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PALAGRUŽA - ORT DER SEHNSUCHT / UN LUOGO NOSTALGICO

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ANA ZADNIK

ANA ZADNIK

PALAGRUŽA

ORT DER SEHNSUCHT, DIE ENTFERNTESTE INSEL KROATIENS UND DER GRÖSSTE LEUCHTTURM UN LUOGO NOSTALGICO, L'ISOLA CROATA PIÙ LONTANA DALLA TERRAFERA E IL FARO PIÙ GRANDE

Im kroatischen mediterranen Mikrokosmos ist Palagruža der Ort der Sehnsucht, nahezu ein mythisches Stück Land inmitten des offenen Meeres, zu dem nur Auserwählte, nur die Glücklisten gelangen. Es ist die entfernteste kroatische Insel, das weiteste Stück Welt für jene, die auf der Adria mit den Schiffen unterwegs sind, der Orientierungspunkt für Nautiker und Fischer. Von Split bis (Velika) Palagruža sind es 68 Meilen; die Insel ist nicht einmal eineinhalb Kilometer lang und dreihundert Meter breit. Den Archipel bilden Velika und Mala Palagruža und noch drei Inselchen – Kamik od tramuntane, Kamik od oštra und Galijula, sowie ungefähr fünfzehn Felsen (Pupak, Volići, Gaće, Baba und andere).

Foto: Nenad Štancl Nell'immaginario mediterraneo croato, Palagruža (Pelagosa in italiano, N.d.T.) è un luogo di nostalgia, quasi un mitico pezzo di terra in mezzo al mare aperto, raggiungibile solo dagli eletti, dai più felici. L'isola croata più lontana dalla terraferma, il pezzo di luce più sporgente per chi naviga attraverso l'Adriatico, rappresenta un vero e proprio punto di riferimento per diportisti e pescatori. Sessantotto (68) sono le miglia che separano Spalato da (Velika) Palagruža; e 68 sono le miglia che bisogna percorrere per approdare su un'isola che è lunga meno di un chilometro e mezzo e larga appena trecento metri. Oltre a Velika e Mala Palagruža (Pelagosa Grande e Pelagosa Piccola), ci sono altre tre isole che formano l'arcipelago: Kamik od tramuntane (Punta di Tramontana), Kamik od oštra (Punta d’Ostro) e Galijula (Caiola) alle quali si aggiungono ben quindici scogliere quali Pupak (Pupach), Volići (Volici o Scogli Manzi), Gaće (Sasso Braghe), Baba (Sacca Nina) e altre.

Auf Velika Palagruža vergeht kein Tag ohne Wind. Der Wind bläst derart stark, dass man nie eine Anlegestelle errichtet hat und auf die Insel kann man nur mit kleineren Schiffen kommen. Obwohl, sogar bei ruhiger See und völliger Windstille ist es nicht leicht auf die Insel zu gelangen. Wir springen vom Boot auf Velo Žalo, auf einen der schöneren Strände der kroatischen Adria, in der Bucht der glatten Kieselsteine, der ovalen und runden Steinchen, von welchen manche erstaunlich groß sind. Jeder dieser Steine ist zur Gänze glatt, eigentlich poliert, denn auf Velo Žalo bläst der Jugo oft und heftig. Er schiebt die Steine vor sich her, wälzt sie kräftig, überflutet sie und wenn sich der Jugo beruhigt, spuckt sie das Meer wieder aus, bringt sie zurück auf den Strand. Wenn man das sieht, wundert man sich nicht mehr über die zarte, fast seidig glatte Oberfläche der runden Steine. Die Insel des Diomedes

