In questo numero...
Sommario Pag. 2 - Editoriale Basta guerra! Davvero, però! di Dante Mantovani Pag. 4 – Guerra e pace “Ma dove sono i pacifisti” di Dante Mantovani Pag. 5 – Guerra e pace Questa è una vera rivoluzione… nonviolenta a cura della Redazione Pag. 6 – Guerra e pace Riflessioni dopo un viaggio in Ucraina di Roberto Toninelli Pag. 7 – Guerra e economia Aumento dei prezzi, cosa succede davvero a cura di Fausto Piazza Pag. 9 – I colori della nostra società Accoglienza sì, ma solo a chi mi piace di Centina Bazzana Pag. 10 – La politica 2% del PIL per le spese militari. E’ la priorità? di Gianni Rossini Pag. 11 – Guerra e pace La guerra e l’informazione di Laura Di Palma Pag. 12 – Dal Consiglio di Quartiere Emergenza Ucraina—Progetto Tintoretto di Fabio Basile Pag. 14 – La politica Democrazia in crisi… “mondiale” di Dante Mantovani Pag. 15 - Da US Acli S. Polo ADS Un’entusiasmante giornata di gare per ragazzi di Clara Signorelli Pag. 16 - Dal Territorio Si fa qualcosa sul nostro territorio? di Valter Muchetti Pag. 17 – La cultura Per sentito dire… di Ernesto Paroli Pag. 18 – La cultura Il Topo da biblioteca di Ernesto Paroli Pag. 19 – Fede, Chiesa e società Una Chiesa in ascolto di Dante Mantovani Pag. 20 – I colori della società Giornata mondiale autismo di Elisa Lavanga Pag. 21 – La società La “nuova” frontiera della firma senza la firma di Davide Riccardi Pag. 22 – A voi la parola... Lettera alla Direttrice: a proposito di “No vax” R. S. Pezzotti Pag. 23— I colori della società Realtà virtuale o reale di Giorgio Pellegrino Pag. 24 – Dal Territorio il CoLab Torre Cimabue a cura degli operatori Pag. 25 – Dal territorio Le proposte del CoLab Torre Cimabue a cura degli operatori Peg. 26 – Dal Punto Comunità Gli sportelli, orari ed appuntamenti a cura del Punto Comunità Pag. 27 – Dal Punto Comunità Re-Stare bene a San Polo di Centina Bazzana
La copertina Abbiamo voluto dedicare interamente la copertina alle iniziative di pace che si sono realizzate sul nostro territorio bresciano in questi due mesi guerra in Ucraina. Manifestazioni contro l’assurda e criminale aggressione russa e per una soluzione diplomatica che fermi finalmente la carneficina e le distruzioni che rischiano di perpetuare il conflitto per chissà quanto tempo ancora. Le iniziative continueranno, anche per rimarcare come sia urgente che a livello globale si elaborino strategie diverse dai conflitti armati per risolvere le controversie internazionali. La pace rimarrà sempre il nostro impegno prioritario.
Hanno collaborato Redazione: Laura Di Palma - Dante Mantovani – Centina Bazzana – Ernesto Paroli – Gianni Rossini – Angelo Alioto – Giorgio Pellegrino – Fabio Basile – Elisa Lavanga – Fausto Piazza
Stampa - assemblaggio – distribuzione: Liliana Serventi - Antonio Bologna - Marino Corato - Luigina Scal-
vini - Vincenzo Zaltieri – Giuliana Lussignoli – Romeo Bani – Teresa Facchetti – Guglielmo Tinti - Centina Bazzana – Ernesto Paroli – Nicoletta Postiglione – Andrea Garzoni – Clara Signorelli – Sara Savoldi – Luigi Mancini – Vladimiro Pezzotti – Zaverio Trentarossi – Marisa Santini – Ottorino D’Alesio – Giuseppina Battaglia – Augusto Arduini – Fabiana e Gianni Bussi – Davide Riccardi – Lia Matti – Luigi Bazzana – Dante Mantovani – Isa Zanetti – Carmelo Sanfilippo – Laura Pirotti – Sergio Salice – Mariella Mentasti – Elena Amadori “SanpoloPolis” – Periodico bimestrale del Circolo ACLI S. Polo Autorizzazione del Tribunale di Brescia n. 10 del 13/2/2009. Direttore Responsabile: Laura Di Palma Editore: Circolo ACLI San Polo - via Cimabue 271 – 25134 Brescia Coordinatore di Redazione: Fabio Basile
Guerra e pace
“Ma dove sono i pacifisti? di Dante Mantovani
In questi due mesi di guerra aperta, causata dall’invasione russa all’Ucraina, si sono susseguite in varie parti del mondo, Ucraina e Russia comprese, mobilitazioni provenienti dalle società civili e dai movimenti per la pace e per il disarmo. Molto spesso si sentono affermazioni del tipo: “I pacifisti si sentono solo quando ci sono le guerre” oppure “Dove sono i pacifisti…?”. Il problema è che, nell’era dei mass media e dei social, le cose “esistono” solo se i mezzi di comunicazione ne parlano. Durante la guerra, tutta l’attenzione è concentrata, giustamente, sulla cronaca di distruzioni e di stragi e le notizie su iniziative per la pace passano in secondo piano o nemmeno passano; quando non ci sono guerre che fanno notizia, nemmeno le iniziative dei movimenti per la pace meritano attenzione mediatica per cui sembra che nemmeno esistano. Come succede sul nostro territorio, dove ogni anno la Tavola della Pace Brescia Est organizza il Mese della pace con la Marcia del 1° gennaio, le Tende della Pace, incontri di approfondimento, lavori con le scuole per contribuire a diffondere una cultura di pace, anche in altri territori e anche ai livelli nazionali, le associazioni e le reti per la pace operano costantemente per un cambio di rotta che abbandoni la logica del riarmo e della guerra per la soluzione delle controversie internazionali, per assumere invece la
logica del graduale disarmo, del dialogo, della diplomazia e della cooperazione internazionale. Il problema è che l’informazione difficilmente ne parla e quindi sembra non esista nulla di tutto ciò. Il 3 aprile è partita da Trieste una “Carovana per la pace”, formata da 200 rappresentanti di varie realtà italiane coordinate dalla “Rete per la pace”, diretta a Leopoli dove ha incontrato il movimento pacifista ucraino e realtà istituzionali, ritornando in Italia con profughi ucraini particolarmente fragile che altrimenti non avrebbero potuto fuggire dagli orrori della guerra. Per domenica 24 aprile è prevista la Marcia straordinaria Perugia-Assisi organizzata dalla “Tavola della Pace”. In questi due mesi, sul nostro territorio, già molte iniziative sono state fatte ed altre saranno in programma per diffondere la consapevolezza che con le armi non si risolve nulla e non si impone alcunchè, anzi, i problemi si aggravano e ci si ritrova tutti peggio di prima. Sabato 12 marzo si è svolta una “Catena di luce per la pace” tra S. Eufemia e Caionvico”; il 17 marzo si è tenuto un incontro informativo/formativo sulle cause e le prospettive della guerra; Domenica 20 marzo si è svolta la Marcia per la Pace sul tradizionale tracciato da Caionvico a Rezzato; in varie parrocchie si sono organizzati incontri di preghiera per la pace; per il 30 aprile è prevista 4
una “Camminata per la Pace” che attraversa i quartieri di S. Polo; in questi due mesi il circolo ACLI S. Polo ha distribuito più di 200 bandiere della pace, ad offerta libera, da appendere ai balconi e finestre. Sul versante della solidarietà e dell’accoglienza, si è costituita una Rete locale formata da Circolo ACLI, Punto Comunità, Consiglio di Quartiere, “Amici delle suore Operaie onlus” che ha raccolto alimenti e materiale sanitario già spedito in Ucraina, ha raccolto donazioni in denaro da utilizzare per sostenere l’accoglienza dei profughi ucraini sul territorio, coordina appunto le iniziative di accoglienza. Anche promuovere solidarietà e costruire rapporti tra persone di cultura e religione diverse è lavorare per la pace. Come abbiamo scritto a conclusione dell’editoriale, è necessario che i popoli si mobilitino per far sentire la voglia di un mondo di pace e di cooperazione. Cominciamo quindi dalla partecipazione alle varie iniziative proposte, non pensiamo “tanto non conto nulla”: appendiamo invece una bandiera della pace al balcone, partecipiamo personalmente alle iniziative pubbliche proposte: anche così si contribuisce a costruisce la pace, partendo dal basso e con le piccole scelte, anche solo esponendo la bandiera sul nostro balcone.
