visioni / Giovanni Pons
Mediaset-Vivendi, nuovi scenari in Italia e in Europa
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ANNO VI | #133 | MARTEDÌ 21 LUGLIO 2015
Sul possibile matrimonio tra Vivendi e Mediaset fioccano i “no comment”, e non potrebbe essere altrimenti. Si tratta di materia delicata e in grado di cambiare lo scenario dei media italiani…
i fatti del giorno
marketplace
company
media
Una struttura che è unica nel suo genere ed è stata inaugurata ieri
Lo confermerebbe un’indagine voluta da Econsultancy e Oracle
Al via la settimana del Sultanato; sabato la sua giornata nazionale
Rivitalizzata la testata passata sotto il controllo di Jeff Bezos
Aperto in Piazza Gae Aulenti a Milano l’UniCredit Pavilion
Adv: sono i dati ad alimentare il programmatic
Expo celebra l’Oman, percorso ambizioso nella “Visione 2040”
Carta stampata: la lezione del Washington Post
scenario
I 10 prodotti più venduti nel mondo
25 link
coverstory
Marriott, location autentiche e locali
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“Il successo è nella squadra”, parola di Viviana Bottalico
A capo della direzione commerciale di Softec Agency, la manager si occupa delle soluzioni tecnologiche e consulenziali che favoriscono lo sviluppo del business
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i fatti del giorno
Eventi Aperto nel cuore di Milano l’UniCredit Pavilion, struttura unica nel suo genere nel nostro Paese Ieri mattina, in Piazza Gae Aulenti, nei pressi dell’headquarter del gruppo, è stato tagliato il nastro alla presenza del presidente Giuseppe Vita e delle più alte cariche regionali. E’ stato inaugurato uno spazio multifunzionale e aperto alla diffusione di cultura e integrazione. Già il prossimo 28 luglio verrà ospitato il primo evento pubblico: il concerto fotografico “Sinfonie in Scena”, prodotto da Tullio Mattone, poi gli appuntamenti proseguiranno fino all’autunno di Ottavia Quartieri
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ono passati esattamente un anno, un mese e dieci giorni dal primo momento in cui sono iniziati i lavori per completare quello che oggi è diventato l’UniCredit Pavilion, il nuovo spazio di incontro polifunzionale dell’istituto bancario sorto in Piazza Gae Aulenti, proprio nei pressi dell’headquarter del Gruppo. Non si tratta di un semplice auditorium o di un semplice edificio per eventi, meeting e conferenze; e nemmeno di un semplice luogo di esposizione di opere d’arte. Piuttosto, è tutte queste cose insieme, inscindibilmente, e anche contemporaneamente, grazie alla particolare configurazione modulare degli spazi. Nato dalla volontà del Gruppo UniCredit di partecipare alla vita della comunità, si presenta come una struttura unica nel suo genere nel panorama italiano ed è stato inaugurato ieri mattina nel cuore del quartiere di Porta Nuova, alla presenza di Giuseppe Vita, presidente UniCredit, Federico Ghizzoni, amministratore delegato dell’istituto, Roberto Maroni, presidente Regione Lombardia, e dell’architetto ideatore del progetto, Michele De Lucchi. Nel corso della conferenza stampa, l’artista Dorothée Selz ha dato un gustoso “assaggio” del progetto “Nutriamo la Fantasia”, consistente nella creazione di sculture commestibili, appositamente realizzate per l’inaugurazione di
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UniCredit Pavilion, in collaborazione con alcune eccellenze della cucina italiana, coordinate dallo chef stellato Carlo Cracco. L’apertura al pubblico di UniCredit Pavilion è già prevista per il 28 luglio alle 21:30, con il concerto fotografico “Sinfonie in Scena”, ideato e prodotto da Tullio Mattone in collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia-Cineteca Nazionale, condotto dall’attore Giancarlo Giannini, con musiche eseguite live dall’Orchestra Filarmonica Italiana - OFI e la partecipazione delle cantanti Chiara Civello e Emanuela Loffredo. Arrangiamenti e direzione d’orchestra sono del maestro Maurizio Abeni. L’accesso sarà libero e sarà possibile seguire l’evento anche dall’esterno, grazie alla proiezione sulle “Ali”. Ma gli eventi che verranno ospitati all’interno del padiglione UniCredit non si fermano qui: infatti, la programmazione continua per tutta l’estate e anche dopo, alle porte dell’autunno. Dal 31 luglio al 31 agosto verrà ospitata la mostra “Lo sguardo di…” che espone, per la prima volta a Milano, circa 70 opere della UniCredit Art Collection, una delle principali raccolte d’arte in Europa a livello corporate, selezionate dai dipendenti della banca appassionati d’arte con il contributo della Commissione Artistica di UniCredit. Il 7 e il 9 settembre sono già previste altre due serate con i vincitori delle borse di studio della Filarmonica della Scala dedicate ai nuovi talenti della musica classi-
ca per violino e violoncello. «Consegniamo oggi a Milano un naturale luogo di dialogo, partecipazione e sperimentazione, che favorisce l’interazione tra i mondi dell’economia, della cultura e dell’arte, nella consapevolezza che dall’incontro di voci, storie ed esperienze diverse emerga uno tra i principali valori che ci distingue come gruppo internazionale», ha affermato durante la cerimonia il presidente Giuseppe Vita.
concezione flessibile, dominata dalle “ali” UniCredit Pavilion è caratterizzato da due “Ali” apribili lunghe dodici metri, dotate di maxischermi rivolti verso il Parco e la Piazza Gae Aulenti, e si sviluppa su tre livelli. L’Auditorium, al pianterreno, può ospitare fino a 700 persone grazie a una concezione flessibile. Da qui, attraverso una scala elicoidale, si avrà accesso alla Passerella dell’Arte, un sistema espositivo flessibile destinato a mostre temporanee, che potrà essere uti-
lizzato anche per creare percorsi narrativi visuali a supporto delle altre attività ospitate dall’edificio. Al secondo livello, poi, si colloca l’area “MiniTree”, un asilo nido al servizio dei dipendenti, ma anche aperto alla comunità, per sessanta bambini da 3 a 36 mesi. Al terzo livello, infine, si trova la “Greenhouse”, location destinata a meeting ed eventi di business. Il tutto senza dimenticare il processo di realizzazione dell’opera, sviluppato secondo i principi di massima sostenibilità ambientale, utilizzando materiali naturali così come moderne tecniche costruttive. Un video dedicato, diffuso online in cinque puntate, ha seguito la nascita e lo sviluppo dell’intero progetto, primo esperimento nel suo genere condotto da un’azienda italiana. Il web-doc ha mostrato la crescita quotidiana di UniCredit Pavilion, usando la tecnica del time-lapse, dando voce con oltre venti interviste ai tanti protagonisti che hanno pensato, voluto e creato l’idea progettuale. ANNO VI | #133| MARTEDÌ 21 LUGLIO 2015
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i fatti del giorno
Formazione
Assorel Academy, si passa dalla teoria al saper fare
Il programma di Alta Formazione per professionisti ed esperti di comunicazione digitale integrata di impresa prenderà il via il prossimo 24 settembre e prevede un ciclo di dodici seminari dedicati a diverse tematiche, ognuna con un focus su una tendenza del momento di Ottavia Quartieri
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artirà il prossimo 24 settembre l’edizione 2015-2016 di Assorel Academy, il programma di Alta Formazione organizzato da Assorel per professionisti di comunicazione ed esperti di technicalities digitali integrate di impresa. Con la nuova formula dei workshop interattivi, Assorel Academy risponde a un bisogno di formazione autorevole nel saper esprimere il mix più efficace tra concreta esperienza, competenze professionali differenziate e dinamismo come strumenti indispensabili per cogliere le opportunità offerte dal cambiamento trasversale a tutto il comparto della comunicazione. L’area Formazione dell’associazione che raggruppa i maggiori operatori del settore delle pubbliche relazioni apre inoltre quest’anno il nuovo capitolo della “Misurazione dei Risultati” con la costituzione del primo think tank di professionisti che avranno come obiettivo la messa a punto di un “Metodo Assorel” che sia riconosciuto dal mercato, come servizio alle imprese associate e a loro tutela. I seminari organizzati si terranno nel periodo settembre 2015 marzo 2016 e prevedono dodici incontri, ognuno con un focus preciso su una tendenza del momento. Si parte il 24 settembre con i concetti di “Corporate storytelling e transmedialità”, a cui seguirà un workshop sulle tecniche di scrittura dal titolo “Le trasformazioni delle parole”. A ot-
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Blogazine
di Vera Modesto
Terza release per Girlitude, il blogazine di Peugeot Italia I temi trattati saranno suddivisi in cinque sezioni - “Girl in Town”, “Girl Tales”, “Girl Tips”, “Il punto di vista G” e “Reminder” - e curati da una redazione di ricercatrici, esperte dei trend socio-culturali e di consumo emergenti, e content editor. Verrà affiancata un’attività di comunicazione sulla testate periodiche femminili on e offline, con soggetto Peugeot 108