Während wir die Anhöhe zum Leuchtturm erklimmen, sehen wir um uns herum die wilde Zwiebel, das Wermutkraut, zarte Kapernknospen und die gelben Blüten des Löwenzahns wachsen. Einst glaubte man, dass Palagruža vulkanischen Ursprungs sei, was aber durch Forschung widerlegt und nachgewiesen wurde, dass die Insel in der fernen Vergangenheit eigentlich Festland war, verA Velika Palagruža non passa un giorno senza il vento. Anzi, soffia così forte che non è mai stato costruito un molo. Ecco perché è possibile sbarcare solo da imbarcazioni di piccole dimensioni. A voler essere sinceri, non è facile stare sull'isola nemmeno in tempo di Bonaccia. Dalla barca scendiamo a Velo Žalo, una delle spiagge più belle dell'Adriatico, in una baia di ciottoli a forma di uovo, alcuni dei quali sorprendentemente grandi. Ognuno di essi è completamente levigato, perché qui il vento del sud soffia spesso ed anche molto forte, portando con sé anche le pietre, le quali, rotolando, finiscono il loro percorso inevitabilmente in mare. Ed è proprio il mare, nei momenti in cui è calmo, a ritirarle fuori riportandole a riva. Ecco perché quando qualcuno le vede non rimane più sorpreso dalla levigatezza quasi setosa di quei ciottoli. L’isola di Diomede

Man mano che saliamo verso il faro da tutte le parti si vedono cipolle selvatiche e piante d’assenzio. Si vedono, inoltre, spuntare i primi capperi di quest’anno, ed ingiallire i fiori delle euforbie. Un tempo si pensava che Palagruža fosse di origine vulcanica, ma le ricerche hanno dimostrato che nell'antichità faceva parte della terraferma e che era attaccata al Gargano, alle Tremiti, a Mljet (Meleda), Lastovo (Lagosta) e Sušac (Cazza).

Hier vergeht kein Tag ohne Wind. Der Wind bläst derart stark, dass man nie eine Anlegestelle errichtet hat und auf die Insel kann man nur mit kleineren Schiffen kommen. Obwohl, sogar bei ruhiger See und völliger Windstille ist es nicht leicht auf die Insel zu gelangen.

Non passa un giorno senza il vento qui. Anzi, soffia così forte che non è mai stato costruito un molo. Ecco perché è possibile sbarcare solo da imbarcazioni di piccole dimensioni. A voler essere sinceri, non è facile stare sull'isola nemmeno in tempo di Bonaccia.

bunden mit der Halbinsel Gargano, mit den Tremiten, mit Mljet, Lastovo und Sušac. Manche Forscher meinen, dass Palagruža die Insel des Diomedes war, dass er sich gerade hier vor der Rache der Aphrodite versteckte, vor der Rache der Liebesgöttin, die er im trojanischen Krieg verletzt hatte. Auf dem Gipfel der Insel, auf einem mächtigen Fels, 90 m über dem Meer, steht ein großes Steinhaus, der monumentale Leuchtturm, erbaut im 19. Jh., in Zeiten der Österreichisch - Ungarischen Monarchie. Entworfen hat ihn Richard Hanisch und Arbeiter aus Vis und Komiža haben ihn erbaut. Obwohl eigentlich unbewohnt, Palagruža ist niemals ganz menschenleer; hier sind immer zwei Leuchtturmwärter. Diese arbeiten einen Monat hindurch und sind dann einen Monat frei. Um sich zu erholen kehren sie zurück zu ihren Familien, während sich die andere Besatzung um den Leuchtturm kümmert. Alle vier Leuchtturmwärter kommen von der Insel Korčula. Man vermutet, dass es bereits zu römischen Zeiten hier Leuchtturmwärter gab. Der Handel zwischen dem linken und dem rechten Ufer des Adriatischen Meeres war intensiv und die sichere Schifffahrt war damals schon enorm wichtig. Der Leuchtturm auf Palagruža ist der größte auf der kroatischen Seite der Adria. Erbaut wurde er zum großen Teil mit Steinen von der Insel Brač und nicht mit Steinen von Palagruža. Während der Bauzeit wurde zwar auf der Insel ein Steinbruch errichtet, gebaut wurden aber nur das Fundament und das Erdgeschoss mit Steinen von Palagruža. Diese waren derart hart, dass täglich das Werkzeug daran zu Grunde ging und schließlich beschloss man Steine von der Insel Brač hierher zu transportieren. Vier Leuchtturmwärter

