LEGGERE PER VIVERE CON L’ALTRO A Renzo Petraglio In occasione del suo settantesimo compleanno Canton Ticino, 24 giugno 2015
UN UOMO DI CULTURA PER LA VITA DI CHIUNQUE1
Chi è Renzo Petraglio? Spesso, dal 2000, me lo sono chiesto. Infatti soltanto da quindici anni le nostre strade si sono incrociate, ma non sono ancora riuscito a capire quali siano i confini della sua cultura, anzitutto umanistica antica, ma non circoscrivibile solo all’interno della pur vasta area dei filoni ebraico-cristiano, grecolatino e coranico-islamico. Con l’entusiasmo di chi inizia un’avventura che gli appare sempre nuova e stimolante, Renzo si dedica da decenni alla lettura di testi e alla loro presentazione, orale o scritta. Si chiede sempre quale ricaduta possano avere i valori etici ed estetici che essi esprimono per la vita sua e di coloro che stanno interagendo con lui, si tratti di allievi adolescenti o di altre persone di qualsiasi età. Accanto a questo slancio formativo, fatto di una precisione analitica ed interpretativa notevolissima, di una sensibilità “poetica” toccante e di una passione esistenziale almeno altrettanto ragguardevole, vi sono un’onestà intellettuale rasserenante, una modestia disarmante e una vivissima generosità personale, che moltissimi hanno sperimentato a proprio favore, in Svizzera, in Italia, in Burundi e altrove. E io stesso parlo non per sentito dire, ma per aver goduto di queste doti in tante occasioni. Anche per tutte queste ragioni, in una conversazione con Alberto Bondolfi, siamo arrivati insieme alla determinazione che si dovesse ricordare in modo speciale il settantesimo compleanno del nostro amico dalla barba folta come quella di un personaggio biblico. Da ciò deriva questa brochure, che raccoglie alcune testimonianze di In copertina: fotografia scattata presso la Chiesa di Giubiasco, il 23 settembre 2013, prima di una conferenza sul Cantico dei Cantici. Sul retro: Renzo ed Ernesto Borghi (Giubiasco, 29 settembre 2013); veduta burundese del lago Tanganyka. 1
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persone che hanno conosciuto Renzo in vari momenti della sua e loro vita e hanno potuto apprezzarne direttamente le qualità. Tutto questo è soltanto un piccolo segno di gratitudine, che speriamo egli apprezzi e che intende proiettare anzitutto lui, la sua insostituibile Maria Pia e tutti coloro a cui essi vogliono bene verso un lungo avvenire carico di serenità. Renzo è un uomo che ha tutte le qualità scientifiche ed umane per insegnare stabilmente all’università (molto di più e molto meglio di certi, che docenti accademici sono stati e sono) e chi non glielo consentì in passato, ha certo impedito anche a tanti studenti di godere del suo magistero scientifico e del suo accompagnamento umano. Difetti ne ha anche il Prof. Petraglio, a cominciare da due aspetti: un tono di voce così basso, che rende non di rado incomprensibile quello che dice, in particolare durante incontri e conferenze; la tendenza a proporre digressioni di carattere familiare e popolare non sempre coerenti con il livello del suo discorso. Ciononostante Renzo ha scelto di dedicarsi alla formazione culturale dei suoi contemporanei, nelle scuole ticinesi, nella Chiesa di Gesù Cristo, al di là delle diverse confessioni, in Svizzera, in Italia e in Burundi con una libertà di coscienza e un’apertura di cuore e di mente che si possono anche non condividere, ma che fanno del nostro festeggiato non un “mito”, ma, comunque, un uomo nel senso più ricco e positivo della parola. Un uomo che è un marito, un padre, un nonno, un docente e un formatore che della felicità propria e altrui ha cercato e cerca di occuparsi, anzitutto prendendo sul serio il Vangelo di Gesù Cristo. Carissimo Renzo, grazie di tutto da parte di coloro che hanno avuto la gioia e il piacere di conoscerti e di vivere con te le fasi più diverse della loro vita! Ernesto Borghi 2
