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ISSN 1826-1426
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CARBURATORI BERGAMO
INTERVISTE: Virgilio Pomponi Stefano Cristini Stefano Zenoni
FEBBRAIO / MARZO 2016
Anno 19 - N°1 Febbraio/Marzo 2016 - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB BERGAMO In caso di mancato recapito si restituisca a: Città dei Mille - viale Giulio Cesare, 29 - 24124 Bergamo, che si impegna a pagare la relativa tassa. Euro 3,00
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Edito riale
A
nche se tecnicamente in inverno siamo ancora, già per gli ottimisti vi sono segnali dell'arrivo della primavera, certo senza eccessive illusioni. Con la promessa del tempo primaverile, aumenta l'ottimismo con cui, a prescindere dalla crisi, è bene guardare il mondo. Se è vero che molto del mondo dipende da come lo guardiamo. E di cose da vedere ce ne sono molte. Per esempio anche nelle istituzioni che hanno cura della nostra città: l'intervista al comandante dell'Accademia della Guardia di Finanza, Vincenzo Pomponi, ci rimanda l'immagine di un'Arma che si è rinnovata in questi anni nell'impegno a servire il bene comune. Così come l'incontro con Stefano Cristini, direttore della Fiera di Bergamo, fotografa una realtà che si è misurata con le fatiche di questi anni portandosi a casa non pochi successi anche attraverso l'indotto che la Fiera porta con sé. Entrando poi nel cuore della città, non dimentichiamoci che il nostro giornale, sin dal titolo, intende offrire una panoramica di quanto avviene nella nostra Bergamo: la conversazione con Stefano Zenoni, Assessore della pianificazione territoriale, mostra al cittadino quel che sta dietro a etichette che viste da lontano, nascondono, invece che rivelare, la loro effettiva utilità. La scelta di favorire il recupero dello stadio che già esiste e di non procedere alla realizzazione della nuova cittadella dello sport sono state il frutto di una politica, condivisibile o meno, molto meditata. Infine, la nostra attenzione si allarga a un bilancio più italiano: quello dell'Expo. Avevamo promesso, all'alba dell'imponente iniziativa, che saremmo tornati a valutarne l'efficacia alla fine del percorso. Una promessa cui il nostro giornale non si è sottratto. Resta ancora molto da dire, ma questa mia pagina vuole solo ingolosire il lettore e non saziarlo: semmai comunicargli che il prossimo numero intenderà approfondire il rapporto, sempre più stretto, o sempre più "allentato" tra noi umani e gli animali di un altro tipo. Buona lettura dunque! dal vostro nuovo Direttore Editoriale
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di Emanuela Lanfranco e.lanfranco@inwind.it
Milano Expo 2015: Albero della Vita
Approfondimento
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Il valore dell'Expo e ciò che rimane
sattamente un anno fa, le pagine di questo giornale ospitavano le nostre riflessioni ma soprattutto le nostre preoccupazioni, sull’ormai imminente Esposizione Universale 2015. Reduci da inchieste giudiziarie, infiltrazioni mafiose e scandali, osservavamo lo stato dei lavori del cantiere di Rho: il primo maggio era sempre più vicino e, anche lavorando giorno e notte, il completamento dei lavori sembrava un miraggio lontano che assumeva i contorni della realtà soltanto nelle parole del Presidente del Consiglio e del suo, forse troppo ostentato, ottimismo. Ci interrogavamo sull’immagine che l’Italia avrebbe dato di sé in un’occasione così importante, l’opinione pubblica era divisa in due schieramenti, purtroppo poco permeabili. Da una parte i difensori dell’Expo a tutti i costi, noncuranti dei costi enormi e del fatto che i terreni erano stati acquistati da una nota famiglia di imprenditori pagandoli forse più del
dovuto. Dall’altra, quelli che Matteo Renzi continuava a chiamare “gufi”: una fazione variegata dove trovava posto ogni tipo di posizione, dallo scetticismo argomentato dei giornalisti del “Fatto Quotidiano” fino all’opposizione incondizionata di chi vedeva nell’Expo l’ennesimo simbolo della globalizzazione, dell’ipocrisia del ricco mondo occidentale che si propone di “nutrire il pianeta” ma intanto vive nello spreco. Arriva così il primo maggio, che quell’anno smette di essere la festa dei lavoratori e diventa la festa dell’Expo. Girano voci di un possibile attentato dell’ISIS, lo spavento dopo la violenza di Parigi non è ancora sfumato e nessuno immagina quello che succederà il successivo 13 novembre ma per fortuna non accade nulla. Alla cerimonia di inaugurazione ci sono tutti: Renzi, Napolitano, Mattarella, i ministri Martina, Delrio, Gentiloni, Pinotti e Alfano, gli ex Presidenti del Consiglio Monti, Prodi e D’Alema. Ci