Auf der Insel sind wir mit dem Schiff des Unternehmens Plovput d.o.o. (zuständig für die Sicherheit der Schifffahrt) angekommen. Mit diesem Schiff werden einmal im Monat alle Sachen für den Bedarf der Leuchtturmwärter und für den Leuchtturm gebracht. Auch die Leuchtturmbesatzung für den darauffolgenden Monat kommt mit diesem Schiff an und die Leuchtturmbesatzung des letzten Monats verlässt mit demselben Schiff die Insel. Das Schiff ist geAlcuni ricercatori sostengono, inoltre, che questa fosse l'isola di Diomede il quale vi si rifugiò per sfuggire alla vendetta di Afrodite, la Dea dell'amore da lui ferita a Troia. In cima all'isola, su uno strapiombo alto ben 90 metri a picco sul mare, si trova una grande casa in pietra. È il faro monumentale, eretto nel XIX secolo, in piena epoca austro-ungarica. Progettato da Richard Hanisch, fu costruito per due anni da lavoratori provenienti da Vis (Lissa) e Komiža (Comisa). Sebbene in realtà sia disabitata, Palagruža non è mai deserta, qui ci sono sempre almeno due guardiani del faro i quali un mese lavorano e un altro sono di riposo. Quando i primi due tornano dalle loro famiglie nel loro mese libero, allora sono gli altri a prendersi cura del faro. Tutti e quattro i guardiani del faro di Palagruža sono di Korčula. La figura del guardiano del faro qui a Palagruža risale presumibilmente all'epoca romana. Le attività commerciali, infatti, tra la sponda orientale e quella occidentale dell'Adriatico erano così intense che la navigazione doveva essere in qualche modo resa più sicura. Il faro di Palagruža è il più grande della sponda croata dell'Adriatico, costruito principalmente in pietra di Brač e non in pietra autoctona. A dire il vero, qui era stata aperta una cava destinata proprio alla sua costruzione e subito si era cominciato ad estrarre la pietra per le fondamenta e il piano terra. Ma quella pietra era così dura che finiva per distruggere regolarmente gli attrezzi con i quali la si lavorava. Ecco perché, alla fine, si decise di proseguire con quella di Brač (Brazza). I quattro guardiani del faro

Siamo arrivati qui con un’imbarcazione della Plovput S.p.A. Si tratta della stessa imbarcazione con la quale una volta al mese viene consegnato tutto il necessario e con la quale arrivano e ripartono i guardiani quando attaccano e smontano dal loro turno mensile. La nave è strapiena, perché tutto viene pianificato con cura e si acquista in anticipo tutto l’occorrente per un mese. Da quando Plovput S.p.A. ha automatizzato i fari, monitorandoli attentamente attraverso un sistema di controllo remoto, i guardiani del faro in servizio hanno più a che fare con la meteorologia che con la lanterna. Perché c'è anche una stazione meteorologica a

