Editoriale
1°Maggio… da Covid-19 di Laura Di Palma Si avvicina anche quest’anno la data emblematica del primo maggio, festa del lavoro e dei lavoratori. E, come già lo scorso anno, anche per il 2021, non si potrà certo parlare di “festa”. La pandemia che flagella il mondo, infatti, tra i numerosi problemi che ha portato, ha certamente acuito la già difficile situazione lavorativa del nostro e di molti altri Paesi. Secondo le stime dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro, infatti, oltre la metà della forza lavoro del Pianeta, rischia la propria occupazione, proprio a causa degli effetti della pandemia di Covid-19. Per quanto riguarda l’Italia, poi, già prima della pandemia, la forza lavoro del nostro Paese poteva essere idealmente divisa in tre grandi categorie. Una prima categoria, composta dai lavoratori con qualifica alta, o direttamente assunti dallo Stato e dal pubblico impiego, quindi tutelati e privilegiati: essi, fondamentalmente, non hanno visto la loro posizione a rischio ed hanno potuto continuare a svolgere il loro lavoro a distanza senza particolari problemi. Una seconda categoria di lavoratori, che operano in settori o attività a forte rischio o con possibilità di azione ridotta è invece entrata in crisi: commercio, spettacoli, ristorazione, artigiani, servizi vari. L’intervento pubblico sul fronte della cassa integrazione, agevolazioni e ristori vari ha alleviato, soltanto in parte, i problemi di questa categoria. Un terzo gruppo, infine, è rappresentato dai disoccupati, dagli inattivi o dai lavoratori irregolari e coinvolti nel lavoro nero, che hanno vissuto la situazione più difficile perché fuori dalle reti di protezione ufficiali del Welfare. Ogni Paese, infatti, ha la sua quota di lavoratori “in nero”, o che svolgono lavori “alla giornata”. Un fenomeno, questo, che tuttavia riguarda maggiormente i Paesi in via di sviluppo, dove le economie sono poco diversificate e il livello di istruzione è mediamente più basso. Tra questi, alcuni lavoratori edili, braccianti nelle aziende agricole, aiuti domestici, operai nelle fabbriche. Tutte figure 2
fondamentali ma spesso precarie e a cui non vengono riconosciuti diritti e tutele. Se durante quest’anno trascorso, abbiamo scoperto una nuova modalità di lavoro, come lo smart working, che, tra l’altro ha offerto nuove possibilità di conciliazione tra tempo del lavoro e tempo delle relazioni e degli affetti, è innegabile che il tempo della pandemia abbia fatto emergere disuguaglianze già esistenti e creato nuove povertà. La terribile prova che stiamo tuttora vivendo ha messo a nudo i limiti del nostro sistema socio-economico, e, oggi più che mai, servirebbe solidarietà e apertura verso l’altro: la pandemia, infatti, ci ha permesso di sperimentare quanto siamo tutti legati ed interdipendenti. Ognuno di noi, nel proprio piccolo è chiamato ad impegnarsi per il bene comune. Va anche considerato, infatti, che il Governo ha momentaneamente bloccato i licenziamenti, ma quando il blocco verrà tolto la situazione diventerà, se possibile, ancora più drammatica. Un piccolo segno di speranza è stata la forte ripresa delle attività sociali ed economiche nell’estate 2020 che ha dimostrato come, appena la situazione sanitaria migliorerà, la voglia di ripartire dovrebbe generare una forte ripresa e vitalità della nostra società contribuendo ad alleviare i gravi problemi vissuti durante l’emergenza. Perché ciò accada, tuttavia, sarà fondamentale, che tutte le reti di protezione vengano realmente attivate, perché la pandemia non colpisce soltanto lavoratori, autonomi o dipendenti, ma anche le imprese, che rischiano di chiudere e creare nuova disoccupazione.
In questo numero…
Gli argomenti Editoriale
Pag. 2
La politica locale, nazionale, internazionale e l’economia
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Noi ed il computer Dal C.d.Q. La Cultura La mina vagante I colori della società Giornate per riflettere
Dal territorio Punto Comunità S. Polo Cimabue Dio, Chiesa e società Dalle ACLI In ricordo di…
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1° Maggio… da Covid-19 Governo Draghi e i partiti Colpo di Stato in Myanmar Recovery Plan all’industria militare, perché non alla riconversione?
Il caso vaccini mostra il fallimento del mercato Autonomia differenziata e 20 sanità regionali Pandemia, quanto ci costi! Non più torre, ma borgo Per sentito dire… Il Topo di biblioteca Una buona lettura per una buona causa Draghi e la Libia La logica dei condoni 25 Aprile è Festa nazionale della liberazione A proposito di “Ius soli” Effetti collaterali della DAD Maggio e Giugno La scuola prima di tutto È nato “Secondamà” La “spesa sospesa” Il nuovo “Decreto sostegni” News dal Punto Comunità Gli orari degli Sportelli del Punto Comunità Novità: assegno unico per i figli I Papa in Iraq, mesaggio di pace tra macerie di guerra 24 marzo, giornata dei missionari martiri Cambio della guardia alle ACLI nazionali … Manuela Benedetti, maestra … Roberto Sarasini … Padre Bruno Ducoli
di Laura Di Palma di Dante Mantovani di Angelo Alioto di Giorgio Beretta di Giacomo Mantelli di Fabio Basile di Davide Riccardi di Fabio Basile di Ernesto Paroli di Ernesto Paroli di Ernesto Paroli di Dante Mantovani di Dante Mantovani di Marco Fenaroli di C. Bazzana e D. Mantovani di Giorgio Pellegrino di Elisa Lavanga di Fabio Capra a cura della Redazione di Sandro Sandrini di Beppe Foresti di Centina Bazzana a cura del Punto Comunità di Beppe Foresti di Angelo Onger di don Umberto Dell’Aversana a cura del Circolo ACLI a cura dei colleghi a cura degli amici del circolo a cura di G. Rossini e D. Mantovani
In copertina In copertina una composizione che si richiama all’ormai imminente ”abbattimento” della torre Tintoretto che sarà sostituita da un vero e proprio borgo costituito da più immobili finalizzati ad housing sociale, dove troveranno sede anche parecchi servizi per l’intero quartiere di S. Polo Cimabue. Sarà un intervento molto importante per l’intera zona di S. Polo che il nostro circolo ACLI sta seguendo con interesse e con una partecipazione attiva riguardo soprattutto alla fase di progettazione dei servizi.
Hanno collaborato Redazione: Laura Di Palma - Dante Mantovani – Centina Bazzana – Sandro Sandrini – Ernesto Paroli – Gianni Rossini – Angelo Alioto – Giorgio Pellegrino – Fabio Basile – Andrea Garzoni
Stampa - assemblaggio – distribuzione: Liliana Serventi - Antonio Bologna - Marino Corato - Gianni Rossini – Luigina Scalvini - Vincenzo Zaltieri – Giuliana Lussignoli – Romeo Bani – Teresa Agnelli – Teresa Facchetti – Guglielmo Tinti - Centina Bazzana – Ernesto Paroli – Nicoletta Postiglione – Andrea Garzoni – Clara Signorelli – Sandro Sandrini – Sara Savoldi – Luigi Mancini – Vladimiro Pezzotti – Zaverio Trentarossi – Marisa Santini – Ottorino D’Alesio – Giuseppina Battaglia – Augusto Arduini – Fabiana e Gianni Bussi – Carmelo Manera – Davide Riccardi – Lia Matti – Luigi Bazzana – Gianni Rossini – Dante Mantovani
"SanpoloPolis" - periodico bimestrale del Circolo ACLI S. Polo - Brescia Autorizzazione del Tribunale di Brescia n. 10 del 13/2/2009. Direttore Responsabile: Laura Di Palma Editore: Circolo ACLI San Polo - via Cimabue 271 – 25134 Brescia Coordinatore di Redazione: Fabio Basile
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Dal Consiglio di Quartiere
C.d.Q. San Polo Cimabue
Non più torre, ma borgo di Fabio Basile * Sul precedente numero di questo bimestrale l’Assessore all’Urbanistica del Comune di Brescia, Michela Tiboni, ha illustrato dettagliatamente il progetto che porterà alla demolizione della torre Tintoretto e alla successiva realizzazione del “borgo Tintoretto”. Un compendio di edifici, composto da circa 270 appartamenti che garantirà una connessione con gli edifici già esistenti grazie alle opere di urbanizzazione che dovranno essere realizzate contestualmente ai nuovi fabbricati, ma soprattutto grazie alla presenza di 2 grandi corti verdi, dei percorsi pedonali, delle aree verdi attrezzate e delle aree fitness, favorirà, ne sono certo, la socializzazione e la connessione con il resto del quartiere di cui si parla da sempre. Possiamo dire di essere ad una svolta. La Tintoretto, un simbolo per la nostra città, verrà abbattuta entro l’estate (salvo imprevisti legati all’emergenza sanitaria). Infatti nei prossimi giorni vedremo iniziare i lavori di “smontaggio” del grande edificio colorato, lavori che come preannunciato dalla Redo SGR, unica società partecipante al bando indetto nel 2019, e da qualche settimana con l’atto di compravendita firmato con l’Aler, proprietaria a tutti gli effetti. Quindi così come previsto dal Comune nella convenzione urbanistica, i lavori dovranno essere ultimati entro tre anni dal rilascio del permesso di costruire, altrimenti scatteranno per la società Redo delle salate penali per ogni giorno di ritardo. Da sottolineare che la demolizione avverrà con l’utilizzo di gru a braccia meccaniche attraverso le quali verrà smontata pezzo per pezzo, quindi nessuna implosione e nessun sbriciolamento. Fondamento del progetto è la realizzazione di appartamenti in housing sociale, uno strumento pensato per garantire alloggi adeguati attraverso regole certe di assegnazione, a famiglie con difficoltà nel trovare casa alle condizioni di mercato. Quali sono i vantaggi per la comunità? In un momento di crisi 4
economica come quello che stiamo vivendo, l’ housing sociale, oltre a garantire l’alloggio a tutta la popolazione, rappresenta un vantaggio per l’intera comunità: può rappresentare un rimedio alla disuguaglianza abitativa; può combattere l’esclusione sociale e sostenere il mix sociale; persegue l’efficienza produttiva, affinché la qualità delle costruzioni nuove e di quelle ristrutturate sia la più elevata possibile; garantisce un’offerta flessibile, in grado di rispondere rapidamente ad un aumento della domanda; contribuisce al risparmio energetico; rappresenta un’opportunità per l’economia in generale e il settore immobiliare in particolare. Con questo progetto si vogliono porre le basi per una socializzazione, per rendere questa fetta di quartiere luogo di vita vera e attiva, con servizi primari e non, valorizzando non solo la zona, ma l’intera città. Ci sono tutte le premesse per creare una smart city e quella ricucitura di questa parte con il quartiere tutto, migliorando e ampliando gli spazi pubblici, con infrastrutture a disposizione delle comunità. * Presidente del Consiglio di quartiere cdqsanpolocimabue@comune.brescia.it
La politica
Governo Draghi e i partiti di Dante Mantovani
Nell’Editoriale del precedente numero di SanpoloPolis, avevamo cercato di delineare quali potessero essere le prospettive del Governo Draghi che allora si stava insediando con il sostegno di tutte le formazioni politiche, ad esclusione di Fratelli d’Italia, rimasta sola all’opposizione. A due mesi dall’insediamento, possiamo esprimere alcune considerazioni per capire se si intravedano cambiamenti significativi nella politica italiana. Partiamo dagli aspetti positivi intravisti. Con il presidente Draghi, che non appartiene ad alcuna formazione politica, si è ritornati ai tempi in cui i presidenti del Consiglio dei Ministri, pur essendo eminenti esponenti di partito, nel momento in cui assumevano l’alta carica istituzionale, si astenevano dalla propaganda politica anche nelle fasi elettorali: diventavano, anche nella forma, i presidenti del Governo italiano, svestendosi formalmente della propria appartenenza partitica. Negli ultimi 25 anni abbiamo invece assistito, salvo rare felici parentesi, a presidenze tutte orientate alla propaganda, quasi si vivesse una perenne campagna elettorale dagli scranni del Governo. Un secondo aspetto positivo riguarda la sobrietà ed essenzialità della comunicazione massmediatica di Draghi che ci sembra abbia positivamente contagiato anche i suoi Ministri. Una comunicazione finalizzata all’informazione e non alla propaganda. In merito ai contenuti dei provvedimenti fino ad ora assunti, non vediamo particolari cambiamenti di rotta rispetto al Governo Conte 2. Sulla gestione della pandemia non ci sono state novità di rilievo, tant’è che le proteste di alcuni settori sociali ed economici non si sono attenuate; questo può significare due cose: che gli orientamenti scelti in precedenza andavano nella giusta direzione, che la situazione è veramente complessa e che nessuno può avere in tasca la soluzione esatta. Semplice è affermare, come continua a fare Giorgia Meloni, che la gestione della pandemia è stata fallimentare, più difficile e complicato è trovare le solu-
zioni migliori per uscire da questa condizione che non è complessa solo per l’Italia, ma per tutto il pianeta. Una cosa non appare ancora chiara: quali siano gli orientamenti strategici per la ricostruzione di una società che appare sempre più frammentata, di una economia che crea sempre maggiori disparità, di una politica ripiegata su sé stessa e preoccupata più del consenso che del Paese. Non ci sono piaciuti sono due provvedimenti assunti negli ultimi tempi: il condono delle cartelle esattoriali dichiarate “non più esigibili” (un contentino alla Lega) che dal punto di vista pedagogico diventa un invito a non pagare multe e tasse; la proposta di assegno universale ai figli, indipendentemente dal reddito e dal patrimonio della famiglia, in linea di principio certamente condivisibile, ma che rischia di essere ingiusto nel momento in cui non distribuisce in base alle reali situazioni familiari. Per ultimo, una riflessione sui partiti. I populisti continuano tranquilli la loro propaganda cavalcando gli umori della gente, quelli meno razionali e più egoistici: condoni fiscali per quelli che le tasse non le pagano, diminuzione delle tasse, via gli stranieri, niente ius soli, riapriamo tutte le attività (nonostante il Covid continui a galoppare) … e via di questo passo. Una constatazione che dobbiamo fare è che gli esponenti provenienti da forze populiste e che hanno ruoli nel Governo, appaiono molto meno populisti e più realisti, consapevoli di un ruolo di responsabilità che non consente di fare solo propaganda. Forza Italia sta cercando di riacquisire un proprio ruolo giocando con serietà e responsabilità la propria posizione nel Governo del Paese. Il Pd ed il polo progressista, stanno tentando di ridefinirsi per proporsi agli italiani quale forza di governo in grado di assicurare credibilità ed affidabilità. Letta, quale nuovo segretario del PD, nella sua relazione di insediamento ha cercato di delineare un partito con una visione chiara di società da perseguire attraverso il confronto democratico. Si tratta di vedere se riuscirà in questo intento o se la logica delle “correnti” continuerà ad ingessare e a dilaniare il partito. Il Mov5stelle sembra aver scelto da che parte stare anche a costo di alcuni abbandoni: con Giuseppe Conte alla guida politica, sembra ormai chiara la collocazione nel Centrosinistra, mantenendo fede ad alcuni punti programmatici che hanno costituito la base sui cui il Movimento è nato ed è cresciuto.