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di Emanuela Lanfranco
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sono anche Lapo Elkann, Javier Zanetti, Carla Fracci, Giorgio Armani, un videomessaggio di papa Francesco e le Frecce Tricolori. Della manifestazione “NO EXPO”, svoltasi il giorno prima per le strade del centro di Milano, resterà celebre l’immagine dei milanesi armati di pennelli e vernice per ripulire la città ma soprattutto l’intervista al giovane Mattia che, dopo aver dichiarato che è giusto spaccare tutto, diventa il bersaglio preferito dei giornali, di internet e di tutti quegli italiani che, a torto o a ragione, si ritengono migliori di lui. I sei mesi dell’Esposizione Universale corrono a una velocità sconosciuta ai tanti visitatori quasi immobili nelle interminabili code davanti ai padiglioni più gettonati. La coda diventa il nuovo simbolo dell’Expo e, come tutte le immagini emblematiche, si presta a interpretazioni opposte: la dimostrazione del successo dell’Esposizione secondo alcuni, una conseguenza della solita disorganizzazione all’italiana secondo altri. Pur di saltarla, c’è chi si procura delle stampelle finte o avverte improvvisamente il bisogno di passare più tempo con i propri nonni o genitori che, guarda caso, beneficiano di una corsia preferenziale e hanno bisogno di essere accompagnati. A luglio il caldo inizia a farsi sentire e alle tante sorprese dell’Esposizione Universale se ne aggiunge una di tipo diverso, profuma di libertà: è un’evasione. A una detenuta modello viene accordato il permesso di lavorare all’Expo così da potersi riabituare alla vita che la attende una volta scontata la pena. La gente, la musica, i colori e il sole sono troppo belli per aspettare e, confondendosi tra la folla dei visitatori, la detenuta riesce a fuggire: la sua storia verrà raccontata dai giornali soltanto a settembre. E’ arrivato l’autunno: a settembre e ottobre
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Torino Expo 1961: Stazione Nord monorotaia 2016: Casa UGI (Unione Genitori Italiani)
Torino Expo 1961: monorotaia 2016: unico tratto del viadotto ancora visibile
le code diventano sempre più lunghe. La folla che si raduna ogni ora attorno all’albero della vita per assistere allo spettacolo di luci e suoni è sempre più numerosa. Il 31 ottobre è l’ultimo giorno e la manifestazione si chiude tra i fuochi d’artificio e la soddisfazione di quasi tutti. L’enorme numero di biglietti (21,5 milioni) diventa l’attestato del successo dell’Expo e il biglietto da visita di Giuseppe Sala che decide di darsi alla politica e correre per le primarie del centrosinistra a Milano. Abbiamo fatto un viaggio rapido e approssimativo nel passato dell’Expo ma che cosa ci attende in futuro? Discutendo del “dopo
Milano Expo 1906: padiglione di piscicoltura 9 2016: Acquario e Civica Stazione Idrobiologica Milano
expo” è difficile non pensare alla Torre Eiffel e a tutte le altre opere architettoniche che sono sopravvissute alle Esposizioni Universali entrando a far parte del volto e della storia delle città. C’è poi lo spettro del degrado, la paura che i padiglioni non smontati vengano abbandonati e diventino presto edifici fatiscenti e irrecuperabili. L’Italia ha conosciuto esempi negativi e positivi: la monorotaia costruita per l’Expo del 1961 a Torino e presto abbandonata ma anche lo splendido Acquario liberty di Milano costruito per l’Expo del 1906. L’area dell’Esposizione Universale 2015 diventerà un grande parco tecnologico, un progetto in cui lo Stato investirà 150 milioni di euro all’anno per dieci anni e che sarà diretto dall’Istituto italiano di tecnologia di Genova, dall’Università Statale, dall’Università Bicocca e dal Politecnico di Milano. Il futuro dell’area di Rho sembra quindi definito ma conviene fare attenzione e restare in guardia per uno dei tanti colpi di scena ai quali l’Expo ci ha abituato. Come per altre situazioni della vita, saranno i “resti” a decretare il valore di questa esperienza.
