360com172 2015

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world business forum

Si avvicina l’edizione 2015: IamStoryMaker

Ziauddin

3 e 4 novembre la due 13 Ilgiorni organizzata da WOBI

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ANNO VI | #172 | MARTEDÌ 27 OTTOBRE 2015

Yousafzai

al MiCo di Milano: un percorso narrativo sui contenuti e i personaggi dell’evento, a cura della redazione di 360com

Co-fondatore e Presidente del CdA del Malala fund

i fatti del giorno

marketplace

company

media

Il Gruppo decide di integrare le campagne di prodotto e di brand

Prodotta da Rai Fiction e Palomar, sarà premiata a Cannes nel 2016

I runner watch alla ribalta durante la competizione dell’1 novembre

C’è molta curiosità sulle stime delle vendite per il periodo natalizio

E ora United Colors of Benetton dice: “Brand with a cause”

“Braccialetti rossi” è la migliore serie tv internazionale

La NY Marathon, teatro del lancio delle novità Garmin

Apple si prepara a alzare il velo sulla propria trimestrale

scenario

Investire nella cultura? Si può

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coverstory

Starbucks diventa anche un giornale

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Lancio in grande stile: parte l’avventura in Italia di Netflix A partire dal 22 ottobre 2015 nel nostro Paese c’è un modo nuovo di guardare la tv, che funziona utilizzando il cavo di rete al posto della vecchia antenna

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Outstream Video Summit 2015 27 Ottobre 2015 / ore 9.30 - 12.30

Auditorium - Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci - Via San Vittore, 21, 20123 Milano EVENTO SOLO SU INVITO

Se vuoi partecipare scrivi a marketing-it@teads.tv


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i fatti del giorno

Aziende

United Colors of Benetton: “Brand with a cause”

Il gruppo integra la campagna prodotto, firmata Fabrica e 180 Amsterdam, con quella di brand; lanciato il “Benetton Women Empowerment Program”, che ha come obiettivo primario l’uguaglianza di genere e l’emancipzione delle donne

Gianluca Pastore (a sinistra) insieme a John Mollanger

L’incipit della nuova campagna globale

di Francesca Mussi

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onne che si raccontano e si ascoltano a vicenda. Perché solo condividendo la loro saggezza le donne del mondo potranno costruire un futuro migliore per il mondo in cui viviamo ». E’ questo l’incipit che ha visto protagonista il lancio della nuova campagna globale “A Collection Of Us” di United Colors of Benetton, firmata Fabrica e 180 Amsterdam, presso gli Studios dello storico brand a Ponzano Veneto. E sono proprio le donne a farsi portavoce di un forte messaggio di emancipazione e legittimazione, invitando il mondo femminile a mettersi alla prova, a superare le sfide e soprattutto a combattere per vedere realizzati i propri sogni. Con la nuova collezione, declinata su quattro capsule, Benetton pensa a un ritorno al Dna originario dell’impresa. «In questa fase dice John Mollanger, Chief Product and Marketing Office del brand - è importante guardare al passato per capire il presente e prevedere il futuro», rifocalizzando l’attenzione su tre valori chiave, da sempre spina dorsale del posizionamento del marchio: maglieria, colore e innovazione. Le capsule riportano questa triade al centro del palcoscenico, esaltando l’esperienza, or-

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mai radicata, del lavoro artigianale e richiamando l’attenzione sulla fantasia e sullo spirito innovativo della moda Benetton. Il Gruppo, quest’anno, ha stanziato complessivamente per marketing e comunicazione un budget di oltre 60 milioni di euro, in crescita rispetto al 2014. A livello media, la pianificazione della prima campagna, curata da MEC, ha visto dispiegato un budget di circa 10 milioni di euro, metà dei quali destinati al digitale. «Abbiamo scelto di essere digital centric - afferma Gianluca Pastore, Worldwide Communication Director del Gruppo -, creiamo operazioni par-

tendo dal digital, poiché questo ci permette di muoverci bene su scala internazionale». “Collection of Us” è l’evoluzione matura delle campagne passate e, con l’obiettivo di unire l’attività di business con quella sociale, concentra la propria strategia in un’unica campagna di brand e di prodotto. L’impresa trevigiana, da sempre sensibile ai temi sociali, si definisce “brand with a cause” passando, così, da un concetto di social engagement a quello di social commitment; ora la mission si esplica nella volontà aziendale di voler creare o almeno contribuire attivamente a un reale cam-

biamento nella società, passo necessario per costruire un mondo pacifico, prospero e più sostenibile per tutti. Per questo, nell’anteprima per la stampa, è stato presentato anche il “Benetton Women Empowerment Program”, attraverso cui il Gruppo supporta una serie di progetti e iniziative concrete destinate a raggiungere obiettivi molto importanti per le donne, sulla base di quelli contenuti nel progetto “Sviluppo Sostenibile” delle Nazioni Unite per il 2030: mezzi adeguati per una vita dignitosa, non discriminazione e pari opportunità, accesso a un’istruzione di qualità e all’assistenza sanitaria, lotta contro la violenza sulle donne. A sostegno di questa iniziativa sociale è stato lanciato online un video, ideato interamente da Fabrica, il centro di ricerca sulla comunicazione del Gruppo, che mostra alcuni neo-papà che assistono alla nascita dei propri figli e, solamente in chiusura, con il claim “We are glad, it’s a girl”, si scopre che sono femmine. Per il progetto quinquennale “Sustainable Livelihood” è stato stanziato un investimento iniziale di 2 milioni di euro, riservato alle donne impiegate nel settore tessile, nel contesto delle partnership pubblico/privato promosse dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile a sostegno dei diritti umani e dello sviluppo. ANNO VI | #172| MARTEDÌ 27 OTTOBRE 2015


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i fatti del giorno

Eventi

Aziende

“Outstream Video Summit” di Teads: oggi inizia la nuova era dall’adv video online

Dopo essere passata per le città di New York, Chicago, Londra e Parigi, si apre questa mattina, dalle 9.:0 alle 12:30 a Milano, presso l’Auditorium del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia, la convention di Teads. Si tratta di un incontro per discutere sullo stato attuale della pubblicità video online e su come stanno cambiando i paradigmi dalla televisione a internet, cercando di spingere la media industry a cercare di sviluppare formati advertising che siano sempre meno invasivi per l’utente di Ottavia Quartieri Sta per iniziare una nuova era della video advertising online e a sostenerlo è Teads, autorevole leader in questo settore soprattutto per aver inventato, prima fra tutte, il concetto di video advertising outstream nonchè un’innovativa forma per la monetizzazione delle revenue dei publisher online. L’outstream - sempre secondo il team di Teads - sta trasformando il mercato pubblicitario da un modello a senso unico in un dialogo interattivo tra audience, inserzionisti ed editori. Esattamente su queste premesse si basa l’evento organizzato dalla company - “Outstream Video Summit” - che è in programma proprio oggi a Milano dalle 9.30 alle 12.30 presso l’Auditorium del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo Da Vinci”, dopo essere passato per le città di New York, Chicago, Lon-

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Riorganizzazione aziendale in Trilud. Pronte le due nuove unit La storica realtà del panorama digitale italiano è orientata in direzione branded content, anche a livello organizzativo

carlo noseda

Da sinistra: Arianna Castoldi, Laura Bovone, Alexia Beverina (Head of Sales e coordinatrice), Serena Pini

michele marzan

dra e Parigi. Si tratta di un’occasione per discutere sullo stato attuale della pubblicità video online e su come stanno cambiando i paradigmi dalla televisione a internet, cercando comunque di spingere la media industry a sviluppare formati adv sempre meno invasivi per l’utente. La prima parte sarà focalizzata sull’analisi del mercato del video e sui nuovi trend mobile e programmatic con Pierre Chappaz, Executive Chairman, e

pierre chappaz

Caroline Hugonec, Head of Global Research, che introdurranno rispettivamente: il manifesto in 10 punti su come rendere la pubblicità meno invasiva per gli utenti e le nuove sfide che gli advertiser devono cogliere nel loro passaggio di investimenti dalla tv a Internet. La seconda parte dell’evento, invece, sarà caratterizzata da due talk show: il primo guidato dal Publisher Director di Fabio Zoboli, in cui saranno coinvolti publisher e brand per capire come gli editori stanno reinventando la loro video strategy cross-screen; il secondo sarà moderato dal Ceo Michele Marzan su contesto e storytelling nel video advertising online. Quest’ultimo momento sarà introdotto da una presentazione verticale di Carlo Noseda, Presidente IAB & Managing Partner Mc&Saatchi.