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Dal territorio
La scuola, prima di tutto di Fabio Capra* In questi tredici mesi di pandemia la morte e la sofferenza di miglia di persone sono il dolore più grande, ma la scuola chiusa e riaperta più volte, interrotta da quarantene e obbligata al distanziamento è un’ama-rezza altrettanto grande, un problema che l’Amministrazione ha affrontato fin da subito con determinazione per alleviare i disagi delle famiglie. Ovviamente qui parlo delle scuole cittadine 0-14 anni, per la cui cura è competente il Comune. Altre e più preoccupanti sono le ferite causate dal Covid alle scuole superiori. Sono quasi 20.000 i bambini, i ragazzi e le ragazze che frequentano le scuole dell’infanzia, primarie e medie di primo grado, comunali e paritarie della città. Una rete di 120 istituti, integrata e plurale, unica nel panorama nazionale, cui aggiungere 25 nidi comunali e convenzionati. Chiusa l’attività scolastica alla fine di febbraio del 2020, fin da subito siamo intervenuti per garantire la didattica a distanza; un surrogato, ma almeno un mezzo innovativo per evitare il completo isolamento, per garantire il collegamento e la vicinanza con gli insegnanti. Con risorse del Comune e di sponsor abbiamo distribuito 1500 mini pc e tablet e per i più piccoli il sito comunale ha attivato una piattaforma loro dedicata. Durante l’estate abbiamo assicurato ogni procedura volta a garantire l’inizio del nuovo anno scolastico, mentre in diversi plessi sono stati attivati CRE estivi, ai quali hanno partecipato, anche in agosto, complessivamente più di 5000 alunni fino a 11 anni. Al tempo stesso sono state finanziate realtà sportive e ricreative, nonché sostenute le parrocchie per l’organizzazione capillare dei GREST. E’ stato un successo, con risultati molto apprezzati dalle famiglie e dalle autorità sanitarie a fronte di un tasso di contagio pari a zero. Esempi di aggregazione in tempo di emergenza sanitaria che vogliamo confermare anche per la prossima estate. Per queste attività, per la DAD e per l’avvio dell’an-no scolastico 20/21 la Loggia ha speso ben 5,3 milioni: 2,2 per la scuola dell’infanzia, 1,2 per primaria e secondaria, 1,1 per i nidi e 0,8 per i centri ricreativi. Uno sforzo notevole, giusto riconoscimento al diritto allo studio. Va ricordato che anche la rete 6
cittadina degli edifici scolastici, diffusa ed efficiente ha garantito il distanziamento: scuole grandi, con molte aule e laboratori, ogni anno sottoposte a manutenzione, hanno certamente evitato, diversamente che in altre città, container, strutture temporanee, locali di ripiego. Questo “fortunato” caso suggerisce inevitabilmente una riflessione sulla grave denatalità che caratterizza il Paese e non da meno la nostra città. Brescia è certamente in crescita, più 11.000 abitanti rispetto al 2013, ma i nati calano: 1460 nel 2020, 1546 nel 2015 e 3300 nel 1971. Un trend che impone una severa attenzione alle politiche per la famiglia, al sostegno alle coppie, al lavoro sicuro per i giovani, oltre che alla riorganizzazione della rete dei servizi, appunto con una particolare attenzione alla natalità. Ora la scuola è ripartita, vorrei dire, finalmente! Perché almeno infanzia e paritarie avrebbero potuto iniziare prima: molto contenuta, infatti, la contagiosità monitorata da ATS ogni settimana prima dello stop di fine febbraio. All’appuntamento non ci siamo fatti trovare impreparati: scuole sanificate, personale vaccinato, servizi confermati in sicurezza. La speranza è che così possiamo proseguire fino a giugno. Non c’è dubbio, molto dipende anche da ognuno di noi, le regole sono sempre le stesse. Dipende infine dalla vaccinazione degli adulti che si spera sia ora davvero massiva, diffusa e veloce. Buona scuola a tutti. Da questa emergenza sono sicuro ne usciremo più forti e migliori. *Assessore alle Risorse dell’Ente Comune e all’Istruzione
La cultura
PER SENTITO DIRE di Ernesto Paroli È IL CINEMA BELLEZZA “Le donne sono esseri perfetti perché sono capaci di amare qualunque stronzo“ Robert Redford e Lena Olin in “Havana” - 1990
Roberto Finzi - CHE COSA HANNO MAI FATTO GLI EBREI? Dialogo tra nonno e nipote sull’antisemitismo – EINAUDI RAGAZZI “Cosa hanno mai fatto gli ebrei? Perché tanta gente ha creduto a quello che dicevano Hitler e i nazisti? Puoi aiutarmi a capire per quale motivo in tanti li odiassero a tal punto da permettere che fossero perseguitati?” Questa la domanda che Sofia pone a suo nonno, Roberto Finzi, grande studioso e autore di libri e articoli, in Italia e all’estero. Un dialogo fittissimo, un viaggio appassionante, mano nella mano, attraverso la Storia. Alla ricerca dell’origine e del significato dell’antisemitismo, un odio irrazionale e antico, mai del tutto sopito. VOI NON CONOSCETE PAPICHA – Film di MOUNIA MEDDOUR DVD Nedjma, 18 anni è una ragazza vivace che ama la moda e sogna di fare la stilista. Frequenta l'università, esce di nascosto la sera. Ma nell'Algeria degli anni Novanta viene mal giudicata da chi disprezza la libertà di pensiero, di vestiario, di movimento, di stile di vita femminile, dal fondamentalismo religioso, con la repressione cieca e l'ottusità di chi mira a mettere a tacere la forza vitale delle donne per renderle sudditi obbedienti da gestire a proprio piacimento . Nadjma sogna di mettere su la sua prima sfilata ma ciò viene visto come un affronto e la sua vita inizia a prendere una piega sempre più pericolosa . La forza di questo film sta proprio nel raccontare la quotidianità di una ragazza comune che per il suo desiderio, diventa, suo malgrado, ribelle e anticonformista. Claudio Vercelli – NEOFASCISMO IN GRIGIO – Einaudi Il neofascismo ritorna, in Italia e in Europa. In forme ingannevoli, mutevoli, capace di adattarsi, come un camaleonte. Da un classico nero a un inquietante grigio. Obbligato per decenni ai margini del dibattito politico per il suo apparente anacronismo, il neofascismo ha invece oggi le vesti di una scomoda presenza. Non è il ritorno a vecchie organizzazioni che cercano di raccogliere, in età repubblicana, il lascito mussoliniano e i suoi spettri (per altro mai dissolti). Ma assistiamo a una riformulazione culturale e antropologica della sua presenza in quanto sistema di rapporti e relazioni politiche per i tempi a venire. E non è rivolto al passato bensí al futuro. Le società europee si trasformano dinanzi all’incalzare della globalizzazione ed il neofascismo del presente non più in nero, è in grigio e si propone come il soggetto che intende difendere la «differenza» nazionale, etnica, in una prospettiva razziale. Tanto piú in questa età pandemica e nell’odierna crisi delle democrazie sociali. BRUNORI SAS – CIP - cd Undici nuove canzoni ricche di sentimento. Cip! Un pettirosso nel centro di un inverno (l’attuale produzione musicale) e un album ricco, che sorprende, che lascia il segno. Canzoni inedite che stanno andando veramente forte e lasciano presagire il successo per quello che viene visto come l’unico vero cantautore italiano, erede di Dalla e De Gregori, Questo grande artista cosentino classe 1977, che anche in questa asfittica era discografica non rinuncia alla forza delle parole, che raccontano l’anima introspettiva, diretta e sincera di Dario Brunori, carico di poesia, di ironia e disincanto.
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In ricordo di…
… Manuela Benedetti, maestra a cura dei colleghi Il mese scorso è venuta a mancare la nostra cara collega Manuela Benedetti. Da anni lavorava nella scuola primaria “Santa Maria Bambina” e, anche se minata da una lunga malattia, ha voluto essere presente sia per i suoi alunni, sia per noi colleghi come supporto e formatrice, fino agli ultimi giorni. Manuela era così: forte, innamorata e dedita al suo lavoro. Mai un passo indietro e sempre protesa verso il futuro con la voglia di dare il massimo per i suoi alunni che ha ricordato e salutato fino alla fine. Certo il suo carattere determinato costringeva al confronto, ma era impossibile non riconoscere la sua professionalità, la sua precisa e vasta conoscenza delle metodologie didattiche, la sua voglia di trasmettere nonché di essere un continuo stimolo all’aggiornamento e al percorso educativo. Considerava la scuola una comunità in cui crescere insieme. Anche per questo aveva deciso di tornare all' Università e laurearsi per poter diventare formatrice delle future Maestre e dei futuri Maestri; sapeva donare tutta la sua competenza e la sua esperienza, senza tralasciare l’aspetto affettivo. Ma è il rapporto bellissimo che sapeva instaurare con i suoi alunni l’aspetto prioritario che vive nei nostri ricordi. Aveva carisma e non si poneva mai in modo autoritario; le sue non erano lezioni tradizionali: sapeva motivare gli alunni, creando un ambiente sereno e curioso. Non era “la maestra dietro la cattedra”, era “la maestra che stava tra i bambini” e che sapeva, anche con battute ed ironia, catturare la loro attenzione e il loro rispetto. Impossibile non ricordarla in giro con la sua chitarra: la Musica era la sua Passione, che usava non solo nei laboratori di Musica e Teatro ma come vero e proprio metodo d’insegnamento. Per lei la Musica era strumento di accoglienza e di inclusione, indispensabile per fare gruppo e stare bene insieme. Ci diceva spesso: “Si può fare”, “Che problema c’è?”, “Non bisogna mai piangersi addosso, ma guardare avanti”. Sì Manuela, si può fare… Grazie.
… Roberto Sarasini a cura degli amici del Circolo ACLI Il 12 marzo scorso ci ha lasciati Roberto Sarasini, dopo una lunga malattia che l’ha lentamente debilitato negli ultimi anni di vita. Roberto è stato legato al nostro circolo ACLI, di cui è stato socio, per moltissimi anni. Ha svolto la professione di elettricista per tutta la vita ed è proprio questa sua professionalità che ha messo a disposizione del circolo ACLI realizzando molti degli impianti ancora funzionanti nei nostri ambienti. In particolare, tutti gli impianti elettrici che vengono utilizzati per la FestAcli sono opera di Roberto Sarasini. Non possiamo non ricordare l’infortunio che gli è capitato proprio durante l’allestimento di una FestAcli nei primi anni del 2000: la frattura di tibia e perone scendendo da una scala a pioli nel piazzale della Festa, mentre allestiva l’impianto elettrico. Per i presenti fu un trauma emotivo non da poco. Roberto è stato una persona veramente buona e disponibile. A noi del circolo ACLI che l’abbiamo conosciuto, lascia un bellissimo ricordo di generosità e di abnegazione. Quando la pandemia ci permetterà di riprendere a realizzare la FestAcli,, montando l’impianto elettrico, non potremo fare a meno di pensare all’amico Roberto che salutiamo con tanto affetto.