Sommario Editoriale Approfondimento
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cover story
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in Vetrina
Nuovo anno all'insegna della bonazzidesign L'Aeroporto di Bergamo festeggia il 10milionesimo passeggero del 2015 La Guardia di Finanza e l'Orizzonte di Lorenzo donano sonda ecocardiografica all'ospedale Una delegazione dell'Accademia in visita alla «Brembo S.p.a.» Covenzione tra l'Accademia della GdF e l'Università degli Studi di Bergamo
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vip & news
«Un'Accademia che faccia sempre più parte della città» «Fiera di Bergamo, fatturato è più che quadruplicato in 12 anni» Cronoscalata verso una città a pedali
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Boom di bar e ristoranti: più 9,2% Creattiva, la fiera dei record L'aeroporto di Bergamo tocca il massimo storico
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imprese
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rubriche
Ryan McGinley e Rashid Johnson alla Gamec Bergamo Jazz, la svolta di Dave Douglas Presentato il Festival Pianistico 2016 Battiato e Alice di nuovo insieme Il diario di Bianca de Chaurand 1914-1918 Paolo Conte: felicemente Snob
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cultura
Carburatori Bergamo: «un altro pianeta»
Città dei Mille - anno 19 n. 1 Aut. Trib. n. 52 del 27 Dicembre 2001 Editore: AD Communication S.r.l. direzione@adcommunication.it www.adcommunication.it Direzione e Redazione: Viale Giulio Cesare, 29 Bergamo Tel. 035 35 91 011 www.cittadeimille.com Direttore responsabile: Emanuela Lanfranco Redazione: Fabio Cuminetti Abbonamenti: 035 35 91 011 1 anno - 27 euro Stampa: Sigraf - Treviglio (Bg) Pubblicità: Tel. 035 35 91 158
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interviste
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Carburatori Bergamo: «un altro pianeta»
Oltre ai due banchi prova già in dotazione l’azienda, la prima in Italia, ne ha installato un terzo di ultima generazione con tecnologia attiva, fornito dalla ditta tedesca MAHA che è certificata da tutti i marchi tedeschi, che consente di provare vetture ibride ed elettriche grazie ad una nuova tecnologia. Permettere a un’auto di rendere al meglio è la mission dell’officina
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ecollata agli inizi degli anni Ottanta come officina specializzata nei carburatori, caratteristica che mantiene ancora oggi nel suo marchio, l’azienda Carburatori Bergamo Srl, con sede in via Grumello 32 a Bergamo, si è sempre più evoluta puntando verso la tecnologia e l’innovazione. Attualmente offre la propria assistenza ad ogni tipo di auto, anche a quelle d’epoca, e alla preparazione delle vetture da competizione che si esibiscono nelle piste e nei rally. In quest’ultimo caso gli interventi riguardano l’allestimento elettronico e meccanico. Fondata nel 1981 da Giovanni Vendemiello, frattanto si è assistito ad un avvicen-
damento ai vertici dell’azienda in quanto sono subentrati come titolari Marino e Andrea Vendemiello, rispettivamente fratello e figlio di Giovanni. Ma quest’ultimo ha comunque mantenuto la sua preziosa presenza come consulente nella sede di via Grumello e sottolinea: «Una continuità che ci auguriamo vada avanti ancora per parecchi anni. Proprio per questo la ditta è in continuo sviluppo, sorretta da notevoli investimenti economici». Alle attrezzature di base all’avanguardia sono state poi aggiunte tante altre strumentazioni per l’autodiagnostica, tutte originali, di vari costruttori automobilistici. Nell’ottica di questa evoluzione senza
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a cura della redazione
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fine, l’azienda si è recentemente dotata del banco MAHA msr500 ed è la prima in Italia ad averlo. Si tratta di un banco di potenza attivo di ultima generazione, fornito dalla ditta tedesca MAHA, che consente di provare macchine ibride ed elettriche grazie ad una nuova tecnologia definita di tipo attivo. A livello di prestazioni può essere considerato un passo in avanti rispetto agli altri due pur validissimi banchi in dotazione alla Carburatori Bergamo. Non a caso è l’unico ad essere stato omologato da Audi, Mercedes e Bmw come strumentazione ufficiale. «La nostra attività – dice Marino Vendemiello – è rivolta prevalentemente alla preparazione delle vetture da competizione, ma anche a quelle stradali ottimizzandone le centraline. In pratica utilizziamo quello che già c’è sulla macchina ottenendo un miglioramento delle sue funzioni. Per questo è sempre più frequente la richiesta di intervento che riguarda l’allestimento elettronico e meccanico». L’officina ha fatto registrare una crescita di personale soprattutto nell’ultimo anno, arrivando ad una dozzina di addetti. Un incremento reso necessario dall’aumento della mole di lavoro. Si tratta di un segno eloquente del successo raggiunto da Carburatori Bergamo, nonostante la crisi percepita in molti settori. Anche in virtù di questo balzo in avanti i responsabili hanno giudicato opportuno installare questo terzo banco prova all’avanguardia. «Non risentiamo di problemi di lavoro – conferma Marino Vendemiello – perché ne abbiamo veramente tanto. La stragrande maggioranza del nostro parco clienti, formato da privati, meccanici e concessionari, viene da fuori Bergamo, ad esempio dalla Svizzera, da Montecarlo e da molte altre regioni italiane, oltre che dalla Lombardia. A livello di soddisfazione, inoltre, continuiamo ad andare due volte all’anno ad illustrare questa tipologia di lavoro all’Università di Miami, a New York e a Montecarlo dove un grosso personaggio locale ci ha affidato il compito di insegnare appunto l’elettronica avanzata e l’ottimizzazione della centralina ai suoi dipendenti. Tra le aspirazioni che coltiviamo, inoltre,