steckt voll, da alles sorgfältig vorausgeplant werden muss und alle Einkäufe für einen ganzen Monat im Voraus getätigt und geliefert werden müssen. Seit das Unternehmen Plovput d.o.o. die Leuchttürme automatisiert hat und seit sie sorgfältig ferngesteuert und überwacht werden, haben die Leuchtturmwärter mehr mit der Meteorologie, als mit dem Leuchtfeuer zu tun. Denn auf Palagruža befindet sich auch eine meteorologische Station. „Im Winter heißt es um 3:50 Uhr aufzustehen und bis 21:00 Uhr alle drei Stunden die Wetterdaten abzulesen und die Daten abzuschicken. Wenn ich zum Beispiel heute Dienst habe, ist morgen mein Kollege Vojo im Dienst und so wechseln wir einander ab. Im Sommer lesen wir die Wetterdaten in der Zeit von 5:00 Uhr bis 22:00 Uhr ab“, erzählt uns der Leuchtturmwärter Krešimir Tomašić. Durch die Einsamkeit und das Meer sind die Leuchtturmwärter abgehärtet. Im letzten Monat waren Ivo Šain und Tomislav Žuvela als Leuchtturmwärter auf der Insel und mit uns ist die nächste Besatzung - Vojo Šain, der Vater des Ivo und sein Kollege Krešimir Tomašić auf der Insel angekommen. „Das Leuchtfeuer muss die ganze Nacht ohne Unterbrechung brennen. Die Fotozelle wird automatisch ein- und ausgeschaltet, sie ist strombetrieben und wir müssen nicht mehr das Gewicht aufziehen. In früheren Zeiten musste der Leuchtturmwärter alle drei Stunden das Gewicht, das von oben bis unten durch das Haus lief, aufziehen und bevor das Gewicht unten war, musste der Leuchtturmwärter wieder aufziehen.“, erzählt der Leuchtturmwärter Žuvela. Der Vater und der Sohn Šain, Vojo (57) und Ivo (29), sehen einander wegen der Tätigkeit als Leuchtturmwärter nur einmal im Monat, am Tag des Besatzungswechsels auf Palagruža. Sie verbringen nur wenige Stunden zusammen, die kurze Zeit, die sie für die Dienstübergabe und die Dienstübernahme benötigen. „Die Zeit mit meinem Vater fehlt mir sehr. Ich würde allzu gerne mit ihm etwas erleben wollen, mit ihm etwas spannendes durchleben, mit ihm fischen gehen, damit auch ich solche Geschichten erzählen kann, wie er sie mir erzählte, wie und wo er überall war mit seinem Vater, der inzwischen nicht mehr lebt.“, erzählt Ivo mit Sehnsucht in der Stimme. Das erste Mal kam er auf Palagruža als er acht Jahre alt war. Das war 1999, als sein Vater, nachdem er als Matrose auf der ganzen Welt unterwegs war, hier, auf der Insel, den Dienst antrat. „Heute noch kann ich mich daran erinnern, wie ich den Weg vom Strand hinaufstieg und überrascht war, als ich am halben Weg den Leuchtturm erblickte. Ich habe hier Geschäfte, Spielzeug, eigentlich alles Mögliche erwartet… Nach einiger Zeit habe ich begonnen von Süßigkeiten zu träumen. Mein Vater hat dann welche bei den Fischern bestellt und ich habe auf das Boot gewartet, und wenn ich es erblickt habe, bin ich zum Strand hinunter gelaufen.“ Langeweile gibt es hier nicht

Auch Vojo kann sich noch gut an seine erste Ankunft auf der Insel erinnern. „Vor Angst bin ich fast gestorben. Es ist nicht eine Insel wie die anderen. Wenn man sich vom Süden der Insel nähert, sieht sie wie die Szenographie für einen Gruselfilm aus, eine Festung auf der Bergspitze. Wenn man sich vom Norden der Insel nähert ist alles flach und zahm. Der Anblick der Insel von der See aus war beeindruckend. Als ich das Boot verlassen und Palagruža. «In inverno ci svegliamo alle 3.50, e ad intervalli regolari di tre ore, fino alle 21:00, dobbiamo controllare il tempo e inviare i dati. Se oggi sono io in servizio, domani lo sarà il mio collega Vojo; è così che funzionano i turni. In estate lo controlliamo dalle 5:00 alle 22:00», dice il guardiano del faro Krešimir Tomašić. I guardiani del faro sono inevitabilmente temprati dalla solitudine e dal mare. Ivo Šain e Tomislav Žuvela sono stati a Palagruža nell'ultimo mese, mentre il secondo turno è arrivato con noi: il padre di Ivo, Vojo Šain, e il suo collega Krešimir Tomašić. «La luce deve restare accesa tutta la notte. La fotocellula si accende e si spegne automaticamente, va ad elettricità e non ha bisogno di essere caricata. In passato, il guardiano del faro doveva caricare un bilanciere ogni tre ore che andava dall'alto verso il basso della casa. Prima che raggiungesse il fondo, doveva essere di nuovo ricaricato», ci racconta il guardiano del faro Žuvela. Padre e figlio Šain, Vojo (57) e Ivo (29), ormai da anni e a causa del lavoro al faro, si vedono solo una volta al mese, ovvero il giorno del cambio turno a Palagruža. Trascorrono insieme in tutto un paio d’ore, il tempo necessario per effettuare il passaggio delle consegne. «Mi manca il tempo con mio padre. Vorrei fare qualcosa con lui, come, per esempio, andare a pesca, in modo da avere anch’io delle storie come quelle che lui mi racconta a proposito delle cose che faceva con suo padre», ci confessa Ivo, come se, in quel momento, stesse esprimendo un desiderio. È arrivato a Palagruža per la prima volta all'età di otto anni, nel 1999, quando suo padre, dopo aver fatto il giro del mondo come marinaio, aveva trovato lavoro lì. «Mi ricordo ancora oggi quando, salendo per questa strada che parte da Žal, sono rimasto sorpreso nel vedere un faro proprio in mezzo a quella strada. Mi aspettavo che ci fossero negozi, giocattoli, qualsiasi altra cosa… Passato un po' di tempo mi capitava