Trilud, realtà storica del panorama digitale italiano fin dal 1998 che edita il progetto all news Nanopress, è sempre più orientata verso una riorganizzazione della società in direzione branded content, con la strutturazione di due nuove unit: Display & Video Advertising e Brand Partnership. Quest’ultima divisione, si occupa di sviluppare tutta la parte di progettualità speciali e iniziative editoriali volte a costruire una relazione importante tra il cliente e il brand editoriale al fine di raggiungere il target di riferimento del cliente. A capo di questa nuova unit è Laura Bovone, new entry del gruppo Trilud, professionista con pluriennale esperienza nel settore, che sarà affiancata da due risorse storiche del gruppo, Serena Pini e Arianna Castoldi, dando un apporto fondamentale alla squadra. Per quanto riguarda, invece, la parte Display & Video Advertsing sarà Mattia Me-

duri a coordinare l’intera struttura grazie a una specializzazione in ambito programmatic, display e video adv, mantenendo un focus forte sullo sviluppo di nuovi formati e soluzioni tecnologiche. Trasversale è anche il supporto dell’area marketing coordinato da Annalisa Merola: un team in grado di supportare in maniera analitica e creativa al tempo stesso le progettualità proposte, curandone tutte le fasi di ideazione, attivazione, produzione e gestione. Entrambe le divisioni comunque sono coordinate dalla Head of Sales Alexia Beverina e lavorano in stretta sinergia e in maniera trasversale per garantire ai propri investitori il migliore dei risultati. A dare ancor più valore alla nuova organizzazione del gruppo, la forte partnership stretta con BrandMade, nuova digital agency specializzata nel digital content e nella costruzione di innovative piattaforme digitali. “Un approccio che vede sempre più al centro i brand editoriali per offrire ai clienti soluzioni innovative: questa la chiave della nuova organizzazione del gruppo Trilud, che ci consente di aumentare ulteriormente la nostra capacità di ascolto e risposta alle richieste del mercato e degli investitori”. Questo il commento di Alberto Gugliada, Ceo di tg|adv e amministratore di Trilud. ANNO VI | #172| MARTEDÌ 27 OTTOBRE 2015



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i fatti del giorno Mercato

Progetti

MKTG: la nona sinfonia del network Dentsu Aegis

Il social diventerà uno strumento di lavoro per i 100 mila dipendenti di Royal Bank of Scotland dela regione

di Ottavia Quartieri

Facebook entra in banca grazie a RBS Facebook entra in banca. E lo fa dalla porta d’ingresso principale. Il social network più famoso del mondo diventerà uno strumento di lavoro per tutti i centomila dipendenti di Royal Bank of Scotland che diventerà così il primo gruppo bancario a usare Facebook at Work, la versione professionale della creatura di Mark Zuckerberg. Si tratta di una versione studiata per far concorrenza a Microsoft e Google, ma soprattutto per raggiungere quella fetta di mercato che, fino a oggi, vede addirittura vietato l’utilizzo del social network sul posto di lavoro. L’idea è quella di sviluppare una versione di Facebook interna alla società per aiutare i dipendenti a comunicare più rapidamente e in modo più efficacie, sia attraverso una versione mobile, sia attraverso i loro computer. Rbs, inoltre, sta anche considerando come migliorare le interazioni con i propri clienti attraverso Facebook. Rbs è la più grande società, in termini di dipendenti, a sottoscrivere l’utilizzo del servizio proposto da Facebbok, che per ora rimane gratuito, ma la company a stelle e strisce, da parte sua, sta procedendo allo sviluppo di una sua versione professionale.

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L’agenzia di lifestyle marketing, acquistata dalla società nell’agosto dello scorso anno, entra a far parte della società londinese e diventa un network brand globale, che va a rafforzare ancora l’offerta del Gruppo in settori strategici come sport, entertainment e experiential Il network Dentsu Aegis si arricchisce di un nono network brand globale, MKTG che è l’agenzia di lifestyle marketing acquisita dalla società nell’agosto dello scorso anno e in questo modo viene ulteriormente rafforzata l’offerta del Gruppo relativamente al marketing dello sport, dell’entertainment, dell’ expe-

Jerry Buhlmann

riential e del lifestyle, per continuare la propria espansione a livello mondiale. Inoltre, i seguenti quattro brand – psLIVE, Crimson Room, Apollo Nation e Team Epic - verranno riallineate nei prossimi dodici mesi

in quanto parte di MKTG e questa operazione fornirà ai clienti un servizio davvero integrato va dalla consulenza nello sport e nell’entertainment all’experiential marketing, dalla sponsorship identification all’hospitality, fino a a strategia, ricerca, misurazione, risorse digitali e creative, sviluppo di contenuti, design e retail marketing. Avendo la sua sede principale nella Grande Mela, MKTG passerà alla significativa quota di mille dipendenti in 14 paesi nel mondo diventando quindi una realtà davvero globale nell’ambito del lifestyle marketing, così come spiega chiaramente il Ceo di Dentsu Aegis Network & Executive Officer di Dentsu Inc. Jerry Buhlmann: “Evolviamo costantemente per andare incontro alle richieste dei nostri clienti, per essere ‘responsive’ ai bisogni e ai desideri dei consumatori e per continuare ad essere pionieri nell’evoluzione della nostra industry”.

Sociale

MTV e il popolo della musica sono al fianco della Siria Domenica scorsa, in occasione degli MTV Music Award, l’emittente musicale ha lanciato la campagna “MTV Freedom”

L’onda lunga del problema migratorio che ha coinvolto migliaia di rifugiati siriani e che, di conseguenza, da oltre un biennio sta colpendo il nostro continente, difficilmente lascia le persone indifferenti e, soprattutto da quando la questione ha toccato il cuore “dell’Europa che conta”, si sono moltiplicati gli sforzi, più o meno simbolici, per cercare di mettere fine a questa situazione. O, per lo meno, di dargli un aspetto dignitoso. E, in quest’ottica di maggiore sensibilizzazione, non poteva restare a guardare il mondo della musica: MTV, domenica notte in occasione degli EMA Award a Milano, ha lanciato la campagna MTV Freedom, in cui Freedom è un paese immaginario dove non ci sono né rifugiati né violenza, ma solo cittadini e solidarietà tra le famiglie. Freedom è un luogo che non conosce frontiere perchè è tanto grande da poter accogliere tutti. Mentre Pharrell Williams cantava “Freedom”, migliaia di fans si sono riuniti in Piazza Duomo, sotto un’immensa bandiera costruita con le bandiere di ogni Stato, per un obiettivo comune: mostrare al mondo che Freedom ha tanti cittadini, nessuna paura e nessun pregiudizio. ANNO VI | #172| MARTEDÌ 27 OTTOBRE 2015



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i fatti del giorno website Oltre 200 pagine di contenuti divise in 8 sezioni

aziende Progetto di Lapo Elkann

Il progetto è stato sviluppato internamente e ha coinvolto il management e il dipartimento di It e Marketing dell’azienda leader nella distribuzione di cartucce e toner sulle stampanti

Il sito ufficiale del nuovo progetto di automotive è stato affidato alla unit premium cut di The Big Now, di Chiesa

stile di Garage prink è online con un nuovo sito Lo Italia Customs è che ottimizza la user experience nelle mani di Low serie tv Appuntamento a domani

Il “Selfie Show” di Boing va in tv tutti i mercoledì

La serie, in dieci puntate, è ideata da Boing e prodotta in Italia da Stand By Me, in esclusiva prima tv sul canale 40 Dopo il successo riscosso in Spagna, a ottobre arriva anche in Italia in esclusiva prima tv su Boing “Selfie Show”, la produzione originale del canale dove a essere protagonisti sono i fan di Boing grazie a un vero e unico user generated content. Si parte domani per proseguire tutti i mercoledì alle ore 20. I giovani spettatori di Boing sono invitati a esprimere se stessi in piena libertà riprendendosi mentre fanno ciò che più amano e che più li diverte. Boing –Tv libera tutti – vuole, infatti, che ogni spettatore si senta libero di esprimere se stesso facendo diventare la propria casa, cameretta, terrazzo o giardino, un vero e proprio palcoscenico. I fan del canale possono caricare, insieme ai loro genitori, i propri video e condividerli sul sito www.boingtv.it, con la possibilità di finire in televisione. La serie, in 10 puntate, è ideata da Boing e prodotta in Italia da Stand By Me.

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di Ottavia Quartieri

P

rink, l’azienda italiana leader nella distribuzione di cartucce e toner per tutti i tipi di stampanti, va online con un nuovo sito web – www.prink.it. Il progetto è stato sviluppato internamente e ha coinvolto il management e il dipartimento di IT e Marketing dell’azienda. L’internalizzazione del nuovo sito internet consente una gestione più diretta e veloce da parte di Prink. Si tratta delle seconda novità in casa Prink nell’ultimo mese, dopo il lancio della prima stampante ink-

jet multifunzione “Prink Prima”. L’ home page è stata studiata per fornire una più efficace e immediata comunicazione dei contenuti sui servizi offerti ad aziende e clienti privati, le promozioni in corso nei punti vendita e le iniziative di social responsibility, il tutto attraverso il menu a tendina. La prima pagina presenta finestre che consentono una navigazione intuitiva all’interno delle oltre 200 pagine di contenuti suddivisi nelle otto categorie “Punti Vendita”, “Prodotti”, “Servizi”, “Promozione”, “Aziende”, “Area Clienti”, “Ecologia” e “Franchi-

sing” che a loro volta presentano un menu con altre sotto-voci . La categorizzazione delle tematiche permette una maggiore interattività da parte dell’utente, che può trovare informazioni e contenuti sempre nuovi e costantemente aggiornati. Con il nuovo sito internet, inoltre, la ricerca dei punti vendita avviene tramite la geolocalizzazione: strumento che consente di ottenere in pochi secondi una lista dei punti vendita più vicini all’utente, con i dettagli relativi per entrare subito in contatto gli specialisti di Prink presenti in tutta Italia.

progetti Presentata la linea tutta vegetale di TreValli Cooperlat

Expansion Group lancia Hoplà Idee di Soia

Un sito dedicato, uno spot web e undici originali video ricette che mescolano tutorial e sitcom sono gli ingredienti della comunicazione

“Sorridi all’idea”: questo il posizionamento creato da Expansion Group, l’agenzia guidata da Giorgio Piccioni, per il lancio di Hoplà Idee di Soia, la nuova linea di prodotti tutti vegetali, senza lattosio, senza colesterolo e senza gluti-

ne sviluppata da TreValli Cooperlat. Per veicolare al meglio il nuovo posizionamento “Sorridi all’idea” è stata scelta, come testimonial, l’attrice e “food blogger per caso” Flavia Barbacetto che ha realizzato tante gustose ricette

dolci e salate, sia tradizionali che innovative, utilizzando i prodotti della linea Hoplà Idee di Soia. Il progetto comprende un sito dedicato, uno spot web e 11 originali video ricette che mescolano tutorial e sitcom.