tobre fari puntati sul tema pr e social media, con tre incontri che analizzeranno rispettivamente obiettivi, pianificazione e gestione della comunicazione 3.0 sui social network. “Misurazione e more” e “Leadership e web” sono, invece, i titoli dei due incontri previsti per novembre e dicembre. Si continua nei primi mesi del nuovo anno il ciclo di incontri, con focus su “Brand e Visual storytelling”, “Video marketing” e “Public Affairs”, per poi terminare con gli ultimi due incontri a marzo dedicati alla comunicazione online delle imprese e alla gestione delle “Social media crisis e reputation monitoring”. alessandro pavesi, presidente di assorel
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onsapevolezza, fiducia in se stesse, determinazione e capacità di cogliere l’essenza della contemporaneità. Sono questi gli ingredienti che compongono il fattore G del blogazine che Peugeot Italia ha dedicato a tutte le donne curiose e indipendenti, libere e tecnologicamente all’avanguardia, che non rinunciano mai alla propria femminilità. Sono donne provviste di quella particolare inclinazione chiamata “girlitude”, crasi di girl e attitude, dal quale prende il nome il magazine. Da oggi per Girlitude si apre una nuova stagione: release completamente rinnovata e contenuti inediti, esclusivi. I temi, che comunque mantengono una certa continuità con quelli esplorati preceden-
temente, saranno suddivisi in cinque sezioni – “Girl in Town”, “Girl Tales”, “Girl Tips”, “Il punto di vista G” e “Reminder” - e saranno curati da una redazione di ricercatrici, esperte dei trend socio-culturali e di consumo emergenti, e content editor. Al lancio della nuova edizione di Girlitude si affianca una significativa attività comunicativa sulla testate periodiche femminili on e offline, con soggetto Peugeot 108. «Abbiamo voluto creare uno strumento per generare engagement, attraverso il racconto di storie, progetti, trend e consumi culturali, vicino agli stili di vita delle donne», ha affermato Eugenio Franzetti, il direttore comunicazione e relazioni esterne, a proposito della terza release del blogazine. ANNO VI | #133| MARTEDÌ 21 LUGLIO 2015
OOH NEXT GENERATION
THE CUBE DARSENA on themadbox.com
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i fatti del giorno
Nomine
Advertising
ContactLab punta su un le bibite sanpellegrino nuovo top management alla conquista di stati uniti, canada e messico
L’azienda che negli ultimi due anni ha fatto registrare un percorso di continua e costante crescita, si affida a soggetti dall’esperienza pluridecennale per completare il suo processo di trasformazione. Soluzioni tecnologiche all’avanguardia e servizi sempre più orientati al customer engagement attraverso attività di marketing sono le attività per avere successo di Ottavia Quartieri
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er far fronte alle nuove sfide del mercato, consolidare la propria posizione di leader e ottenere risultati di business sviluppando con i suoi clienti progetti di customer engagement, ContactLab punta su un top management in larga parte rinnovato. Paolo Santori, Head of Product Management, e Micaela Raimondi, Marketing & Communication Director, sono i due nuovi ingressi che andranno ad aggiungersi al team coordinato e guidato da Massimo Fubini. Pur avendo intrepreso percorsi professionali differenti tra loro, sono entrambi professionisti dall’esperienza pluridecennale motivati da una forte spinta al cambiamento e da uno specifico un orientamento al business. ContactLab oggi è il partner che aiuta le aziende a sviluppare progetti per migliorare l’efficacia delle loro campagne e ottimizzare l’interazione con i loro clienti attraverso soluzioni di marketing digitale che integrano il canale online e i punti vendita fisici. Santori e Raimondi, forti della loro esperienza ultradecennale nel campo del marketing, andranno a rafforzare un team già vincente che negli ultimi due anni ha dato il via a un percorso di crescita, a partire dal suo ingresso nel programma Elite di Borsa Italiana che le ha consentito di ampliare sua offerta di business.
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Paolo santori
Pronta la nuova campagna globale sviluppata da Ogilvy & Mather Advertising Milano, in collaborazione con Ogilvy & Mather New York, per celebrare il lancio delle bevande Sanpellegrino nel mondo. Formati da 15 e 30 secondi per la tv e forte accento sul web
di Pietro Castagna
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micaela raimondi
asce da un team internazionale la nuova campagna globale sviluppata da Ogilvy & Mather Advertising Milano, in collaborazione con Ogilvy & Mather New York, per celebrare il lancio delle Bibite Sanpellegrino nel mondo. Una campagna nata per i mercati esteri e frutto di un assiduo lavoro di squadra svolto dalle due agenzie insieme all’International Business Unit Sanpellegrino e al cliente americano, sotto la direzione creativa esecutiva di Giuseppe Mastromatteo. “The Life Deliziosa” è il claim della campagna pensato per esaltare il lato delizioso della vita e invita tutti ad assaporarlo: i momenti deliziosi sono pro-
prio davanti ai nostri occhi, anche nelle cose più semplici, basta sapere dove cercarli. La campagna, sviluppata come stampa/affissione e film virale, mette in scena alcuni momenti deliziosi individuati dall’originale “ecocap”, quale elemento fortemente identificativo del prodotto. Nel film, una boccia che rotola per le stradine di un piccolo borgo di pescatori ci intrattiene per 90” e diventa l’occasione per scoprire momenti spensierati tra volti, colori, profumi e luoghi tipicamente italiani nei quali si svela tutto il gusto delle Bibite. La campagna è stata lanciata negli Stati Uniti e prevede una forte attivazione dei canali social con formati anche a 30” e 15”. Nel corso dell’anno verrà pianificata anche in Canada e Messico.
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i fatti del giorno
Massimo Caporizzi
cinema Su qualsiasi dispositivo
Ora i migliori film di Chili arrivano sotto l’ombrellone Fino al 15 agosto la piattaforma italiana di download, con vente-privee, concede un buono da 10 euro spendibile sul sito Chili, la prima piattaforma italiana di download e streaming digitale, insieme a vente-privee, pioniere e leader delle vendite-evento online, ti permettono di non rinunciare ai tuoi film preferiti, nemmeno sotto l’ombrellone. Solo per i veri appassionati di shopping, infatti, è pronto un buono da 10 euro da spendere nella sezione “promo per te” su www.chili.tv. La promozione può essere attivata fino al 15 agosto, potendosi perciò godere i migliori film sotto l’obrellone fino alla fine del mese. Per usufruire immediatamente dell’iniziativa, e se non sei già socio di vente-privee, basta iscriversi gratuitamente sul sito e registrarsi poi su www.chili.tv inserendo nella sezione “Promo per te” il codice PRIVEE10WSTRG. In questo modo sarà possibile acquistare e noleggiare film tra gli oltre 200 disponibili per la promozione. I film si possono visualizzare su tutti i dispositivi scaricandoli così per vederli in aereo, in macchina, in spiaggia e ovunque tu sia anche senza una connessione internet.
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nomine Succede a Massimo Costa, ora chairman di WPP
cartoons Tornano i Teletubbies
E’ stato annunciato che l’ex a.d. di Burson-Marsteller da oggi guiderà il Gruppo, all’insegna della collaborabozione e dell’unità per continuare sulla strada tracciata da Massimo Costa
La società di broadcasting internazionale ha concesso a Rai YoYo i diritti tv per le stagioni passate e la nuova serie in arrivo
y&R group ha scelto il nuovo presidente: massimo caporizzi di Ottavia Quartieri
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’ arrivata ieri la notizia di una nuova nomina in casa Y&R Group. Si tratta di Fabio Caporizzi, amministratore delegato di Burson-Marsteller, il quale è stato nominato presidente di Y&R Group, la sigla che raggruppa sette storici marchi della comunicazione e dei servizi di marketing: Young&Rubicam, VML, Wunderman, Landor, Cohn&Wolfe, Burson-Marsteller, Sudler&Hennessey. Subito dopo aver ricevuto l’incarico, le prima parole ufficiali in veste di nuo-
vo presidente di Y&R Group sono state queste: «E’ un incarico che mi rende molto felice perché mi offre la possibilità di continuare sulla strada tracciata da Massimo Costa cinque anni fa. Negli ultimi 3 anni siamo stati premiati due volte come “Best Holistic Agency of the Year – ha proseguito Caporizzi – a dimostrazione che l’unione fa la forza e la collaborazione la rende efficace. Per questo io e i colleghi di tutte le sette società saremo ancora più impegnati a progettare per i clienti programmi di comunicazione innovativi e completi». Lo stesso Massimo
Costa, citato nella dichiarazione da Caporizzi, oggi e a capo di WPP in qualità di country manager e chairman ha affermato: «La strategia di WPP in Italia prosegue sempre più rapida all’insegna dell’integrazione e della collaborazione tra le varie agenzie. Mi fa piacere che Fabio, che ha fatto parte del progetto Y&R Group fin dalla sua nascita, mi subentri in questo percorso di innovazione culturale e professionale che sta caratterizzando tutte le 65 società operative di WPP in Italia e che i nostri oltre 1.000 clienti apprezzano ogni giorno di più».
