visioni / salvatore russo
Viaggio al centro di tutti i segreti di Google+
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ANNO V | #089| MERCOLEDI’ 23 LUGLIO 2014
Quando nel 2011 venne annunciato Google+ che ci fu molto rumore, soprattutto tra gli addetti ai lavori. Ma come sarà? Facebook è spacciato! E ora chi lo dice a Tom Anderson di Myspace?
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“Memevertising” mai senza sforzo creativo e autenticità
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Trionfo di adidas a giugno sui social
8 company
Nuovo portale per Italia Independent
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Ora ciò che conta è capire gli utenti
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Chi dice donna dice blogger
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Il sito di viaggi “definitivo”
Oltre 3 milioni di contatti unici mensili, oltre 20 milioni di pagine viste, una redazione attiva 24/7, 300 contenuti video nuovi al mese. Nanopress.it è il sito all news nativo digitale benchmark dell’informazione italiana indipendente. Una risorsa d’aggiornamento e d’approfondimento riconosciuta, puntuale, dinamica, dalla parte del lettore, al servizio della notizia locale, nazionale ed internazionale. tg|adv - Via Ripamonti 101, 20141 MIlano - Tel. +39 0257313102 - tgadv@tgadv.it - www.tgadv.it
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COVER STORY
I punti critici e i tanti vantaggi di una tecnica sempre più utilizzata nell’adv digitale
Autenticità e creatività: nel “memevertising” non si può fare senza tom fishburne
Chi fa marketing è interessato a stabilire un contatto emotivo con il proprio pubblico. E questo significa toccare temi che hanno molta risonanza. Dalle prime sperimentazioni di Hotmail sono passati oltre quindici anni. E la disciplina è oggi tra le più in voga della rete. Ma bisogna fare molta attenzione di Matteo Dedé
Contenuti originali, curiosi o demenziali che si diffondono in maniera rapida e pervasiva nella rete, attraverso i social network, la blogosfera, le catene di email, i siti di news. Negli ultimi anni è
sabeer bhatia
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uno dei fenomeni che caratterizza maggiormente l’universo digitale. E’ l’Internet Meme. Il termine si intende in vario modo: può essere verbale, basato su notizie o frasi divertenti che diventano popolari
kevin mathers
parole
immagini
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è il meme basato su notizie o frasi divertenti che diventano popolari su forum, blog e aggregatori, come nel caso di “epic fail“, per etichettare fallimenti di dimensioni colossali
è il meme che si serve anche di foto, come i longevi esempi dei LOLcats, i gatti ritratti in pose divertenti insieme a testi fortemente sgrammaticati che ne esprimono il pensiero
c’è anche il meme che si serve di clip, generalmente caricati su YouTube, che accende discussioni e attenzione. ad esempio, lo stravisto spot di Nike con il calciatore ronaldinho
su forum, blog e aggregatori, come il caso di “epic fail“, termine che si usa per etichettare scherzosamente un fallimento di dimensioni colossali, o i “Chuck Norris facts“, brevi notizie umoristiche inventate e inverosimili legate alla mascolinità o all’abilità nelle arti marziali del popolare attore americano. Oppure, il meme è basato su immagini, come i longevi esempi dei LOLcats, le immagini dei gatti ritratti in pose divertenti accompagnati da testi, fortemente sgrammaticati, che ne esprimono il pensiero e fanno da contrappunto umoristico al visual. Poi c’è il meme basato su video, generalmente caricato sulla piattaforma YouTube, che accende discussioni e attenzione sul web. E si pensi, ad esempio, allo stravisto spot televisivo della Nike in cui si ammirava l’asso brasiliano del calcio Ronaldinho che, dopo essersi infilato le scarpe della marca advertiser, riusciva a colpire ripetutamente la traversa
della porta senza mai sbagliare un colpo. Per quattro volte almeno. Il tutto sviluppato su Twitter, attraverso lo strumento privilegiato dell’hashtag. I meme di internet, dunque, diventano un successo quando, oltre alla diffusione virale, si origina un numero elevato di imitazioni, parodie e reinterpretazioni che fanno riferimento al contenuto originale. L’exploit virale ottenuto da questo particolarissimo fenomeno di rete, non poteva lasciare indifferente il mondo del marketing.
