5 minute read

AMBIENTE

Next Article
sott'acqua

sott'acqua

Le Gravine spettacolo delle Murge

Negli occhi di milioni di spettatori, il fantastico salto nel vuoto di “007 - James Bond, No time to die” che si lancia da un ponte che colpisce per la sua imponenza e bellezza. È il “ponte acquedotto” di Gravina in Puglia: 37 metri di altezza, lungo 90 metri e largo 5,5 metri, costruito per permettere l’attraversamento del “Crapo”, l’antico nome del torrente Gravina, e consentire ai fedeli di raggiungere la miracolosa chiesetta rupestre della Madonna della Stella. Non è chiara la data di realizzazione di quest’opera così imponente, ma è evidente che il primo pilone del ponte si poggia direttamente sulla pietra carsica. Un segno del legame tra natura e ingegno umano, che si perpetua attraverso i secoli. Alcuni membri della famiglia degli Orsini, nobili romani arrivati a Gravina agli inizi del 1400, pare che ne ordinarono, intorno alla metà del Settecento, la ricostruzione e la trasformazione in acquedotto, per portare sotto le mura della città le acque delle sorgenti Sant’Angelo e S. Giacomo. Oggi il “ponte acquedotto” è un vero e proprio “brand turistico” per Gravina in Puglia, immersa nel cuore del Parco dell’Alta Murgia che accomuna, per affinità storiche e naturalistiche un’area vasta e affascinante che si estende fino a Matera, Laterza e Ginosa, lungo un paesaggio “disegnato” in modo determinante dall’acqua. “Questo ponte – ci spiega Ezio Spano, guida ambientalista escursionistica dell’associazione “Omini di Pietra” – rappresenta un vero e proprio “monumento all’acqua”, lo strumento con cui, attraverso i secoli, l’uomo ha saputo preservare un bene così prezioso come l’acqua, in un territorio spesso interessato dalla siccità. La cosa straordinaria è che ancora oggi, a distanza di secoli da quando quest’opera è stata progettata, il ponte continui a svolgere la sua funzione. La sua storia, dunque, continua a vivere nella nostra quotidianità. E tutto questo è straordinario” Il racconto appassionato di Ezio Spano si snoda in parallelo con i nostri passi lungo i sentieri

La lama d'acqua del torrente che scorre lungo il tufo calcareo rende il paesaggio di Gravina unico nel suo genere. A sinistra, Complesso rupestre San Michele delle Grotte. (Tutte le foto dell'articolo sono di Carlo Centonze)

della gravina, spaccata in due parti lungo le sue strade da solchi e cicatrici che profumano di storia e di storie, di valore e di valori che hanno reso questo insediamento naturale un luogo adatto ad accogliere l’uomo lungo i secoli. Una serie di incisioni scavate nel suolo e nelle montagne, profonde centinaia di metri, erose dalle acque pluviali, che creano un impatto visivo straordinario, da togliere il fiato. Sul fondo di molte gravine è ancora possibile ammirare lo scorrere dei torrenti che le hanno realizzate con lavoro certosino, frutto di secoli di abrasione. “L’acqua è un elemento determinante – ci dice la nostra guida - nel disegnare le caratteristiche di questo territorio. Soprattutto in presenza di eventi pluviali abbondanti, che si stanno facendo sempre più frequenti, i rivoli dei torrenti si ingrossano notevolmente. Anche lo stesso ponte acquedotto si riempie di acqua piovana in modo abbondante, scaricando l’eccesso di pioggia attraverso le feritoie laterali, creando un suggestivo effetto cascata. In tempi di siccità, il torrente si prosciuga quasi del tutto, in attesa di nuove piogge”. Oltre alle incisioni profonde delle “gravine”, molto suggestivo è il panorama delle “lame”, con cui si definiscono i solchi erosivi poco profondi, che convogliano le acque meteoriche dall'altopiano della Murgia verso il punto di chiusura del bacino idrografico cui appartengono. “Le lame – ci spiega Ezio Spano - vengono solitamente confuse con dei generici corsi d'acqua. La differenza tra lama e corso d'acqua è sostanziale, dal momento che nelle lame, a causa dell'elevata porosità del terreno, la circolazione superficiale è di piccola entità, men-

tre risulta prevalente nel sottosuolo. Inoltre, le lame trasportano acqua solo in corrispondenza di eventi di pioggia, raccogliendo le acque del bacino idrografi co cui appartengono, mentre sono sostanzialmente asciutte in periodi normali. Le lame, pertanto, risultano particolarmente fertili e sono solitamente coltivate”. I processi di formazione delle gravine sono paragonabili a quelli tipici della formazione dei deserti: le gravine raccolgono le acque solo nei periodi piovosi, ma la proprietà dei terreni calcarei di essere resi teneri dall'umidità, rende possibile l'erosione del letto della gravina anche in presenza di corsi d'acqua di portata modesta. In condizioni di aridità, infatti, i suoli e le rocce non producono sedimenti e non forniscono detriti tali da colmare i corsi d'acqua o da limitarne la forza erosiva. Allo stesso tempo, il calcare delle pareti risulta invece secco, duro e protetto da una patina che costituisce una protezione ulteriore al disfacimento, pertanto le gravine conservano i profi li scoscesi L’acqua, dunque, può essere paragonata alla sapiente mano che “modella, disegna e trasforma” questo meraviglioso paesaggio, che attira un numero sempre più elevato di turisti e amanti della natura, della fl ora e della fauna. Non a caso, soprattutto a causa delle condizioni impervie, le gravine costituiscono un rifugio per rapaci di piccole dimensioni come il lanario, il grillaio e il gheppio, ma anche il nibbio bruno, la poiana, il biancone, il capovaccaio e il gufo comune. Negli stagni presenti nelle gravine sono presenti l'ululone dal ventre giallo, tipico delle gravine dell'Italia meridionale, la rana, il tritone e il rospo. “Questo percorso attraverso l’acqua, la natura, la fl ora e la fauna rappresenta una esperienza sensoriale straordinaria. Lo stanno capendo molti turisti, che qui scelgono di approfondire la conoscenza del territorio attraverso escursioni in bicicletta. Un modo per apprezzare questo microcosmo fantastico in piena libertà, in silenzio, senza fretta. L’esatto opposto della frenesia che avvolge i nostri giorni”.

This article is from: