferta di video online e santagata incrementare gli introiti derivanti dal video advertising. Banzai Media, primo editore italiano sull’online per utenza mensile, ha implementato tre soluzioni Akamai: Media Delivery, Media Analytics e WebPerformance. Grazie alle soluzioni di Akamai, Banzai è oggi in grado di assicurare ai suoi utenti un’esperienza di visione online ottimale, anche in occasioni di importanti picchi di traffico. «Le performance sono un fattore estremamente importante per noi - spiega Andrea Santagata, amministratore delegato Banzai Media - .

Attraverso una piattaforma proprietaria basata su Akamai, abbiamo acquisito una maggiore flessibilità con tutti i formati pubblicitari, rendendo molto più facile personalizzare i nostri contenuti per andare incontro alle preferenze degli utenti». Grazie alla soluzione Media Delivery, il network è oggi in grado di riprodurre video in HD senza interruzioni, di gestire i picchi di traffico online fino a 3Gbps e di trasmettere fino a 15Tb di traffico al giorno. Media Analytics mette a disposizione metriche sul coinvolgimento del pubblico e sul consumo dei video e statistiche sui trend, che permettono all’azienda di prendere decisioni tempestive per gestire e monetizzare al meglio i contenuti. La soluzione Web Performance, infine, ha migliorato le performance dei canali web di Banzai del 43% in Italia e del 283% a livello mondiale. Risultati tangibili, soprattutto per le impression video, passate da circa 139 milioni nel 2013 a 355 milioni nel 2014.

di Vera Modesto

Eventi

Per entrare in clima Expo è pronto un piano di comunicazione Mancano poche settimane all’inizio dell’esposizione universale che si aprirà il primo maggio a Milano e ultimare i lavori e conquistare l’attenzione dei visitatori sono i due principali obiettivi prima dell’apertura di Expo 2015. Negli ultimi tempi sono state frequenti e ravvicinate le visite di importanti cariche dello

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Stato all’interno cantieri milanesi, ma nessuno meglio del commissario di Expo 2015 Giuseppe Sala può delineare un ritratto attendibile dell’avanzamento del progetto. Lo ha spiegato proprio lui stesso nei giorni scorsi. «Nell’ultimo mese ci concentreremo sulla comunicazione: il 5 aprile partirà un nuovo spot

televisivo per poter illustrare quello che i visitatori vedranno, e si comincerà a mostrare i dettagli reali dei padiglioni, che sono vivi e si vedono». Uno spot i cui dettagli ancora non si conoscono, se non che sarà ideato da Havas Worldwide e pianificato da Starcom. Intervenendo sul versante dello status dei la-

vori, sicuramente il più discusso e da un certo punto di vista quello che desta più preoccupazioni, invece, «La situazione volge al positivo. Non è un ottimismo di maniera, ma significa grande attenzione, minuto per minuto, a quello che stiamo facendo. Siamo indirizzati verso il completamento», ha detto Sala.

giuseppe sala ANNO VI | #053|MERCOLEDÌ 25 MARZO 2015


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i fatti del giorno televisione La decima edizione è la più social di sempre

Campagne

Il lunedì sera degli italiani è stato conquistato grazie all’evoluzione del linguaggio televisivo che è riuscito a integrarsi con gli strumenti di second screen come sito, app e social

E’ partita anche la comunicazione in esterna con affissioni dedicate al nuovo brand Wind Digital Home&Life

“l’isola dei famosi” si conferma format di successo targato magnolia e mediaset La conduttrice, Alessia Marcuzzi

report

La pubblicità globale sarà in crescita del 4,6% secondo Carat Le previsioni pubblicate per il 2015 della spesa pubblicitaria sono in evoluzione, pari a 540 miliardi di dollari Carat ha pubblicato le sue previsioni per il 2015 della spesa pubblicitaria globale, che sarà pari a 540 miliardi di dollari, in crescita del 4.6% sul 2014. Un dato di crescita nonostante la mancanza durante l’anno in corso di grossi eventi mediatici, com’era stato nel 2014 con le Olimpiadi Invernali e la FIFA World Cup. Il global report di Carat prevede un incremento della spesa anche per il 2016, pari al 5%. In Italia dopo un 2014 a -2%, le previsioni sono migliori per il 2015, con un +0.9%, e per il 2016, con un +0.7%. A fare da traino in tutti i paesi gli investimenti sul digitale, a +15.7% nel 2015 e a +13.8% nel 2016. Il report evidenzia come gli investimenti sulla tv restano importanti, anche se con una crescita minore, continua l’erosione della stampa, a -3.8% i quotidiani e a -1.7% i periodici; guadagna per contro l’outdoor e la radio cresce meno con una previsione del +2.3%. La spesa sui media digitali prenderà una fetta del 24% della spesa globale totale, mentre le quote restanti apparterranno per il 42.2% alla tv, per il 12.8% a quotidiani, per il 6.9% ai periodici, per il 6.6% alla radio, per lo 0.5% al cinema e per il 7.1% all’outdoor.

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di Ottavia Quartieri

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’Isola Dei Famosi si è conclusa ieri sera ed è stata un successo, da qualunque punto di vista la si guardi. Lo storico format targato Magnolia, tornato in onda dopo tre anni di pausa, ha conquistato il lunedì sera del popolo italiano, conquistandosi la sua fiducia nonostante fosse una serata piena di concorrenza. La decima edizione dell’Isola deve il suo successo, netto ed indiscutibile, a diversi fattori: innanzitutto all’evolu-

zione del linguaggio televisivo che è riuscito ad integrare la diretta televisiva con gli strumenti di second screen, quali il sito ufficiale, l’app Mediaset Connect e i profili sui social network, registrando così numeri importanti sia come ascolti che come impatto social. Altri fattori di successo sono stati la conduzione fresca e divertente di Alessia Marcuzzi, l’intesa tra Alfonso Signorini e Mara Venier fino all’ottima prova da inviato di Alvin e a un cast di concorrenti riuscito, che ha giocato con determina-

zione ed ironia al grande meccanismo dell’Isola. A loro si devono aggiungere tutti coloro che hanno realizzato il programma in Honduras e a Milano, tanti grandi professionisti di Magnolia e di Mediaset che hanno lavorato in perfetta armonia. Un grande reality live come L’Isola Dei Famosi è fatto di meccanismi studiati ma anche di accadimenti imprevisti, che richiedono sintonia di vedute: il successo dell’Isola è la storia del successo della fusione tra le culture produttive di Magnolia e di Mediaset.

food Dal letto dritti al bancone per una colazione gratuita a Milano

ScuolaZoo porta gli studenti al McDonald’s Successo per l’iniziativa ideata dalla community per la catena di fast food in Piazza Duomo, così come nei 150 ristoranti aderenti

Ieri in Piazza Duomo a Milano lo staff di ScuolaZoo ha animato la folla di ragazzi andati all’assalto di McDonald’s, in pigiama perché solo così vestiti ci si poteva assicurare una colazione gratis. Una folla di teenager, mamme, papà

e bambini che dal letto di casa si sono catapultati direttamente in fila per assicurarsi la card che ne regala altre 24. Nel ristorante c’erano anche i più famosi YouTuber (GODz Anima, The Crookids, Surreal Power, Giulia Watson) che in-

sieme a staff di ScuolaZoo hanno saputo rendere ancora unico questo momento. Il successo è stato replicato lungo tutta la penisola nei 510 ristoranti aderenti. Tutte le foto della mattinata sono state diffuse sui social con l’hashtag #imlovinit.