infatti, è quella di essere laterali rispetto a un advertising diretto, dove l’obiettivo principale è il divertimento tout court, non l’informazione o la persuasione. I meme offrono ai brand l’opportunità di inserirsi in un discorso ad alto tasso di partecipazione ed emotività con il minimo sforzo creativo ed economico. A conferma di ciò, Kevin Mathers, managing director della divisione Uk di YouTube, affermato: «Chi fa marketing è interessato a stabilire un contatto emotivo con il proprio pubblico. E questo significa toccare temi che hanno molta risonanza». Un altro esempio di meme di successo è stato “Harlem Shake”, una canzone originariamente postata su YouTube a inizio 2012, che ha consentito a tanti brand di esporsi a un pubblico molto ampio. Pepsi, Axe, Google e Facebook hanno così creato la propria originale versione del fenomeno virale, così come hanno fatto Red Bull, Abercrombie,
Sollevare buzz Così, la pratica di utilizzare un meme per sollevare buzz attorno a un prodotto o a un servizio è presto diventata strumento strategico in ambito di azioni di viral o guerrilla per ottenere buoni risultati di copertura pubblicitaria. I meme, quindi, sono diventati sempre più ambiti dai brand per trasmettere un messaggio pubblicitario diverso da quelli classico. La loro caratteristica,
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COVER STORY
Vodafone e M&M’s, che comprendendo in anticipo la straordinaria viralità dell’originalissimo singolo “Gangnam Style” del rapper sudcoreano PSY, hanno deciso di sfruttare il meme per ottenere grande visibilità con uno sforzo creativo quasi nullo. Intorno a “Gagnam Style” sono nati, così, pupazzetti lego ballerini, eventi Red Bull, magliette M&M’s con il volto del cantante coreano, oltre allo spot dei pistacchi ballerini trasmesso durante il Super Bowl 2013. Un po’ di storia Bisogna, peò, risalire al 4 luglio del 1996 per trovare la prima azione di marketing virale di successo, quando i fondatori di Hotmail, Jack Smith e Sabeer Bhatia, lanciarono via email un breve messaggio. Nessun video, nessun sistema di sharing peer to peer, niente giochini divertenti e sofisticati, né tanto meno contenuti html avanzati. Soltanto un testo alla fine di ogni messaggio inviato da una casella di posta hotmail.com: “PS Get your free e-mail account at http://www.hotmail. com”. Una semplicissima notizia che riguarda la nascita di un nuovo servizio di posta elettronica, gratuito e di qualità, che però
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riesce a diffondersi con la rapidità di un virus. Il risultato? Dopo diciotto mesi, Hotmail raggiunge quota 8,7 milioni di utenti e i fondatori ricavano circa 400 milioni di dollari dalla vendita del servizio di posta elettronica. Tim Draper, patron di Hotmail, per la prima volta definì con il termine marketing virale il successo avuto dal servizio di posta, parlando di “network-enhanced word of mouth”, come a sottolineare il nuovo legame tra il tradizionale passaparola e l’importanza giocata dalle reti digitali. A partire da allora si è iniziato a parlare di viral marketing o buzz marketing o ancora word of mouse, per indicare il modello attraverso cui un messaggio commerciale si diffonde esponenzialmente attraverso le segnalazioni o referral dei clienti stessi. Da quel momento sono trascorsi oltre quindici anni e il marketing virale ha assunto aspetti e strumenti sensibilmente diversi. La logica di base, però, è sempre la stessa: l’influenza sociale, amici, conoscenti e colleghi di lavoro possono diventare lo strumento più efficace per l’orientamento al consumo e le decisioni d’acquisto dei clienti. Qualche critica, però,
in questa pagina alcuni esempi di memevertising che hanno fatto storia sul web, diventando dei veri e propri “tormentoni”
ha cominciato a sollevarsi. Tom Fishburne, cartoonist e ceo di Marketoon Studios, agenzia che ha lavorato nel content marketing per il quotidiano The Wall Street Journal, considera la maggior parte dei “memevertising” come dei timidi tentativi di inserirsi in ciò di cui tutti gli altri stanno già parlando. Non ci sarebbe nulla di intraprendente in questa strategia; anzi, secondo Fishburne risulterebbe spesso qualcosa di inopportuno, dato che non tutti i meme sono indicati per un brand. C’è poi da considerare, sempre secondo Fishburne, anche il fattore temporale, dato che il meme ha un periodo di successo limitato nel tempo, quindi risulta essenziale riuscire a cavalcarlo al momento giusto e non fuori tempo massimo, come spesso accade a molti brand. In ogni caso, Fishburne pensa che, anche nel caso del memevertising, i brand dovrebbero apportare un valore aggiunto e non limitarsi ad una semplice presenza. Autenticità e creatività Se, infatti, la strategia di viral marketing è studiata bene e riesce a fare la differenza, rispettando il tempismo, l’autenticità e
soprattutto la creatività, allora le possibilità di ottenere un risultato positivo diventano maggiori, perché si riesce a sfruttare ogni sfaccettatura del meccanismo virale innescato. Sono pochi, tuttavia, i manager che riescono a portare avanti una campagna pubblicitaria di questo tipo. E gran parte del successo dipende sia dai costi di partenza che si intendono sostenere, sia dal tipo di target a cui ci si rivolge. Reclamizzare un prodotto o un servizio che non ha un target “allargato”, ad esempio nel caso del business to business, o che non sia paragonabile ad altri a parte qualche elemento distintivo, potrebbe trasformare l’azione di viral marketing in una strategia completamente inutile se non totalmente controproducente, finendo per fare tanto rumore per nulla. E rischiando di stancare il pubblico. Il “memevertising”, allora, ripropone, alla fine, quello che vale nel senso più classico della pubblicità, quella buona: attenzione a pubblicizzare prodotti che non hanno dietro un’idea originale e una strategia bene definita. A queste condizioni, fare comunicazione con il viral marketing potrebbe rivelarsi un errore.