Lapo Elkann ha affidato la realizzazione del sito ufficiale di Garage Italia Customs, il suo nuovo progetto dedicato alla personalizzazione tailor made a 360 gradi, a Low, la nuova unit premium cut di The Big Now diretta da Massimiliano Chiesa. Www.garageitaliacustoms.com attraverso uno storytelling interattivo svela tutti i dettagli delle realizzazioni firmate dal nuovo progetto automotive di Lapo Elkann, che punta sulle lavorazioni sartoriali e sul Made in Italy per rendere unico qualsiasi veicolo, sia questo un’auto, una moto, una barca, un aereo o un elicottero. In un mondo sempre più standardizzato, Garage Italia Customs si pone l’obiettivo di rimettere il cliente “al centro della scena” e di dare voce alle sue esigenze di creatività. Per la unit Low di The Big Now hanno lavorato al progetto il creative director Antonio Zuddas, la fashion editor Odeya Bendaud, l’head of creative technology Diego Vurro, l’art director Alessandro Mori e l’account manager Francesca Guidi. ANNO VI | #172| MARTEDÌ 27 OTTOBRE 2015


OOH NEXT GENERATION

THE CUBE DARSENA on themadbox.com


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MARKET PLACE

Non solo un premio, ma un’autentica Champion’s League tra progetti d’impresa hi-tech

Via alla ricerca della migliore innovazione Saranno oltre sessanta i progetti in campo per aggiudicarsi l’ambito riconoscimento legato alla più grande e capillare business plan competition nel nostro Paese, giunta alla tredicesima edizione di Nicolò Franceschi

Saranno oltre sessanta i progetti in campo per aggiudicarsi il Premio Nazionale per l’Innovazione (Pni), la più grande e capillare business plan competition d’Italia, promossa dall’Associazione Italiana degli Incubatori UniversitariPniCube e giunta alla tredicesima edizione. Sessanta idee sulle quali costruire e sviluppare imprese vincenti, ad alto contenuto innovativo e tecnologico, nei settori portanti dell’economia del Paese. Un trend in costante crescita, quello della partecipazione al Pni, una sorta di “Coppa Campioni tra progetti d’impresa hi-tech”, la cui finalità principale è proprio quella di sostenere la nascita di imprese innovative dalla ricerca accademica per promuovere concretamente lo sviluppo economico dei territori delle competizioni locali (StartCup) e, di conseguenza, dell’intero territorio nazionale. Basti pensare che l’edizione 2014 del Premio ha visto la partecipazione di 15 StartCup (oggi 18), per un totale di 3.123

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aspiranti imprenditori, 1.219 idee di impresa, 503 business plan e 58 progetti giunti a disputarsi la finale nazionale. Dati che confermano gli incoraggianti segnali censiti dal Registro Imprese delle Camere di Commercio italiane: le startup innovative crescerebbero a un ritmo annuo del 120% e un quarto di queste nascerebbero dentro le università come spin off della ricerca, o accompagnate da incubatori associati a PniCube. «Una crescita molto importante - ha commentato il Presidente di PniCube, Marco Cantamessa - che denota la forte capacità del mondo accademico a giocare un ruolo sempre più attivo nello sviluppo di una reale cultura d’impresa, creando importan-

marco cantamessa

ti opportunità di collegamento con il mondo produttivo, in particolare delle grandi e medie imprese, interlocutori di estremo interesse per la domanda di beni e servizi innovativi». L’appuntamento, dunque, è per il 3 e 4 dicembre a Rende (Cosenza), sede dell’Università della Calabria, per una due giorni di studio e dibattito dedicata ai temi dell’innovazione, al termine della quale saranno assegnati i quattro premi settoriali - Life Sciences, Iren Cleantech & Energy, Industrial, Ict ciascuno per una somma di 25.000 euro. Tra i vincitori verrà poi eletto il vincitore assoluto del Pni 2015 e, all’istituzione accademica che ha espresso la startup vincitrice, sarà consegnata la “Coppa dei Campioni Pni”. Saranno inoltre assegnati diversi Premi Speciali messi a disposizione da ambasciate e prestigiose aziende partner. ANNO VI | #172 | MARTEDÌ 27 OTTOBRE 2015


MEDIAPOLE

CARRYMEDIA

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CENTRO COMMERCIALE GDO

RETAIL

RETAIL

SPECIALMEDIA

WEBMEDIA PARK

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EVE NTI 3 - 4 Novembre 2015 MiCo Milano Congressi

In questo numero prosegue la rubrica sul World Business Forum Milano, il maggior evento privato di management d’Europa, giunto alla XII edizione che si terrà il 3-4 novembre al MiCo Milano Congressi. Ogni settimana si scoprono gli straordinari protagonisti dell’evento, che quest’anno è dedicato agli “story maker”, persone che non raccontano storie, ma le creano, costruendo il futuro per sé e per gli altri. Grazie alla partnership con WOBI realizzeremo la prima pubblicazione digitale a puntate dedicata all’evento e ai suoi protagonisti. Per informazioni: marketing@ediforum.it

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ANNO VI | #172 | MARTEDÌ 27 OTTOBRE 2015


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EVE NTI

LA carriera in pillole Apre una scuola per bambini e bambine nella Swat Valley

Ziauddin

1994

Nasce la figlia Malala,

Yousafzai

1997 che eredita la sua passione

per l’insegnamento

Co-fondatore e Presidente del CdA del Malala fund

Malala scampa miracolosamente a un attentato talebano

2012

2012

Co-fonda il Malala Fund, del quale presiede il Consiglio di amministrazione

Malala vince il Nobel per la Pace (la più giovane nella storia del Premio)

2014

la battaglia per la parità nell’istruzione Ziauddin Yousafzai è un educatore e un attivista per i diritti umani. Proviene dalla Swat Valley, in Pakistan, dove con grande rischio personale in un contesto di grave violenza politica, ha resistito pacificamente ai tentativi dei talebani di chiudere le scuole, riuscendo a tenere aperta la propria. Sua figlia Malala eredita la sua passione per l’insegnamento, che le è quasi costata la vita nel 2012, quando subisce un attentato a causa della campagna per il diritto allo studio delle ragazze (nel 2014 Malala ha ricevuto il Nobel per la Pace).

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Sviluppare la visione e il coraggio necessari per sfidare le regole e i sistemi di credenze tradizionali Come ispirare gli altri a perseguire i propri sogni e raggiungere il massimo potenziale: diventare un esempio che gli altri desiderino seguire Tener fede alle proprie convinzioni anche nei momenti più difficili Amplificare, sostenere e investire: il lavoro del Malala Fund Perché abbiamo tutti la responsabilità di contribuire a costruire un mondo migliore

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MARKET PLACE

Un importante riconoscimento per la manifestazione che arriva alla diciottesima edizione

Premio Assorel, c’è il Patrocinio della Presidenza del Consiglio La consegna dei premi si terrà nel corso di una serata di gala a Palazzo Parigi, a Milano, il 18 novembre e ospiterà la presentazione di una importante iniziativa sociale che è stata sviluppata in collaborazione con il FAI, Fondo Ambiente Italiano di Massimo Masi

Un altro importante riconoscimento per il Premio Assorel che, giunto alla diciottesima edizione, ha ottenuto per la prima volta il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri che si affianca a quelli già ricevuti da parte di Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani), del Comune di Milano, del Ministero dello Sviluppo Economico e della Regione Lombardia. La consegna dei premi si terrà nel corso di una serata di gala a Palazzo Parigi, a Milano, il prossimo 18 novembre e ospiterà la presentazione di un’importante iniziativa sociale che è stata sviluppata in collabora-

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Ottimizza le campagne advertising su Facebook, Twitter & Instagram

adriano coni

zione con il FAI - Fondo Ambiente Italiano. Al Premio hanno partecipato le campagne di comunicazione a sostegno di aziende, marche, associazioni e istituzioni pubbliche e private che hanno avuto, quale obiettivo principale, lo sviluppo di una reputazione positiva, attraverso contenuti, storytelling ed eventi di successo, in grado di costruire un engagement qualificato e diffuso presso i pubblici di riferimento, leve che contraddistinguono le attività del comparto delle relazioni pubbliche. Durante l’evento saranno assegnati i riconoscimenti per i Premi di Categoria, i Premi Speciali “Made in Italy” e per l’Innovazione nella misurazione dei ri-

sultati, il Premio alla Carriera, e al miglior Influencer. La giuria che ha esaminato i lavori iscritti al Premio era composta da professionisti del mondo delle imprese, accademico e associativo: Gianpaolo Azzoni, Università Pavia; Alessandro Beda, Fondazione Sodalitas; Laura Cantoni, Astarea; Adriano Coni, Rai; Giuseppe Costa, Regione Lombardia; Silvia de Blasio, Vodafone Italy; Michele Di Salvo, influencer; Paolo Ferrara, Terre des Hommes; Laura Iacovone, Università Statale di Milano; Emanuele Invernizzi, Università IULM; Renata Kodilja, Università degli Studi di Udine; Manuela Kron, Nestlé; Alfredo Pratolongo, Heineken Italia; Stefania Romenti, Università IULM; Christian Ruggiero, Università La Sapienza di Roma; e Silvio Santini, del Gruppo UniCredit. ANNO VI | #172 | MARTEDÌ 27 OTTOBRE 2015

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DIREZIONE CREATIVA COORDINAMENTO IMMAGINE MEDIASET

PREPARATI A FARTI VEDERE DA TUTTI

Continua in prima serata su Canale Cinque “Grande Fratello”, il più famoso di tutti i reality. Alessia Marcuzzi con gli opinionisti Claudio Amendola e Cristiano Malgioglio apre le porte della casa per l’edizione numero 14. Non perdere l’occasione di pianificare durante il programma Endemol diventato un vero fenomeno mediatico.

tutti i giovedì in prima serata


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MARKET PLACE

Televisione: bisognerà attendere fino alla primavera del 2016 per assistere alle sei nuove puntate

