Linee Guida per una politica nazionale sulla prevenzione e le ricostruzioni

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Linee Guida per una politica nazionale sulla prevenzione e le ricostruzioni

Comunicazione e informazione in emergenza di Alberto Puliafito Direttore di Slow News

L'emergenza è uno scenario complesso L'emergenza è uno dei momenti più problematici e complessi nella vita di un Paese democratico, oltre ad essere una situazione di pericolo con conseguenze anche gravi, comporta il sacrificio di alcuni diritti fondamentali per tutelarne altri. Pensiamo a un esempio semplice ma efficace. Se un palazzo prende fuoco, chi ha l'incarico della sicurezza deve evacuare lo stabile e deve poter impartire ordini. Se devi salvarti da un incendio non c'è tempo di dibattere, bisogna mettersi in salvo. Che competenze deve avere chi si occupa della sicurezza di uno stabile? Deve conoscere il contesto, deve saper impartire direttive, deve sapere che direttive impartire, deve avere gli strumenti per impartirle e per mettere in sicurezza le persone, deve sapere come comunicare le direttive. E deve godere della fiducia di tutti rispetto a questo incarico così complesso e cruciale. La fiducia comporta accettazione: se devo obbedire a degli ordini per mettermi in salvo, sarò disposto a farlo se mi fido di chi dà gli ordini, non se ho motivi per dubitare della sua capacità di giudizio, né, necessariamente, se chi dà gli ordini grida più forte. Una volta in salvo l'emergenza finisce e non ci sarà più bisogno di ordini e obbedienza. In questo esempio ci sono tutte le caratteristiche che deve avere una gestione emergenziale ideale: necessità, proporzionalità, bilanciamento, giustiziabilità e temporaneità. E ci sono anche, anticipate, tutte le caratteristiche che devono avere comunicazione e informazione. La situazione inedita dell'emergenza COVID-19 ha influito in maniera significativa su questo documento, perché ci ha messi di fronte a una serie di situazioni che non avevamo mai sperimentato prima in tutta la loro complessità.

Comunicazione versus informazione In emergenza, comunicazione istituzionale e informazione sono due elementi cruciali.

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Hanno caratteristiche e, a volte, anche finalità diverse, ma non sono necessariamente concorrenti: sono contrappesi di un equilibrio complesso e possono persino trovare forme di collaborazione. Non sempre questo può accadere. E non sempre accade: in Italia, per esempio, durante l'emergenza Covid-19, le modalità con cui si comunica e si informa riflettono una serie di problemi e storture endemici del Paese, del dibattito culturale, del modo in cui giornalismo e Istituzioni si concepiscono vicendevolmente. Nella sua relazione annuale66, Marta Cartabia, Presidente della Corte Costituzionale, scrive che «i momenti di emergenza richiedono un sovrappiù di responsabilità ad ogni autorità e in particolare agli operatori dell’informazione, che svolgono un ruolo decisivo per la vita sociale e democratica. In un tale frangente, se c’è un principio costituzionale che merita particolare enfasi e particolare attenzione è proprio quello della leale collaborazione». Il medesimo concetto era già stato anticipato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il 5 marzo: «Il momento che attraversiamo richiede coinvolgimento, condivisione, concordia, unità di intenti: nelle Istituzioni, nella politica, nella vita quotidiana della società, nei mezzi di informazione». La comunicazione istituzionale deve raccontare a cittadine e cittadini quel che si sta facendo in emergenza. Per spiegare come dovrebbe agire, diamo per scontato che chi si trova in posizioni apicali in un'istituzione abbia le competenze per prendere decisioni corrette – se non è così, la comunicazione può fare ben poco per ovviare al problema – e che si sia compreso che queste decisioni debbono essere raccontate. Bisogna sapere come fare, quali parole usare. Ricordandosi, tanto per cominciare, che l'emergenza fa paura e le parole dell'emergenza fanno ancor più paura. Zona rossa, urgenza, commissario straordinario, DPCM, ordinanze: sono tutte terminologie distanti dalla vita quotidiana, richiedono di essere spiegate con competenza, chiarezza e coraggio. Persino i margini di errore e di incertezza delle decisioni che si prendono andrebbero ammessi e spiegati. Se però si commettono o si sono commessi errori cruciali durante la gestione dell'emergenza, ma anche in tempo di pace, – per esempio, lasciare da parte previsione e prevenzione del rischio – diventa davvero difficile non solo dare una risposta concreta ed efficace all'emergenza, ma anche comunicare correttamente. La comunicazione ha bisogno di buona politica alle sue spalle e deve saper veicolare questa buona politica. L'informazione giornalistica, dal canto suo, deve poter dar conto degli elementi positivi, negativi, critici, sia dell'azione sia delle scelte politiche, e sia della comunicazione istituzionale. Non può limitarsi a fare da megafono alla comunicazione istituzionale; sarebbe

Si veda: https://www.cortecostituzionale.it/documenti/relazione_cartabia/1_relazione.pdf

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