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c’è quella di aprire una nostra filiale in America: un sogno nel cassetto tuttora aperto e che quindi non si è ancora chiuso». «Abbiamo avuto la necessità di installare il terzo banco – precisa – perché due non ci bastavano più per soddisfare la continua richiesta di questo genere di lavori. Tale strumento ci permetterà in futuro di testare anche le macchine ibride di nuova generazione». «Un buon motivo per rivolgersi a Carburatori Bergamo – aggiunge Marino Vendemiello – è che noi riusciamo a portare a termine operazioni che altri difficilmente possono fare in quanto disponiamo di particolari attrezzature, peraltro costosissime, e di tanta tecnologia. Quindi ottimizziamo i consumi e le prestazioni nei casi in cui la grande produzione non ci arriva. Questo perché la casa costruttrice ha una
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lavorazione standard e non di cesello come facciamo noi. In definitiva consentire a una vettura di rendere al meglio oggi possiamo definirla la nostra mission. Il fiore all’occhiello che ci contrassegna è inoltre quello di intervenire su ciascuna macchina a seconda delle sue caratteristiche, finendo per personalizzarla poiché non se ne trova un’altra uguale. In pratica dopo un test effettuato sui rulli si migliora nella vettura tutto ciò che è possibile migliorare. In definitiva direi che il cinquanta per cento del nostro lavoro è orientato ad ottimizzare al meglio quello che si ha a disposizione nella macchina, soprattutto in termini di consumo. E in tutto ciò l’informatica ricopre oggi un ruolo determinante». Marino Vendemiello tiene poi a sottolineare che tutte le rimappature eseguite nel capannone di via Grumello vengono
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realizzate «in casa», senza ricorrere all’intervento di personale esterno. Dal canto suo il fondatore dell’officina, Giovanni Vendemiello, cita una curiosità e formula un’aspirazione. «Mio fratello Marino – dice – ha diciassette anni meno di me e lui ne ha altrettanti più di mio figlio Andrea. Per cui questo fisiologico cambio generazionale riteniamo che possa consentire all’azienda di offrire ancora per parecchi anni questo tipo di lavoro attraverso opportuni macchinari e personale competente».
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Nuovo anno all’insegna della bonazzidesign
Ha ufficialmente inizio l’anno di esordio della bonazzidesign
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alato ormai il sipario sul 2015, contrassegnato da ricerche, progetti, studio dei materiali e test, prende finalmente forma e sbarca sul mercato la bonazzidesign. Appaiono ormai lontani i giorni trascorsi in fabbrica a monitorare le varie fasi di produzione dei nuovi modelli di casco. Il risultato si è rivelato però più che appagante. Ne è scaturita, infatti, un’ampia gamma di caschi che se da un lato strizza l’occhio ad un pubblico giovanile proponendo la propria collezione fluo, dall’altro offre ai nostalgici dei brillanti anni Settanta di poter fruire di una versione vintage, che si ispira un po’ a quello indossato in quell’epoca da Steve McQueen.
E’ questa solo una piccola sfaccettatura di una giovane realtà poliedrica che affonda le proprie radici nell’ormai storico studio di architettura a cui fa capo Daniele Bonazzi, l’architetto più gettonato del momento che ne è l’anima e il propulsore. Una realtà capace di coniugare al design soluzioni tecniche all’avanguardia. Oltre a sviluppare le proprie competenze nell’ambito del construction management, il team di lavoro composto da affermati designer architetti ed ingegneri, ha dato vita ad una collezione che annovera tra le sue proposte anche una Fat Bike dal mood aggressivo equipaggiata con un motore elettrico. Per saperne di più riguardo alle produ-
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zioni e alle ultime novità realizzate dalla bonazzidesign è a disposizione il nuovo sito internet www.bonazzidesign.com, attraverso cui è possibile acquistare i vari prodotti delle collezioni servendosi del supporto della rete vendita che ha come sede centrale il negozio in via Trecourt , in zona Loreto a Bergamo.
Via Trecourt, 3 - Bergamo 035/255977 daniele@bonazzidesign.com
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bonazzidesign è una realtà da tempo proiettata nel futuro. Un gruppo di giovani professionisti che offre un service completo che ha inizio dalla pianificazione spaziale, allo studio dei dettagli tecnici, dal lighting design all’interior design. Ciò di cui il cliente fruirà non sarà un semplice progetto, ma il vantaggio di un solo interlocutore che gli consegni un ambiente pronto da vivere.
Tutte le realizazioni bonazzidesign sono concepite, sviluppate e prodotte secondo la filosofia che vuole al centro del proprio progetto il cliente. E’ possibile in tal modo giungere alla definizione di caschi, biciclette, capi di abbigliamento, orologi e una vasta gamma di prodotti segnati dallo stile indistinguibilmente bonazzidesign. Tecnologia, design e stile a servizio del cliente per un prodotto custom cucito attorno a sé. bonazzicafé la divisione che si occupa di mettere a disposizione degli italiani all’estero le specialità enogastronomiche del Made in Italy. Rivolgendosi direttamente alle eccellenze agroalimentari del territorio, la bonazzicafé permette di far raggiungere in ogni parte del mondo i prodotti contraddistinti dal sapore unico del bel paese, garantendone una filiera all’insegna della qualità, della ricerca e della tradizione.