Wind torna in tv con il format Movie e Giorgio Panariello

Wind è on air con un nuovo episodio della campagna televisiva, sempre con il format Movie e il suo testimonial Giorgio Panariello. In questo episodio Giorgio e Giovanni, soli sull’isola deserta, non si rassegnano alla vita da naufraghi e sono alla ricerca continua di diversivi per trascorrere le lunghe giornate fatte di sole e mare. Giovanni, sfruttando la sua fantasia, proporrà a Giorgio nuove forme di vita con cui stringere amicizia. E potranno organizzare addirittura una partita a carte tra amici con un risultato tutt’altro che scontato. Al centro della comunicazione “Porta i tuoi amici in Wind”, la promozione che regala sia ai clienti che presentano i propri amici sia agli amici che passano a Wind, 1 giga di Internet al mese per 1 anno e chiamate illimitate verso tutti per 3 mesi. E’ partita, inoltre, una nuova campagna affissioni, dedicata al nuovo brand Wind Digital Home&Life e all’offerta Wind abbinata al Samsung Gear S che propone smartwatch con sim e gps integrati da 5 euro al mese. Regia dello spot di Sydney Sibilia, casa di produzione Altoverbano. Musica: Faith interpretata da Calvin Harris. ANNO VI | #053|MERCOLEDÌ 25 MARZO 2015


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MARKET PLACE

Il gruppo ha chiuso il 2014 con un utile di 23,7 milioni di euro, in rialzo rispetto agli 8,9 del 2013

Per Mediaset il ritorno al dividendo. Dopo due anni

La nota della company televisiva spiega che l’indebitamento finanziario netto, per effetto delle azioni di contenimento della spesa, si è ridotto per il quarto anno consecutivo, passando dai 1.459 milioni di euro del 2013 agli 861,3 milioni registrati nello scorso anno

di Davide De Vecchi

Mediaset ha chiuso il 2014 con un utile di 23,7 milioni di euro, in rialzo rispetto agli 8,9 milioni del 2013. Il gruppo del Biscione torna al dividendo dopo due anni: ai soci andrà una cedola di 2 centesimi ad azione, per un monte dividendi di 22,7 milioni di euro. Considerando che la quota di Fininvest è del 33,4% del Biscione, dopo la recente vendita di una fetta del pacchetto azionario, alla finanziaria di Arcore dovrebbe andare un terzo circa del monte dividendi, poco più di 7 milioni. La nota del gruppo televisivo spiega che l’indebitamento finanziario netto, per effetto del-

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le azioni di contenimento della spesa, si è ridotto per il quarto anno consecutivo, passando dai 1.459 milioni del 2013 agli 861,3 milioni del 2014. Si tratta - spiega la società - del livello di indebitamento più basso raggiunto negli ultimi sette anni. Per il Biscione, “in Italia la dinamica del mercato pubblicitario di inizio 2015 conferma il progressivo miglioramento rispetto ai trimestri precedenti”. I ricavi di Mediaset sono stati pari a 3.414,4 milioni, in linea con i 3.414,7 milioni del 2013. Il calo dell’Italia, dove il fatturato è sceso da 2.588,5 a 2.483,4 milioni, è stato compensato dalla crescita della Spagna, da 826,8 a 932,1 milioni. “In Spagna, dove

la ripresa economica è già tangibile, i ricavi pubblicitari televisivi lordi sono cresciuti a 889,2 milioni di euro rispetto agli 802,2 milioni dell’esercizio precedente” spiega la nota mentre “in Italia, dove si è prolungata la fase recessiva” si sono attestati a 1.982,4 milioni “registrando una flessione del 3,8% sul 2013”. L’ebit è positivo per 248,8 milioni, in linea con i 246,3 milioni del precedente esercizio. Anche in questo caso è stata la Spagna a difendere i conti Mediaset: mentre in Italia l’ebit è sceso dai 176,1 milioni del 2013 a 104,4 milioni, in Spagna il risultato è più che raddoppiato, da 70,2 a 144,8 milioni. ANNO VI | #053|MERCOLEDÌ 25 MARZO 2015

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MARKET PLACE

antonio greco

L’assemblea dei soci ha scelto la sua guida per il biennio 2015-2016

Anes conferma la fiducia e Greco rimane presidente

Ad affiancarlo nella guida dell’organismo associativo che celebra quest’anno il ventennale della fondazione saranno i due vice presidenti: Roberto Pissimiglia, di Edizioni Esav, e Ivo Alfonso Nardella, di Tecniche Nuove di Pietro Castagna

L’Assemblea Generale dei Soci ANES (Associazione Nazionale Editoria Periodica Specializzata), che si è riunita ieri, a Milano, ha scelto la sua guida per il biennio 2015-2016, confermando la fiducia al Presidente Antonio Greco, Ceo di Fiera Milano Media. Antonio Greco si è detto onorato dell’apprezzamento ricevuto dai soci e illustrando il proprio program-

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ma ha dichiarato: «ll prossimo biennio dovrà essere caratterizzato da un maggiore impegno in termini di networking e confronto sui temi cruciali del settore e dall’erogazione di strumenti di conoscenza e servizi utili a orientare ed accompagnare le aziende nella transizione verso i nuovi modelli digitali. Condizioni essenziali per il raggiungimento di tali obiettivi - ha aggiunto Greco - saranno un posizionamento

più moderno dell’associazione, coerente con le profonde mutuazioni del contesto nel quale essa opera, e il conseguente rinnovamento dello Statuto associativo». Ad affiancare Antonio Greco nella guida di ANES – che celebra quest’anno il ventennale della fondazione saranno i Vice Presidenti Roberto Pissimiglia, di Edizioni ESAV, e Ivo Alfonso Nardella, di Tecniche Nuove, che proseguono l’incarico affidatogli già nel precedente biennio. La parte pubblica dell’assemblea si è invece focalizzata sui risultati della quarta edizione di ANES Digital Outlook, osservatorio sui media digitali specializzati. I dati, presentati dal Presidente di ANES Digital, Carlo Latorre, e da Paolo Cionti, Coordinatore del gruppo che ha elaborato l’indagine, hanno fatto emergere interessanti evidenze come la costante crescita delle attività sui social network e del mobile, che sta spingendo gli editori a dotarsi di siti responsive o versioni specifiche per tablet e smartphone e il rafforzamento della tendenza a produrre contenuti creati appositamente per il digitale. «In sintesi ha concluso Antonio Greco - nonostante le difficoltà del settore editoriale, oggi emerge un quadro di grande ricchezza e dinamismo, all’interno del quale gli editori specializzati stanno riaffermando il proprio ruolo di intermediari privilegiati delle proprie community di riferimento». ANNO VI | #053|MERCOLEDÌ 25 MARZO 2015


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«Non è stata presa alcuna decisione finora» sulla lista per il nuovo cda di Rcs MediaGroup. Lo ha affermato il presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, a margine della presentazione dell’inventario delle carte personali di Raffaele Mattioli. Bazoli non ha risposto a chi gli chiedeva se fossero in corso contatti tra i grandi azionisti del gruppo editoriale. «In questo momento non sono in grado di rispondere a domande su Rcs; in questo momento non sono ancora messo nella condizione di dover esprimere l’orientamento della nostra banca», ha risposto, in particolare, il banchiere sull’ipotesi che il nuovo presidente del gruppo editoriale possa essere l’ex a.d. di Mondadori, Maurizio Costa.