Auf dem Gipfel der Insel, auf einem mächtigen Fels, 90 m über dem Meer, steht ein großes Steinhaus, der monumentale Leuchtturm, erbaut im 19. Jh., in Zeiten der Österreichisch -Ungarischen Monarchie.In dem Leuchtturmgebäude gibt es auch zwei Appartements, die für Touristen gedacht sind. Aus jedem Zimmer besticht ein mit keinem Geld der Welt zu bezahlender Ausblick. Beim Aufstehen und beim Schlafengehen, der erste und der letzte Blick des Tages wird von der Meeresweite verzaubert.

In cima all'isola, su uno strapiombo alto ben 90 metri a picco sul mare, si trova una grande casa in pietra. È il faro monumentale, eretto nel XIX secolo, in piena epoca austro-ungarica.L'edificio del faro contiene anche due appartamenti in cui soggiornano i turisti. Ogni camera offre una vista da un milione di dollari. L'ospite qui si alza e si incanta a fissare il mare aperto.

die ersten Schritte auf die Insel gesetzt habe, verspürte ich eine rührende Zutraulichkeit, Ruhe und Gelassenheit, die ich hier heute noch fühle.“ Vojo erzählt uns, dass die längste Zeit, die er in einem Stück auf Palagruža verbrachte, 53 Tage betrug. „Ich würde auch hundert Tage hier verbringen wollen. Wenn ich drei Tage das Meer nicht sehe, werde ich krank. Hier ist es niemals langweilig. Wenn ich auf den Kalender schaue, liege ich gemächlich auf der Couch und warte auf den Dienstantritt. Auf Palagruža ist es wie im Gefängnis, aber wenn man eine Beschäftigung findet, ist es hier wie im Paradies. Das Gebäude ist riesig und es muss auch in Stand gehalten werden. Die Jalousien aus Holz, Türen und Fenster… all das wird vom Salz und von der Sonne angegriffen und man muss immer wieder zum Pinsel greifen und streichen.“ Beim Leuchtturm angekommen, finden wir Ivos drei Kinder, Vojos Enkelkinder, vor. Sie sind mit der Mutter über die Osterfeiertage den Vater besuchen gekommen. Am frühen Vormittag betrachtet die siebenjährige Magdalena aufmerksam einen Falken, der über dem Hof kreist. Lang und geduldig verfolgt sie ihn mit dem Blick. Vögel faszinieren das Mädchen offensichtlich. Magdalena erfreuen auch die Möwen, die auf der Steinmauer um den Leuchtturm aufgereiht stehen. Auch die paar Hühner, die man von der Nachbarinsel Sušac gebracht hat, damit die Leuchtturmwärter frische Eier haben, sind für sie interessant. Wenn der Wind den Himmel frei fegt und die Fernsicht klar wird, sieht man von hier aus Italien, die Inseln Biševo, Vis, Hvar, Korčula, Mljet und Lastovo. Die Fernsicht kann bis zu 60 - 70 km betragen. Das sagt uns der Leuchtturmwärter Krešimir, während er die Sachen, die mit der Seilbahn vom Boot hinauf transportiert wurden, ins Haus trägt. Dem starken Wind auf Palagruža sind auch Bäume nicht im Stande zu trotzen und deswegen gibt es auf der Insel auch keine Bäume. Hier gedeiht nur die Macchia und sonstige mediterrane Vegetation. Aber, weder dieser Wind kann die Ruhe und Gelassenheit dieses Erdbrockens inmitten der See stören, noch die Kräftige Sonne, die ab Mai alle Vegetation niederbrennt, nichts kann die Schönheit Palagružas beeinträchtigen. Zu jeder Jahreszeit gibt es auf dieser Insel immens viel Schönheit, die bei den Reisenden viel mehr als nur Freude weckt, es ist die Entzückung von der man als Reisender hier überwältigt wird. Die archäologischen Funde bestätigen, dass bereits die alten Römer hier ihre Bauten errichteten. Manche glauben, dass hier auch eine Kultstätte existierte. Es wurden auf Palagruža auch Scherben keramischer Gefäße gefunden, die aus der Zeit zwischen 2500 di sognare i dolci. Allora mio padre li ordinava dai pescatori, e io non facevo altro che aspettare la loro barca. Ma appena la vedevo arrivare, correvo giù a Žal». Nessuna noia