RENZO PETRAGLIO
Cenni biografici Nato a Muggio (Svizzera) nel 1945, è sposato con Maria Pia, padre di Sara, Febe, Samuele e Luca e nonno di quattro nipoti. Ha studiato teologia a Lugano e a Fribourg (licenza nel 1971, dottorato nel 1973) e sempre a Fribourg anche lettere antiche, conseguendo sia la licenza che il dottorato. Ha insegnato per molti anni greco e cultura religiosa al Liceo cantonale di Locarno. Ha lavorato per la traduzione della Bibbia denominata TILC (= Traduzione interconfessionale in lingua corrente), in qualità di revisore per il Nuovo Testamento e di traduttore dei libri della Sapienza e del Siracide. Nel Canton Ticino ha dedicato più di 20 anni alla Scuola biblica ecumenica. In Africa ha condotto ogni anno, dal 1993, la lettura della Bibbia e del Corano in Burundi, collaborando con i giovani costruttori di pace nella località di Bujumbura. Nel 2003 socio fondatore dell’Associazione Biblica della Svizzera Italiana, ne è consulente fondamentale da sempre e vice-presidente dal 2011. Pubblicazioni principali • Epulum epulae epulatio nella Volgata. Considerazioni sul latino biblico, Morcelliana, Brescia 1975; • Lingua latina e mentalita biblica nella Passio sanctae Perpetuae: analisi di caro, carnalis e corpus, Morcelliana, Brescia 1976; • (con R. Fabbri), Le beatitudini: sinfonia dei folli, EMI, Bologna 1987, 19922;
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• Obiezione di coscienza. Il Nuovo Testamento provoca chi lo legge, EDB, Bologna 1992; • Il libro che contamina le mani: Ben Sirac rilegge il libro e la storia d’Israele, Augustinus, Palermo 1993; • (con G. Lazzeri), I trasparenti di Mendrisio. Storia dei quadri notturni della passione, Casagrande-Fidia-Sapiens, Mendrisio 1995; • Gesù tentato, “Parola Spirito e Vita” 46 (2002), 79-96; • Tobit e Anna: un cammino difficile nella crisi di una coppia, “Rivista Biblica” LII (4/2004), 385-402; • (con E. Borghi) La fede attraverso l’amore. Introduzione alla lettura del Nuovo Testamento, Borla, Roma 2006; • (con E. Borghi) La Scrittura che libera. Introduzione alla lettura dell’Antico Testamento, Borla, Roma 2008; • (con E. Borghi – N. Gatti) Il mistero appassionato. Lettura esegetico-ermeneutica del vangelo secondo Marco, EMP, Padova 2011; • (con E. Borghi-E.L. Bartolini De Angeli-P. Branca) Credere per vivere. Prospettive giudaiche, cristiane ed islamiche a confronto, Edizioni Terrasanta, Milano 2012; • (con E. Borghi e il contributo di N. Gatti) La gioia del perdono. Lettura esegetico-ermeneutica del vangelo secondo Luca, EMP, Padova 2012; • (con E. Borghi e il contributo di E.L. Bartolini De Angeli) La giustizia della vita. Lettura esegetico-ermeneutica del vangelo secondo Matteo, EMP, Padova 2013; • (con E. Borghi e il contributo di E.L. Bartolini De Angeli) Dio fa preferenze? Lettura esegetico-ermeneutica degli Atti degli Apostoli, Edizioni Terrasanta, Milano 2014.