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L’Aeroporto di Bergamo festeggia il 10milionesimo passeggero del 2015
iovedì 17 dicembre 2015 l’Aeroporto di Bergamo ha raggiunto per la prima volta la quota di 10 milioni di passeggeri in un solo anno, culmine di una crescita costante iniziata nel 2002 e che permette allo stato attuale di attestarsi stabilmente al terzo posto nella classifica degli scali nazionali. Lo storico traguardo è stato festeggiato nell’area check-in con la premiazione di Giuseppe Pirino, residente a Sassari, passeggero in partenza da Bergamo con il volo PC706 di Pegagus Airlines diretto a Istanbul e in prosecuzione per Doha con la stessa compagnia aerea. Arrivato in mattinata da Alghero, il fortunato passeggero è stato informato al check-in di essere la 10milionesima persona in transito del 2015. Ha ricevuto un biglietto omaggio per due persone offerto da Pegasus Airlines, una Vip Card offerta da SACBO, società di gestione dell’Aeroporto di Bergamo, e una speciale targa ricordo. Un bel modo per iniziare
le vacanze di Natale a Doha, dove il sig. Pirino, insieme alla moglie Lorena, raggiunge la figlia che lì lavora come architetto. Giuseppe Pirino è stato premiato da Cinzia Tarquinii, caposcalo SACBO, Giacomo Cattaneo, direttore commerciale aviation di SACBO, e Ezio Roma, amministratore di AGS Handling, società che effettua i servizi di handling per conto di Pegasus Airlines. La figura del decimilionesimo passeggero in transito nel 2015 mette in evidenza la tipologia di utenza dell’Aeroporto di Bergamo, abituata a utilizzare in modo vantaggioso i collegamenti point-to-point delle oltre cento destinazioni offerte nei network stagionali e messa in condizione di scegliere la migliore opzione di viaggio, allargando il ventaglio dei voli con quelli disponibili dagli aeroporti di destinazione. “Avere raggiunto e ormai superato la quota di dieci milioni di passeggeri è motivo di orgoglio e soddisfazione – ha dichiarato
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Miro Radici, presidente di SACBO non tanto perché trattasi di un record, ma soprattutto in quanto risultato di un lavoro manageriale avviato all’inizio dello scorso decennio. La vocazione low cost ha rappresentato una scelta vincente ed è stata assecondata seguendo le regole del mercato e avendo la capacità di investire nelle infrastrutture di terra e di volo. Ci sono molteplici componenti che contribuiscono a fare preferire l’Aeroporto di Bergamo e nel complesso concorrono a realizzare un costante processo di fidelizzazione dell’utenza. A quelle note, come la posizione e il vantaggio delle tariffe di volo e dei servizi a terra, si affiancata una forma di accoglienza e assistenza che rappresenta un valore aggiunto rilevante. Non è un caso che il nostro aeroporto continui ad essere l’unico italiano presente nella classifica annuale redatta da Skytrax, figurando nella top ten dei terminal low cost”. Pegasus Airlines, compagnia aerea low-cost turca, opera tutti i giorni il collegamento tra l’Aeroporto di Milano
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Bergamo e Istanbul e su questa rotta e i voli in coincidenza diretta ha trasportato oltre 105.000 passeggeri nei primi nove mesi del 2015. Oltre a offrire un viaggio confortevole e conveniente, Pegasus rende facilmente accessibili ai passeggeri in partenza da Milano Bergamo una serie di destinazioni in prosecuzione da Istanbul verso Medio Oriente, Russia, Caucaso, Paesi della CSI, Nord Africa e Europa. Commentando il transito del decimilionesimo passeggero all’Aeroporto di Milano – Bergamo, il direttore commerciale di Pegasus Airlines, Guliz Ozturk, ha detto: "raggiunge il traguardo di 10 milioni, Pegasus Airlines Chief Commercial Officer Guliz Ozturk ha detto: "Milano Bergamo è un collegamento importante per la nostra compagnia aerea e siamo lieti di aver contribuito a raggiungere un traguardo così prestigioso. Si tratta di una collaborazione proficua e di successo e continueremo a lavorare per trasportare sempre più ospiti passeggeri da e per Milano - Bergamo negli anni a venire".
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Guardia di finanza e L’Orizzonte di Lorenzo donano sonda ecocardiografica all'ospedale
E' il frutto dei fondi raccolti in occasione del tradizionale "Concerto di primavera", svoltosi il 17 aprile dello scorso anno e organizzato dall'Accademia. Al Papa Giovanni una tecnologia d'avanguardia
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ergamo, 19 gennaio 2016 – Un software e sonde speciali, denominate x-Matrix, implementate all’interno di un ecocardiografo di ultima generazione, che consentono di eseguire esami ecocardiografici tridimensionali molto precisi, con un approccio non invasivo e senza utilizzare radiazioni né ricorrere alla sedazione. È questo il frutto delle donazioni raccolte in occasione del tradizionale “Concerto di primavera”, svoltosi il 17 aprile dello scorso anno e organizzato dall’Accademia della Guardia di finanza di Bergamo, che quest’anno ha scelto di finanziare un progetto dell’Associazione L’Orizzonte di Lorenzo Onlus a favore del reparto di Cardiochirurgia 2 – Pediatrica e delle cardiopatie congenite dell’ASST Papa Giovanni XXIII.