mercato L’effetto Expo si è fatto sentire nell’indotto ferroviario milanese
Vidion_Exomedia è sul binario della crescita La concessionaria, per l’anno in corso, ha fatto registrare un 35% di progresso e pensa di aumentare il successo grazie alla gestione di Italo
Una crescita a due cifre del 35% nell’anno in corso con la prospettiva di un risultato nazionale importante per gli asset gestiti di Centostazioni, Ferrovie Nord Milano e Trenord. Il risultato è frutto di un buon lavoro di po-
sizionamento dell’offerta che spazia dalle stazioni, moderne e centrali piazze urbane, ai treni con un alto livello di innovazione e qualità degli impianti grazie anche ai due nuovi Movieled di Porta Garibaldi e quello di Piazza Cador-
na oltre al rinnovamento dei supporti digitali con i mupi e gli schermi televisivi. Il 2015 viaggia a due cifre sui binari di Vidion_ Exomedia, concessionaria e agente commerciale che gestisce Centostazioni, FNM e Trenord.
DHX Media e Rai insieme per far divertire i bambini
DHX Media, società di broadcasting internazionale, leader nella produzione e commercializzazione di contenuti televisivi per famiglie e bambini, ha raggiunto l’accordo con la Rai per la trasmissione sui canali pubblici della serie tv “Teletubbies”. L’accordo prevede l’acquisizione dei diritti televisivi da parte di Rai YoYo per le stagioni 1-14 dei Teletubbies e per i 60 nuovi episodi da 12 minuti ciascuno che sono attualmente in produzione e che esordiranno sulla rete CBeebies del Regno Unito entro la fine dell’anno. La nuova generazione di Teletubbies divertirà ed educherà grazie alle piccole avventure e ai rituali giocosi dei protagonisti, in cui sarà possibile riconoscere molte caratteristiche della serie originale ma introdurrà anche nuovi, interessanti e sorprendenti sviluppi. «Questo accordo e le recenti acquisizioni avvenute negli States e in Francia sottolineano il notevole interesse globale per Teletubbies, una property consolidata e longeva, ma pronta a conquistare e divertire una nuova generazione di fan», afferma Josh Scherba, SVP Distribution di DHX Media. ANNO VI | #133| MARTEDÌ 21 LUGLIO 2015
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MARKET PLACE
I marketer si affidano sempre più alle piattaforme di gestione dati
Sono i dati ad alimentare il programmatic advertising Lo confermerebbe un’indagine dedicata di Econsultancy e Oracle Marketing Cloud su un campione globale di oltre 170 rivenditori di alto livello di marchi, agenzie e vari altri esperti del settore di Massimo Masi
Il mondo del programmatic advertising è alimentato dai dati. Per questo, i marketer, si stanno sempre più affidando alle DMP, le piattaforme di gestione dati. Il 68% dei marketer affermano, infatti, che le DMP sono la “chiave per il futuro del programmatic advertising”, secondo un rapporto di Econsultancy e Oracle Marke-
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ting Cloud. Econsultancy, per elaborare il report, si è servita di un campione globale di oltre 170 rivenditori di alto livello di marchi, agenzie e “al-
tri esperti del settore”. Oltre la metà (all’incirca il 60%) dei marketer sta già utilizzando i lettori DMP per raggiungere i consumatori in diversi modi, al di là del display advertising. Tuttavia, la maggior parte di quelli intervistati si sono serviti di una sola DMP e per un periodo relativamente breve. Econsultancy ha però scoperto che il 58% degli intervistati che già utilizzano DMP se ne è servito per due anni o meno, e solo il 20% di questi invece, ne ha utilizzata una per quattro o più anni. «I vantaggi di servirsi di piattaforme di gestione dati sono sempre più chiari alle aziende che intendono assicurarsi la possibilità di utilizzare i propri per ottenere un vantaggio competitivo - ha dichiarato Linus Gregoriadis, research director di Econsultancy -. Le DMP possono aiutare nella costruzione di campagne pubblicitarie, ma vengono sfruttate anche per offrire una migliore esperienza al cliente per mezzo della costruzione di una vasta gamma di punti di contatto». Per la maggior parte degli intervistati (il 53% di loro) il beneficio principale che deriva dall’utilizzo delle DMP sarebbe quello di riuscire a ottenere “data points”, ovvero un insieme di dati di una o più misurazioni su un singolo membro di una popolazione statistica. L’altra metà (51%) ha invece detto di utilizzare i dati memorizzati nel lettore DMP per la personalizzazione delle offerte di marketing. ANNO VI | #133 | MARTEDÌ 21 LUGLIO 2015
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MARKET PLACE
iniziativa di Fiat Chrysler Automobiles in collaborazione con l’Istituto Europeo di Design di Torino
Ispirazione digitale per Fiat e Ied
Agli studenti del Corso di Diploma Accademico in Transportation Design è stata proposta la sfida di esplorare, come oggetto di tesi, gli scenari di sviluppo dell’auto, immaginando l’evoluzione delle abitudini degli utenti e del contesto della mobilità nel periodo post 2020
di Pietro Castagna
Ispirazione digital per il progetto lanciato da Fiat Chrysler Automobiles in collaborazione con l’Istituto Europeo di Design di Torino. Agli studenti del Corso di Diploma Accademico in Transportation Design è stata proposta la sfida di esplorare, come oggetto di tesi, gli scenari di sviluppo dell’auto immaginando l’evoluzione delle abitudini degli utenti e del contesto della mobilità nel periodo post 2020. Il brief di partenza è stato sviluppato a partire dal concetto grafico di pixel: così come un’immagine digita-
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le può essere scomposta in elementi puntiformi, allo stesso modo un’auto, al suo interno, può essere progettata scomponendola in singole parti. Le proposte dovevano avere un forte rimando al patrimonio storico dei brand del gruppo, essere in grado di comunicare tali caratteristiche ai potenziali clienti di tutto il mondo e avere un forte contenuto di sostenibilità legato al tema “Feed the World”, anche in termini proattivi. Una brand research ha dato inizio al progetto con un’indagine concettuale sui valori e sul contesto culturale di riferimento del marchio;
in fase di design research, gli studenti hanno poi definito, in gruppo, le rispettive idee progettuali, individuando soluzioni in linea con le richieste del brand. Tutte le proposte presentate sono state sviluppate integralmente, sia negli esterni sia negli interni, fino alla fase finale di realizzazione dei video in 3D delle concept car. I progetti sono stati realizzati da 34 studenti provenienti da tredici Paesi che, divisi in gruppi, hanno presentato cinque lavori conclusivi. Il 15 luglio presso il Centro Stile, una giuria composta dal team direzionale del Centro Stile ed Emea, presieduto da Roberto Giolito, ha scelto il miglior progetto. Ha vinto Fca WE-ME, un’auto ispirata principalmente ai concetti di sharing e socializzazione dei diplomandi Nicola Bartolucci, Lorenzo Battisti, Giancarlo Mondini, Cedric Mouthuy e Alberto Olivero. Il nome del progetto esprime la contrapposizione “me vs. we” generata da forze opposte: il singolo e la società. Il concept ha voluto, pertanto, risolvere questo conflitto, concentrando la progettazione degli interni del veicolo sulla relazione tra le parti. ANNO VI | #133 | MARTEDÌ 21 LUGLIO 2015
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DAL 15 LUGLIO AL CINEMA
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IL LUOGO DELLE OMBRE
IL RAGAZZO DELLA PORTA ACCANTO
LEFT BEHIND: LA PROFEZIA
PIXELS
EX MACHINA
DAL 23 LUGLIO AL CINEMA
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DAL 29 LUGLIO AL CINEMA
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DAL 30 LUGLIO AL CINEMA
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MARKET PLACE
Aziende e pubbliche amministrazioni sono consapevoli che la trasformazione digitale può portare crescita e prosperità. Oggi hanno a disposizione un nuovo metodo per misurare e gestire strategie digitali che promuovano crescita e competitività. Una nuova ricerca Accenture rileva, infatti, il legame tra l’adozione e l’utilizzo delle tecnologie digitali e i miglioramenti quantificabili della produttività che possono far aumentare la competitività e la crescita economica. In particolare, la ricerca mostra dove e come investire in tecnologia digitale per ottenere migliori risultati. E un indice emerso dalla ricerca consente ai responsabili delle decisioni di misurare e monitorare la “densità digitale” di economie e settori industriali, ovvero in che misura questi utilizzano le tecnologie digitali per le attività economiche. I decisori possono, inoltre, determinare se puntare o meno su diversi ambiti riesca a migliorare le performance economiche. Questo, in effetti, è un passo fondamentale per le pubbliche amministrazioni che cercano una prospettiva più ampia nel promuovere la trasformazione digitale e per le aziende che intendono
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Nel ranking delle maggiori economie i Paesi Bassi primi con un punteggio di 75 su 100
Densità digitale, una chiave per lo sviluppo economico