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Noi e il computer
Pandemia, quanto ci costi! di Davide Riccardi L'emergenza sanitaria in corso da un anno è stata accompagnata da un profondo cambiamento delle abitudini; tra queste l'esigenza di accelerare la transizione digitale delle famiglie che si sono ritrovate a gestire la didattica a distanza ed il lavoro agile o smart working ma anche spese e rapporti sociali ed economici. Improvvisamente è esplosa la richiesta di pc, notebook e tablet e, su un mercato che all'inizio del 2020 proponeva una vasta scelta di prodotti a prezzi competitivi, è poi sfuggito qualcosa di mano. Non c'è stata solo una ricerca di dispositivi quali pc, notebook e tablet, che ora costano di più ma anche una esplosione nella richiesta di abbonamenti per le connessioni da casa che non hanno subito particolari ribassi, anzi. Dati recenti si riferiscono ad una comparazione effettuata tra i prezzi di Marzo/Aprile e Novembre/Dicembre 2020 nei quali c’è stato un aumento di prezzi su prodotti tablet e pc fissi o portatili per Didattica A Distanza e smart working del 12 per cento: ciò significa, ad esempio, che, se per l’acquisto di prodotti di fascia bassa la soglia massima era dei 200-300 euro, ora, il prezzo veleggia verso i 300-400 euro. È esplosa la pandemia e cosa è accaduto? Abbiamo avuto la necessità, l'obbligo quasi, di gestire tutto da remoto: scuola, lavoro, spese, anche rapporti umani a distanza e, gli strumenti informatici di maggiore utilizzo sono stati i più richiesti. Teniamo presente che c'è stata un’esplosione delle piattaforme che gestiscono beni e servizi anche a pagamento senza contare che nel 2020 oltre il 50 per cento degli acquisti si è trasferito sulle piattaforme ecommerce tanto che, anche la tutela dei consumatori dalle truffe on line di qualsiasi genere è diventata importantissima. Intanto sugli scaffali sono sparite le offerte ma è venuta meno anche la scelta. I dispositivi disponibili sono diminuiti ed i prezzi sono aumentati. Anche le grandi catene di distribuzione hanno accusato problemi di scorte in magazzino fino a proporre ai clienti pochissima scelta. Sulla questione occorre una riflessione perché può anche darsi che la produzione ne abbia risentito a causa delle chiusure delle azien-
de; ma veramente chi produce dispositivi ha fermato la produzione?! Prima ancora della reperibilità di dispositivi a basso costo o a prezzi popolari abbiamo un problema enorme ed è l'accessibilità alla rete. L'infrastruttura digitale è stata costruita lentamente, siamo stati tempestati da notizie di zone rurali nelle quali è arrivata la fibra: ma nelle case c'è realmente? L'aumento dei prezzi non è stato sostenuto da nessun contributo del governo... abbiamo invece visto l'incentivo per acquistare i monopattini che non vogliamo sminuire ma... In merito alla tecnologia non ci sono ad oggi incentivi per acquistare prodotti e dispositivi o banda larga e fibra. Certamente abbiamo visto contributi minimi da parte di alcuni marchi di distribuzione ma nulla di strutturale. Soluzioni? Affrontare finalmente il problema. Prendere coscienza di quanto è accaduto ed ascoltare le associazioni dei consumatori che, banale dirlo ancora una volta, conoscono la situazione reale. Coprire un territorio per quanto sia rurale e delicato non basta se il singolo utente non è allacciato alla banda ultra larga, allo stesso tempo posso avere credenziali di accesso a qualsiasi servizio ed Applicazioni che mi permettono di gestire tutta la mia vita ma se non ho un cellulare, un tablet, un notebook oppure un pc fisso che mi collegano al sistema tutte le mie password sono inutili. L'infrastruttura si compone di hardware e software, ed il consumatore deve poter accedere a queste tecnologie senza dover spendere una cifra eccessiva. 9
La politica internazionale
Colpo di Stato in Myanmar di Angelo Alioto Da febbraio di quest'anno il Myanmar (Birmania per i meno giovani) è stato investito da un'ondata di violenze, che ha già provocato negli scontri con polizia ed esercito più di 700 vittime civili, compresi alcuni bambini (43 secondo Save The Children). La popolazione è insorta contro il colpo di Stato del primo febbraio, con il quale i militari hanno annullato i risultati elettorali del novembre 2020 (contestando improbabili brogli elettorali), ed arrestato Aung San Suu Kyi leader del partito “Lega nazionale per la democrazia” (NLD) che quelle elezioni aveva vinto, conquistando l'83 % dei seggi contendibili. Quest'ultima grande vittoria elettorale conseguita dall'NLD ha fortemente preoccupato i militari che temono l'erodersi del loro potere garantito dalla Costituzione del 2008 da loro stessi redatta per limitare l'azione politica del governo civile e mantenere il potere dei militari. Essa prevede: il 25 % dei seggi parlamentari sono destinati a membri non eletti, designati dal comandante in capo delle forze armate; i ministri più importanti (Difesa, Sicurezza e Affari interni) devono essere nominati dai militari; il capo dello Stato non può aver contratto matrimonio con uno straniero, (questo ha impedito a Suu Kyi, vedova di un inglese da cui ha avuto due figli, di diventare capo dello Stato); infine consente all'esercito il potere di veto su qualsiasi emendamento costituzionale. Non a caso nel gennaio 2017 fu ucciso (si sospetta su commissione dei militari) KO NI, esperto costituzionalista, consigliere legale di Suu Kyi, che stava lavorando al cambiamento della Costituzione. L'aver ritirato il premio Sakharov nel 2020 ad Aung San Suu Kyi, l'ex eroina dell'Occidente, perché di fronte alla Corte penale internazionale, temendo un pericoloso scontro frontale, non ha esplicitamente condannato i generali responsabili del massacro della minoranza Rohyngia, non ha certo giovato alla sua estenuante azione di mediazione. Al contrario, è lecito pensare che l'indebolimento di questa figura carismatica abbia favorito l'azione di forza dei militari. Lo strapotere del Tatmadaw (forze armate e polizia dello Stato birmano, paradossalmente fondato dal padre di Suu Kyi) oggi comandato dal generale Min Aung Hlaing, deriva dalla stessa storia della Birmania,
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che essendo un complesso mosaico di 135 etnie, ha concentrato tutto il potere nella sola etnia maggioritaria Bamar (69 % della popolazione), da cui derivano tutti i quadri delle forze armate. Alcune minoranze quali Karen e Rakhine, insediate nei territori di confine e governate da milizie armate, dopo più di 70 anni dall'indipendenza dal Regno Unito, lottano ancora contro il Tatmadaw, per ottenere un vero Stato federale che riconosca l'autonomia e l'autodeterminazione delle loro minoranze. Per evitare che l'attuale colpo di Stato si trasformi in guerra civile, la Giunta militare ha sospeso rastrellamenti e bombardamenti sugli Stati di confine Kachin e Karen, le cui milizie, se esasperate, potrebbero affiancarsi ai giovani disobbedienti delle grandi città nella lotta contro la dittatura militare, facendo precipitare il Paese in un bagno di sangue. La possibilità di questa alleanza è stata manifestata dal comandante del Karen National Liberation Army (Saw Htoo Ka Shaw), milizia dell'etnia Karen. Esplicita la sua dichiarazione: “non accetteremo atti disumani, non solo nel nostro Stato, ma anche in altre aree del Paese”. Alle origini storiche della instabilità birmana, si aggiungono le storie personali. L'attuale capo del Tatmadaw, generale Min Aung Hlaing, a breve sarebbe dovuto andare in pensione, perdendo tutti i privilegi che la sua carica prevede. Rischio per lui insopportabile, perchè dovrà difendersi davanti al tribunale dell'Aia, dall'accusa di genocidio dell'etnia Rohingya di religione musulmana, organizzato dall'esercito nel 2017, provocando la distruzione di interi villaggi, migliaia di morti e 700 mila profughi nel vicino Bangladesh. Intanto i deputati, sfuggiti all'arresto, hanno costituito un governo ombra (in sigla Crhp) guidato dall'ex vicepresidente del partito di Suu Kyi, che sta lavorando ad una nuova Costituzione chiamata “Carta federale per
La politica internazionale
la democrazia" orientata al riconoscimento delle autonomie delle regioni di minoranza per coinvolgere le milizie locali da opporre allo strapotere del Tatmadaw. Con l'obiettivo finale di costituire gli “Stati uniti del Myanmar”. I paesi occidentali (Stati Uniti, Canada, Unione Europea) hanno aumentato le sanzioni commerciali già esistenti dal 2017 per la crisi dei Rohingya, ma il loro effetto è simbolico perché il Myanmar ha rapporti economici soprattutto con Cina, India oltre a Malesia ed Indonesia unici paesi a maggioranza musulmana del sud-est asiatico. Sicuramente la Cina è il Paese che ha maggior po-
tere di mediazione per fermare il massacro delle giovani generazioni birmane che negli ultimi 15 anni avevano visto l'avanzare del processo democratico nel loro Paese senza conoscere la brutalità del potere militare. Il potere della Cina deriva dall'imponente volume d'affari che intrattiene con il Myanmar, tra questi c'è una serie di infrastrutture ferroviarie e stradali progettate per collegare lo Yunnan cinese con la baia del Bengala. È noto che i commerci si sviluppano meglio in tempo di pace e se è vero che gli interessi economici non possono condizionare il rispetto dei diritti umani, comunque la leva economica utilizzata dalla Cina potrebbe fortemente condizionare l'orientamento dei giovani generali e contribuire al processo di riappacificazione. Resta fondamentale mantenere attiva l'attenzione della comunità internazionale per evitare che nel silenzio si possa continuare a massacrare la giovane generazione birmana pronta a rischiare la vita per difendere il processo di democratizzazione del paese, già avviato con le lotte dei loro genitori contro la dittatura militare.
Giornate per riflettere Durante l’anno, si susseguono moltissime Giornate mondiali, europee, nazionali istituite dai vari livelli istituzionali competenti, che generalmente passano senza lasciare dietro di sé nessun segno significativo. Eppure, i temi che propongono sono spesso molto importanti, ma la ricorrenza diventa una pura formalità. Abbiamo quindi deciso di creare una rubrica fissa che proponga brevissime riflessioni sulle “Giornate” che riteniamo più significative, per fare in modo che la loro istituzione diventi occasione di riflessione per i nostri lettori.
Le giornate mondiali, europee, nazionali; maggio e giugno a cura di Elisa Lavanga
Lunedì, 3 Maggio - Giornata mondiale della Libertà di Stampa. Il 3 maggio ricorre la Giornata mondiale della libertà di stampa dietro raccomandazione della Conferenza Generale dell’UNESCO. Oggi i paesi considerati
non liberi sono 40 e principalmente in Asia e in Africa. C’è anche un premio istituito dall’UNESCO, che vuole onorare persone, organizzazioni che hanno dato il contributo alla difesa e alla promozione della libertà di stampa, in particolare coloro che operano esponendosi a gravi rischi!
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Giornate per riflettere 15 Maggio - Giornata internazionale della famiglia. Il 15 maggio si celebra la Giornata Internazionale della Famiglia, proclamata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1994. L’ONU, considera la famiglia come il gruppo sociale e l’ambiente naturale per lo sviluppo e il benessere di tutti i suoi membri, in particolare i ”bambini“. La famiglia ha lo scopo di includere tutti i diversi modelli di famiglia che la modernità ci sta presentando. L’obiettivo principale dovrebbe essere quello di vedere essa come una risorsa di nuove possibilità. Stiamo toccando con mano i drammi sociali che l’emergenza sanitaria e il forzato lockdown hanno generato all’interno del sistema delle famiglie. La convivenza forzata ha fatto emergere gli elementi di crisi all’interno dei singoli nuclei familiari, si evidenzia la sua drammaticità sia in riferimento a temi come la violenza intra-familiare, la gestione di persone con disabilità o il supporto ad adolescenti che si affacciano al mondo della devianza sia perché la mancanza di red-
dito inasprisce il nervosismo, l’aggressività e condiziona negativamente il modo di vedere le cose. Nell’incontro Mondiale famiglie 2021, l’evento si svolgerà a Roma dal 23 al 27 giugno 2021. L’amore coniugale e familiare infatti rileva il dono prezioso del vivere insieme, alimentando la comunione e eliminando l’individualismo e inducendo l’individuo ad una esperienza estetica dell’amore che si esprime in uno sguardo che contempla l’altro come fine in sé stesso. Si riconosce l’altra persona nella sua sacralità familiare come marito, moglie, padre, madre, figlio/ a, nonno/a. Nell’esperienza concreta dell’amore, matrimonio, convivenza e famiglia manifestano il valore alto delle relazioni umane, nella condivisione di gioie, dolori, fatiche nello svolgersi della vita quotidiana.
5 Giugno - Giornata Mondiale dell’Ambiente. Ne avessimo indovinata una, Eh! Nel riciclo dei rifiuti le donne sono migliori degli uomini! È la fortuna di tanti mariti! C’è una maggiore sensibilità femminile sul riciclo, degli sprechi energetici, della cura verso l’ambiente e del rispetto degli animali. Il 71% delle donne adotta in generale uno stile di vita e comportamenti quotidiani più etici, a fronte del solo 59% degli uomini; le donne sono più attente al riciclo; 77% contro il 67% e cercano di consumare anche meno acqua: il 38% contro il 30%.
Le donne inoltre sono più attente a evitare gli eccessi climatici in casa per quanto riguarda la temperatura da mantenere negli ambienti domestici, rifuggendo da temperature polari in estate e tropicali in inverno, e non abusando di condizionatori o termosifoni come spesso e volentieri fanno gli uomini.
Dal territorio
È nato “SECONDAMA'”! Un gruppo su WhatsApp, in cui si offrono e si richiedono gratuitamente oggetti usati per dare loro una seconda vita. Il regolamento è il seguente: • • • • • •
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Gli oggetti sono offerti gratuitamente; Ogni annuncio deve essere corredato da una o piu fotografie e breve descrizione; L'oggetto viene assegnato al primo richiedente che si accorda per il ritiro con l'offerente; Possono partecipare al gruppo solo i residenti del quartiere di San Polo ~ Brescia; Sono vietati scambi e offerte riguardanti animali. Chi è interessato, può mandare la sua adesione al numero 3381343674
La mina vagante
Draghi e la Libia di Dante Mantovani Rispetto al Governo di Draghi non abbiamo certamente una posizione di critica precostituita, anzi, sul numero precedente di SanpoloPolis l’abbiamo giudicato una potenziale opportunità per l’Italia. Questo non significa che dobbiamo comunque essere sempre d’accordo su tutto; rispettando la natura stessa delle ACLI, facciamo politica, ma non nel senso di schieraci con questo o quel partito o schieramento; cerchiamo invece di giudicare, alla luce dei nostri valori di riferimento, le singole azioni e scelte che vengono effettuate. Comprendiamo che, tutto quanto un personaggio politico in vista come il presidente del Consiglio afferma pubblicamente, debba sempre fare i conti con il rispetto della verità e le “esigenze” della diplomazia. Crediamo però che la verità non possa sempre essere sacrificata alla salvaguardia degli interessi economici. Ebbene, nel suo viaggio in Libia, Draghi ha ringraziato la Guardia costiera libica per i salvataggi dei migranti effettuati nel Mediterraneo. Ma quali salvataggi? La Guardia Costiera libica non effettua salvataggi, ma intercetta le barche dei migranti, le blocca, trasborda le persone a suon di botte e frustate, le riporta in Libia, le rinchiude in luoghi di detenzione dove avvengono le peggiori atrocità: torture, stupri, violenze… e tutto ciò è documentato da filmati e testimonianze dirette. Inoltre, la Guardia Costiera libica è stata foraggiata in modo massiccio dai Governi italiani con imbarcazioni, attrezzature ed addestramento. Allora, al presidente Draghi vorremmo chiedere di mantenere sempre la dignità dimostrata nell’affibbiare l’appellativo di “dittatore” al presidente turco Erdogan e, quindi, anche nei confronti della Libia, non chiamando salvataggi gli interventi della Guardia Costiera libica, ma chiamandoli con il loro vero nome: brutalità e disumanità. E questo anche a costo di perdere qualche contratto o qualche concessione di carattere economico.