“Braccialetti Rossi” s’impone: migliore serie internazionale La produzione di Rai Fiction e Palomar si afferma nella categoria Kids. La premiazione avverrà a Cannes all’inizio di aprile del prossimo anno. Quando sarà già in onda, molto probabilmente, la terza stagione di Marianna Marcovich

Bisognerà attendere fino alla primavera del 2016 per assistere alle sei nuove puntate di “Braccialetti Rossi 3”, ma stanno già emergendo parecchie gustose novità sulla serie cult di RaiUno - di cui è già stata confermata la quarta stagione - svelate dal regista Giacomo Campiotti. Che ne sarà, innanzitutto, della storia d’amore tra Leo (Carmine Buschini) e Cris (Aurora Ruffino)? E’ questo uno degli interrogativi che più tiene sulle spine i fans della serie. La relazione tra i due ragazzi proseguirà, con tanto di colpo di scena annunciato dal regista, e mentre continua il processo di guarigione, Leo indagherà sul suo passato e sulla sua famiglia. A dargli una mano ci penserà Davide (Mirko Trovato), che farà il suo ritorno nei panni di “fantasma”. Tutto in divenire il futuro di Bea (Angela Curri) e Rocco (Lorenzo Guidi): entrambi sono infatti guariti e i loro personaggi non

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saranno sempre presenti, così come Chicco (Daniel Lorenz Alviar Tenorio). Tra new entry e uscite a sorpresa Sempre il regista Campiotti anticipa, poi, che ci sarà una perdita importante, ma non ha voluto svelare quale personaggio lascerà definitivamente la serie. «La storia di molti personaggi finirà, verrà messo un punto definitivo, ma altre storie rimarranno aperte», è l’unico indizio che lascia trapelare. Tra i nuovi ingressi ci saranno Bobo, un ragazzino cardiopatico in lista di attesa per un trapianto di cuore che avrà diversi scontri con Leo, e poi ancora una ragazza (non malata) che avrà a che fare con Flam (Cloe Romagnoli). Tra i nuovi attori, nel cast faranno il loro ingresso anche Francesca Chillemi - nei panni della mamma di Bobo, impreparata ad affrontare la malattia del figlio - e poi Giorgio Marchesi, tra i protagonisti di “Una grande famiglia”, che interpreterà un nuovo cardiochirurgo alle prese con qualche innamoramento e soprattutto con gli accesi scontri con la dottoressa Lisandri (Carlotta Natoli). Intanto, la serie di RaiUno ha conquistato la nomination agli Emmy Awards, nella categoria Kids, come migliore serie internazionale, le cui premiazioni si terranno a Cannes il 5 aprile del 2016. «La nomination di “Braccialetti Rossi” è una nuova conferma della

grande qualità editoriale della serie, prodotta da Rai Fiction e Palomar - spiega Eleonora Andreatta, direttore di Rai Fiction - E’ una serie che ha saputo coinvolgere e appassionare milioni di spettatori in Italia, in particolare giovani e giovanissimi. Si tratta di un risultato importante, per tutto il team artistico e produttivo». Ma c’è anche il “Medico” Intanto, anche tutti gli appassionati di un’altra fiction molto attesa, “Un medico in famiglia”, dovranno aspettare circa cinque mesi prima dell’inizio della nuova stagione, anch’essa prevista nel periodo primaverile del prossimo anno. Siamo all’edizione numero dieci e tra i personaggi si annuncia l’assenza di Maria Martini e di Ave Battiston. Tra le grandi novità della prossima stagione si evidenzia, invece, il ritorno da protagonista di Lele Martini, figlio di Nonno Libero e colonna portante delle prime stagioni. Al suo fianco, molto probabilmente, non ci sarà più la moglie Bianca ma ci sarà spazio per una nuova donna. Atteso da molti telespettatori anche il ritorno di Ciccio, di nuovo a Poggiofiorito vicino alla sorella Annuccia, sempre fidanzata con Emiliano. Dopo il successo della nona stagione, conferme anche per Sara e Lorenzo, neo sposi e presto genitori di un nuovo piccolo di casa Martini.

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IL GRANDE CINEMA VI STA ASPETTANDO... NON PERDETE L’APPUNTAMENTO CON I FILM IN USCITA NELLE PROSSIME SETTIMANE!

THE WALK 3D

IO CHE AMO SOLO TE

CRIMSON PEAK

GAME THERAPY

THE LAST WITCH HUNTER

DAL 22 OTTOBRE AL CINEMA

DAL 22 OTTOBRE AL CINEMA

DAL 22 OTTOBRE AL CINEMA

DAL 22 OTTOBRE AL CINEMA

DAL 29 OTTOBRE AL CINEMA

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HITMAN: AGENT 47

BELLI DI PAPÀ

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COVER STORY Dagli Usa è arrivato anche il numero uno, Reed Hastings, e con lui Ted Sarandos, il responsabile dei contenuti; oltre a un autorevole parterre di attori internazionali protagonisti delle più famose e seguite serie tv

Lancio in grande stile per

Netflix

di Daniele Bologna

Conviene segnarsi la data del 22 ottobre 2015. Magari, fra qualche anno, ci si troverà a ricordare questa giornata di metà autunno, quella in cui il nostro Paese apriva le porte a un modo nuovo di guardare la tv, utilizzando il cavo di rete al posto dell’antenna 19

Reed hastings, nella foto, numero uno di Netflix

Un lancio in grande stile quello di Netflix in Italia, dove le trasmissioni sono partite ufficialmente lo scorso 22 ottobre. Dagli Usa è arrivato anche il numero uno Reed Hastings, e con lui Ted Sarandos, il responsabile dei contenuti, oltre a un autorevole parterre di “talenti” delle più famose serie tv. Seduti al tavolo della conferenza stampa milanese, in ordine di apparizione: Will Arnett (“Millers”), Kristen Ritter (“Jessica Jones”), Taylor Schilling (“Orange is the new black”), Pierfrancesco Favino (“Marco Polo”), Daryl Hannah (“Sense8”) e Stephen DeKnight (showrunner di “DareDevil”), tutti pronti a spiegare perché Netflix è meglio degli altri. Per esempio, perché rappresenta «Il passaggio dai network televisivi

alle tv app, per vedere la tv su ogni schermo, a qualsiasi ora», come ha rimarcato Hastings; oppure per la libertà creativa: «Netflix, con DareDevil, ci ha permesso di entrare in una zona più dark rispetto alle altre produzioni Marvel» ha sentenziato Stephen DeKnight. «Ed è accessibile in contemporanea in tutto il mondo» ha ricordato Taylor Shilling, mentre Pierfrancesco Favino ha preferito insistere sulle «Grandi possibilità che potrà offrire per la scrittura, cinematografica e televisiva, anche nel nostro paese». «Fare una serie con Netflix è come fare un film con un budget incredibile, con la possibilità di andare più in profondità con i personaggi» ha infine sottolineato Daryl Hannah. Ma perché ci si dovrebbe abbonare a Netflix? Sicuramente perché rilascia le serie tv

tutte assieme, con buona pace degli spettatori famelici e di attori e produttori, che possono fare tv come farebbero cinema. «Non sei costretta a ripetere le cose perché il pubblico tra un episodio e l’altro se le dimentica», ha commentato Shilling. Ted Sarandos lo ha detto più volte: «Netflix trasmette i suoi programmi in contemporanea in tutto il mondo, come è accaduto con “Beasts of No Nation”, di Cary Joji Fukunaga, che è stato visto in mondovisione, ottenendo in un weekend più audience di qualsiasi altro film indipendente nella sua vita. E anche la serie “Gomorra” - ha chiosato Sarandos -, proprio grazie a Netflix è stata vista ovunque». A chi gli chiede quali aspettative riponga sull’Italia, Reed Hastings offre la risposta che ci si aspetterebbe da un guru dell’hi-tech: «Il primo

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anno ci concentreremo solo sulla felicità e non sulla dimensione del pubblico. Ma alla lunga vogliamo avere molto successo: vogliamo arrivare a un nucleo familiare su tre. Negli Usa ci abbiamo messo sette anni per riuscirci. E anche negli altri paesi presto raggiungeremo questo risultato». Sempre che la banda larga faccia la sua parte, s’intende. Netflix, infatti, anche in tv va in onda via internet e trasmette solo in streaming. Motivo per cui se la rete è debole, la qualità del video potrebbe risentirne. «Puntare sul download? No, è un concetto vecchio - dice Hastings -. Non è la nostra strada. La rete sta crescendo. In alcuni paesi si può vedere Netflix anche sugli aerei. E scommettiamo che la rete migliorerà ovunque». Il piano che è riuscito a lui e lo ha reso miliardario e, in qualche modo, rivoluzionario, è partito da un servizio di consegne a domicilio di dvd. Poi la cosa gli ha preso la mano e oggi Hastings è il numero uno di un gruppo che non solo fattura 4 miliardi di dollari l’anno e ha 69 milioni di abbonati nel mondo, ma si prepara a espandersi in Africa e Medio Oriente. Fa tremare le vene ai polsi ai grandi colossi della televisione lineare, quella con cui tutti noi siamo cresciuti.