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ALCUNE TESTIMONIANZE Alberto Bondolfi2 Conosco Renzo Petraglio da quando lui aveva 12 anni ed io 11. Eravamo entrati nel 1957 nel Collegio Pio XII sotto la paterna influenza di zii preti o zie suore. Il Collegio era un misto tra costruzioni nuove ed elementi di una villa signorile, in cui si trovavano la cappella e gli uffici dei preti che ci insegnavano e seguivano. Renzo ed il sottoscritto si erano inseriti abbastanza facilmente in una classe di una dozzina di ragazzi ed in uno stile di vita regolare, ritmato dalla preghiera, dallo studio e dalla vita in comune. Entrambi ci adattammo senza grandi difficoltà, perché l’insegnamento dispensato e le iniziative culturali del collegio costituivano un’alternativa interessante e stimolante rispetto alle nostre scuole di villaggio. Renzo eccelleva soprattutto nella conoscenza delle lingue, sia in quelle “vive” che in quelle “morte” e si entusiasmava quando poteva accedere direttamente ai testi nella loro lingua d’origine. Questo entusiasmo per lo studio continuò anche dopo il ginnasio, quando ci spostammo a Lugano presso il seminario S. Carlo. Qui Renzo sviluppò anche un genuino interesse per questioni teoriche, soprattutto filosofiche. Un docente strettamente legato alla dottrina neoscolastica provocò in lui Professore emerito di teologia morale all’Università di Losanna, direttore del settore scienze religiose della Fondazione Kessler di Trento (I). 2
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una sorte di “ribellione” che si manifestava comunque solo in dibattiti interni alle lezioni. Con i suoi argomenti comunque Renzo riuscì anche a mobilitare le energie intellettuali dei suoi compagni e così la nostra classe cominciò a farsi notare in seminario per il suo potenziale di contestazione. Di lì a poco la parola contestazione divenne centrale per tutti noi, quando nel 1968 una serie di avvenimenti cambiò la vita di noi tutti. Sul suo letto di morte Mons. Jelmini decise di trasferire il seminario da Lugano a Fribourg e così anche noi partimmo, coscienti che tale cambiamento avrebbe portato per ciascuno di noi a decisioni di peso per le nostre vite. Renzo, che già a Lugano aveva avuto con don Pio Jörg un docente di materie bibliche particolarmente aperto all’esegesi storico-critica, trovò poi a Fribourg pane per i suoi denti. Frequentò non solo i docenti della Facoltà di teologia, ma anche i filologi della Facoltà di lettere, assimilando così una larga competenza nell’ambito delle varie discipline dell’antichità sia biblica che classica. I due dottorati conseguiti, in teologia ed in filologia classica, lo predisponevano ad un avvenire accademico particolarmente brillante. Renzo era comunque sempre molto legato al Ticino e vi tornava appena poteva. Anche il suo itinerario professionale lo riportò in Ticino e nel mondo della scuola. Il suo entusiasmo per gli scritti biblici non diminuiva ed il sottoscritto, rimasto nel mondo universitario svizzero, ha avuto il privilegio di conoscere ed apprezzare anche persone formate da lui durante il periodo liceale e che ora operano negli atenei elvetici con successo. La sua capacità di lavoro, fuori dal comune, gli permise di operare nel campo dell’esegesi biblica anche accanto ai suoi impegni di insegnamento nei licei ticinesi. Gli ultimi decenni lo vedono operare come traduttore, come revisore di 6
traduzioni della Bibbia e come autore di vari libri ruotanti attorno ad una lettura corretta ed attualizzante degli scritti sia vetero che neo-testamentari. Renzo compie ora 70 anni. Gli auguriamo forza e coraggio per continuare sulla via che ha intrapreso fin dalla gioventù. Abbiamo tutti bisogno delle sue competenze ed ancor più della sua bontà che lo porta non solo ad operare tra noi, ma anche in Africa. Lì il suo lavoro è molto stimato, forse più che dalle nostre parti: ma Renzo sa che nessuno è profeta in patria…