Anche Vojo ricorda il suo primo sbarco: «Sono morto di paura. Questa non è un'isola come le altre. Se ci si avvicina da sud, sembra lo scenario di un film dell'orrore con il classico castello in cima a una collina. Se, invece, ti avvicini da nord, l’aspetto è molto più gradevole e pianeggiante. Sono rimasto colpito quando l'ho vista dal mare. Ma nel momento in cui vi sono sbarcato, ho avvertito subito la grande dolcezza e serenità che provo ancora oggi qui». Vojo racconta che il periodo più lungo trascorso a Palagruža è di ben 53 giorni. «Ce ne passerei anche un centinaio. Se non vedo il mare per tre giorni, mi ammalo. Non è mai noioso qui. Se guardi continuamente il calendario, se ti butti sul divano e non fai altro che aspettare il tuo turno, allora stare a Palagruža è come stare in prigione. Ma se ti trovi qualcosa da fare, allora questo è il paradiso. L'edificio è enorme e la casa deve essere mantenuta. Ad esempio, le persiane, le porte, le finestre: tutto questo è battuto dal sale e dal sole, e quindi hanno bisogno, di tanto in tanto, di una bella mano di vernice». Al faro troviamo i tre figli di Ivo, nipoti di Vojo, venuti a trovare il padre insieme alla madre per le vacanze di Pasqua. Al mattino presto, Magdalena, sette anni, osserva attentamente il falco che volteggia sopra il cortile. Seguendolo pazientemente per molto tempo, si evince subito che gli uccelli esercitano un fascino particolare sulla ragazzina. Anche i gabbiani impilati su una staccionata di pietra intorno al faro sembrano portare allegria. Come ad essere motivo di allegria è un paio di galline che hanno portato dalla vicina Sušac, in modo che i guardiani del faro possano avere uova fresche. Quando c’è il vento e quando la vista si schiarisce, si possono vedere l'Italia, Biševo (Busi), Vis, Hvar (Lesina), Korčula (Curzola), Mljet, Lastovo. La visibilità può arrivare fino a 60-70 km di distanza,

und 1800 vor Christi stammen. Auf der Insel befand sich zur Zeit der Römer auch ein Tempel. Papstbesuch auf Palagruža

Auch Tomislav Žuvela (39), der Kollege mit dem Ivo Šain den Dienst auf Palagruža ausübt, ist der Sohn eines Leuchtturmwärters. Sein Vater ist seit dem vorigen Jahr im Ruhestand, nach 33 Jahren auf Palagruža. Žuvela war zwei Monate alt, als man ihn zum ersten Mal auf die Insel brachte. Hier verbrachte er auch die Kindheit, bis zum sechsten Lebensjahr, als dann seine Mutter mit ihm und seiner Schwester nach Korčula zurückkehrte, wegen der Schule. Wir stehen draußen, neben dem Haus und schauen nachdenklich in Richtung der Insel Sušac. Žuvela neigt sich über den Thermograph und liest die zahlen ab. Die Leuchtturmwärter schicken von Palagruža regelmäßig Informationen über die Lufttemperatur, über die Geschwindigkeit und die Richtung des Windes, über die Bewölkung und die Art der Wolken, über den Zustand des Meeres… Es ist Mitte April und die Lufttemperatur ist heute 16 Grad. Er schaut zum Windrichtungsanzeiger, obwohl er auch ohne den Anzeiger genau weiß welcher Wind weht: „Wenn der reine Jugo bläst, bläst er geradeaus auf den Strand Veliko Žalo. Aus der Richtung der Wellen kann man genau ‚lesen‘ welcher Wind weht. Wenn der Wind etwas östlicher von der Insel Sušac bläst, dann ist das die Bura, die Tramontana ist der reine Nordwind, sie meldet sich zwischen Sušac und Vis…“ In den 1980ern, zu einer Zeit als die Leuchttürme noch nicht automatisiert waren, war das Leben und die Arbeit der Leuchtturmwärter gänzlich anders. Beim Leuchtfeuer musste man ununterbrochen Dienst schieben und es mussten mehrere Personen da sein. Die Wärter mussten viel länger an den Leuchttürmen bleiben, oft monatelang, denn man fuhr zu solchen Inseln sehr lang, die Überfahrt war teuer und die Schiffe waren langsam. Bis Palagruža musste man mindestens zehn Stunden unterwegs sein. In diesen Zeiten war Voraussetzung, dass der Leuchtturmwärter verheiratet war und im Leuchtturm Palagruža ist niemals ganz menschenleer; hier sind immer zwei Leuchtturmwärter. Diese arbeiten einen Monat hindurch und sind dann einen Monat frei. Alle vier Leuchtturmwärter kommen von der Insel Korčula.