La logica dei condoni di Dante Mantovani Nell’articolo che propone una lettura della situazione politica, abbiamo affermato che la cancellazione delle cartelle esattoriali previste nel “Decreto sostegni” non ci piace nel modo più assoluto. Anche se la cancellazione riguarda le cartelle risalenti al periodo 2000-2010, anche se è limitata alle cartelle fino a 5mila euro, anche se l’ultima dichiarazione dei redditi dell’interessato non deve superare i 30mila euro…, nonostante queste limitazioni, il provvedimento non ci piace. Non ci piace perché trasmette un messaggio negativo. A chi facilmente propende a non pagare tasse, multe…, il messaggio è questo: “continua pure a non pagare, tanto, primo o poi, il condono arriva”; a chi le tasse, le multe… le paga regolarmente, il messaggio è questo: “perché devi essere sempre tu il fesso che paga, prova anche tu a non pagare e vedrai che prima o poi un condono arriva”. Quella del condono è una logica perversa ed una pedagogia che rende contagiosa l’abitudine a non pagare quel che riguarda il proprio contributo alla collettività. Siamo in un periodo in cui, a causa delle chiusure dovute alla pandemia, sono tanti quelli che stanno chiedendo, giustamente, contributi, sostegni, sovvenzioni allo Stato; ma la domanda che noi ci poniamo è questa: tutti questi che ora stanno chiedendo, hanno, negli anni di vacche grasse, hanno provveduto a versare quanto dovuto alle casse dello Stato affinché questo possa provvedere ai bisogni della collettività alla quale appartengono (sanità, scuola, trasporti…)? Speriamo che, prima di elargire i sacrosanti “sostegni”, qualcuno vada a verificare quanto avvenuto negli anni scorsi nei rapporti con il fisco…
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Dalle ACLI nazionali
Cambio della guardia alle ACLI nazionali a cura del Circolo ACLI La pandemia ha costretto anche le ACLI a modificare i propri programmi: il congresso nazionale che si doveva celebrare nella primavera 2020 è stato rinviato aspettando tempi migliori. Una prima parte del congresso si è celebrata il 19 dicembre 2020, la seconda sessione il 20 febbraio ed un’ultima sessione sarà nel mese di giugno. Nella seconda sessione si è provveduto anche all’elezione del presidente nazionale e del consiglio nazionale. Il “nostro” Roberto Rossini, presidente uscente che concludeva il suo primo mandato, non è stato riconfermato e al suo posto è stato eletto Emiliano Manfredonia. Da Brescia, ma da quasi tutta la Lombardia aclista, c’è stato un impegno fino all’ultimo per sostenere Roberto per il secondo mandato, ma alcune logiche perverse che alcune volte influenzano anche i movimenti della società civile, dalle quali li ACLI non sono immuni, hanno creato le condizioni perché avvenisse il cambio. Da parte nostra vogliamo ringraziare sinceramente Roberto Rossini per aver condotto il movimento in modo egregio: mettendo in sicurezza le condizioni economiche, promuovendo grande credibilità delle ACLI sui versanti ecclesiale, sociale e politico, elevando notevolmente il livello culturale del Movimento, cercando di fare chiarezza in alcune realtà territoriali non proprio trasparenti. Proprio in questa sua coerenza e decisione è probabilmente da cercare la causa della sua mancata rielezione. Grazie Roberto per la tua grande disponibilità e dignità mostrate.
In ricordo di…
… Padre Bruno Ducoli a cura di Gianni Rossini e Dante Mantovani Mercoledì 14 Aprile si è spento a 85 anni padre Bruno Ducoli, francescano “internazionalista” che ha svolto buona parte della sua missione all’estero: in Belgio, in Africa e poi ancora a Bruxelles nella Scuola europea. Ritornato in Italia, nel 2001 ha promosso il Centro polifunzionale di Gargnano di cui diceva: «È un luogo dell'anima, dei cittadini e della modernità. L'abbiamo voluto guardando ad un'Europa pensata a partire dai popoli». Quello di Gargnano è stato un Centro di elaborazione e di formazione all’idea/obiettivo di un’Europa dei popoli. Nel 2000 è stato nominato Cavaliere della repubblica. Perché ricordiamo padre Ducoli su SanpoloPolis? Perché è stato un amico del circolo ACLI S. Polo del quale è stato più volte ospite come relatore sui temi dell’Europa: le sue riflessioni non sono mai state banali o scontate, ma sempre profonde e propositive. Ha scritto anche alcuni articoli per SanpoloPolis. Presso il bellissimo Centro di Gargnano, il nostro circolo ACLI ha vissuto anche una giornata di studio e di programmazione che molti di noi ricordano con tanto piacere, accolti da padre Ducoli con la sua naturale affettuosità e dolcezza. Nonostante i suoi molteplici impegni, accettò sempre volentieri i nostri inviti. Disse più di una volta infatti che arrivare a San Polo era per lui “respirare aria della sua comunità”. Il confratello padre Nazareno Panzeri era infatti stato l’ideatore del progetto della nostra nuova Chiesa Parrocchiale. Mentre poco lontano, in via Donatello, un altro confratello, padre Fiorenzo Reati, si era impegnato per più di un decennio a portare avanti la Comunità Ce.B.S., tuttora operativa presso la cascina Albrisà. E proprio per questi giorni e sempre col suo impegno, con quello di padre Reati e di altri confratelli, era stata prevista la ripresa dell’esperienza di accoglienza ed assistenza presso il convento di San Gaetano, in città… Ma da lassù lui certamente anche per questo si darà da fare! Salutiamo padre Bruno Ducoli con tanta riconoscenza per averci testimoniato una fede profondamente incarnata nelle vicende della storia e delle persone per poter sperimentare qui ed ora la grandezza del Regno di Dio.
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Dio, Chiesa e società
La visita del Papa in Iraq Un messaggio di pace tra le macerie delle guerre di Angelo Onger Ci sono aree a noi prossime che riempiono gli spazi informativi: dalla Libia al Libano, alla Giordania, alla Siria, all’Iran, all’Irak, alla Turchia (con spettatori interessati come gli Emirati Arabi e Israele) e sono luoghi percorsi da violenze che si traducono spesso in guerre fratricide, distruzioni, fughe in cerca del futuro negato. Da lì soffiano venti permanenti di guerra. In quegli spazi si è fatto presente, pellegrino di pace, papa Francesco che dal 5 all’8 marzo si è recato in Iraq. Una visita progettata anche da san Giovanni Paolo II nel 1999 e poi saltata per la contrarietà di Saddam Hussein. Con Francesco, è la prima volta che un pontefice si reca nella Terra dei Due Fiumi, dove in quattro giorni ha portato a termine una fitta agenda di colloqui istituzionali con figure religiose del mondo cristiano e musulmano (tra cui spicca quello del 6 marzo con il Marja' al-Taqlid Ali al-Sistani) e ha visitato luoghi storici della cristianità. Forse il momento più suggestivo dell’intero viaggio papale è stato quello sulla Piana di Ur, dove la Bibbia racconta che Abramo, padre delle tre religioni monoteiste, ricevette la chiamata da Dio per intraprendere il cammino verso la salvezza. L’Iraq ha alle spalle trent’anni di violenze, iniziate con la prima guerra del Golfo nel 1990 e accentuate con la seconda guerra del Golfo (2003) e l’occupazione anglo-americana che si è protratta fino al 2011 (con l’uccisione di Saddam Hussein nel 2006). Gli anni successivi sono stati segnati da una guerra civile nel nome dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Daesh), perseguito dagli estremisti musulmani. Come ha sottolineato il Papa: «Tutto ciò ha portato morte, distruzione, macerie tuttora visibili, e non solo a livello materiale: i danni sono ancora più profondi se si pensa alle ferite dei cuori di tante persone e comunità, che avranno bisogno di anni e anni per guarire». Secondo il Papa: «Oggi l’Iraq è chiamato a mostrare a tutti, specialmente in Medio Oriente, che le differenze, anziché dar luogo a conflitti, devono cooperare in armonia nella vita civile». E ha aggiunto:
«Vengo come penitente che chiede perdono al Cielo e ai fratelli per tante distruzioni e crudeltà e vengo come pellegrino di pace, in nome di Cristo, Principe della Pace. Quanto abbiamo pregato, in questi anni, per la pace in Iraq!». Il cuore del messaggio di Francesco è individuabile in questo ammonimento: «Solo se riusciamo a guardarci tra noi, con le nostre differenze, come membri della stessa famiglia umana, possiamo avviare un effettivo processo di ricostruzione e lasciare alle future generazioni un mondo migliore, più giusto e più umano. A questo riguardo, la diversità religiosa, culturale ed etnica, che ha caratterizzato la società irachena per millenni, è una preziosa risorsa a cui attingere, non un ostacolo da eliminare». Un ammonimento che, in circostanze e misure diverse, evoca situazioni diffuse anche in molti altri Paesi. La coerente volontà del Papa in questa direzione riguarda la “pace religiosa”. Due anni fa ad Abu Dhabi ha incontrato l’Imam al-Tayyeb di al-Azhar e firmato della Dichiarazione sulla fratellanza e in Iraq ha incontrato Marja' al-taqlid Ali al-Sistani. Interrogato su questi incontri il papa Francesco: «È importante, il cammino della fratellanza. L’Ayatollah al-Sistani ha una frase che cerco di ricordare bene: gli uomini sono o fratelli per religione o uguali per creazione. La fratellanza e l’uguaglianza, ma al di sotto dell’uguaglianza non possiamo andare. Io credo che sia un messaggio universale». 15
Dio, Chiesa e società
24 Marzo, giornata dei missionari martiri di don Umberto Dell’Aversana Il 24 marzo u.s. si è celebrata, a livello ecclesiale, la 29° giornata mondiale dei missionari martiri. La ricorrenza è originata dall’uccisione, in quello stesso giorno del 1980, di mons. Oscar Arnulfo Romero, arcivescovo di S. Salvador. Pagò con la vita -fu ucciso da un colpo di fucile sparato da un sicario, mentre celebrava la messa- la sua coraggiosa denuncia dei crimini perpetrati dai gruppi paramilitari del maggiore d’Aubuisson, fiancheggiatore della giunta militare al governo. Fu autore di una lunga serie d’interventi e di vibrate proteste, che culminarono con l’omelia del giorno prima, domenica 23/3, in cui chiedeva ai militari di disobbedire ai loro ufficiali, non sparando sulla folla inerme e di fermare la repressione. Dopo un lungo cammino, osteggiato in patria, da larga parte dell’episcopato sudamericano e dal Vaticano stesso, si disse perché fautore della teologia della Liberazione, fu papa Francesco a dichiararlo beato il 23/5/2015 e a canonizzarlo il 14/10/2018, insieme a Paolo VI, che lo aveva voluto vescovo. La sua tomba è meta d’incessante pellegrinaggio di popolo, che lo venera col titolo di san Romero delle Americhe, martire per la verità, la pace e la giustizia. Gesù nel vangelo afferma che: “Se il chicco di grano caduto in terra non muore rimane solo, se muore produce molto frutto” (Gv 12,24) e che: “Nessuno ha un amore più grande di questo, dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13). Gesù ci ha chiamato amici e ha dato la sua vita per tutti. I martiri gli rendono onore ricambiando ciò che hanno ricevuto. “Il sangue dei martiri è semenza di nuovi cristiani” scrive Tertulliano. Il cristiano non cerca il martirio, ma lo accetta per amore di Gesù e per testimoniare il proprio amore verso i fratelli.
Nel 2020 sono stati 20 i missionari uccisi (sacerdoti, religiose/i, laici), per lo più ancora nelle Americhe. Negli ultimi 20 anni, 535, tra cui 5 vescovi. Il fatto che il maggior numero di vittime si registri in paesi di credo e cultura cristiani ci fa riflettere sul fatto che, anche se il martirio è per definizione l’uccisione “in odium fidei”, questa fede si esplica nell’impegno per la verità, per la pace, per la giustizia, per l’equità sociale. È il senso di quelle “Vite intrecciate”, espressione che dà il titolo alla giornata di quest’anno e che ha contrad-
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distinto l’esistenza di questi nostri fratelli e sorelle, che hanno saputo fondere le loro vicende con quelle delle popolazioni a cui sono stati inviati per annunciare il Vangelo certo, ma anche per inculturarlo e svolgere autentica promozione umana, in una logica non di proselitismo, ma di attrazione, come ci ricorda papa Francesco. Questo dà fastidio alle dittature, ai potentati economici, alla lobby delle armi, ai predatori degli ecosistemi e indubbiamente anche ai fondamentalismi, che fanno delle religioni uno strumento asservito alle ideologie violente che professano e che si servono del nome di Dio per giustificare la loro sete di potere e di dominio.
In Mozambico In tal senso hanno fatto notizia e sono certamente da condannare le uccisioni perpetuate ai danni di cristiani da gruppi fondamentalisti islamici, anche di recente, in Mozambico e in Indonesia. Credo però occorra analizzare meglio la questione. Nella città di Palma, provincia di Cabo Delgado, in Mozambico, aderenti ad al-Shabaab, gruppo della galassia jihadista, affiliato all’Isis, hanno ucciso almeno 55 persone, tra cui molti occidentali e cristiani e causato la fuga di massa di altre migliaia di residenti locali. Nella zona vi è il secondo giacimento di gas naturale del mondo, dopo le riserve del Qatar, potenzialmente stimato di un valore di mercato di 150 miliardi di euro. Vi opera in particolare la francese Total, ma anche le italiane Saipem e Bonatti. L’attacco sembra, più che voler colpire i cristiani, destabilizzare il governo centrale del paese, che appare debole e soggetto a corruzione. Rilevanti anche i potenziali interessi di altre nazioni estere, che potrebbe
Dio, Chiesa e società Nel mondo islamico
far sfociare le cose in un conflitto lungo e di esito non prevedibile.