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Una storia basata sulla rete «Anche quando consegnavamo dvd sapevamo che la strada maestra era un’altra - ha raccontato Hastings a Milano - Per questo, nel nostro nome, abbiamo inserito la parola “Net”, perché sapevamo che era la rete, il posto giusto dove stare. Il problema era che, quando siamo partiti, nel 1997, la strada non era ancora pronta. All’epoca internet girava con i modem a 56k, e fare streaming era impensabile. Poi le cose sono cambiate. Nel 2005 è stato trasmesso il primo video di YouTube: si trattava, almeno all’inizio, di brevi video poco pesanti, ma che ci hanno permesso di vedere che sì, si poteva fare davvero. Poi, nel 2007 la banda ha raggiunto caratteristiche tali da supportare, più o meno ovunque, il traffico di file pesanti. La tecnologia era pronta. Potevamo partire». Il passaggio dalla distribuzione dei contenuti su supporto fisico allo streaming fu la prima trasformazione. Poi ne è arrivata un’altra: Netflix ha iniziato a produrre contenuti. «In realtà io non volevo - confessa il ceo - Volevo continuare con la sola distribuzione. Ma il mio socio Ted Sarandos ha insistito e io mi sono lasciato convincere. Siamo partiti con “House of Cards” e il suc-

ted sarandos

cesso è stato imponente. Poi sono arrivati “Orange is the New Black” e “Lillehammer”; e poi tutto il resto, incluso cinema, documentari e programmi per bambini. Oggi Netflix produce 27 serie, l’anno prossimo saranno 30, a cui sia aggiungono film e documentari. «Quando abbiamo cominciato a produrre - riprende Hastings - la

televisore americana produceva in tutto 270 serie all’anno. Oggi sono più di 400. Credo sia un bene per tutti. E le nostre produzioni sono diverse dalle altre, in primo luogo, nella totale ed enorme libertà creativa che garantiamo ai nostri autori: non abbiamo vincoli né di sponsor, né di orari, né di pubblico, perché ognuno da noi guar-

da quello che vuole: l’unica cosa che vogliamo garantire è un prodotto di qualità». In questo quadro, sembra che oggi, le serie, siano la forma di narrazione che sembra avere più efficacia e successo. Il cinema, dunque, non ci basta più? Forse il mondo attuale è troppo complesso per stare “strizzato” in un film di due ore. Hastings, però, non crede a

questo teorema: «Non penso sia una valutazione giusta. Il confronto tra serie e film mi pare, invece, corretto: sarebbe come confrontare pittura e scultura. Non ha senso. Infatti, noi produciamo entrambi i generi. Il cinema resta un settore sul quale puntiamo moltissimo, tanto che stiamo mettendo in lavorazione un film con Brad

Pitt con un budget di 100 milioni di dollari. I nostri sono film a tutti gli effetti, che escono contemporaneamente in sala e online, raggiungendo un pubblico molto più ampio di quanto è stato possibile fare fino ad ora. Le nostra serie, d’altra parte, hanno una complessità narrativa che le fa somigliare a dei film molto lunghi; e infatti, il pub-

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Una prduzione originale

Star di prima grandezza

da destra, Lorenzo Richelmy e Amarsaikhan Baljinnyam alla presentazione di “Marco Polo”, la serie originale di Netflix

alla corte del web

da sinistra, Daryl Hannah, Carrie-Anne Moss e Krysten Ritter al party di Netflix

Arriva una nuova sfida il numero uno di netflix reed hastings alla conferenza stampa di presentazione

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blico in gran parte le guarda così, un episodio dopo l’altro in un weekend o poco più. Il confine è sottile». E quando si parla di Netflix, inevitabilmente, si parla anche di pirateria. Hastings, su questo fronte, è categorico: «Dove Netflix arriva c’è una diminuzione verticale dello streaming illegale: in Australia, per esempio, siamo presenti da solo sette mesi e si stima che la pirateria sia diminuita del 27%. L’idea è quella di fare in modo che, da un certo punto in poi, risulti scomodo e macchinoso rubare invece che comprare a poco».

Copertura tricolore Tornando al debutto di Netflix nel nostro Paese e alle aspettative dei manager di vertice della company, va subito detto che Reed Hastings l’Italia la conosce bene. Nel nostro Paese ci ha vissuto per quasi un anno, alle pendici dell’Aventino, il classico anno sabbatico che molti americani si concedono appena varcata la soglia dei quarant’anni. Era il 2000, e a quei tempi avere una buona connessione internet nella pensiola era quasi una missione impossibile. Oggi le cose vanno un po’ meglio e Hastings - che

nel frattempo ha appena festeggiato i suoi 55 anni non può che rallegrarsene. La copertura di rete tricolore non sarà forse la migliore del mondo, ma è comunque sufficiente per reggere l’urto di Netflix. Per accedere ai servizi del nuovo arrivato è necessario, quindi, disporre prima di tutto di un collegamento internet. I requisiti di banda sono, come minimo, di 0,5 megabit al secondo e 1,5 Mbps. Per sfruttare appieno le potenzialità del servizio, tuttavia, Netflix suggerisce connessioni da 3.0 Mbps per trasmissioni in qualità standard, 5.0 Mbps

per quelle in HD e 25 Mbps per il 4k, l’Ultra HD. Obiettivi ambiziosi Conviene segnarsi, allora, la data del 22 ottobre 2015. Magari fra qualche anno ci si troverà a ricordare questa giornata di metà autunno, quella in cui il nostro Paese apriva le porte a un modo nuovo di guardare la tv, utilizzando il cavo di rete al posto dell’antenna. In realtà, la televisione via internet, in Italia, non è una novità. Sky, Mediaset, Chili e altri operatori hanno già fatto “gustare” i vantaggi dello streaming, primo fra tutti la possibilità di

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COVER STORY kevin spicey, protagonista di “house of cards”

un’immagine tratta dalla serie “narcos” dedicata alla vita del trafficante pablo escobar

un’immagine promozionale del film “suburra”, da cui sarà presto tratta una serie tv

Vere star come testimonial Da sinistra, al tavolo della conferenza stampa, gli attori Stephen DeKnight, daryl hannah, piefrancesco favino, taylor shilling, Krysten ritter, will arnett e il responsabile dei contenuti di netflix, ted sarandos

disintermediare i contenuti dal mezzo e dal tempo. Ma l’avvento di Netflix potrebbe dare una sferzata decisa allo sviluppo di massa del mercato. Negli Stati Uniti, Netflix ha già convinto 40 milioni di utenti a sottoscrivere una delle sue offerte in abbonamento. Numeri che Hastings si augura di replicare: «Abbiamo pochissime barriere all’ingresso, il servizio può essere prova-

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to per un mese via web o su dispositivi iOS e Android». Il tutto sfruttando un sistema di tariffazione leggero e flessibile: «Si parte da 7,99 euro al mese, senza alcun impegno. Puoi abbonarti per un mese o due, e chiudere il rapporto in qualsiasi momento». Poi, ovviamente, ci sono i contenuti, una delle leve fondamentali della fenomenale scalata di Netflix. Come noto, il

menu servito dalla società americana prevede un mix di film, serie tv, documentari e one-man show di diverso tipo e per ogni età, dai thriller alle commedie, dai film d’azione ai fantasy e ai cartoni animati. Nei fatti, ci saranno soprattutto serie tv americane, molte delle quali prodotte in esclusiva per Netflix. «Lavoriamo a stretto contatto con i produttori» aggiunge Hastings,

citando, ad esempio, “Narcos”, la serie dedicata a Pablo Escobar ideata da José Padilha. «Lavorare senza intermediari - puntualizza ci permette di tenere i costi così bassi ed essere più veloci. Il nostro obiettivo è soprattutto quello di favorire il processo creativo. A volte ci capita di dare dei suggerimenti, ma lo facciamo sempre con la mano leggera: ci piace condividere la

visione di un progetto lasciando ai registi e ai produttori la completa autonomia di raccontare la storia». Un modello che Netflix vorrebbe trapiantare, come dimostra la recente decisione di assoldare i produttori di “Suburra” per la creazione di un’omonima serie televisiva da lanciare in esclusiva entro il 2017. Sarà, di fatto, la prima serie italiana prodotta da Netflix.

un’immagine promozionale da “daredavil”, serie interpretata da Stephen DeKnight

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alex zanardi

Forerunner 630 e Forerunner 230 e 235: a indossarli in anteprima l’oro olimpico nella maratona di Atene 2004, Stefano Baldini

Nella Grande Mela il lancio delle novità Garmin

La New York City Marathon del primo novembre tiene a battesimo la presentazione dei nuovi running watch dedicati alla corsa a piedi e poi è stato possibile iniziare a seguire l’intero progetto attraverso l’hashtag #NYForerunner.

di Daniele Bologna

Dove, se non a New York, in occasione della maratona più famosa al mondo? Per il lancio di tre nuovi prodotti dedicati alla corsa a piedi, Garmin Italia vola oltre oceano per presentare in anteprima, e in modalità esclusiva al gruppo di atleti italiani iscritti alla 42 chilometri della Big Apple, la nuova offerta della famiglia Forerunner: 630, 230 e 235. Tre veri gioielli di tecnologia e design sviluppati per rispondere a podisti sempre più esigenti, come i quattrocento italiani della spedizione “Born To Run” alla maratona newyorkese che alla vigilia della gara potranno partecipare al gran galà di presentazione dei nuovi sportwatch Garmin. A testimoniare il battesimo dei Forerunner 630, 230 e 235 l’oro di Atene 2004, Stefano Baldini, che al fianco di Fulvio Massini, apprezzato coach, e di Silvia Schiapparoli, Sport e Outdoor Marcom Manager di Garmin Italia, correranno la New York City Marathon indossando i tre nuovi arrivati. La loro partecipazione rientra all’interno del progetto di lancio studiata

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silvia schiapparoli

dall’agenzia Red Hot Crew e che ha preso il via sulle piattaforme social che l’azienda ha attivato da tempo attraverso la collaborazione con Killbit: su Facebook, Twitter e Instagram sono stati attivati dapprima alcuni teaser

