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visioni / stefano vitta
Efficacia, rischi e obiettivi dello storytelling che avanza
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ANNO V | #082| LUNEDÌ’ 14 LUGLIO 2014
Giornalismo online: vivo, morto o X?
L’efficacia della tecnica dello storytelling appare essenziale per rendere maggiormente veicolabile e memorabile un messaggio. Quel che per me, però, è più importante è il fatto che se la content platform...
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Un segreto che bisogna scoprire
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Italiani in forma! Adesso c’è Fitbit
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Infedeltà verso la marca: un identikit
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Il Governo nomina la squadra digitale
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Addio al nonno digitale dei pixel
Oltre 3 milioni di contatti unici mensili, oltre 20 milioni di pagine viste, una redazione attiva 24/7, 300 contenuti video nuovi al mese. Nanopress.it è il sito all news nativo digitale benchmark dell’informazione italiana indipendente. Una risorsa d’aggiornamento e d’approfondimento riconosciuta, puntuale, dinamica, dalla parte del lettore, al servizio della notizia locale, nazionale ed internazionale. tg|adv - Via Ripamonti 101, 20141 MIlano - Tel. +39 0257313102 - tgadv@tgadv.it - www.tgadv.it
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Vivo, morto o
esplode il dibattito: il giornalismo, come lo conosciamo, saprà resistere nell’era del digitale, di internet, dei social network, della crisi economica, della “liquidità”?
i casi di successo nel panorama mediatico sono sempre gli stessi. e purtroppo non sono esperienze italiane. da noi, le avventure imprenditoriali nell’online fanno molta fatica servizio di Aureliano Roio e Giulia Zuffi
E’ nato in un piccolo paese dell’Abruzzo che fino a poco tempo fa le carte geografiche nemmeno riportavano: Castellafiume, sperduto nella Marsica. Per le scuole medie emigra a Roma, dove poi studia filosofia senza avere la più pallida idea di quello che avrebbe fatto da grande. Giornalista lo diventa per caso, e inizia a L’Espresso” nel 1976. “Camere d’aria” è il nome che ha scelto per il suo blog. E leggete cosa scrive: “A proposito di cose da mettere a posto per far ripartire l’Italia. Moderna e trasparente, senza conflitti di interesse. I giornalisti chiedono molte cose ai politici. Giustamente. Dimenticano, però, di fare pulizia in casa propria. Sui conflitti di interesse e le commistioni politica-informazione; non pare per esempio di second’ordine lo scetticismo che sulla credibilità del sistema gettano i tanti, troppi giornalisti che non si capisce più se fanno i giornalisti o i politici-propagandisti. E per ragioni che poco hanno a
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che fare con la loro mission professionale; tifano, invitano al voto e militano senza imbarazzo alcuno. Che cosa ha a che vedere tutto ciò con il mestiere che si sono scelti? Niente. Molto invece ha a che vedere con la crisi profonda e la mancanza di considerazione che i cittadini continuano a mostrare verso il sistema di informazione che imperversa nel nostro Paese. E poi si lamentano se i giornali chiudono”. Eh sì, i giornali chiudono. Oppure faticano a stare in piedi. Anche se siamo nell’era del digitale, da questa enorme sfera liquida dell’informazione arriva molto poco. Soprattutto in termini di fatturato. La questione, infatti, diventa anche, forse essenzialmente, economica.
L’impietoso rapporto realizzato dalla Fieg, “La Stampa in Italia 2011-2013”, analizza lo status quo dell’informazione quoti diana nel nostro Paese relativa mente ai lettori, al mercato pub blicitario, agli indicatori economici e alla situazione occu pazionale e retributiva del set tore. Il rapporto si articola nelle
diverse sezioni per sessanta pagine complessive, come sempre, tutte da leggere. Il punto chiave è nell’evidenza che il taglio dei costi, pur essendo dolorosamente operazione necessaria, non è di per se stesso sufficiente a garan tire la sostenibilità economica delle imprese del settore, delle testate giornalistiche. Ne deriva la necessità di identificare migliori e maggiori fonti di ricavo che suppliscano al calo di
vendita di copie e della raccolta pubblicitaria. Tra il 2011 ed il 2013 il peso dell’online, del digi tale, passa da un’incidenza com plessiva del 3,9% al 6,4%; ma il 93,6% dei ricavi deriva ancora dal cartaceo. L’incremento com plessivo dei ricavi dal digitale è del 30%, ma questo non riesce a compensare il crollo del totale delle revenues che è comunque del 20%. Ancora più chiaro è il grafico di sintesi del rapporto costi-ricavi di 51 imprese editrici. Emerge come a fronte di
un taglio dei costi di circa 220 milioni di euro si assista a un calo delle revenues per 564 milioni di euro; ben oltre il doppio. Se è cer tamente possibile operare in ter mini di riorganizzazione del lavoro, area sulla quale osservando altri comparti non si può non notare quanti e quali interventi siano necessari in quest’ambito, il taglio dei costi tout court non presenta ampi spazi di manovra, pena il decadimento del prodotto realizzato, dei giornali. È dunque evidente che la leva sulla quale agire sia quella dell’aumento dei ricavi. Il binomio venditepubblicità potrebbe non essere, e forse non sarà mai più, un modello di business in grado di soste nere l’economia delle testate, siano esse all digital o meno. Fond am ent al mente, più o meno tutti sono concordi sull’esigenza di guar
