sanpolopolis febbraio 2022

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sanpolo polis

PACE RIFLESSIONI E PROPOSTE DAL CIRCOLO

UCRAINA

la guerra è una pazzia! NUMERO 132 - FEBBRAIO 2022

SAN POLO


Repubblica presidenziale? No, grazie

Editoriale

di Laura Di Palma

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È trascorso circa un mese dal giorno in cui, dopo una serie di votazioni “andate a vuoto”, i membri del nostro Parlamento hanno scelto di rieleggere Sergio Mattarella per un secondo mandato da Presidente della Repubblica.Nonostante inizialmente lui stesso avesse espresso il desiderio di ritirarsi a vita privata, una volta interpellato sulla possibilità di rimanere al Quirinale, ha detto “rispetto il Parlamento anche se avevo altri piani” e, con ben 759 voti è diventato il secondo Presidente più votato della storia della nostra Repubblica, dopo Sandro Pertini. Come tutti noi sappiamo, la nostra è una Repubblica Parlamentare, anche se, recenti sondaggi, hanno evidenziato come, da tempo, il nostro Paese sta tendendo a presidenzializzarsi. L’ultimo sondaggio condotto da Demos e LaPolis dell’Università di Urbino ha sottolineato come quasi tre italiani su quattro sarebbero favorevoli all’elezione diretta del Presidente della Repubblica da parte dei cittadini italiani. Coloro i quali hanno preso parte al sondaggio, infatti, si sono detti disponibili a trasformare l’Italia in una Repubblica Presidenziale, dove il Presidente viene eletto direttamente dai cittadini, come negli Stati Uniti oppure in una Repubblica semipresidenziale, come la Francia, dove il presidente viene votato dai cittadini ma primo ministro e governo sono prerogativa ed espressione del Parlamento. Lo stesso sondaggio ha infine evidenziato che, questa tendenza varia a seconda dell’orientamento politico degli elettori: tendenzialmente, infatti, la maggior parte degli elettori favorevoli al cambiamento simpatizzano per partiti di centro-destra, con una preferenza che sale oltre l’80%; anche il 76% degli elettori che non esprimono particolari simpatie né per la destra né per la sinistra sarebbe favorevole al cambiamento. Per i simpatizzanti di sinistra o centro-sinistra, invece, l’accordo all’elezione diretta scende sotto il 60%. Ma, qual è la differenza tra una Repubblica Presidenziale e una Repubblica Parlamentare? In una Repubblica Parlamentare, come la nostra, il Presidente è il Capo dello Stato ma non è Capo del Governo, mentre in una Repubblica Presidenziale, esso è Capo di Stato e di Governo ed è eletto direttamente dal popolo. Nel nostro sistema politico, il Capo di Stato, cioè Sergio Mattarella, è il rappresentante dell’Unità Nazionale: secondo le norme stabilite dalla nostra Costituzione, svolge una funzione di sorveglianza e coordinamento oltre ad essere un organo costituzionale garante del documento. Da sempre, sin dalla sua fondazione, la nostra Repubblica è di tipo Parlamentare (anche se, ultimamente, le Leggi Parlamentari sono sempre meno, in favore dei più rapidi DDR) e, scegliere di cambiare, nella situazione attuale, significherebbe dover mettere mano alla legge elettorale, nonché prevedere di riformare e snellire la burocrazia del Paese: un lavoro che comporterebbe tempo e disagi. Il nostro apparato burocratico ed istituzionale è debole e il Paese è fragile, indebolito da una crisi economica che si trascina da anni e che è diventata più profonda negli ultimi due anni, segnati dalla pandemia. Ora come ora, cambiare, significherebbe quindi ridurre la democrazia e la libertà del Paese, cosa che non condividiamo. L’urgenza riguarda il recupero del ruolo del Parlamento e il rilancio della politica; il presidenzialismo sarebbe un palliativo inutile e dannoso per la democrazia.


Sommario Pag. 2 - Editoriale

Repubblica presidenziale? No, grazie

di Laura Di Palma

Pag. 4 – La politica

Cosa succede in Ucraina?

di Angelo Alioto

Pag. 6 – Guerra e pace

Scelte coraggiose per promuovere la pace

di Fausto Piazza

Pag. 7 – La società

“DisuguItalia” nel lavoro

di Fausto Piazza

Pag. 9 – Giornate per riflettere

Decalogo per una con-vivenza felice

di Mariella Mentasti

Pag. 10 – Giornate per riflettere

8 Marzo, storia e significato

di Elisa Lavanga

Pag. 11 – Giornate per riflettere

21 Marzo, discriminazioni razziali e mafie

di Elisa Lavanga

Pag. 12 – Dal Consiglio di Quartiere

Raccolta rifiuti, a 5 anni dal nuovo sistema

di Fabio Basile

Pag. 13 – La politica

Il “nuovo” presidente

di Giorgio Pellegrino

Pag. 14 – La politica

Mattarella e la politica

di Dante Mantovani

Pag. 15 – La cultura

Per sentito dire…

di Ernesto Paroli

Pag. 16 – La cultura

Il Topo da biblioteca

di Ernesto Paroli

Pag. 17 – La politica

La riforma della sanità lombarda

di Roberto Del Bono

Pag. 19 – La società

Milano come le Banlieuses parigine?

di Centina Bazzana

Pag. 20 – La società

Cari No-Vax, quanto ci costate

nota di Redazione

Pag. 20 – In ricordo di…

…David Sassoli

di Dante Mantovani

Pag. 21 – Dal territorio

“We care insieme”, gli sviluppi…

di Mariella Mentasti

Pag. 22 – Fede, Chiesa e società

Perché un sinodo?

di Dante Mantovani

Peg. 23 – La politica

Poco colore nella riforma fiscale

di Antonio Molinari

Pag. 24 – Dal territorio

Recovery Colab, un’opportunità…

da Operatori Colab

Pag. 26 – Dal Punto Comunità

Gli orari degli sportelli

a cura del P.C.

La copertina Non sappiamo quale sarà il livello di tensione in Ucraina quando uscirà questo numero, ma abbiamo comunque ritenuto di dedicare la copertina a questa grave situazione che porta con sé gravi rischi di in un conflitto europeo e mondiale, con conseguenze inimmaginabili. “La guerra è una pazzia”, sono le parole di Papa Francesco che abbiamo voluto riportare in copertina, affinchè possano imprimersi nella nostra mente e nelle nostre coscienze. (La grafica della copertina e delle pagine interne è stata realizzata da due studenti del terzo anno dell’Istituto Golgi in stage per alternanza scuola lavoro presso il circolo ACLI S. Polo).

Hanno collaborato Redazione: Laura Di Palma - Dante Mantovani – Centina Bazzana – Ernesto Paroli – Gianni Rossini – Angelo Alioto – Giorgio Pellegrino – Fabio Basile – Elisa Lavanga – Fausto Piazza

Stampa - assemblaggio – distribuzione:

“SanpoloPolis” – Periodico bimestrale del Circolo ACLI S. Polo Autorizzazione del Tribunale di Brescia n. 10 del 13/2/2009. Direttore Responsabile: Laura Di Palma Editore: Circolo ACLI San Polo - via Cimabue 271 – 25134 Brescia

Questo numero

Liliana Serventi - Antonio Bologna - Marino Corato - Luigina Scalvini - Vincenzo Zaltieri – Giuliana Lussignoli – Romeo Bani – Teresa Facchetti – Guglielmo Tinti - Centina Bazzana – Ernesto Paroli – Nicoletta Postiglione – Andrea Garzoni – Clara Signorelli – Sara Savoldi – Luigi Mancini – Vladimiro Pezzotti – Zaverio Trentarossi – Marisa Santini – Ottorino D’Alesio – Giuseppina Battaglia – Augusto Arduini – Fabiana e Gianni Bussi – Davide Riccardi – Lia Matti – Luigi Bazzana – Dante Mantovani – Isa Zanetti – Carmelo Sanfilippo – Laura Pirotti – Sergio Salice – Mariella Mentasti

Coordinatore di Redazione: Fabio Basile

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Cosa succede in Ucraina?

Guerra e pace

di Angelo Alioto

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Per capire cosa sta succedendo in Ucraina oggi bisogna fare un passo indietro nel tempo. Ritornare al 1991 e ricordare la dissoluzione dell'URSS (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche) e di conseguenza la caduta della “cortina di ferro” e la fine della “guerra fredda”. Espressioni, poco note ai giovani, con le quali si intendeva il mondo diviso in due blocchi, quello occidentale difeso dalla NATO, quello orientale, egemonizzato dall'Unione Sovietica, difeso dal Patto di Varsavia. Morta l'URSS nasce la Federazione Russa che inevitabilmente eredita la cultura imperialista di origine zarista prima ancora che sovietica. Le dichiarate indipendenze degli Stati satelliti che prima costituivano l'immenso impero sovietico, non hanno certo trovato seguito in una reale cesura socio-politica con la casa madre: i figli mantengono sempre un rapporto con la famiglia d'origine, sia esso di odio-amore. Qualcuno si era illuso che ammainata nel Natale 1991 la bandiera rossa, ogni provincia dell'impero diventasse Stato nazionale, libero di schierarsi con il vittorioso mondo occidentale. Ma se il comunismo poteva tecnicamente essere considerato defunto, tutt'altro lo era il mosaico sovietico costituito dagli ex Stati satelliti. Adesso la domanda è: quanto c'è nella Russia di oggi dell'esperienza sovietica e cosa si vuole ripristinare di quell'esperienza ? Obama nel 2014, in occasione dell'annessione russa della Crimea, andando controcorrente, continuava a sostenere che la Russia fosse ormai una “potenza regionale”; Putin in tutti questi anni ha dimostrato che la Russia con i suoi interventi in Siria, Libia, Nagorno-Karabakh è ritornata ad essere una “potenza mondiale” al pari di Cina, India e Stati Uniti e come tale vuole essere considerata. L'Ucraina per motivi storici (nel medioevo Kiev era la capitale del nascente impero russo), ma soprattutto per la sua posizione al confine tra Russia ed Unione Europea rappresenta per Putin la barriera di sicurezza da opporre all'avanzamento della NATO tra le repubbliche dell'ex Unione Sovietica. All'esigenza di sicurezza della Russia si contrappone il diritto dell'Ucraina, ormai Stato indipendente, di aderire liberamente ad una alleanza politico-militare utile alla sua sicurezza, come previsto nella Carta di Parigi sottoscritta alla fine del 1990 per mettere fine alla divisione dell'Europa in due blocchi contrapposti. Se la Carta di Parigi, sottoscritta più di trent'anni fa da Gorbacev alla vigilia della liquefazione dell'URSS, è adesso contestata dalla Russia contraria all'allargamento della NATO, possono ancora servire per una soluzione diplomatica gli Accordi di Minsk del 2014, perfezionati nel Minsk 2 del 2015, sottoscritti da Russia, Ucraina, Francia e Germania.