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Luca Sca navin

Nuovo CdA di Rcs Media Group, Bazoli non si sbilancia

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Sta per sbarcare in Europa, per adesso solo Gran Bretagna, l’Amazon Fire TV Stick, dopo il successo avuto negli Stati Uniti. Si tratta di una chiavetta HDMI che permette lo streaming di contenuti multimediali. E’ in fondo una versione dell’Amazon Fire TV, piccola come un normale stick, che si infila direttamente nelle tv di ultima generazione dotate di porta HDMI. Simile al Google Chromecast - che allo stesso modo si connette alla tv e viene usato per lo streaming di contenuti da un dispositivo mobile allo schermo del televiso-

re - la Fire TV Stick ha l’interfaccia della Fire TV che comprende, oltre al servizio Amazon Video, anche le app per Netflix, HBO, Hulu, BBC and Sky News. Si può preordinare su Amazon al prezzo di 35 sterline, con prezzo scontato a 19 sterline per gli gli abbonati al servizio Amazon Prime. Questa chiavetta ha caratteristiche hardware di tutto rispetto: processore dual core, 1GB di ram, 8 GB di storage, doppia antenna wi-fi dual band, più il telcomando per il controllo remoto e la ricerca vocale. Ancora non è dato sapere quando sarà possibile acquistarlo anche in Italia.

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in buona sostanza Si tratta di una chiavetta HDMI, che permette di effettuare con facilità lo streaming di contenuti multimediali di Matteo Dedè

La sua sopravvivenza è fatta di tanti piccoli 5x1000.

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Sta per sbarcare in Europa l’Amazon Fire TV Stick

giovanni bazoli

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In questa fase l’esordio riguarda unicamente la Gran Bretagna

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La piattaforma di microblogging fondata da Jack Dorsey e Biz Stone celebra la ricorrenza. E intanto pensa ai risvolti finanziari della sua avventura

La popolare societĂ di San Francisco pensa ai conti, in rosso per 125 milioni di dollari nel quarto trimestre. E per rinforzarsi punta con forza sul valore dei contributi prodotti dai suoi 288 milioni di utenti di Sebastiano Zeri

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Twitter, nove anni e uno sguardo al conto economico

ANNO VI | #053|MERCOLEDĂŒ 25 MARZO 2015


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Twitter ha compiuto nove anni. La piattaforma di microblogging, fondata da Jack Dorsey e Biz Stone, ora prova a battere cassa. La società di San Francisco pensa ai suoi conti, in rosso per 125 milioni di dollari nel quarto trimestre. E per rimpinzare il portafogli punta tutto sul valore dei contributi prodotti dai suoi 288 milioni di utenti. Un flusso continuo di immagini e parole: appena 140 caratteri, dietro cui si celano informazioni che fanno gola ai cosiddetti data miner, i “minatori” di dati, al servizio delle agenzie pubblicitarie sempre più interessate a capire nel dettaglio le abitudini dei consumatori. Sono già trilioni i cinguettii che vengono passati al setaccio di sofisticati computer, con l’obiettivo di individuare le opportunità commerciali. Ma è un mercato in crescita esponenziale, su cui si gioca il futuro stesso di Twitter. Lo rivela Chris Moody, data strategist chief dell’azienda, in un’intervista rilasciata al quotidiano britannico The Guardian. Una strategia anticipata qualche settimana fa da Business Insider quando, in occasione del World Mobile Congress di Barcellona, Moody aveva acceso i riflettori proprio sul prezioso, quanto immenso, archivio di notizie custodito nelle cassaforti del social network. «Twitter - spiega il data strategist alla testata britanni-

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Era il 21 marzo del 1996…

in questa foto jack dorsey, fondatore, insieme a biz stone, del social che, secondo il data strategist chief dell’azienda, chris moody, permette di conoscere le persone in un contesto inimmaginabile fino ad oggi

ca - dà l’affascinante opportunità di capire le persone in un contesto inimmaginabile prima d’ora. Non si tratta di questo - “so che Chris Moody è un maschio 48enne”, - che è il modo in cui abbiamo pensato al marketing in passato. Ma è “capisco che Chris Moody sta affrontando la morte di una persona carà perché ne sta parlando su una piattaforma pubblica”». Il primo passo in questa direzione è stato compiuto lo scorso aprile con l’acquisto di Gnip, una società di analisi, già partner di lungo corso dell’azienda e capitanata dallo stesso Moody. Un affare da 132 milioni di dollari,

Nove anni fa, il 21 marzo 2006, Jack Dorsey, imprenditore, affidò alla rete cinque semplici parole: «just setting up my twttr», sto solo impostando il mio Twitter. Dorsey si riferiva, ovviamente, alla sua creatura più famosa, il social network dell’uccellino blu, che sabato scorso ha compiuto nove anni. Quasi un decennio di tweet, hashtag, livetweet, citizen journalism: non avrà fatto lo stesso successo di Facebook, ma soprattutto per chi si occupa di news Twitter è stata una rivoluzione, un accesso facile e immediato a un flusso costante di notizie, aggiornamenti, foto, video che chiunque può produrre; una conversazione in continuo divenire, che sta dissolvendo i confini tra “giornalista” e “lettore”. E proprio i giornalisti sono protagonisti della celebrazione di compleanno di Twitter: lo stesso Jack Dorsey ha infatti pubblicato nove tweet nei quali ha ringraziato il giornalismo e i giornalisti, «una parte importante della crescita così rapida di Twitter». Ma il social non si è limitato a ringraziare: in un post celebrativo sul proprio blog ufficiale, Twitter ha infatti raccolto quelli che considera i dieci tweet più importanti di sempre, da quello di esordio di Jack Dorsey alla prima volta che venne proposto l’uso degli hashtag, passando per quelli che hanno ufficializzato la centralità del social nella diffusione delle notizie, per esempio quando Barack Obama annunciò il suo secondo mandato su Twitter prima che in una conferenza stampa pubblica.

che oggi consente a Twitter di monetizzare i dati in suo possesso in due modi. Prima di tutto, stipulando abbonamenti di lettura con compagnie del calibro di Oracle, Ibm e Salesforce.com; colossi capaci, con i loro strumenti, di analizzare nel dettaglio le conversazioni degli utenti per cederle ad altre aziende, pronte all’uso. Poi, vendendo direttamente le licenze ai suoi clienti più immediati, che sono poi le agenzie pubblicitarie, a cui “l’uccellino” può offrire anche un pacchetto completo: consulenze preziose e, chiaramente, sponsor. Che appaiono sempre più profilati.

Un circolo virtuoso Un circolo virtuoso su cui Dorsey, Costolo & Co. credono a tal punto che il data team, oggi composto da 110 persone, sembra essere destinato a crescere sia in termini numerici sia sul piano internazionale entro la fine del 2015. Certo, i ricavi correlati al passaggio di informazioni sono ancora marginali. Si tratta di circa 70 milioni di dollari l’anno, poca roba di fronte agli 1,3 miliardi incassati grazie alla cara e vecchia pubblicità. Ma sul personal advertisement è possibile speculare di più, giocare d’anticipo, fino a sbaragliare la concorrenza. «Voi ci porta-

te i dati necessari e noi vi assicuriamo che i vostri clienti, laddove sono presenti su Twitter, siano raggiunti dagli sponsor», prosegue Moody, riferendosi a un potenziale inserzionista. E rassicura: «Il tutto viene fatto in modo completamente anonimizzato, quindi non diffondiamo le informazioni private». Per capire la portata dei meccanismi, basta usare un po’ di immaginazione. Uno scenario futuribile lo descrive la stessa giornalista Juliette Garside, che ipotizza: “Stai viaggiando in aereo per vedere tuo nipote appena nato. Quando sali a bordo del veicolo, gli assistenti di cabina

ti chiamano per nome. E si congratulano per l’arrivo del nuovo bebè. Mentre sul tuo sedile trovi un piccolo omaggio, avvolto in carta da regalo blu, più un messaggio di felicitazioni lasciato da parte della compagnia di volo”. Collezione di “teweet” L’uso a fini commerciali è naturalmente il capitolo iniziale della saga, di sicuro il più interessante per la società di San Francisco e le imprese della Silicon Valley, però non è il solo. Anche studiosi e ricerche scientifiche possono ottenere vantaggi dalla collezione dei tweet. L’Università di Harvard, per esempio, li

usa per tener traccia delle intossicazioni alimentari negli Stati Uniti. Mentre, sempre grazie ai “cinguettii”, l’Università di Wollongong monitora costantemente la condizione delle zone devastate e dei possibili rifugi durante le alluvioni in Indonesia. Allo stesso modo, sfruttando la geolocalizzazione, scannerizzando post e reazioni dei tifosi, la polizia potrebbe essere in grado di bloccare l’escalation di violenze negli stadi e in qualsiasi altra manifestazione sportiva. O persino gli attacchi terroristici, se solo i servizi segreti prestassero maggiore attenzione alla miriade di messaggi