Pier Giacomo Grampa3 Ho conosciuto Renzo 55 anni fa, lui allievo dell’ultimo anno di ginnasio, io docente di lettere al primo anno di insegnamento. Se la memoria non mi tradisce, mi pare di avergli anche fatto alcune lezioni di italiano e latino come supplente dei suoi professori ammalati. Anche se le nostre strade poi si divisero e Renzo, laureatosi, fu impegnato nella scuola pubblica, io in quella cattolica, l’anno trascorso assieme nella stessa scuola con un internato, il quale fece nascere una conoscenza che ci permise di esserci presenti per tutti gli anni della vita. Così seguii la formazione di Renzo, la sua predilezione per le lingue classiche e antiche, il suo amore per la Scrittura Sacra, l’impegno nell’insegnamento, mai disgiunto da una testimonianza ecclesiale magari critica, ma esemplare. Poi la sua passione per la Bibbia lo vide impegnato, su piano internazionale, in colloqui ecumenici nella traduzione e 3
Vescovo emerito di Lugano. 7
revisione in lingua corrente dei testi sacri, nello studio appassionato delle Scritture con lo sforzo di coglierne il senso profondo, memore dell’insegnamento di Paolo che “la lettera uccide, lo Spirito vivifica”, quindi preoccupato ed impegnato in un’opera di divulgazione che trasmettesse lo spirito della divina Rivelazione. Questo impegno primario nello studio, nella scuola, nell’insegnamento e nella conoscenza sempre più approfondita delle Scritture, non gli impedì, anzi fu la motivazione di un suo servizio missionario in terra africana a favore del Vangelo. Seguendo ancora una volta l’ammonimento di Paolo, annunciò “opportune et importune” il messaggio della salvezza, testimoniandolo di persona, incarnandolo con dedizione attiva e operosa, fatta di proclamazione della Parola, di esempio vissuto, di generosità fedele e disinteressata, di attenzione ai Paesi e alle Chiese più povere e bisognose di sostegno. Lo ricordo così, nella sua modestia e riservatezza, come l’operaio instancabile del Regno servito in libertà, coerenza e determinazione. Il grazie viene spontaneo e doveroso, la gratitudine e la riconoscenza piena ed affettuosa. Sincero l’augurio che possa continuare, con solerte alacrità, nell’impegno dell’evangelizzazione secondo le modalità indicate da papa Francesco, che si aspetta che i cristiani siano testimoni della gioia del Vangelo, dando priorità a coloro che non si considerano più in coscienza parte della Chiesa e cercando di unire un forte impegno sociale e missionario a una spiritualità che trasformi il cuore. Grazie Renzo ed auguri sinceri: ad multos annos! 8
Rolando Leo4 Ho conosciuto Renzo di persona solamente poco più di una decina di anni fa come collega e come parrocchiano viciniore (io ero a Gordola), in occasione della preparazione della liturgia di saluto ed accompagnamento del caro fratello Giacomo a Gordola. Lo conoscevo già per le sue conferenze, leggendo qualche notizia sui giornali, quando ero semplice studente. Assumendo poi incarichi più significativi in seno alla vita diocesana, per la catechesi, l’absi e l’insegnamento religioso, i nostri rapporti si sono intensificati e ho potuto soprattutto scorgere in Renzo una semplicità disarmante nell’approccio della sua materia per nulla scontata e soprattutto con le persone e tutto ciò che lo circonda. Ho sempre trovato in questo suo modo di porsi una testimonianza di grande umiltà, ricordandoci discretamente come, per insegnare le cose difficili in modo semplice, occorre studiare molto.