Guerra e pace

Gli accordi servirono principalmente a mettere fine alla guerra del Donbass (territorio ucraino al confine orientale con la Russia) ma anche a riconoscere spazi di autonomia alle zone di etnia russa. Essi prevedevano il “ritiro di tutti gli armamenti pesanti allo scopo di creare una zona di sicurezza tra entrambe le parti”. La nuova minaccia russa ha convinto Macron (temporaneo presidente del Consiglio europeo) a riprendere in considerazione gli Accordi di Minsk per evitare l'esplosione di una guerra ai confini orientali dell'Unione Europea. Nonostante la diffidenza dei paesi dell'est europeo, a rilanciare il dialogo con Mosca, perché timorosi di eccessive concessioni da parte francese. In realtà questo tentativo di dialogo era stato già suggerito a dicembre dell'anno scorso da Mario Draghi che, in occasione dei vertici internazionali, aveva dichiarato: “Le relazioni tra Ucraina e Russia sono disciplinate dagli Accordi di Minsk che non sono stati osservati da nessuna delle due parti. Quindi un'osservanza di questi accordi potrebbe essere il primo passo”. Ma Putin sino ad ora ha dimostrato poca attenzione al dialogo con l'UE, ritenendo gli USA il suo interlocutore principale e tramite esso la NATO. Le sanzioni poste già in atto dai Paesi dell'Unione Europea, dopo l'annessione della Crimea, non hanno impedito a Putin di continuare ad ammassare minacciosamente truppe ai confini con l'Ucraina per fermare l'espansione della NATO, suo vero obiettivo. Ma dove falliscono le sanzioni, diventa obbligo insistere con le relazioni diplomatiche per evitare la sciagura di uno scontro militare le cui dimensioni non sono mai controllabili. Se mettiamo da parte l'atavico timore del risveglio dell'”orso russo”, dobbiamo riconoscere che Putin vuole difendere la sicurezza dei propri confini, sebbene lo faccia con una eccessiva provocazione militare che genera una simmetrica risposta. Chi ha memoria può ricordare la reazione degli Stati Uniti quando, nel 1962, videro davanti a casa loro i missili nucleari russi schierati a Cuba da Kruscev ed il mondo tremò per il rischio di un conflitto nucleare. Se il paragone a qualcuno può sembrare azzardato, ricordiamo che il 17 gennaio di quest'anno il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, in mancanza di risposte alla richiesta di Mosca di fermare la minacciosa avanzata della NATO nei paesi dell'est europeo, ha dichiarato il possibile dispiegamento di infrastrutture militari russe in America Latina. Di fronte a questi rischi c'è da sperare che prevalga l'azione diplomatica sul confronto muscolare, con invio di truppe ed armamenti; evitando il ritorno ad un clima di “guerra fredda” che sembrava ormai appartenere ad un passato che tanto aveva fatto soffrire le popolazioni europee confinanti con l'Unione Sovietica.

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Scelte coraggiose per promuovere la pace Dialogo fra generazioni, educazione e lavoro: strumenti per edificare una pace duratura

Guerra e pace

di Fausto Piazza

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Il messaggio di Papa Francesco si pone in continuità con quello dello scorso anno, che si prefiggeva di mostrare l’importanza, ai fini della pace, del prendersi cura gli uni degli altri e del creato al fine di costruire una società fondata su rapporti di fratellanza. Le direttrici su cui Francesco intende questa volta richiamare la nostra attenzione, in una sequenza che risponde a un ordine logico, sono tre. Anzitutto per edificare la pace è necessario dialogare fra le generazioni. Se lo sviluppo tecnologico ed economico ha spesso creato un solco fra loro, mettendo in contrapposizione le esigenze delle une e delle altre, è invece necessario riconoscere che «le grandi sfide sociali e i processi di pacificazione non possono fare a meno del dialogo tra i custodi della memoria – gli anziani – e quelli che portano avanti la storia – i giovani». Di particolare rilevanza, poi, il tema della cura della “casa comune” come fondamento del dialogo, dal momento che la natura «è un prestito che ogni generazione riceve e deve trasmettere alla generazione successiva». Il Papa poi individua tra i fini dell’educazione quello di «fornire la grammatica del dialogo tra le generazioni» e indica nell’esperienza del lavoro il luogo in cui «uomini e donne di generazioni diverse si ritrovano a collaborare, scambiando conoscenze, esperienze e competenze in vista del bene comune», con ciò introducendo i due temi successivi e chiarendone il nesso logico con l’auspicato dialogo intergenerazionale. Rispetto all’educazione e all’istruzione Francesco pone subito l’accento sul fatto che, nonostante esse gettino le fondamenta per «una società coesa, civile, in grado di generare speranza, ricchezza e progresso», le spese per sostenerle sono ovunque in diminuzione nel mondo perché le si considera costi e non, invece, investimenti. All’opposto sono purtroppo in continuo aumento le spese militari, il cui livello ha raggiunto e ormai superato quello cui si erano attestate nel 1998 al termine della guerra fredda. Il Papa in proposito chiede esplicitamente che quanti hanno responsabilità di governo invertano il rapporto tra gli investimenti pubblici nell’educazione e i fondi destinati agli armamenti e che a ciò si accompagni un più consistente impegno per promuovere la cultura della cura, intesa come educazione «all’ecologia integrale, secondo un modello culturale di pace, di sviluppo e di sostenibilità, incentrato sulla fraternità e sull’alleanza tra l’essere umano e l’ambiente». È quello del lavoro, però, il tema su cui Francesco insiste maggiormente, ricordando anzitutto che sono l’educazione e l’istruzione a guidare i giovani perché in esso occupino un giusto posto. «Il lavoro è un fattore indispensabile per costruire e preservare la pace» perché «è il luogo dove impariamo a dare il nostro contributo per un mondo più vivibile e bello». Il Papa effettua un’analisi lucida di come la pandemia abbia impattato soprattutto sulle economie più deboli, dove già il sistema di protezione sociale è spesso inesistente, e indica come risposta a questa situazione l’ampliamento delle opportunità di un lavoro dignitoso, orientato al bene comune e alla salvaguardia del creato, che dia a ogni essere umano la possibilità di contribuire alla vita della famiglia e della società. Perché ciò accada è necessario che il profitto, in nome del quale si tende a sostituire il lavoro umano con la tecnologia, non sia l’unico criterio-guida dell’economia e che la politica promuova un giusto equilibrio tra libertà economica e giustizia sociale. In conclusione, si può dire che in questo messaggio Papa Francesco, rifacendosi al concetto-guida di ecologia integrale sviluppato nelle sue encicliche, col suo solito stile sobrio e concreto ha inteso mostrarne tre sfaccettature più direttamente correlate alla costruzione e al mantenimento di una pace duratura.


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“Disuguitalia” nel lavoro di Fausto Piazza

situazione italiana.

Guerra e pace

Il rapporto fotografa a fine 2020 una realtà impietosa del patrimonio degli italiani: il 20% più ricco della popolazione da solo possiede quasi il 70% della ricchezza totale (vedi grafico pagina seguente) , il 10% più ricco possiede oltre 6 volte quanto possiede il 50% meno ricco, il 5% più ricco possiede il 25% in più dell’80% meno ricco, l’1% più ricco possiede il 22% della ricchezza nazionale, pari a oltre 51 volte quella posseduta dal 20% meno ricco! Tra i molteplici fattori che determinano un simile situazione, il rapporto analizza il nostro mercato del lavoro, profondamente già disuguale, e gli affetti della pandemia su di esso. Nel 2019, a pochi mesi dallo scoppio della pandemia, quasi il 12% dei lavoratori occupati per almeno 7 mesi all’anno era povero, cioè aveva un reddito familiare inferiore al 60% del valore mediano del reddito disponibile equivalente su base familiare. Applicando la stessa soglia in riferimento alla sola retribuzione, stime del 2017 valutavano “lavoratori poveri” circa un terzo dei dipendenti privati, collaboratori, professionisti e lavoratori domestici presenti negli archivi amministrativi dell’INPS. Inoltre, tra il 1990 e il 2017 si registrava una riduzione dal 90% al 79% della quota di lavoratori che svolgevano un unico lavoro e un corrispondente aumento dal 26% al 32,4% dei lavoratori con retribuzione annuale inferiore a 10.837 euro. Alla base di queste tendenze negative, secondo il rapporto, stanno la forte dispersione salariale e le differenze nell’intensità occupazionale. Negli ultimi due decenni e mezzo, l’evoluzione della struttura dell’occupazione italiana si è contraddistinta per un’espansione dei lavori svolti in prevalenza in settori economici scarsamente qualificati, a bassa produttività e con salari orari più bassi. La marcata contrazione, di lungo periodo, dei salari, è il riflesso di un cronico ricorso a strategie competitive delle imprese italiane basate sulla compressione dei costi unitari del lavoro, in ciò incoraggiate dal ciclo di interventi normativi di deregolamentazione contrattuale per favorire la flessibilità del lavoro, in ingresso, uscita, intensità e OXFAM è una confederazione internazionale modulabilità. di organizzazioni non governative (ONG) che Come conseguenza, abbiamo avuto il si dedicano alla riduzione della povertà globale proliferare di contratti atipici attraverso aiuti umanitari, progetti di sviluppo (e la moltiplicazione di figure ibride) e campagne di sensibilizzazione. tendenti a non stabilire un orario di La confederazione è stata fondata nel 1995, lavoro in grado di assicurare un salario ma la ONG britannica capostipite ha iniziato dignitoso. Anche il numero di contratti la propria attività nel 1942 inviando aiuti collettivi di lavoro è pressoché triplicato, alimentari alla Grecia occupata dai nazisti aprendo il varco a contratti “pirata” a basse (OXFAM sta per “Oxford Committee for Famine Relief”, tutele per i lavoratori e, per di più, spesso ovvero “Comitato di Oxford per il soccorso alla carestia”). elusi negli stessi minimi tabellari previsti. La ONG italiana, presente dal 2010, ha recentemente Infine, è diventato strutturale il ricorso pubblicato un rapporto che analizza l’impatto della pandemia al lavoro precario, portando l’incidenza sul fenomeno dell’ampliamento delle disuguaglianze sociali, dei contratti a termine a livelli tra i più alti d’Europa. già in atto da molti anni in tutto il mondo, con un focus sulla

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Guerra e pace

Su un quadro di questa natura si è abbattuta la pandemia, causando nei primi 12 mesi dallo scoppio della crisi sanitaria una contrazione senza precedenti del numero degli occupati (- 878 mila unità) e con una ripresa nei primi mesi del 2021 prevalentemente basata su assunzioni a tempo determinato. Ciò ha determinato una ripresa anche nell’occupazione giovanile, tipicamente destinataria di tale tipo di assunzioni. In rapporto al genere, gli uomini hanno recuperato più delle donne e le donne italiane più di quelle straniere. Considerato, inoltre, che un’inclusione lavorativa duratura e di qualità della componente più giovane delle forze attive è profondamente trascurata da anni dal sistema produttivo e dalle istituzioni pubbliche nel nostro Paese, non stupisce che gli occupati giovani (15-34 anni) siano stati tra i lavoratori più colpiti dalla pandemia da COVID-19. In ottica di genere, la contrazione del tasso di occupazione (soprattutto del lavoro indipendente) e delle retribuzioni (osservato nel primo periodo pandemico) ha visto le donne maggiormente penalizzate rispetto agli uomini, anche per la strutturale difficoltà di conciliazione tra la vita professionale e lavorativa che sconta il pluriennale ritardo italiano negli investimenti in infrastrutture sociali (servizi per l’infanzia, per la non-autosufficienza, ecc.). Il rapporto formula anche alcune proposte al governo italiano per superare le criticità segnalate. Restando a quelle riguardanti il mercato del lavoro, vi si afferma che sono necessari interventi che limitino la svalutazione del fattore lavoro ed escludano il ricorso a forme contrattuali atipiche e poco remunerate, anche attraverso l’innalzamento dei salari minimi. Va inoltre rafforzata la partecipazione dei lavoratori alla gestione (e alla proprietà) delle imprese. Per contrastare la carenza di posizioni lavorative qualificate e di prospettive di progressione di carriera è, infine, necessario incentivare i processi di innovazione, accompagnandoli con un supporto pubblico al trasferimento tecnologico alle piccole e medie imprese, per loro natura fortemente limitate nell’accesso alla conoscenza.