Una nuova ricerca di Accenture rileva il legame tra l’adozione e l’utilizzo delle tecnologie digitali e i miglioramenti quantificabili della produttività che possono far aumentare la competitività e la crescita economica
di Nicolò Franceschi
avvalersi delle tecnologie digitali per favorire la crescita. L’indice di intensità digitale elaborato da Oxford Economics per Accenture mostra il ritardo italiano: su una scala da zero a cento, le nostre imprese si trovano a 33 punti, le spagnole a 48 punti e le tedesche a 55 punti. Le imprese americane sono a 65 punti. Le olandesi a 75. Questo a livello generale. Nei dettagli, il ritardo italiano è ancora più impressionante: in nessun parametro considerato da Oxford Economics e da Accenture le imprese italiane riescono a staccarsi dal fondo della classifica europea. Nella classifica delle 17 migliori econo-
mie, l’Italia si trova al sedicesimo posto per densità digitale con 33 punti su 100, davanti solamente all’India. Poi, particolarmente bassi i punteggi nei parametri “digitalizzazio-
ne dei mercati” e “accessibilità e utilizzo dei fattori produttivi” L’Italia è in ritardo. Il gap tricolore rispetto al resto del mondo avanzato è evidente in molti aspetti di quella che
Accenture, nello studio redatto in collaborazione con Oxford Economics, chiama, appunto, “densità digitale”. Il “Digital Density and Productivity”, per l’appunto, misura come le nuove tecnologie vadano a impattare sulle performance economiche di un settore o di un’intera nazione. In termini operativi, il “Digital Density and Productivity” viene misurato, in particolare, su quattro componenti con lo stesso peso (25%) e la stessa importanza e che misurano diciotto aspetti chiave in cui si mixano ben 33 differenti indicatori. Sono Making markets, Running enterprises, Sourcing inputs e Fostering enablers. Il risultato dello studio vede, come detto, l’Italia come ultimo Paese tra gli europei e gli Stati presi in esame, con un indice finale a quota 33,1; ben lontano dal 75,2 dei Paesi Bassi, dal 59,6 della Svezia e dal 57,1 della Finlandia. La componente più alta, per il nostro Paese, è quella che si riferisce all’impatto del digitale su lavoro e capitali (10,2), unico indice con il quale riesce a superare la Francia - immediatamente precedente all’Italia nella classifica con un punteggio di 37,5 -, Regno Unito, Finlandia e Svezia. ANNO VI | #133 | MARTEDÌ 21 LUGLIO 2015
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Intervista a Viviana Bottalico, a capo della direzione commerciale di Softec Agency
Il successo è nella squadra Da due anni ricopre una posizione delicata, piena di responsabilità, in quella che, di fatto, è la struttura del gruppo Softec chiamata a ideare, sviluppare e portare all’azione le differenti soluzioni tecnologiche e consulenziali pensate per favorire lo sviluppo del business, attraverso la progettazione della presenza aziendale sui canali digitali. Ecco la natura, gli obiettivi e la visione legati a un ruolo chiave
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di Daniele Bologna
Si occupa della direzione commerciale di Softec Agency e lavora con una squadra composta da tre professionisti di profilo commerciale, ma con un Dna di competenze ed expertise differenti, che vanno dall’online all’offline. Lei è Viviana Bottalico e da due anni ricopre la delicata posizione, piena di responsabilità, in quella che, di fatto, è la struttura del gruppo Softec chiamata a ideare, sviluppare e portare all’azione le differenti soluzioni tecnologiche e consulenziali pensate per favorire lo sviluppo del business, attraverso la progettazione della presenza aziendale sui canali digitali. Ognuno dei sales di Softec, Bottalico compresa, arriva da percorsi lavorativi differenti. E questo particolare ha creato nel tempo una sinergia di gruppo che, alla base, vede la voglia di mettersi in gioco ogni giorno, accettando le tante sfide che l’attuale mondo professionale presenta quotidianamente. E il Managing Director di Softec Agency è Alessandro Bonaccorsi, guida perfetta per un modello d’agenzia che in uno scenario sempre più multicanale, con-
sidera come il vero plus di una proposta di servizi di comunicazione la capacità di integrare le potenzialità e gli effetti di media diversi tra loro. Una conoscenza approfondita delle logiche di comunicazione su tutte le piattaforme digitali, dunque, che possa fornire le competenze necessarie per integrare tutti i punti di incontro con l’audience di riferimento, sviluppando idee creative che tengono conto delle caratteristiche di ogni media. E’ questo il background con cui si confronta Viviana Bottalico, che alla decisiva funzione all’interno di Softec Agency si è avvicinata così: «Con timore rispettoso e realista circa le difficoltà che questo nuovo ruolo implica. Per svolgerlo al meglio bisogna porsi come obiettivo finale il successo del processo di vendita, ma nel contempo è necessario definire con chiarezza anche degli obiettivi intermedi che consentano di percorrere il cammino del successo. Ciò che è fondamentale, prima di tutto, è creare una squadra; il successo dipende dalla collaborazione e dalla condivisione, dal rispetto e dalla fiducia reciproca. Lavoro quotidianamente perché ciò accada».
Altri obiettivi che si è posta? Traguardi da raggiungere, o raggiunti, nel primo biennio? «Mi piacerebbe riuscire a garantire pari opportunità di conoscenza e mercato a tutta la squadra, senza rinunciare alle caratteristiche peculiari del singolo individuo che possono portarlo a ottenere migliori performance nella vendita, in funzione delle sue caratteristiche di conoscenza, di competenza,
di spessore umano. Credo sia fondamentale lavorare in sinergia con il nostro team del marketing operativo e i nostri specialist, per garantire che ogni offerta sia sempre la migliore risposta alle aspettative del nostro cliente. Poi, serve confrontarsi con un “training on the job” continuo; ogni visita, ogni incontro rappresenta un’esperienza che arricchisce il nostro modo di lavorare. E che ci dà gli stimoli per cresceANNO VI | #133 | MARTEDÌ 21 LUGLIO 2015
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re e performare. In qualche modo i nostri clienti devono sentirsi “protetti” dalla nostra presenza. Dobbiamo saper intuire le loro esigenze ancor prima che le esplicitino. Il mix di metodologia, strategia e tecnologia che proponiamo ai nostri clienti è lo stesso che usiamo per agire sul mercato, per generare nuovi potenziali clienti, da “coltivare” fino a che siano pronti a recepire le nostre proposte». Rispetto a questa “missione” che ha descritto, come si sviluppa il suo lavoro sul fronte commerciale? «Il nostro lavoro parte dalla generazione di contatti qualificati. Il target privilegiato sono le imprese che intendono investire nel digitale perché intuiscono, o ne sono già consapevoli, che il digitale rappresenta una grande opportunità di sviluppo del business, ancora largamente inutilizzata. Lo individuiamo attraverso il nostro sistema di relazioni, sostenuto dalla forza delle nostre competenze ed esperienze, ma soprattutto sfruttando per primi, noi stessi, le opportunità del digitale: studi di settore sui trend di mercato, opportunità correlate offerte dal digitale, campagne specifiche mirate all’individuazione di contatti qualificati, nurturing, presidio e tracciamento digitale, assesment delle
esigenze digitali del cliente e, alla fine, risposta a 360 gradi alle sue esigenze all’interno di un progetto armonico, guidato con strategia e innovazione». Rispetto alla value proposition che presentate al mercato, cosa rende l’offerta di Softec unica e originale? Quali sono gli elementi che ne contraddistinguono l’attività e che diventano essenziali nell’articolazione dell’offerta? «L’offerta di Softec è originale e unica perché è un mix inedito di tecnologia, marketing, creatività, innovazione e accesso privilegiato all’audience dei nostri clienti. Il marketing, guidato dalla strategia,
rappresenta lo strumento che rendiamo disponibile ai nostri clienti perché abbiano successo. La creatività, insieme all’innovazione, sono le componenti che l’eterogeneità delle nostre competenze e esperienze riesce più facilmente a generare, arricchendo sempre la nostra proposizione con un plus distintivo, permettendoci di essere sempre allineati allo stato dell’arte. Abbiamo investito molto nella costruzione di un network che oggi ci consente di accedere direttamente all’audience target dei nostri clienti. Ecco, questo ci caratterizza in modo unico ed esclusivo». Softec Agency e Softec Media: una combinazione virtuosa di due anime dell’azienda. Come spiegate al mercato, agli
operatori e alle aziende potenzialmente clienti la complementarità delle due divisioni? «E’ uno schema consolidato. E vincente. Strategia, supporto consulenziale, strumenti e piattaforme da una parte. Questa è Softec Agency. I target destinatari di tutto questo dall’altra, Softec Media. Ma non è una complementarità. E’ una perfetta sinergia». Se dovesse scegliere un’unica parola per definire le sue aspettative rispetto all’esperienza professionale che sta affrontando, quale preferisce indicare? «“Memento audere semper”; è quello che mi ripeto tutte le mattine».