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MARKET PLACE
Sui network i Mondiali rappresentavano un’opportunità straordinaria, sfruttata nel migliore dei modi
Il risvolto social di Fifa World Cup: un Brasile trionfale per adidas Italia
Su Twitter, a giugno, l’hashtag della campagna #allin or nothing è risultato fra i primi 5 in Italia con un un totale di oltre 11 milioni di impression. Il picco generato dalla partita “Italia-Uruguay”
SOCIAL CUSTOMER SERVICE & CRM TOOL cruciale l’apporto in brasile di “posto adidas”
a livello globale adidas è stato il brand di cui si è parlato di più durante tutta la kermesse calcistica di Vera Modesto
Fifa World Cup Brazil 2014 trionfale per adidas Italia sui social media: i Mondiali brasiliani rappresentavano un’opportunità straordinaria che è stata sfruttata nel migliore dei modi. Su Twitter, a giugno, l’hashtag della campagna #allin or nothing è risultato fra i primi cinque in Italia con un volume di tweet di 5,8k e un totale di oltre 11 milioni di impression. Il picco di tweet, con 1,8k, è stato generato dalla partita “Italia-Uruguay”. L’account @adidas_ITA è ri-
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sultato il terzo più ritwittato in assoluto, secondo la ricostruzione dell’Osservatorio Blogmeter. Anche su Facebook sono arrivati risultati di assoluto rilievo: fra il 12 giugno e il 15 luglio, i fan italiani della pagina adidas football hanno, infatti, realizzato oltre 158 mila interazioni (like, commenti, share) e un engagement rate del 10,8%. In Italia, su entrambe le piattaforme, il brand a tre strisce è risultato vincente rispetto ai principali competitor del settore, così come a livello globale, adidas è stato il brand di
cui si è parlato di più durante tutta la Coppa del Mondo, avendo totalizzato oltre 1 milione e mezzo di conversazioni sui social. Adidas Italia ha potuto fare leva sulla presenza del proprio team a Rio de Janeiro presso “Posto adidas”, la social media war room dove adidas ha concentrato la produzione e la gestione di contenuti social reattivi, previsti e pianificati, per guidare la conversazione online con i tifosi. Ottimi risultati hanno prodotto le interazioni con gli asset a tre strisce come AC Milan, Riccardo Montolivo e Giuseppe Rossi che, malgrado la sfortunata assenza sul campo, sono stati coinvolti via Twitter durante i principali momenti di comunicazione del torneo. Adidas ha potuto contare anche sul supporto dell’agenzia DMTC, attiva per tutto lo svolgimento dei Mondiali nel delivery in tempo reale dei branded content prodotti in Brasile. ANNO V | #089| MERCOLEDI’ 23 LUGLIO 2014
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COM PANY
Il brand, vero e proprio esempio di made in italy 2.0, sapientemente coniuga creatività e stile, fashion e design, tradizione e innovazione
Italia Independent ha lanciato il suo nuovo sito responsive con annessa piattaforma ecommerce
Si tratta di Un prodotto completamente diverso dalla release che era stata varata nel maggio del 2013. la sua attuale evoluzione è all’avanguardia e in linea con le esigenze di una presenza globale
di Giulia Zuffi
Italia Independent è un brand che coniuga creatività e stile, fashion e design, tradizione e innovazio-
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ne. E consolida la propria presenza online lanciando un nuovo sito responsive e relativa piattaforma ecommerce. Un prodotto