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Da donna a donna, da donna a uomo, da uomo a uomo Decalogo per una con-vivenza felice di Mariella Mentasti

Giornate per riflettere

1. La donna è diversa dall’uomo, le donne sono diverse tra loro, gli uomini sono diversi tra loro. Nessuno può essere compresso in un’idea o un pensiero unico, significherebbe annullare i colori, la bellezza, l’immaginazione, la fantasia, i sogni. 2. Essere consapevoli di ciò che si è e si vuole essere è alla base della propria identità. Ci si conosce fino in fondo se si ha la forza di togliere i veli e le maschere, prendere in mano le proprie emozioni e i pregiudizi, riconoscere i propri punti oscuri, affrontarli ed esporsi. 3. Allo stesso modo, per riconoscere le differenze bisogna prima conoscere, accogliere l'altra/altro da sé, accettare che si ponga come limite, sostare nel confine tra sé e l’altra/o senza invadere ma vivendo con meraviglia i mille aspetti dell’umano. 4. Per riconoscere – ed essere ri-conoscenti - è necessario spostare il proprio asse, de-centrarsi, non ripiegarsi su se stessi ma alzare lo sguardo. Riconoscere significa farsi stupire dal volto dell’altra/o, vedere l’altra/o per quello che è, non per quello che abbiamo bisogno sia per noi, significa ospitarla/o dentro di noi, prestare attenzione, essere ri-conoscenti per il nuovo che porta. Riconoscere significa accorgersi di un bisogno, esprimere gratitudine per un dono. 5. Abbiamo bisogno di dare tridimensionalità alle parole: non parole inconsistenti, senza passione e senza impegno, gettate su un foglio di carta, ma parole-pietre, anche d’inciampo, sulle quali però costruire un lessico nuovo. Alle parole-spada che feriscono, dividono, uccidono sostituiamo le parole-pane che nutrono, curano, si spezzano insieme. 6. Non ci sono parole femminili o maschili, giovani o vecchie, principali o secondarie. Le parole assumono consistenza nel momento in cui danno senso all’agire. Le parole buone sono quelle che elevano la dignità della persona. Sono la libertà che si costruisce con altri, l’ “essere con” per differenza, non per identità, l’ascolto del non espresso, sono fragilità vs. forza, accoglienza vs. dominio, limite vs. onnipotenza, prendersi cura vs. potere, custodia vs. conquista, conoscenza vs. giudizio, perdono vs. vendetta, perdonarsi vs. giudicarsi. Le parole buone sono anche quelle che gridano l’ingiustizia, denunciano la violenza, condannano la disuguaglianza, chiedono giustizia e pace. Le parole buone hanno bisogno di un noi. 7. Se con-vivere è fare della vita un unico luogo comune, allora si rende necessario cambiare punti di vista, assumere gli occhi dell’altra/o, guardare tra, ascoltare e vedere con mappe nuove, innalzare la coscienza al sentire dell’altra/o. 8. Non perdersi di vista, guardare con attenzione per leggere nel volto dell’altra/o la domanda che rivolge, stupirsi e meravigliarsi sempre davanti a qualsiasi volto e a ciò che comunica. Un guardare che contempla, che non deforma, manipola, abbaglia. Un guardare che riconosce l’altra/o come mistero che non si riuscirà mai ad afferrare per intero e mai si riuscirà a ricondurre totalmente a noi stesse/i. 9. Vivere nella con-cordia significa intrecciare il sentire dei cuori. Non è un abitudinario andare d’accordo ma è un tessere insieme pensieri, emozioni, desideri. È disponibilità a lasciare e a ripercorrere, tendere la mano e lasciarla al momento opportuno. È intrecciare legami di libertà perché fondati sul dono della libertà dell’altro/a. 10. Ogni vita è tenuta insieme alle altre da fili invisibili senza in quali l’ “Umano” non esisw te e la felicità è irraggiungibile.

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È necessario percorrere la felicità come canto libero di ogni persona nella grande orchestra della vita dove solo attraverso l’interdipendenza di ogni strumento la melodia del mondo si salverà e salirà al cielo.

8 marzo, storia e significato!

Giornate per riflettere

di Elisa Lavanga

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La festa della donna è il ricordo e la riflessione sulle conquiste politiche, sociali, economiche del genere femminile, perciò è giusto parlare di “Giornata internazionale della donna”. La storia ci informa che questa ricorrenza risale ai primi del novecento. L’origine dell’otto marzo si fa risalire a una tragedia accaduta nel 1908, che ebbe come protagoniste le “Operaie” dell’industria tessile Cotton di NewYork, rimaste uccise da un incendio. I fatti che hanno portato all’istituzione della festa della donna sono in realtà legati alla rivendicazione dei diritti delle donne, tra i quali il diritto di “Voto”. Il primo evento importante per la Giornata internazionale delle donne fu il settimo Congresso della seconda Internazionale socialista svoltosi a Stoccarda dal 18 al 24 agosto del 1907. Durante questo congresso si discusse della questione femminile e del voto delle donne. Erano sempre più donne che prendevano coscienza dei propri diritti e reclamavano la possibilità di votare. In Italia si dovette aspettare il 2 giugno del 1946 per vedere riconosciuto questo diritto nel Parlamento, dove spicca la figura di Nilde Jotti che con la sua presenza rappresenta il movimento femminile nel nostro paese. Susseguirono le manifestazioni studentesche del 1968, con la nascita dei primi collettivi femministi. Molte donne cominciarono a fare politica, soprattutto nel Partito Radicale, come Adele Faccio e Emma Bonino, ma anche della democrazia cristiana, come Tina Anselmi, che fu anche il primo ministro donna della nostra repubblica. Il processo di emancipazione non investi’piu solo il piano della rappresentanza politica, ma si spostò in tutti i campi della società. Molti film insistono su una immagine di una donna che diventa virile, che diventa poliziotto, soldato, e supera l’uomo in un campo che non è il suo, in altri film la donna torna a essere oggetto stupido di desiderio nelle mani dell’uomo gaudente. Ma per fortuna ci sono donne registe come Jane Campion che descrive l’universo femminile con intensità senza cadere negli slogan. Qualche anno più tardi è nato il ministero delle Pari Opportunità, proprio perché talvolta le affermazioni di diritto non coincidevano con quelle di fatto, e le donne faticano ancora oggi ad occupare tutti i posti che sono ancora prerogativa degli uomini.


21 Marzo giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale di Elisa Lavanga Il 21 marzo di ogni anno ricorre la Giornata internazionale della discriminazione razziale. Infatti il 21 marzo del 1960, nella città di Sharperville , in Sud Africa, la polizia aveva ucciso 69 persone durante una manifestazione pacifica contro le leggi segregazioniste. Questa legge obbligava i neri di più di 16 anni ad avere con loro un lasciapassare che concedeva il diritto di entrare in certi quartieri bianchi. Tutto ciò è accaduto più di mezzo secolo fa, ma quello della discriminazione razziale è un aspetto ancora oggi molto attuale in tutti settori della vita quotidiana in ogni parte del mondo. Anche in Italia esiste il razzismo si può fare una riflessione su questi dati: 21% presenta un sentimento anti ebraico, 61% osteggia i mussulmani, 86% ha una avversione nei confronti delle comunità Rom, Sinti e Camminanti. Il tema della discriminazione razziale è complesso, richiede che i cittadini vi dedichino attenzione e riflettano seriamente non solo sulla base delle notizie reperite nei social, ma anche sulle informazioni obiettive di carattere etico e scientifico. Oggi occorre un lavoro di prevenzione e sensibilizzazione che non deve mirare solo a identificare i soggetti razzisti, ma si deve instaurare nella vita di tutti i giorni la condizione necessaria per evitare il prodursi di episodi di discriminazione razziale. Le ingiustizie,le violenze e le crudeltà che ne derivano hanno sempre afflitto la società dai tempi più lontani. Purtroppo il mondo moderno non è ancora riuscito a debellare questa grave piaga e ancora oggi nel nostro Paese si continua a parlare di razzismo.Ancora odio, abbiamo paura di quelli diversi da noi, perciò si formano piccoli gruppi ritenendo tutti gli altri come potenziali nemici. L’egoismo tende sempre più a violare i diritti fondo che dovrebbero essere sacri e inviolabili, cioè ci deve essere più libertà e uguaglianza tra gli esseri umani!

21 Marzo contro le mafie per costriure la legalità

“La lotta alla mafia…..non deve essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale, anche religioso, che coinvolga tutti, che tutti abitui a sentire la bellezza del fresco profumo di libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, della indifferenza, della contiguità e, quindi, della complicità.” “Paolo Emanuele Borsellino “ Subito dopo le stragi palermitane del 1992, in Italia si è avvertita nella società la crescita di una maggiore coscienza che le mafie costituiscono una seria minaccia all’ordine democratico di tutta la nazione e non solo di alcuni suoi territori. Le mafie esistono e sono un fenomeno di studio complesso. Esse svolgono una funzione economica, politica, sociale, hanno ricchezze frutto di violenza, sopraffazione. Lottare contro Cosa Nostra, la Camorra, la “Ndrangheta” , la Sacra Corona Unita e le nuove mafie: albanese, russa, turca, nigeriana ecc…, ci deve vedere impegnati in una cultura della legalità e della solidarietà che vede in italia i suoi destinatari principali nei Giovani. La scuola italiana e il mondo del volontariato hanno dato prova di grande fermento democratico nel corso di questi anni. Le mafie costituiscono un problema nazionale e internazionale che riguarda tutta la società.

giornata internazionale

di Elisa Lavanga

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Raccolta rifiuti, a cinque anni dal nuovo sistema