Guerra e pace
Questa è una vera rivoluzione… nonviolenta I nonviolenti di Ucraina, Russia e Italia: I nostri tre popoli sono contro la guerra perchè la conoscono. Siamo fratelli e sorelle. Una dichiarazione congiunta La guerra è il più grande crimine contro l'umanità. Non esiste guerra giusta. Ogni guerra è sacrilega. Per questo siamo obiettori di coscienza, rifiutiamo le armi e gli eserciti che sono gli strumenti che rendono possibili le guerre. Il conflitto tra Russia e Ucraina può e deve essere risolto con mezzi pacifici, salvando così molte vite. Sappiamo che l'invasione russa in corso in Ucraina viola il diritto internazionale e che l'Ucraina ha il diritto di difendersi dall'aggressione armata, ma non possiamo accettare alcuna giustificazione della guerra, perchè siamo persuasi che l'azione nonviolenta sia la migliore forma di autodifesa. Non possiamo accettare le narrazioni russe e ucraine che ritraggono questi due popoli come nemici esistenziali che devono essere fermati con la forza militare. Le vittime di questo conflitto, civili di diverse nazionalità, muoiono e soffrono a causa delle azioni militari di tutti i combattenti. Ecco perche' le armi e le voci dell'odio devono essere messe a tacere per cedere il passo alla verità e alla riconciliazione. Facciamo parte dell'Internazionale dei Resistenti alla Guerra (W.R.I.) e dell'Ufficio Europeo per l'Obiezione di Coscienza (EBCO), e lavoriamo insieme in un unico grande movimento per la pace. Ci rivolgiamo ai nostri governi (ucraino, russo, italiano) affinchè attivino subito ogni strada diplomatica possibile per un tavolo delle trattative per il cessate il fuoco. I nostri popoli sono contro la guerra. I nostri popoli hanno gia' subito l'immenso dramma della seconda guerra mondiale, hanno conosciuto i totalitarismi, e vogliono un futuro di pace per le nuove generazioni. Siamo per il disarmo, siamo contro le spese militari; vogliamo che i nostri governanti usino i soldi del popolo per combattere la povertà e per il benessere di tutti, non per nuove armi. Un inutile sforzo bellico non dovrebbe distrarci dalla risoluzione di urgenti problemi socioeconomici ed ecologici. Non possiamo permettere ai politici di gonfiare la loro popolarità e alle industrie militari di trarre profitto dall'infinito spargimento di sangue. Conosciamo l'efficacia della nonviolenza come stile di vita e forza più potente dell'ingiustizia, della violenza e della guerra. Stiamo lavorando sia per la resistenza nonviolenta alla guerra che per le trasformazioni sociali, sviluppando una cultura di pace che riporterà i soldati ad essere civili e distruggerà tutte le armi. Crediamo nella libertà, nella democrazia, nei diritti umani e lavoriamo affinchè i nostri paesi si rispettino a vicenda. La coscienza individuale e' una tutela contro la propaganda di guerra e può salvaguardare dal coinvolgimento dei civili nella guerra. Faremo tutto il possibile per proteggere il diritto umano all'obiezione di coscienza al servizio militare nei nostri paesi. Ci sentiamo come fratelli e sorelle, e siamo solidali con coloro che oggi soffrono a causa di questa guerra e di ogni altra guerra nel mondo. Yurii Sheliazhenko, Ukrainian Pacifist Movement Elena Popova, Russian Conscientious Objectors Movement Mao Valpiana, Movimento Nonviolento italiano 5
Guerra e pace
Riflessioni dopo un viaggio in Ucraina Come tutti i viaggi, anche quello fatto verso l’Ucraina nei giorni scorsi (con splendidi amici e meravigliosi compagni di viaggio dell’associazione Domani Zavtra), ha offerto occasioni per riflessioni, incontri, emozioni. Nonostante la maggior parte del tempo sia trascorsa nell’abitacolo di un furgone (17 ore all’andata e 14 al ritorno). Nonostante in Ucraina ci siamo stati solo per poco più di un’ora, al netto delle ore passate in coda alla frontiera sia in entrata che in uscita. Per la prima volta in vita mia sono stato in un paese ufficialmente in guerra. Anche se per poche centinaia di metri e in una zona (per ora) sicura, a centinaia di km da quelle regioni dove un esercito non sta cercando di annientare “solo” persone, villaggio e città, ma anche la propria umanità e dignità. Avrei voluto incontrare e abbracciare moltissimi ragazzi e ragazze, motivo delle preoccupazioni e dell’ansia di queste settimane. L’intenso ed emozionante abbraccio con Liuba ha incluso quello che avrei voluto dare a tutti gli altri. E che spero potrò dare presto. Avremmo voluto portare aiuti materiali per tutta la popolazione ucraina. I tre furgoni con cibo e medicine che abbiamo dato agli amici ucraini (che ci hanno manifestato grande riconoscenza), sono una goccia in mezzo ad un mare di necessità. Così come le tre ambulanze generosamente donate da tre associazioni bresciane. Che bello pensare che l’ambulanza del Cosp di Mazzano, sulla quale hanno operato tanti volontari che hanno conosciuto i
nostri ragazzi, a quest’ora è a Cernigov. Anche il viaggio in sé, come sempre, è stato generatore di pensieri e di riflessioni. Tra andata e ritorno abbiamo macinato circa 3000 chilometri attraverso la nostra Europa: Italia, Austria, Repubblica Ceca, Polonia, Ucraina. Siamo passati per regioni come la Moravia e la Galizia. Territori di cui abbiamo sentito parlare spesso nella nostra vita. Regioni che due secoli fa appartenevano allo stesso impero che dominava anche le nostre terre. Confini. Che nella storia sono cambiati continuamente, e che anche oggi qualcuno vorrebbe modificare. Confini e identità nazionali ai quali la storia ha sacrificato migliaia di vite umane. Siamo passati da Austerlitz, che nel 1805 vide una delle più famose battaglie dell’epoca napoleonica; oltre 15.000 morti in un solo giorno. Forse è davvero questo uno dei cancri dell’umanità. Quel giusto attaccamento alla propria terra e alla propria comunità, che quando eccede e va oltre, diventa nazionalismo. Due facce della medesima medaglia? È una linea sottile quella che divide l’amore per la patria dal nazionalismo. È un sottile crinale. E dobbiamo 6
chiederci dove sta lo spartiacque. Qual è il criterio che ci può aiutare a stare dalla parte giusta. Forse è questione di priorità. Prima viene la persona. Vengono uomini, donne e bambini. Prima delle idee (di nazione, di potenza, di gloria, di vittoria). L’uomo prima della patria. E il servizio prima del potere. Saremo capaci di dare le giuste priorità, in questo mondo? In questa Europa che domenica ho visto nella sua parte più bella sulla strada verso il confine ucraino, con molti furgoni che portavano aiuti e solidarietà da tutti i paesi del nostro continente. E ne saremo capaci nelle nostre comunità? Riflessioni in ordine sparso, dettate anche dalla concomitanza di questi incontri vissuti proprio nella domenica delle Palme. Che ci ricorda di quando Gesù arrivo a Gerusalemme, acclamato da quella stessa folla che dopo cinque giorni ne ha chiesto la crocifissione a gran voce. Una folla che probabilmente ha oltrepassato in poco tempo il crinale. Mettendo potere e regole, prima delle persone e dell’amore.
Guerra e economia
Guerra e aumento dei prezzi, cosa succede davvero? a cura di Fausto Piazza
Il conflitto in Ucraina ha acceso un dibattito sulla possibilità che il cibo scarseggi sulle nostre tavole e sulla necessità di intensificare la produzione di alcune materie prime sul nostro territorio, per evitare la dipendenza da paesi terzi le cui tensioni possono compromettere gli approvvigionamenti. Ucraina e Russia sono infatti grandi esportatori di cereali e oli vegetali, il che avrà conseguenze negative sulle forniture globali. I due paesi coprono il 30% del commercio globale di grano tenero, il 32% di orzo, il 17% di mais e oltre il 50% di olio di girasole, semi e farine di semi di girasole. Medio Oriente e Nord Africa importano oltre il 50% del loro fabbisogno di cereali e gran parte di grano e orzo dall'Ucraina e dalla Russia. L'Ucraina è poi un importante fornitore di mais per l'Unione Europea e la Cina, così come per diversi mercati nordafricani, tra cui Egitto e Libia. Tuttavia, questi numeri vanno messi in prospettiva e nel loro contesto, perché le difficoltà del sistema alimentare sono il frutto di fattori diversi, strutturali e precedenti il conflitto in atto, mentre vengono utilizzati anche in maniera strumentale dalle lobby agroindustriali, influenzando la politica e preoccupando i consumatori con una retorica che vorrebbe la guerra in Ucraina come potenziale causa di una carestia in Europa e principale responsabile dell’aumento dei prezzi del cibo. Non è così e di seguito alcune domande chiave chiariscono perché.
Al di fuori della filiera zootecnica, un’effettiva carenza è già in atto invece per quanto riguarda l’olio di girasole, perchè l’Ucraina copre un terzo del nostro consumo nazionale (770 mila tonnellate nel 2021). Lo si trova impiegato nella produzione di conserve, salse, maionese e altri prodotti destinati alla grande distribuzione. Inoltre, i ristoranti lo utilizzano in grandi quantità per le fritture. Da noi se ne producono 250 mila tonnellate, quello che rimane viene da fuori, il 63% proprio da Kiev (circa 330 mila tonnellate). Il 12 marzo, il Ministero dello Sviluppo Economico ha emanato una misura temporanea che apre all’utilizzo di olio di palma e altri oli vegetali in sostituzione del girasole, a fronte di una indicazione in etichetta. Rischiamo quindi di sopperire ad una carenza di materia prima con una ancora più impattante sugli ecosistemi e responsabile di una deforestazione selvaggia in Indonesia e Malesia. Discorso a parte meritano i fertilizzanti: sia quelli azotati, come l'ammoniaca e l'urea, sia quelli di potassio sono colpiti da questo conflitto. La Russia rappresenta il 15% del commercio globale di fertilizzanti azotati e il 17% delle esportazioni globali di fertilizzanti potassici. L’Italia, tuttavia, è un mercato di destinazione della Russia poco rilevante, solo il 7% delle nostre importazioni nel 2021 è venuto da Mosca, il 6% da Kiev. L’italia acquista infatti soprattutto dall’Egitto, che copre il 50% delle forniture. Va però detto che il settore dei fertilizzanti ha subìto un rialzo spettacolare negli ultimi mesi, seguendo una tendenza cominciata però già nel 2021, che oggi, come dimostrano i calcoli della Banca Mondiale, ha portato il prezzo vicino ai livelli del 2008. Gli aumenti anno su anno toccano percentuali del 2-300% a seconda del prodotto, ma sebbene la guerra abbia un impatto innegabile su questa dinamica le cause più importanti vanno ricercate altrove. Ad esempio, nel picco dei prezzi del gas, materia prima fondamentale per il processo produttivo e il trasporto di fertilizzanti. Ammoniaca e urea, composti base di questi nutrienti, vengono infatti prodotti a partire da metano e azoto. Più costa il gas, più salgono i prezzi dei prodotti. Una ragione in più per superare al più presto un’agricoltura fossile e dipen
1. Mancherà il cibo in Italia? Per l’Italia, se parliamo di cereali, la crisi in atto è principalmente una crisi del settore zootecnico più che una crisi del cibo. A livello europeo, infatti, il 53% dei cereali prodotti e importati sono destinati ad alimentare gli animali negli allevamenti, per la maggior parte intensivi, mentre solo il 19% è destinato direttamente al consumo umano. Oltre il 70% dei terreni agricoli europei è destinato all’alimentazione animale (in Italia il 58% dei seminativi). Nonostante la guerra, le scorte di grano globali sono previste per il 2022 leggermente al di sopra dei livelli di apertura, soprattutto nell'UE. In totale si stima che a fine 2022 le scorte globali saranno pari a 291 milioni di tonnellate. 7
Guerra e economia dente da input esterni, piuttosto che limitarsi alla diversificazione delle forniture. 2. Prezzi alle stelle, da quando e perchè? È importante notare che i prezzi dei prodotti alimentari sono già in aumento da tempo a causa di diversi fattori, tra cui la pandemia di COVID, le interruzioni delle catene di approvvigionamento, l'aumento dei prezzi dell'energia e gli eventi meteorologici estremi, ai quali si aggiungono i fenomeni speculativi di cui diciamo più avanti. L'indice dei prezzi alimentari della FAO di febbraio 2022 era del 20,7% più alto rispetto al febbraio 2021. I modelli climatici prevedono ulteriori impatti negativi sulla crescita dei raccolti, e quando i raccolti sono inferiori al previsto, i prezzi di queste materie prime aumentano. La volatilità dei prezzi agricoli e le innumerevoli crisi degli ultimi anni, inoltre, hanno indotto spesso i produttori a non seminare, per non sostenere costi certi – semi, pesticidi, fertilizzanti – a fronte di guadagni incerti. In un Paese come quello italiano in cui la maggior parte dei produttori agricoli è di piccola taglia e l’unione consortile fa la forza, la scelta è spesso last minute, e danneggia la disponibilità interna in modo imprevedibile. Alla disponibilità diretta delle materie si aggiungono inoltre fattori indiretti: l’aumento dei prezzi dell'energia e dei carburanti, così come quello visto sopra dei fertilizzanti, sono tutti fattori non direttamente legati ai volumi prodotti, e quindi non direttamente risolvibili con l’aumento di produzione. Già a ottobre scorso, infatti, le riviste di settore avvertivano che per i produttori italiani le riduzioni di margine rispetto al 2021 (nonostante i prezzi di vendita in costante rialzo) nel 2022 sarebbero ammontate a poco meno di 300€ a ettaro per il grano tenero e 250 € per ettaro per il grano duro. Per il grano tenero, computando anche gli affitti, i rincari a parità di resa avrebbero portato il margine, anche con condizioni generali pre-belliche, non a guadagnare, ma a perdere tra i 250 € e 100 € per ettaro. A incidere pesantemente sui rincari sono poi gli effetti della finanziarizzazione dell’economia. Secondo gli indici del Wall Street Journal, già nella prima settimana del conflitto in corso +74% è l’aumento della quotazione di borsa del grano rispetto allo scorso anno, +20% è quello della soia, +37% è quello del mais. Significa che le attività finanziarie legate alle principali materie alimentari ribollono. Acquistare, ad esempio, “futures” (i principali strumenti finanziari di settore) sul grano o su altre materie
prime alimentari, significa impegnarsi ad acquistare a una scadenza prestabilita un raccolto (che ancora non c’è ma, se tutto va bene, ci sarà) a un certo prezzo negoziato che, in teoria, dovrebbe contenere i prezzi di riferimento dei principali costi di produzione. Dovrebbe, dunque, funzionare per garantire risorse “fresche” all’agricoltore (perché l’acquisto del “titolo” avviene appunto in anticipo rispetto alla effettiva produzione), proteggendolo dalle fluttuazioni dei prezzi. Chi acquista il “future” può poi rivenderlo a un prezzo maggiorato. In realtà, però, da quando banche d’affari e fondi di investimento sono tra i protagonisti della compravendita di questi strumenti, la maggior parte dei “futures” vengono rivenduti o terminati prima della scadenza, nei momenti di picco di quotazione, a prescindere dall’effettivo andamento e disponibilità dei raccolti. Nei momenti come quello che stiamo vivendo, in cui si moltiplicano previsioni sugli andamenti futuri a prescindere da quanta materia prima sia effettivamente disponibile, si moltiplicano gli scambi che letteralmente “scommettono” sui prezzi futuri delle materie prime, di fatto trascinandoli alle stelle indipendentemente dalla loro concreta carenza. Come conseguenza, già nella prima settimana di conflitto, la compravendita dei futures sul grano solo nel mercato ufficiale è cresciuta tra il 40 e il 60%, e il prezzo della farina macinata alla borsa di Parigi è schizzato al livello record di 400 euro la tonnellata.