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disseminati online. Come dimostrano gli indizi circolati sul web prima dell’attentato terribile al Museo del Bardo, in Tunisia. Potenzialità infinite Le potenzialità sono, insomma, infinite. Perciò, insistono dallo staff di Twitter, an-

che il valore dei dati messi a disposizione dalla piattaforma è, se non infinito, almeno molto alto. Ma diverse sono le perplessità. Per cominciare, è difficile stabilire in che maniera i vertici della compagnia abbiano intenzione di trasformare in denaro sonante gli utenti silenti. Un bacino

che ingloba ben 24 milioni di profili, tra timidi, bot, fake e spammer. O il modo in cui la società vorrà gestire il difficile rapporto con la privacy. Un problema che vede fronteggiarsi, da un lato, pubblicità sempre più mirate, caldeggiate dalle agenzie di marketing. E, dall’altro, il biso-

gno di discrezione avvertito dagli utenti. Un esempio? Il caso di Daniel Kapp che sùbito dopo aver scoperto di avere un tumore alla prostata, ha visto proliferare sulla sua bacheca Facebook gli annunci di servizi per la sepoltura. Un altro nodo riguarda la competizione. Il social

Sempre più marketing oriented Negli ultimi mesi Twitter è stato interessato da alcune novità utili a chi fa marketing. Alcune di queste, come si vede, strizzano l’occhio a Facebook, in quanto sono funzionalità mutuate dal più noto social network. Ecco le funzionalità principali che hanno interessato Twitter negli ultimi tempi.

Più visibilità ai tweet popolari Questa funzione, chiamata “while you’re away”, permette di mostrare i tweet più popolari pubblicati mentre non si è connessi. Possiamo dire che questo è il primo tentativo di Twitter di fornire un ordinamento algoritmico dei tweet sulla base del coinvolgimento e non

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più soltanto su base cronologica, come avveniva in precedenza. La funzione, effettivamente, rivitalizza il modo di fruire le informazioni da Twitter. Ovviamente è palese l’ispirazione all’algoritmo del NewsFeed di Facebook.

Messaggi diretti di gruppo e video mobile Altra importante introduzione riguarda la possibilità di inviare messaggi diretti a gruppi ristretti di followers. Anche questa nuova funzione appare particolarmente utile sul fronte del marketing. Ad esempio, si può pensare alla gestione di particolari richieste di customer service o reclami con un piccolo gruppo di utenti. Si eviterà che la conversazione sia

network dell’uccellino, infatti, non è l’unico nel business dei data seller. Sia Google sia la piattaforma targata Mark Zuckerberg hanno costruito i loro imperi proprio vendendo informazioni, pubbliche e private. Una pratica nebulosa che è diventata un argomento dibattuto. Moody prova a smarcarsi, cambiando rotta. “Chiarezza”, è la sua parola chiave. Il team non conserverà i messaggi scambiati dagli utenti in privato, ma raccoglierà tutto ciò che viene postato sulla bacheca pubblica. Inutile protestare. D’altra parte, come fa notare il Guardian, le stesse politiche sulla privacy del social avvertono: “Quello che dici su Twitter può essere visto istantaneamente in tutto il mondo”. <

resa pubblica ed eventuali reclami o problemi potranno essere gestiti in privato. Disponibile anche la possibilità di realizzare, editare, caricare e condividere video direttamente dall’app di Twitter.

Google torna a mostrare in serp i tweet L’accordo è stato attivo dal 2009 e interrotto dal 2011, quando Twitter non ha più dato l’accesso ai crawler di Google ad un feed speciale da cui potevano essere scansionati i tweet. E come non ricordare anche la Real Time Search di Google, che mostrava una serie di risultati “social” comprensivi, oltre ai tweet, dei risultati di Google News, degli update di FriendFeed, Quora, Gowalla, Google Buzz e una serie di altri servizi che ora non esistono più o sono terre desolate? Con l’arrivo di Google+ la “social search” è stata parecchio mo-

L’auto si noleggia con un tweet

Duecento cinquantamila iscritti e oltre 2.500.000 noleggi. Questi gli ultimi dati di Enjoy, il car sharing realizzato da Eni in partnership con Fiat e Trenitalia. Dopo appena 15 mesi dall’inaugurazione di Milano, seguita da Roma e Firenze, Enjoy apre ulteriormente agli utenti e sbarca su Twitter con l’account @enjoy. Il social media team di @enjoy sarà attivo tutti i giorni, week end compresi, dalle 9 alle 18, per rispondere a tutte le domande degli utenti, oltre ad offrire un servizio di caring dedicato per qualsiasi inconveniente riscontrato dal cliente. Il nuovo canale sarà un fondamentale strumento per essere sempre aggiornati sulle modalità del servizio, sulle tariffe, le offerte e le partnership.

dificata, garantendo esclusiva visibilità al prodotto Google.

I promoted tweets sono resi più “veloci”. E insieme l’avvio di Twitter Ad Network I promoted tweets resi molto più veloci permettono all’utente di scegliere uno dei suoi tweet più popolari e di promuoverlo direttamente dalla dashboard di analytics del suo account, vedendone i risultati in tempo reale. I vantaggi? Velocità di esecuzione. I difetti? Come per la possibilità di promuovere velocemente un post da Facebook senza definire una campagna targetizzata, vi sono limiti nella targetizzazione del tweet. Infine, anche Twitter (dopo Google e, più di recente, Facebook) propone un proprio AD Network, fatto di siti partner dove sono già mostrati i tweet pubblicati. ANNO VI | #053|MERCOLEDÌ 25 MARZO 2015


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CheBanca! presenta lo studio Digital Banking Index Italy su come la rete sta cambiando i comportamenti dei clienti

I conti online ai raggi X

Gli italiani che hanno libretti di risparmio in rete sono 16,6 milioni, circa il 70% della popolazione italiana digitalizzata e bancarizzata. Le banche seguono gli utenti sul digitale, creando ecosistemi che comprendono web, social e mobile. All’evento di presentazione della ricerca, realizzata in stretta collaborazione con human highway, è intervenuto il general manager, Roberto Ferrari roberto ferrari

sono come due tasselli di un puzzle. La complementarietà dei due elementi non poteva che esprimere la necessità di un approfondimento verso quello che rappresenta il megafono della rete. Vincenzo Cosenza, social media strategist di Blogmeter, racconta di un parallelismo: le banche online generano meno conversazioni (17% contro

l’83 delle banche tradizionali) ma hanno un sentiment decisamente positivo (72%). Facebook è la piattaforma più frequentata con una media di 70.000 fan, ma registra una scarsa crescita (media di 4.000 utenti a trimestre) e pubblicazioni lente (1 post al giorno in media). A rispondere ad almeno un post in 3 mesi sono l’87% degli ac-

count bancari, mentre solo il 13% risponde ad almeno 300 post a trimestre. Su Twitter, invece, sono rispettivamente il 95% e il 5%. Bisogna tener conto che sul social network dei cinguettii, però, molti messaggi sono retweet. L’evento è stato anche un’occasione per capire le intenzioni del reparto marketing di Chebanca!