In Indonesia
In Indonesia, paese islamico più popolato del mondo, con 270.000.000 di abitanti all’85% mussulmani, nei giorni precedenti quest’ultima Pasqua, vi sono stati vari attentati a chiese, su cui spicca quello alla cattedrale di Makassar, con almeno 20 feriti e la morte dei due attentatori, fattisi esplodere quando sono stati intercettati, anch’essi appartenenti ad un gruppo islamico fondamentalista legato all’Isis. In passato vi furono altri attentati (Bali nel 2002 con 202 turisti uccisi) e ad altre chiese nel 2018. Il governo centrale, a guida islamica conservatrice sunnita, tollera nelle varie province dell’estesissimo arcipelago indonesiano, politiche assai variegate verso le minoranze religiose e pur dichiarando di tutelare tutti i culti, appare maggiormente impegnato in una visione tradizionale dei rapporti sociali, con pesanti ripercussioni, tra l’altro, sui tentativi di emancipazione femminile. Gli attentati servirebbero dunque più a sovvertire il potere centrale intendendo operare una svolta più radicale.
In genere poi nel mondo islamico è in atto da tempo uno scontro sempre latente tra la componente sunnita, maggioritaria e quella sciita, prevalente in Iran, ma che ha ormai addentellati in molti altri paesi mussulmani. I più feroci attentati degli ultimi anni sono stati colpi reciproci infertisi dalle due componenti religiose ad opera delle milizie da esse appoggiate. Innegabile comunque il dramma dei cristiani iracheni, costretti alla fuga o alla tassa di sottomissione (jizya), pari a circa 200 euro l’anno, con il divieto di qualsiasi manifestazione della propria fede religiosa e il rispetto delle norme sociali e alimentari islamiche al califfato creato dall’Isis, che papa Francesco ha rincuorato con la sua recente visita apostolica in quella regione. Rimane da comprendere, ma forse le risposte non sono geograficamente molto lontane da noi, chi rifornisce di armi i gruppi e le fazioni in lotta, spesso in cambio di petrolio o di metalli pregiati e pietre preziose, al di fuori degli ufficiali canali internazionali di scambio, con la prospettiva di interventi armati successivi per “ristabilire la pace e la democrazia”, ma che mirano a creare e consolidare nuove sfere di controllo politico. Credo si possa concludere affermando che, se sono certamente dolorosissime le uccisioni di cristiani e di esseri umani in genere, da chiunque perpetuate, non bisogna cadere nella trappola che teorizza “uno scontro tra civiltà”. Le persecuzioni cruente hanno sempre paradossalmente rafforzato la Chiesa, che deve temere invece l’insignificanza culturale e sociale, le piaghe interne della corruzione e del carrierismo, l’abuso sui minori e le persone fragili, le divisioni fomentate da gruppi di potere esterni, la mancanza di dialogo ecumenico e interreligioso. Su quest’ultimo tema sono da meditare le parole di Paolo VI sui martiri ugandesi, canonizzati nel 1964 (cattolici e anglicani), uccisi insieme dal re Mwanga II, tra il 1885 e il 1887 e di papa Francesco, che in visita sul luogo del loro martirio, nel 2015, coniò, per definire la loro vicenda, l’espressione “ecumenismo del sangue”, sottolineando come quella morte abbia la forza di annullare ogni differenza dottrinale e faccia risplendere il sacrificio di questi nostri fratelli, che hanno adempiuto pienamente la loro missione di essere “sale della terra e luce del mondo”.
A voi la parola Sollecitiamo ancora i nostri lettori a scrivere a SanpoloPolis per manifestare le proprie idee, le proprie critiche, le proprie proposte, per contribuire ad un confronto ampio e plurale sui vari argomenti che interessano il nostro quartiere, la società e la politica. Scrivete a:
sanpolopolis@gmail.com 17
La politica
Recovery Plan all’industria militare, perché non per la riconversione? di Giorgio Beretta* Mancano i vaccini, le terapie intensive sono tuttora al limite e i decessi per Covid-19 nell’ultima settimana sono stati più di 3mila. Ma per le Commissioni Difesa di Camera e Senato la priorità a cui destinare i fondi europei del “Next Generation UE” sarebbe l’industria militare. Lo hanno votato all’unanimità spiegandone pure il motivo: «Incrementare la capacità militare dando piena attuazione ai programmi di specifico interesse volti a sostenere l’ammodernamento e il rinnovamento dello strumento militare». Tradotto: utilizziamo il “Recovery Plan” per nuovi armamenti. La proposta ha riscosso l’assenso del governo Draghi: il sottosegretario alla Difesa, Giorgio Mulè (Forza Italia) ha subito espresso apprezzamento sottolineando che «nei contenuti e perfino nella scelta dei vocaboli, corrisponde alla visione organica che ha il Governo del Piano di Ricostruzione e Resilienza». La Rete Italiana Pace e Disarmo (che raduna 70 associazioni della società civile tra cui le ACLI e OPAL) considera inaccettabile la proposta. Innanzitutto perché al comparto militare-industriale è già indirizzato un flusso sovradimensionato di soldi pubblici: i Fondi Pluriennali di investimento e sviluppo infrastrutturale destinano alla Difesa ben 36,7 dei 143,9 miliardi di euro stanziati e di questi almeno 27 miliardi per l’acquisto di nuovi armamenti. Ma soprattutto perché questa scelta rappresenta l’esatto contrario degli obiettivi di “rinascita” che il Next Generation intende perseguire: innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale. Nelle settimane precedenti Rete Pace e Disarmo aveva inviato al governo 12 proposte molto dettagliate – sviluppate anche con alcune rappresentanze sindacali – per destinare i fondi del Recovery Plan a favore dell’economia disarmata, della cooperazione e, non ultimo, della riconversione dell’industria militare: tutte finora ignorate. Per le Commissioni Difesa l’industria militare sarebbe “strategica dal punto di vista industriale” e per la “competitività dell’Italia”. E’ una bufala e va sfatata. I dati ufficiali, diffusi proprio dal settore industriale, evidenziano che il comparto armiero vale meno dell’1% sia del Pil che delle esportazioni nazionali e anche per tasso occupazionale: si tratta, in realtà, di un settore marginale per l’economia italiana.
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Ma c’è di più. L’industria militare da diversi anni è sempre più calibrata sulle richieste dei “mercati esteri” rispetto alle reali esigenze del nostro Paese. La gran parte della produzione di sistemi militari è infatti destinata all’export. Ma – ed è qui il punto – più della metà delle esportazioni di armamenti non è per gli alleati dell’UE e della Nato, ma è diretta ad altri Paesi, soprattutto nella zona di maggior tensione del mondo: nord Africa e Medio Oriente. Il paradosso è evidente: l’industria militare italiana, che dovrebbe servire alla nostra difesa e sicurezza, fornendo buona parte della propria produzione a regimi autoritari e a Paesi in conflitto, alimenta le tensioni e l’insicurezza dalle quali dovrebbe difenderci. E’ un circolo vizioso ed è noto a chi è del mestiere. Che porta profitti soprattutto alle aziende e agli azionisti delle maggiori industrie a controllo statale (Leonardo e Fincantieri), ma che non contribuisce alla nostra sicurezza. Non è un fenomeno solo italiano, ma europeo. Anche per questo i fondi UE del “Next Generation” dovrebbero essere destinati alla riorganizzazione dell’industria militare europea dismettendo i settori obsoleti, tagliando i doppioni e riconvertendo al settore civile – tra l’altro molto più remunerativo – le produzioni ridondanti. Ma occorre una decisione politica. L’occasione c’è. E, se davvero vogliamo dare un futuro ai giovani, sarebbe utile approfittarne. Non ne avremo un’altra. *analista dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa - OPAL)
I colori della nostra società
25 Aprile è festa nazionale della Liberazione di Marco Fenaroli
Liberazione dalla guerra, dall'invasione nazista, dalla dittatura fascista, ed anche dalla fame e dalla paura. Liberazione conquistata con la lotta di resistenza combattuta dai partigiani sulle montagne e nelle città nell'Italia del nord occupata dalla Repubblica sociale di Mussolini, totalmente asservita al Terzo Reich di Hitler. Un’Italia nella quale gli operai scioperarono, unico caso in tutta l'Europa, nel Marzo del 1943 e del 1944 dentro le fabbriche presidiate dalle SS e dalla Guardia Nazionale Repubblicana; ed il 25 Aprile del 1945 fu sciopero generale insurrezionale. Contributo importante alla lotta contro la guerra e la dittatura venne dai 600.000 soldati che, arrestati dai tedeschi dopo l'8 settembre del 1943, si rifiutarono (più volte) di giurare fedeltà al Duce e ad Hitler e per questo vennero internati nei campi di concentramento, dove molti morirono di stenti e di malattie. Gli uomini e le donne che presero i sentieri della montagna per sfuggire al reclutamento delle formazioni
fasciste ed ai bandi di morte, per la libertà scelsero la parte più debole: senza scarponi, senza armi, senza caserme alle spalle. Molti e molte persone la vita, ancora giovane, per gli ideali di pace, di libertà, di eguaglianza, di solidarietà. Ideali che ispirarono il lavoro della redazione della Costituzione repubblicana, diventando così i principi della nostra convivenza democratica. Sacrifici che riconsegnarono dignità alla nostra nazione, dopo che l'imperialismo straccione del fascismo aveva portato direttamente la guerra contro i popoli di Francia, Albania, Grecia, Jugoslavia, Unione Sovietica, per finire nella guerra contro Gran Bretagna e Stati Uniti; dignità riconquistata dopo che il razzismo, connaturato al nazionalismo fascista, aveva portato alla persecuzione contro gli ebrei. La lotta di liberazione fu possibile grazie ad un capolavoro politico: quello dell'unità degli antifascisti attorno ad idee di progresso morale e civile, di riscatto da un'oppressione durata più di 20 anni. La dittatura ebbe anche consenso, ma va ricordato che si affermò con la violenza e si consolidò con la menzogna. La violenza squadrista, spesso assassina, come per Matteotti, Amendola, Gobbetti, Don Minzoni e la violenza dello Stato Totalitario, come per l'omicidio dei fratelli Rosselli, con il Tribunale Speciale, come per Gramsci e per Pertini, e l'esilio per tanti, come per don Sturzo. La menzogna inscenata con l'assalto nei primi anni alle tipografie di tutti i giornali di opposizione, e poi con la censura su ogni tipo di stampa, con il controllo della Radio, dei libri di testo nelle scuole. Questo è stato il fascismo, che, pur riproducendosi in mutevoli forme, è rimasto uguale a sé stesso nei suoi dati essenziali: nazionalismo, totalitarismo (parte che si pretende tutto), violenza e menzogna, demagogia ed intolleranza, fino alle stragi, come quella di Piazza Loggia il 28 maggio 1974, ed alla guerra. A proposito di Auschwitz, Primo Levi, in “Se questo è un uomo”, ci ammonisce: “Meditate che questo è stato: vi comando queste parole, scolpitele nel vostro cuore stando in casa andando per via, coricandovi alzandovi; Ripetetele ai vostri figli”.
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Economia e società Dopo aver letto una interessante riflessione di due ricercatori (Charlotte Bez e Giovanni Tonutti) sul tema del “mercato dei vaccini”, propongo le seguenti riflessioni.
Il caso vaccini mostra il fallimento del mercato di Giacomo Mantelli Negli scorsi mesi l’Italia e L’Unione Europea hanno ricevuto più d’una doccia gelata sulla prospettiva di vaccinare l’intera popolazione entro la fine dell’anno. Le aziende farmaceutiche Pfizer e AstraZeneca hanno infatti diverse volte annunciato dei tagli nelle forniture previste ai paesi Ue. Sul vaccino AstraZeneca erano riposte molte delle speranze perché è facile da conservare – a temperatura di frigorifero, al contrario di -20°C (Moderna) e -70°C (Pfizer) – e con un prezzo decisamente inferiore rispetto ai concorrenti (€1,78 a dose, contro i €18 di Moderna e i €22 di Pfizer). Pfizer, il cui vaccino è stato il primo in distribuzione in Europa, ha annunciato da subito problemi di consegna e ritardi, tanto che in Italia e Germania siamo stati costretti a fermare la vaccinazione, con il nostro governo che ha minacciato di intraprendere azioni legali. Entrambi i colossi farmaceutici hanno attribuito la causa dei ritardi alle difficoltà incontrate dai due (unici) stabilimenti che riforniscono l’intera Europa, entrambi in Belgio, nel far fronte alla domanda di centinaia di milioni di dosi. Il problema principale della più grande campagna vaccinale della storia non sembra essere tanto la distribuzione del vaccino quanto la produzione delle fiale. Dopo più di un anno dallo scoppio della pandemia e ben oltre due milioni di morti in tutto il mondo, viviamo adesso un paradosso dal sapore amaro: la tecnologia per l’immunizzazione è stata sviluppata, la domanda c’è , ma l’offerta è insufficiente (le fiale non vengono prodotte in tempo). Per quale motivo è così difficile adibire la moltitudine di impianti farmaceutici in Europa e nel mondo alla produzione delle fiale, così da vaccinare il più persone possibili entro un anno? La risposta a queste domande va cercata nel principio fondante che ha permesso a industrie farmaceutiche di diventare veri e propri colossi: il sistema della proprietà intellettuale e dei brevetti. Gli attuali problemi di produzione sono la manifestazione di un sistema che permette ai detentori di brevetti di escludere gli altri dall’uso della loro proprietà intellettuale, evitando così la concorrenza. Quali sono le conseguenze? Una riduzione dell’offerta competitiva, aumento dei prezzi e riduzione del welfare economico a causa dell’uso socialmente inefficiente della conoscenza.