Una considerazione più generale: come giudica, dal suo privilegiato punto di osservazione, il panorama italiano del marketing digitale? Quali sono gli elementi più interessanti? E quali le maggiori difficoltà da affrontare? «Il settore è senz’altro dinamico, competitivo; ma ancora embrionale. Basti pensare al ritardo dell’ecommerce italiano rispetto ad altri paesi europei: siamo sotto di un ordine di grandezza. Eppure la convergenza dei media apre nuove, grandi opportunità: tv e social sono una combinazione esplosiva che apre ci proietta verso orizzonti inesplorati, ricchi di grandi obiettivi. Però, la maggiore difficoltà da affrontare è proprio la “dimen-
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COVER STORY ne, una soluzione di Marketing Automation tiene traccia dell’efficacia delle comunicazioni che sono state stabilite con gli utenti e riesce a “mixare” queste informazioni con quelle comportamentali che costantemente raccoglie. Il risultato? Un incremento delle performance fino al 400% rispetto a una tradizionale campagna Dem. Il 75% delle aziende che adottano la Marketing Automation ottiene un Roi positivo entro dodici mesi. Ecco perché è fondamentale adottarla».
sione provinciale” del nostro mercato nazionale: per questo ci dedichiamo quotidianamente a un’azione sistematica di acculturamento delle imprese al digitale… e non è facile. Ma questa è anche una grande opportunità, perché il nostro paese ha ampi spazi di crescita».
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Più nello specifico di Softec: possiamo approfondire l’origine, la natura e le caratteristiche dei vostri servizi di Marketing Automation? E ancora: perché reputate fondamentale adottarla? «La Marketing Automation
consente di automatizzare i processi legati a qualsiasi business online e di utilizzare strategie di web marketing e piattaforme che dialogano tra loro in automatico, incrementando, così, il numero delle conversioni e delle vendite generate dal proprio sito. Oggi è la vera novità del mar-
keting digitale, se non si vuole rischiare di uscire dal mercato. Credo che conoscere nel dettaglio il profilo e i comportamenti di ogni singolo utente rappresenti un’opportunità senza precedenti: poter stabilire una comunicazione automatizzata e, nel contempo, ad hoc per ciascuno. Ebbe-
Ancora un passaggio sulla Marketing Automation: avete a disposizione numeri, tendenze e altri elementi descrittivi e fattuali per poter delineare lo scenario italiano di questa emergente disciplina, se così la si può definire? «Lo scenario italiano è pionieristico e quindi non sono ancora disponibili numeri, tendenze ed elementi descrittivi. Possiamo però immaginarli, a partire dall’automazione dei processi di marketing che porta incrementi sensibili agli obiettivi delle conversioni rispetto a quelli raggiunti tramite “non Marketing Automation”. E poi c’è la possibilità di ridurre i costi di presidio dei clienti, delegando la piattaforma a processi di nurturing dei clienti, complessi e tempestivi nell’azione mirata
allo specifico target. Infine, si restituiscono al marketing tempo e risorse per dedicarsi alla strategia. In pratica, questa “disciplina”, oltre a dare, finalmente, al marketing la sua “piattaforma” è un elemento trasversale ai canali e agli strumenti che, per la prima volta, possono essere controllati da un’unica cabina di regia per agire in modo davvero sinergico». Questione finale, ma non meno importante: possiamo accennare al progetto realizzato per la onlus Soleterre, che proprio sul terreno della Marketing Automation trova un ambito adeguato di applicazione e sviluppo? Da dove nasce questa iniziativa? Quali sono le ragioni fondanti che ne hanno permesso la realizzazione? Come si è sviluppato tutto il processo operativo? Qual è stato il ruolo di Softec? Quali i risultati attesi? «Intanto, il punto di forza di Softec rientra nella capacità di innovazione. Siamo in grado di recepire i cambiamenti del mercato per offrire ai nostri clienti servizi sempre più evoluti. Abbiamo adottato la Marketing Automation per il settore onlus e, in particolare, lo abbiamo fatto per un nostro ormai fedelissimo cliente, Soleterre, l’organizza-
zione umanitaria, laica e indipendente, che opera per garantire i diritti inviolabili degli individui nelle “terre sole”. Gli obiettivi pensati da Softec verso Soleterre hanno riguardato la profilazione dei donatori, l’aumento dell’engagement e il tentativo di incentivare le donazioni. Per quanto riguarda la strategia, abbiamo studiato a fondo il comportamento dei donatori per creare segmenti sempre più profilati, con l’obiettivo di aumentare l’engagement rispetto ai contenuti e raccogliere, alla fine, maggiori donazioni. Al momento della registrazione sul sito, l’utente può entrare nel programma di benvenuto e ricevere automaticamente un’email in cui vengono presentate le iniziative attive su cui viene chiesto il supporto attraverso una donazione. Questo è il primo step di una strategia di nurturing che consiste nel fornire all’utente contenuti sempre più profilati e call-to-action specifiche. Lead nurturing, follow up, up-selling… Il primo risultato è un costante aumento dell’engagement degli iscritti alla newsletter, da “interessato” a “donatore”, con una diminuzione del tasso di “unsubscribe”. Nel medio periodo, inoltre, stiamo verificando un aumento delle donazioni attraverso il canale web, con elementi che vanno dalle donazioni settimanali a costanti donazioni di frequenza giornaliera». ANNO VI | #133 | MARTEDÌ 21 LUGLIO 2015
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Un particolare del padiglione dell’oman a expo milano 2015
E’ cominciata a Expo la settimana dell’Oman: fino a domenica prossima, ogni giorno, nel padiglione del Sultanato ci sono concerti, racconti di viaggio e tour guidati alla scoperta di un paese che ha investito molto negli ultimi anni nel turismo sostenibile, preservando le sue aspre e affascinanti bellezze ambientali e valorizzando le proprie tradizioni culturali. «Per volontà del Sultano, l’Oman ha intra-
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Al via la settimana del Sultanato, sabato le celebrazioni della Giornata Nazionale
Expo celebra l’Oman, in un ampio percorso nella scia di Visione 2040
Fino a domenica musica, cibo, tradizioni e cultura. E una “chicca”: il musical “Ibn Battuta” che racconta l’incontro tra le culture araba ed europea nel 14° secolo di Vera Modesto
preso un ambizioso percorso nell’ambito della Visione 2040 che vede il turismo settore strategico dello sviluppo del Sul-
tanato - dichiara Asma Salim Al Hajiri, vicedirettore della Promozione internazionale al Ministero del Turismo del Sultanato dell’Oman -. Il nostro Paese, che ha fatto della soste-
nibilità e del rispetto della natura uno dei suoi punti di forza, è presente a Expo Milano per valorizzare il legame tra il cibo e il territorio, tema fondamentale per la promozione turisti-
ca». Un ricco programma di eventi scandirà le giornate del Padiglione, che rappresenta una cittadina dalle architetture tipiche del Sultanato. Fin dal mattino visite guidate tra profumi e sapori tipici e per itinerari inaspettati, come il 1000 Nights Camp con le sue tende incastonate tra le dune e la magia del deserto. Nel pomeriggio, dalle 18:30, nell’area giardino del Padiglione, un talk show condotto da Elisabetta Canoro, direttore di Milanodabere.it e appassionata viaggiatrice, che accompagnerà i visitatori tra le voci e i ricordi di chi ha visitato e vissuto il paese. Tra gli ospiti Mohsin Al Busaidi, campione di vela e parte del team Oman Sail, e Francesca Campagna, coordinatore artistico della Royal Opera House di Mascate, la prima del Golfo arabico. Con “Oman, the Sound of Music”, a cura del Quartetto Adorno e della Royal Opera House di Mascate, ogni pomeriggio, a partire dalle 19:30, la musica, classica o tradizionale araba, andrà in scena accompagnata da un rinfrescante assaggio di ospitalità omanita a base di lemon mint e datteri, mentre al ristorante Al Sablah viene servita una speciale happy hour. La settimana del turismo culminerà con i festeggia-
menti per il National Day, sabato 25 luglio. Come da tradizione, la cerimonia di apertura inizierà alle 10:30 con il rito dell’alzabandiera, presente la delegazione ufficiale presieduta da Fuad Al Sajwani, Ministro dell’Agricoltura e della Pesca, e di cui fa parte il Ministro del Turismo, Ahmed bin Nasser Al Mahrizi, in visita per la prima volta in
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Italia. Spicca, infine, una “chicca” per gli appassionati: presso l’Auditorium di Expo Milano, sabato 25 e domenica 26, alle 20:30, andrà in scena “Ibn Battuta Musical”, l’affascinante racconto di come la cultura araba si sia trasferita nell’Europa del tredicesimo e del quattordicesimo secolo. La produzione, Arabesque International, ha riunito 180 tra musicisti arabi ed europei, danzatori e cantanti. Il tutto in collaborazione con la Fondazione I Pomeriggi Musicali Orchestra, il Sofia Ballett dalla Bulgaria, l’Antonine University Choir dal Libano, il National Conservatory Choir del Libano e Al Mithaliya Group for Folklore dall’Oman. L’ingresso è libero.
