Linee Guida per una politica nazionale sulla prevenzione e le ricostruzioni

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Linee Guida per una politica nazionale sulla prevenzione e le ricostruzioni

Ricostruzioni post terremoto È emersa frequentemente nei diversi eventi di #SicuriPerDavvero la carenza di norme omogenee sulla ricostruzione e su strumenti di sostegno per il rilancio socioeconomico dei territori colpiti da terremoto. Dopo l’insorgere di un evento e i successivi interventi di prima risposta all’emergenza commisurati al grado e tipologia del danno, si apre una fase in cui prende avvio il ripristino e la ricostruzione del tessuto socioeconomico del territorio. Se nella fase di prima emergenza e di risposta la disciplina dei soccorsi appare descritta nel Codice di Protezione Civile, le norme che disciplinano le ricostruzioni non sono codificate in un atto unico lasciando principalmente al Governo e al Parlamento le decisioni sulla governance e sui processi in seguito ad ogni singolo evento. Questo significa, in estrema sintesi, che in seguito ad ogni terremoto vengono fatte ex novo leggi ad hoc (principalmente mediante lo strumento del Decreto Legge) più volte riviste nel corso del tempo, man mano che la ricostruzione avanza o le norme precedentemente scritte risultino inefficaci o parziali. Sinora ogni crisi da evento sismico ha visto una gestione sempre diversa della fase postemergenziale, spesso concentrata in misure di carattere economico (defiscalizzazione generale e aiuti economici) diversificate a seconda delle categorie sociali e del territorio colpito, spesso disciplinata a più riprese per intervenire nel tempo adattando gli strumenti successivi in considerazione degli effetti di quelli precedenti. Inoltre, purtroppo, l’esperienza degli ultimi 50 anni ci insegna che il Potere Legislativo e Potere Esecutivo si attivano sulle ricostruzioni solo dopo il sisma, legiferando spesso con poco tempo a disposizione per mettere in campo una disciplina esaustiva ed efficace che vada a normare il post emergenza e la gestione ordinaria della ricostruzione. La recente esperienza del Centro Italia ha visto il prorogarsi di volta in volta dello stato di emergenza in sovrapposizione con l’avvio della fase di ricostruzione. Le continue proroghe causano da una parte incertezza nella popolazione rispetto le normative da seguire, un sovraccarico della macchina legislativa (le proroghe avvengono attraverso decreti o leggi emanate da Governo e Parlamento) e una sovrapposizione di ordinanze tra diverse fasi che hanno un iter normativo e burocratico diverso. A quelle del Dipartimento della Protezione Civile in virtù dello stato di emergenza, si affiancano le ordinanze del Commissario Straordinario, in virtù del commissariamento. Basti pensare che in Centro Italia la Protezione Civile ha emanato 42 ordinanze tra il 26 agosto 2016 e il 7 gennaio 2020, mentre il Commissario Straordinario ne ha emanate 85 nel periodo 10 novembre 2016-24 gennaio 2020 (5 di

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queste ritirate dal nuovo Commissario Legnini in seguito a dei rilievi di legittimità riscontrati dalla Corte dei Conti). La mancanza di un quadro predefinito di queste misure (come nel caso del CAS, il Contributo di Autonoma Sistemazione), se si considerano quelle di sostegno al reddito per la popolazione del Centro Italia, non ha permesso alle persone di riprogrammare il proprio futuro per mancanza evidente di certezze sui tempi, ha contribuito ad amplificare l’effetto di “improvvisazione” nelle scelte delle Istituzioni coinvolte, alimentate da una disciplina confusa e, a volte, contraddittoria (l’esempio del caos di norme e di “blocco degli apparati burocratici” nella gestione del Centro Italia appare evidente). Di fatto, non esiste alcuna legge che prevede in termini certi, costanti e chiari prima dell’evento, quali strumenti a sostegno della popolazione siano previsti nel medio-lungo periodo post catastrofe. Come se non bastasse, l’assenza di una disciplina iniziale aumenta la frammentarietà normativa e operativa che può produrre gravi lacune di informazione e trasparenza con l’insorgere di problematiche amministrativoburocratiche nelle procedure non precedentemente analizzate e previste. Tutto ciò rallenta e complica il percorso di una ripresa del territorio. La fase di recovery andrebbe dunque affrontata in modo diverso, incrociandola con le nuove sfide di adattamento a un clima che cambia a velocità sempre maggiore e con impatti negativi crescenti seguendo il principio promosso dalle Nazioni Unite del building back better. La produzione legislativa post sisma sembra ignorare che dopo la fase della prima risposta se ne apre una nuova e transitoria, spesso anche molto lunga, la quale, fintanto non venga completata la ricostruzione, deve consentire alla popolazione di continuare a vivere nel territorio e di riattivare processi di rigenerazione sociale ed economica. La storia del post-sisma in Italia ce lo dimostra. Quest’ evidente differenziazione tra i diversi casi, interamente disciplinati dai singoli Decreti Legge ha profondamente inciso sull'andamento delle ricostruzioni e sul futuro dei territori colpiti.


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