Grazie a questa donazione il Papa Giovanni XXIII è tra i pochissimi ospedali in Italia ad essere dotato di questa tecnologia, che consente di poter effettuare esami ecocardiografici tridimensionali anche in neonati di pochi mesi e basso peso. “Nella diagnosi e nella cura delle cardiopatie congenite lo studio tridimensionale del cuore e delle sue valvole è importante per dare indicazioni precise sia al chirurgo che al cardiologo interventista nella riparazione di difetti congeniti e di vizi valvolari – ha spiegato Simona Marcora, cardiologa della Cardiochirurgia 2 – Pediatrica e delle cardiopatie congenite dell’ASST Papa Giovanni XXIII –. Il principale vantaggio offerto da questa nuova tecnologia è la possibilità di visualizzare le strutture cardiache in ogni dimensione spaziale, a garanzia di
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una migliore comprensione delle alterazioni anatomiche nei pazienti con cardiopatie congenite e quindi di diagnosi più raffinate”. Il Concerto di Primavera - che si inserisce nell’alveo delle attività solidali che l’Accademia promuove nel corso dell’anno per sostenere, in modo tangibile, le numerose associazioni di volontariato operanti nel territorio bergamasco - si era svolto al Teatro «Creberg» e vi avevano partecipato, a titolo gratuito, numerosi artisti di levatura nazionale, tra i quali: Roby Facchinetti, Omar Pedrini, Francesco Baccini, Amara, Hernan Brando, Silvia Aprile, Dimitra Theodossiou, i Maestri Bruno Santori, Leonardo Laserra Ingrosso, Gianluigi Dettori e «Radio Italia» nelle vesti di mediapartner. “L’Accademia ha sostenuto con grande
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attenzione e impegno questa iniziativa di solidarietà che ha permesso di raggiungere un obiettivo concreto per la cura dei bambini affetti da patologie cardiache. Si tratta di una delle numerose attività svolte a stretto contatto con il territorio di Bergamo e della sua cittadinanza, a testimonianza del forte legame che lega il nostro Istituto alla comunità locale” ha dichiarato il Gen.B. Virgilio Pomponi, Comandante dell’Accademia della Guardia di finanza. Da 10 anni L'orizzonte di Lorenzo ONLUS mette al centro del suo impegno l'assistenza e la cura di bambini e adolescenti affetti da cardiopatie congenite in cura all’ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo. “La donazione di oggi ci rende partico-
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larmente orgogliosi – ha commentato Alessandra Panarese, Presidente dell'Associazione -. Completato con queste dotazioni, l'ecocardiografo può dare il meglio di sé e i piccoli pazienti beneficeranno di interventi ancora più mirati. Ringrazio il Generale di Brigata Virgilio Pomponi, comandante dell'Accademia della Guardia di Finanza, per averci sostenuto ed aver scritto insieme a noi un'importante pagina nella cura di questi bambini.” Il Papa Giovanni XXIII è centro di riferimento in Italia per la diagnosi e il trattamento delle cardiopatie congenite e acquisite in età pediatrica, in virtù della casistica trattata, del numero di pazienti, della tipologia delle patologie curate e dei risultati ottenuti.
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“Grazie all’Associazione L’Orizzonte di Lorenzo Onlus e alla Guardia di Finanza che ancora una volta hanno scelto di destinare la loro attenzione e la loro generosità al nostro ospedale, regalandoci una apparecchiatura che ci consentirà di fare un ulteriore passo in aventi nella cura dei bambini cardiopatici, compresi quelli che prima erano troppo piccoli per giovare di immagini ecocardiografiche così raffinate e precise – ha commentato Carlo Nicora, direttore generale dell’ASST Papa Giovanni XXIII –. Lo strumento ci consentirà anche di poter partecipare a progetti di ricerca internazionali, alla pari di centri di primissimo livello, proiettando il nostro ospedale in un contesto di azione e relazione sempre più internazionale”.
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Una delegazione dell’Accademia in visita alla «Brembo S.p.a.»
enerdì 22 gennaio gli Ufficiali Allievi del 113° Corso “Montenegro III” e del 12° Corso “Freccia”, frequentatori del 3° Anno di Accademia, accompagnati dal comandante dell’Istituto, generale di brigata Virgilio Pomponi, hanno effettuato una visita alla «Brembo S.p.a.» presso il “Kilometro Rosso” di Stezzano. La delegazione è stata ricevuta dall’On. Alberto Bombasseu, presidente della «Brembo S.p.a.», che ha rivolto ai giovani ufficiali un saluto di benvenuto. Nel corso della visita gli allievi hanno avuto modo di conoscere le principali attività dell’azienda e di soffermarsi su alcuni aspetti di particolare interesse, visitando altresì l’area espositiva «Applicazioni Prodotti» e il «Testing Department». Tale incontro, che si inserisce nel percorso
formativo e addestrativo dei futuri ufficiali del Corpo, ha permesso loro di apprezzare direttamente una realtà aziendale di grandi dimensioni e di comprenderne meglio le dinamiche di funzionamento.