radicalmente diverso dalla release lanciata nel maggio del 2013, ancora più all’avanguardia e in linea con le esigenze di una presenza globale del brand. L’azienda, infatti, nasce dall’esigenza di aggiornare il Made in Italy, di dare vita a un “Made in Italy 2.0”, operando in diversi settori per esportare lo stile italiano in un mondo globale. Il concept stilistico del portale è stato sviluppato da Independent Ideas, la factory creativa di Italia Independent Group, mentre a Zerogrey, multinazionale irlandese, leader nella gestione di negozi virtuali per brand appartenenti ai settori della moda e del lusso, è stato affidato il compito di realizzare il motore del portale, e di renderlo performante. Andrea Tessitore, co-fondatore e amministratore delegato di Italia Independent, afferma: «Italia Independent ha deciso di investire direttamente su internet con un prodotto aggiornato sulla base degli standard più recenti, puntando al mercato globale, offrendo servizi efficienti, di qualità,
e garantendo un’assistenza puntuale ai propri clienti, indipendentemente dalla loro provenienza. In questa venture abbiamo scelto un partner di respiro internazionale, in grado di garantirci libero accesso alla piattaforma e un front-end totalmente personalizzato sulla base delle nostre specifiche e mutevoli esigenze. Questa era la sola risposta possibile agli obiettivi che ci eravamo prefissati». Giovanni Accongiagioco, co-fondatore e managing director di Italia Independent, aggiunge: «Italia Independent fin dall’inizio ha posto i propri clienti al centro del progetto, coinvolgendoli attivamente in servizi e iniziative a elevato valore aggiunto. Così intendiamo fare con i clienti finali del portale, cui proponiamo un prodotto innovativo, coinvolgente, esaustivo dal punto di vista della proposta merceologica, con il quale possano interagire». Il nuovo sito Italia Independent si distingue per la semplicità di navigazione e per la completezza delle proposte, ma l’e-shop è sicura-
mente il fiore all’occhiello del nuovo sito. Ogni prodotto può essere visionato da angolazioni diverse, ingrandito nei suoi dettagli e corredato da una scheda contenente informazioni dettagliate sulle sue caratteristiche. Il sito è ricco anche di contenuti editoriali come, “About us” e “Milestones” che propongono un vero e proprio storytelling che accompagna il visitatore attraverso la storia del brand dalla sua nascita nel 2007. La nuovissima sezione “Innovazione” racconta della ricerca
tecnologica alla base delle creazioni Italia Independent, con approfondimenti sui trattamenti e materiali impiegati,tra i quali l’effetto velluto e le pigmentazioni termosensibili, recentemente premiate da Mit Review Italy. Altra novità è “Tailor Made”, divisione dedicata ai prodotti su misura, presentata nella sua veste attuale al recen-
te Pitti tenutosi in giugno a Firenze. Non viene tralasciata neppure l’interazione con gli utenti, attraverso le sezioni dedicate allo sport e ai social network. L’online è al servizio dell’offline, grazie alla mappa integrata con la quale individuare i negozi monomarca e gli shop in Shop Italia Independent, in Italia e nel mondo.
il concept stilistico del portale è stato sviluppatto da independent ideas, factory creativa di italia independent ANNO V | #089| MERCOLEDI’ 23 LUGLIO 2014
Immagina di unire l’agilità di una redazione giornalistica 100% web ai contributi esclusivi dei blogger più esperti di ogni settore. Questa è la nuova ricetta di Leonardo.it, il primo portale verticale nato per soddisfare ogni giorno qualunque sete di sapere: dalle news alla moda, dalla salute allo sport e molto altro ancora. Una realtà giovane e in continua crescita, che ti invitiamo a scoprire in un solo drink. O meglio, in un solo click.