Direttore dell’Ufficio Istruzione Religiosa Scolastica della Diocesi di Lugano e docente di religione cattolica nelle scuole medie e superiori ticinesi. 4
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Claudio Marano5 Conosco Renzo da molti anni. Egli ha accettato per 23 anni, o con Maria Pia o da solo, di passare un mese, due mesi, due mesi e mezzo in Burundi, per ogni anno in un Centro giovanile, a parlare di Bibbia, di Corano, di giustizia, di pace, di non violenza, di romanzi nordafricani. Un lavoro immenso che gli riempiva tutte le giornate. Con testimonianze, veglie, i testi dell’Eucarestia, con settimane di formazione, incontri nei quartieri…. Insomma, una cosa fantastica. Poi da diversi anni sentiva i nostri umori e preparava le quattro pagine della celebrazione eucaristica domenicale. Soffriva e gioiva con noi nelle telefonate, negli emails, nei momenti di incontri vari. Ha sempre seguito la mia famiglia in Friuli, trascorrendo anche delle settimane con mia madre. E poi a casa, in Ticino, ha organizzato mercatini, incontri, scritto articoli, raccolto fondi, realizzato traduzioni, fatto ricerche di testi per la biblioteca di Bujumbura…Insomma era sempre qui, con noi. Spero che i suoi figli non si siano mai stancati di vederlo altrove anche con la testa, anche se sapevano benissimo dove era, perché erano passati quasi tutti dal Centro Kamenge. È per noi un fratello maggiore, uno che ha pianto e riso con questi giovani, futuro del Paese. Da parte di tutti noi un grosso augurio. Che sia solo l’inizio di una storia che può continuare ancora. Grazie, Renzo!
Prete saveriano, responsabile sino al maggio 2015 del Centro Giovani Kamenge a Bujumbura (Burundi). 5
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Daria Pezzoli Olgiati6 Caro Renzo, ricordo molto bene il giorno in cui ti ho conosciuto. Eravamo nell’aula magna del Liceo cantonale di Locarno, il primo giorno della prima liceo, in tanti e pieni di aspettative e curiosità. Come sarà il liceo? Sarà difficile? Davanti a noi, in piedi, i docenti di classe delle varie prime attendevano la fine del discorso del direttore per accompagnarci in classe. Che sorpresa quando scoprii che quel personaggio che secondo me doveva essere il docente di disegno era invece il mio docente di classe. Camicia gialla a quadrettoni, barba lunga tra il rabbino e l’alternativo, sguardo franco e sorriso simpatico: un “sore” di latino e greco? Sì, proprio così. Ma non un “sore”, bensì il miglior maestro che abbia mai conosciuto. Abbiamo trascorso tre magnifici anni alla scoperta della letteratura latina e soprattutto di quella greca. Unica allieva di greco del mio anno, ho seguito corsi affascinanti che attraversano (al presente perché li riprendo spesso, con i medesimi appunti) i mondi di Esopo, Omero, Esiodo, Platone, della poesia e del teatro, del Nuovo Testamento. Il tuo modo di leggere il testo, di far rivivere attraverso la parola queste antiche lettere era (ed è) un arricchimento. Sono convinta che gli autori fossero meno bravi a trasmettere i loro medesimi pensieri di te, fedele lettore e traduttore delle loro opere. Ho imparato che cosa significhi tradurre, curare il passaggio di un pensiero da una lingua all’altra, da Docente di scienze delle religioni alla Facoltà di Teologia dell’Università di Zurigo. 6