Allenamenti collettivi Ma prima ancora di vedere in gara gli ultimi arrivati nella famiglia Forerunner, i maratoneti del gruppo Born To Run potranno toccare con mano i prodotti durante gli allenamenti collettivi con Stefano Baldini previsti in Central Park nei giorni che precedono il grande evento. Il clou

dell’iniziativa tuttavia sarà la vigilia della maratona, sabato 31 ottobre, con l’incontro esclusivo tra i tecnici dell’azienda e i 400 membri della spedizione di Born To Run: presso l’Hotel Millenium Broadway di Manhattan si terrà la premiere dei Forerunner 630, 230 e 235, con i preziosi consigli di campioni e tecnici, come Baldini e Massini, sul corretto utilizzo dei nuovi running watch. E non finisce qui, perché Garmin Italia sarà a supporto di tut-

ti i nostri connazionali: nei giorni che precedono la competizione lo staff italiano sarà presente nell’area expo della New York City Marathon, centro nevralgico per il ritiro del pettorale, per fornire l’assistenza e il “sostegno” alle migliaia di runner provenienti dal nostro Paese. Tutto il progetto legato al lancio dei nuovi Forerunner sarà documentato da un video prodotto e “girato” (comprese le fasi di gara) con le action cam Garmin VIRB XE.

avanguardia Tecnologica al servizio degli sportwatch Garmin Forerunner 630 è il nuovo sportwatch dedicato al podismo in grado di unire alle funzioni altamente tecnologiche dei suoi predecessori la possibilità di rilevare dati sulla condizione fisiologica dell’atleta, in questo modo ancora più consapevole del proprio stato di forma e quindi in grado di gestire al meglio lo sforzo durante un allenamento o una competizione. A fianco del Forerunner 630, Garmin presenta Forerunner 230, un GPS running watch che permette di registrare dati di distanza percorsa, tempo, frequenza cardiaca. Ma non solo, è anche in grado di stimare il massimo consumo di ossigeno (VO2max). Questo è un dato davvero importante attraverso il quale lo strumento fornisce una previsione del tempo finale di una competizione, ma soprattutto è utile per identificare i giusti tempi di recupero tra un allenamento e l’altro. Così come il Forerunner 630, funziona anche come una vera e propria fitness band.

La sfida Se ogni tuo passo conta

La sfida dell’iniziativa “Ogni Tuo Passo Conta” è stata lanciata alla fine dello scorso aprile a tutti gli utenti da Garmin Italia. L’obiettivo era quello di compiere un miliardo di passi, al raggiungimento del quale l’azienda si è impegnata a donare la somma di 20.000 euro all’associazione BimbiInGamba Onlus di Alex Zanardi, che realizza protesi per bambini che hanno subito amputazioni e che non possono usufruire dell’assistenza sanitaria.
Il progetto ha visto coinvolte migliaia di persone in tutta Italia che, dopo essersi iscritte al sito ufficiale dell’iniziativa www.ognituopassoconta.it, hanno iniziato a scaricare e depositare i passi compiuti ogni giorno, registrati dai dispositivi Garmin vìvofit 2, vìvosmart e vìvoactive, ideati per avere uno stile di vita sempre più attivo e quindi salutare. L’iniziativa ha visto il coinvolgimento diretto di Alex Zanardi, testimonial e volto ufficiale di “Ogni Tuo Passo Conta”. Legato all’azienda da una lunga amicizia, l’atleta è stato protagonista del video promozionale del progetto. Ma non solo, anche l’oro olimpico Stefano Baldini, l’alpinista Simone Moro, il commissario tecnico della Nazionale italiana di ciclismo Davide Cassani e il triatleta Daniel Fontana hanno contribuito personalmente alla sfida indossando i device Garmin dedicati al wellness sopracitati durante i loro appuntamenti agonistici più importanti di questi ultimi mesi. I quattro atleti hanno prestato il loro volto anche nella campagna pubblicitaria del progetto, online e cartacea.

La cerimonia di consegna della donazione da parte di Garmin Italia all’associazione è avvenuta sabato scorso in occasione della Venice Marathon, presso l’area expo della manifestazione. Garmin era presente non solo per celebrare la conclusione del progetto, ma anche con l’ultima tappa del Garmin Forerunner 10K, il primo circuito di gare sulla distanza dei 10 chilometri titolato dall’azienda. ANNO VI | #172 | MARTEDÌ 27 OTTOBRE 2015


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musica Spotify racconta come

si raggiungono gli utenti che utilizzano PlayStation

Spotify ha annunciato da poco che la partnership con Playstation Music ha consentito di raggiungere più di 5 milioni di app scaricate nei primi tre mesi: uno dei più rapidi tassi di adozione in fase di lancio nella storia di PlayStation. In tutto il mondo, gli utenti di PlayStation utilizzano la propria musica preferita come colonna sonora durante la fase di gioco, scegliendola da un catalogo di oltre 30 milioni di canzoni. A partire da ieri, Spotify ha introdotto PlayStation Targeting per i brand, la prima di tante soluzioni pubblicitarie, che permetterà loro di raggiungere il pubblico di Spotify, sempre molto attivo, su nuove piattaforme e dispositivi connessi. I brand possono utilizzare PlayStation Targeting per targettizzare la piattaforma PlayStation: raggiungere il proprio target di riferimento con annunci audio mentre gli utenti ascoltano Spotify su PlayStation, con dati interni verificati; ritargettizzare gli utenti attraverso i dispositivi; raggiungere gli utenti verificati Playstation mentre utilizzano Spotify su desktop, smartphone e tablet. Gli utenti di Spotify sono molto attivi su PlayStation: fino ad oggi hanno ascoltato più di 1,5 miliardi di brani, con una media di ascolto su PlayStation di 88 minuti al giorno. L’ascolto avviene principalmente dal tardo pomeriggio fino alla sera tardi durante la settimana e dal primo pomeriggio fino alla sera tardi nel fine settimana, rendendo PlayStation Targeting un ottimo metodo per i brand per raggiungere il proprio pubblico con annunci audio efficaci al di fuori delle tradizionali fasce di ascolto.

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Quanti iPhone ha venduto Apple nell’ultimo trimestre, quello della crisi in Cina (dove Cupertino vende uno smartphone su quattro)? E soprattutto, quanti stima di venderne entro Natale? Gli utili della Mela batteranno ancora le attese, come hanno fatto negli ultimi undici trimestri, rispetto alle stime di molti addetti ai lavori? La comunità finanziaria attende al varco l’azienda più grande del mondo per capire se continuerà a stupire esperti tech e listini. E c’è già chi pensa che eventuali dati brillanti di Cupertino possano proiettare il Nasdaq, il listino tecnologico a stelle e strisce, su nuove vette. Al contrario, una delusione potrebbe ripetere il fenomeno osservato nello scorso luglio, con una Mela in caduta che finisce per zavorrare i mercati americani. Ma vediamo in dettaglio quali sono i numeri chiave da guardare stasera, quando Apple alzerà il velo sul suo terzo trimestre 2015. Il consensus della comunità finanziaria (misurato da FactSet) per questro trimestre stima 1,87 dollari di utili per azione, in aumento rispetto ai tre mesi precedenti. Ma altre fonti alzano il target a 1,91 dollari: è il caso di Estimize, una piattaforma crowdsourcing che esegue stime sulla base delle previsio-

Apple pronta ad alzare il velo sulla propria trimestrale

Stasera i conti della Mela

Ecco cosa si attendono gli analisti dalle cifre che la multinazionale illustrerà in serata. fra gli addetti ai lavori c’è molta Curiosità sui dati di vendita dell’IPhone e sulle stime riguardanti l’andamento del periodo natalizio che si sta ormai avvicinando

di Davide De Vecchi

ni di analisti e hedge funds manager. Staremo a vedere, senza dimenticare, è il caso di ribadirlo, che la Mela ha battuto le previsioni in tutti gli undici ultimi trimestri. Quanto al fatturato, il consensus degli analisti si aggira su 50,1 miliardi di dollari, in aumento rispetto ai 42,1 miliardi dello stesso periodo dell’anno scorso. Le ultime stime di Apple, diffuse in

luglio, parlavano di un giro d’affari tra 49 e 51 miliardi di dollari. Estimize si spinge più in là, a 51,4 miliardi. Sui prodotti l’attenzione degli analisti è al massino. Nell’ultima trimestrale, le vendite dell’iPhone, il pilastro su cui si regge Cupertino, avevano deluso: i 47,5 milioni di pezzi erano stati inferiori ai 49,4 milioni attesi, ma rappresentavano anche un -22% sequenziale, più del -19% e del -17% osservato nei due anni pre-

cedenti. Gli analisti tengono sotto controllo le vendite del prodotto totem di Apple proprio perché pesa per ben il 65% sui ricavi (dati dell’ultimo trimestre). L’effetto di iPhone6 e 6 Plus sarà marginale su questa trimestrale, perché sbarcati sul mercato a fine settembre, ma l’importante è individuare un trend. Un pool di analisti interpellati dal magazine Fortune è convinto che grazie ai nuovi prodotti le vendite di

“Melafonini” si impennino. E mentre si attendono lumi sul misterioso riscontro commerciale dell’iWatch, l’orologio tech di Apple, gli analisti danno per scontato che gli iPad continuino a soffrire, in parte “cannibalizzati” dallo schermo più largo dell’iPhone 6 e più in generale indeboliti da smartphone con touchscreen generosi e laptop sempre più leggeri. A preoccupare le Borse è anche la frenata dell’economia della Cina, Paese che da solo rappresenta più di un quarto (per la precisione il 26%) delle vendite mondiali di iPhone. Visto che il prodotto totem di Apple arriva da tre trimestri di robuste crescite sul mercato del Dragone, gli analisti si aspettano ora un fisiologico rallentamento del trend. Dopo una brusca correzione estiva del 28% (dai 132 dollari del 20 luglio, prima dell’ultima trimestrale, ai 103 dollari di minimo relativo del 24 agosto, in piena crisi cinese) il titolo della Mela sta riprendendo quota. Oggi si ritrova poco sotto a 120 dollari. Ma Apple resta sempre un “buy” per la comunità finaziaria: un gruppo di oltre 40 analisti interpellati da FactSet prevede un target a oltre 146 dollari tra un anno. Riuscirà l’azienda guidata da Tim Cook a battere anche queste previsioni?