dare oltre le solite, ormai obso lete modalità. Se non esiste una formula unica e univoca, si dovrebbero ricercare e plasmare dei modelli che nel loro insieme garantiscano ricavi apprezzabili. Intanto, i primi dieci quotidiani per vendite digitali - in base ai dati ufficiali Ads di maggio 2014 - propongono cifre non certo entisiasmanti: Il Sole 24 Ore è davanti a tutti con 184.088 copie. Seguono le due corazzate del cartaceo: il Corriere della Sera a quota 89.626 e la Repubblica con 69.980. E dopo? Italia Oggi si attesta a 24.308, La Stampa a 17.887, La Gazzetta dello Sport a 16.460, Il Fatto Quotidiano a 13.428, L’Unione Sarda a 8.172 e Il Messaggero a 7.311. Poca roba. Non va meglio ai settimanali, sempre nello stesso periodo: Io Donna, il magazine del Corsera, raggiunge il primato con 90.238 copie, ponendosi davanti al concorrente D la Repubblica che si ferma a 67.393. Poi un altro magazine correlato: è Il Venerdì di Repubblica che mette insieme 66.085 copie. Dopo gli altri: Vanity Fair con 48.849 copie, Starbene a quota 47.829, Sorrisi e Canzoni Tv a 30.583, Gioia a 23.818, Milano Finanza a 22.866, Gente a 17.687 e Sport Week 16.738. Infine i mensili, i cui dati sono, però, riferiti al mese di aprile: Focus domina dall’alto delle sue 97.564 copie. E supera Elle, che ne ha 56.812, e Starbene 54.750. Dopo i primi tre, ecco il seguito della top ten: Quattroruote allinea 52.351 copie, Marie Claire 49.353, Focus Junior 45.277, Hearst Home 43.512, Glamour 43.212, Cu-
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cina Moderna 34.546 e Myself 32.818. Fin qui, dunque, i numeri. E le strategie? Le cercano tutti. Perché la battaglia si fa sempre più dura. E i conti non tornano. Il problema vero però, è che nessuno riesce a capire perché. I siti d’informazione italiani, l’abbiamo appena detto, sono in rosso: la pubblicità cresce troppo poco e i fatturati rimangono lontani anni luce dagli standard desiderati. Nessuno riesce a tenere in piedi la baracca. Se la colpa sia della gratuità delle notizie, del mercato troppo piccolo, del digital divide, dei tempi che non sono ancora maturi, non è chiaro. Bisognerebbe capirlo in fretta però, perché a nessun editore piace perdere denaro all’infinito. Uno spunto interessante su come lanciare un sito d’informazione e ottenere buoni arriva da Katharine Viner, direttrice del quotidiano inglese The Guardian in versione Australiana. La testata britannica non è presente in Oceania nella versione cartacea, ma solo con il sito - del tutto gratuito -, lanciato un anno fa. E già entrato nella top ten dei più letti nel Paese. Inoltre, è riuscito a generare un fatturato al di là delle aspettative. D’accordo, il Guardian è un colosso di prestigio e può contare su risorse ben più importanti di quelle messe in campo dalla maggior parte dei siti indipendenti italiani. E certo, il mercato e i lettori australiani sono diversi dai nostri. Quello che interessa è capire su quali
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caratteristiche un caso di successo abbia puntato per imporsi nel web come sito di news e convincere i lettori a sceglierlo come fonte d’informazione. Innanzitutto, c’è voluto un buon numero di giornalisti di talento. La redazione conta su cinquanta persone, di cui ventonove giornalisti. Per essere un sito online non è poco. E forse qui arriva un primo spunto di riflessione: una testata online di successo non si fa con poche risorse. Rimpastare le agenzie o impacchettare fotogallery ad-hoc sulle curiosità di giornata non basta. Durante il primo anno di vita, il Guardian d’Australia s’è imposto nel mercato dei lettori con una serie di scoop. E per trovare le notizie vere, bisogna avere i numeri per poter far uscire i giornalisti dalle redazioni e mandarli in strada. Il Guardian, per scelta editoriale, non punta sui gattini e non ha una colonnina morbosa “cattura click”. “We don’t do trivial stuff,” ha spiegato la direttrice alla stampa specializzata internazionale. Avere i numeri però, non è sufficiente. Bisogna assumere le persone giuste. E la Viner in Australia ha assunto il meglio che c’era sulla piazza, strappando i reporter di talento alle testate locali. Un’operazione del genere costa. Ma continuare a considerare il web come la versione “economica” dei giornali finora non è stato un approccio vincente. Un sito di news ha poi bisogno di tecnologia. Oltre ai giornalisti serve
una base tecnologica forte. Al Guardian hanno puntato molto sullo sviluppo di software interno per studiare il comportamento dei lettori. E l’uso di Ophan è stato decisivo. Si tratta di una piattaforma creata dal Guardian che permette di studiare il comportamento dei lettori sul sito in tempo reale. Restituisce la fotografia del traffico sulla testata, con un ritardo di cinque secondi. Una bussola che aiuta a capire su cosa puntare in un determinato momento. Inoltre, per catturare l’attenzione dei lettori sono essenziali ottimi contenuti e informazioni necessarie. E bisogna anche farsi notare. Per le grandi storie, il Guardian punta molto su progetti interattivi dalla grafica accattivante. Sperimentare linguaggi nuovi serve a farsi conoscere e apprezzare, a far passare l’idea che la testata cura i contenuti e innova. Ed è ciò che qualsiasi impresa dovrebbe fare per rimanere sul mercato. Forse ha ragione Alessandro Vento, 36 anni, attuale amministratore delegato di DShare, uno di quelli che ha fatto scoccare la scintilla, già qualche anno fa, nel mondo editoriale. E oggi dice così: «La vendita del contenuto piuttosto che delle edizioni digitali è parte integrante del conto economico dei più grandi editori. Credo legarsi ai prodotti non sia più fondamentale. Prende piede l’idea di creare nel mondo del giornalismo dei brand che servono a dare credibilità ai contenuti». ANNO V | #082| LUNEDÌ’ 14 LUGLIO 2014
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Nulla sarà più come prima. Ma al dopo bisogna ancora arrivare Nessuno ha la ricetta in tasca. I giornali online non hanno ancora trovato la famosa quadra. Da più parti si ragiona su come bisogna operare, sia sul fronte economico sia in chiave di organizzazione, produzione e distribuzione per assicurare un futuro a un sistema informativo troppo ancorato a vecchi schemi e metodologie senz’altro obsolete. Ed è anche il ruolo stesso del giornalista, l’essenza della professione, a finire sotto accusa. O comunque a diventare oggetto di accesa discussione. In un quadro caotico e denso di enigmi, si levano voci critiche, si manifestano visioni, si costruiscono scenari. E si ipotizzano possibilità
vittorio zambardino Nel dibattito sulla morte del giornalismo e la trasformazione delle testate nel passaggio all’online non poteva mancare il pensiero di un autentico pioniere, tra i primi in Italia a lavorare nel campo dell’informazione digitale, in campo fin dal primo minuto nella creazione di Repubblica.it. E rimarca punti deboli e punti forti di un cambio epocale ancora da vivere fino in fondo.