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Convenzione tra l’Accademia della GdF e l’Università degli Studi di Bergamo
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resso l’Aula Magna dell’Accademia della Guardia di Finanza, il generale di brigata Virgilio Pomponi e il magnifico rettore dell’Università degli Studi di Bergamo, prof. Remo Morzenti Pellegrini, hanno firmato l’accordo di collaborazione per il riconoscimento della Laurea Magistrale quinquennale in Giurisprudenza agli ufficiali già in possesso di quella specialistica in Scienze della Sicurezza EconomicoFinanziaria. L’accordo consentirà agli Ufficiali del Corpo, che hanno frequentato l’Accademia fino al 1989 e dal 2000 al 2014, di conseguire la Laurea Magistrale in Giurisprudenza (previo superamento di esami
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integrativi e della discussione della tesi di Laurea). Nel periodo dal 1990 al 1999 i frequentatori dei Corsi di Accademia già conseguivano la Laurea in Giurisprudenza. Sarà così fornita l’opportunità agli ufficiali interessati di completare il proprio curriculum formativo con un prestigioso titolo di studio presso l’Università di Bergamo. L’intesa è frutto di un inteso lavoro che è stato svolto per raggiungere un traguardo particolarmente ambizioso teso a permettere agli ufficiali del Corpo, già in possesso della laurea in Scienze della Sicurezza Economico Finanziaria, di iscriversi all’Università di Bergamo e sostenere una serie di esami e la discussione della tesi di laurea
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in Giurisprudenza. Un’occasione in più per ritornare a Bergamo e far visita all’Accademia «casa madre» di tutti gli ufficiali del Corpo della Guardia di finanza.
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«Voglio un’Accademia che faccia sempre più parte della città»
L’istituto di formazione della Guardia di Finanza ha un nuovo comandante dallo scorso settembre: il generale Virgilio Pomponi, convinto sostenitore di una sempre maggiore apertura alla vita della comunità
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ui ha mosso i primi passi in divisa e qui è ritornato con la massima carica. Un cerchio che si chiude splendidamente per il generale di brigata Virgilio Pomponi, 51 anni ancora da compiere, nuovo comandante dell'Accademia della Guardia di Finanza dallo scorso settembre. «Sono un bergamasco puro - scherza - perché il mio corso è stato il primo a iniziare a Bergamo, nel 1984, per concludersi nell'88». Poi, dopo due anni, il ritorno nel '90. Sì, sono stato presto rispedito al mittente
come istruttore degli allievi. Ho fatto qui altri tre anni come tenente e capitano, nei ruoli di comandante di plotone e comandante di compagnia. Anche in seguito ci sono state diverse occasioni per tornare, perché il cordone con l'Accademia non lo si recide mai. Quindi c'è stata la gradita sorpresa dell'assegnazione dell'incarico. Ne è passato di tempo. Sì, e l'Accademia è cambiata. Lo spirito e i valori sono sempre quelli, però. È cambiato anche l'atteggiamento della città nei confronti dell'Accademia: una volta eravamo
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un'entità estranea al tessuto cittadino, oggi l'istituzione è amata dalla comunità e considerata dalle autorità come uno dei valori del territorio. Una grande soddisfazione: significa che è stato fatto un buon lavoro. E gli allievi, sono cambiati? Molto. C'è una generazione di mezzo, del resto. Con che spirito entrano adesso i ragazzi? Simile al nostro di un tempo, cioè con una volontà di fare qualcosa per il Paese che va oltre la semplice ambizione personale. Oggi però sono molto più "tecnologici", e questo li aiuta a tenere i contatti con gli amici e la famiglia, cosa che per noi era molto più complicata: appena usciti la nostra prima preoccupazione era di andare alla cabina telefonica, dove facevamo la coda... C'è meno senso di reclusione, insomma. Dal punto di vista caratteriale mi sembra siano
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aumentati ansie e timori nei confronti delle prove d'esame: ora però gli insegnamenti sono semestrali e non annuali, quindi i ragazzi si confrontano con i primi scogli molto presto. Poi, cambiamento epocale, sono entrate le ragazze. Sono ancora tante le donne che fanno domanda d'ammissione? Sì, e il loro arrivo, nel 2000, per il Corpo è stato un grande arricchimento. Sono molto brave - in media più dei maschietti - e determinate: ora quelle che hanno avuto i maggiori sviluppi di carriera sono al grado di maggiore. Rispetto agli uomini fanno un po' più di fatica a scalare i vertici, perché far convivere carriera ed esigenze famigliari, in caso di maternità, è arduo. Torniamo alla sua nomina. Tutto liscio nel passaggio del testimone? Faccio una premessa: in tutti i reparti del
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Corpo, e a maggior ragione in questo, legato all'istruzione, la prima esigenza che ogni nuovo comandante deve saper corrispondere è quella di mantenere l'istituto al passo coi tempi. La situazione che ho ereditato è eccellente: tra l'altro Giuseppe Zafarana è mio amico da tempo, è stato anche mio comandante qualche anno fa. Con lui sono costantemente in contatto. Le cose continuano nel solco della tradizione: quello che vorrei venisse ulteriormente implementato è una maggiore fruibilità alla comunità locale della vita dell'Accademia. L'inaugurazione dell'anno accademico fatta fuori dalle mura dell'istituto, a Sant'Agostino, va in questa direzione. Anche il concerto di Natale, iniziativa di beneficenza, ha avuto un contenuto accademico, con i ragazzi impegnati a raccontare la loro vita pubblicamente durante la consegna dello spadino.
