Pianificazione, prevenzione e riduzione del rischio con focus rischio sismico A cura di Antonello Fiore, Michele Orifici, Vincent Ottaviani Società Italiana di Geologia Ambientale (SIGEA)
Premessa L’Italia è insuperabile nella fase di emergenza e di primo soccorso alla popolazione, quando è necessario intervenire con immediatezza per salvare vite umane, durante e subito dopo una catastrofe. In questi momenti emerge la solidarietà del nostro popolo, l’adeguatezza del sistema nazionale di protezione civile, la preparazione e la professionalità del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, la generosità degli uomini e delle donne che operano sul campo e, in particolare, dei volontari delle Associazioni di Protezione Civile. Al di fuori della gestione dell’emergenza, però, non siamo stati in grado di prevenire per tempo gli effetti del terremoto, traducendo in politiche, in norme e regolamenti, in piani e programmi, in buone pratiche, le necessarie azioni che avrebbero potuto evitare le morti, la distruzione, la perdita irreversibile di un patrimonio culturale, storico e architettonico, unico e di inestimabile valore. Nell’ambito della Campagna SicuriPerDavvero promossa da ActionAid, SIGEA ha partecipato ai tavoli che si sono tenuti a Reggio Calabria il 27 settembre 2019, contribuendo al dibattito e all’approfondimento sul tema del Rischio sismico: tra prevenzione e percezione. Traendo spunto da quanto emerso nel corso della suddetta giornata, si riportano di seguito alcune brevi e non esaustive considerazioni, in materia di prevenzione, pericolosità e vulnerabilità sismica, formazione e comunicazione sul rischio sismico.
Brevi considerazioni sulla pericolosità sismica La mappa di pericolosità sismica nazionale è di tipo probabilistico e stima la probabilità di accadimento di un evento, con un dato livello di accelerazione, in un tempo medio di 475 anni, al bedrock sismico, cioè in corrispondenza di suoli rigidi con Vs30> 800 m/s. Il primo aspetto da considerare è che le zone di pericolosità sismica rappresentate nella mappa sono indipendenti dal tempo, in quanto prescindono da quando è avvenuto l’ultimo forte terremoto. È pacifico ritenere che se una faglia sismogenica è stata quiescente per secoli, la probabilità che la stessa possa generare un terremoto distruttivo sarà di gran lunga superiore rispetto ad un’altra che ne ha causato uno recentemente. Per tale motivo la mappa di pericolosità sismica nazionale non costituisce un valido riferimento per una corretta programmazione di interventi antisismici secondo un criterio di priorità In merito è stato condotto un interessante studio52 che ha estratto i capoluoghi comunali i cui territori, ubicati lungo l’intera dorsale appenninica dalla Liguria alla Calabria, ricadono entro una distanza di 5 Km dalla proiezione delle faglie sismogeniche composite, di tipo estensionale, tratte dal database DISS53. Detto studio ubica anche gli epicentri dei più forti terremoti (Mw 5.8 e superiore) del catalogo CFTI4Med54. I capoluoghi di comune ottenuti sono stati ordinati in funzione del tempo trascorso dall’ultimo terremoto disastroso noto (partendo da quelli non noti), restituendo una graduatoria di vulnerabilità di 716 comuni, in funzione di una pericolosità sismica dipendente dal tempo. Ad essi sono state abbinate le informazioni delle intensità dei terremoti in scala Mercalli, nonché quelle provenienti dalla banca dati Istat, relative alla popolazione ed alla percentuale di edifici costruiti prima del 191855 Il metodo descritto potrebbe costituire un adeguato criterio di priorità per pianificare interventi di prevenzione del rischio sismico e provvedere all’assegnazione di risorse pubbliche, implementando lo stesso con i dati relativi alle caratteristiche costruttive degli edifici ed al loro tempo di costruzione da porre in relazione all’entrata in vigore della legge sismica in Italia. Il secondo aspetto da considerare, in tema di pericolosità sismica, è che le accelerazioni sismiche della carta nazionale sono valutate su substrato rigido. Laddove siano presenti terreni con caratteristiche fisiche più scadenti, sovrapposti al substrato rigido,
52 La vulnerabilità dimenticata - Tra Geologia e Storia: un nuovo approccio per valutare il rischio sismico delle aree appenniniche, di Gianluca Valensise, Gabriele Tarabusi, Emanuela Guidoboni e Graziano Ferrari. 53 http://diss.rm.ingv.it/diss/ 54 Catalogo dei Forti Terremoti in Italia, E. Guidoboni et al., 2007. 55 http://storing.ingv.it/cfti/cftilab/forgotten_vulnerability/
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