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I colori della nostra società
Accoglienza sì, ma solo a chi mi piace!
Nella valanga di notizie che ogni giorno ci invade dall’inizio della guerra in Ucraina, fanno bene le immagini e i servizi che testimoniano la grande risposta solidale di molti Paesi nell’accoglienza ai profughi. Siamo ormai a più di 4 milioni di persone, in maggioranza donne e bambini, che hanno lasciato l’Ucraina, accolti nella stragrande maggioranza dalla Polonia, oltre 2 milioni, e poi da Romania, Moldavia, Slovacchia, Ungheria. In Italia a oggi sono quasi 90.000, di cui due terzi in Lombardia. Stupisce molto anche il dato che il 70% sono accolti da privati: un caloroso afflato di solidarietà anche se non è facile accogliere in appartamenti normali persone in genere con bambini, senza contare la necessità di seguirli in tutte le pratiche burocratiche necessarie per rendere il loro soggiorno regolare e un po’ indipendente, oltre che inclusivo. In tutta questa esaltazione di buoni sentimenti, di racconti di viaggi umanitari, di trasporti, di soccorsi e quant’altro, un pensiero mi tormenta: ma stiamo parlando della stessa Polonia che da un anno trattiene sul confine della Bielorussia i profughi
afgani, curdi e siriani attirati prima in quel Paese e sospinti poi verso il confine polacco dove sono stati allontanati in pieno inverno con lanci di acqua gelata, cani e manganellate? Dove infine è stato alzato un muro di filo spinato per respingerli nel bosco retrostante all’addiaccio in cui pare che anche recentemente siano morte di freddo e di fame almeno 19 persone? Si voleva dimostrare che l’Europa è cattiva e non accetta profughi, ma neanche la Bielorussia li vuole: solo la Croce Rossa può portare qualche aiuto due volte alla settimana. E ci siamo dimenticati di Lesbo, del secondo campo di Moira con più di 10.000 persone lasciate in condizioni disumane dopo che l’incendio del precedente campo aveva sollevato un velo sulla loro situazione… e continuiamo a pagare Erdogan perché li trattenga in Turchia offrendogli un’arma di ricatto! Nel nostro piccolo anche in Italia proprio ieri, 11 aprile, a Lampedusa sono sbarcati oltre 800 migranti salvati dalle navi umanitarie e dalla guardia costiera tra l’indifferenza dei media, anche se parecchi altri sono annegati a causa del ritardo nei soccorsi e per 9
la precarietà delle imbarcazioni utilizzate. Il sindaco lancia allarmi e invita l’UE a prendere provvedimenti, le strutture ricettive sono piene, non ci sono posti liberi. Fortunatamente la macchina dell’accoglienza e della solidarietà nel Sud non si è mai fermata, neanche quando ministri, adesso diventati improvvisamente ambasciatori di pace, impedivano alla navi di attraccare. In tutto questo sconvolgimento mi ha fatto riflettere la notizia, data da una suora, che a Palermo ha denunciato un fatto a mio parere agghiacciante: sono arrivati un gruppo di profughi dall’Ucraina ospitati in case private, ma quando la famiglia si è resa conto che i due ragazzi loro assegnati non erano propriamente biondi e con gli occhi azzurri li ha rifiutati! Forse la “tribù bianca” (come chiama l’Europa padre Alex Zanotelli nel suo ultimo libro) deve ancora fare i conti con un certo razzismo strisciante e nascosto!
Guerra e pace
Spesa per la Difesa al 2% del PIL a cura di Gianni Rossini
Con il n. 131 di SanpoloPolis, dello scorso dicembre, avevamo dato conto della “proposta/provocazione” del fisico italiano Carlo Rovelli e firmata da 50 premi nobel, tra cui Steven Chu e Carlo Rubbia, per chiedere a tutti i governi del mondo una riduzione della spesa militare globale pari al 2% di quanto speso da ciascuno di essi. Ma ecco che il richiamo ancora ad un 2%, questa volta riferito al PIL (Prodotto Interno Lordo) di ciascun paese coinvolto, è ricomparso. Ma con un obiettivo ben diverso ed in direzione opposta! Il 16 marzo scorso infatti, come riportato da Milex* (Osservatorio sulle spese militari - Rete Italiana Pace e Disarmo), in occasione della discussione alla Camera del cosiddetto “Decreto Ucraina”, è stato approvato a larghissima maggioranza (391 voti favorevoli e 19 contrari su 421 presenti) un ordine del giorno, proposto dalla Lega Nord e sottoscritto da PD, FI, IV, M5S e FdI, che impegna il Governo ad avviare l’incremento delle spese per la Difesa verso il traguardo del 2 per cento del Prodotto lnterno Lordo. Questo provvedimento significherebbe passare dagli attuali 25,8 miliardi di spesa annuale ad almeno 38 miliardi. Dai 68 milioni al giorno di oggi a ben 104. “La furbata di approfittare dell’emozione del momento…”, l’ha defi-
nita subito don Tonio Dell’Olio, di Pax Christi, tramite la sua quotidiana rubrica “Mosaico dei Giorni”. Ma dicendosi soprattutto scandalizzato, sì al pensiero di quanto meglio si potrebbero spendere quelle cifre, ma ancor di più dalla constatazione che “...tra la massa di coloro che hanno votato a favore ce ne sono moltissimi di quelli che gridano “Viva il Papa", ogni volta che ripete di ridurre la spese delle armi a favore di quelle sociali!”. E qualche giorno dopo, nel corso di un incontro con le rappresentanti del Centro Femminile Italiano, proprio papa Francesco ha confessato di essersi “vergognato” leggendo la notizia che un gruppo di Stati si era impegnato a “spendere in armi il 2% del PIL”. Una pazzia, l’ha letteralmente definita! Successivamente non sono mancati, seppure a livello individuale, pareri fortemente contrari ed espressi da appartenenti alle stesse realtà di governo che avevano votato quell’ordine del giorno. Ecco allora che, in vista della necessaria tenuta della maggioranza per il passaggio del decreto al Senato, si è ricordato che l’assunzione dell’impegno per il nostro Paese a giungere ad un livello di spesa in armi pari al 2% del PIL risaliva nientemeno che a sedici anni fa. Un accordo informale in ambito NATO del 2006 dei Ministri 10
della Difesa dei Paesi membri dell’Alleanza. Poi confermato e rilanciato al vertice dei Capi di Stato e di Governo del 2014 in Galles ed anche in occasioni successive. E, seppure come obiettivo da raggiungersi entro il 2024, mai era stato posto in discussione da nessuno dei governi nel frattempo succedutisi. A seguito poi dell’annuncio del Ministro di prorogarne al 2028 il traguardo, il 31 marzo e con voto di fiducia il “Decreto Ucraina” ha completato l’iter parlamentare, senza l’aggiunta di ulteriori ordini del giorno e con buona pace del rapporto tra spesa sociale e spesa per la Difesa. Rapporto che, per il momento quindi, continua a fregiarsi della definizione datagli da papa Francesco. E questo non può che rappresentare un ulteriore stimolo ai singoli ed alle realtà che su tali argomenti si trovano a condivedere i giudizi e le chiare indicazioni del pontefice. * https://www.milex.org/
Guerra e pace
Guerra e Informazione Sin dall’avvento dei primi mezzi di comunicazione di massa, il rapporto tra i media e le guerre è stato caratterizzato da un intenso legame di reciproca dipendenza; i mass media, infatti, hanno sempre trovato, almeno apparentemente, un terreno di sperimentazione e avanzamento delle proprie potenzialità nei vari eventi bellici diffusi. Il telegrafo ottico, primo mezzo moderno per l’accelerazione della comunicazione, fu inizialmente sperimentato nel pieno della Rivoluzione Francese, così come avvenne per il telegrafo elettrico di Morse, introdotto durante la guerra in Crimea, che vide, inoltre, la nascita della figura del corrispondente di guerra. A distanza di moltissimi anni e dopo molte guerre che hanno visto i media prendervi parte, a loro modo, è ora il turno della guerra europea: quella in Ucraina, quella più vicina a noi, che ci preoccupa molto più delle altre… Sono trascorsi più di cinquanta giorni dall’inizio di questo conflitto che tuttora rimane il conflitto maggiormente narrato dai media. Nella guerra tra Russia e Ucraina, è innegabile che l’elemento comunicativo sia assai centrale. Da un lato, Vladimir Putin, che ha plasmato la sua immagine sulla figura di un guerriero intenzionato a proteggere l’impero russo, mentre dall’altro, Volodymyr Zelensky che, riproponendosi come leader giovane e icona della battaglia, ha em-
patizzato con le masse occidentali; non manca occasione perché si presenti alla popolazione mondiale, spesso attraverso videomessaggi creati ad hoc per le sue richieste. L’informazione in Russia, poi, è senza dubbio “censurata”: a Mosca sono state bloccate oltre 30 redazioni indipendenti, e il meccanismo di censura è stato implementato dalla legge sulle fake news, che prevede tra l’altro, fino a 15 anni di detenzione per chi definisce l’operazione in Ucraina “una guerra” o “un’invasione”. Le edicole si rifiutano di rivendere giornali di testate indipendenti, perché timorosi di rappresaglie, e le proteste perdono di incisività in quanto la maggior parte dei manifestanti è già schedata dalla polizia. I media di carattere maggiormente filogovernativo sono le televisioni, mezzo che ancora raggiunge il più ampio numero di persone; di fatto, in Russia, solo chi riesce ad ottenere un VPN (Virtual Private Network), può accedere all’informazione alternativa. Tra le “vittime” di questa guerra di propaganda c’è quindi, anche, il buon giornalismo. Come dimostra una lettera, firmata da alcuni corrispondenti di guerra alcuni giorni fa e indirizzata all’opinione pubblica, ma passata pressochè in sordina. Tra le righe si leggono queste parole: “noi la guerra l’abbiamo vista davvero e dal di dentro. Proprio per questo non ci piace come oggi viene rappresentato il con-
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flitto in Ucraina…Siamo inondati di notizie ma nella rappresentazione mediatica i belligeranti vengono divisi acriticamente in buoni e cattivi…Ma non è così…Dobbiamo renderci conto che la guerra muove interessi inconfessabili che si evita di rivelare al grande pubblico. Inondati di notizie, ma nessuno verifica queste notizie. Chiariamo subito: qui nessuno sostiene che Vladimir Putin sia un agnellino mansueto. Lui è quello che ha scatenato la guerra e invaso brutalmente l’Ucraina. Lui è quello che ha lanciato missili provocando dolore e morte. Certo. Ma dobbiamo chiederci: è l’unico responsabile? Noi siamo solidali con l’Ucraina e il suo popolo, ma ci domandino perché e come è nata questa guerra. Non possiamo liquidare frettolosamente le motivazioni con una supposta pazzia di Putin. Notiamo purtroppo che manca nella maggior parte dei media (soprattutto nei più grandi e diffusi) un’analisi profonda su quello che sta succedendo e, soprattutto, sul perché è successo. Questo non perché si debba scagionare le Russia e il dittatore Putin dalle loro responsabilità ma perché solo capendo e analizzando in profondità questa terribile guerra si può evitare che un conflitto di questo genere accada ancora in futuro.”