Moshin Al busaidi ANNO VI | #133 | MARTEDÌ 21 LUGLIO 2015
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La testata passata sotto il controllo di Jeff Bezos, fondatore e ceo di amazon, si sta reinventando e, nel mentre, miete successi
Carta stampata: la lezione del Washington Post
Frederick J. Ryan Jr.
Calo della pubblicità, meno copie vendute, l’avvento del digitale: ecco come il popolare quotidiano statunitense sta cercando di recuperare terreno, anticipando le conseguenze della trasformazione tecnologica che ha investito la stampa internazionale. Per ora, i risultati sembrano dare ragione al nuovo proprietario. Secondo i dati più recenti, ad aprile 2015, il sito web del giornale ha avuto 50,5 milioni di visitatori unici
di Sebastiano Zeri
Una nomination sorprendente: il quotidiano statunitense The Washington Post è stato recentemente indicato da Fast Company, come la media company più innovativa. Alcuni anni fa, una scelta simile per questo riconoscimento sarebbe stata inimmaginabile. Ma sotto la guida del nuovo proprietario, Jeff Bezos, fondatore e ceo di Amazon, oggi il Post matura successi. Secondo gli ultimi dati, ad aprile 2015 ha avuto oltre 50,5 milioni di visitatori unici al suo sito web, tutti registrati. E questo non è certo un risultato da poco all’interno di un settore costantemente sotto pressione, costretto a reinventarsi per rimanere rilevante. Quanto è acca-
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duto nel corso degli ultimi mesi è stato ricostruito in un bell’articolo pubblicato online dal sito della Fipp, la International Federation of Periodical Publishers. Fast Company, dunque, ha riconosciuto come dall’inizio dell’“era Bezos” ci sia stata una maggiore attenzione sul fronte editoriale e sulla presenza digitale. La società, ora, ha infatti l’obiettivo di “pensare come una società di prodotto digitale”. Un elemento fondamentale perché il Post, insieme ad altri editori di giornali cartacei tradizionali, soffre di un sensibile calo della raccolta pubblicitaria e si interfaccia con un pubblico che sempre più si rivolge a dispositivi online e mobile per raggiungere le infiormazioni.
Moltitudine di device Leggendo i dati recenti forniti dall’autorevole Pew Research Center, la diffusione media settimanale nel settore dei quotidiani sarebbe scesa del 17% negli ultimi dieci anni, con un calo del 50% delle entrate pubblicitarie. Frederick J. Ryan Jr., chiamato da Bezos a sostituire Katharine Weymouth come editor, ha chiarito presto il suo obiettivo: allargare la portata giornalistica del Post attraverso iniziative digitali. Il passo successivo è stato quello di investire nell’eccellenza “ingegneristica”. Il Post, infatti, ha istituito un ufficio di progettazione e sviluppo a New York chiamato WPNYC, dove gli addetti sono concentrati sul futuro della piattaforma web del giornale. Sono progettisti, strateghi, architetti dell’informazione, insieme ad esperti di user experience e sviluppo di prototipi. Secondo Steve Hills, presidente e direttore generale del Washington Post, tutti gli investi-
menti effettuati sarebbero mirati a creare un’esperienza che possa risultare ottimizzata per il mobile. Il tentativo è quello di offrire un’esperienza progettata per l’utente, semplice, utile ed efficiente. E poiché il Post sa che il contenuto sarà letto su una varietà di dispositivi, ha iniziato a servirsi di ingegneri specializzati proprio perché realizzino un prodotto capace di essere visualizzato su di una vasta gamma di piattaforme, tra cui orologi e altri device indossabili, cellulari, tablet, pc e schermi giganti. L’importanza dei contenuti A fianco dell’attenzione alla tecnologia e ai nuovi formati della notizia, è però centrale l’importanza dei contenuti. Alla fine dello scorso anno, infatti, Il Post ha preinstallato l’applicazione Rainbow su tablet Amazon Kindle, soluzione in grado di offrire, due volte al giorno, una selezione di articoli, fotografie e aggiornamenti di notizie in una rivista formato tablet-
friendly. L’obiettivo è quello di aumentare il numero dei lettori, attingendo alla massiccia base di clienti Kindle. L’applicazione è attualmente disponibile gratuitamente per sei mesi, il mese successivo costa un dollaro. Una versione senza pubblicità è poi disponibile a 11 dollari al mese. Inoltre, per far crescere il numero dei lettori e, nel contempo, gli introiti pubblicitari, Bezos ha iniziato a collaborare con più di cento giornali per dare ai lettori l’accesso al Post come parte dell’abbonamento. I nuovi lettori sono stati attratti dalle decine di nuovi blog che riguardano life-style, istruzione, tecnologia, salute, così come politica, sport, sicurezza nazionale e affari del mondo. Questi blog hanno portato a una crescita massiccia del traffico. Il futuro della carta stampata, e del Washington Post, certamente è ancora da scrivere: si sa che il digitale prosegue nel suo progresso, mentre si sta sempre cercando una soluzione per la carta stampata. Il Post, allora, si pone
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come modello per altri fornitori di contenuti che sperano di reinventarsi, per entrare, illesi, in una nuo-
va era. E rimanere all’altezza di un passato autorevole che rischia di rimanere un ricordo. ANNO VI | #133 | MARTEDÌ 21 LUGLIO 2015
Come si crea la pubblicità intelligente.
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Una curiosa, sorprendente, classifica stilata da Business Insider in cui beni analogici e digitali vanno a braccetto
I dieci prodotti più venduti nel mondo
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Davanti a tutti l’icona del commercio mondiale, la bibita che nessuno al mondo può ignorare. E dietro Coca Cola un elenco tutto sommato atteso, con qualche “incursione” imprevista. Chiude il ranking il vecchio cubo di Rubik di Daniele Bologna
La classifica dei dieci prodotti più venduti al
mondo ha qualcosa di davvero sorprendente: compaiono marchi popolari, coosciu-
1 Al primo posto c’è Coca-Cola, il soft drink per eccellenza di cui ogni giorno vengono servite 1,8 miliardi di bottiglie.
3 In terza posizione figura Playstation. La consolle firmata Sony ha venduto 344 milioni di esemplari dal 1995, il doppio del peso del Golden Gate Bridge.
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ti da a tutti e piuttosto scontati, ma a fianco dei “soliti noti” ecco spuntare app per
smartphone e persino dei libri. Di seguito, la top ten stilata da Business Insider.
2 Al secondo posto le patatine Lay’s, che vendono 633 milioni di bustine ogni anno, più del peso di una portaerei.
4 Subito sotto il podio, spicca un’automobile, giapponese: chi l’avrebbe mai detto che nel mondo circolano attualmente ben 40,7 milioni di Toyota Corolla?
Il “neonato” tablet, pur essendo in commercio da pochi anni, è già al quinto posto della classifica, con 211 milioni di tavolette vendute dal 2010.