C.d.Q. S. Polo Cimabue

di Fabio Basile

Dal Consiglio di Quartiere

Presidente C.d.Q. S. Polo Cimabue

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Abbiamo cominciato a parlare per la prima volta del nuovo sistema di raccolta differenziata nel lontano 2015, all’indomani dell’insediamento del primo Consiglio di quartiere. In realtà la sperimentazione è partita nel 2016, dapprima nella zona “gialla” della città, corrispondente ai 7 quartieri della zona Est (compreso il nostro) più Porta Venezia, per essere poi estesa anche al centro storico (ultima zona ad essere coinvolta) nel corso del 2017. Quindi possiamo dire che sono trascorsi cinque anni da quando sono stati introdotti i cassonetti con calotta ad accesso controllato con tessera magnetica (i cosiddetti grigio e marrone, rispettivamente per la frazione organica e indifferenziata) e il porta a porta settimanale (da noi ogni lunedì) per le tre frazioni, carta/cartone, vetro/lattine e plastica (rispettivamente 2 bidoncini, uno blu e uno verde, e il sacchetto giallo). Non è stato uno stravolgimento, ma abbiamo dovuto adattare le nostre abitudini. Oggi possiamo fare un bilancio, almeno per quello che riguarda il nostro quartiere e restituire alla cittadinanza alcune indicazioni che possono migliorare ulteriormente la gestione, limitando la produzione di rifiuti ed incentivando un corretto smaltimento degli stessi. Poche le segnalazioni ricevute dal CdQ, la maggior parte delle quali per il triste fenomeno dei rifiuti abbandonati, che possiamo definire dei veri e propri gesti di inciviltà di pochi. Per contrastare e reprimere il “fuori cassonetto” c’è da sapere che vengono installate e spostate periodicamente alcune telecamere nascoste nelle immediate vicinanze dei cassonetti. Nel corso del 2021 sono state oltre 2000 le sanzioni elevate in tutta la città, risultato ottenuto grazie ad un affinamento delle tecniche investigative e all'impiego di alcune specifiche fototrappole, anche su indicazione dei consigli di quartiere, per individuare i furbetti del sacchetto. Tra le segnalazioni ricevute ve ne è poi una di un cittadino che lamentava la sanzione ricevuta per “anticipata esposizione” dei bidoncini. Potrà sembrare eccessivo, ma provate ad immaginare i nostri marciapiedi senza un orario di inizio e fine esposizione, invasi per giorni da bidoncini con pericolo per i passanti e di degrado. Da ricordare poi che non è obbligatorio esporre i rifiuti il lunedì dalle ore 18 (ritiro del bidoncino nella propria abitazione entro le ore 9 del mattino successivo) considerato che nel nostro quartiere è possibile depositare gli stessi presso il Centro di Raccolta di via Gatti o anche di via Giotto (San Polo Parco) dal lunedì al sabato dalle ore 9.00 alle ore 13.00 e dalle ore 15.00 alle ore 19.00, e la domenica dalle ore 9.00 alle ore 13.00. Invece, diverse sono state le segnalazioni per le calotte bloccate. Si tratta per lo più di situazioni causate dall’inserimento di sacchetti troppo grandi che danneggiano il sistema di apertura. Pare doveroso ricordare che trovare la calotta bloccata non autorizza ad abbandonare il sacchetto accanto al cassonetto, ma è necessario utilizzare quello più vicino per il corretto conferimento. A tale proposito ricordiamo che è possibile segnalare il malfunzionamento delle calotte sia al numero verde 800.766.625, sul sito di Aprica all’indirizzo https://www.apricaspa.it/cittadini/brescia/segnalazioni o in modo ancora più semplice attraverso l’app PULIamo. Di recente abbiamo ricevuto una segnalazione (inviata agli uffici comunali) per l’elevata rumorosità causata dalla raccolta del vetro onde ripristinare il servizio, come previsto dal regolamento, entro la mezzanotte. Segnaliamo poi un servizio poco conosciuto ma utilissimo, l’ECOCAR, un mezzo mobile attrezzato per la raccolta gratuita dei rifiuti domestici pericolosi, parcheggiato tutti i lunedì, dalle 16 alle 16.30, in via Robusti di fronte alla Torre Tintoretto (civico 90/100) o presso il parcheggio di via Botticelli (Questura) dalle 15.15 alle 15.45 ed il martedì, dalle 17.45 alle 18.15, in via San Polo 212, vicino alla farmacia comunale. In conclusione possiamo affermare che con il nuovo sistema di raccolta dei rifiuti si è passati dal 38% di raccolta differenziata nel 2015 ad oltre il 72% di oggi. Un buon risultato, frutto della collaborazione di tutti. Continuate a scriverci a cdqsanpolocimabue@comune.brescia.it.


il nuovo presidente di Giorgio Pellegrino

La Politica

Quando mi è stato proposto di scrivere la biografia del nuovo Presidente della Repubblica, mai avrei pensato di dover raccontare quella di Sergio Mattarella, soprattutto per i precedenti suoi dinieghi pubblici alla nuova rielezione. Eppure, da come si sono sviluppate le cose, è stata la scelta giusta. Infatti, se nel primo scrutinio, come da prassi, la “vincente” è stata la signora Scheda Bianca, questa scelta, mano a mano che passavano i giorni, diventava sempre più incomprensibile all’italiano medio. Visto che i nomi proposti dai leader dei partiti, trovavano veti incrociati, visto che nomi altisonanti venivano “bruciati” e i capi di partito non si mettevano d’accordo per proporre un unico nominativo, il numero delle schede bianche è progressivamente diminuito. Di contro, il cognome di Mattarella aumentava. E’ stato ipotizzato anche il nome di Draghi, ma ciò non si è concretizzato , anche perché, non dobbiamo dimenticare che avere Draghi a Palazzo Chigi, è una forma di garanzia nei confronti dell’Europa, per la restituzione del prestito di cui abbiamo incassato solo la metà dell’intero finanziamento. Entro giugno, infatti, dobbiamo rispondere con i fatti, raggiungendo e completando i 49 adempimenti che costituiscono l’intero PNRR. La mancata approvazione di questi obiettivi non permetterebbe l’erogazione della seconda tranche del finanziamento europeo. Non potevamo permetterci il lusso, come era stato anche ipotizzato, di perdere per i due alti incarichi una tale personalità che l’Europa intera ci invidia. In tali considerazioni è diventato logico riproporre la coppia che ha saputo guidare l’Italia in questo frangente. I rappresentanti delle Due Camere, e non i leader dei partiti, si sono recati a Canossa da Mattarella chiedendogli di essere disponibile ad una rielezione. Accettando, il Presidente ha accolto l’invito rivoltogli in precedenza dagli spettatori alla Prima della Scala, dai Magistrati all’inaugurazione dell’Anno Giudiziario, da comuni cittadini in altre manifestazioni alle quali aveva partecipato. Nel ribadire il precedente diniego, il Presidente Mattarella ha voluto ricordare che “accetto solo per rendere un servizio al Paese. Quando questo chiama, non si può fare a meno di ascoltarlo.” Una bella testimonianza di dedizione alla causa dell’Italia alla quale dovrebbero attenersi tutti gli esponenti politici, memori di quanto avvenne nel 1946. Allora, in un’Italia che usciva economicamente distrutta dalla Seconda Guerra Mondiale, ben più grave dell’odierna pandemia, i diversi rappresentanti dei partiti lasciarono da parte le proprie “casacche” per fare solo l’interesse della Nazione. Tralascio per questi motivi, la biografia del “nuovo Presidente” facendo un sunto del discorso di insediamento e del giuramento del 4 febbraio scorso dell’On.le Mattarella davanti alle Camere riunite. Innanzitutto ha voluto ricordare che ha accettato la sua rielezione quale spirito di sacrificio per fermare la tensione che stava nascendo nel Paese per le mancate decisioni della classe politica. Dopo il saluto all’intera Nazione, ha ricordato come il Paese ha bisogno dell’impegno di tutti nel superare le emergenze che sono di carattere sanitario, economico e sociale. L’esempio è stato dato dai medici, dalle strutture ospedaliere, dai volontari, dalle Forze dell’Ordine, dai sindaci che si sono prodigati nei momenti più bui dell’emergenza sanitaria ed ha sottolineato l’importanza dei vaccini, unico baluardo contro il virus che non è stato ancora debellato. La parola più ripetuta in questo discorso è stata DIGNITA’. Dignità nel lavoro, nel non dover scegliere tra il lavoro e la maternità, nella violenza contro le donne e sotto ogni altra espressione, nelle carceri, nella disabilità, nell’adeguata assistenza alle persone più anziane e nella scuola. Perché non succedano più tragedie simili a quella che ha coinvolto uno studente impegnato in uno stage lavorativo. Dopo un saluto al Presidente del Consiglio Draghi e al suo Governo ha concluso il suo discorso ricordando la figura di David Sassoli, vero europeista e Presidente del Parlamento Europeo. Non mi resta che augurarLe, indegnamente, “Buon lavoro, Presidente!

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Mattarella e la politica

La Politica

di Dante Mantovani

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Alla fine si è arrivati ancora a Sergio Mattarella. Ne avevamo parlato sul numero precedente di SanpoloPolis affermando che “… sicuramente è da annoverare tra i Presidenti della Repubblica che maggiormente hanno svolto il proprio ruolo con serietà, competenza, imparzialità, precisione, sensibilità, responsabilità, credibilità, statura morale e fedeltà assoluta alla Costituzione”. Qualità che, a dicembre, auspicavamo dovessero caratterizzare anche il presidente (allora) da eleggere. Non è andata così. Siamo soddisfatti del fatto che Mattarella ci garantirà sul fronte delle competenze del presidente della Repubblica finchè rimarrà in quel ruolo. Non possiamo però negare che la vicenda di queste elezioni ci abbia gettato nello sconforto, constatando ancora una volta il basso livello in cui si trova oggi la politica. Riflettendo su questo risvolto della vicenda, voglio però sgombrare il campo da qualsiasi equivoco: non c’è alcuna intenzione di accodarci a quelle critiche qualunquiste che si fermano sempre alla superficie guardando solo agli effetti, senza mai analizzarne le cause profonde, non arrivando quindi mai a suggerimenti propositivi. La vicenda si è sviluppata, sinteticamente, così: fino all’ultimo, il Centrodestra ha proposta la candidatura di Berlusconi e questo ha precluso qualsiasi dialogo tra le parti; sono seguite altre candidature unilaterali del Centrodestra, anche di alte figure istituzionali, naufragate proprio perché non frutto di un largo confronto. Al di là di qualsiasi giudizio politico, una gestione totalmente fallimentare da parte del Centrodestra che infatti ha portato ad una grave crisi interna della coalizione. Il PD non ha avanzato alcuna candidatura, ma ha sempre affermato che era prima necessario condividere un metodo ed un percorso di dialogo per giungere ad un nome condiviso. L’ha fatto perché non in grado di proporre candidature? Non penso. L’ha fatto per evitare di bruciare nomi di prestigio? È probabile. L’ha fatto per mantenere aperte vie di dialogo? Penso di sì. Sta di fatto che Letta ne è uscito bene, anche per non aver accreditato il PD quale vincitore della partita. Riguardo i CinqueStelle, credo che pochi ne abbiamo percepito la strategia e infatti ne vediamo oggi le spaccature interne. Giorgia Meloni è sempre rimasta coerente con la propria opposizione. Così si è ritornati a Sergio Mattarella. Il basso profilo della politica si desume da questi fatti: non aver saputo percorrere la strada del dialogo, pur consapevoli che nessuno avrebbe avuto la maggioranza per eleggere un proprio candidato o candidata sta nel voler far prevalere sempre l’interesse della propria parte sull’interesse generale del Paese; aver valutato anche in questo caso più alle proprie convenienze elettorali che al benessere delle Istituzioni. Questo basso profilo della politica ha due cause fondamentali: la prima riguarda il degrado culturale e politico dell’intera società civile di cui la politica non può che essere espressione; la seconda causa è la mancata attuazione dell’art. 49 della Costituzione che recita: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale“. Nella società assistiamo sempre più al diffondersi di una cultura che privilegia l’interesse individuale, assoggettando ad esso il bene collettivo (i no-vax ne sono solo la punto dall’iceberg) che dovrebbe invece rappresentare lo scopo ultimo della politica, pur essa influenzata dal clima individualistico dominante. L’art. 49 della Costituzione non ha mai trovato concretizzazione in una legge che rendesse veramente applicabile il principio, forse perché, nella “prima repubblica”, i partiti avevano già una loro vita democratica interna ed avevano un radicamento popolare. Oggi ci troviamo partiti costituiti intorno ad un leader, senza alcuna parvenza di democrazia interna, senza radicamento nel territorio; senza riferimenti culturali e valoriali: sono veri e propri comitati elettorali finalizzati al potere fine a sé stesso. Possiamo, o no, pretendere che i partiti esprimano una seria e credibile cultura politica mediante pratiche democratiche? Occorre che qualcuno cominci a ricostruire e proporre una cultura diversa a partire dalla Costituzione che non deve essere solo citata, ma soprattutto praticata. Ri-partiamo davvero dai valori costituzionali per ri-costruire un tessuto sociale da cui possa ri-nascere una classe politica con un profilo adeguato al compito al quale è chiamata.


PER SENTITO DIRE Di Ernesto Paroli E’ IL CINEMA BELLEZZA “Lo sa che per un uomo essere ricco è come per una donna essere bella?” Marilyn Monroe e Jane Russell in “Gli uomini preferiscono le bionde” 1953

Francesco Filippi - Mussolini ha fatto anche cose buoneBollati Boringhieri L'idea che nel Ventennio ci sia stato un "regime buono" è dura a morire e uno storico smonta le bufale fascistissime. Perché una cosa è certa: Mussolini fu un pessimo amministratore, un modestissimo stratega, tutt’altro che un uomo di specchiata onestà, un economista inetto e uno spietato dittatore. Il risultato del suo regime ventennale fu un generale impoverimento della popolazione italiana, un aumento vertiginoso delle ingiustizie, la provincializzazione del paese e infine, come si sa, una guerra disastrosa. Basta un’ora per leggere questo volume, e sarà un’ora ben spesa, che darà a chiunque gli strumenti per difendersi dal rigurgito nostalgico che sta montando dentro e fuori il chiacchiericcio sguaiato dei social.