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un contesto culturale all’altro, da un’epoca all’altra. Un lavoro faticoso che interpella chi legge, che fa ripensare se stessi di fronte al testo. Bisogna sapersi mettere in gioco, dicevi. Le lezioni di greco e latino erano anche corsi di ermeneutica, di analisi comparata, di creatività del pensiero e della scrittura. L’approccio didattico mirava alla responsabilità. Penso che il tuo motto fosse: “non si può imparare senza una motivazione propria, intrinseca” e quindi non davi compiti e non ci confrontavi con obblighi, ma suscitavi la voglia di studiare, di conoscere e di prepararsi per approfittare al massimo delle lezioni. Un altro aspetto fondamentale nella tua impostazione era seguire da vicino i lavori scritti. Con pazienza ti immergevi nei nostri primi tentativi di analisi e di interpretazione e ci aiutavi a modellare la lingua e il pensiero con osservazioni pertinenti, accurate e soprattutto costruttive. La tua scuola è stata una vera Scuola (con la S maiuscola): anche oggi mi ispiro al tuo stile nel mio insegnamento (a più di trent’anni di distanza, con la riforma di Bologna in tutte le università europee, non sembra vero che al liceo si studiasse senza ricevere i compiti). Il tuo lavoro, la tua amicizia, il tuo modo di essere e di porti in questo mondo, i tuoi bellissimi libri e saggi meriterebbero una trattazione lunga e articolata. Mi sono limitata alla scuola, il luogo dove ti ho incontrato e dove abbiamo trascorso insieme tante ore e dove ho capito che il pensiero critico è sia una necessità che un dovere da coltivare con cura e insistenza. Sono stata molto fortunata ad essere allieva del maestro più bravo del mondo. Tanti auguri per questo importante compleanno! 12
Flavio G. Nuvolone7 Avevo incontrato Renzo in prima ginnasio, quando egli si era iscritto, forse con un certo ritardo, ma con una preparazione di studi che io non avevo. Aveva infatti frequentato le «maggiori» dopo le elementari, e per questo, dopo qualche mese, passò in seconda Ginnasio e non ci vedemmo più che dopo i corsi, in giochi e in discussioni assai spensierati. Il ricordo costante, era che si esprimeva spontaneamente sempre o quasi sempre in dialetto proprio del Mendrisiotto. Per me era una sorpresa, in quanto in casa mia, con mia zia Anita e mio zio Ernst Roth, il dialetto era bandito in toto, ed ero stato abituato a scartare costantemente tale abitudine linguistica in quanto anche una sola parola l’avevo pagata col salto della cena. Effettivamente queste differenze mi spingevano a guardare con interesse la sua famiglia, che invece era calorosa e assai spontanea e lo seguiva con particolare attenzione. E ne fui sorpreso perché Renzo non disdegnava né letture né interessi letterari e fui spinto a seguirlo nelle sue abitudini. Fu così che scoprii Giovanni Papini e i suoi diversi temi e volumi, e di lì passai alla letteratura italiana medievale, moderna e contemporanea. Fu come se mi avessero aperto la porta d’accesso di un palazzo e non abbandonai mai l’abitudine di visitarlo e frequentarne le persone, gli scrittori, che abitavano quei luoghi. Il corso della vita al Ginnasio s’era fatto interessante e con Renzo un ritmo di correnti abitudini s’era instaurato senza Già docente di patristica presso l’Università di Fribourg e responsabile della Biblioteca di storia e teologia del medesimo ateneo. 7
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che si affermassero cose straordinarie. Così continuò anche al Liceo, e seguivo a ruota. Ci ritrovammo poi all’Università di Fribourg, là dove si imposero relazioni diverse. Essendo passato in Patristica, come assistente, mi trovai a interagire con lui nell’elaborazione delle sue ricerche nelle scienze bibliche e patristiche, e nel proprio dottorato sulla Passio Perpetuae. Renzo scelse temi congeniali e significativi. Vidi tra l’altro riaffacciarsi il tema della gioia. La Parola di Dio, di un Dio che si incarna nella storia e nella sofferenza dell’uomo, lo ha assorbito progressivamente scegliendone le mani e l’intelligenza per diffondere a tutti il proprio messaggio di solidarietà e di universalità. Renzo lo ha mostrato nel proprio accorrere in situazioni conflittuali d’Europa ed Africa e diffondendo un messaggio profondo di pace e serenità.