federico ferrazza E’ vicedirettore del magazine Wired, del gruppo Condé Nast. Rispetto alla presunta, o possibile, morte del giornalismo, crede sia vivo e vegeto. Semplicemente (e banalmente) - sostiene - che si debba adattare a nuovi (?) mezzi, come il digitale e i social. Quello che si limita a registrare è una gran confusione. Per come la vede, i ricavi sono fondamentali, più dei click. Perché assicurano, tra l’altro, gli stipendi.
www.wired.it
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francesco piccinini E’ il direttore di Fanpage.it. E s’inserisce nella discussione con una visione di forte spinta innovatrice. Dice che a essere distribuito non è più il giornale, ma il singolo contenuto. La distribuzione è il primo punto da cui partire: infatti, fino a qualche anno fa, l’unico mezzo per distribuire le notizie prodotte dalla redazione del giornale era la carta, un supporto tangibile con le sue regole e la sua scienza.
www.fanpage.it
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marco alfieri No, non si è pentito della scelta: lasciare un giornale sicuro e un posto che lo era altrettanto per andare a dirigere la testata online Linkiesta. Sostiene che in poco più di un anno ha imparato un sacco di cose. Può sembrare una magra consolazione visti i conti del giornale, ma non è affatto così. Piuttosto, il problema è che il prodotto che si fa, su carta e su web, non funziona più - o non ancora - e va rivoluzionato.
www.linkiesta.it ANNO V | #082| LUNEDÌ’ 14 LUGLIO 2014
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MARKET PLACE
Sul sito di Lastminute.com e su Youtube la campagna digitale di Top Secret Hotel
Il segreto di uno sconto che vale la pena scoprire Prodotto dall’agenzia Y by PI&C, gli uffici europei di People Ideas & Culture, il video è imperniato su una figura femminile concentrata a svelare l’offerta dell’operatore di Giulia Zuffi
Lastminute.com lancia la nuova campagna digital per il proprio sub-brand. Un ammiccante video per rappresentare Top Secret Hotel, come “un segreto che vale la pena scoprire”. Ai clienti l’offerta di una valida ragione per scegliere fiduciosamente viaggi all’ultimo minuto, proponendo hotel di lusso a un prezzo accessibile. La campagna video, ideata dalla Y by PI&C, gli uffici europei di People Ideas & Culture, è stata lanciata sul
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sito web di lastminute.com e sul relativo canale Youtube. Propone l’esperienza vissuta da un personaggio femminile che arriva in uno dei Top Secret Hotel di lastminute.com, con gli occhi coperti da una benda. Il breve racconto filmico comunica una sensazione rassicurante, sollecitando al tempo stesso il desiderio nello spettatore di rivivere quest’atmosfera intrigante di un Top Secret Hotel, seguendo la protagonista femminile in tutto il percorso dall’arrivo fino alla camera d’albergo. Il video
vuole invogliare i clienti a testare una prima esperienza in un hotel Top Secret, con l’offerta di uno sconto per incentivare ulteriormente i soggiorni nel mese di luglio. Matthew Crummack, amministratore delegato di lastminute.com, afferma: «Siamo consapevoli del fatto che una volta sperimentato un soggiorno in un Top Secret Hotel, è come se i clienti avessero dato inizio ad una storia d’amore duratura. Questo non solo perché sono entrati in meravigliosi hotel a 4 e 5 stelle a prezzi davvero
convenienti, risparmiando fino al 45%, ma anche perché hanno apprezzato e goduto dell’affascinante emozione nella modalità di prenotazione dei Top Secret Hotel. Abbiamo voluto rappresentare questo aspetto e mettere in gioco le qualità legate al brand, sia attraverso una “prenotazione ad occhi chiusi”, sia alla ricerca di suggerimenti d’albergo o con l’approdo in un albergo al di là della propria immaginazione. Questa campagna video incarna l’essenza del messaggio del nostro brand: aiutare e premiare chi agisce d’impulso, così che i clienti e quelli potenziali sfruttino al meglio il proprio tempo libero. La nostra speranza - conclude il manager -- è che sia fonte d’ispirazione per tutti». L’intento è stato perfettamente interpretato dal capo ideatore di Y by PI & C Domenico Vitale: «Se ci sono due cose che la gente ama sono proprio queste: scoprire un valido segreto e ottenere un’incredibile camera d’albergo a un ottimo prezzo. I Top Secret Hotel sono una combinazione di entrambe. Questo video è una seducente visualizzazione di come funzioni il circuito, suscitando una entusiasmante eccitazione nei clienti in attesa della grande scoperta dell’albergo che hanno prenotato».