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Con l’obiettivo di immunizzare miliardi di persone in pochi mesi sarebbe auspicabile poter contare su una catena di fornitura delle fiale il quanto più localizzata possibile. Ciò significa minimizzare la distanza tra la produzione e distribuzione del vaccino, decentralizzando gli impianti farmaceutici per la fornitura delle fiale. Questa prospettiva è però in netto contrasto con i principi fondanti del modello Big Pharma, ovvero la massimizzazione dei profitti attraverso l’applicazione dei brevetti e della proprietà intellettuale. Si è peraltro di fronte a un modello in cui i governi si sono fatti carico dei rischi relativi allo sviluppo dei vaccini, anticipando i soldi con le prenotazioni, per poi trovarsi di fronte all’irreperibilità delle fiale, frutto del sistema di brevetti, su un bene che hanno contribuito a sviluppare. Questa vicenda sottolinea come da un lato ingenti investimenti pubblici nella ricerca e tecnologia diano risultati formidabili in termini di sviluppi innovativi, dall’altro, come la produzione e commercializzazione di un bene fondamentale lasciata nella sfera di un sistema monopolistico non possa far fronte all’emergenza in cui il mondo versa. Ancora una volta, la pandemia ha messo a nudo le inefficienze e inadeguatezze del sistema economico nel far fronte ai bisogni fondamentali della nostra società. I problemi emersi nella produzione di vaccini in Europa sono solo l’ultima manifestazione di tale inadeguatezza. A inizio emergenza, la domanda di materiale protettivo come mascherine e camici si è scontrata contro la mancanza di manifatture in grado di produrre questi beni, perché considerati di basso valore economico. E’ un altro esempio di come il modello del mercato libero abbia fallito nel dare risposte adeguate alle esigenze emerse nella crisi sanitaria.
Economia e società Di fronte a questo, è venuto il momento di aprire un dibattito serio e condiviso che metta in luce le criticità dell’attuale sistema economico e produttivo. Se è vero che la pandemia ha rimarcato la centralità delle istituzioni pubbliche nel far fronte ai bisogni della società, è allora necessario che chi le rappresenta si impegni nell’affrontare seriamente le cause di questa crisi sistemica, a partire dal ridefinire gli equilibri tra interessi pubblici e privati. È venuto il momento di dare ascolto a
visioni alternative rispetto al dominio incontrastato di grandi interessi economici di attori privati. Le proposte per riequilibrare il rapporto tra pubblico e privato nella nostra economia non mancano e giungono da molti movimenti sociali e dalle numerose voci di studiosi che ormai da anni immaginano una realtà in grado di superare l’insostenibilità ambientale e sociale di questo modello economico.
Dal territorio
La “spesa sospesa” di Sandro Sandrini Da più di un anno la “pandemia“ha stravolto la nostra vita, ha messo a dura prova molte delle nostre certezze; limitazioni, nuovi stili di vita, timore per qualcosa di nuovo e sconosciuto hanno condizionato le nostre giornate e con il trascorrere del tempo nuove necessità che prima non conoscevamo, si sono affacciate nelle nostre vite. Il bisogno di mascherine per proteggerci, la spesa da fare per persone impossibilitate a muoversi, la necessità di aiutare famiglie bisognose portando generi di prima necessità, hanno spinto Caritas, Parrocchia, Circolo Acli e Consiglio di quartiere, realtà presenti nella nostra comunità, ad organizzarsi per fronteggiare questa situazione. Numerosi volontari hanno iniziato a percorrere le vie del nostro quartiere per consegnare mascherine, viveri, giunti dalle istituzioni o acquistati con soldi delle realtà sopra citate. Stavamo lavorando con grande impegno e ci siamo chiesti come potevamo ottenere ulteriori aiuti magari coinvolgendo gli abitanti del quartiere in modo da poter aiutare le persone più in difficoltà. Quindi in collaborazione con il supermercato Conad abbiamo organizzato ad aprile dello scorso anno la “spesa sospesa”, posizionando dei contenitori all’entrata del supermercato dove i nostri volontari raccoglievano quello che, perso-
ne sensibili, acquistavano per donare; alimentari, prodotti per la casa, per l’igiene personale intima ecc. prodotti che poi abbi amo consegnato a chi ne aveva bisogno. Memori della grande generosità dimostrata dagli abitanti del nostro quartiere a supportare questa iniziativa e visto, purtroppo, il perdurare di questa pandemia, abbiamo ritenuto opportuno riproporla anche per aiutare la Caritas parrocchiale, che durante tutto l’anno ha sempre aiutato insieme alla altre realtà tutte le famiglie in difficoltà. Così per domenica 28 marzo abbiamo organizzato la seconda “spesa sospesa”. La risposta dei nostri concittadini è stata anche questa volta molto soddisfacente. Molti dicono che le persone sono diventate egoiste, che pensano solo al proprio tornaconto, forse può essere questa la sensazione, però lo spirito di aiuto verso i meno fortunati, caratteristico della nostra gente che si è manifestata anche in altre occasioni, qui ha dato un’ulteriore prova di generosità. Sono piccoli segnali ma che infondono speranza ed una sensazione di solidarietà che mai come in questi momenti aiutano ad affrontare con più serenità il futuro.
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La cultura “LA POESIA E’ L’ UNICA PROVA CONCRETA DELL’ ESISTENZA DELL’ UOMO” Luis Cordoza y Aragòn poeta di La Antigua - Guatemala
Se stai viaggiando nella bella terra del nord dove i venti battono forte lungo il confine ricordami a colei che vive laggiù e che un tempo fu il mio vero amore Se vai nella tempesta di neve quando i fiumi gelano e l’estate finisce guarda ti prego che abbia una calda pelliccia per proteggerla dall’ululare dei venti …
IL TOPO DI BIBLIOTECA di Ernesto Paroli
Bob Dylan da – Ragazza della terra del nord
DOVE I VENTI BATTONO FORTE LUNGO IL CONFINE Ha 7 anni la mattina in cui una donna con lo sguardo più duro di una bestemmia improvvisamente esce dalla camera del padre e tutto piomba in un silenzio che è un oceano sterminato difficile da attraversare. La matrigna irrompe sui resti fumanti della morte della madre, scuotendo le lunghe giornate di solitudine, spingendolo a confidarsi con i suoi soldatini. Crepitio di stelle è una gemma delicata e sfavillante di riflessi, con l’impronta immaginifica di un autore che è nato come poeta, un viaggio in una lingua avvolgente e suggestiva, uno stile lirico ed evocativo pieno di suoni, luci e ombre, di tepore, un brusio di intimità che rinnova emozioni e ritrova ricordi, che spinge al senso da dare al trascorrere degli anni. I luoghi? L’Islanda, i suoi villaggi minuscoli e sperduti, la desolazione delle praterie sferzate dal vento, delle colline gelate, del mare che ribolle e la città, quasi un villaggio essa stessa, che via via si ingrandisce col passare delle vicende. Più di una vera trama, questo è un viaggio nei ricordi sottratti alle nebbie del passato, che capitolo dopo capitolo, compongono un album di storie lungo quattro generazioni. Ma la vera forza di questo romanzo viene fuori del tutto quando è il narratore il protagonista. I capitoli su lui bambino e su lui adulto che cerca di rimettere insieme i pezzi del proprio passato e di quello della famiglia sono tra i più belli che abbia mai letto sul tema della memoria personale. Sorretto dalla sua meravigliosa lingua, un luminoso caleidoscopio di trovate espressive, penetra nella fantasia trasfigurante di un bimbo stupito del mondo e dei misteri che hanno il volto delle case, delle strade, della gente che lo circonda. L’Io narrante del protagonista ritaglia scampoli di memorie: l’infanzia nel piccolo appartamento del primo piano, le botteghe di quartiere, l’amico Pétur, le angherie del bullo, la ricerca delle parole per capire il ronzio che ha in testa. I frammenti ricuciono la triste storia del padre, giovane muratore che si innamora di una fanciulla ribelle e sognatrice, con la voce morbida come un ruscello e gli occhi grigi che lo spediscono alla fine del mondo. Una felicità che lo affanna, una magia che lo ammala quando lei scompare. Ed anche suo figlio, colui che racconta, verrà contagiato dal male di questo abbandono: “Non andartene, le dico, lei mi accarezza i capelli e io non ho il coraggio di chiudere gli occhi”. E poi la storia di un bisnonno irresponsabile, dell’indomita bisnonna e del marinaio e di tante altre figure insieme in un romanzo sulla passione e la memoria. Pagine di poetica bellezza per narrare il quotidiano di vite comuni sullo sfondo della prima guerra mondiale, della Spagnola, del farsi delle città, dello splendore selvaggio delle lande islandesi, con le sue montagne che mandano i pensieri in caduta libera. “Le stelle brillano, i cani abbaiano, io racconto questa storia; non c’è nessuna differenza. Cerchi il principio e intanto racconti una storia, forse per non pensare che non esiste nessun cielo. Nessun inizio, nessuna fine, solo un moto incessante, una distanza infinita e nient’altro”.
Jon Kalman Stefansson – CREPITIO DI STELLE - Iperborea 22
La politica
Autonomia differenziata e 20 sanità regionali di Fabio Basile
Nell’agenda istituzionale del nostro paese, “la questione regionale” rimane uno dei temi più dibattuti degli ultimi decenni. Si è cercato un equilibrio attraverso riforme considerate epocali che hanno portato in realtà maggiore instabilità, ma soprattutto, con l’autonomia differenziata in materia di tutela della salute, abbiamo assistito ad evidenti limiti costituzionali sia formali che sostanziali, nei principi fondamentali della solidarietà (art. 2 Cost.) e dell’unità ed indivisibilità della Repubblica (art. 5), nonché nell’art. 119 Cost., che predispone meccanismi di perequazione, risorse aggiuntive e interventi speciali per i territori svantaggiati quando sono in gioco i livelli essenziali dei diritti. 20 sistemi sanitari regionali completamente diversi e 20 governatori che legiferano in modo differente, probabilmente non hanno aiutato a reagire nel migliore dei modi all’emergenza. Chi si ricorda un anno fa, quando abbiamo cominciato a sentire parlare di “nuovo coronavirus”, ogni governatore lanciava i propri messaggi e le proprie prescrizioni: “in Lombardia si esce solo con le mascherine”, “in Campania sono completamente proibiti sport all’aperto e passeggiate”, nel Lazio, Nicola Zingaretti, pensava “all’introduzione delle vaccinazioni antinfluenzali obbligatorie per gli over 65”. Una Penisola, insomma, che non è mai stata così divisa, con diritti e libertà degli italiani frammentate in un mare di ordinanze, decreti e linee guida. Qualcuno ha provato a calcolare il numero di nuove norme emanate dall’inizio dell’emergenza, fermandosi a circa 250 statali, 400 regionali, e oltre 40mila comunali. Il sospetto, ormai piuttosto diffuso, è che questo proliferare di ordinanze e decreti non ha garantito una gestione ottimale dell’emergenza “coronavirus”. Recentemente con la sentenza n. 37/2021 la Corte costituzionale ha bocciato in via definitiva diverse norme della legge regionale valdostana già sospesa con
l’ordinanza n. 4/2021 del gennaio scorso. I dubbi sollevati dal Governo sono stati accolti dalla Consulta utilizzando gli argomenti già formulati, in pillole, nella decisione cautelare: “la legge regionale, introducendo misure di contrasto alla pandemia divergenti rispetto a quelle individuate dallo Stato, ha invaso la competenza di quest’ultimo in materia di profilassi internazionale, mettendo in grave pericolo l’incolumità pubblica ed il diritto alla salute dei cittadini”. Occorre ripensare il modello del regionalismo e soprattutto correggere alcune anomalie nate dalla riforma del Titolo V della Costituzione. Certo, di fronte ad una pandemia è evidente che è difficile avere una strategia di contrasto unica, anche se sarebbe auspicabile, ma è bene riflettere sul fatto che una sanità regionale amplifica solo le già esistenti disparità, alimentando un’assurda competizione sulle risorse economiche da destinare alle singole regioni, madre, quest’ ultima azione, della “mobilità sanitaria” che affligge coloro che già beffati da gravi malattie, sono costretti a spostarsi per ricorrere a cure che dovrebbero essere in ogni dove garantite in celerità e pari esborso economico, seguendo precisi protocolli relativi alla Sanità Nazionale! La necessità, quindi, di tornare ad un sistema sanitario a regia unica è la grande lezione che ci lascia la pandemia! “Nessuno si salva da solo“, tuonava lo scorso anno Papa Francesco, e vi prego di non ricondurre il discorso alle sterili polemiche di questa o quella corrente politica che offuscano la mente dell’opinione pubblica, giustificando la “destatalizzazione” con la diversa contribuzione agli introiti erariali… La tutela della salute non ha confini regionali né anagrafici, è se occorre in nome della salute va bene parlare anche di assistenzialismo, è un bene troppo prezioso per tutti, ad ogni latitudine e longitudine, forse l’unico per cui sarebbe nobile fermarsi e pensare… Dovremmo tutti pensare e soprattutto non dimenticare che ci sono state regioni che non si sono distinte nonostante avessero sposato la tesi del “regionalismo”, alla luce di quanto sotto gli occhi di tutti, hanno anch’ esse dimostrato, in questa specificità, di non avere avuto una marcia in più… Una regia unica per nobili valori penso sia l’unico modo per garantire uguaglianza e dignità: Covid 19 docet !