Franco Battiato – Alice - Live in Roma 2016

Propongo stavolta l’ascolto di questo bellissimo album che è la registrazione del concerto tenuto a Roma nel novembre del 2016 da Franco Battiato e Alice. Sono presenti tutte le più belle canzoni del cantautore recentemente scomparso qui accompagnato dalla cantante che fu una delle sue più importanti interpreti. L’album è un bel ricordo di questo musicista colto e originalissimo nel misero panorama della produzione attuale. ZACHOR! LA FATICA DELLA MEMORIA –

documentario di Caterina Doglio

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RAIPLAY

Dal giorno in cui Meir Polacco, leggendo dei documenti trovati in una vecchia scatola che gli ha lasciato sua mamma prima di morire, scopre che durante la seconda guerra mondiale la sua famiglia è sfuggita miracolosamente ai nazisti aiutata da una rete clandestina, non avrà più pace: deve assolutamente trovare chi sono state quelle persone buone grazie alle quali lui è vivo. Con la moglie Paola si fa detective della memoria. Inizia così la loro indagine "a caccia dei buoni". Lasciano Sueglio sul lago di Como, dove vivono, e ripercorrono le tappe della lunga fuga della sua famiglia. Un'odissea durata quasi due anni fino alla Liberazione, il 25 aprile del 1945. Meir e Paola viaggiano verso le colline del Piemonte dove suo bisnonno Adolfo Salvatore Ancona era il Rabbino Capo di Acqui, Asti e Alessandria e la sua famiglia viveva una vita tranquilla e perfettamente integrata nella società del tempo. Per il giorno della memoria è visibile su RaiPlay questo bel documentario. Un viaggio che attraversa luoghi, eventi e il lungo processo della costruzione della Memoria del nostro Paese.

1945 - film di Ferenc Török - RAIPLAY La cultura

In un villaggio ungherese, nell'agosto del 1945, giungono due ebrei e il loro arrivo sconvolge la quiete degli abitanti, intenti agli ultimi preparativi per il matrimonio del figlio del notaio, l'uomo più influente del paese. Durante la guerra, lo stesso notaio si è impossessato dei beni di una famiglia di ebrei, deportati dopo la denuncia di un uomo, che ora vive nella loro casa. L’arrivo dei misteriosi ebrei fa deflagrare i rapporti e riemergere trame ordite e tenute nascoste, di una popolazione avida e connivente, capace di tutto pur di conservare ciò che ha sottratto. Tutti hanno la coscienza sporca e non ne è esente nemmeno il parroco. I fatti prenderanno pieghe impensate e nulla sarà più come prima. Si dice che questo film non sia affatto piaciuto al governo ungherese di Orban.

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“LA POESIA E’ L’ UNICA PROVA CONCRETA DELL’ ESISTENZA DELL’ UOMO” Luis Cordoza y Aragòn poeta di La Antigua - Guatemala

IL TOPO DI BIBLIOTECA di Ernesto Paroli

Forse un mattino andando in un’aria di vetro, arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo: il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro di me, con un terrore di ubriaco. Poi come uno schermo, s’accamperanno di gitto alberi case colli per l’inganno consueto. Ma sarà troppo tardi; ed io me n’andrò zitto tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.

Eugenio Montale – da Ossi di seppia

La cultura

LA RIVOLUZIONE NON SI FARA’ Abituato allo stile ironico e pungente della serie tv Màkari di Lamanna & Piccionello, questo romanzo, dello stesso autore, mi ha un po' spiazzato per le sue atmosfere malinconiche e pessimiste. Ma del resto è una storia che parla di sogni giovanili infranti, di politica corrotta e pure di mafia. Non poteva essere che così. E poi c’è la scuola di Sciascia. Sono tre amici, un poliziotto, un giornalista e un onorevole. O, per meglio dire, tre uomini che sono stati amici in gioventù, avendo vissuto insieme a Palermo, al liceo e all’università, gli anni del Movimento della Pantera. Placido Polizzi è un poliziotto incastrato, arrestato, processato e condannato in primo grado in seguito ad una intercettazione in cui due balordi, manovali di cosca, parlano di lui come “l’amico nostro della questura”. Silvestre Majorca, è un ex giornalista d’assalto, ora asservito ai potenti (“Portafoglio a destra, cuore a sinistra, mente libera. È la stampa, bellezza”), collaboratore di Aurelio Tripodo. Costui, deputato, è figlio di un defunto potente boss democristiano, che gli ha pianificato la carriera politica; ha due figli piccoli, sposato con Gialuce, ex fidanzata di Placido, è innamorato della francese Florance. Ma è questo che gli impedisce di essere “uomo di potere” perché gli uomini di potere non si innamorano, fottono, fanno figli, si sposano, ma non si innamorano, “perché il potere reclama un amore esclusivo, devastante ed esigente”. La vita di Aurelio, già incasinata tra i suoi desideri individuali e il destino deciso per lui dal padre deceduto, viene turbata da una serie di lettere minatorie, su cui Placido, dietro invito di Silvestre, viene chiamato a indagare. S’incontrano dopo tanti anni e ciò riporta in vita ricordi comuni, delusioni reciproche, strascichi di amori giovanili ma, soprattutto, il convincimento di essere pedine nelle mani di un potere invincibile ed ineluttabile, personificato, nel romanzo, dalle figure dei due potenti manovratori Casesa e Vella che fanno e disfano e dispensano privilegi, pagati con la sudditanza: “a giro a giro – dice Vella – tutti siamo sudditi e privilegiati, privilegiati ma sudditi. Per questo da noi in Sicilia non si fanno rivoluzioni. Non se ne sono mai fatte. Ogni tanto qualcuno si incazza, butta voci, si fa pure ammazzare. Ma la rivoluzione, che fa scendere tutti per strada, con il sangue agli occhi e lo schiribicchio di tagliare teste, non si farà mai qui da noi”. Sembra un noir, ma questo è soprattutto un romanzo tragico, sottolineato dalla citazione dell’Antigone, studiata dalla figlia di Placido, studentessa liceale, e messa in scena in chiave antimafia nei primi anni Novanta da Aurelio Tripodo. Scelta questa non casuale in quanto l’opera di Sofocle è la tragedia del potere, perché “per chi del potere ha cura, non si può trasgredire”. È’ un romanzo tragico perché racconta, nel dipanarsi dei rapporti tra i personaggi, le dinamiche di un destino inarrestabile, ferite e lacerazioni, impossibili da lenire, rimarginare e ricucire e ogni protagonista della vicenda si lecca le proprie di ferite e va avanti. Rimane il disincanto alla fine ed il titolo del libro, mediato da un celebre verso di Montale rimanda alla condizione dei tre ex amici: con il nulla alle proprie spalle, andranno e accetteranno questa realtà, chissà, forse sperando in un miracolo.

GAETANO SAVATTERI – GLI UOMINI CHE NON SI VOLTANO - SELLERIO

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La riforma della sanità in Lombardia, a che punto siamo? di Roberto Del Bono

La Politica

Il 30 novembre 2021 con 48 voti a favore e 26 contrari, il testo contenente “Modifiche al Titolo I e Titolo VII della Legge Regionale 30 dicembre 2009 n.33( testo unico delle leggi regionali in materia di sanità) è stato approvato dal consiglio Regionale della Lombardia. Così la Legge Regionale 14 dicembre 2021 n.22 è stato pubblicato sul Bollettino ufficiale della Regione Lombardia. Si tratta della nuova legge sanitaria della regione che sostituirà la precedente n.23/2015. Come pensare quindi di dare una valutazione a così poca distanza di tempo dalla sua votazione? Anche la precedente del 2015 non è mai stata compiutamente applicata vuoi per il non raggiungimento di alcuni obiettivi( es. la scarsa percentuale di malati cronici presi in carico dai “gestori”, la incompleta realizzazione dei PREeST e di POT ecc.), vuoi per la sopraggiunta pandemia e la fine temporale della sperimentazione della legge stessa. Nonostante questo però la legge del 2015 è stata sottoposta a numerose valutazioni, sovente molto critiche, fino all’analisi critica di Agenas- Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali- ( La riforma del Sistema Sanitario Lombardo- LR23/2015- Analisi del modello e risultati raggiunti a 5 anni dall’avvio). Le critiche alla legge sono state sollecitate dalla disastrosa situazione creatasi in regione Lombardia all’impatto della pandemia da Covid. Partendo quindi dal dato di riconosciuta continuità di impianto teorico della nuova legge n.22 del 2021 rispetto alla legge n.23 del 2015 (entrambe “Modifiche al Titolo… della legge regionale 30 dicembre 2009 n.33”… ) mi fa pensare che non siano sufficienti i correttivi introdotti per porre rimedio alle inefficienze e ai danni prodotti soprattutto negli ultimi anni dal Sistema Sanitario Lombardo. E’ possibile pertanto fare alcune riflessioni sulla nuova legge. Le principali criticità riscontrate da Agenas nella sua Analisi del modello della sanità lombarda riguardavano “…lo sfilacciamento della catena di comando, la dispersione delle attività di controllo e l’assenza di un forte presidio centrale di comando, l’assenza di un raccordo organizzativo tra ospedale e territorio, la separazione delle funzioni di governo e quelle di erogazione, la competizione tra ASST pubblici e privati accreditati…”. La nuova legge ripropone alcuni punti principali che si riallacciano alle leggi precedenti: l’approccio “One Health” il legame della salute umana con quella degli animali e dell’ambiente, la libertà di scelta del cittadino, il rapporto “equivalente” tra sanità pubblica e privata, il raccordo tra sanità lombarda , aziende e università. Tra gli obiettivi ambiziosi vengono citati il potenziamento generale della medicina territoriale con l’istituzione delle case di comunità, ospedali di comunità, le centrali operative territoriali e il potenziamento dell’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI), la centralità del ruolo dei medici di medicina generale per la cura dei pazienti soprattutto dei malati cronici. Come si vede l’impianto legislativo rispetta i canoni di tutte le leggi sanitarie del periodo inaugurato da Formigoni in poi con l’aggiunta obbligata del potenziamento della sanità territoriale drammatica inefficienza del periodo pandemico e con il supporto finanziario statale del PNRR. Quali sono dunque i punti di critica.