In simultanea l’on air tv dello spot e il live di shakira
La sincronia perfetta: Danone+Mindshare
La performance della cantante è servita per testare un’innovativa modalità di pianificazione della campagna di Marianna Marcovich
La performance live di Shakira in chiusura dei Mondiali 2014 è stata l’occasione per Mindshare e Danone di testare un’innovativa modalità di pianificazione della campagna Activia che vede, appunto, protagonista la celebre cantante colombiana. Pertanto la programmazione digitale della campagna Activia è stata perfezionata a sincrono sia con l’on air tv dello spot, sia con la performance live di Shakira. L’iniziativa si è articolata lungo tutta la giornata di ieri e ha avuto il suo culmine nel corso della cerimo-
nia di chiusura dei Mondiali, in simultanea con l’esibizione della cantante colombiana. Per realizzare la campagna la centrale Mindshare ha utilizzato Xaxis Sync, l’innovativo prodotto sviluppato da Xaxis, la società di audience buying di GroupM. Con Xaxis Sync, infatti, Mindshare è in grado di pianificare la comunicazione web e mobile dei propri clienti non solo indirizzandola a un’audience caratterizzata da specifici interessi, ma anche in perfetta sincronia temporale con qualsiasi evento del palinsesto televisivo, cavalcando così il fenomeno del
second screen. Valeria Surico, Marketing Connection Manager di Danone, commenta: «Questa iniziativa nel segno dell’innovazione è un’espressione del coinvolgimento attivo di Danone nella vita dei propri consumatori e della nostra capacità di stabilire con loro connessioni, fondate sugli interessi che ci accomunano. Rendendola possibile, Mindshare ha dimostrato ancora una volta di essere il centro media all’altezza delle nostre ambizioni». Aggiunge Adriana Ripandelli, Head of Digital di Mindshare: «Ringraziamo Danone che ci permette di portare realmente il digital al centro delle strategie di comunicazione dei suoi brand. Siamo determinati a tradurre in progetti concreti tutta l’innovazione che il digital consente, per essere sempre più “adaptive” rispetto al contesto, ai comportamenti dei consumatori e alle esigenze dei nostri clienti».
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SCOP R I LE ESPLO S IVE P OTENZIALITÀ O GNI GIOR N O S FOGLIA IL NUO V O NANOPR E SS
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COM PANY
Jellyfish firma la campagna paneuropea, mentre si va verso un pitch media per il lancio integrato autunnale
Tutti in forma anche in Italia, arriva Fitbit L’azienda nordamericana, attiva sul mercato del connected health e del fitness con una vasta gamma di prodotti, punta su press digital e store
i consumatori di fitbit fanno il 43% di passi in più quando indossano il prodotto di Davide Sechi
Sbarca in Italia Fitbit Inc., azienda fondata nel 2007 a San Francisco, operante sul mercato del connected health e del fitness con una vasta gamma di prodotti. Prodotti che sono venduti in più di 25 mila negozi in Nord America e altri 37 mila nel mondo e sono disponibili in 46 Paesi. Fitbit è una società privata finanziata da Foundry Group, Qualcomm Ventures, SAP Ventures, Softbank Capital, SoftTech VC e True Ventures. L’app Fitbit è una tra le principali applicazioni
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benoit raimbault
dell’ iTunes store e ha più di un milione di download sul Google Play Store. Applicazione e strumenti online che sono disponibili in italiano con tutte le nuove caratteristiche introdotte, inclusa anche MobileRun, che permette di monitorare in tempo reale le statistiche di corsa sullo smartphone attraverso il Gps che accuratamente traccia, registra e compara in modo efficiente e facile corse, escursioni e camminate. Con la consapevolezza che per il monitoraggio del fitness non esista una soluzione valida per tutti, Fitbit of-
fre una varietà di opzioni per la sua gamma di prodotti di activity tracking: il bracciale Fitbit Flex, Fitbit One e Fitbit Zip, la bilancia Wi-Fi smart Aria e strumenti mobile e online. I prodotti monitorano qualsiasi attività: i passi fatti, la distanza percorsa, le calorie bruciate, i minuti in attività, persino la qualità del sonno. È dimostrato che i tracker Fibit aiutano le persone a muoversi; infatti, i consumatori di Fibit fanno il 43% dei passi in più quando indossano il prodotto. E ancora: i prodotti Fitbit sono stati tra i primi nel mercato a
usare il Bluetooth 4.0 per sincronizzarsi con smartphone e computer. Fitbit è fiera di supportare il più alto numero di dispositivi multi piattaforma su iOS e Android, con accessi istantanei a dati e progressi aggiornati. Un arrivo sui nostri territori, salutato così da James Park, ceo e co-fondatore, in sede di presentazione: «Siamo entusiasti di entrare nel mercato italiano e non vediamo l’ora di aiutare i suoi cittadini a vivere in modo più salutare e a muoversi di più, come abbiamo già fatto con milioni di consumatori nel mondo. Gra-
zie alla nostra capacità di offrire la più ampia scelta di prodotti compatibili con il più alto numero di dispositivi, le persone potranno scegliere lo smartphone che preferiscono, avere un maggior successo nel monitorare l’attività e raggiungere i propri obiettivi di benessere e fitness». Per lo start-up, l’azienda ha messo in moto un piano strategico che si completerà progressivamente da qui alla fine dell’anno. Con il supporto di MyPr - che si occuperà delle pianificazioni digitali e dell’agenda editoriale -, sono stati attivati tutti i canali social, da Facebook a Pinterest, passando
per Twitter e Instagram, ed è già online anche il sito italiano. Grazie alla collaborazione con Attiva, distributore per l’Italia, l’azienda potrà sfruttare gli accordi del partner siglati con varie case editrici. «Il primo passo fondamentale della campagna italiana - spiega Benoit Raimbault, direttore marketing EMEA - sarà lavorare intensamente sui punti vendita. Intorno al mese di ottobre dovrebbe invece partire la campagna pubblicitaria; una comunicazione che dovrebbe estendersi fino alla fine dell’anno, sfruttando magari anche le festività natalizie. La campagna sarà
pianificata su stampa e digitale; in questo secondo caso, oltre alla profonda attività social, perché crediamo in una comunità forte, imposteremo veicolazioni su testate a target: quindi, elettronica, sport, fitness e consumer in generale. Tecnicamente parlando, ci piacerebbe sfruttare tutti i vari mezzi a disposizione in campo digital adv: YouTube, Google Search, fino ai classici banner. La creatività sarà paneuropea, curata da Jellyfish. Per quel che concerne invece il planning, non abbiamo ancora una centrale italiana, potremmo indire una consultazione a breve».