Fonte Dati Mensili: Audiweb View 2013
345 MILIONI DI PAGINE VISTE 12 MILIONI DI CONTATTI UNICI 15 VERTICAL TEMATICI
SC N RIO
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Crea qualche preoccupazione quanto emerge dallo studio “Accenture Seamless Retail 2014”
Ora quello che conta è comprendere gli utenti
Tra i consumatori italiani, solo il 59% degli intervistati ha dichiarato di trovarsi a proprio agio nel fare acquisti su internet, contro il 70% di Francesi e il 77% degli inglesi
di Sebastiano Zeri
Lo shopping online funziona se basato su siti semplici e di immediata comprensione per gli utenti. Ecco perché crea qualche preoccupazione quanto emerge dallo studio “Accenture Seamless Retail 2014”, realizzato dalla multinazionale della consulenza, che ha analizzato il comportamento di 15 mila consumatori di venti Paesi per comprendere dove preferiscono fare acquisti tra negozi fisici, online e mobili. Tra i consumatori italiani, solo il 59% degli intervistati ha dichiarato di trovarsi a proprio agio nell’effettuare acquisti su internet, contro il 70% della Francia e il 77% del Regno Unito. Restando al nostro Paese, il 91% dei consumatori coinvolti vorrebbe informazioni in tempo reale sulla disponibilità dei prodotti sul punto vendita e l’88% dichiara di aver fatto ricerche online su un prodotto prima di recarsi nel punto vendita, fenomeno
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noto come “webrooming”. Di positivo c’è che il 52% degli italiani vorrebbe utilizzare maggiormente l’online in futuro - rispetto al 41% dei francesi e al 40% dei britannici -, uno scenario che risulta sfidante per le aziende del settore, chiamate a puntare con maggiore decisione sulla semplicità di utilizzo dei canali virtuali. Oltre che a realizzare una completa integrazione tra i diversi strumenti d’acquisto. In particolare, il 20% degli italiani intervistati ha dichiarato di voler incrementare gli acquisti nel punto vendita, ma ha segnalato anche cosa è migliorabile oggi: il 41% desidera poter acquistare utilizzando tutti e tre i canali (negozio/ online/mobile) in modo integrato, il 25% reputa che l’esperienza d’acquisto nei negozi debba ancora essere migliorata e il 26% nei servi-
zi online. Quanto a questi ultimi, l’attenzione è posta soprattutto sulla rapidità nella consegna dei prodotti acquistati, sulla flessibilità di orario in merito al recapito (in modo da conciliare la presenza in casa) e sul riconoscimento automatico del proprio profilo utente ogni volta che si torna sul sito di e-commerce. Spiega Alberto Pozzi, responsabile per il settore retail di Accenture: «I risultati della ricerca indicano che i retailer hanno l’opportunità di incrementare le vendite sul punto vendita, ma solo se saranno in grado di offrire ai clienti un’esperienza migliore». I confini tra i diversi canali di shopping stanno sfumando: «I consumatori desiderano godere dei vantaggi offerti dall’online anche quando fanno acquisti nei punti vendita, ad esempio ricevendo in tempo reale le informazioni sulla disponibilità dei prodotti», dice ancora Pozzi. Dalle interviste condotte emerge, comunque, che il negozio rimane un canale di vendita importante. «I retailer dovranno impegnarsi per differenziare l’esperienza d’acquisto», conclude Pozzi.
e’ sempre più diffusa l’abitudine, denominata “webrooming”, di fare ricerche online su un prodotto prima di acquistarlo
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ME DIA
Scrivono soprattutto per piacere e anche per aprirsi opportunità professionali
Chi dice donna dice blogger abituate a vedere in modo positivo la collaborazione con le aziende, riescono a guadagnare dall’attività di autore sul web. e Imageware ha presentato l’Osservatorio Blog 2014, seconda edizione della ricerca sulla blogosfera, che quest’anno è stata condotta a livello europeo. coinvolgendo i protagonisti di Luca Anelli
La maggior parte dei blogger è composta da donne, scrive per piacere e per aprirsi opportunità professionali, vede in modo positivo la collaborazione con le aziende e riesce a guadagnare dall’attività di autore sul web. Imageware, che da oltre 28 anni opera nella consulenza di comunicazione, nelle relazioni pubbliche e nella comunicazione digitale, presenta l’Osservatorio Blog 2014, seconda edizione della ricerca sulla blogosfera che quest’anno è stata condotta a livello europeo. Attraverso il network mondiale di agenzie indipendenti Iprex di cui Imageware è parte, l’indagine ha infatti fotografato il panorama attuale della blogosfera in tutta Europa. L’Osservatorio è stato condotto tramite un questionario inviato ai principali blogger, scelti per numero di utenti unici, esposizione e contenuti. In totale sono stati 1.200 i blogger coinvolti, appartenenti prevalentemente ai settori moda, stile, trend e