Roberto Ferrari: «Non possiamo che tenere il digital in palmo di mano» Quali sono i vostri progetti? Avete attività pronte al lancio? «La campagna istituzionale on air ora è nella sua fase finale. Durante i prossimi mesi intendiamo dare visibilità al wallet Wow, attraverso un’iniziativa che sveleremo tra qualche giorno e interesserà digital e canali tradizionali, e supportare le nostre offerte riguardo mutui e investimenti. Stiamo lavorando poi, sempre con Dlv Bbdo e Havas, a campagne che vedranno la luce dopo l’estate». di Francesco Lattanzio

La rivoluzione digitale non conosce argini. Anche i più restii, ormai, stanno perdendo il braccio di ferro contro la tecnologia. Vuoi per l’invincibile comodità del divano, vuoi per la congestione degli impegni sulle agende, l’immediatezza nella ricerca di informazioni e la capacità di trasformare i soggetti in entità ubique, capaci di essere nel negozio di scarpe, in libreria e in agenzia viaggi nello stesso momento, fornita da strumenti come pc

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e smartphone sta diventando un elemento imprescindibile della quotidianità. E allora, bando alle code in banca, stop al timore verso operazioni delicate per le quali sembrava necessario farsi rassicurare dal calore di una voce umana. Tutti i settori del mercato, istituti di credito compresi, fanno affidamento al web, con il benestare degli utenti/clienti. Data la delicatezza dell’argomento, però, è necessario approfondire la situazione con uno studio. «Mancava uno sguardo sistematico, che poi servirà

a monitorare il settore del digital banking» ha fatto notare Roberto Ferrari, general manager di Chebanca!, che ieri, a Milano, ha presentato il primo Digital Banking Index, realizzato con Human Highway. Web, social e banche Lo studio, effettuato a cadenza semestrale, riporta che circa il 70% della popolazione italiana digitalizzata e bancarizzata possiede almeno un conto online: un numero pari a 16,6 milioni di utenti. La rete sta cambiando il cliente, il suo

modo di utilizzare i servizi e di gestire i beni. Insomma, «rende più efficienti disintermediando» spiega Giacomo Fusina, amministratore delegato di Human Highway. Nella testa della gente, la banca è onlinefirst. La grande penetrazione del mobile, però, non ha ancora attecchito in questo campo: solo una minoranza di utenti associa il digital banking unicamente con le app (2,5%). Chi utilizza pc e mobile rappresenta il 19,3%, contro il 75,5% che utilizza solo il web. Internet e social network ormai

Dato il vostro carattere digitale, quanto puntate sull’online? «A livello di filosofia, non possiamo che tenere il digital in palmo di mano. Dalla nascita della nostra agenzia, nel 2008, siamo sempre stati on air sul web. Sui social siamo ampiamente sopra la media per quanto riguarda i contatti e le interazioni (oltre 160.000 fan su Facebook contro i 70.000 medi), grazie anche alla strategia che utilizziamo: comunichiamo in maniera leggera le nostre offerte e le nostre soluzioni. Per quanto riguarda gli investimenti, invece, alla rete dedichiamo “qualche milione di euro”, che rappresenta meno della metà del nostro budget per la comunicazione. Quest’ultimo è rimasto invariato anno su anno». Il settore mobile, ultimamente, sta dando una grande spinta a tutto il comparto. Come intendete sfruttarlo? «Abbiamo grande fiducia nei pagamenti mobile, e crediamo saranno un trend positivo dei prossimi anni. Inoltre, abbiamo creato la prima app aperta ai clienti di altre banche: Wow. Per la sua promozione, poi, abbiamo sfruttato i device portatili, utilizzando ad esempio Shazam, Facebook e mobile seo. L’instant banking e il customer care, integrate a varie funzioni come pagare le bollette, saranno i driver vincenti per app sempre più utili». ANNO VI | #053|MERCOLEDÌ 25 MARZO 2015



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Su Facebook si segnala il terzo posto conquistato dalla pagina dell’Agente Lisa, della Polizia di Stato

Top Brands febbraio: Juventus e Paesionline sono senza rivali

Il consueto appuntamento firmato Blogmeter con i duecento brand più efficaci su Facebook e Twitter si segnala per la novità costituita dal focus a tema che stavolta è stato dedicato al settore del food di Pietro Castagna

Su Facebook, nel mese di febbraio, la classifica delle pagine più engaging rimane invariata per le prime due posizioni con Paesionline in testa e l’ENPA (Ente Nazionale Protezione Animali) in posizione d’onore, mentre su Twitter si conferma la Juventus FC e al secondo posto l’account di Expo 2015 Milano. Sono queste le evidenze che emergono dall’appuntamento mensile con la Top Brands di Blogmeter. Da segnalare che questo mese, Blogmeter oltre a proporre le consuete 200 posizioni dei brand che hanno performato meglio su Facebook e Twitter, offre anche un focus di approfondimento su un singolo settore di riferimento: per febbra-

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io la scelta è caduta sul segmento del Food, dove svettano brand come Oro Saiwa e Nutella. Su Facebook, dopo Paesionline ed ENPA, si segnala il terzo posto conquistato dalla pagina dell’Agente Lisa, in cui la Polizia di Stato informa i cittadini su iniziative in tema di sicurezza e prevenzione, mentre su Twitter, dopo Juventus FC ed Expo 2015 Milano, troviamo, in terza posizione, il profilo di Team World, la community che si occupa di promozione e marketing nel settore dell’entertainment. A conferma di quanto Twitter sia utilizzato per promuovere e raccontare eventi, è da segnalare, tra le prime dieci posizioni, la presenza del profilo della Social Media Week svoltasi a Milano nel mese di feb-

braio. Sempre su Facebook, il brand che ottiene la maggiore crescita per fan è Samsung Italia, mentre al terzo posto c’è la pagina di Lidl Italia. Da notare che nelle prime dieci posizioni trovano posto diversi brand della Gdo, tra tutti Carrefour (quinto), seguito a stretto giro da Media World (sesto). Facebook, infatti, è il luogo preferito dai brand per segnalare promozioni e offerte, un tema caro ai consumatori. Analogamente, anche per Twitter i profili che acquisiscono più follower a febbraio provengono da ambiti diversificati: in particolare, Juventus FC lascia lo scettro a Expo 2015, per accomodarsi in seconda posizione. Da segnalare, nelle prime dieci posizioni, gli account di Samsung