james park ANNO V | #082| LUNEDÌ’ 14 LUGLIO 2014
SC N RIO
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più del 50% dei clienti può scegliere un brand competitor al riacquisto
The Electronic Consumers: quanti potenziali “infedeli”!
E’ quanto emerge da uno studio internazionale di TNS, istituto leader nelle ricerche di mercato e consulenza di marketing di Luca Anelli
Fedeltà e commitment: è probabile che più della metà dei clienti scelga un brand competitor al riacquisto di prodotti o servizi. E’ quanto emerge da un nuovo studio internazionale effettuato da TNS, istituto leader nelle ricerche di mercato e consulenza di marketing, nel mondo. Quasi due terzi (60%) degli intervistati si dichiarano potenzialmente “infedeli” in occasione di acquisti di consumer electronics; il 57% sostituirebbe la propria vettura con un brand diverso e il 64% sceglierebbe un diverso produttore al riacquisto di un elettrodomestico, come una lavatrice. Secondo lo studio internazionale effettuato da TNS su 40 mila clienti, alle aziende non basta più fornire un servizio affidabile per assicurarsi una customer base fedele. Infatti, molti di coloro che sono passati ad un nuovo brand, hanno
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dichiarato di essere comunque soddisfatti del brand che hanno poi abbandonato. Il business issue, quindi, è come trasformare la percezione di buona performance in una reale preferenza di scelta di (ri)acquisto. Osservando il settore bancario, le utilities e l’industria delle telecomunicazioni, TNS ha rilevato che oltre il 50% delle aziende non riesce a colmare il gap tra performance e preferenza. Ad esempio, un quinto dei clienti ha valutato la performance del proprio provider di telefonia mobile di elevato livello, ma ammette anche che non lo preferirebbe necessariamente ai competitor. Un’accurata valutazione dell’attrattività dei competitor presso la propria customer base consente di indirizzare correttamente gli investimenti sul brand. Cristina Colombo, Customer Experience Practice Lead in TNS Italia, commenta: «Data la forte concorrenza in questi mer-
cati, per assicurarsi una relazione di valore è necessaria una profonda comprensione di cosa guida il comportamento dei propri clienti. Le imprese di successo sono quelle che sono in grado di far percepire il valore delle performance in modo da diventare il brand preferito. Non investono solo in servizio o promozioni; acquisiscono ogni dettaglio sull’esperienza che sia rilevante per i clienti. Investire semplicemente su differenti touchpoints - dice ancora l’esperta -, senza comprendere come costruire un servizio personalizzato, servirà solo, nel lungo termine, a minarne la credibilità. TNS ha constatato che i clienti con una relazione consolidata nei confronti dei propri fornitori sono tre volte più propensi a rimanere fedeli, sei volte più favorevoli a raccomandare il marchio e cinque volte più inclini ad acquistare ulteriori prodotti e servizi di quel brand. In ogni caso, le aziende devono individuare il giusto equilibrio tra ciò che vogliono i clienti e ciò che permette una profittevole crescita del business. La realtà, per i brand di oggi, è che il “meglio” non sempre è l’obiettivo giusto da perseguire». Le aziende di maggior successo sottopongono frequentemente a dubbi e riflessioni critiche i propri investimenti nelle differenti aree della customer experience. Sanno dove guadagnare il maggior vantaggio competitivo e riescono a costruire una proposition valorizzante per il target che ama, e dunque poi promuove attivamente, i loro brand. ANNO V | #082| LUNEDÌ’ 14 LUGLIO 2014
Immagina di unire l’agilità di una redazione giornalistica 100% web ai contributi esclusivi dei blogger più esperti di ogni settore. Questa è la nuova ricetta di Leonardo.it, il primo portale verticale nato per soddisfare ogni giorno qualunque sete di sapere: dalle news alla moda, dalla salute allo sport e molto altro ancora. Una realtà giovane e in continua crescita, che ti invitiamo a scoprire in un solo drink. O meglio, in un solo click.