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I colori della nostra società
A proposito di “Ius soli” di Centina Bazzana e Dante Mantovani Nelle settimane scorse, i nostri sportelli del Punto Comunità hanno incrociato parecchie famiglie immigrate, presenti nel nostro Paese da alcuni decenni, con figli di varie età tutti nati in Italia, che parlano benissimo la nostra lingua ed in alcuni casi anche il dialetto bresciano, che frequentano le nostre scuole di vario ordine e grado, che frequentano gli stessi ambienti dei nostri figli e nipoti dei quali sono anche amici. Dovendo compilare moduli che chiedono i dati anagrafici di tutti i componenti il nucleo familiare, ci faceva uno strano effetto, ed una certa rabbia, dover scrivere, nella casella della cittadinanza di un/a bambino/a che parla perfettamente l’italiano, che frequenta la scuola italiana, che usufruisce di servizi delle istituzioni italiane …, dover scrivere: cittadinanza “egiziana” o “tunisina o “ghanese”… Ci viene immediata la domanda: quale sarà lo stato d’animo di questi bambini che vivono la loro esperienza di vita da “italiani” senza esserlo veramente, cioè esclusi da una vera appartenenza alla comunità civile e quindi esclusi da alcuni doveri e diritti legati alla cittadinanza? Perché allora non prendere davvero in considerazione una legge che preveda la cittadinanza per chi nasce in Italia da famiglie ormai radicate in Italia (“ius soli”), oppure per ragazzi che hanno intrapreso un percorso formativo nel nostro Paese e qui intendono completarlo (“ius culturae”)? Questo non significa dare la cittadinanza in modo indiscriminato a tutti coloro che la chiedono oppure a chi viene a partorire in Italia solo per dare la cittadinanza al figlio e poi sparire. Con tutte le precauzioni che evitino le “furbate”, introdurre la cittadinanza per i figli nati in Italia da genitori stranieri sarebbe un grande segnale di civiltà. Ma cosa significa esattamente ius soli e cosa prevede il disegno di legge fermo in Senato? Attualmente in Italia vige la legge del ’92 che si basa sullo Ius Sanguinis, significa che un bambino è italiano se almeno uno dei genitori è italiano; gli altri devono aspettare fino al compimento dei 18 anni e aver risieduto in Italia legalmente e ininterrottamente.
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Infatti Il ddl 2092, che dovrebbe cambiare la legge in vigore, è stato approvato alla Camera nel 2015, ma è bloccato al Senato per opposizione della Lega e di Forza Italia e per l’astensione dei 5 Stelle. La sua ripresa, sollecitata recentemente da Enrico Letta, introdurrebbe due nuovi diritti: - Lo IUS SOLI TEMPERATO, in base al quale un figlio di stranieri può ottenere il diritto alla cittadinanza se almeno uno dei due genitori si trova legalmente in Italia con diritto di soggiorno illimitato o permesso di soggiorno dell’UE; - Lo IUS CULTURAE col quale possono chiedere la cittadinanza i minori stranieri nati in Italia o arrivati entro i 12 anni che abbiano superato almeno un ciclo scolastico (5 anni) in Italia. Ci sono altre due proposte in campo, una delle quali prevede solo lo “ius culturae”. Come si diceva sopra non si tratta di conferire la cittadinanza in modo facile o con pochi requisiti, infatti se ne richiedono anche altri oltre a quelli elencati, ma di permettere a bambini e ragazzi cresciuti in Italia di partecipare alla vita sociale, politica, sportiva come tutti i loro coetanei con cui condividono la loro esistenza.
I colori della nostra società
Effetti collaterali della DAD di Giorgio Pellegrino
Tra le parole nuove che abbiamo imparato a conoscere nel 2020, un posto d’onore spetta all’acronimo DAD, Didattica A Distanza. Significa che la chiusura delle scuole, secondo i diversi criteri governativi, ha comportato per gli alunni l’istruzione scolastica non in classe, in presenza, ma a distanza, tramite il computer. Se i primi mesi del 2020 che ne prevedevano l’utilizzo, poi trasformatesi in chiusura definitiva per tutto l’anno scolastico 2019/2020, sono stati accettati da tutti in vista della tanto sospirata fine dell’epidemia mondiale di coronavirus, risulta difficile giustificarlo nell’anno 2021. La DAD nel 2020 è stata vista dai ragazzi, non tanto dai genitori, un gravame da sopportare solo per un breve periodo, come se fosse un prolungamento delle vacanze estive. Anche perché, nel frattempo ed in vista della ripresa delle lezioni il 14 settembre 2020, erano stati intrapresi da ogni scuola, ed in analogia con i vari DPCM (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri), vari accorgimenti per la corretta riapertura: cancelli per le entrate e le uscite diversificate per classi, distanziamento fra i banchi, rilevamento della temperatura all’entrata, igienizzazione delle mani, obbligo della mascherina individuale ed altri correttivi che evito di riportare. Non parliamo poi dei “tanto famosi” banchi con le rotelle, che da un’indagine effettuata recentemente, giacciono inutilizzati in molti magazzini scolastici perché ritenuti non conformi alla struttura dei ragazzi, specialmente i più grandi. Non tocca a me fare polemiche in questo ambito. Qui vorrei solo affrontare i problemi psicologici affrontati e che ancora molti stanno incontrando. Ci siamo mai chiesti cosa ha voluto significare questa chiusura della scuola per i ragazzi? Innanzitutto, il programma scolastico che dovrebbe essere adeguato al periodo e
non fare “finta di niente”. Un conto è seguire le lezioni con il professore davanti, un conto attraverso il freddo schermo di un computer. Dico questo per esperienza diretta. Il programma di V elementare di mio nipote è stato completato in fretta furia dai ragazzi che, fra l’altro, hanno dovuto imparare, in un’età problematica per tutti, il SISTEMA RIPRODUTTIVO, già difficile da affrontare in classe, figuriamoci non in presenza. E qui sorge un’altra polemica: quando per necessità esistono 2/3 ragazzi, ed anche di più, in famiglia che devono usare la DAD ed esiste un solo pc, a chi spetta l’utilizzo? Si dirà che la scuola ha supportato le necessità familiari con la dotazione di appositi computer, ma senza considerare i problemi dell’utilizzo di un’unica linea internet che in molti casi ha rallentato la connessione, oppure la presenza di un’unica stanza della casa adibita allo studio, ed altri problemi simili. Giustamente diverse categorie di esercenti di attività economiche, lavoratori in proprio o stipendiati hanno ricevuto, in diverse proporzioni, un sussidio al mancato ricavo di questi mesi. Loro hanno diritto di ricevere un aiuto. Ma anche i ragazzi hanno DIRITTO a frequentare la scuola. Si è detto che la scuola sarebbe fonte di contagio, ed anche per quelli delle scuole superiori che usano i mezzi di trasporto enormemente affollati nelle ore di punta. Ed allora perché non incrementare il trasporto pubblico utilizzando i vari pullman delle Società private fermi nei depositi con autisti remunerati con la cassa integrazione che erode senza riscontro le Finanze Pubbliche? O i vari conducenti dei taxi cittadini che non possono effettuare le corse per mancanza di turisti e/o di manifestazioni fieristiche? Meglio chiudere le scuole, creando numerosi oneri ai ragazzi. Abbiamo tolto ai ragazzi la possibilità di integrarsi con gli altri, di confidarsi con il proprio compagno di banco, di tessere quelle relazioni indispensabili per crescere e che tutti noi abbiamo sperimentato negli anni di scuola. Prima i ragazzi potevano utilizzare il p.c. soltanto per poche ore, adesso con la scusa della DAD, sono al p.c. ed anche sui social per quasi tutto il giorno. I fatidici 3 anni delle medie, sono stati trasformati soltanto in un anno e mezzo trascorso in classe. Questa mancanza di frequentazione con i pari età non ha permesso la nascita di nuove amicizie o lo sviluppo di quelle precedenti. Molti ragazzi non vogliono uscire per affrontare la realtà e preferiscono la comodi-
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I colori della nostra società tà della propria stanza che li protegge dal mondo che li circonda e si rifiutano di risolvere anche problematiche elementari. Questo aspetto è conosciuto dagli psicologi, che vedono aumentare le visite di genitori preoccupati per i loro figli, come “effetto capanna”. Notevoli sono anche i problemi legati all’alimentazione dell’età involutiva: bulimia e/o anoressia sempre più frequenti. Oppure di autolesionismo, di bullismo o, peggio, il suicidio o istigazioni al suicidio di altri, come denunciato dalla cronaca o riportato dalla Polizia Postale. I ragazzi vogliono in gran parte tornare a scuola e questo desiderio non solo è avvalorato in tal senso da
manifestazioni pubbliche ma anche dalla Preghiera di una Stazione della Via Crucis in Piazza San Pietro alla presenza di Papa Francesco e scritta da una di loro: “Prima, a volte, a scuola ci andavo malvolentieri, ma ora vorrei solo tornare in classe per rivedere i compagni e le maestre”. La tristezza della solitudine a volte diventa insopportabile, ci sentiamo abbandonati da tutti, incapaci di sorridere ancora. Come Gesù ci sentiamo accasciati al suolo.” Basterebbe questa Invocazione per prendere in considerazione le loro richieste!
La cultura
Una buona lettura per una buona causa di Ernesto Paroli
Un suggerimento di lettura importante che coniuga il valore letterario degli scrittori che si sono impegnati, con l’importante opera sociale che da cinquant’anni MEDICI SENZA FRONTIERE svolge nelle più disparate zone del mondo là dove la guerra, la carestia, la catastrofe naturale e ovunque più forte si sente il bisogno di portare sollievo alla sofferenza
Le ferite 14 racconti per 50 anni di Medici Senza Frontiere EINAUDI Sette grandi scrittori e sette grandi scrittrici, tra cui Donatella Di Pietrantonio, Melania G. Mazzucco, Marco Missiroli, Domenico Starnone e Sandro Veronesi, festeggiano con un racconto, i cinquant'anni di Medici Senza Frontiere, che da sempre s'impegna a curare le ferite degli altri, ovunque si trovino. E 'Le Ferite' si chiama il libro, a cura di Caterina Bonvicini, che esce per Einaudi. Gli altri grandi autori e autrici sono: Marco Balzano, Diego De Silva, Marcello Fois, Helena Janeczek, Jhumpa Lahiri, Antonella Lattanzi, Rossella Milone, Evelina Santangelo e Hamid Ziarati. Tutti hanno ceduto gratuitamente i loro racconti, la curatrice ha rinunciato al suo compenso e l'editore devolverà l'utile del progetto. Per cui con l'acquisto di 'Ferite' il lettore sosterrà la causa di Medici Senza Frontiere. Ci sono ferite enormi, insanabili, e piccole lacerazioni nel tessuto del mondo come dentro di noi. Ci sono gesti che curano e gesti che distruggono. Ci sono storie che parlano da sole. "Ancora oggi, quello che facciamo è prima di tutto curare ferite, del corpo e dell'anima. Ma dietro ogni ferita c'è la gioia di ogni guarigione" dice Claudia Lodesani, presidente di Medici Senza Frontiere.
Il ricavato del libro sarà devoluto alla causa di MSF 26
Dal territorio
L’attività dello “Sportello dei Reclami e delle Proposte” Riconosciuto dal Comune di Brescia
Problemi segnalati allo “sportello” A gennaio di quest’anno alcuni ciclisti/utenti delle piste della nostra zona ci hanno riproposto la necessità di intervenire agli incroci semaforici che interessano le vie Lonati e Tiepolo con la ciclabile di via San Polo; dove la regolamentazione, non del tutto chiara, é foriera sia di spiacevoli alterchi tra ciclisti ed automobilisti che di situazioni altamente rischiose.
a cura di Gianni Rossini
Segnalazione agli uffici competenti
Risposte ricevute e problemi risolti
In data 29 gennaio abbiamo tra- Siamo in attesa di riscontro e riferismesso la segnalazione al Settore remo circa l’iter della questione. Mobilità e, per conoscenza, al Consiglio di Quartiere. Chiedendo una verifica della segnaletica sia orizzontale che verticale.
Lo scorso settembre da un residente in via Verrocchio ci è stato segnalato che, dopo ogni piovasco, dal marciapiede della stessa via cospicue infiltrazioni d’acqua finivano nell’attiguo box interrato.
Dopo la segnalazione al Settore Strade e la verifica effettuata, è stata constatata la necessità di intervenire sul marciapiede per eliminare il dislivello creatosi a seguito del posizionamento, anni fa, di alcuni archi antisosta. A febbraio di quest’anno ci è stato comunicato Il 18 febbraio abbiamo illustrato la l’improvviso formarsi di un pericoloso cedimento situazione al Settore Strade ed al ad un pubblico parcheggio della zona di via Consiglio di Quartiere. Bramante; con rischio infiltrazioni di acqua piovana e rifiuti negli scantinati delle schiere attigue.
Riferiremo
In data 11 marzo siamo stati informati dal Settore Strade che, riscontrata la necessità, è stato programmato l’intervento entro la prossima primavera. Informeremo a suo tempo. Del 6 novembre la risposta del Servizio Manutenzione Verde e Parchi che, a seguito di sopralluogo, ha “rilevato la necessità di intervento. Ed il rifacimento è programmato per l’anno 2021, previo apposito finanziamento in conto capitale”. Nei giorni scorsi, come a suo tempo comunicato dai tecnici del settore Tutela Ambientale del comune e quelli di Aprica il problema è stato risolto togliendo le siepi di contenimento ed installando dei percorsi in cemento, che garantiscono l’accesso in sicurezza anche in caso di maltempo.
Lo scorso 24 ottobre, a nome anche di molti altri vicini della stessa schiera, un residente in via Bramante ci ha segnalato la situazione di grave dissesto dell’intero marciapiede situato tra le abitazioni e la zona verde.
Abbiamo chiesto una verifica della situazione al competente Settore Comunale ed informato il Consiglio di Quartiere.
A suo tempo, parecchi residenti di Via Cimabue avevano subito fatto presente la difficoltà ad accedere alle calotte dei cassonetti, situate troppo in alto rispetto alla carreggiata.
Dopo le nostre segnalazioni i cassonetti erano stati arretrati, per quanto possibile, verso l’interno delle postazioni. Ma senza risultati apprezzabili.