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Feri Mazlum8 Ho avuto il primo incontro significativo con Renzo Petraglio nel novembre del 1986. Era l’Anno Internazionale della Pace, proclamato dalle Nazioni Unite. La comunità Bahá’í di Locarno aveva organizzato una giornata intera al Liceo cittadino sul tema “Educazione alla pace”, coinvolgendo non solo gli studenti, ma anche i docenti e diversi studiosi e professionisti ticinesi. Il tema scelto da Renzo, da buon biblista, era: “C’è un tempo per amare e un tempo per odiare L’antico ebreo ci interroga”. Di questa iniziativa, unica nel suo genere, in tutto il Locarnese, in occasione dell’Anno Internazionale della pace, hanno ampiamente riferito tutti e cinque I quotidiani ticinesi di allora. Grazie all’affettuosa fraternità di Renzo e alla sua apertura mentale, è stato possibile presentare la Fede bahá’í ai liceali di Locarno, sia durante le settimane autogestite, sia nelle sue classi. Il suo metodo, da competente insegnante, era quello di accrescere la capacità degli allievi alla riflessione piuttosto che impartire delle nozioni. In seguito ho conosciuto sua moglie Maria Pia e mi sono reso conto della verità che dietro d’ogni uomo grande c’è una grande donna. La mia ammirazione verso di lui e la sua famiglia è aumentata quando ho saputo che tutti i loro quattro figli, Sara, Samuele, Febe, Luca, avevano imparato a suonare uno strumento musicale. I suoi diversi interventi alle serate “Invito al dialogo” al Centro Bahá’í di Locarno, in qualità di relatore, meritereb8
Responsabile della Comunità Bahá’í di Locarno. 15
bero un articolo separato. Qui mi limito a segnalare quella di martedì 10 settembre 1991. Renzo, per non smentire se stesso, presentò il suo discorso ancora con un tema biblico: “Se il tuo fratello è ridotto in miseria lo sosterrai, anche se straniero o ospite, perché possa vivere presso di te”. Il mio rispetto e ammirazione verso di lui e la moglie sono arrivati al culmine, quando ho saputo che regolarmente si recano in Burundi per assistere, educare e istruire con amore i giovani africani per un futuro migliore. Mentre partivano per il Burundi, invocavo per loro, nella mia intimità, la seguente preghiera scaturita dalla Penna di ‘Abdu’l-Bahá, una delle tre figure centrali della Fede bahá’í: “O Tu Dio Incomparabile! O tu Signore del Regno! Queste anime sono la Tua celeste milizia. Assistile e, con le coorti delle Moltitudini Supreme, rendile vittoriose, sì che ciascuna di esse possa divenire quale un reggimento e conquistare questi paesi mercé l’amore di Dio e la luce dei divini insegnamenti. O Dio! Sii Tu il loro sostenitore e il loro aiuto e nel deserto, sul monte, nella valle, nelle foreste, nelle praterie e sui mari sii Tu il loro confidente, cosicché esse si facciano udire mercé il potere del Regno divino e l’alito dello Spirito Santo”.