Fonte Dati Mensili: Audiweb View 2013
345 MILIONI DI PAGINE VISTE 12 MILIONI DI CONTATTI UNICI 15 VERTICAL TEMATICI
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ME DIA
Il Presidente del Consiglio e il Ministro Marianna Madia rompono gli indugi e passano subito alle nomine
Ecco formata la squadra digitale: Alessandra Poggiani, Stefano Quintarelli e Paolo Barberis la manager sarà direttore generale dell’agenzia digitale, il deputato presidente del comitato di indirizzo e il fondatore di dada consigliere dell’innovazione. «Ma anche altre persone lavoreranno con noi», ha aggiunto il capo del governo di Daniele Bologna
Alessandra Poggiani sarà il direttore generale dell’Agenzia Digitale. Lo ha annunciato il presidente del consiglio Matteo Renzi durante la conferenza stampa al termine del Consiglio dei Ministri di giovedì scorso. Romana e vicina agli ambienti Pd, è stata nominata dal Governo. «Il consigliere all’innovazione sarà Paolo Barberis, poi ci saranno una serie di persone che lavoreranno con noi come Stefano Quintarelli che sarà presidente del comitato di indirizzo», ha aggiunto Renzi. A capo di Venis Spa e organizzatrice dell’evento Digital Venice - tenutosi dal 7 al 12 luglio a cui ha partecipato anche il premier Matteo Renzi, proprio giovedì aveva lasciato Venezia ed era arrivata a Roma, per la nomina, conferita poi da Marianna Madia, Ministro alla Pubblica Amministrazione e responsabile dell’Agenda Digitale. La nomina conferma la volontà di Renzi di accelerare sull’attuazione dell’Agenda Digitale, la cui importanza è fon-
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damentale per trasformare l’Italia, come ha affermato lui stesso durante l’evento veneziano. L’Agenzia, infatti, è l’organo esecutore tecnico dell’Agenda. Formalmente, coordina le azioni in materia di innovazione per promuovere le tecnologie Ict a supporto della pubblica amministrazione, garantendo la realizzazione degli obiettivi dell’Agenda Digitale Italiana in coerenza con l’Agenda Digitale Europea. L’ente è stato istituito con il decreto legge n. 83, convertito nella legge 134 del 2012. Eredita, dunque, le competenze del Dipartimento per la Digitalizzazione e l’Innovazione della Presidenza del Consiglio, dell’Agenzia per la Diffusione delle Tecnologie per l’Innovazione, di DigitPA e dell’Istituto Superiore delle Comunicazioni e delle Tecnologie dell’Informazione per le competenze sulla sicurezza delle reti. Anche se ha due anni di vita, l’Agenzia, però, non ha mai potuto funzionare al pieno delle funzioni: il suo Statuto è arrivato solo nel 2014; mancano tuttora alcune sue com-
ponenti, tra cui il Comitato d’indirizzo. L’attuale direttore, Agostino Ragosa, è dimissionario da giugno, in un processo di rinnovo delle cariche dirigenziali voluto dal nuovo Governo. Madia ha quindi accelerato il processo di selezione del nuovo direttore - che di norma avrebbe preso tre mesi -, indicando così che il Governo intende mettersi alle spalle i passati indugi sull’attuazione delle riforme digitali. Poggiani, nata a Roma nel 1971, era stata nominata solo a gennaio a capo di Venis, azienda di servizi Ict e l’operatore locale di comunicazioni elettroniche del Comune di Venezia e si occupa del Sistema Informastefano quintarelli
tivo e della Rete di Telecomunicazioni della città. Si è laureata a Londra nel 1995 in Honours Commucations and Cultural Studies e ha insegnato come esperta di economia digitale alla Luiss, all’Università Roma Tre, all’Imperial College London, alle università La Sapienza e Tor Vergata di Roma. E’ stata direttore generale di Lait spa, società di informatica della Regione Lazio dal 2004 al 2009, oltre che Senior Advisor della società di Public Affairs e Rapporti Istituzionali di Reti Spa, responsabile della Comunicazione Digitale di Enel. Nel suo passato anche l’incarico di Information Manager per l’Unità Operativa della Part-
nership Euro-Mediterranea della Commissione Europea, la funzione di Direttore Comunicazione, Relazioni Istituzionali e Relazioni Esterne del Programma Mediterraneo del Wwf Internazionale. Nei giorni scorsi Renzi aveva ricordato che le priorità dell’Agenda per questo Governo sono far funzionare al meglio le riforme già avviate e spingere su un sistema di identità più funzionale, come voluto da una normativa - di cui, tra i “padri”, c’è lo stesso Quintarelli - ora in via di attuazione: un pin unico per tutti i cittadini, come una password per l’accesso diretto a servizi pubblici e privati via internet. Una priorità è anche la cyber security, con una strategia nazionale ed europea, attraverso il primo Cert italiano, ora in via di completamento, ovvero il Computer Emergency Response Team. E’ probabile anche che Renzi voglia aumentare gli investimenti infrastrutturali. Si può leggere così l’annuncio, sempre a Digital Venice, di proporre al Consiglio dell’Ue di escludere gli investimenti in infrastrutture digitali dal Patto di Stabilità. Altre priorità sono state menzionate dal Ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi: «Ci concentreremo sulla trasformazione delle Città e delle Comunità Intelligenti in Laboratori per la crescita dell’Economia Di-
alessandra poggiani
paolo barberis
gitale e poi sulla diffusione delle tecnologie e della cultura digitale all’interno di tutti i settori imprenditoriali, attraverso misure che innalzino il livello di utilizzo delle tecnologie nei processi produttivi ed organizzativi e producano un balzo verso un modello industriale 4.0 - ha detto -. E poi sul sostegno alla generazione e
alla crescita dimensionale di startup innovative ad alto valore tecnologico in ambito digitale, attraverso condizioni sempre più favorevoli in ambito fiscale, burocratico e finanziario. Da ultimo, ci soffermeremo sull’educazione per favorire la diffusione delle competenze digitali e promuovere la cultura tecnico scientifica». ANNO V | #082| LUNEDÌ’ 14 LUGLIO 2014
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LINK PROGRAMMATING TRADING
content marketing
Secondo Matt Brittin, vicepresident Google nord e centro Europa, il programmatic trading è come il sesso per gli adolescenti: tutti ne parlano; tutti pensano che qualcun altro lo stia facendo; ma chi lo sta facendo, lo fa male.