Italia e di Ikea. Per quello che riguarda il tempo di risposta su Facebook, ben otto posizioni su dieci sono detenute da pagine di brand dell’ambito Telco: dietro Wind, il più veloce a rispondere agli utenti (7 minuti), troviamo Tiscali e Vodafone, con tempi di attesa decisamente superiori (rispettivamente, 15 e 37 minuti). Su Twitter i tempi di attesa sono inferiori: Amadori continua a detenere il primato, sfruttando il traino di “Masterchef ”, lasciando gli utenti in attesa di risposta per soli 4 minuti. Seguono a stretto giro i profili legati ai trasporti, Info Atac e Le Frecce (cinque minuti). Nel settore Food trionfano Oro Saiwa e Nutella In coda, i risultati dell’approfondimento di questo mese dedicato ai brand del mondo Food. Per elaborare questa classifica Blogmeter ha analizzato esclusivamente le fanpage dei brand, escludendo pagine legate ad eventi o community pro-

mosse o sponsorizzate dai marchi stessi. Se mettiamo a confronto i valori del page engagement/total engagement dei brand Food con quelli delle pagine più engaging della classifica generale, emerge che nonostante il tema muova interesse tra i consumatori, ci sono ancora ampi spazi di miglioramento per coinvolgere i fan. Su Facebook la pagina più engaging nel mese di febbraio è quella di Oro Saiwa, un bel risultato visto che la pagina ha un solo mese di vita. Seguono le pagine di Vitasnella Bakery e quella di Sottilette, che giocano la loro presenza con logiche differenti: la prima puntando su contenuti che vanno a toccare temi collaterali al brand (salute, benessere), la seconda sfruttando il traino della campagne pubblicitarie in essere. Su Twitter il primato è detenuto da uno dei brand Food più amati dagli italiani, e non solo: Nutella, che ospita sul suo profilo numerosi contenuti di utenti che spontaneamente condividono i loro momenti in compagnia del prodotto. A seguire San Carlo e Amadori che sfruttano il traino di “Masterchef ” di cui sono sponsor. Sempre su facebook, Oro Saiwa è anche il brand che acquisisce il maggior numero di fan, mentre la seconda e terza posizione è occupata, rispettivamente, da Buito-

ni e Star, grazie a contenuti ricchi e interessanti (ricette, consigli di cucina, ecc). Anche su Twitter, Nutella è leader per numero di nuovi fol-

lower acquisiti, mentre in seconda e terza posizione troviamo Fantafun e Ferrero Rocher che puntano su contenuti leggeri e divertenti.

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Novecento persone intervistate con il metodo survey con domande su Facebook, Twitter e LinkedIn. punto di partenza il tempo dedicato al controllo dei contenuti che vengono condivisi

Perché un utente decide di abbandonare un brand sui social? Una ricerca di BuzzStream dettaglia con estrema precisione l’algoritmo di “unfollow”, quella sequenza di avvenimenti che spingono un utente social a lasciare una pagina

di Sebastiano Zeri

Domandarsi il perché un utente decide di seguire un brand sui social è lecito, ma è lecito anche domandarsi perché decide di non seguirlo più. Tutti abbiamo esperienze di “follow” e “unfollow” di brand page e i motivi possono esser tra i più dispara-

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ti. Nel caso del “follow”, ovviamente, l’azione rappresenta un apprezzamento o una preferenza espressa, viceversa contenuti troppo frequenti o magari troppo noiosi e poco in linea con quanto desideriamo leggere; oppure, una delusione per un’esperienza d’acquisto o di prova di un prodotto potrebbero essere alcune delle cause che spingono gli utenti ad allontanarsi definitivamente da un brand online. Come contributo per confermare il comportamento dell’utente, spietato giudice del lavoro del social media management, è disponibile una ricerca di BuzzStream che dettaglia con precisione l’algoritmo di “unfollow”, quella sequenza di avvenimenti che spingono un utente social ad abbandonare una pa-

gina. In tutto 900 persone intervistate con il metodo survey, con domande riguardanti Facebook, Twitter e Linkedin. E quel che è stato osservato è innanzitutto il tempo dedicato all’“unfollow”. Mentre su LinkedIn pare che non ci sia un reale controllo dei contenuti che vengono condivisi, tanto che smettere di seguire una brand page non avviene quasi mai nel 50% dei casi, per canali come Facebook e Twitter la frequenza di controllo è maggiore. Su Facebook emerge che la rimozione della preferenza verso una pagina avviene almeno una volta al mese (25%), come an-

che per Twitter (17%).

Cosa scatena l’“unfollow” di un profilo business? Se un utente decide di non seguire più un brand avrà le sue motivazioni, che possono esser le più disparate. La ricerca, però, mette in luce che i principali motivi per i quali un utente non gradisce più seguire una pagina sono: il contenuto è noioso o ripetitivo (21%); la pagina pubblica post troppo di frequente su Facebook (19%); per una questione di pulizia del feed quando è troppo intasato di notizie; carenza di interazioni (8%). Tra le motivazioni ne emerge anche una più profonda come “ho trovato un altro brand che preferirei seguire” e dunque, in que-

sto caso, l’utente è impegnato e attento nella ricerca di pagine che gli interessano, anche allo scopo di confrontarle e selezionare quella che lavora meglio.

L’importanza di una corretta gestione Ovviamente, un piano editoriale equilibrato e studiato sulla base delle interazioni degli utenti e dei contenuti più gettonanti, non ha problemi a rimanere a galla, perché garantisce che il pubblico in ascolto sia realmente interessato a quel che legge. Grazie all’indagine si può comprendere come le attività che meritano maggiore attenzione per le pagine siano contenuti freschi e aggiornati; contenuti pertinen-

ti con quanto comunicato dal brand; engagement rate; frequenza di pubblicazione. A questo, poi, si aggiunge la tipologia di contenuto, che sembrerebbe fare la differenza. Le immagini sono il contenuto che maggiormente interessa agli utenti (22%), seguite dai video (15%). Non di meno, le tipologie di contenuto meno preferite diventano anche un motivo per l’utente per rimuovere il brand dai contatti. Questo avverrebbe nel caso di pubblicazione di whitepaper, ebooks, case study e anche di video recensioni degli utenti e notizie dall’azienda. Quel che invece ispira di meno sono whitepapaer, ebooks e case study. Non di meno, le tipologie di contenuto meno pre-

ferite diventano anche un motivo per l’utente per rimuovere il brand dai contatti. Questo avverrebbe nel caso di pubblicazione di whitepaper, ebooks, case study e anche di video. Infine, conta anche come gli utenti decidono di smetter di seguire un brand. Sui canali Facebook e Twitter, quando viene presa la decisione dell’“unfollow”, nella maggior parte dei casi resta un’azione tacita e personale. Però, esistono casi in cui si agisce nascondendo i post dal newsfeed nel caso di Facebook, oppure viene comunicato platealmente ai propri follower che si è deciso di non seguire più un brand menzionando in alcuni il brand stesso con le motivazioni che avrebbero provocato l’addio.

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La storia di uno dei creativi più famosi del Brasile, che ha lasciato l’azienda di pubblicità che aveva fondato per fare uno stage di sei mesi nella internet company a San Paolo. E Google come lo ha accolto?

C’era una volta il web, un luogo che era un amplificatore di vita. E tutto quello che accadeva in quella che veniva chiamata “real life” finiva, se andava bene, commentato in quella che veniva chiamata “digital life”. Le persone del web, chiamate “il Popolo della Rete” dai media tradizionali si capivano tra di loro e non venivano capiti da quelle fuori. Poi un giorno, delle strane creature chiamate “blogger” rimescolarono tutte le carte e d’un tratto cambiò per sempre il paradigma comunicativo umano. Oggi i fenomeni nascono in rete e, se va bene, vengono anche discussi nella vita reale...

Il creativo che fa lo stage in “BigG”

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Di cosa parlano gli utenti su Fb? Novità dal mondo Facebook per inserzionisti e specialisti del marketing: il social network di Mark Zuckerberg ha deciso di mettere i data firehose, in altre parole il flusso dei dati ricavati dai social, a disposizione di un piccolo gruppo di inserzionisti di Usa e Uk, selezionati attraverso i Topic Data, un nuovo tool di analisi gratuito sviluppato in collaborazione con DataSift, società che monitora interventi e conversazioni online. L’obiettivo è aiutare gli inserzionisti a trarre il maggior profitto possibile dalla loro pubblicità sul social. E la privacy?