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Otto Rauch9 Ho conosciuto Renzo Petraglio una quarantina di anni fa, quando entrambi siamo stati designati dalle rispettive Chiese - quella cattolica per Renzo e quella evangelica riformata per parte mia - come revisori della nuova traduzione interconfessionale in lingua corrente della Bibbia (TILC). Una conoscenza la nostra trasformatasi, col passare del tempo, in una sincera amicizia e vicinanza solidale nel lavoro portato avanti insieme. La collaborazione con il Comitato di edizione di questo nuovo progetto ecumenico per conto delle Chiese del Cantone Ticino e del Cantone dei Grigioni è partita con la revisione della traduzione dei libri del Nuovo Testamento e dei deuterocanonici, inseriti questi ultimi fra l’Antico e il Nuovo Testamento. Renzo è stato inoltre protagonista nel lavoro di traduzione proprio degli scritti deuterocanonici. Accanto al lavoro personale, dopo aver ricevuto le bozze della nuova versione, ricordo con piacere le sedute animate del Comitato di lavoro, incaricato di esaminare più volte le varie osservazioni inoltrate da parte dei consulenti sui singoli testi tradotti. Insieme a Renzo, grande esperto della lingua greca, abbiamo sempre cercato di mettere in pratica una doppia fedeltà: la prima al testo originale, la seconda ai destinatari del nostro tempo, tutto questo perché eravamo e siamo ispirati da un profondo amore per la Bibbia e per il suo contenuto che tocca gli umani di ogni tempo. Pastore emerito della Chiesa Evangelica Riformata nel Canton Ticino. 9
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Un grosso interrogativo al quale dovevamo rispondere nel nostro comune impegno riguardava il modo di rendere in un linguaggio accessibile determinati vocaboli di uso comune nell’ambito religioso come “vangelo”, “grazia”, “giustificazione”, “salvezza”, “santo”, “carne”, “corpo e sangue” e molti altri ancora. Infatti il lettore contemporaneo della Bibbia deve affrontare e superare grosse difficoltà perché incontra modi di esprimersi e di comunicare che oggi non sono più utilizzati, concetti e nozioni difficilmente comprensibili a distanza di millenni. Si capisce allora l’importanza, grazie agli sviluppi delle scienze linguistiche, delle traduzioni in lingua corrente, necessarie per coprire la distanza che ci separa dal mondo delle Bibbia ebraica e dalle Scritture apostoliche. Nelle nostre osservazioni tenevamo anche conto della nostra sensibilità linguistica, storica ed ecumenica, cercando di tenere le orecchie aperte al modo di esprimersi delle persone comuni. Come eccellente biblista, Renzo non è stato soltanto revisore o traduttore, ma anche commentatore del testo biblico e animatore di gruppi impegnati nello studio e nell’approfondimento dello stesso. Questo lungo arco di tempo, legato in modo particolare alle vicende della TILC, ha segnato per me, e lo spero anche per l’amico Renzo, un’esperienza di vita, di fede e di apertura ecumenica estremamente interessante, che ricorderò con grande simpatia e riconoscenza.
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PER CONCLUDERE… Lasciamo la parola a Renzo. Nel libro La fede attraverso l’amore, introducendo all’Apocalisse, uno dei libri neotestamentari al quale si è forse più appassionato nella sua vita, così si è espresso: «Informazioni come quelle che ho scritto qui sopra10 - forse un po’ più succinte, forse un po’ più ampie - si possono leggere in qualsiasi manuale. Rileggendole mi sembrano quelle di di una guida turistica per un paese esotico. Ma poi, quando ci si trova direttamente sul posto…, ci si trova spaesati. Sì, perché l’Apocalisse, qualsiasi pagina ci si metta a leggere, non lascia indifferenti. Fa nascere, dentro, un senso d’inquietudine. Smarrimento. Paura. È una sensazione simile a quella che un occidentale prova, quando abbandona l’auto al bordo della strada e si accosta alla kibira, la foresta tropicale. Dal di fuori vedi solo alberi enormi slanciarsi verso il cielo. Ma se si entra anche solo per due passi nella foresta, il buio – intensissimo – fa raggelare. Blocca. Per fortuna, quella domenica in cui ho deciso di entrare nella kibira, la foresta tropicale sulle rive del Tanganyka, non ero solo. Eravamo in gruppo. E, appena lasciata l’auto, ci si è presentato un burundese, scalzo, magro e slanciato, che ci ha fatto da guida. E in questo momento, davanti all’Apocalisse, a me tocca un po’ il compito della guida. A differenza del ragazzo burundese, che è cresciuto a due passi dalla foresta e che da semRenzo fa riferimento alle pp. 379-382 del libro La fede attraverso l’amore. 10
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pre respira quell’aria, il mondo dell’Apocalisse non è il mio mondo: mi sono dovuto abituare ad esso come, piano piano, mi son dovuto abituare al clima burundese, alla sua luce accecante, alle sue notti piene di mistero».
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