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Un invito a partecipare in maniera diretta alla crescita socioculturale, ma anche economica, del nostro Paese

La cultura dell’investire in…cultura Presentata a Milano l’iniziativa Upaperlacultura.org, dedicata alle imprese che investono in comunicazione e che sentono il bisogno di diversificare gli strumenti delle strategie connesse alla reputazione dei propri brand

di Cecilia Bianchi

E’ stato presentato a Milano Upaperlacultura.org, il sito web pensato per promuovere la cultura dell’investire in cultura. Lorenzo Sassoli de Bianchi, Presidente Upa, ha illustrato l’iniziativa alla presenza di Maurizio Beretta, Head of Group Identity & Communication del gruppo Unicredit; Sergio Escobar, Direttore del Piccolo Teatro di Milano; Gian Luca Farinelli, Diret-

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tore della Cineteca di Bologna; Gianfranco Maraniello, Direttore del Mart; Lodovico Passerin d’Entreves, Senior Advisor FCAFiat Chrysler Automobile, presso il Pavilion Unicredit in Piazza Gae Aulenti 10, a Milano. Upa è l’organismo associativo che riunisce le più importanti e prestigiose aziende industriali, commerciali e di servizi che investono in pubblicità e in comunicazione in Italia. Oggi associa le prin-

cipali 500 imprese investitrici che rappresentano nel complesso circa il novanta per cento dell’intero mercato della pubblicità e della comunicazione nel nostro Paese. E l’associazione si è data un nuovo obiettivo: promuovere la cultura dell’investire in cultura, soprattutto fra le imprese che investono in comunicazione e che sentono il bisogno di diversificare gli strumenti delle strategie di comunicazione connes-

se ai propri brand. Investire in cultura significa partecipare in maniera diretta alla crescita socioculturale del nostro Paese, così come investire in pubblicità e comunicazione, per Upa, ha sempre rappresentato un modo per far crescere l’economia. Upaperlacultura. org offre, tra le varie opzioni ideate, un ricco database di progetti di sponsorizzazione/partnership culturale, proposti da enti pubblici o da soggetti di diritto pri-

vato con finalità pubbliche, come ad esempio le Fondazioni, nei seguenti ambiti culturali: archeologia, arte, architettura, musica, cinema, libri, teatro. Tali enti possono collegarsi direttamente al sito e compilare una scheda descrittiva del progetto. Il sito si rivolge, inoltre, a tutte le imprese, associate a Upa o meno, che intendono vagliare la possibilità di finanziare un progetto di sponsorizzazione o partnership culturale. Le imprese interessate a investimenti nel campo della cultura possono, allora, collegarsi direttamente al sito per consultare il database dei progetti. Il progetto Upaperlacultura.org non ha ovviamente alcuno scopo di lucro, bensì ha l’obiettivo di far incontrare in maniera semplice e trasparente la domanda e l’offerta di progetti di sponsorizzazione/partnership culturale integrabili nelle strategie di comunicazione delle imprese. Negli ultimi cinque anni il 65 per cento delle imprese che investono in maniera significativa in comunicazione, iscritte a Upa, ha effettuato anche investimenti collegati a iniziative di sponsorizzazione o di partnership di tipo culturale. Fra tutte le imprese che hanno risposto, in maniera anonima, alla survey interna messa a punto dalla stessa Upa, il 68

per cento ha definito questa tipologia di investimento culturale “importante” o “molto importante” per l’azienda, quindi con un suo significato specifico nelle strategie complessive di comunicazione. La motivazione principale, infatti, a non fare questo tipo di investimento, fra le aziende che negli ultimi cinque anni non ne hanno realizzati, consiste proprio nella ragione che “non fa parte, in generale, delle strategie dell’azienda”. Non si tratta, pertanto, di vincoli di budget, oppure di scarsa conoscenza del tipo specifico di investimento, bensì di orientamento delle opzioni strategiche peculiari delle singole aziende. Riguardo agli ambiti di interesse per questa tipologia di investimento, quello riservato alla cultura costituisce la scelta per la grande maggioranza delle aziende, prima dello sport e del settore dell’educazione. E in particolare, fra i settori della cultura vengono privilegiati quelli, nell’ordine: della musica, delle mostre, dei festival, dei musei, del teatro, dell’arte contemporanea e del restauro, della fotografia, della danza e del cinema. Praticamente, si tratta di tutto lo spettro dei settori inerenti l’ambito culturale aperti alla possibilità di accogliere progetti di sponsorizzazione.

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Gian Luca Farinelli

gianfranco maraniello

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Il nome “1912 Pike” deriva dall’indirizzo del coffee shop aperto a Seattle nel 1971

Può un brand multinazionale ricostruire una storia autentica e locale? se è starbucks... sì Mentre si inseguono le notizie riguardanti la prossima apertura in Italia della catena americana, la compagnia lancia un prodotto editoriale pensato per ricreare una visione locale e artigianale del proprio brand. e raccontare lo sviluppo di store sperimentali

generazione di giovani americani attraverso un immaginario associabile definitivamente con il brand Abercrombie & Fitch. Dodici anni dopo, mentre il trend del branded content dilaga nel mondo del publishing off e online, l’ultima pubblicazione creata da un grande e influente marchio arriva da Starbucks, che singolarmente non ha scelto di dare vita a un vero e proprio “Starbucks Magazine”.

Recuperare le radici uniche di una catena globale

di Valentina Lunardi

Alla fine degli anni ‘90, per la precisone nel 1997, Abercrombie & Fitch ebbe un’idea brillante per esprimere e far circolare l’immagine sexy e giovane che avrebbe reso il marchio popolare e riconoscibile: pubblicare un “magalog” (neologismo per definire l’unione di magazine e catalogo delle collezioni del marchio di abbigliamento) dal titolo “A&F Quartely”. Il prodotto editoriale, ben prima che esplo-

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desse tra i marketer il concetto di brand-sponsored editorial content, aveva il compito di creare una narrazione che coinvolgesse il target dei giovani consumatori dei college statunitensi con il concetto di “neo-preppy and all-American perfection”. Tra argomenti controversi, servizi fotografici spesso scandalosi e varie critiche, “Quartely” ebbe la sua ultima uscita nel 2003, celebrato da una parte del mondo dell’advertising come uno strumento ingegnoso, capace di ridefinire il panorama editoriale e lo stile di una

Un indirizzo per smettere di pensare da multinazionale

mentre il trend del branded content dilaga nel mondo del publishing on e offline, l’ultima pubblicazione creata da una brand influente arriva da starbucks, che singolarmente ha scelto di utilizzare l’indirizzo storico del primo shop di seattle

L’ultima pubblicazione a fare capolino sul panorama dei contenuti editoriali sponsorizzati si chiama “1912 Pike” e offre un’attenta selezione di articoli sull’importanza del caffé di qualità, su come le muffe stiano mettendo in pericolo questa coltura, racconti sulla storia e provenienza dei vari tipi di caffè e, naturalmente, una piccola nota riguardante la nuova iniziativa di Starbucks di piantare un albero per ogni sacco di semi della pianta tropicale della famiglia della Coffea acquistati. Per meglio chiarire l’anima del progetto, il sito dedicato all’iniziativa (www.1912pike.com) riporta una nota introduttiva inserita in un ambiente digitale dai toni pacati e vintage: “E’ l’indirizzo del nostro primo negozio a Seattle, aperto da un piccolo gruppo di persone che avevano un profondo amore per il caffé e il desiderio di condividerlo con gli altri. Se sei mai entrato in quello shop, sapete che non si può lasciarlo senza aver imparato o trovato qualANNO VI | #172 | MARTEDÌ 27 OTTOBRE 2015


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LINK Ecco ricomparire il logo storico della compagnia

l’indirizzo che dà nome al magazine si riferisce allo starbucks originale, che aprì i battenti nel 1971. un’atmosfera ricreata anche attraverso la ricomparsa del logo storico della compagnia

cosa che abbia suscitato la tua curiosità. Abbiamo creato questa versione di “1912 Pike” con lo stesso spirito. I nostri partner possono condividere ciò che conoscono e amano del caffé, dando vita a un posto dove puoi tornare spesso per scoprire qualcosa di nuovo e conoscere la magia del caffé”. Una visione in perfetta coerenza con ciò che i migliori marketer sanno bene: il marketing più efficace e di successo è l’educazione. I consumatori sono primariamente interessanti a se stessi; se vendi un prodotto ne avrà solo un oggetto, mentre se insegni a un consumatore perchè quell’oggetto lo rende una persona migliore, si creerà una connessione più profonda. Questa tipologia di branding “educativo” esiste da lungo tempo, ben prima del progetto di Abercrombie & Fitch o Starbucks. Ford, ad esempio, iniziò a pubblicare il magazine di lifestyle “Ford Times” a partire dal 1908, raccontando il suo nuovo immaginario attraverso opere ad acquerello di importanti artisti e storie di viaggio. Ma oggi