Palagruža non è mai deserta; qui ci sono sempre almeno due guardiani del faro i quali un mese lavorano e un altro sono di riposo. Tutti e quattro i guardiani del faro di Palagruža sono di Korčula (Curzola).

ci mostra il guardiano del faro Krešimir, portando in casa le cose inviate dalla nave con l’apposita funivia. A Palagruža tira un vento così forte che si porta via tutti gli alberi. Ragion per cui sull’isola non ce n’è praticamente nemmeno uno. A crescere sono solo macchia mediterranea e piante basse. Ma né quel vento disturba la pace profonda di questo suolo in mezzo al mare aperto, né il sole che danneggia la vegetazione già a partire da maggio può distruggere Palagruža. In qualsiasi periodo dell'anno, qui c'è una bellezza che risveglia nel viaggiatore qualcosa che va oltre la semplice gioia; si tratta, infatti, di un qualcosa che tende all’estasi. Il rinvenimento di reperti archeologici hanno confermato che gli antichi romani erano soliti costruire in questa zona. Alcuni studiosi ritengono che vi esistesse anche un santuario. A Palagruža sono stati trovati resti di ceramiche datate tra il 2500 e il 1800 a.C. Inoltre, è sicuro che sull’isola ci fosse anche un tempio risalente all'epoca romana.

waren vier Familien untergebracht, die bis zu einem Jahr dort blieben. Der monatliche Besatzungswechsel war unvorstellbar. Das Leben auf Palagruža genießen heutzutage vorwiegend die Gäste, denn im Sommer verweilen auf Palagruža nicht nur die Leuchtturmwärter. In dem Leuchtturmgebäude gibt es auch zwei Appartements, die für Touristen gedacht sind. Aus jedem Zimmer besticht ein mit keinem Geld zu bezahlender Ausblick. Beim Aufstehen und beim Schlafengehen, der erste und der letzte Blick des Tages wird von der Meeresweite verzaubert. Im zwölften Jahrhundert kam auch Papst Alexander III. auf einen kurzen Besuch, als er die Reise nach Venedig, zu den Verhandlungen mit Fridrich Barbarossa, auf Palagruža unterbrach. Er reiste mit einer Seeflotte bestehend aus zehn Galeeren und als er die Schönheit von Palagruža erblickte, entschied er sich hier Halt zu machen. Auf Palagruža habe er ein Mittagessen genossen und danach die Fahrt fortgesetzt. Der Platz den er angeblich betreten hat, wird heute noch Acker des Papstes (Papina njiva) genannt. Die Insel Palagruža wurde schon mehrmals in verschiedenen Medien weltweit, auch bei der Konkurrenz mit anderen schönsten und nicht einfach erreichbaren Inseln der Welt, als die Perle des Robinson-Urlaubs hervorgehoben. Man verbringt hier nur augenscheinlich einen Robinson – Urlaub. Während man auf Palagruža den Urlaub verbringt, befindet man sich in sicheren Händen. Die Leuchtturmwärter passen auf die Urlauber auf, diskret und herzlich. Für sie ist es wichtig, den Urlaubern die Ruhe zu gewähren und das Gefühl der Sicherheit zu vermitteln. Den Leuchtturmwärter Žuvela, dessen Vater erst voriges Jahr den Leuchtturm wegen seiner Pensionierung verlassen hat, fragen wir, welcher Rat seines Vaters der gescheiteste war: „… den Dienst nicht aufzugeben, das ist ein guter Arbeitsplatz hat er gesagt! Vor ungefähr sieben, acht Jahren, als ich noch jünger war, hatte ich eine Phase in der ich dieser Tätigkeit überdrüssig wurde. Ich wollte zu Hause sein, Zeit mit anderen Menschen verbringen, ausgehen. Jetzt bin ich froh nicht aufgegeben zu haben.“, sagt er zufrieden.  Il Papa a Palagruža