Da US Acli S. Polo ASD
Un’entusiasmante giornata di gare per i ragazzi di Clara Signorelli
Giovedì 14 aprile il quartiere di Sanpolino è stato letteralmente invaso da automobili e pullman che hanno portato più di 1500 piccoli “campioni” di atletica, provenienti da tutta la provincia di Brescia, al campo comunale che è ormai in funzione da quasi un anno. Per tutto il pomeriggio, dalle 14,00 alle 22,00, si sono svolte moltissime gare in tutte le discipline e per le varie fasce di età. Anche i ragazzi iscritti ai corsi di pre-atletica gestiti dall’U.S. Acli S. Polo ASD hanno partecipato con entusiasmo alle gare in alcune discipline: lancio della pallina e corsa 50 m per i piccoli dai 6 ai 10 anni; salto in lungo, corsa 60 metri e vortex per quelli più grandi. È stata una festa per i piccoli atleti, ma anche per genitori, fratelli e sorelle, nonni e molti altri spettatori interessati alla bella manifestazione.
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Dal CdQ S. Polo Cimabue
C.d.Q. San Polo Cimabue
Emergenza Ucraina, iniziative di sensibilizzazione e di accoglienza di Fabio Basile Mai avremmo immaginato un orrore di queste dimensioni, un conflitto nella nostra Europa e non lontano da nostri confini territoriali, sono già passati 2 mesi e si prevede s duri addirittura fino a fine anno. Dallo sgomento per le notizie che ormai occupano i principali notiziari a qualsiasi orario siamo passati ai fatti o per lo meno a dare anche noi, come comunità, il nostro contributo. Ci siamo organizzati, abbiamo unito le forze, circoli Acli, unità pastorali e consigli di quartiere della zona est, per sensibilizzare l’opinione pubblica e per coordinare azioni concrete d’aiuto in soccorso della popolazione ucraina. Ecco quindi la prima iniziativa per lanciare un messaggio di pace, il 12 marzo alle 18,30 è stata costituita una “catena di luce” per dire no alla guerra. Una successione di persone con in mano una candela accesa, distribuita a tutti all'inizio del percorso, che una volta formata tra i quartieri di Caionvico e S. Eufemia, in un percorso di circa 3 chilometri, ha visto la partecipazione di centinaia di persone. E’ stata anche la prima occasione per raccogliere fondi da destinare all’accoglienza dei profughi. Successivamente, altre 2 iniziative hanno segnato questi 2 mesi dolorosi. La prima è stata la marcia della pace dal titolo “No alla follia della guerra”, organizzata dalla Tavola per la Pace Brescia Est, che per quattro chilometri dalla chiesa di Caionvico fino al convento francescano San Colle in Pietro di Rezzato, ha visto sfilare oltre mille persone per ribadire la contrarietà all’invasione russa dell’Ucraina e la solidarietà alla popolazione martoriata. L’altra iniziativa, dal titolo “San Polo sostiene l’Ucraina”, organizzata dal Consiglio di quartiere e dal Punto Comunità, si è svolta nelle giornate del 26 e 27 marzo. Durante questi due giorni sono stati raccolti alimenti e materiale sanitario da inviare, attraverso l’associazione di volontariato Domani Zavtra di Darfo Boario Terme, alle persone fuggite e a quelle che sono rimate nel loro paese. Sono state anche date le prime indicazioni alle famiglie per accogliere i profughi presso la pro-
pria abitazione e tante sono state le donazioni sia in contanti che con bonifico. Ma l’impegno in soccorso della popolazione vittima del conflitto non si fermato a queste iniziative. Un segno di accoglienza è stato dato anche dalla Parrocchia di Sant’Angela Merici. Infatti don Umberto e don Filippo hanno messo a disposizione un appartamento che un tempo utilizzato dalle suore e più recentemente proprio da don Filippo, ma che adesso, da circa 10 giorni, ospita una famiglia di sei persone provenienti dall’Ucraina. Per utilizzare le donazioni finora raccolte e quelli che varranno raccolti ed anche per coordinare i bisogni sia delle persone accolte nelle famiglie del nostro quartiere che presso l’appartamento messo a disposizione dalla parrocchia è stato costituito un gruppo composto da volontari Circolo Acli, Punto Comunità, Consiglio di Quartiere e Consiglio Pastorale. Il problema è principalmente l’alloggio, ma sono necessari anche generi alimentari e beni di prima necessità oppure di accompagnamento e orientamento verso i servizi del territorio. Parallelamente il gruppo è in contatto con le parrocchie e altre realtà della diocesi per valutare la possibilità di mettere a disposizione altri immobili, qualora fosse necessario. Stiamo assistendo ad un fenomeno migratorio senza precedenti ed è necessario il contributo di tutti! 13
Dal CdQ S. Polo Cimabue
La VIA della PACE “disegnata” dai bambini delle scuole del quartiere di Fabio Basile Presidente Consiglio di Quartiere S. Polo Cimabue
Venerdì 8 aprile i bambini delle classi quarte e quinte della scuola primaria Santa Maria Bambina e i più piccoli della scuola dell'infanzia Andersen di San Polo con i gessetti colorati hanno “scritto” messaggi di pace lungo la pista ciclabile che da via Cimabue porta a via Fiorentini a Sanpolino. L’iniziativa è nata dalla sollecitazione di un nostro cittadino ed è stata raccolta dal Consiglio di Quartiere che, insieme al Circolo Acli di San Polo, la Biblioteca di Quartiere Parco dei Libri, il Gruppo Secondamà, il Gaspolo e la preziosa collaborazione delle maestre dell’Istituto Comprensivo Est 1 hanno organizzato un momento di sensibilizzazione dei “più piccoli ai più grandi”, sul tema della Pace non solo in Ucraina, ma anche in tanti altri conflitti nel mondo, con la speranza che si possa
Dal cantiere Tintoretto di Fabio Basile Osservatorio Tintoretto
La demolizione della Torre Tintoretto è giunta positivamente a conclusione con l'abbattimento del lato ovest dell'edificio, molto critico per la prossimità delle abitazioni. Le modalità operative poste in atto e le implementazioni delle protezioni hanno limitato al massimo l'interferenza dei lavori con la vita quotidiana delle persone residenti. Terminata questa fase di abbattimento dell'edificio fuori terra, resta da attuare la demolizione del piastrone di fondazione in cemento armato della torre, per uno spessore di mt 1,20, che potrà essere avviata al termine della frantumazione e sgombero delle macerie presenti sull'area di cantiere, attività già in corso e in avanzato stato di esecuzione. Il materiale frantumato viene accatastato in cumuli dai quali saranno prelevati, secondo normativa, i campioni da avviare ai laboratori ufficiali per classificare il rifiuto e determinare il luogo di destino ossia se a recupero o a discarica. Questa fase di lavoro è previsto durare circa 2 mesi. Nelle prossime settimane il cantiere sarà prevalentemente interessato dalla movimentazione in uscita del materiale con una numerosa presenza giornaliera di mezzi di trasporto sui quali il Committente REDO si è impegnato ad attuare una attenta sorveglianza per non inquinare l'ambiente e non danneggiare la viabilità ordinaria. 14
I colori della nostra società
Democrazia in crisi... “mondiale” di Dante Mantovani Già in altre occasioni abbiamo avuto modo di sottolineare come la democrazia sia in grande crisi in quasi tutti i Paesi dell’Occidente; crisi che è diretta conseguenza della crisi della politica e dei partiti che la incarnano. Facile è constatare questo stato di crisi, non altrettanto semplice è individuarne le cause, ma solo individuando le possibili cause si potrà cercare di introdurre dei rimedi che la possano rimettere in sesto. Ovviamente, dimenticavo di premettere che la DEMOCRAZIA è il sistema di organizzare la società, tra quelli fino ad ora conosciuti e sperimentati, che meglio permette di dare concretezza a valori quali, la dignità di ogni persona, la libertà individuale e collettiva, l’uguaglian-za di ciascun membro di fronte alla legge. Ho tralasciato qualche valore? Sì, e l’ho fatto consapevolmente, perché quelli tralasciati siano proprio quelli che oggi le democrazie occidentali non sono più in grado di garantire, in primis la “GIUSTIZIA SOCIALE”. Con il fallimento dell’esperienza del socialismo (o comunismo) reale (che personalmente ho sempre ritenuto una falsificazione di quanto pensavano i filosofi del socialismo), fallimento simboleggiato dalla caduta del Muro di Berlino nel 1989, è rimasta solo l’ideologia del libero mercato, fino ad allora mitigata dalla realizzazione dello “Stato sociale” o “Welfare State”, cioè di uno Stato che, mitigando gli eccessi liberistici del mercato,
garantiva un certo livello di giustizia sociale mediante interventi fiscali e mediante servizi sociali in grado di redistribuire il reddito, diminuendo le diseguaglianze sociali. Lo Stato Sociale è stato sicuramente un tentativo di coniugare il concetto di libertà economica con le idee del socialismo. Tentativo in parte riuscito, in un certo arco di tempo, in molti Paesi dell’Occidente. Concetto di Stato Sociale di cui la Costituzione italiana è totalmente impregnata. È la fase in cui le democrazie occidentali hanno vissuto il massimo del loro splendore, pur con tutte le difficoltà che i più anziani conoscono bene. Cos’è avvenuto perché la democrazia andasse inesorabilmente in crisi? Negli anni ‘80/’90 è iniziato un processo di liberalizzazione dell’economia (neoliberismo), guidato da Margaret Thatcher in Gran Bretagna e da Ronald Reagan negli Stati Uniti, che ha “costretto” lo Stato ad abbandonare qualsiasi influenza sul sistema economico e a ridurre gradualmente anche gli interventi di Stato Sociale, le cui funzioni (sanità, trasporti, energia, comunicazioni….) sono cadute nelle mani del libero mercato che è diventato un “moloch” intoccabile al quale i governi devono soggiacere. Questo è stato il processo che ha portato alla straordinaria concentrazione delle ricchezze mondiali nelle mani di una ristrettissima cerchia di persone, provocando profonde iniquità all’interno degli Stati e 15
tra gli Stati. Gli elettori ha pian piano interiorizzato la consapevolezza che i Governi ed i Parlamenti democratici non hanno più alcuna influenza sui mercati globali e sulle economie nazionali. A determinare il benessere o il malessere economico dei cittadini non è più la democrazia, ma le intoccabili e onnipotenti oligarchie economiche che operano sui mercati finanziari mediante le speculazioni che abbiamo visto anche in occasione della guerra in Ucraina. Allo Stato è rimasta la leva fiscale che la Costituzione vorrebbe sia proporzionata alla capacità contributiva dei singoli cittadini (“Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”), ma negli ultimi due decenni la progressività è andata via via riducendosi, contribuendo ulteriormente a concentrare ricchezze nelle mani dei già benestanti. Da queste constatazioni, alla sfiducia nelle istituzioni democratiche, il passo è veramente breve ed infatti lo stiamo constatando. Si preferiscono allora derive populiste ed oligarchiche come purtroppo si stanno affermando in molti Paesi sia di giovane che di storica democrazia. Queste sono, a mio avviso, le cause principali della crisi della democrazia in Occidente. Ci saranno soluzioni per invertire la tendenza?