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bellezza, attualità, tecnologia e innovazione, green e sostenibilità, cibo e vino, design d’interni, automobilismo, viaggi. Obiettivo dell’indagine è stato mantenere l’attenzione ed essere aggiornati sui blogger, comprendere quali sono i loro interessi attuali, le loro fonti d’informazione, gli atteggiamenti verso le notizie che ricevono e come vedono le forme di collaborazione con le aziende. L’analisi di questi aspetti, insieme a una mappatura della blogosfera e a un monitoraggio approfondito dei temi e delle notizie trattate dai blog, può aiutare chi lavora nella comunicazione non solo ad avere relazioni positive con i blogger ma anche a definire strategie di comunicazione efficaci e forme di collaborazione soddisfacenti. Donna, 38 anni: ecco l’identikit In termini anagrafici, i blogger sono più “vecchi” di quanto si possa pensare. L’attività di blogging richiede una certa espe-
rienza di vita e non solo l’attitudine e la predisposizione al digitale che tutte le nuove generazioni possiedono. Scopriamo così che l’età media dei blogger in Europa è 38 anni. I più “adulti” risiedono in Germania, dove l’età media è 40 anni. Segue la Gran Bretagna con un’età media di 36, mentre i più giovani vivono in Repubblica Ceca e Finlandia; entrambi i Paesi registrano un’età media di 31 anni. In Italia invece l’età scende, con il 48% dei blogger compreso tra i 25 e i 35 anni. Il fenomeno blog inoltre è donna per il 67,2%. Il record va alla Finlandia, con una percentuale dell’89,8%. Anche in Italia il fenomeno blog è rosa, con una percentuale del 60,5% di blog curati da donne. I temi in voga: fashion e viaggi stanno in cima I temi più trattati nella blogosfera europea sono legati alla moda e abbigliamento (15,3%), alla bellezza (12%), al cibo (12,8%) e ai viaggi (12,6%). In Ita-
lia vincono i temi legati al mondo fashion, la percentuale dei blog che trattano questi argomenti arriva infatti al 32,9%. Seguono i blog di viaggi, che registrano il 21%. Per l’elaborazione dei contenuti, la maggior parte dei blogger attinge il più delle volte a Internet e alle proprie esperienze personali. Quasi un blogger su tre (26,8%) però afferma di utilizzare materiale come comunicati stampa o sample di prodotti arrivati da agenzie di comunicazione e uffici stampa. L’Italia rispecchia questa situazione, con percentuali molto simili. In tutta Europa, il 67,9% dei blogger è stato contattato almeno una volta a fini di attività marketing o rp. In Italia la percentuale sale all’81,9% e un blogger su tre afferma di venir contattato su base giornaliera. Il 42,5% dei blogger viene contattato attraverso l’invio di inviti a eventi o materiale aziendale. Questi dati sono uniformi alla maggior parte dei Paesi, così come la reazione agli approcci delle aziende, per oltre la metà del campione vista come positiva. Alla domanda “Quali sono gli obiettivi che ti poni attraverso il tuo blog”, la blogosfera europea concorda nell’affermare che scrive per piacere e per raccontare le proprie esperien-
Blogger in the Usa più orientati a risultati e monetizzazione L’Osservatorio Blog 2014 ha coinvolto anche 150 blogger negli Stati Uniti d’America. Questo l’identikit del blogger a stelle e strisce: donna (92%) sui 35 anni, che tratta temi legati alla famiglia (25,6%) e all’ambito food and beverage (11,2%). Anche i blogger statunitensi utilizzano come fonte di ispirazione le loro esperienze personali, ma rispetto ai colleghi europei non scrivono solo per passione. Il 76,5% dichiara infatti di avere come scopo fare soldi, obiettivo che si realizza per il 90,7% del campione. Per quanto riguarda il rapporto con le aziende, il 97% dei blogger statunitensi dichiara di essere stato contattato a scopi di marketing e pubblicità e addirittura il 75% su base giornaliera. Il 98% del campione Usa ha ricevuto dei prodotti in omaggio e il metodo sembra funzionare, l’80% ritiene infatti che la relazione con le aziende sia positiva e desidera un coinvolgimento maggiore. La metodologia della ricerca Oltre al campione americano citato, l’Osservatorio ha coinvolto 1.200 blogger in Germania, Finlandia, Gran Bretagna, Irlanda, Irlanda del Nord, Italia, Repubblica Ceca, Spagna e Slovenia, intervistati direttamente dalle agenzie di comunicazione del gruppo Iprex. In Italia, il panel è stato di 150 blogger e l’indagine è stata curata direttamente da Imageware. Iprex è un network internazionale di agenzie di comunicazione indipendenti, composto da oltre 1.500 specialisti ed esperti che lavorano in più di cento sedi in tutto il mondo. Imageware ha già deciso che proseguirà il dialogo con i blogger attraverso nuove edizioni dell’Osservatorio.
ze, senza nascondere però di vedere o sperare in sviluppi professionali. Questo sembra realizzarsi, nel momento in cui quasi la
metà (46%) dei blogger dichiara di guadagnare attraverso il proprio blog. Le fonti di guadagno sono rappresentate nella mag-
gior parte dalla pubblicità o da forme di compensazione come la partecipazione a eventi o la ricezione di prodotti.
