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Zona film

Le finzioni sono quelle narrazioni che articolano le cosmogonie delle civiltà umane. Sono i miti fondativi che descrivono e spiegano la creazione del mondo; agiscono da collanti sociali; danno senso e significato all’attività umana; offrono valori essenziali che guidano i comportamenti collettivi e individuali. Affidate a strumenti comunicativi diversi, principalmente forme d’espressione artistico-culturali, le finzioni si assicurano di essere tramandate e rafforzate nel passaggio da una generazione all’altra. L’architettura è chiaramente uno di questi strumenti comunicativi.

Concretizzando le finzioni attraverso lo spazio, che è tangibile, l’architettura le fa apparire più durature, più permanenti, più vere. I miti, al pari di qualsiasi altro costrutto sociale, si sovrappongono allo spazio per conferirgli un significato coerente con una determinata narrazione, mentre i riti sono le modalità codificate in cui gli spazi vengono vissuti in accordo con i miti che li accompagnano. Tali utilizzi dell’architettura traducono e allo stesso tempo perpetuano le narrazioni che le sottendono.

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Il presente saggio esplora tre forme di finzione: le finzioni della religione e l’uso del simbolismo spaziale, le finzioni dello Stato e il rapporto che lo lega all’identità, e infine le finzioni della nazione e i suoi legami di interdipendenza con il territorio. Facendo luce su temi o linguaggi architettonici ricorrenti, e le relative finzioni attraverso esempi architettonici storici, punta a evidenziare il ruolo politico dell’architettura e la sua capacità di rafforzare, sovvertire o riscrivere le finzioni esistenti. L’obiettivo è quello di diffondere consapevolezza e di incoraggiare i “creatori di spazi” a sfruttare il potere narrativo dell’architettura nella costruzione di altri futuri possibili.

“Costruire è servire”

Hendrik Petrus Berlage

Alles ist architektur

In un numero del 1968 di BAU magazine, Hans Hollein proclama che tutto ciò che costituisce il mondo fisico può essere considerato architettura. “L’architettura dev’essere liberata dagli edifici”, sostiene. Con questo manifesto di trenta pagine, composto da un breve testo e da una selezione di immagini di varie dimensioni con paesaggi o edifici, Hollein invita i lettori ad ampliare la propria concezione di architettura. “Tutto è architettura”, afferma.

La nostra posizione è diversa: noi proclamiamo che “Tutto è finzione”. Siamo convinti che l’architetto, oltre a creare spazi utili alla

UFO, Rebus Viventi all’Isolotto di Don Mazzi, Firenze, 1970-1971

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