Fede, Chiesa e società
Una Chiesa in ascolto di Dante Mantovani
La Chiesa bresciana ha vissuto in questi ultimi due mesi un momento importante del Sinodo indetto da papa Francesco, dentro il quale si colloca anche il Sinodo indetto dalla Chiesa Italiana: il momento “dell’as-colto”. Sono stati realizzati 142 “Tavoli di ascolto”, gestiti da una ottantina di laici e laiche, “Missionari dell’ascolto”, con i quali sono state incontrate ed ascoltate 1505 persone. Un impegno non indifferente che dovrebbe servire a far scaturire auspici, indicazioni, aspettative, speranze, per un reale rinnovamento della Chiesa Cattolica. Non è ancora disponibile la sintesi di tutto questo lavoro che verrà inviata alla CEI insieme a quelle di tutte le diocesi italiane, ma siccome sul nostro territorio sono stati effettuati alcuni Tavoli dell’ascolto, abbiamo cercato di raccogliere alcuni degli elementi essenziali scaturiti dagli incontri. I Tavoli sono stati costituiti con l’obiettivo di incontrare esperienze diverse tra loro: persone praticanti, persone che hanno abbandonato la pratica religiosa, persone che non hanno mai frequentato, persone non credenti, ecc… Questo per poter raccogliere indicazioni provenienti da
mondi e da esperienze plurali. Le domande poste alle persone partecipanti ai Tavoli erano le seguenti: Quando hai vissuto un’esperienza bella, buona, accogliente, ospitale di Chiesa? Quali cambiamenti la Chiesa dovrebbe fare per rendere vivibile il Vangelo e camminare di più insieme agli uomini e alle donne del nostro tempo? Alla prima domanda, le risposte sono state molto varie ed anche significative: belle esperienze di Chiesa sono state fatte in associazioni e movimenti, incontrando preti/religiosi/laici con i quali si sono fatti percorsi o esperienze di fede importanti, esperienze forti di carità e di solidarietà verso i più fragili, esperienze liturgiche partecipate e coinvolgenti. Sono scaturite però anche esperienze negative che hanno influito pesantemente sui percorsi di fede personali: incontri con sacerdoti chiusi e incoerenti, esclusioni ed emarginazioni a causa di situazioni matrimoniali ritenute “irregolari”, incontri con esperienze religiose avulse dalla realtà quotidiana.
Anche alla seconda domanda le risposte sono state importanti: la Chiesa deve riportare il Vangelo al centro; meno liturgie vuote e più vita vissuta secondo il Vangelo; maggiore spazio ai laici e alle donne; meno clericalismo nella vita della Chiesa; meno regole e moralismi e più responsabilità alle coscienze formate; meno rigidità e giudizi e più misericordia; catechesi e omelie più vicine alla realtà quotidiana; promuovere più esperienze comunitarie costruendo relazioni significative tra le persone; “se i vescovi ed i preti fossero tutti come papa Francesco…”. Da quanto si è potuto percepire, anche dagli altri Tavoli dell’ascolto sparsi per la diocesi non sono scaturite esperienze ed aspettative molto diverse da quelle raccolte a S. Polo. Le indicazioni sono chiare e precise per cui ci si aspetta che i Sinodi in atto possano davvero porre la Chiesa in una prospettiva di vero e profondo rinnovamento per poter essere nuovamente strumento credibile di evangelizzazione alle persone di questa epoca storica.
Scrivete le vostre idee, le vostre proposte, le vostre critiche, le vostre osservazioni… a SanpoloPolis
sanpolopolis@gmail.com 16
Dal territorio Abbiamo chiesto all’Assessore ai Lavori Pubblici del nostro Comune di scrivere per SanpoloPolis alcune informazioni circa le opere pubbliche che in questo periodo si stanno realizzando sul nostro territorio. Lo ringraziamo per la disponibilita che dimostra sempre nei nostri confronti.
Si fa qualcosa sul nostro territorio? di Valter Muchetti
Ringrazio la Redazione di Sanpolopolis che mi dà, come sempre, l’occasione per aggiornarvi su alcune interessanti iniziative che coinvolgono la zona est della nostra città. Dopo il lungo e difficile periodo di pandemia che abbiamo vissuto, stiamo lentamente cercando di tornare alla normalità e come grande è stata la paura e lo smarrimento che abbiamo attraversato, così, forte è il desiderio di riappropriarci della nostra quotidianità ricominciando a guardare al domani e ponendoci nuovi obiettivi. 1. Certamente l’arte è uno dei canali che più si addice a questo processo di rinascita e di evoluzione e, come molti di voi avranno già potuto vedere, nelle giornate fra il 22 e il 24 aprile si sono svolti i lavori di decorazione dei piloni della Metropolitana; l’intervento rientra nei progetti del Festival “Link Urban Art” ed è ideato dall’Associazione True Quality, in collaborazione, fra gli altri Enti, con il Comune di Brescia; la manifestazione è stata ed è, in tutte le sue declinazioni, un’importante occasione di rigenerazione urbana e ha visto, nel corso delle 6 edizioni, l’avvicendarsi di 40 artisti a livello internazionale. Quest’anno, in concomitanza con la conclusione del tratto di pista
ciclabile che porta da Via Cerca a Via Serenissima, i 12 piloni compresi in quel tratto sono divenuti bellissime opere di arte urbana, aggiungendosi a quelli già realizzati e costituendo una galleria a cielo aperto lunga più di un Kilometro, realizzata da artisti provenienti dall’Italia, dalla Bulgaria e dall’Austria. 2. Sempre in un’ottica di rivalutazione del territorio, sono stati avviati i lavori per la realizzazione del giardino pubblico in via Alberti che si concluderanno a giugno e che vedranno il recupero e il riordino di un’area verde con la creazione di percorsi pedonali illuminati e aree di sosta con panchine e giochi per i bambini. 3. Colgo anche l’occasione per informarvi che sono iniziati i lavori di recupero di Corso Bazoli che, oltre agli interventi previsti sul verde e asfaltature, vedrà anche la realizzazione della pista ciclabile. Concludo con il recupero dell’ex Arici Sega anticipandovi che nel mese di maggio ci sarà il primo step che prevede l'abbattimento di un a parte dell'edificio (non quello storico) per permettere alla Cooperativa Fraternità Giovani di poter proseguire con la realizzazione di un 17
nuovo edificio più funzionale ed adeguato alle loro necessità. 4. Il primo passo di un cantiere importante che impegnerà somme consistenti (circa 10 milioni di euro di investimenti), ma che permetterà una vera e propria rigenerazione di un ambito cittadino abbandonato da circa 20 anni; nei prossimi mesi si completerà l’iter amministrativo e la redazione, ne sono certo, ve ne darà conto nelle prossime edizioni. Sono sempre lieto di potervi riferire su ogni tassello aggiunto, a volte anche piccolo, e sui nuovi obiettivi che riusciamo a raggiungere; sono risultati che vanno a consolidare l’impegno che ho preso da tempo con la mia città, Brescia, e che vedo in continua, positiva, evoluzione; un progetto e un impegno civico che mi vede ogni giorno coinvolto, insieme a voi, come amministratore ma anche come cittadino, nei confronti dell’intera comunità.
La cultura “LA POESIA E’ L’ UNICA PROVA CONCRETA DELL’ ESISTENZA DELL’ UOMO”
IL TOPO DI BIBLIOTECA
Luis Cordoza y Aragòn
di Ernesto Paroli
poeta di La Antigua - Guatemala
… Libera l’anima mia dalla spada e il mio amore dal potere del cane …
Salmo 21
LA PRATERIA IL CANE E LA COLLINA Montana, 1924. Nella vasta prateria disabitata, sorge il ranch più grande dell’intera valle. Sullo sfondo una collina rocciosa. Qualcuno ci vede la forma di un cane in corsa. E’ il ranch dei fratelli Burbank. I loro anaffettivi genitori, due signori con “esigenze” di raffinata mondanità, si sono trasferiti in un hotel di Salt Lake City lasciando ai figli la gestione di questo ranch smisurato che è l’invidia di tutti gli allevatori del vicinato. Phil e George Burbank, condividono tutto da oltre quarant’anni, ma non potrebbero essere più diversi. Phil si occupa delle mandrie e del personale, George invece si occupa dell’amministrazione. Alto e spigoloso, Phil ha la mente acuta, le mani svelte e la spietata sfrontatezza di chi può permettersi di dire sempre ciò che pensa. Ha studiato al college, è una persona colta anche se dai suoi modi non si direbbe. George, al contrario, non è brillante, è massiccio e taciturno, del tutto privo di senso dell’umorismo, ma è buono e sensibile. Sono talmente legati che dormono ancora nella loro stanza di ragazzi, in due lettini di ottone. Chi conosce bene Phil ritiene uno spreco che un uomo tanto brillante, uno che avrebbe potuto fare il medico, l’insegnante o l’artista, si accontenti di mandare avanti un ranch. Phil veste come un qualsiasi bifolco, salopette e camicia di cotone azzurra, non si lava molto, usa la stessa sella da vent’anni e vive nel mito di Bronco Henry, un cow boy, il migliore di tutti, colui che, anni prima, gli ha insegnato l’arte di intrecciare corde di cuoio grezzo. George invece, riservato e insicuro, si accontenta di esistere all’ombra di Phil senza mai contraddirlo, senza mai mettere in dubbio la sua autorità. Ogni autunno i due fratelli conducono alla vendita un migliaio di manzi per venticinque miglia, fino ai recinti del piccolo insediamento di Beech, dove si fermano a pranzare al Mulino Rosso, una modesta locanda gestita dalla vedova di un medico morto suicida anni prima. L’aiuta suo figlio Peter, un ragazzo delicato e sensibile che, ovviamente, viene preso di mira dai mandriani e dallo stesso Phil. Tutto si complicherà quando George e la vedova si sposano e col figlio, andranno a vivere al ranch. Perché Phil vive il matrimonio del fratello come un tradimento e, proprio come il «cane sulla collina» lanciato all’inseguimento della preda, non darà tregua a Rose, a Peter e anche al suo amato George, animato dall’odio nella sua forma piú pura: l’odio di chi invidia. Delusione, senso di tradimento, invidia, generano in Phil un astio tanto letale quanto spietato perché entra in gioco anche un sentimento sempre taciuto e tenuto accuratamente nascosto ma che Peter, il figlio bistrattato della moglie di George, forse intuisce e lo spinge ad agire. Jane Champion, la famosa regista neozelandese, da questo magnifico romanzo, ha tratto un altrettanto magnifico film che, ultimamente, le è valso l’Oscar per la miglior regia. E’ raro che film e romanzo mantengano lo stesso livello. A volte prevale il film. Chi non ricorda ad esempio “2001 Odissea nello spazio” film epocale di Stanley Kubrik, ispirato ad un piccolo racconto di Artur C. Clark. Ma molto più spesso è la letteratura a prevalere sull’esperimento filmico. Perché la parola è più evocativa e incisiva delle immagini, che faticano ad esprimere il non detto. Talvolta il regista, pur mantenendone la struttura narrativa, ne muta i particolari al punto che l’opera cinematografica risulta essere assai diversa dal racconto cui si è ispirata. Ne è un esempio il recente “Tre piani” di Nanni Moretti rispetto al romanzo di Eshkol Nevo. Bello il film, bello il romanzo, ma due cose diversissime. Nel caso di questa opera, invece, siamo di fronte a due capolavori che raccontano meravigliosamente, anche se con modalità loro proprie (con la parola e con l’immagine) vuoi per la splendida prosa del testo, rigorosa ed essenziale, vuoi per le immagini, altrettanto limpide ed essenziali, gli stessi problemi, le stesse emozioni, gli sguardi, gli stessi conflitti, le stesse atmosfere e il dramma che si svolge nella vallata del ranch dei Burbank sovrastata dalla collina a forma di cane in corsa.
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La cultura
PER SENTITO DIRE di
Ernesto Paroli
E’ IL CINEMA BELLEZZA “Sono intelligente quando mi serve. Ma alla maggior parte degli uomini non piace” Marilyn Monroe in “Gli uomini preferiscono le bionde”
1953
Anna Politkovskaja – LA RUSSIA DI PUTIN - Adelphi «Siamo solo un mezzo, per lui. Un mezzo per raggiungere il potere personale. Per questo dispone di noi come vuole. Può giocare con noi, se ne ha voglia. Può distruggerci, se lo desidera. Noi non siamo niente. Lui, finito dov’è per puro caso, è il dio e il re che dobbiamo temere e venerare. La Russia ha già avuto governanti di questa risma. Ed è finita in tragedia. In un bagno di sangue. In guerre civili. Io non voglio che accada di nuovo. Per questo ce l’ho con un tipico čekista sovietico che ascende al trono di Russia incedendo tronfio sul tappeto rosso del Cremlino». Un testo profetico: già nel 2004. l'autrice vi racconta la vita nella moderna Russia, sotto il dominio di Vladimir Putin, allora agli esordi del suo lungo e incontrastato potere. Due anni dopo Anna Politkovskaja verrà ritrovata morta: un colpo di pistola alla testa la uccide, il 7 ottobre 2006, nell'ascensore di casa sua a Mosca. Il mandante è tuttora sconosciuto. Ma si sa chi è. Tutto il materiale delle inchieste che stava svolgendo (soprattutto quello relativo alla invasione della Cecenia) viene fatto sparire. Gino Strada – UNA PERSONA ALLA VOLTA - Feltrinelli «Fa il dutur l'è minga un laurà, diceva mia madre, l'è una missiùn. Un'esagerazione? Non so.» Una missione. Gino Strada scopre di essere un chirurgo, Una passione che l'ha portato lontanissimo. Gli ha fatto conoscere la guerra: in Pakistan, in Etiopia, in Thailandia, in Afghanistan, in Perù, in Gibuti, in Somalia, in Bosnia, dedicando tutta l'esperienza in chirurgia di urgenza alla cura dei feriti. Poi nel 1994 nasce Emergency, che arriva in Iraq, in Cambogia e in Afghanistan, dove ad Anabah, nella Valle del Panshir, viene realizzato il primo Centro chirurgico per vittime di guerra. Questo libro racconta l'emozione e il dolore, la fatica e l'amore di un’ avventura di vita, che ha portato Gino Strada a conoscere i conflitti dalla parte delle vittime. In ognuna di queste pagine risuona una domanda radicale e profondamente politica, che chiede l'abolizione della guerra e il diritto universale alla salute. IL TALENTO DEL CALABRONE Film di Giacomo Cimini con Sergio Castellitto - in streaming C’è un dj di successo in una radio commerciale che riceve telefonate nella sua trasmissione della notte. Una però è particolare: un uomo sostiene di volersi suicidare e di farlo con una bomba che ucciderà altre persone. Per dimostrare che non è uno scherzo, fa saltare in aria un piano di un grattacielo della città. Se la radio smette di andare in diretta, lui farà saltare la seconda bomba, perché devono ascoltarlo tutti: ha qualcosa da dire. Intanto le forze dell’ordine cercano di tracciarlo ingaggiando una lotta informatica, tecnica e di furbizia. Questo thriller di parole e voci, tutto in una stanza e in una macchina (più o meno) è stato girato quasi interamente al chiuso e non ha nulla di americano. Così, quando si arriva al gran finale, alle risposte: perché agisce così? Come mai ha chiamato proprio quella radio? Che cosa vuole dimostrare? Perché non si 19
Giornate per riflettere
Il 2 aprile è stata la Giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo di Elisa Lavanga Vorrei raccontare con gli occhi di una mamma o di un papà cosa vuol dire l’autismo a chi nella vita ha avuto l’occasione di incontrare un bambino affetto da questo particolare disturbo. Faccio questo trafiletto per contribuire ad aiutare tanti papà e mamme che nel loro intimo sono confusi, preoccupati, speranzosi e talvolta si sentono soli nell’affrontare un percorso che ti cambia radicalmente la vita e le tue abitudini nell’approccio della vita di ogni giorno. Non sono un medico, nè psicologa, ho studiato, ho avuto un’esperienza che ritengo utile e preziosa, quello che voglio fare è semplicemente condividere dei pensieri che vogliono essere ricchi di speranza, di ottimismo e che possono contribuire a capire una piccola parte dell’autismo.
forme di autonomia e magari in futuro opportunità professionali artistiche o sportive fuori dal comune. L’obiettivo è quello di richiamare l’attenzione di tutti sui diritti delle persone con sindrome dello spettro autistico e delle loro famiglie. Bisogna accrescere il livello di conoscenza e quindi di consapevolezza sul tema dell’autismo e di contribuire alla riflessione favorendo la qualità dell’inclusione sociale. In Italia si stima che un bambino su 77 (età 7/9 anni), presenti un disturbo di spettro autistico con prevalenza maggiore nei maschi: i maschi sono 4 volte in più rispetto alle femmine. Questa stima nazionale è stata effettuata nell’ambito del “Progetto Osservatorio per il monitoraggio dei disturbi dello spettro autistico“, istituito nel 2016; coordinato dall’Istituto superiore di sanità e dal Ministero della salute.
Osservazione: bisogna guardare quali abilità può sviluppare nel bambino, cercate di proporre sempre cose nuove senza sosta, perché questo?
Non chiudiamo la porta alla conoscenza bensì accendiamo una luce blu, tutti dobbiamo fare una piccola parte!
Perché qualcuna di queste cose potrebbe stuzzicare le sue abilità di memoria, fisiche, intellettive e sviluppare competenze fuori dal comune.
Speciali sono i bambini autistici così come gli uccelli sono diversi nei loro voli, tutti però hanno il diritto di volare!
Sono cose che possono dare a lui nuove 20
Noi ed il computer
La “nuova” frontiera della firma, senza la firma Sempre più frequentemente, per effettuare un’operazione allo sportello, al computer, tramite uno dei dispositivi digitali (smartphone/tablet) o telefonicamente si fa uso di consensi che, sotto varie forme, stanno via via sostituendo la più classica firma autografa sui fogli di carta, effettuata utilizzando uno strumento di scrittura ad inchiostro. Le firme con valore consensuale possono essere: -Autenticazione a due fattori: piuttosto recente, offre un livello di sicurezza superiore sia per chi offre un servizio che per chi lo riceve (accesso a piattaforme social o mail o profili personali o attivazione di finanziamenti online) perché, oltre alla classica identificazione tramite nome utente e password, si riceve un codice monouso sul proprio telefono cellulare che andrà inserito entro brevissimo tempo per confermare di essere proprio noi ad avere effettuato un tentativo di accesso (oppure una notifica a cui rispondere affermativamente); -Biometrica: si raccoglie, con uno scanner apposito, l’impronta digitale o il volto o la retina. È più una forma di riconoscimento della persona per lo sblocco di dispositivi, in sostituzione del badge lavorativo o per incrementare la sicurezza in ambiti molto delicati; -PIN: è spesso utilizzata per la conferma di operazioni bancarie tramite
“app” su smartphone/tablet, al POS per completare un pagamento in esercizio commerciale o all’ATM per il prelievo o versamento di contanti od assegni; -Video: per la stipula di contratti in autonomia (finanziamenti, attivazioni SIM, creazione Identità Digitale SPID con alcuni Gestori nella maggior parte dei casi) si può (se previsto dalla procedura) registrare un video con il proprio dispositivo con esattamente le caratteristiche richieste ed inviarlo quale prova evidente di volontà di attivare un Servizio esclusivamente personale; -Firma con penna ottica o Dito: probabilmente una delle forme più diffuse negli sportelli Bancari, Postali, della Pubblica Amministrazione (ed Enti collegati) ma anche in ambiti di professionisti e delle consegne a domicilio. Si effettua una firma autografa che però viene registrata digitalmente per l’approvazione di un servizio richiesto e/o erogato; -Vocale: è un tipo di firma elettronica che utilizza l'accordo verbale registrato di un individuo al posto di una firma scritta a mano. È considerato giuridicamente vincolante sia nel settore privato che in quello pubblico a determinate condizioni. Una firma vocale può anche essere definita firma telefonica. Le firme vocali sono legalmente applicabili con l'aggiunta della certezza dei ter21
mini. La certezza dei termini documenta che entrambe le parti contraenti accettano le affermazioni "Accetto". Possono eliminare il lungo processo che di solito comporta la stampa, la distribuzione e l'attesa dei documenti firmati restituiti. A loro volta, le organizzazioni vedono aumenti reali nella qualità del servizio clienti, nei livelli di sicurezza dei dati. Sfortunatamente, le firme vocali possono essere utilizzate in modo improprio con conseguenze potenzialmente negative. Un esempio è il “riesci a sentirmi?” truffa telefonica in cui la vittima viene registrata rispondendo "sì" a una domanda a cui molto probabilmente verrà data risposta affermativa. La risposta affermativa viene quindi unita a un altro file audio e utilizzata come firma vocale per autorizzare le accuse all'insaputa della vittima. Quante persone raggirate nella loro buona fede si sono viste cambiare i contratti delle proprie utenze domestiche! L’invito è dunque quello a stare attenti, per evitare di diventare vittima di truffe con firma vocale: per esempio, riagganciare immediatamente se una chiamata inizia con "Mi senti?", fare attenzione a qualsiasi domanda di un interlocutore sconosciuto che richieda la risposta "sì" o ignorare direttamente le telefonate in arrivo da numeri sconosciuti.
I colori della nostra società
Realtà virtuale o reale di Giorgio Pellegrino
Lo spunto per questo articolo, me l’ha dato un episodio di cronaca nera avvenuto a Roma in questi giorni. Due ragazzi minorenni hanno sequestrato un loro coetaneo e hanno abusato di lui. Non contenti, si sono recati a casa sua, dove hanno violentato anche la madre. “Orgogliosi” della bravata, hanno filmato tutta la scena con il telefonino mettendolo in rete. Così facendo hanno permesso, inconsapevolmente, alle Forze dell’Ordine di risalire a loro. Si sono giustificati dicendo che “volevano solo divertirsi”. Questo non è che uno dei recenti e, purtroppo non penso l’ultimo, avvenimenti in cui i ragazzi confondono la realtà virtuale in reale, senza confini fra l’una e l’altra. Nel 1971, il film “Arancia Meccanica” di Kubrich veniva accusato di incitare alla violenza, ma non è niente in confronto ai filmati reali che adesso diventano di dominio pubblico. Alcuni giochi virtuali sono talmente realistici da essere confusi, da chi li usa, con la vita di tutti i giorni. I furti, le violenze, gli atti di bullismo e persino gli omicidi, vengono filmati senza farsi scrupolo dei sentimenti delle vittime. Vengono resi pubblici e ostenta-
ti come gli antichi trofei di guerra. In molti casi la presenza in “rete” di questi abusi ha spinto al suicidio le vittime. La colpa, forse, è anche del sistema. Per due anni i ragazzi sono stati lasciati in balia di loro stessi davanti al computer, impegnati con la DAD. Questo comportamento obbligato ha provocato molti danni alla psiche degli adolescenti, togliendo gli anni della gioventù e vanificando le relazioni con i coetanei. Il costante ricorso all’utilizzo incondizionato dei social ha comportato altre conseguenze, alle quali si cerca adesso di rimediare. Come l’antico detto “si chiude la stalla dopo che i buoi sono scappati”, vengono emanate disposizioni in tal senso. Dall’obbligatorietà della prova scritta agli esami di maturità, per verificare la corretta forma di scrittura nei ragazzi, abituati solo alle sigle dei messaggi (TVB, XCHE’, KI, CMQ ecc.), al bonus governativo quale parziale rimborso alle famiglie che hanno dovuto ricorrere agli psicologi per attutire il disagio giovanile. Penso comunque che sia opportuno un maggiore controllo da parte dei genitori su quello che guardano i ragazzi…
Il Circolo ACLI S. Polo organizza per
Sabato 7 Maggio alle ore 15,00 una visita guidata alle chiese di
San Clemente e San Cristo Ingresso con guida € 6.00 a persona Iscrizioni presso il Circolo ACLI S. Polo—via Cimabue 271 22
A voi la parola... Pubblichiamo a stralcio questa lettera relativa all’articolo pubblicato sullo scorso numero di Sanpolopolis con il titolo “Cari no vax, quanto ci costate”. Contrariamente al solito, abbiamo optato per una pubblicazione non integrale del testo a causa sia della sua lunghezza eccessiva - per essere una lettera - sia della presenza nel testo di temi ulteriori rispetto a quelli - criticati dagli estensori - presenti nel nostro articolo. Segnaliamo peraltro che la Redazione dissente dall'approccio complessivo alla materia adottato nel documento, non condivide buona parte dei contenuti ivi esposti. Abbiamo tuttavia convenuto di non rispondere già su questo numero alle considerazioni degli estensori perchè non ci sembra opportuno un “botta e risposta” sul modello dei “talk show” televisivi, che inducono alla rissa verbale. Ci riserviamo perciò di riprendere il tema, chiaramente divisivo, in modo argomentato e rigorosamente scientifico. E lo faremo, come è costume della redazione, mediante riflessioni pacate e meditate - libere da polemiche che non servono a niente e a nessuno - ma non per questo meno ferme. La Direttrice a nome della redazione
Lettera alla Redazione a proposito di “no-vax” Non siamo no vax… siamo no questo vax! Direi meglio free vax. E siamo anche no green pass! Così, a scanso di equivoci, dichiariamo da subito da che parte stiamo. Ringraziamo per questo spazio. Vorremmo prendere spunto dall’articolo pubblicato sul Sanpolopolis precedente per proporre alcune riflessioni. Aveva come titolo “Cari no vax, quanto ci costate”. Ci è sembrato perfettamente in linea con il pensiero unico del paese, quello di tutti i tg e del 99 % dei giornali. Si continuano a citare dati su terapie intensive e morti causati dal quel 10% di popolazione che ha deciso di non sottoporsi all’inoculazione di un siero sperimentale. Non siamo medici, ma siamo attenti ai numeri. Se nel nostro paese nel quale il 90 % della popolazione si è vaccinata, conta gli stessi morti in rapporto alla popolazione, della Polonia e dell’Ucraina in cui le persone vaccinate sono rispettivamente il 58% e il 30%, sarebbe opportuno che il CTS, anche se ormai non più in carica, ci dicesse qualcosa a riguardo. Essere contro questo vaccino non è sinonimo di complottismo e tanto meno di negazionismo: non neghiamo il covid, e nessuna morte, ma ci chiediamo se, con un reale confronto tra esperti, doveroso sempre e soprattutto in una situazione sconosciuta, e non seguendo il pensiero unico, tante vite potevano essere salvate e tanti obblighi e restrizioni evitati. Qualcuno ci dica cosa è successo realmente! Esiste la possibilità che la scelta del vaccino non fosse l’unica soluzione per uscire dalla “pandemia”? Perché non puntare sulle cure? È proprio di questi giorni la comunicazione del comunicato scientifico americano che ha abilitato la cura al plasma iperimmune
del professor De Donno. A marzo 2020 il professore di Mantova era stato ridicolizzato, smentito da AIFA e ISS: lui salvava vite, loro lo discriminavano fino a portarlo al gesto estremo. E perché continuare a negare le reazioni avverse da vaccino, numerosissime le segnalazioni, che purtroppo non rientrano nei dati ufficiali perché non è stata attivata un’adeguata farmaco-vigilanza attiva, reazioni anche gravi, morti liquidate con una semplice “nessuna correlazione”. Con le ultime varianti poi ognuno di noi ha dovuto fare i conti con il contagio. È emersa ancora in maniera più evidente che, qualunque sia il tuo stato, inoculato o no, la contagiosità al virus è stata trasversale… e non tutti i non inoculati finiscono in terapia intensiva. A tal proposito vorremmo ricordare che molti medici “disobbedienti” hanno bypassato il protocollo “tachipirina e vigile attesa” e attivato le Terapie domiciliari precoci che hanno curato e guarito a casa GRATUITAMENTE, tantissimi pazienti. Non sono Guru, ma medici che hanno agito secondo scienza e coscienza! […] Per quanto riguarda i costi, ricordiamo che è la stessa classe politica che sta decidendo di alzare la spesa militare fino al 2 % del PIL che ha portato al collasso, a forza di tagli, il nostro sistema sanitario. Un sistema sanitario che non ha mai avuto un piano pandemico e che collassa con 4000 persone in terapia intensiva (oggi i numeri sono intorno ai 400 posti occupati) su una popolazione di 60.000.000 di persone, è un sistema malato. […] Roberto Pezzotti e Simona Castelli 23
Dal territorio
Il CoLab Torre Cimabue, un ponte fra la comunità locale e i Servizi specialistici Nel mese di marzo si è concluso il Progetto Recovery.Net finanziato da Fondazione Cariplo che ha visto numerosi partner lavorare insieme per più di tre anni sui temi della salute mentale. Il capofila di questo progetto era la ASST Spedali Civili di Brescia che si è impegnata per riuscire a garantire la continuità di quelle azioni che si sono dimostrate maggiormente efficaci e apprezzate dai cittadini. Stiamo parlando del progetto del CoLab di Torre Cimabue che, aperto nel mese di ottobre del 2021, è stato un luogo di incontro, approfondimento e formazione sui temi del benessere personale e della salute mentale che ha anche favorito l’incontro con numerose realtà del territorio con le quali, spesso, è nata una collaborazione e uno scambio di competenze. Ad oggi sono più di 350 le persone che hanno frequentato il CoLab e
molte di queste hanno contribuito a progettare nuove iniziative per una proposta che è in continua evoluzione proprio grazie al contributo di tutti. Partendo da questa esperienza la Direzione SocioSanitaria, la Direzione del Dipartimento di Salute Mentale e delle Dipendenze dell’ASST Spedali Civili e il Comune di Brescia hanno unito le proprie forze e, grazie all’approvazione da parte dell’Organismo di Coordinamento per la Salute Mentale e per le Dipendenze della ATS di Brescia, è stato possibile ottenere il riconoscimento del CoLab Torre Cimabue da parte di Regione Lombardia come "progetto innovativo" nell’ambito della salute mentale e quindi di ricevere le risorse necessarie alla continuazione dell’esperienza. A queste si è aggiunto, oltre alla preziosa collaborazione del Comune di Brescia che ha confermato la dispo-
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nibilità e il mantenimento degli spazi di via Cimabue, un importante sostegno da parte della Fondazione Bonicelli Reggio-Pederzani (parte della Congrega della Carità Apostolica della nostra città) che sarà utilizzato in modo specifico per i familiari delle persone con disagio psichico. Tutto ciò permette di proseguire questa esperienza di vicinanza alle persone, per promuovere la salute mentale di tutti; un luogo che è un ponte fra la comunità locale e i Servizi specialistici, un ponte a doppio senso di marcia perché è importante avvicinare i cittadini ai temi del benessere personale ma è anche importante offrire opportunità, a chi soffre di un disagio psichico, per essere accolti ed integrati nel proprio contesto di vita.
Dal territorio
Le proposte del CoLab Torre Cimabue Info-point Spazio informativo aperto a chiunque voglia conoscere il CoLab, ricevere materiale informativo, incontrare lo staff. Tutti i martedì, dalle 14 alle 18, con accesso senza prenotazione.
Sportello di accoglienza per familiari di persone che soffrono di un problema di salute mentale Per incontrare e confrontarsi con un Familiare Esperto per Esperienza, un operatore e un Utente Esperto per Esperienza e ricevere informazioni sulle opportunità rivolte ai familiari. Tutti i martedì dalle 16 alle 18, con accesso senza prenotazione.
Armonicamente Spazio di incontro e dialogo, dedicato e gestito dai pazienti.
Menteserena Luogo di libero scambio tra operatori, pazienti, familiari e tutti quanti hanno a cuore il tema della salute mentale, per condividere informazioni, esperienze, pezzi di vita.
"Tutti dentro Tutti fuori: sfida all’ultima domanda, per chi pensa che la salute mentale sia solo degli altri" Gioco da tavolo che facilita il confronto sui temi della salute mentale; giocare può essere un mezzo per sensibilizzare, veicolare notizie e strategie utili al benessere e per scardinare pregiudizi, in un modo divertente e alla portata di tutti.
Officina Serendippo Per lo scambio di idee, pensieri, saperi ed esperienze personali. Un gruppo in cui si parla di salute mentale per costruire “Serendippo”, la trasmissione che va in onda da sei anni su Radio Onda D’Urto.
Gruppo mappatura dinamica Ogni lunedì dalle 14 alle 16, aperto a operatori, utenti, familiari, il gruppo, tramite colloqui e interviste ai referenti di realtà individuate sul territorio, ricerca opportunità utili per vivere la vita al meglio delle proprie capacità e aspirazioni. Incontro di co-progettazione: finalizzato ad organizzare le proposte del mese successivo.