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La Politica 18

I soliti due punti principali: la libertà di scelta del cittadino, il rapporto ”paritario” pubblico-privato. Infatti poco meno della metà della sanità lombarda è privata, opera in regime di convenzione con il pubblico per offrire le stesse prestazioni allo stesso prezzo e qualità del servizio pubblico. In alcune aree della regione e per alcune prestazioni i privati sono diventati gestori dominanti della sanità locale. Però “…gli erogatori privati possono scegliere quello che fanno e le prestazioni che offrono, non hanno i vincoli del servizio pubblico e possono individuare le prestazioni più remunerative…”. Gli interventi più remunerativi e con ampia discrezionalità nel decidere se è utile o meno farli, vengono eseguiti per la maggior parte da privati (es. impianti di valvole cardiache, defibrillatori, bypass coronarici, sostituzione di anca e ginocchio). Gli interventi più costosi e a maggior rischio spettano agli ospedali pubblici: 80% delle emorragie cerebrali, 87% delle leucemie, 82% delle neoplasie dell’apparato respiratorio, 87% dei neonati gravemente immaturi. Per quanto riguarda l’approccio “One Health” uno dei capisaldi per un approccio integrato per la tutela della salute della nuova legge, intervengono con una lettera la Governatore A. Fontana offrendo la propria disponibilità alcune associazioni professionali del settore. “Le scriventi associazioni Le chiedono che tale principio venga declinato dando unitarietà alle attività di prevenzione che le linee guida approvate dalla Sua Giunta sembrano invece frammentare e fornire su livelli istituzionali diversi. Le alleghiamo le motivazioni scientifiche e pratiche a supporto di questa richiesta rimanendo a disposizione per ogni ulteriore contributo…”. Il sospetto è che si tratti solo di uno slogan. Numerose critiche, a cui mi associo, riguardano la costituzione e soprattutto la gestione delle nuove strutture sanitarie territoriali: i distretti, le case di comunità, gli ospedali di comunità, il ruolo dei sindaci e delle associazioni ecc.. La cosa certa è il finanziamento garantito dal PNRR; il personale, la dirigenza, l’articolazione, i rapporti ecc. sembra ancora molto vago. Secondo il Movimento culturale per la difesa e il miglioramento del SSN la nuova legge è “un enorme pasticcio normativo”. “…sono state previste forse un numero limitato di case di comunità (C.d.C.) e forse anche di ospedali di comunità (O.d.C.). Questi ultimi sembrano ricordare le storiche infermerie locali… Forse finalmente si istituiranno i distretti e si aprono nuove possibilità rischiose alla sanità privata di mettere le mani anche sul territorio comprese le case di comunità…Dove si troverà il personale necessario e qualificato non è dato di conoscere. Incerte anche le funzioni di questi nuovi (?) presidi… Aperta e incerta anche la soluzione per la Direzione sia dei distretti che delle C.d.C…”. Tutto questo ha spinto numerose associazioni della società civile lombarda riunite come Coalizione Campagna dico 32 a inviare una lettera al ministro della salute perché blocchi la legge sanitaria della Lombardia n.22 del 14 dicembre 2021 e la rinvii al Consiglio Regionale per un ulteriore percorso legislativo. Si tratterebbe di richiedere al Ministro della Salute che vengano rispettati anche in Regione Lombardia i principi cardine del Servizio Sanitario Nazionale (legge 833/’78).


Milano come le Banlieuses parigine? di Centina Bazzana

La Politica

Il 7 febbraio la ministra Lamorgese partecipa a Milano al Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza, dopo una serie di fatti di cronaca. Si inizia l’anno con le violenze sessuali di gruppo in piazza Duomo, dopo una settimana, sparatorie per le strade a San Siro, l’arresto di due rapper, che lì sono di casa, per rapine a coetanei a San Lorenzo; seguono altri episodi. Tutto questo nonostante i dati sui delitti a Milano siano in calo, così come i furti, le lesioni e le rapine; solo le truffe agli anziani e le violenze sulle donne aumentano! Forse non è un problema di sicurezza da risolvere solo con poliziotti e giudici, ma di una generazione in crisi, crisi che va affrontata con la prevenzione, con l’educazione a una mascolinità non violenta fin dalla più tenera età, all’accoglienza e all’integrazione vera dei ragazzi provenienti da altri Paesi, da altre culture. Gli eventi di Capodanno: circa 50 giovani di Milano e Torino hanno dato la caccia ad alcune ragazze che con tante persone erano in piazza per festeggiare; le hanno circondate, spogliate, toccate, violentate. 12 di loro hanno denunciato, visionato i filmati, riconosciuto alcuni, nonostante lo shock! Dapprima sono stati fermati due giovani immigrati di seconda generazione e proprio oggi altri due minorenni egiziani, oltre una ventina gli indagati. Colpa del Covid che ha sviluppato eccessiva aggressività? Mi sembra un comodo alibi... Forse manca di più l’educazione al rispetto della donna sempre, anche e soprattutto nel rapporto sessuale. Lo stress di una lunga prigionia casalinga non può sfogarsi in una caccia alla preda indifesa in compagnia di altri 40-50! E come sono i genitori di questi ragazzi? Distratti, indifferenti, troppo presi da altri problemi, ma soprattutto ciechi…i loro sono sempre bravi ragazzi, sono gli altri a fare quelle brutte cose, specialmente quelli di origine straniera. Gli studiosi hanno approfondito il disagio personale e/o sociale tra le seconde generazioni in paesi come la Francia dove il fenomeno migratorio è avvenuto prima che da noi. E’ emersa la diffusione di una sottocultura che sposa in maniera confusa identità arabo-islamica, mito della criminalità e machismo. In alcune periferie dove i controlli sono deboli, c’è più criminalità, meno scuola, meno occupazione e una cultura diffusa che si avvale anche delle canzoni di alcuni rapper. Gravi episodi sono accaduti già lo scorso aprile a San Siro quando 300 giovani assaltarono la polizia al grido “fuori dalla nostra zona”, mentre il rapper Neima Ezza girava un suo video “Rapina”, evidentemente ispirato al rap francese che glorifica violenza, prevaricazione, criminalità e orgoglio per le proprie origini. Lo stesso Neima con Samy Free e altri alle colonne di San Lorenzo in maggio avvicinavano coetanei, strappavano loro le catenine, li picchiavano affiancati da un pitbull per dissuaderli da ogni denuncia. Altri episodi si susseguono con coinvolgimento di droga e minacce, a cui partecipa anche il rapper Baby Gang: ora i due sono stati arrestati. Purtroppo i rapper sono molto seguiti dai ragazzini e non è un caso se in altre città vicine a Milano si sono date appuntamento bande diverse con scontri e pestaggi. Non tutti i rapper lanciano messaggi negativi, non bisogna generalizzare, ma è chiaro che occorre intervenire con progetti ad hoc che coinvolgano tutte le centrali educative: famiglie, scuole, comunità, volontariato. Il problema della violenza contro le donne non riguarda solo i ragazzi di origine straniera: a distanza di un anno è emerso l’orribile stupro di Primavalle a cui hanno partecipato ragazzi bene dei Parioli. Durante una festa di capodanno, in pieno lockdown, una sedicenne viene violentata per 3 ore da un branco di 5 giovani. La ragazza, figlia di un diplomatico spagnolo, il giorno dopo li denuncia. Stupisce non solo il comportamento dei ragazzi, ma soprattutto quello dei genitori che, intercettati, si preoccupano solo di coprire i figli, affidandosi anche ai boss locali. Molti hanno parlato di famiglie poco acculturate, che si esprimono in un italiano minimo e dialettale, che giudicano “infame” chi ha denunciato, che non mostrano il minimo rincrescimento per i fatti gravissimi: violazioni di regole di coprifuoco, abuso di droghe di vario genere, violenza di gruppo! Anzi il patrigno di uno degli indagati, compiacendosi per la serata si fa raccontare i particolari intimi e gli chiede: ”Ti sei divertito, almeno?” Non ho parole!!! Oggi (7 febbraio) è anche la giornata del contrasto al bullismo e al cyberbullismo: più del 50% dei ragazzi lombardi confessa di esserne stata vittima e il 90% di sentirsi solo! Non lasciamoli soli, nelle loro camerette, magari davanti al computer o al telefonino. Vicinanza e complicità con i propri figli suggerisce Papa Francesco, e se lo dice lui…

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I colori della nostra società

Cari NO-VAX, quanto ci costate!

Adesso che stiamo superando il picco dei contagi e si comincia a vedere un rallentamento, possiamo dire che questa ondata, nei suoi effetti più nefasti, cioè morti, terapie intensive intasate, alto numero di ricoveri, restrizioni e chiusure per alcune categorie, è dovuta principalmente alla presenza di circa un 10% di popolazione non vaccinata, di cui ancora quasi 2 milioni di ultracinquantenni. Fatti salvi coloro che non possono vaccinarsi per motivi di salute e, per ora, i bambini fino a 5 anni, mancano all’appello tutti quegli irriducibili che si informano solo sui social, sono attratti dalla teoria del complotto e sono refrattari al confronto. Naturalmente è lecito avere delle paure e inizialmente qualche dubbio, ma adesso di fronte all’evidenza dei dati (il 70% dei ricoverati in terapia intensiva sono non vaccinati così come la metà dei ricoverati nei reparti ordinari), si dovrebbe riflettere almeno per evitare la morte. Qualcuno potrebbe obbiettare che ognuno può decidere della propria vita, però quanto costa alla nostra società questa loro scelta? Se pensiamo che un solo giorno in terapia intensiva costa 3.000 euro, che per far posto ai malati covid da due anni rimandiamo cure necessarie, anche salva vita, questa riflessione non è più rinviabile! Paolo Veronesi sostiene che solo nel 2021 non sono stati eseguiti 400.000 interventi per tumore al seno: ma non ci sono solo i malati oncologici. Tutti noi abbiamo constatato la difficoltà di accedere agli ospedali anche per semplici visite o esami. Per non parlare della fatica di tutti gli operatori sanitari, i turni che non finiscono mai, la disponibilità richiesta per la vaccinazione il sabato e la domenica a persone che hanno già lavorato l’intera settimana… ai primi di febbraio 129 milioni di dosi somministrate , eppure c’è gente che si lamenta per un ritardo, che arriva ad insultare medici e infermiere che li stanno curando, che chiama l’avvocato per non farsi intubare anche se sta morendo, che va in piazza il giorno della memoria con le casacche a righe dei dannati di Auschwitz-Birkenau … e si potrebbe andare avanti! E non si rende conto che sono proprio certi guru, medici o presunti tali che hanno organizzato attraverso i social un metodo per fare soldi a palate sfruttando l’ignoranza, le paure e l’essere contro le istituzioni per partito preso.

…David Sassoli

In ricordo di…

di Dante Mantovani

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Non potevamo fare a meno di ricordare, anche su SanpoloPolis, David Sassoli, morto alla vigilia della fine del suo mandato da presidente del Parlamento Europeo. Sassoli era un grande amico delle ACLI perchè ne condivideva gli ideali, l’ispirazione cristiana, la cultura politica. Molte volte abbiamo lamentato su queste pagine l’assenza di cattolici in politica: molti (troppi) sono i politici si dicono cattolici, ma pochi (troppo pochi) sono i politici che appaiono cattolici dalle loro scelte e dal loro stile di vita. Sassoli era proprio un politico appartenente a quest’ultima categoria. Rare volte dichiarava la propria appartenenza di fede, ma sempre lo si riconosceva dai modi, dai comportamenti e dalle scelte personali. Un cattolico del Concilio Vaticano II, un laico non confessionale e non clericale, un laico radicato nella sua fede, ma sempre disponibile al dialogo con tutti, un laico che trasmetteva una serena inquietudine evangelica ed il gusto dell’impegno nella professione e nella politica, un cristiano che ha vissuto la fede e la storia come due facce della stessa medaglia, senza separazione e senza dualità. David Sassoli è stato testimone di un modello evangelico di cristianesimo che papa Francesco sta proponendo in tutti i suoi insegnamenti, un cristianesimo in cui spiritualità e vita vissuta nella quotidianità non possono mai separarsi o ignorarsi. I decenni successivi alla seconda guerra mondiale hanno visto la presenza di molte personalità alle quali anche Sassoli si ispirava. Oggi ci sentiamo un po’ orfani di queste testimonianze e con la morte di Sassoli lo siamo certamente ancora di più.