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LINK Financials
social hr
Apple, è tornata la macchina da soldi
Network interni alle aziende
Il terzo trimestre del suo anno fiscale è sempre stato per Apple il meno brillante. In particolare da un paio di anni a questa parte, e nonostante la presentazione di nuovi prodotti in primavera. Non è più così.
Nonostante l’incessante crescita di alcuni social network di carattere “business” come LinkedIn, questi vengono utilizzati più nelle nostre vite personali che nelle nostre organizzazioni e per i nostri contatti professionali. Il rapporto Cipd 2014 “Putting social media to work. Lessons from employers”, parte da questi presupposti ed esplora le potenzialità dell’uso dei social media da parte dei dipendenti, mirando a offrire nuovi dati su come questo potenziale si sta attualizzando nelle imprese. Sette case history per spiegare meglio questa importante opportunità.
TECHCRUNCH.COM
marketing
Pubblicità, cosa la rende un successo?
Tutti i processi decisionali umani avvengono in primis a livello inconscio ed emozionale. Per essere, quindi, dei veri “manipolatori d’emozioni”, degli esperti nei collegamenti emotivi, bisogna conoscere il reale e archetipico significato celato dietro a ogni immagine. Al contrario, sarebbe solo come partecipare a un gioco del quale non si conoscono le regole: la vittoria è improbabile o fortuita. Qualche efficace esempio di pubblicità brillante e di grande impatto che ha sfruttato con efficacia le emozioni archetipiche, analizzata sotto la lente delle neuroscienze.
NINJAMARKETING.IT
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NOVA100.ILSOLE24ORE.COM
Tendenze digitali
Italiani, navigatori santi e... narcisi
MYMARKETING.NET
Sono più di 1 milione i selfie che ogni giorno gli Italiani si scattano. Lo rivela una ricerca di Human Highway per Samsung, secondo cui sono circa 29 milioni gli autoscatti al mese: 2,2 a individuo.
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LINK
search & socIal medIa marketIng digital music
Lo streaming vale più del download
WEBNEWS.IT
13-14 novembre 2014
mico – milAno congressi
m i l A n
Secondo i dati ufficiali pubblicati da FIMI, nella prima metà del 2014 il mercato musicale italiano ha fatto registrare una crescita pari al 7%, raggiungendo quota 53,6 milioni di euro. E lo streaming sorpassa il download.
Chris Sherman
Founding Editor
Search Engine Land
Danny Sullivan
Founding Editor
Marketing Land
selfie mania
Alle donne non piacciono (le donne)
DAILYMAIL.CO.UK
Avete presente i selfie supersexy in stile Rihanna? Le donne che li pubblicano sono considerate meno attraenti e meno brillanti delle altre, almeno secondo una ricerca pubblicata dal “Psychology of Popular Media Culture”.
sponsor
Founding sponsor
supporting mediA
Il quotidiano della comunicazione
Il quotidiano del
marketing in rete
Rivista mensile di comunicazione, marketing e media business in rete
travel online
Il sito di viaggi “definitivo”
MEDIUM.COM
Secondo alcune ricerche, prima di prenotare un viaggio si visitano una media di 22 siti e si fanno almeno 12 ricerche. Questo per poter prenotare aerei, treni e tutto il resto. Wanderio.com permette di fare tutto con un unico click.