Per prenotarti alle attività, scrivi al numero 320 6058157 La partecipazione è gratuita, è richiesto green pass rafforzato e mascherina FFP2 25
Punto Comunità San Polo Cimabue Via Cimabue 271 – 25134 Brescia Telefono 030 2311303 – Cellulare 3476602343 puntocomunitasanpolocimabue@gmail.com www.aclisanpolo.it
Sportello
Cosa offre
Apertura
Patronato
Il Patronato ACLI offre un servizio di assistenza, in buona parte gratuito, a tutti i cittadini, lavoratori dipendenti ed autonomi, pensionati in materia di: pensioni di ogni tipo, assegni al nucleo familiare, invalidità, assistenza sociale…
Per appuntamento, telefonare il lunedì dalle 10,30 alle 12,00 al 3474739458
Servizio Fiscale
Il servizio fiscale per l’assistenza nella compilazione dei Modelli 730 e Unico (ex 740) e per le dichiarazioni e versamenti IMU, viene gestito in collaborazione con la società provinciale “ACLI Servizi Brescia s.r.l.” e con il CAAF ACLI. Per qualsiasi problema di carattere fiscale – ISEE – Modello RED -Assegno di maternità – Bonus elettrico, gas, idrico – Modulo postale per Carta Acquisti – IMU e TASI nei periodi di scadenza
Per appuntamento, telefonare il mercoledì dalle 15,00 alle 17,00 allo 030 2311303
Sportello InformaLavoro
Microcredito Sportello “Donna e famiglia” Sportello Volontariato Sportello “Brescia la mia nuova casa”
- Compilazione e aggiornamento del Curriculum Vitae - Lettera di presentazione - Aiuto nella ricerca di offerte di lavoro ed invio CV - Segnalazione di corsi di formazione professionale - Accompagnamento, supporto e informazione a chi è in cerca di lavoro - Orientamento riguardo ai problemi del lavoro Istituito dalla Caritas Zonale, il micro credito è finalizzato a sostenere l'avvio di un'attività imprenditoriale o per far fronte a spese d'emergenza da parte di persone in difficoltà economica, generalmente escluse dalla finanza ufficiale
Per appuntamento, telefonare il lunedì dalle 15,00 alle 16,00 o martedì dalle 9,00 alle 10,00 allo 030 2311303 Per appuntamento, telefonare il lunedì dalle 10,00 alle 13,00 al 3332610972
Mercoledì 15.00 – 16.00
Ascolto, informazione, orientamento ed eventuale accompagnamento delle donne per qualsiasi problema di disagio e di bisogno Problemi riguardanti i minori
(senza appuntamento)
Informa e orienta le persone che desiderano mettere a disposizione alcune ore per fare volontariato, sulle opportunità sul territorio e a livello cittadino
Mercoledì 15.00 – 16.00
Raccoglie bisogni abitativi di cittadini e famiglie
(senza appuntamento)
Mercoledì 9.00 – 12.00 Per appuntamento: puntoascoltoest@mekabs.it
Sportello Reclami e Proposte Sportello Covid e SPID
Raccoglie segnalazioni di problemi riguardanti il territorio Trasmette le segnalazioni agli uffici ed enti competenti Segue i problemi segnalati fino alla loro conclusione Informa sull’iter delle pratiche attraverso Sanpolopolis Aiuta nella prenotazione online delle vaccinazioni anti-Covid19 Aiuta nelle procedure per l’acquisizione dello SPID
Venerdì 18.00 – 19.00 (senza appuntamento)
Venerdì 10,00 – 12,00 (senza appuntamento)
Tutti gli sportelli, oltre al loro ruolo specifico, informano, indirizzano e orientano correttamente verso gli uffici e gli Enti competenti a dare risposta ai vari bisogni e problemi di persone e famiglie 26
EDITORIALE
Basta guerre! Davvero, però! di Dante Mantovani Non so se all’uscita del n. 133 di SanpoloPolis, la guerra in Ucraina sarà finita, di sicuro non saranno svanite dalla nostra mente le immagini delle sue atrocità: atrocità che in quell’area si sono consumate fin dal 2014 nell’indifferenza totale, atrocità che si stanno consumando in questa assurda invasione russa e che continueranno a consumarsi chissà per quanto tempo. Qualsiasi compromesso si raggiunga per il cessate il fuoco, ci sarà sempre qualcuno insoddisfatto e/o sconfitto che continuerà ad usare le armi, giunte a fiumane in quel Paese, per far sentire/imporre le proprie “ragioni”. Atrocità che stanno suscitando un orrore che mi sento però di definire “ipocrita”, perché da sempre, da che mondo è mondo, la guerra porta con sé qualsiasi tipo di atrocità. La guerra è per definizione atroce, perché tutti i contendenti vogliono vincerla e per raggiungere l’obiettivo si utilizza qualsiasi mezzo. Gridare ai “crimini di guerra” è una vera ipocrisia, perché la guerra è di per sé un “crimine”. Bombardare un condominio o una scuola o un ospedale o case con chi ci sta dentro, è forse un crimine inferiore a quello di fucilare dei civili? Dentro in quegli immobili non ci sono forse civili? Allora, diciamolo con tutta la nostra forza: la guerra è un “CRIMINE” e come tale deve essere cancellata dalla faccia della terra, ma per farlo occorre creare le condizioni favorevoli perchè questo avvenga. Qualcuno, in qualche angolo del mondo, fino ad ora, si è forse posto in questa prospettiva e per questo obiettivo ha operato? Se si escludono singoli personaggi illuminati (difficilmente dei governanti) ed alcuni sparuti movimenti pacifisti sparsi in
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tutto il mondo, ma purtroppo ininfluenti, si è sempre lavorato e si sono spese ingenti risorse per preparare un’eventuale guerra. Ed ancora oggi, a guerra aperta, si sta andando in questa direzione, prevedendo altre ingenti spese per gli armamenti. Se veramente l’umanità vuole porsi l’obiettivo di escludere la guerra quale strumento di risoluzione delle controversie, è indispensabile uscire dalla logica perversa della concorrenza, della chiusura corporativa e del conflitto che ormai attraversa tutti i campi, a partire da quello dell’economia. Dopo il secondo conflitto mondiale di cui conosciamo tutte le tragedie, abbiamo vissuto quattro decenni di “guerra fredda” tra il blocco liberale occidentale ed il blocco orientale sovietico, con momenti di tensione che potevano sfociare in
nuovi conflitti globali. Lo sgretolamento del blocco sovietico dopo la caduta del Muro di Berlino era l’occasione propizia per la costruzione di un mondo in cui potesse prevalere la cooperazione ed il mutuo soccorso, in cui si potesse trovare, insieme, soluzioni eque ai veri problemi dell’umanità, in funzione della diffusione dei diritti fondamentali della dignità e delle libertà individuali, dell’equo accesso alle risorse naturali, dell’espansione ovunque dei diritti all’istruzione, alla salute, al lavoro, alla partecipazione. Abbiamo invece sprecato quell’occasione, proseguendo nella logica del conflitto, inventando nuovi potenziali nemici e competitori dai quali
difenderci, armandoci fino ai denti ed armando tutti i Paesi che lo volevano, fomentando e provocando anche conflitti in vaste aree del mondo attraverso interventi diretti o attraverso la fornitura di armamenti di ogni tipo. I disastri provocati direttamente o indirettamente in Iraq, in Afghanistan, in Libia, in Siria, in Libia, in buona parte dell’Africa, non sono bastati a far cambiare prospettiva, anzi, ci hanno intestardito nel proseguimento della corsa agli armamenti. Intanto, l’emergenza climatica può attendere, le diseguaglianze sociali possono aumentare, le ormai ricorrenti emergenze pandemiche possono essere silenziate, le schiere di migranti, frutto delle nostre azioni sconsiderate, possono essere parcheggiate in campi profughi oppure rigettati costruendo muri dei quali il mondo dovrebbe vergognarsi. Da chi deve partire il cambiamento di rotta a livello globale? Certamente non da chi governa il mondo. Anche in occasione di questa guerra, non abbiamo sentito parlare d’altro che di armi, ritorsioni, invettive, boicottaggi… Perché, invece, insieme alla presidente del Parlamento europeo (che forse ha imparato qualcosa dal suo predecessore David Sassoli), non sono andati a Kiev anche Biden, i capi di governo ed i Parlamenti dei Paesi europei, magari portandosi dietro schiere di cittadini disarmati? Se vogliamo davvero abolire la guerra, non solo cambiandole il nome come sta facendo Putin, ma eliminandola definitivamente dalle possibili azioni umane, devono essere i popoli a mobilitarsi opponendosi a tutto ciò che ci mantiene nella logica della contrapposizione e del conflitto, gridando forte: BASTA GUERRE, BASTA ARMI!!!
Dal Punto Comunità S. Polo Cimabue
Sportello
Caritas S. Angela M. presso Oratorio
Ricuciamo la solidarietà Presso Casa Associazioni
Centro Psico Sociale Via Romiglia 1
CoLab Torre Cimabue Via Cimabue 18 (primo piano torre Cimabue)
Servizio Sociale Territoriale Zona Est Comune Brescia Corso Bazoli 7, Sanpolino
Cosa offre
Apertura Martedì ore 9.30-11.30 Venerdì ore 14.30-16.00
Ascolto Distribuzione viveri Progetto di sartoria multietnica finalizzato a raggiungere i seguenti obiettivi: • di promuovere la conoscenza della lingua italiana e degli strumenti necessari per rapportarsi con le Istituzioni del territorio; • di promuovere percorsi di autonomia nell’ambito lavorativo; • di sollecitare la società civile per la costruzione di un tessuto sociale capace di inclusione e cooperazione.
Giovedì ore 9.30 – 11.30
Il Centro Psicosociale è il punto di riferimento territoriale per le persone che presentano disturbi psichiatrici ed offre una serie di trattamenti di tipo farmacologico, sociale, psicologico, educativo, infermieristico integrati in percorsi di cura in base alle caratteristiche ed i bisogni degli utenti e delle loro famiglie.
Da lunedì a venerdì dalle 8.00 alle 17.00 Tel. 030 2405611
Spazio di incontro, formazione, informazione e orientamento per l’intera cittadinanza che offre la possibilità di approfondire i temi della salute mentale; per informazioni e per avere il calendario dettagliato dei corsi e delle opportunità offerte, è a disposizione un infopoint tutti i martedì dalle 14.00 alle 18.00 ad accesso libero.
Da lunedì a venerdì dalle 9.00 alle 16.00 Il martedì fino alle 18.00 Tel. 320 6058157
Il Servizio Sociale Territoriale si occupa del supporto e del sostegno ai cittadini in tutte le fasi della vita: • Famiglie con minori • Adulti in difficoltà • Persone con disabilità • Persone anziane
Lunedì 9-12,30 e 14-16 Martedì 14-16 Mercoledì 9-12,30 e 14-16 Giovedì ore 9-12.30 Venerdì ore 9-12,30 e 14-15,30 Si riceve solo su appuntamento Tel. 0302977093-94
“RE-STARE BENE A SAN POLO” di Centina Bazzana Dopo vari stop e rinvii dovuti alla pandemia finalmente riprendiamo il nostro progetto Re-Stare bene a San Polo. Già nell’autunno del 2021 lo avevamo riavviato con la consegna di una lettera a tutti i residenti ultrasettantenni del quartiere San Polo Cimabue in cui spiegavamo il nostro intento di venire incontro alle problematiche dovute all’invecchiamento, relative quindi alle difficoltà di mobilità dentro e fuori l’abitazione ed in generale alla diminuzione di autonomia nella gestione della propria vita da vari punti di vista. Come programmato in novembre e dicembre 2021 abbiamo incontrato
due volte l’architetta Tiziana Cretti del “Servizio Adattamento Ambienti di Vita” della Fondazione Brescia Solidale che ha illustrato, prima agli operatori del settore e poi agli abitanti del quartiere, le possibilità di adeguare la propria abitazione alle difficoltà che possono emergere con l’avanzare degli anni ed in generale come affrontare l’invecchiamento. In queste occasioni è stato presentato il questionario che cercherà di raccogliere i dati sui bisogni emergenti nella popolazione anziana e che verrà distribuito personalmente agli ultrasettantenni dai nostri incaricati, riconoscibili da apposito tesserino. Il questionario compilato e 27
assolutamente anonimo verrà ritirato dagli stessi dopo un tempo stabilito. Chi volesse invece farsi aiutare nella compilazione potrà rivolgersi agli stessi volontari o recarsi presso il Punto Comunità del Circolo Acli, di via Cimabue 271, il mercoledì pomeriggio dalle 15 alle 17 previo appuntamento telefonico al n. 340 063 72 71. In base ai bisogni emersi dalla elaborazione dei dati saranno elaborate strategie e soluzioni comuni per aiutare i nostri concittadini nell’affrontare i problemi. Confidiamo nella favorevole accoglienza della nostra proposta e nella risposta puntuale degli interessati.