L’universo del content marketing, come ogni altra strategia promozionale che sfrutta il web come canale, ha una conformazione complessa e articolata, costituita da fasi strategiche e creative, operative, di diffusione e di monitoraggio dei risultati. Se delle fasi iniziali si è già ben consapevoli su come procedere, anche perché si conoscono ampiamente i modi di scelta, l’attuazione e creazione dei contenuti, non si può certo dire altrettanto della fase analitica, in cui è necessario un attento monitoraggio, attraverso appositi tools, dei risultati forniti dalla strategia messa in atto.
Come il sesso per gli adolescenti
THEDRUM.COM
L’ecosistema dei contenuti
diritto all’oblio
Google apre un sito per le opinioni
PRIMAONLINE.IT
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“Non siamo d’accordo con la sentenza”; ma “ovviamente rispettiamo l’autorità della Corte Ue”: così dalla pagine del quotidiano The Guardian, il vice presidente di Google e responsabile dell’ufficio legale, David Drummond, ritorna sul tema del diritto all’oblio. E annuncia anche un sito messo a punto dall’azienda di Mountain View, già online, su cui si trovano i nomi e le biografie di tutti i membri del comitato istituito ad hoc sul tema e anche un modulo con il quale tutti gli utenti del web possono esprimere la propria opinione sul diritto all’oblio. Da maggio sono state più di 70.000 le richieste arrivate, per un totale di 250.000 pagine web.
WEBINFERMENTO.IT
SCENARI
Per i millenials la banca è online
SMARTMONEY.STARTUPITALIA.EU
L’88% dei millennials, coloro i quali hanno un’età compresa tra i 18 e i 34 anni, negli Usa utilizza i servizi bancari quasi esclusivamente in forma digitale, attraverso computer, tablet e smartphone.
ANNO V | #082| LUNEDÌ’ 14 LUGLIO 2014
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LINK
search & socIal medIa marketIng native adverstising
Sul Nyt vale il 3% dei ricavi
NINJAMARKETING.IT
13-14 novembre 2014
mico – milAno congressi
m i l A n
Il Native Advertising è ormai una grandissima realtà, soprattutto negli Usa. Un esempio brillante è la promozione di “Orange is the new Black”, la serie in onda su NetFlix apparsa sul New York Times. Che ormai fa scuola in materia.
Chris Sherman
Founding Editor
Search Engine Land
Danny Sullivan
Founding Editor
Marketing Land
START UP DIGITALI
Google Ventures anche in Europa
GV.COM
La passione di Google per lo shopping è assai nota. La buona notizia per l’Europa è l’arrivo del suo fondo di investimento, che ha deciso di mettere a disposizione delle startup e delle imprese innovative 100 milioni di dollari. Almeno per ora.
sponsor
Founding sponsor
supporting mediA
Il quotidiano della comunicazione
Il quotidiano del
marketing in rete
Rivista mensile di comunicazione, marketing e media business in rete
digital video adv
I dieci spot più condivisi online
ECONSULTANCY.COM
Non poteva essere altrimenti. Se si dà un’occhiata ai dieci spot commerciali più condivisi sulla rete nella prima metà del 2014, non appare certo sorprendente che quattro su dieci siano legati in vario modo alla Coppa del Mondo di calcio.
AdvocAcies
organizzato da
in collaborazione con
programma a cura di
The Executive Network
www.smxmilan.it
Per informazioni ed iscrizioni riservate ai lettori di daily media e daily net: Ilaria Biasini - 06.84541.292 - i.biasini@businessinternational.it
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LINK strategie di marketing
pixel art
A parlar male degli altri siamo tutti bravi. Chi, però, ha coraggio e pazzia per parlar male di sé in una pubblicità? Lo fece una volta Bill Bernbach per Avis, ma il campione assoluto della tecnica è un altro.
Il vero artista è colui che ridefinisce ogni volta i limiti della propria arte. Hal Lasko, per tutti “Grandpa”, lavorava con i pixel a 8-bit per via della retinite pigmentosa di cui era affetto. E’ scomparso a 98 anni.
Fare Negative Adv di se stessi?
PENNAMONTATA.COM
Addio al nonno digitale dei pixel
HALLASKO.COM
future technology
orgoglio digitale
This Place, una start up di Londra, ha creato una curiosa applicazione dedicata ai Google Glass che permette di scattare fotografie semplicemente concentrandosi. Ancora dubbi sull’utilità dei Glass?
Del nuovo impegno per i diritti civili di Apple si parla da un po’, sopratutto da quando alla sua guida c’è Tim Cook. L’ultimo atto è un bellissimo video realizzato durante il Gay Pride di San Francisco dello scorso 28 giugno.
Leggere la mente con GoogleGlass
MASHABLE.COM
Il Gay Pride firmato Apple
VENTUREBEAT.COM
tendenze digitali
marketing giants
Sapevate che il primo selfie della storia è del 1839? Il primo hashtag #selfie, invece, è apparso nel 2004 su Flickr. Ma la parola selfie è stata usata, per la prima volta, nel 2002 da un australiano (ubriaco)...
Sono ottimi i primi feedback relativi alle nuove lattine di Coca-Cola in cui scompare completamente il tipico colore rosso legato da sempre al marchio. Speriamo solo che non ci “scoloriscano” anche BabboNatale...