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programma a cura di
The Executive Network
www.smxmilan.it
Per informazioni ed iscrizioni riservate ai lettori di daily media e daily net: Ilaria Biasini - 06.84541.292 - i.biasini@businessinternational.it
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1-3 dicembre / helsinki @ finlandia
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già fissate le date della fase finale della manifestazione, le iscrizioni si potranno presentare entro il 26 settembre Salvatore Russo si occupa di Marketing, Consulenza Aziendale e Formazione fin dal 1998. Ha partecipato alla progettazione, allo sviluppo e alla gestione di importanti portali e piattaforme di ecommerce italiani. Dal 2011 è impegnato nella direzione marketing di 6sicuro, di cui è anche l’ideatore del blog, coordinatore generale e principale punto di riferimento dell’intera squadra di blogger e giornalisti. Docente e relatore Google+, praticamente dalla versione beta, per importanti brand ed eventi. ha scritto il volume “Scopri Google Plus e conquista il Web”, un manuale di quasi 400 pagine che spiega passo dopo passo esattamente quello che occorre sapere per poter utilizzare al meglio il social layer del colosso di mountain view. Quello di Google è un universo così vasto che è davvero difficile da decifrare, senza considerare tutte le funzionalità di uno strumento come Google Plus, conosciute dai più in minima parte
visioni
di
Matteo Dedè
viaggio al centro di tutti
i segreti di google+ Quando nel 2011 venne annunciato Google+ ricordo che ci fu molto rumore, soprattutto tra gli addetti ai lavori. Ma come sarà? Facebook è spacciato! E ora chi lo dice a Tom Anderson di Myspace? Tanti commenti, milioni di punti di vista e quintali di aspettative. All’inizio, poi, era una cosa da agenti segreti: ci entravi solo grazie agli amici degli amici dei cugini della moglie del programmatore. Circolavano questi inviti e i primi che varcavano finalmente la soglia del nuovo social di Mountain View non perdevano neanche tempo ad analizzare le nuove strutture di comunicazione: sbeffeggiavano direttamente chi stava ancora aspettando. Un giorno la sorte toccò anche me e dunque entrai in questo nuovo universo. Invece di prendere in giro gli altri rimasti in attesa, sono andato direttamente alla fonte criticando apertamente Google. Dai, ma che roba è? Cos’è questo bianco ospedaliero? E i +1 cosa mi significano? È uguale a Facebook, qual è il va-
lore aggiunto? Ah, le cerchie… beh, sì, certo, un po’ come Twitter che ti permette di seguire persone senza l’esplicito consenso! Avevo il dente avvelenato, lo ammetto. È un po’ come se fossi single e ti presentassero “una persona eccezionale e davvero carina” e poi ti trovassi davanti la brutta copia dell’ex che ti ha fatto soffrire. Che delusione sarebbe? La platea di esperti del web si spaccò. Ci fu una scissione totale, una sorta di guelfi e ghibellini del mondo social, ecco. E nessuno disse niente a Tom di Myspace. Anche Google può fallire, in realtà. Basta ricordarsi di Google Wave, aperto nel 2009 e interrotto nel suo sviluppo nel 2010, per metterlo direttamente in archivio nella primavera del 2013. Così anche Google Plus è stato preso di mira da prospettive e riflessioni molto diverse tra loro, critiche che ancora oggi, in questo momento, vengono mormorate. Cosa ne pensavo io? Non mi piaceva. Fine della storia. No, era soltanto l’inizio.
L’appuntamento finale, quest’anno, è in Finlandia. La capitale Helsinki, infatti, ospiterà l’edizione 2014 di Eurobest. L’atto finale della manifestazione che premia la migliore creatività pubblicitaria si terrà dall’1 al 3 dicembre 2014. Intanto, la macchina organizzativa della kermesse sta girando a pieno ritmo. Già domani saranno avviate le operazioni di registrazione, mentre la deadline per le iscrizioni è stata fissata il prossimo 26 settembre. Per tre giorni, dunque, esponenti di tutti i Paesi europei si riuniscono per selezionare i finalisti e decidere i vincitori di Eurobest: il meglio della pubblicità europea fra spot tv e cinema, annunci stampa e affissioni. Dalle votazioni risulta anche la scelta dell’Agenzia dell’Anno, riconoscimento istituito dall’Eurobest nel 2001 e attribuito alla struttura che, sommando tutti i punteggi ottenuti con i lavori iscritti nelle diverse categorie, avrà ottenuto la votazione più alta. Tra le iniziative più interessanti che spiccano nel programma della manifestazione anche la gara riservata ai giovani talenti della creatività continentale. Un premio, infatti, è dedicato ai giovani creativi under 28 che vengono selezionati in ciascuno dei Paesi coinvolti da Eurobest. Quelli selezionati saranno chiamati a partecipare alla finale di Helsinki, dove nel classico stile dei festival più rinomati dovranno misurarsi sul campo per ottenere la vittoria finale. ANNO V | #089| MERCOLEDI’ 23 LUGLIO 2014