Anche Tomislav Žuvela (39), un collega con cui Ivo Šain è di turno a Palagruža, è figlio di un guardiano del faro. Suo padre è andato in pensione l'anno scorso, dopo 33 anni di servizio. Žuvela aveva due mesi quando è stato portato qui per la prima volta. È cresciuto lì, fino all'età di sei anni, poi sua madre è tornata a Korčula con lui e sua sorella, a causa della scuola. Siamo fuori, vicino alla casa, con lo sguardo rivolto verso Sušac quando Žuvela inclina la testa verso il termografo e legge i numeri. Dal faro di Palagruža i guardiani inviano regolarmente informazioni sulla temperatura dell'aria, sulla velocità e direzione del vento, sulle nuvole e sui tipi di nuvole, sulle condizioni del mare... È metà aprile, qui oggi ci sono 16 gradi. Guarda il cartello del vento, anche se sa a memoria di quale vento si tratta: «se arriva da sud, allora il vento soffia dritto fino a Veliko Žalo e puoi capire subito di quale vento si tratta guardando semplicemente le onde. Quando soffia un po' ad est di Sušac, allora è la bora, mentre la tramontana arriva dritto da nord, e si fa sentire tra Sušac e Vis...». Negli anni '80, in un'epoca in cui i fari dell'Adriatico non erano automatizzati, era diverso fare il guardiano del faro. Dovevano essere in molti sulla lanterna ed erano continuamente in servizio, senza sosta. Inoltre, dovevano rimanerci molto più a lungo, anche per mesi, perché era lungo e costoso navigare verso queste isole. Per di più, le navi erano lente e ci volevano almeno dieci ore per raggiungere Palagruža. A quel tempo, si preferiva che il guardiano del faro fosse sposato ed erano quattro le famiglie che lo abitavano. Vi rimanevano anche per un anno intero, in quanto i turni di un mese erano praticamente inimmaginabili. Oggi, a godersi maggiormente lo splendore di Palagruža sono i suoi ospiti che durante l’estate abitano l’isola insieme ai guardiani del faro. L'edificio del faro, infatti, contiene anche due appartamenti in cui soggiornano i turisti. Ogni camera offre una vista da un milione di dollari. L'ospite qui si alza e si incanta a fissare il mare aperto. Nel corso del XII secolo, in viaggio verso Venezia e in piene trattative con Federico Barbarossa, anche Papa Alessandro III sbarcò brevemente a Palagruža. Viaggiava con una flotta composta da dieci galee, e sorpreso dalla bellezza di Palagruža, decise di fermarvisi. Dopo aver desinato riprese il suo viaggio e il luogo in cui si sarebbe fermato si chiama ancora oggi “Campo del Papa.” Palagruža è stata più volte messa in risalto come la perla del turismo alla Robinson Crusoe. A parlarne così sono stati vari media mondiali facendola entrare, di diritto, in concorrenza con altre isole bellissime e particolarmente inaccessibili sparse in tutto il mondo. Tuttavia, quella di fare un’esperienza alla Robinson Crusoe è solo un'illusione. Finché siete qui, infatti, potete stare tranquilli di essere in buone mani. I guardiani del faro si prendono cura degli ospiti con discrezione e cordialità, premurandosi di garantir loro tranquillità e sicurezza. Chiediamo a Žuvela, il cui padre è andato in pensione l'anno scorso, qual è il consiglio più intelligente che gli ha dato: «non lasciare mai questo incarico. Vedrai che è un buon lavoro!». E aggiunge soddisfatto: «sette, otto anni fa’, quando ero più giovane, ho attraversato una fase in cui non ne potevo più. Volevo starmene a casa mia, uscire, frequentare gente... Ma ora sono contento di non aver ceduto». 

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