Alcuni residenti di via Robusti ci hanno segnalato la situazione di rischio che caratterizza il vialetto in cemento che si trova al centro delle villette a schiera dal 71 al 111. Una profonda e lunga crepa centrale costituisce serio pericolo per i pedoni, soprattutto bambini. Anche una caditoia per acqua piovana risulta sprofondata rispetto al piano di calpestio, tra i civici 71 e 73.
In data 16 aprile abbiamo comunica- Riferiremo circa l’iter della vicenda. to il tutto al Settore Strade per una verifica ed un conseguente adeguato intervento.
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Dal Punto Comunità
Il “Decreto sostegni” a cura di Beppe Foresti * E’ stato approvato dal nuovo governo un ulteriore decreto che introduce misure di sostegno per fronteggiare la pandemia di Covid19. Si tratta del decreto-legge n. 41 del 22.3.2021 in vigore dal giorno successivo che prevede un’ampia platea di interventi. Qui illustriamo alcune decisioni che riguardano categorie di lavoratori e di cittadini in condizioni di bisogno specie per le situazioni di povertà, di perdita o di lavoro precario.
Indennità COVID Il decreto istituisce una nuova indennità di 2400 € una tantum a favore di soggetti che avevano già fruito di precedente indennità nel corso del 2020. Si tratta di lavoratori stagionali o in somministrazione (in affitto) del turismo e degli stabilimenti termali, di lavoratori stagionali di settori diversi, di lavoratori intermittenti (a chiamata), di lavoratori autonomi occasionali, incaricati delle vendite a domicilio, di lavoratori a tempo determinato de settore turismo, di lavoratori dello spettacolo. Trattandosi di lavoratori che hanno già fruito di precedente indennità questa volta non devono rifare la do-
manda perché verrà loro accreditata la somma in automatico con le modalità già stabilite in precedenza. Quanti non avessero avuto la precedente indennità ma ne hanno ora diritto, e tra essi anche la nuova categoria dei lavoratori in affitto non del turismo, devono fare domanda entro il 30 aprile. Si tratta di una indennità per cessata attività lavorativa senza rioccupazione in altre attività lavorative, in assenza di pensione (ad esclusione dell’assegno di invalidità che è compatibile), di reddito di cittadinanza o di altre prestazioni.
Disoccupazione Viene facilitato il diritto alla disoccupazione (NASPI) nel senso che viene abolito il requisito di aver lavorato 30 giorni negli ultimi 12 mesi antecedenti il licenziamento o cessazione del lavoro. Tale agevolazione vale
fino al 31 dicembre 2021. Resta in vigore il requisito di avere almeno 13 settimane nei quattro anni precedenti. Si ricorda che spettano la metà delle settimane lavorate negli ultimi 4 anni fino ad un massimo di due anni.
Reddito di cittadinanza Non vengono introdotti nuovi requisiti per il reddito di cittadinanza che viene però finanziato con un nuovo stanziamento per fronteggiare il maggior numero di richieste. In caso di contratto di lavoro dipendente a
termine che determina un aumento del reddito familiare fino a 10.000 € annui si ha la sospensione del reddito di cittadinanza finché dura l’attività che ha determinato l’aumento di reddito.
Reddito di emergenza Per il 2021 sono previste altre tre quote di reddito di emergenza per i mesi di marzo, aprile e maggio. L’importo previsto è di 400 € mensili incrementato dello 0,4 per ogni familiare maggiorenne e di 0,2 per ogni minore fino a 800 €. L’importo sale a 840 € in caso di
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familiare con disabilità grave o non autosufficiente. Questa tipologia di prestazione si può conseguire con un reddito del mese di febbraio inferiore all’importo del REM spettante (qualsiasi tipo di reddito), in presenza di una ISEE pari o inferiore a 15.000 €.
Dal Punto Comunità Il richiedente deve essere residente in Italia, non deve superare un valore del patrimonio mobiliare al 31 dicembre 2020 di 10.000 € elevato di 5.000 € per ogni componente della famiglia, successivo al primo, fino ad un massimo di 20.000 €. La soglia è incrementata di 5.000 € per ogni componente con disabilità grave o non autosufficienza. È incompatibile con la pensione (tranne l’assegno ordinario di invalidità e l’invalidità civile), col reddito di cittadinanza, con le altre indennità Covid percepite da familiari. È previsto anche un nuovo tipo reddito di emergenza, una sorta di prolungamento dell’indennità di disoccu-
pazione per i soggetti che hanno terminato di percepirla nel periodo 1.7.2020 / 28.2.2021 per un importo fisso di 400 € nei mesi di marzo, aprile e maggio. Le condizioni del richiedente sono di possedere un ISEE pari o inferiore a 30.000 €, la residenza in Italia. Anche questo reddito di emergenza è incompatibile con indennità COVID, pensioni ad eccezione dell’assegno di invalidità, lavoro subordinato (con esclusione di lavori a chiamata e collaborazione coordinata e continuativa) redito e pensione di cittadinanza.
La domanda va presentata entro il 30 aprile 2021.
Le disposizioni sopra illustrate in sintesi hanno molte particolarità e richiedono una valutazione dettagliata per ogni persona in modo da inquadrare i diritti spettanti. Per questo è sempre opportuno rivolgersi al Patronato ACLI che può patrocinare le varie richieste all’INPS compreso l’inoltro in via telematica.
News dal Punto Comunità a cura di Centina Bazzana Anche nel 2021, nonostante le frequenti e alternanti chiusure del circolo Acli a causa del ripresentarsi della pandemia da covid19, il nostro Punto Comunità è rimasto aperto, se pur con qualche titubanza. La nostra attività è continuata attraverso tutti gli sportelli aperti, sempre su appuntamento onde evitare assembramenti durante le attese, al fine di assicurare a tutti, utenti e operatori, il massimo della protezione. E’ ovvio che le prestazioni più richieste siano state in questo periodo quelle relative al lavoro, alle pratiche del Patronato e del servizio fiscale, ma non sono mancate altre richieste. Per quanto riguarda la collaborazione col progetto Coronavirus del Comune abbiamo continuato a soddisfare le richieste pervenuteci dai Servizi Sociali della Est per aiutare con la spesa assistita, i farmaci ed altro alcune famiglie del nostro territorio. A partire dal gennaio scorso fino alla metà di aprile abbiamo effettuato 41 interventi per un totale di 11 famiglie, 3 delle quali settimanalmente. Ringraziamo i volontari che continuano a prestare la loro opera ed alcuni nuovi che si sono aggiunti. Prosegue la nostra collaborazione con la Caritas parrocchiale per alcuni interventi e per la spesa sospesa presso il supermercato Conad di via Masaccio che ha dato anche quest’anno buoni risultati, grazie alla generosità dei nostri concittadini. 29
Punto Comunità San Polo Cimabue Via Cimabue 271 – 25134 Brescia Telefono 030 2311303 – Cellulare 3476602343 puntocomunitasanpolocimabue@gmail.com www.aclisanpolo.it
Tutti gli sportelli e gli orari Sportello
Patronato Servizio Fiscale
Sportello InformaLavoro
Sportello Reclami e Proposte Lega Consumatori Sportello “Donna e famiglia”
Sportello Volontariato Microcredito
Cosa offre
Apertura
Il Patronato ACLI offre un servizio di assistenza, in buona parte gratuiMartedì to, a tutti i cittadini, lavoratori dipendenti ed autonomi, pensionati in materia di: pensioni di ogni tipo, assegni al nucleo familiare, invalidità, 17.00 – 18.00 * assistenza sociale… Il servizio fiscale per l’assistenza nella compilazione dei Modelli 730 e Mercoledì Unico (ex 740) e per le dichiarazioni e versamenti IMU, viene gestito 16.00 – 18.00 in collaborazione con la società provinciale “ACLI Servizi Brescia (aperto solo da marzo a giugno) s.r.l.” e con il CAAF ACLI. - Per qualsiasi problema di carattere fiscale – ISEE – Modello RED Giovedì Assegno di maternità – Bonus elettrico, gas, idrico – Modulo postale 10.00 – 12.00 ** per Carta Acquisti – IMU e TASI nei periodi di scadenza - Compilazione e aggiornamento del Curriculum Vitae Lunedì - Lettera di presentazione 17.00 – 19.00 ** - Aiuto nella ricerca di offerte di lavoro ed invio CV Martedì - Segnalazione di corsi di formazione professionale - Azione di accompagnamento, supporto e informazione a chi è in 10.00 – 12.00 ** cerca di lavoro Venerdì - Orientamento riguardo ai problemi del lavoro 17.00 – 19.00 ** - Segnalazioni a Dignità e Lavoro - Raccoglie segnalazioni di problemi riguardanti il territorio - Trasmette le segnalazioni agli uffici ed enti competenti - Segue i problemi segnalati fino alla loro conclusione - Informa sull’iter delle pratiche attraverso Sanpolopolis - Offre servizi di consulenza gratuita in materia bancaria, assicurativa, familiare, condominiale, turistica, immobiliare. - Tutela i consumatori che, in quanto tali, ritengono siano stati violati i diritti previsti dalla normativa vigente in materia - Ascolto, informazione, orientamento ed eventuale accompagnamento delle donne per qualsiasi problema di disagio e di bisogno - Problemi riguardanti i minori - Informa e orienta le persone che desiderano mettere a disposizione alcune ore per fare volontariato, sulle opportunità sul territorio e a livello cittadino - Istituito dalla Caritas Zonale, il microcredito è finalizzato a sostenere l'avvio di un'attività imprenditoriale o per far fronte a spese d'emergenza da parte di persone in difficoltà economica, generalmente escluse dalla finanza ufficiale
Venerdì 18.00 – 19.00 *** Venerdì 18.00 – 19.00 *** Mercoledì 15.00 – 16.00 *** Mercoledì 15.00 – 16.00 *** Lunedì 17.00 – 18.00 ***
Tutti gli sportelli informano, indirizzano e orientano correttamente verso gli uffici e gli enti competenti a dare risposta ai vari bisogni e problemi di persone e famiglie * Riceve solo su appuntamento telefonando al 3474739458 il lunedì dalle 10,30 alle ore 12,00 ** Ricevono solo su appuntamento telefonando allo 030 2311303 il lunedì dalle ore 15 alle ore 16,00 *** Ricevono solo su appuntamento telefonando al 3476602343 il lunedì dalle ore 10,00 alle ore 12,00 30
Dal Punto Comunità S. Polo Cimabue
Sportello
Cosa offre
Caritas S. Angela M. presso Oratorio
Ascolto Distribuzione viveri Alfabetizzazione cittadini stranieri
Ricuciamo la solidarietà Presso Casa Associazioni
Centro Psico Sociale Via Romiglia 1
Servizio Sociale Territoriale Zona Est Comune Brescia Corso Bazoli 7, Sanpolino
Apertura Martedì ore 9.30-11.30 Venerdì ore 14.30-16.00 Attualmente sospesa
Progetto di sartoria multietnica finalizzato a raggiungere i seguenti obiettivi: • di promuovere la conoscenza della lingua italiana e degli strumenti necessari per rapportarsi con le Istituzioni del territorio; • di promuovere percorsi di autonomia nell’ambito lavorativo; • di sollecitare la società civile per la costruzione di un tessuto sociale capace di inclusione e cooperazione.
Giovedì ore 9.30 – 11.30
Il Centro Psicosociale è il punto di riferimento territoriale per le persone che presentano disturbi psichiatrici ed offre una serie di trattamenti di tipo farmacologico, sociale, psicologico, educativo, infermieristico integrati in percorsi di cura in base alle caratteristiche ed i bisogni degli utenti e delle loro famiglie.
Da lunedì a venerdì dalle 8.00 alle 17.00 Tel. 030 2405611
Il Servizio Sociale Territoriale si occupa del supporto e del sostegno ai cittadini in tutte le fasi della vita: • Famiglie con minori • Adulti in difficoltà • Persone con disabilità • Persone anziane
Lunedì 9-12,30 e 14-16 Martedì 14-16 Mercoledì 9-12,30 e 14-16 Giovedì ore 9-12.30 Venerdì ore 9-12,30 e 14-15,30 Si riceve solo su appuntamento Tel. 0302977093-94
Novità: assegno unico per i figli di Giuseppe Foresti E’ stata approvata in via definitiva al Senato la legge delega che istituisce l’assegno unico per i figli con voto pressochè unanime. Si tratta di una decisione molto importante: un passo concreto per affrontare l’allarme sociale di un Paese in preda a forme spinte di denatalità. L’auspicio è che sia un primo passo anche per affrontare i temi connessi del lavoro femminile, del precariato delle giovani generazioni, di una coesione sociale favorevole alla costruzione di nuove famiglie, a maggior ragione in tempi di pandemia. Ma non tutti i problemi sono già risolti. Una legge delega richiede la sua attuazione attraverso i decreti delegati che dovranno essere emanati tempestivamente visto l’ obiettivo della sua attuazione dal 1° luglio. Del resto i decreti devono definire molteplici aspetti attuativi dai quali si potrà valutare l’effettiva consistenza dei benefici introdotti. I dettagli non sono meno importanti degli obiettivi generali. Occorre precisare che i 20 miliardi impegnati nel provvedimento sono per circa due terzi già ora erogati sotto forma di detrazioni d’imposta, bonus vari che tutti confluiranno nella nuova misura mentre la cifra di 250 € per ogni figlio sembra che sarà il massimo conseguibile. Servirebbero dunque risorse aggiuntive a quelle già disponibili. Ma sul versante dell’innovazione che la misura introduce è fondamentale sottolineare che passiamo da un assegno al nucleo familiare di origine previdenziale ad una prestazione di carattere universalistico rivolta alla generalità dei genitori, siano essi lavoratori dipendenti o autonomi, siano titolari anche di redditi incapienti. L’importo sarà modulato in base all’ISEE. Parte dal 7° mesi di gravidanza per arrivare al 21° anno di età con importi più ridotti. Al momento giusto entreranno in campo CAF e patronato ACLI per conseguire le somme spettanti.
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