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Ma il tablet non è divertente, se non è arricchito dalle applicazioni. Una di queste, Angry Birds, è stata acquistata da 2 miliardi di persone nel mondo, il 30% della popolazione mondiale.
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Da quando è uscito, nel 1982, il leggendario album “Thriller” di Michael Jackson ha venduto l’esorbitante cifra di 70 milioni di copie.
Dal 1997 ad oggi, la geniale saga di Harry Potter è stata venduto nel mondo in 450 milioni di copie, guadagnandosi così l’ottava posizione della top ten.
Al nono posto un’altra invenzione molto recente, prodotta da Apple: l’iPhone, che dal 2007, anno di uscita della prima versione, ha venduto 516 milioni di esemplari.
Infine, al decimo posto, una vera sorpresa: il Cubo di Rubik. Il rompicapo più famoso del mondo è stato venduto nel mondo a 350 milioni di persone.
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Con 300 milioni di utenti attivi ogni mese, il social fotografico acquistato da Facebook si prepara a lanciare anche nel nostro Paese la possibilità di realizzare le campagne pubblicitarie.
I “mobile addicts”, le persone così dipendenti da smartphone e tablet da aprire applicazioni oltre 60 volte al giorno, sono sempre di più. Stando ai ricercatori di Flurry, società di proprietà di Yahoo, tra il secondo trimestre 2014 e lo stesso periodo del 2015 sono aumentati a livello globale del 59%, passando da 176 a 280 milioni. Se fossero la popolazione di un Paese, sarebbero la quarta al mondo dopo Usa e Indonesiani. In un anno il numero totale dei dispositivi censiti da Flurry è passato da 1,3 miliardi a quota 1,8 miliardi.
Italia: la pubblicità sta per arrivare…
Mobile “addicts”, sono 280 milioni
LASTAMPA.IT
fashion
Stop a Photoshop, “picco” di vendite Lo avevano promesso e l’hanno fatto: niente più modelle fotoritoccate negli spot e sui poster. Un anno fa, la linea di intimo Aerie, di proprietà della statunitense American Eagle, ha annunciato che non avrebbe mai più mascherato i piccoli “difetti” delle modelle. Spazio, quindi, alla pancetta, alla cellulite e alle smagliature. “Non c’è bisogno di ritoccare la bellezza”, disse il ceo Jennifer Foyle. Nel trimestre successivo le vendite di American Eagle sono aumentate del 9%, raggiungendo picchi anche del 13% nel corso dei mesi successivi.
REPUBBLICA.IT
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ANSA.IT
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Il nostro tempo e l’informazione
ILSOLE24ORE.COM
In Italia si passano 490 minuti, più di 8 ore, a guardare la televisione, leggere o navigare su internet. Ma ci sono punte fino a 10 ore in Nord America e 586 minuti in Europa occidentale.
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lo stile AirBnb influenza le grandi catene di alberghi, pronte a grandi cambiamenti
Marriott, da hotel internazionali per baby boomers a location più autentiche e locali
La compagnia alberghiera internazionale è famosa per creare esperienze perfettamente prevedibili per i propri utenti in ogni parte del mondo. Ma i clienti del prossimo futuro sembrano volere l’esatto opposto; e il gruppo è pronto a cambiare in profondità i propri modelli di business di Valentina Lunardi
I grandi nomi del settore alberghiero internazionale, Marriott, Hilton e Hyatt, hanno costruito la propria reputazione creando prodotti coerenti e di alta qualità, capaci di assicurare ai propri ospiti un’esperienza perfettamente prevedibile in qualunque luogo del mondo. Questo approccio ha rappresentato un attrattiva perfettamente funzionante per i baby boomers, che hanno saputo apprezzare i propri soggiorni in hotel premium secondo una formula fissa dalla qualità repricabile, così come poter ordinare in qualunque Starbucks del mondo un “macchiato”, ma per i Millennials le cose sembrano essere un po’ differenti. Le grandi catene di hotel, semplicemente non sembrano interessarli. Gli esponenti più senior di questa generazione, oggi quasi trentenni, viaggiano frequentemente. Di media, compiono in un anno cinque viaggi di lavoro, un numero che è doppio rispetto alle persone oggi over 35, e sono per il 23% più interessati a viaggiare all’estero rispetto alle generazioni passate. E i Millennials sono anche motivati dal desiderio di vivere esperienze di viaggio ricche e significative, partecipando della cultura locale e ottenendo storie uniche che possano poi condividere al proprio ritorno. Spesso preferiscono alloggiare in piccoli hotel locali, utilizzare servizi stile AirBnb o utilizzare formule come i bed&breakfast piuttosto che affidarsi alle grandi catene di hotel internazionali. Questa tendenza non è passata inosservata ai grandi brand del settore, che stanno già cercando di mettere a punto nuove strategie che permettano loro di conquistare l’ambita fascia demografica di questi giovani consumatori che costituiscono già negli Stati Uniti un gruppo
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numericamente importante (80 milioni di persone) e che dovrebbero arrivare ad avere, secondo le previsioni, 1,4 miliardi di dollari di potere di spesa entro il 2020.
I Millennials vogliono l’esatto opposto dell’esperienza prevedibile Negli ultimi anni, Marriott ha studiato attentamente il cambiamento generazionale avvenuto nell’ambito delle abitudini e preferenze di viaggio. “La caratteristica fondamentale dei baby boeme è stata quella di volere familiarità, sicurezza e comfort”, afferma Wolfgang Lindbauer, chief discipline leader, global operations di Marriot International. “In quanto compagnie di hotel internazionale, Marriott ha utilizzato la propria crescita scalare come un vantaggio competitivo per molti anni, ma quello di cui ci siamo resi conto è che la prossima generazio-
Parola d’ordine: essere differenti e imprevedibili
i millennials, oggi quasi trentenni, viaggiano più frequentemente delle generazioni passate e hanno aspettative molto diverse. desiderano esperienze di viaggio significative, attente alla cultura locale. e autentiche
ne di consumatori desidera l’esatto opposto di ciò che noi offriamo”. Lindbauer sta guidando il cambiamento per trasformare Marriott in un brand innovativo e d’appeal per i clienti del prossimo futuro. Per arrivare a questo obiettivo, il suo team si è rivolto a Fahrenheit 212, una firma di consulenza specializzata nella comprensione e in strategie di reach per i Millennials. Insieme, le due compagnie hanno scavato in profondità per comprendere il profilo socioculturale dell’ospite di hotel Millenial. In questi anni, Fahrenheit 212 ha sviluppato un prezioso strumento proprietario, una lista di “Rules of Engagement” per lavorare con questa generazione di consumatori; per esempio, la compagnia ritiene che i Millennial debbano essere convinti del valore di un prodotto o di un’organizzazione attraverso un attento storytelling. “Sappiamo, ormai, che i Millennial vanno associati a termini come locale e unico”, commenta Pete Maulik, managing partner e chief growth officer di Fahrenheit 212. “Vogliono spendere il proprio tempo in luoghi dove possano vivere un senso di comunità, che esprimano un senso di realtà e imperfezione. La domanda è, come può una compagnia come Marriott, che ha focalizzato la propria strategia sull’espansione di scala, competere oggi in un mercato assolutamente caotico e disruptive? Come può trasformare la propria grandezza da struttura limitante a asset innovativo?”.
Hotel come incubatori di innovazione Data la mole globale della compagnia, sviluppare una strategia di cambiamento non è un’operazione semplice. Per realizzare qualsiasi tipo di trasformazione dovrebbero essere realizzate da Marriott una serie di divisioni su base regionale a livello globale; una strategia che comprenderebbe lo stravolgimento dei protocolli e processi esistenti, esattamente quelle caratteristiche che hanno permesso alla catena alberghiera di diventare il brand di successo che è oggi. La posta in gioco è molto alta, ma secondo quanto riferito da Lindlbauer in una recente intervista al magazine digitale Fast Company, Marriott si aspetta che entro il 2020 metà dei suoi ospiti saranno costituiti da Millennials, solo a patto però che la compagnia riesca a convincere questi nuovi consumatori a superare le soglie ANNO VI | #133 | MARTEDÌ 21 LUGLIO 2015
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dei suoi eleganti e classici hotel. Con il supporto di Fahrenheit 212, Lindbauer ha deciso di implementare una strategia per gradi, introducendo alcuni cambiamenti in un selezionato numero di location. “È stato subito chiaro che avremmo dovuto creare un ambiente in cui sviluppare degli incubatori per lavorare in modo innovativo”, afferma Lindlbauer. “Abbiamo deciso di intraprendere un percorso dal basso, chiedendo a singoli individui dalla spiccata imprenditorialità che avevano lavorato nei nostri hotel o che facevano parte della comunità locale di suggerire nuove idee e soluzioni”. Lindlbauer ha convinto il top management di Marriott di selezionare 14 hotel in tutto il mondo, da Shangai a Budapest, da Dubai a Londra, dove piccoli team selezionati avrebbero potuto mettere in opera nuovi modelli operativi e di immagine. Con questa strategia, Lindlbauer ha cercato di introdurre la filosofia di pensiero di una startup entro un’organizzazione dalle dimensioni colossali. Durante questa fase sperimentale, il focus del percorso d’innovazione è andato concentrandosi sull’area food & beverage: con 50 mila dollari e sei mesi a disposizione, i team vincitori del contest creato dalla compagnia avrebbero potuto sviluppare nuovi concept di “fun hotel restaurants and bars”, che avrebbero potuto essere attraenti non solo per gli ospiti, ma anche per la gente del posto.