Breve (e completa) storia dei selfies
MEDIABISTRO.COM
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Piace la nuova Coca “colorless”
ADWEEK.COM
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internet festival 2014
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dal 9 al 12 ottobre @ pisa
360com è una pubblicazione di Growing C&M sede leGAle piazza G. Grandi 24, 20135 - Milano sede oPerAtivA via Sardegna 32, 20146 - Milano tel.+39.02.53598301 fax +39.02.53598330 www.growingcm.com Abbonamento a 360com la testata 360com è registrata al tribunale di milano al 254 del 3 maggio 2010. growing consulting & media srl è iscritta al r.o.c. con il numero 16331. © tutti gli articoli hanno riproduzione riservata. il responsabile del trattamento dei dati personali raccolti in banche dati di uso redazionale è il direttore responsabile a cui, presso la sede di piazza giuseppe grandi 24, 20135 milano (tel.02.53598301), gli interessati potranno rivolgersi per esercitare i diritti previsti ai sensi dell’art. 7 dlgs 196/2003
Direttore responsabile Daniele Bologna dbologna@growingcm.com Content Manager Aureliano Roio aroio@360com.it Redazione redazione@360com.it Sebastiano Zeri, Giacomo Broggi, Vera Modesto, Davide De Vecchi Progettazione grafica e realizzazione RubberDuck info@rubberducksrl.it Amministrazione amministrazione@growingcm.com Traffico Caterina D’Amico traffico@growingcm.com Diffusione e abbonamenti diffusione@360com.it Pubblicità e iniziative speciali Ivano Moro ivano.moro@growingcm.com tel. +39.02.53598207 mob. +39.3393970611
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la manifestazione ospitata dalla città toscana arriva al suo quarto anno. stavolta protagonista la “materia” Stefano Vitta blogger, videomaker, docente. imprenditore e freelance, offre la propria consulenza per lo sviluppo di strategie di comunicazione e marketing digitale. ha affrontato diverse esperienze nella creazione di startup e progetti per aziende terze. Ha lavorato in differenti agenzie di comunicazione per clienti nazionali e internazionali. Ha utilizzato il blog come strumento di promozione del profilo professionale e dei brand con cui ha collaborato. attualmente è impegnato nella gestione e nella promozione del progetto “Amplr”, Il cui primo obiettivo è quello di creare uno spazio aperto in cui autori e aziende possano incontrarsi e confrontarsi per dare vita a progetti editoriali di ampio respiro. Gli autori possono gratuitamente creare il proprio profilo e pubblicare la descrizione dei progetti realizzati nell’ambito della propria attività professionale. Le aziende possono, così, cercare e contattare direttamente gli autori, selezionandoli per competenze professionali e conoscenze verticali di materie e industry
visioni
di
Matteo Dedè
efficacia, rischi e obiettivi
dello storytelling L’efficacia della tecnica dello storytelling è essenziale per rendere maggiormente veicolabile e memorabile un messaggio.Quel che per me, però, è più importante è il fatto che se la content platform è ben incardinata in un percorso narrativo allora questa diventa un ottimo riferimento per essere sicuri di rimanere coerenti. Spesso, infatti, nella grande mole di contenuti che si vanno a produrre per presidiare i tanti canali, il rischio di perdere il filo o di farsi tentare da iniziative “fuori tema” è alto. La storia si basa sul proporre lo scopo del brand (mission) facendo in modo che questo sia comune al target. Mentre la strategia di distribuzione dei contenuti sui canali abbiamo parlato si lega soprattutto alla possibilità di sfruttare canali autorevoli. Si entra, quindi, nello sterminato territorio delle conversazioni relative agli influncer e alle public relations a cui si demanda l’onere di ottenere spazi per i contenuti sui media tradizionali. Escludendo tematiche decisamente verti-
cali o finanziarie, mi viene difficile identificare testate la cui autorevolezza possa effettivamente essere spesa. Il discorso si appiattisce, quindi, verso l’acquisizione di semplice audience. Lo stesso ragionamento vale per i cosiddetti “influencer”. Rimane, inoltre, il tema del native advertising che però, fino ad ora in Italia, fatica ancora a distinguersi dal publiredazionale. Questo è sicuramente uno dei temi più interessanti da approfondire per capire effettivamente come competere e distinguersi nell’overload di contenuti che quotidianamente vengono inviati dai brand agli utenti. Il centro della questione, allora, finisce per ruotare sulla effettiva capacità di considerare il contesto di fruizione. A seconda del contesto l’utente è predisposto a ricevere contenuti che risolvano differenti necessità e precedano un carico cognitivo per la loro fruizione adeguata. Questa è forse la sfida più ardua da vincere per chi produce contenuti e ne pianifica la distribuzione.
Internet Festival torna a Pisa per il quarto anno. L’appuntamento è dal 9 al 12 ottobre. La parola chiave di questa edizione è “materia”, una parola inconsueta per parlare della rete, immateriale per eccellenza. Il Festival parla di rivoluzione: rivoluzione digitale, un cambiamento epocale assimilabile per impatto a quello della rivoluzione industriale. Ma se le materie prime della rivoluzione industriale erano il carbone e l’acciaio, quali sono le materie prime della rivoluzione digitale? Per il concept di Internet Festival 2014 la rivoluzione digitale nasce da miniere inesauribili di numeri binari che, combinandosi, generano big data, semilavorati contemporanei che orientano, determinano, generano, suggeriscono, modellano il prodotto finito che è mutamento sociale, impresa collettiva, transazioni esperenziali, modelli culturali, prototipi e progetti. Nascono così le economie della rete che cambiano il paradigma, rendendo protagonisti cittadini, ricercatori, amministratori pubblici, makers, artisti e visionari in grado di modellare le materie prime della rivoluzione digitale, influenzando la nostra quotidianità. Internet Festival 2014 declinerà il tema in otto versioni, ciascuna con una specifica denominazione: Take the money, Make it good, Go Green, Design to innovate, Culture is smarter, Cooperation wanted, Break the rules e, infine, Play the Game. ANNO V | #082| LUNEDÌ’ 14 LUGLIO 2014