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L’importanza del suono nel content Tutti sanno quanto nei video conti la “colonna sonora”. Ma pochi sanno precisamente quale sia il ruolo e il peso del suono all’interno di un qualsiasi contenuto. Un esperimento può aiutarci a capirlo...

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Secondo numerose ricerche i millenials e i nativi digitali soffrono tutti di F.o.m.o. (Fear of Missing Out). Ok, ma tutti gli altri? I quarantenni fuori dalla generazione Y non lo sono? A quanto pare si...

Che cos’è la sharing economy? E’ quel fenomeno per cui la compagnia di trasporti locali più grande al mondo (Uber) non ha veicoli di proprietà, il più grande media al mondo (Facebook) non produce contenuti, il più grande negozio al mondo (Alibaba) non ha alcun magazzino e il più grande intermediario di alloggi al mondo (Airbnb), non possiede alcuna proprietà immobiliare. Confusi? Non è il caso di esserlo. Ma sopratutto, non è il caso di essere pessimisti: secondo uno studio recente, la sharing può avere un effetto particolarmente positivo sulle persone con redditi più bassi. E anche sugli altri...

Siamo tutti malati di F.O.M.O?

Contro la crisi la sharing economy

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Mobile, il miglior amico del retail Negli Usa gli utenti spendono in media sei volte più tempo all’interno di app di mcommerce di quanto facevano un anno fa; e complessivamente, ogni navigatore passa circa 2 ore al giorno in qualche app. Il 90% degli sms pubblicitari vengono letti entro tre minuti dalla ricezione e i “mobile coupon” hanno un tasso di engagement otto volte maggiore rispetto all’email. Il 70% dei mobile shopper usano lo store locator nel recarsi al negozio e il 60% utilizza lo smartphone anche dentro al negozio. Chi ha ancora dubbi sull’efficacia del mobile per il retail dia un’occhiata a questa infografica...

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Il futuro visto dai capi delle agenzie I leader delle maggiori agenzie pubblicitarie mondiali hanno una visione piuttosto ottimistica del futuro. Non mancheranno le sfide naturalmente, con la tecnologia in testa, ma per ogni problema...

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Advertising Week Europe: un racconto corale che va dal mobile al futuro

Se il giorno d’apertura dell’evento londinese e’ stato caratterizzato dal protagonismo di alcuni importanti ospiti, la seconda giornata si è invece focalizzata più sulla creazione di un quadro analitico e “inspirational” di alcuni trend fondamentali del mercato

ste due tematiche, con ospiti provenienti da alcune delle aziende più importanti del mercato a livello globale, dalla presenza immancabile di Google e Microsoft, passando per Saatchi & Saatchi, Pwc e Mashable solo per citarne alcuni, ma sono stati in particolare quattro eventi a catturare l’attenzione della redazione di 360com con i loro programmi e ospiti, così come di molte altre persone, vista la folla che è accorsa a seguirli. Naturalmente il quartetto di panel rientra almeno in una delle due tematiche protagoniste della giornata, ed è entro la cornice di futuro e programmatic che li presentiamo ai nostri lettori.

Il futuro, tra studi di scenario e “disruptive megatrends” Quali saranno le migliori pratiche di engagement per i consumatori sempre più consapevoli e digitali del 2025? Questa domanda è stata il fulcro di The Future of Marketing & Agencies, l’atteso appuntamento che ha presentato i risultati di uno studio commissionato dalla stessa AWE a Future Foundation, agenzia specializzata nell’analisi delle tendenze di consumo a livello globale. Presentato dalla chairman della fondazione Mela-

Riflessione sulle sfide per il mondo dell’advertising Un momento del panel che ha visto coinvolti RICHARD HYTNER, DEPUTY CHAIRMAN DI SAATCHI&SAATCHI E LEO JOHNSON, PARTNER DI PWC NEL TEAM SUSTAINABILITY & CLIMATE CHANGE NELLA RIFLESSIONE SULLE SFIDE CHE CI RISERVA IL FUTURO

di Valentina Lunardi

Se il primo giorno dell’Advertising Week Europe è stato caratterizzato da alcuni solisti che hanno dominato il palcoscenico dell’evento londinese, e il riferimento non è solo per l’attenzione riservata a Maurice Lévy e Yannick Bolloré, rispettivamente ceo di Publicis e di Havas Group, ma anche il buzz social creato dalla presenza di Salma Hayek al primo Facebook Creative Talk, la seconda giornata ha visto, invece, un ritmo notevolmente più corale. Certo, la mattinata di ieri ha annoverato la presenza di Sir Martin Sorrell nel giardino un po’ più piovoso e affollato rispetto a lunedì del Bafta Campus, ma la conversazione sulla leadership in compagnia di Sir Ben Ainslie, skipper e cinque volte campione olimpico, è stata più ispirazionale che legata al business. Dove si sono diretti, quindi, i sempre più numerosi partecipanti della seconda giornata? Scorrendo il programma e osservando quali panel presentassero le file più lunghe all’ingresso è stato possibile stabilire la presenza di due temi centrali e particolarmente interessanti per il pubblico: futuro, declinato in prospettive, sfide e opportunità per marketing e agenzie, ma anche nello stabilire quali siano i trend dominanti in arrivo, e mobile. Sono stati diversi i seminari nella giornata di ieri dedicati a que-

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nie Howard e dalla managing director Meabh Quorin, il report conclusivo si è strutturato attorno a quattro scenari a cui i brand dovranno rispondere per mantenere le diverse forme di dialogo possibili con i propri consumatori, sfruttando le novità tecnologiche a disposizione e captando le opportunità di un panorama in continua evoluzione. Dal punto di vista dell’evoluzione tecnologica, come prevedibile, il mobile avrà un ruolo sempre più dominante nelle abitudini dei consumatori, portando a una comunicazione sempre più profondamente visuale con tutte le implicazioni possibili dal punto di vista della nascita di nuove piattaforme, servizi e modalità di comunicazione. Da questa base fattuale, il team di The Fututre Foundation ha individuato quattro driver che portano ai quattro scenari: > Brand Me-Q, è la prospettiva in cui i brand si posizionano come creatori di contenuti e puntano all’engagement emozionale, quindi a diventare sempre più personalizzati sul singolo individuo e le sue passioni; > Me & the Brand Next Door, dove al focus sulle componenti emotive si aggiunge la caratteristica del brand come provider di contenuti di qualità attraverso un’interazione con le persone che sfrutta i meccanismi delle piattaforme social e dell’utilizzo di influencer sempre più