“We care insieme”, gli sviluppi e il progetto 404 di Mariella Mentasti

Dal territorio

Nel dicembre 2021, in accordo con le realtà attive nei quartieri di Sanpolo Cimabue e Sanpolino, si è pensato di utilizzare il compenso in denaro proveniente dal premio Bulloni 2020 (euro 10.000) a favore di attività finalizzate alla crescita umana, sociale e ambientale dei due quartieri. L’idea era di attivare, attraverso un bando ad hoc, un percorso che, libero da atteggiamenti pregiudiziali e autoreferenziali, potesse dare sempre più spazio al nuovo. Il concorso, denominato “We care insieme”, si proponeva di attivare un progetto che alimentasse nei giovani il desiderio di rendere bello e vivibile il loro quartiere e ne valorizzasse la la creatività attraverso azioni orientate alla dimensione umana, al rispetto e al decoro dell’ambiente, all’attivazione di percorsi di scambio, reciprocità e interdipendenza tra cittadini diversi anagraficamente e nella provenienza socio-culturale. Il progetto individuato, “404. Sito in costruzione”, evoca immediatamente la fragilità e la transitorietà del terreno su cui si posa: “404” , nel linguaggio del web, è quell’errore che ci viene segnalato ogni volta che tentiamo di accedere a una pagina inesistente. Il riferimento è proprio a quelle situazioni di disagio giovanile, documentato da sempre più frequenti episodi violenti e/o da evidenti segni di malessere (abbandono scolastico, ansie, angosce, depressioni, ritiro sociale) rispetto alle quali le istituzioni si sentono impotenti tanto da relegarle ad una posizione di “sfondo problema” impedendo così la visibilità di ogni singola persona. Si tratta, secondo il progetto, di coinvolgere direttamente e da subito i ragazzi e le ragazze in situazioni di vulnerabilità psico-sociale in modo da spostare il punto di vista collettivo da “sfondo problema” a “figure risorsa” riconoscendo loro il ruolo di attori/attrici e autori/autrici in grado di immaginare strumenti nuovi per comprendersi, rendersi visibili e divenire risorse attive per il territorio. Le parole chiave sono pertanto: orizzontalità, consapevolezza, ascolto, comprensione, partecipazione, cambiamento. Le attività inizieranno in marzo e dureranno 12-13 mesi. Periodicamente daremo notizia degli sviluppi allo scopo di stimolare la partecipazione attiva di tutta la cittadinanza, elemento essenziale per la buona riuscita del progetto.

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Perché un Sinodo?

Fede,Chiesa e Società

di Dante Mantovani

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Nell’ottobre scorso si è aperto il Sinodo della Chiesa italiana. Un Sinodo fortemente voluto da Papa Francesco, per il quale, già nell’assemblea ecclesiale di Firenze del 2015, aveva stimolato fermamente i Vescovi affinchè avviassero un cammino di vero rinnovamento ecclesiale. Sinodo significa “camminare insieme”: Papa, Vescovi, sacerdoti, religiosi e laici che camminano insieme all’insegna della fratellanza. E quello del Sinodo deve essere un cammino di rinnovamento, di profondo rinnovamento, se vogliamo rimanere fedeli al “comando” di Gesù di “portare il Vangelo a tutte le genti fino ai confini della Terra”, ma a tutte le genti del terzo millennio, non alle genti del millennio scorso. Questo richiede la precisa volontà da parte di vescovi, clero e laici, di superare un modello di Chiesa clericale che è sopravvissuto anche alla ventata rinnovatrice del Concilio e che negli anni a cavallo dei due millenni ha avuto un forte incremento. Incremento addebitabile le non tanto e non solo al clero, ma anche ai laici che hanno preferito delegare tutto ai chierici abbandonando quella visione sinodale che, il Sinodo da poco indetto, intende ricostruire. La Chiesa ha bisogno di un rinnovamento profondo che, partendo dalla centralità del Vangelo, sappia rivedere strutture e sovrastrutture che nei secoli si sono sovrapposte al Messaggio del Cristo, spesso l’hanno appannato e qualche volta lo hanno sostituito. Strutture e sovrastrutture che hanno avuto certamente meriti e significato nella storia della Chiesa, ma che oggi abbiamo il dovere di sottoporre ad un serio discernimento per capirne la validità e la rispondenza in un mondo radicalmente cambiato ed ancora in rapida evoluzione. La prima fase del sinodo sarà dedicata all’”ascolto”, cioè a percepire le aspettative che i “vicini”, ma anche (soprattutto) i “lontani”, manifestano nei confronti di una Chiesa che oggi appare un po’ a tutti piuttosto lontana e poco attrattiva. In realtà, abbiamo un papa che sta testimoniando un modello di Chiesa così come il Concilio Vaticano II l’aveva disegnato: una Chiesa profondamente radicata nel Vangelo, ma altrettanto profondamente incarnata nella storia dentro la quale riconoscere la presenza del Regno di Dio per saperlo far crescere. Significherà pure qualcosa il fatto che papa Francesco incontri più “consensi” fuori che non “dentro” la Chiesa? Il problema riguarda la discrepanza tra quanto Francesco propone e quanto si vive nelle comunità locali: una lontananza troppo evidente che il Sinodo della Chiesa Italiana è chiamato ad affrontare, indicando un percorso che la sappia gradualmente ridurre, con l’obiettivo ultimo di annullarla. Credo che molti abbiano assistito all’intervista rilasciata dal Papa a Fabio Fazio a “Che tempo che fa”. ecco, il Sinodo deve servire a rinnovare la Chiesa affinchè riesca ad apparire e ad essere come Francesco l’ha presentata in quell’intervista, ma come già l’aveva prefigurata nelle sue esortazioni apostoliche, nelle sue encicliche, nelle sue catechesi, nei suoi interventi… rimasti fino ad ora lettera morta (o quasi) nella Chiesa italiana. Marcello Veneziani, presentando un suo libro da Giorgio Zanchini a “Quante storie” ad inizio febbraio, criticava Papa Francesco in quanto, secondo lui, troppo “sociologico” e poco “spirituale”, la stessa critica che si sente sulle bocche dei “cattolici tradizionalisti”. Basta leggere (ma bisogna leggerle!!!) le catechesi di papa Francesco del mercoledì, ad esempio le 36 catechesi sulla preghiera di qualche tempo fa, per smentire queste critiche parziali e strumentali. Il fatto è che un papa che sa coniugare magistralmente la fede e la vita, la religione e la storia, la spiritualità e la concretezza della vita, dà fastidio a molti proprio perché propone una religiosità trasformatrice della realtà, capace veramente di rivoluzionare non solo le coscienze, ma anche il corso delle vicende della storia. Auguriamoci che il sinodo porti davvero su questa strada.


Poco colore nella riforma fiscale.

Prevale un modello distributivo progressivo. di Antonio Molinari

La Politica

La Legge di Bilancio 2022 (Legge n. 234/2021) ha tracciato, timidamente, un possibile disegno di delega sulla riforma fiscale atteso ormai da diversi anni. Tra bonus, detrazioni, nuovi calcoli per le buste paghe, l’attenzione maggiore è posta sulla revisione dell’IRPEF, con riferimento agli scaglioni d’imposta in base al reddito ed alle detrazioni familiari per figli di età inferiore a 21 (d.lgs. n. 230/2021). Le esigue risorse messe a disposizione dalla Legge di Bilancio fanno di questa manovra un’operazione di restyling di aliquote e detrazioni con l’obiettivo di alleggerire il carico fiscale e ridurre i salti di aliquota da uno scaglione all’altro per i contribuenti con redditi medi (tra i 28mila e i 55mila euro). In generale, non vi sono contribuenti che perdono più di altri. Sono coloro i quali si trovano al di sopra dei 35 mila euro di reddito complessivo a beneficiare di circa il 40 per cento dei 7 miliardi messi a disposizione; si tratta però di solo il 13,5 per cento dei contribuenti. Questa, poca, distribuzione dei benefici deve però essere vista anche alla luce di alcune riforme/agevolazioni degli anni precedente; ad esempio, viene di fatto riconfermato sotto forma di detrazione il Bonus 100 euro (ex Bonus 80 euro) a favore dei lavoratori dipendenti; l’assegno unico e universale, destina molte risorse addizionali alle famiglie con figli in prevalenza con redditi bassi, compresi i lavoratori autonomi. Per il Bonus 100 euro si è scelto, in questa prima fase, di non riassorbirlo completamente nella detrazione da lavoro dipendente ma di mantenerlo solo fino a 15 mila euro; a partire da questa soglia, invece, è prevista una sola detrazione, in sostituzione delle preesistenti detrazioni per lavoro e del Bonus 100 euro. I 1.200 euro annui saranno sostituiti da detrazioni fiscali fino ad un massimo di 3.100 euro all’anno. L’Assegno Unico e Universale (AUU) entrerà in vigore a breve e rappresenta una piccola rivoluzione per il sistema di protezione italiano perché mira a razionalizzare tutte le precedenti diverse misure di supporto alle famiglie con figli finora poco coerenti tra loro e accumulatisi nel corso degli anni creando alcune incomprensioni. Il nuovo assegno unico e universale sostituisce gli Assegni al Nucleo Familiare (ANF), le detrazioni Irpef per figli a carico (sotto i 22 anni) e altre quattro misure (l’assegno per le famiglie numerose, il bonus bebè, il premio alla nascita, il fondo natalità per le garanzie sui prestiti). Rimane invece il bonus nido, mentre per i figli a carico sopra i 21 anni viene mantenuto il sistema di aiuti attuale (incluse le detrazioni Irpef per figli a carico). La struttura del nuovo AUU è relativamente semplice e a vocazione “universalistica”: il valore massimo e costante dell’assegno sarà di 175 euro al mese per ciascun figlio per le famiglie con Isee fino a 15 mila euro, fascia in cui si colloca il 50 per cento dei nuclei famigliari con figli. Per i figli dal terzo in poi l’ammontare è pari a 260 euro. Sopra i 15 mila euro di Isee il valore spettante per ogni famiglia diminuisce al crescere della condizione economica. Il sistema attuale appare però poco attento verso molte famiglie di lavoratori atipici (es. a chiamata, stagionali e intermittenti) in quanto sia gli assegni al nucleo famigliare che le detrazioni Irpef sono pagati per i soli giorni effettivi di lavoro. In conclusione, il carattere della distribuzione rimane progressivo, come la maggior parte delle recenti riforme, con alcuni positivi tratti di universalità e distribuzione orizzontale. La volontà del governo di mantenere mediazione e visione strategica dovrà presto misurarsi anche con la necessità di dare colore a un disegno fiscale più organico e che non lasci indietro nessuno.