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più che mai i consumatori utilizzano i brand per definire se stessi, e questo implica la creazione di una narrazione complessa e ricca. Starbucks con “1912 Pike” vuole riportare le persone a pensare ai suoi punti vendita come luoghi speciali, coffee shop unici, non come l’ennesima replica di una catena globale. L’indirizzo che dà nome al magazine si riferisce allo Starbucks originale, che aprì i battenti nel 1971. Un’atmosfera ricreata anche attraverso la ricomparsa del logo storico della compagnia: allora la famosa sirenetta del caffè americano era nuda e immersa in toni castagna, ben differenti dalla più pudica versione verde di oggi. Un’operazione per ricreare un senso di unicità che i clienti della catena non hanno probabilmente mai vissuto sorseggiando un Frappuccino, a Londra, in Tibet o come presto potrebbe accadere anche in Italia, se le notizie degli accordi avviati tra la compagnia americana e l’imprenditore Antonio Percassi (Presidente della holding Odissea Srl di cui fanno

parte i marchi di cosmetica KIKO, Madina e Womo, il centro commerciale Orio Center e la società calcistica Atalanta) risulteranno confermate. Starbucks, infatti, si trova oggi nella delicata posizione di essere snobbato da quella stessa cultura dell’American Cafe che esso stesso ha contribuito per la gran parte a creare. La nuova moda del caffè pretende miscele mono-origine, macchine dallo stile vintage e bar dallo stile unico, e vede in Starbucks l’emblema di una corporation che distrugge i profitti delle piccole caffetterie e rende omogeneo il panorama del gusto del caffè americano, già piuttosto povero di sfumature. La nuova pubblicazione, che condivide il nome con una miscela originale della compagnia, ha anche il compito di raccontare come la compagnia sia pronta per sperimentare con nuovi formati di shop, come lo Starbucks Reserve Roastery e la Tasting Room, nuovi spazi dedicati alla tostatura, all’istruzione sui processi manufatturieri e le materie prime che stanno dietro a cappuccini e Mocha. Esempi di ciò che Starbucks sta facendo con “1912 Pike” possono essere trovati nello stesso settore del caffè, proprio in Italia: La Marzocco, produttore di alcune tra le macchine da caffè espresso più costose al mondo, ha recentemente pubblicato una storia approfondita sul PID, un innovativo processo industriale di controllo della temperatura, recentemente adattato per macchine espresso di fascia alta, per spiegare anche ai non addetti ai lavori l’innovazione e l’eccellenza sostenute dal marchio italiano. Ma per affermare il proprio racconto, La Marzocco lo associa in maniera chiara al proprio nome, così come fanno Uber con il suo magazine “Arriving Now” o Airbnb con la sua pubblicazione dedicata ai viaggi “Pineapple”. Perchè, invece, Starbucks ha optato per un cambio di nome per il suo progetto editoriale? In un certo senso, per la compagnia, mettere in primo piano il proprio logo così forte e riconoscibile potrebbe risultare controproducente, oltre che distruggere la possibilità di creare una narrazione più forte ed emozionante grazie a una componente aspirazionale “brandless”. Oggi, infatti, nessuno vuole auto-identificarsi come parte dello “Starbucks lifestyle”, ma è molto diverso se invece si parla di uno stile di vita alla “1912 Pike Place”: nome che suona locale, artigianale e autentico, con quel tocco di american style che potrebbe conquistare i consumatori della “patria dell’espresso”, con i suoi bar che tanto ispirarono l’attuale Ceo della compagnia Howard Schultz. ANNO VI | #172 | MARTEDÌ 27 OTTOBRE 2015


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nel gennaio 2014 hanno deciuso di creare la Fondazione “Make in Italy” per sostenere l’innovazione e cogliere la straordinaria spinta dal basso che arriva dal movimento dei makers

visioni

di

Matteo Dedè

il movimento dei “makers”, la

spinta viene dal basso

Quando nel gennaio del 2014 abbiamo deciso di creare una Fondazione per sostenere concretamente l’innovazione e cogliere quella straordinaria spinta dal basso che arriva dal movimento dei makers, l’abbiamo chiamata “Make in Italy”. Non era il refuso di uno dei brand più amati e rispettati del mondo. In questo nome c’era già in fondo l’essenza della missione che ci siamo dati: contribuire alla nascita di un nuovo “made in Italy”, ovvero di un sistema manifatturiero che sappia far proprie non solo le nuove tecnologie digitali, ma anche, più in generale, la cultura che il digitale apporta.L’open-source, il crowdsourcing, i big data e gli analitycs sono strumenti che stravolgono il modo in cui un prodotto viene elaborato, progettato e monitorato; al pari di quello che accade per la prototipazione rapida e la produzione intelligente con le stampanti 3D, i robot e i sensori nella catena di montaggio. Insomma, la cultura e la tecnologia sono due facce della stessa rivoluzione. Il digitale, ormai lo stanno capendo tutti, non riguarda solo il mondo digitale, quello dei siti e delle applicazioni per intenderci; ma è entrato nel mondo degli oggetti fisici e in un certo senso lo governa. I bit decidono il destino degli atomi. Ed è con questo nuovo paradigma che un paese che ha nell’eccellenza manifatturiera il suo storico punto di forza deve fare i conti. Il movimento dei makers ha antecedenti antichissimi che alcuni fanno risalire addirittura, per paradosso, ai primordi della storia dell’uomo: chi inventò il fuoco, o chi fece la prima ruota, non era in fondo un maker? Ma la verità è che si tratta di un fenomeno radicalmente nuovo che poggia su alcune innovazioni indiscutibili. La prima fu essenzialmente culturale: quando nel 2001, al MIT di Boston, un professore di fisica aprì il primo Centro per i Bit e gli Atomi e di conseguenza un laboratorio “dove puoi costruirti quasi tutto”, non era soltanto nato il primo FabLab ma era stato fissato un principio fino a quel momento mai sentito. Questo: con le nuove tecnologie chiunque può costruirsi quasi tutto. Da solo. O meglio, collaborando in rete con altre persone. In realtà perché quella intuizione di Neil Gershenfeld, così si chiama il professore del MIT, potesse rivelarsi pienamente re-

alizzata, dobbiamo attendere il 2005 e spostarci in Europa dove accadono, senza che vi sia alcun collegamento, due fatti determinanti per il futuro del movimento dei makers. All’università di Bath, un docente di ingegneria meccanica, Adrian Bowyer lancia il progetto RepRap (Replicating Rapid Prototyper), ovvero una stampante 3D in grado di produrre i suoi stessi componenti. Grazie al fatto che il progetto è open-source, da quel momento chiunque, con pochissimi soldi, sarà in grado di farsi una stampante 3D: il boom di stampanti a basso costo e sempre più evolute, nasce lì: a Bath. Il secondo fatto avviene in Italia e lo accenniamo solamente per ragioni evidenti: alla Scuola di Interaction Design di Ivrea nasce Arduino, un progetto di hardware opensource, dal quale arriveranno una serie di schede (microcontrollori) a basso costo e facili da usare. Da quel momento chiunque, con pochissimi soldi e senza conoscenze tecniche specialistiche, potrà realizzare progetti di elettronica. Cosa c’entrano questi due fatti con il movimento dei makers e più in generale con un nuovo made in Italy di cui parliamo? Ne sono il presupposto tecnologico e culturale. Così come il world wide web di Tim Berners Lee, negli anni ‘90, aveva di fatto aperto le porte di Internet anche a chi non era un informatico; così la RepRap e Arduino, con tutto quello che è venuto dopo, hanno spalancato i portoni dell’innovazione a tutti.Oggi non avete bisogno di chiedere il permesso di nessuno per inventare delle cose meravigliose, è una frase che sintetizza benissimo questo nuovo mondo in cui viviamo. Da qui nasce il movimento dei makers e non è un caso che prenda piede in Italia dove dal 2013 a Roma si svolge la più importante Maker Faire europea; e dove il numero dei FalLab in tre anni è passato da zero a cento, mettendoci al secondo posto mondiale dietro gli Stati Uniti. Non è un caso perché questo è sempre stato un paese di inventori. Di artigiani eccezionali. Di industriali capaci di unire meccanica di precisione e design come nessun altro al mondo. Il “made in Italy” era ed è questo mondo qui. Un valore, anche immateriale, da difendere e rilanciare nel momento in cui, con il digitale, come abbiamo visto, cambia tutto. E se non si cam-

SPAZIO A... smx bootcamp

11 novembre - via masaccio 19 @ milano Macchina organizzativa in azione per il primo Official SMX Bootcamp in Italia, con ben cinque sessioni parallele su Seo, Social Media, Local & Brand Visibility, Adwords e Analitycs. Un’occasione preziosa per ricevere suggerimenti direttamente dai massimi esperti italiani su come incrementare la visibilità online di un sito web, oltre alla possibilità, per chi partecipa, di di conoscere le più efficaci strategie da usare per la Seo, in AdWords, nei Social Network, nelle mappe di Google. Previste anche esercitazioni su come tracciare le conversioni e quali dati guardare in analytics. SMX Bootcamp prevede, inoltre, veri e propri laboratori pratici, applicati su casi reali che possono essere proposti direttamente dai partecipanti alla manifestazione.

bia, si rischia di sparire, come è accaduto a tanti colossi che sembrava dovessero star lì per sempre e invece non ci sono più, vittime, più che della rivoluzione digitale, della loro incapacità di cavalcarla. Perché quindi abbiamo voluto una ricerca? Perché presentiamo questo primo Rapporto sul Digital Manufacturing? Per provare a dare una risposta, concreta e misurabile, alla domanda: ma questa roba qua, il successo della Maker Faire di Roma, il dilagare dei FabLab in ogni angolo d’Italia, il boom delle startup legate a prodotti fisici con un anima digitale, porta anche crescita economica, posti di lavoro? E se sì, quanti? La risposta, una prima risposta, la trovate nelle pagine del lavoro svolto dalla Fondazione Nord Est e da Prometeia, che ci restituisce una foto, inevitabilmente mossa, di una realtà viva, più di quanto il mondo politico abbia saputo interpretare (emerge chiaramente che il concetto di Fabbrica 4.0 è nato prima sul campo, nei capannoni industriali, e poi nei convegni). Epperò i margini di crescita di una digital transformation totale del nostro sistema industriale sono davvero impressionanti. Offriamo quindi questo primo Rapporto quale strumento di analisi, ricerca e dibattito affinché possa ispirare le scelte del legislatore, che questa trasformazione può e deve favorire; ma anche e soprattutto quelle degli imprenditori, che non possono e non debbono lasciarsi scappare l’occasione di diventare protagonisti del Make in Italy, il made in Italy al tempo dei makers. ANNO VI | #172 | MARTEDÌ 27 OTTOBRE 2015


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