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vicini agli interessi del pubblico; > Best Buy Brands, è lo scenario che si delinea come regno dell’ecommerce alla massima potenza e vede nella nascita di un ecosistema di brand iper-performativi il punto di forza; > iControl, la prospettiva forse più difficile da affrontare da parte del mercato, pronosticata dallo studio: l’affermarsi di consumatori sempre più consapevoli e capaci di influire e controllare le proprie relazioni con i brand. Tutti questi scenari ruotano immancabilmente intorno a degli elementi che si delineano come le variabili che caraterizzano lo sviluppo dell’advertising nell’era digitale: brand communication, customer experience, innovazione e talento. E su questi temi è ruotato il dibattito che ha visto protagonisti Jon Goldstone, vice president Building Foods & Refreshment di Unilever, Leo Rayman, chief strategy officer dell’agenzia londinese Grey, David Black, director of Brading di Google Uk e Philippa Snare, cmo di Microsoft. E, con qualche naturale differenza, dal confronto tra gli ospiti è emerso un messaggio condiviso per il futuro: qualunque sia l’obiettivo che un’agenzia e un brand vogliono raggiungere rispetto all’engagement dei consumatori, bisognerà fare i conti con un panorama dove ogni individuo avrà un maggiore peso sia dal lato degli user

sempre più “in controllo” sia dei team che dovranno affrontare i cambiamenti del futuro. Secondo Richard Hytner, deputy chairman di Saatchi &Saatchi, e Leo Johnson, partner di PwC nel team Sustainability & Climate Change, è il numero cinque a definire numericamente le sfide che attendono il mondo dell’advertising: rapida urbanizzazione, cambiamenti demografici e sociali, cambiamento climatico e problema delle risorse, rivoluzioni tecnologiche e spostamento del potere economico da ovest a est e da nord a sud. Cambiamenti epocali che suscitano preoccupazioni? Non secondo Johnson: «In un mondo dove le smartcity del futuro stanno nascendo nelle periferie di città come Nairobi, l’advertising ha il potenziale di portare messaggi innovativi, servizi e di riallocare capitali in nuovi mercati contribuendo al loro sviluppo». Lo stesso pensiero positivista e improntato all’azione è stato condiviso da Hytner, per il quale la comunicazione pubblicitaria rappresenta il volto creativo e la finestra attraverso cui il business interagisce con le persone e condiziona gli sviluppi di nuove idee, pratiche e messaggi. Nella filosofia di Saatchi & Saatchi, il ruolo dell’advertising è quello di contribuire realmente a cambiare il mondo, avvicinando il business alle persone e sostenendo la creatività come strumento di problem solving. «Se si è colpiti dal modo in cui l’advertising può spingere le persone ad agire in modo nuovo, allora bisognerebbe cercare di partecipare a tutto questo, anche se non si fa parte della direzione di una società. Ognuno di noi deve ispirare fiducia e trasparenza rispetto al business e mirare a farne un brand sostenibile e irresistibile». Insomma nelle sfide temibili del futuro, alla fine per PwC e Saatchi & Saatchi la vera arma a disposizione dell’advertising sono le persone. <

quattro scenari per il futuro delle agenzie

Il convegno The Future of Marketing agencies e’ stato anche l’occasione per presentare la ricerca svolta da Future foundation per conto della stessa awe che ha delineato quattro differenti scenari possibili in cui i brand dovranno provare a mantenere saldi i rapporti con i propri consumatori

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SPAZIO A...

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Convegno nazionale aiip

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2 APRILE - tempio di adriano @ ROMA

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ecco il FUTURO DELLA RETE ITALIANA E IL RUOLO DEGLI INTERNET PROVIDER NELLA REALIZZAZIONE DEL PIANO per la BANDA LARGA Bryan Kramer il “guru” americano spicca tra gli Oltre cinquanta esperti del web che sono stati ospiti a Rimini, il 20 e 21 marzo scorsi, per la settima edizione di “Be-Wizard!”, l’iniziativa dedicata al marketing sul web che si è tenuta al Palacongressi. e Al centro della scena si è imposta la teoria dello “Human to Human Marketing” elaborata dal Social Media Strategist, esperto digitale che per la prima volta in Italia ha parlato dal vivo nel corso di un evento. è Inserito al 26° posto nella classifica dei chief executive officer più influenti in campo social in tutto il mondo e figura tra i cinquanta ceo Social più seguiti su Twitter dall’Huffington Post. è altresì uno dei venticinque World Top Influencer secondo la rivista statunitense Forbes. è Autore del libro “There is No More B2B or B2C: It’s Human to Human #H2H” e CEO del gruppo PureMatter. è stato anche inserito al 43° posto nella classifica degli esperti di marketing più influenti al mondo da LeadTail. Più di recente, è stato anche segnalato nella lista delle ceto persone più influenti nel campo delle tecnologie su Twitter da Business Insider

La suggestiva e unica atmosfera di Piazza di Pietra, a Roma

visioni

di

Matteo Dedè

non si chiama comunicazione,

ma conversazione Il marketing si sta sforzando sempre più di diventare one-to-one, offrendo soluzioni in grado di raccogliere e analizzare i dati complessivi al fine di poter offrire esperienze sempre più personalizzate. Dall’altro lato, i social sono diventati un mezzo di condivisione pubblica tramite il quale tutte le cose che condividiamo si trasformano velocemente in esperienze “one-to-many”. La dicotomia esistente tra il marketing e il mondo social si è capovolta, generando un equilibrio precario Il mio invito, allora, è a non utilizzare più la definizione “utenti”: chiamateli persone. Non chiamatela comunicazione, chiamatela conversazione. I social media ci permettono di conversare con le persone, ma occorre ritrovare l’aspetto umano in questo dialogo con un’audience, cioè con delle persone, non con un target. E’ attraverso semplicità, empatia e onestà nell’imperfezione che si costruisce la fiducia, che è

la premessa fondamentale per avere successo sul web. Un esempio noto a tutti è quello del fenomeno virale di pochi mesi fa dell’Ice Bucket Challenge, il cui obiettivo era quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla Sla. Quella campagna era la sintesi delle tre regole da seguire sul web: semplicità, “cosa c’è di più semplice che farsi una doccia ghiacciata?; empatia, perché si trattava di vincere una sfida; imperfezione: i protagonisti dei 24 milioni di video postati sul web erano pronti a ridere di se stessi e ad essere bonariamente derisi. La strategia è condividere ciò che ci rende umani, utilizzare emozioni per collegarsi in rete con le persone e sapere celebrare con onestà i momenti deboli perché ci rendono umani e credibili. E la comunicazione online necessita di essere “aggiustata” per trasmettere proprio semplicità, empatia e imperfezione, tutte caratteristiche che contraddistinguono gli esseri umani.

Il futuro della rete italiana, a fronte del piano banda ultra larga appena approvato dal Consiglio dei Ministri, e il ruolo degli internet provider per lo sviluppo del Paese: sono questi i temi caldi al centro del nuovo Convegno Nazionale AIIP 2015, che si terrà il 2 aprile, dalle ore 9:00 alle 13:00, presso il Tempio di Adriano in piazza di Pietra a Roma. All’evento, organizzato dall’Associazione Internet Provider Italiani (AIIP), parteciperanno i maggiori rappresentanti del mondo istituzionale, politico, imprenditoriale, accademico e associativo. In particolare, ci saranno Alessio Beltrame, Capo della segreteria del Sottosegretario di Stato del Ministero dello Sviluppo Economico con delega alle Comunicazioni; Raffaele Tiscar, Vice Segretario Generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri; Stefano Quintarelli, parlamentare e Presidente del Comitato di indirizzo della Agenzia per l’Italia Digitale; Antonio Nicita, Commissario dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni; Moreno Grassi, Direttore Generale di Metroweb; Salvatore Lombardo, Amministratore Delegato di Infratel e Walter Felice Ibba, Vice President National Wholesale Services Head of Marketing di Telecom Italia. Nell’occasione saranno presentati i dati della ricerca “Mercato e sviluppo degli operatori Internet in Italia”, realizzata dai professori Francesco Bellini e Fabrizio D’Ascenzo della Facoltà di Economia dell’Università “La Sapienza” di Roma, che fornirà un’interessante overview sul mondo delle tlc e sull’importanza strategica degli Isp nel nostro Paese. L’evento è a iscrizione obbligatoria entro il 31 marzo. ANNO VI | #053|MERCOLEDÌ 25 MARZO 2015


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