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Recovery CoLab…

opportunità per la salute mentale e il benessere personale

Dal territorio

a cura degli operatori

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Proseguono le attività del Recovery CoLab, lo spazio di incontro, formazione, informazione e orientamento per l’intera cittadinanza che offre la possibilità di approfondire i temi della salute mentale. Da ottobre 2021 ad oggi, circa 300 persone hanno varcato le soglie del CoLab: cittadini interessati alla salute mentale in quanto bene comune, operatori e pazienti dei servizi di salute mentale, familiari di persone con un disturbo psichico. Proprio dall’ascolto dei familiari è nato il progetto FamiliarMente, con l’obiettivo di offrire loro un ventaglio diversificato di spazi per il confronto, facilitati dalla presenza di professioniste affiancate da un familiare esperto in supporto tra pari, ovvero una persona che può essere di sostegno, grazie all’esperienza di quanto vissuto sulla propria pelle, a chi è nella stessa situazione. Queste le proposte di FamiliarMente: Sportello di accoglienza per familiari, ogni martedì dalle 16,00 alle 18,00. Laboratorio di scrittura: spazio di supporto nella “cura” della persona, facilita, grazie alla scrittura, il percorso di consapevolezza rispetto ai propri bisogni, mettendo sé al centro. Si svolgerà dalle 18,00 alle 20,00 nelle date 22 febbraio, 8 e 22 marzo, 5 e 19 aprile, 3 maggio. Gruppo di ascolto: si propone di condividere strategie per la gestione delle difficoltà mediante il dialogo e lo scambio di esperienze. Queste le date: 17 febbraio, 3, 17 e 31 marzo, 14 e 28 aprile, dalle 18,00 alle 20,00. Proseguono inoltre gli appuntamenti del Programma FOR, con i seguenti corsi in partenza: Affettività e sessualità – lunedì 28 febbraio, 7, 14, 21, 28 marzo ore 10,00-12,00. Per fornire informazioni relative all’educazione sessuale ed esplorare le similitudini tra sentimenti vissuti con familiari, amici, partner e relazioni affettive. LeggiAMOci – martedì 1, 8, 15, 22 marzo ore 14,00-16,00. Attraverso letture mirate si esploreranno i concetti di limite e accettazione del limite, darsi e dare aiuto, per poi scoprire come attingere alla letteratura in autonomia, grazie a un approfondimento, a cura di un esperto, sul funzionamento del sistema bibliotecario bresciano. Ho diritto di dire anche no – giovedì 10, 17, 24, 31 marzo ore 10,00-12,00. Per favorire la gestione delle difficoltà relazionali migliorando la qualità della comunicazione e dell’espressione del proprio punto di vista... Mettiamoci al lavoro! – venerdì 11, 18, 25 marzo ore 14,30-16,30. Aperto a pazienti, operatori e familiari, per conoscere alcuni strumenti utili a sperimentarsi nell’area del lavoro e presenti nel nostro territorio: sar (Socializzazione in Ambiente Reale), tirocini, I.P.S. (Individual Placement and Support)... Dimmi di che rete sei… – martedì 15, 22 marzo ore 10,00-12,00. Il corso introduce al mondo dei social e del web in generale, mettendo in luce le caratteristiche principali di questi strumenti, le potenzialità ed anche i rischi connessi all’uso/abuso. Il volontariato colora la vita – giovedì 17 e 24 marzo ore 14,00-16,00, con l’obiettivo di far conoscere il terzo settore e le sue funzioni nella Comunità anche attraverso le testimonianze dirette di volontari. Infine, se la fotografia è arte, l’arte è cultura e la cultura può essere cura. Da questo concetto nasce il progetto di un laboratorio fotografico che, attraverso le tecniche base della fotografia, creerà similitudini con i percorsi personali verso il benessere. Il corso partirà dalle basi tecniche per lasciare poi spazio alla libertà d’espressione che la fotografia permette, passando dall’importanza di una messa a fuoco fino a scoprire la bellezza di dare libertà alla fantasia, sfruttando le regole a piacimento. Sarà un’esperienza a ciclo completo: dall’idea dell’immagine, al processo di realizzazione, alla stampa e incorniciatura dei lavori. Non solo per imparare a fotografare ma per imparare a esprimersi … del resto … L’obiettivo è un altro… ed ognuno ha il suo punto di vista.


Dal territorio

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Punto Comunità San Polo Cimabue Via Cimabue 271 – 25134 Brescia Telefono 030 2311303 – Cellulare 3476602343 puntocomunitasanpolocimabue@gmail.com www.aclisanpolo.it

Gli sportelli, orari ed appuntamenti Sportello

Patronato Servizio Fiscale

Cosa offre Il Patronato ACLI offre un servizio di assistenza, in buona parte gratuito, a tutti i cittadini, lavoratori dipendenti ed autonomi, pensionati in materia di: pensioni di ogni tipo, assegni al nucleo familiare, invalidità, assistenza sociale… Il servizio fiscale per l’assistenza nella compilazione dei Modelli 730 e Unico (ex 740) e per le dichiarazioni e versamenti IMU, viene gestito in collaborazione con la società provinciale “ACLI Servizi Brescia s.r.l.” e con il CAAF ACLI. -Per qualsiasi problema di carattere fiscale – ISEE – Modello RED -Assegno di maternità – Bonus elettrico, gas, idrico – Modulo postale per Carta Acquisti – IMU e TASI nei periodi di scadenza

Apertura Per appuntamento, telefonare il lunedì dalle 10,30 alle 12,00 al 3474739458 Per appuntamento, telefonare il mercoledì dalle 15,00 alle 17,00 allo 030 2311303

- Compilazione e aggiornamento del Curriculum Vitae - Lettera di presentazione - Aiuto nella ricerca di offerte di lavoro ed invio CV - Segnalazione di corsi di formazione professionale - Azione di accompagnamento, supporto e informazione a chi è in cerca di lavoro - Orientamento riguardo ai problemi del lavoro

Per appuntamento, telefonare il lunedì dalle 15,00 alle 16,00 o martedì dalle 9,00 alle 10,00 allo 030 2311303

Microcredito

- Istituito dalla Caritas Zonale, il micro credito è finalizzato a sostenere l'avvio di un'attività imprenditoriale o per far fronte a spese d'emergenza da parte di persone in difficoltà economica, generalmente escluse dalla finanza ufficiale

Per appuntamento, telefonare il lunedì dalle 10,00 alle 13,00 al 3332610972

Sportello “Donna e famiglia”

- Ascolto, informazione, orientamento ed eventuale accompagnamento delle donne per qualsiasi problema di disagio e di bisogno - Problemi riguardanti i minori

Mercoledì 15.00 – 16.00

Sportello Volontariato

- Informa e orienta le persone che desiderano mettere a disposizione alcune ore per fare volontariato, sulle opportunità sul territorio e a livello cittadino

Sportello InformaLavoro

Sportello “Brescia la mia nuova casa”

-Raccoglie bisogni abitativi di cittadini e famiglie

(senza appuntamento)

Mercoledì 15.00 – 16.00 (senza appuntamento)

Mercoledì 9.00 – 12.00 Per appuntamento:

Dal Punto Comunità

puntoascoltoest@mekabs.it

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Sportello Reclami e Proposte Sportello Covid e SPID

- Raccoglie segnalazioni di problemi riguardanti il territorio - Trasmette le segnalazioni agli uffici ed enti competenti - Segue i problemi segnalati fino alla loro conclusione - Informa sull’iter delle pratiche attraverso Sanpolopolis -Aiuta nella prenotazione online delle vaccinazioni anti-Covid19 -Aiuta nelle procedure per l’acquisizione dello SPID

Venerdì 18.00 – 19.00 (senza appuntamento)

Venerdì 10,00 – 12,00 (senza appuntamento)

Tutti gli sportelli, oltre al loro ruolo specifico, informano, indirizzano e orientano correttamente verso gli uffici e gli Enti competenti a dare risposta ai vari bisogni e problemi di persone e famiglie


Sportello

Caritas S. Angela M. presso Oratorio

Cosa offre

Apertura Martedì ore 9.30-11.30 Venerdì ore 14.30-16.00

Ascolto Distribuzione viveri

Ricuciamo la solidarietà

Sartoria multietnica finalizzato a raggiungere i seguenti obiettivi:  di promuovere la conoscenza della lingua italiana e degli strumenti necessari per rapportarsi con le Istituzioni del territorio;  di promuovere percorsi di autonomia nell’ambito lavorativo;  di sollecitare la società civile per la costruzione di un tessuto sociale capace di inclusione e cooperazione.

Giovedì ore 9.30 – 11.30

Centro Psico Sociale

Il Centro Psicosociale è il punto di riferimento territoriale per le persone che presentano disturbi psichiatrici ed offre una serie di trattamenti di tipo farmacologico, sociale, psicologico, educativo, infermieristico integrati in percorsi di cura in base alle caratteristiche ed i bisogni degli utenti e delle loro famiglie.

Da lunedì a venerdì dalle 8.00 alle 17.00 Tel. 030 2405611

Spazio di incontro, formazione, informazione e orientamento per l’intera cittadinanza che offre la possibilità di approfondire i temi della salute mentale; per informazioni e per avere il calendario dettagliato dei corsi e delle opportunità offerte, è a disposizione un infopoint tutti i martedì dalle 14.00 alle 18.00 ad accesso libero.

Da lunedì a venerdì dalle 9.00 alle 16.00 Martedì fino alle 18.00 Tel. 320 6058157

Il Servizio Sociale Territoriale si occupa del supporto e del sostegno ai cittadini in tutte le fasi della vita:  Famiglie con minori  Adulti in difficoltà  Persone con disabilità  Persone anziane

Lunedì 9-12,30 e 14-16 Martedì 14-16 Mercoledì 9-12,30 e 14-16 Giovedì ore 9-12.30

Presso Casa Associazioni

Via Romiglia 1

CoLab Torre Cimabue Via Cimabue 18 (primo piano torre Cimabue)

Servizio Sociale Territoriale Zona Est Comune Brescia Corso Bazoli 7, Sanpolino

Venerdì ore 9-12,30 e 14-15,30 Si riceve solo su appuntamento Tel. 0302977093-94

Il lavoro degli Sportelli nel 2021 Crediamo sia opportuno porre a conoscenza dei lettori di SanpoloPolis e di tutta la cittadinanza di S. Polo Cimabue la statistica del lavoro svolto dagli Sportelli del Punto Comunità a servizio dei cittadini nell’anno 2021. I numeri in tabella si riferiscono alle persone ricevute dai singoli sportelli su appuntamento.

SPORTELLI

ITALIANI

STRANIERI

TOTALI

Sportello Microcredito

2

2

4

Sportello Informalavoro

20

379

399

Sportello Patronato

179

66

245

Sportello Volontariato

4

0

4

Sportello Donna e Famiglia

10

37

47

Sportello fiscale

222

46

268

Sportello Consumatori

2

0

2

Sportello Reclami e Proposte Sportello vaccini e SPID

9

0

9

26

0

26

444

530

974

(avviato nel dicembre 2021)

TOTALI

27


030 240 9884


CONDANNIAMO L’INVASIONE RUSSA DELL’UCRAINA

Guerra e pace

a cura di Circolo ACLI S. Polo e Redazione SanpoloPolis Mentre SanpoloPolis va in stampa, apprendiamo che Putin, alle 4 del mattino di giovedì 24 febbraio, ha dato il via all'invasione dell'Ucraina. E' accaduto quello che si temeva, ma che nessuno osava credere. La Russia, senza tener conto delle vittime che la sua azione militare sta già provocando, viola le frontiere di uno Stato sovrano per sostituire il legittimo governo ucraino con un governo fantoccio filo russo. La violenta offensiva di Mosca, che rompe una pace europea, fino ad ora interrotta solo negli anni ’90 con il conflitto nell’ex Jugoslavia, non può trovare alcuna giustificazione nella fantasiosa tesi della difesa delle minoranze russofone presenti sul territorio ucraino, pur tenendo conto che in quelle regioni la guerra dura ormai da otto anni con 16.000 vittime, nel silenzio più totale da parte di tutti. Le “preoccupazioni” della Russia non possono assolutamente giustificare un'invasione: nessun Paese dell'ONU può ritenersi al di sopra del diritto internazionale. Ancora una volta si sceglie la follia della guerra, i cui impatti più devastanti ricadranno sui civili e le popolazioni inermi, per colpa di sete di potere, di rivendicazioni nazionaliste, di interessi particolari soprattutto legati al profitto armato. Si spera che anche le sanzioni economiche decise contro la Russia possano far desistere da questa follia bellica contro il popolo ucraino. La Redazione di SanpoloPolis ed il Circolo ACLI S. Polo esprimono la massima solidarietà alle popolazioni coinvolte e sostengono tutti gli sforzi della società civile in Ucraina e Russia per arrivare ad una cessazione immediata delle ostilità per intraprendere una strada di vera Pace e riconciliazione. Invitiamo tutte le cittadine e i cittadini ad esporre le bandiere della pace alle finestre, ai balconi, nei giardini…, ed invitiamo tutte le donne e gli uomini di buona volontà a partecipare attivamente alle varie iniziative per la pace che saranno promosse nei prossimi giorni.

“Nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra”


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