Dal formaggio artigianale ai nightclub Dato che i gli hotel selezionati per sperimentare nuove strategie sono sparsi in tutto il mondo, le idee che sono emerse hanno portato a una serie assolutamente diversificata di risultati. A Londra, il restaurant manager di Marriott ha proposto di utilizzare il rooftop dell’hotel, da sempre inutilizzato, per ospitare un “bar and dinner” temporaneo chiamato RoofNic, un gioco di parole tra le parole “roof” e “picnic”. L’evento è stato un enorme successo, con file di otto ore all’ingresso e review entusiastiche su Time Out, The Indipendent e altre pubblicazioni dedicate al business travelling. “Non c’era il lodo di Marriott da nessuna parte”, racconta Lindlbauer. “L’intero progetto è stato pensato e implementato da Ashley, la manager del ristorante”. A Phoenix, in Arizona, l’idea vincente è stata quella di aprire un ristorante specializzato in salumi e formaggi chiamato Craft+Culture. Lo staff di questa sorta di osteria, ha creato un locale che
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Un solo brand,
tante strategie locali
Marriott ha avviato sperimentazioni in molteplici location globali, ideate e implementate da manager e comunità locali. i risultati? diversi e personalizzati rispetto alla cultura dei vari luoghi
faccia conoscere ai clienti i prodotti alimentari creati artigianalmente nelle vicinanze, un concetto applicato anche per la carta dei vini e delle birre, il tutto per enfatizzare concetti di sostenibilità e comunità. “Tutti vogliono contribuire a creare dei consumi più sostenibili e attenti alle produzioni locali, ma i Millennials sembrano i maggiori produttori di questo cambiamento”, commenta Lindlbauer. A Dubai, la comunità locale ha mostrato di avere idee e necessità molto diverse dall’Arizona, e il progetto vincitore è stato quello di creare Square, un nightclub dedicato alle performance di dj internazionali. In Ungheria, infine, il progetto di una “craft beer house” è in fase di sviluppo, e il team regionale ha elaborato direttamente con la comunità l’idea di come utilizzare il grande spazio in disuso dell’hotel con vista sul Danubio. Ancor prima che dell’apertura, la pagina dell’hotel ha raccolto su Facebook 117 mila follower. “La rivelazione per noi è avvenuta quando abbiamo compreso che essere una realtà globale non significa essere dei colossi monolitici, ma avere l’opportunità di dare vita a esperienze di grande impatto”, afferma Maulik. “Come gruppo internazionale possediamo le risorse per dare la possibilità a imprenditori locali di dare vita ai propri sogni”.
Raggiungere il prossimo livello strategico Lindlbauer spera che questo esperimento possa portare a molteplici effetti all’interno della compagnia. Introducendo cambiamenti in maniera organica a livello locale, il manager crede che il brand possa avere un’occasione per raggiungere quella metamorfosi necessaria per attrarre i Millennials. Il piano è di trasformare nel futuro numerosi hotel Marriott in incubatori di idee innovative, che non riguardino soltanto i servizi legati a ristorazione e bar. “Questa è una via per cambiare l’idea che le giovani generazioni hanno della nostra compagnia. Ma, vogliao che questi cambiamenti arrivino al cuore del nostro brand e trasformino ogni aspetto dell’esperienza degli hotel Marriott”. ANNO VI | #133 | MARTEDÌ 21 LUGLIO 2015
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con il contributo di samsung nx1 sono raccontate in una mostra “impressioni da haiti”, scatti di alessandro ursida Giovanni Pons Giornalista, lavora alla redazione milanese del quotidiano “la Repubblica” come caposervizio dell’economia. Ha esordito al quotidiano “Milano Finanza” e ha scritto successivamente per altri periodici specializzati tra cui “Investire”, “Borsa & Finanza” e “Gente Money”. Ha seguito i principali eventi finanziari di questi anni: dalle lotte di potere per il controllo di Mediobanca ai riassetti del sistema bancario. È coautore con Giuseppe Oddo, inviato del quotidiano Il Sole 24 Ore, de “L’affare Telecom”, pubblicato da Sperling & Kupfer nel 2006 e incentrato sulla famosa scalata al gruppo Telecom che aveva visto i “capitani coraggiosi” della Bell sconfiggere il “piccolo mondo antico” degli Agnelli; ecco Emilio Gnutti e Giovanni Consorte riemergere tra i protagonisti delle Opa su Antonveneta e Bnl, culminate nell’arresto del banchiere Gianpiero Fiorani e nelle dimissioni del governatore di Banca d’Italia, Antonio Fazio. Ha scritto anche “L’intrigo. Banche e risparmiatori nell’era Fazio”, pubblicato da Feltrinelli nel 2005
visioni
di
Matteo Dedè
mediaset-vivendi, nuovi scenari
in italia e in europa Sul possibile matrimonio tra Vivendi e Mediaset fioccano i “no comment”, e non potrebbe essere altrimenti. Si tratta di materia delicata e in grado di cambiare lo scenario dei media italiano ed europeo. Oltre al futuro imprenditoriale della famiglia Berlusconi che negli ultimi tempi è parso molto in movimento. Nel caso di matrimonio con i francesi dovrebbe rinunciare al ruolo di azionista di controllo per ridursi a quello di secondo socio ma di un gruppo molto più grande, più ricco e con una vocazione internazionale molto più accentuata. D’altronde, era stato lo stesso Silvio Berlusconi, nei ruggenti anni ottanta, a tentare lo sbarco in Francia attraverso La Cinq. Tentativo non riuscito anche
per l’opposizione dell’establishment francese, tradizionalmente molto chiuso alle incursioni degli stranieri in casa propria, a maggior ragione se italiane. Attraverso Vivendi, invece, il gruppo Fininvest potrebbe riuscire a mettere un piede sul suolo francese, sebbene in posizione più defilata e sotto l’ombrello dell’amico Vincent Bollorè. Inoltre, attraverso Vivendi, si verrebbe a consolidare il controllo sul gruppo Telecom, che sarebbe posseduto da un socio forte di origine francese insieme a un partner italiano. In pratica, una coabitazione franco-italiana o italo-francese, come è già avvenuto in Mediobanca negli ultimi tredici anni, fornendo una certa stabilità al controllo della banca.
Samsung e Alessio Ursida portano in mostra la realtà di Haiti attraverso immagini che raccontano volti, luoghi ed emozioni di una terra ancora speranzosa dopo il terremoto del 2010. Un viaggio unico che svela attraverso gli obiettivi della Samsung NX1 un’esperienza alla scoperta di una situazione umanitaria al limite, dove i bambini sanno ancora sorridere e sperare nel proprio futuro. Dopo la prima tappa di Roma, la mostra di Ursida si sposta a Milano, presso il Samsung District, dal 18 al 26 luglio, in Viale della Liberazione 9. Alessio Ursida, giovanissimo talento, si è distinto durante il programma “ScattaStorie NX Generation”, il primo format televisivo dedicato al mondo della fotografia ideato da Samsung Electronics e YAM112003, che lo ha poi curato e prodotto per Discovery Italia, e andato in onda lo scorso autunno su Real Time. Il vincitore di “ScattaStorie NX Generation” si è aggiudicato un meraviglioso premio, ovvero l’opportunità di partire insieme a Stefano Guindani, famoso fotografo di eventi, moda e celebrities, per un viaggio alla scoperta di Haiti per svelare, proprio attraverso la fotografia, quanto svolto quotidianamente da N.P.H. - Nuestros Pequenos Hermanos (organizzazione umanitaria internazionale rappresentata in Italia dalla Fondazione Francesca Rava) nell’aiutare i bambini che vivono condizioni di povertà e disagio. ANNO VI | #133 | MARTEDÌ 21 LUGLIO 2015