Come l'hanno presa, i ragazzi, la novità di andare fuori sede? Molto bene, anche se difficilmente direbbero il contrario su una decisione del comandante - sorride -. Scherzi a parte, l'hanno apprezzata davvero. Prossimamente vorremmo ripeterci, magari al Donizetti, anche se bisogna risolvere qualche problema logistico: quest'anno alla consegna dello spadino le famiglie non sono state coinvolte. In accademia, tra l'altro, si respira aria di famiglia. E' quello a cui puntiamo, e se anche gli esterni se ne accorgono ci fa piacere. Come si svolge la sua giornata? Una giornata tipo è difficile identificarla. Diciamo che mi divido tra le esigenze di carattere addestrativo, quindi di partecipazione alla vita degli allievi: l'alzabandiera, per esempio. Mi sono riproposto di fare anche ginnastica con loro, ma per il momento sono andato solo a correre con qualche ufficiale. Ci sono poi le esigenze legate alla definizione del piano addestrativo e di
studi: facciamo parecchi confronti perché siamo in un momento di passaggio dalla laurea in Scienze della sicurezza economicofinanziaria, ancora in vigore per gli allievi del 3°-4°-5° anno, a quella in Giurisprudenza per gli allievi del 1° e 2° anno. Il piano d'istruzione, in questa fase di transizione, è ancora in costruzione con le tre università che collaborano concretamente alla messa in opera del nostro piano di studi, ovvero Bergamo, Milano e Roma. Anche le esigenze di tipo logistico-strutturale sono di mia competenza, considerando poi che in futuro lasceremo questo edificio, per spostarci negli ex Riuniti. Quanto ci vorrà? La parte contrattuale e urbanistica verrà completata nel primo semestre di quest'anno; in seguito potranno essere bandite le gare per i lavori. Il programma prevede che per il 2018 possa giungere a compimento il primo lotto di lavori che dovrebbe riguardare il comando provinciale di Bergamo. Per il 2020-21 ci dovrebbe essere il passaggio
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dell'Accademia, assorbendo i corsi attualmente a Castelporziano (Roma). Sarà una bel risultato. Sì, anche perché tenere i corsi in un'unica sede, com'era all'inizio, mi sembra maggiormente pedagogico, oltre che più funzionale. La struttura è prestigiosa. Sì, con alcuni edifici molto ben conservati. Altri, invece, necessitano risistemazione, mentre altri ancora sono da abbattere. La distribuzione e divisione degli spazi sarà da fare con grande attenzione, perché condizionerà l'Accademia per una vita. Torniamo alla giornata tipo... Quando riesco, dicevo , partecipo all'alzabandiera alle 8 meno 10. Il lunedì mattina di solito ho una riunione con l'Ufficio addestramenti e studi per cercare di definire le attività da svolgere in settimana. Mi occupo anche di Castelporziano, dove passo non una notte alla settimana ma quasi. Inoltre qui insegno Ordinamento e regolamenti, al terzo anno, mentre a Roma, al quarto anno, Metodo e comando. Ho scelto volutamente
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due materie non tecniche perché penso che un comandante debba andare a lavorare più sul carattere dei ragazzi. Quindi la formazione avviene su più piani. Sì. Il primo è di natura tecnica, professionale e accademica, quel piano degli studi che li porta a laurearsi dopo 5 anni. C'è poi un percorso di carattere militare, che si sviluppa soprattutto nei primi due anni, e uno ginnico-sportivo, nel senso più ampio del termine. Il quarto porta a formare il carattere dei ragazzi, perché imparino a non scoraggiarsi di fronte alle difficoltà. Tutti quelli che si iscrivono arrivano al traguardo? Abbiamo una statistica molto positiva in questo senso. Del resto l'esame d'ammissione è molto selettivo, e l'allievo ha la possibilità, una volta sola, di ripetere l'anno. Alcuni danno il meglio di sè in Accademia, altri quando hanno completato l'addestramento perché magari particolarmente dotati a interloquire con il personale e a motivarlo. Alla fine del percorso in Accademia che grado viene conferito? Sottotenente al termine del secondo anno, tenente al quarto e quinto anno. Per diventare generale qual'è la strada?
Alcuni passaggi sono d'anzianità, come quello da tenente a capitano. Altri, come da capitano a maggiore, si basano su una selezione in base a titoli di carriera, detta "a scelta". Un po' di vita privata. E' sposato? Sì, e ho due figli, gemelli, di due anni e tre mesi. La famiglia è qui? No, a Milano, anche se spesso sono loro che mi raggiungono nel fine settimana. Del resto Bergamo è talmente bella e accogliente... Non li ho portati qui perché la turnazione dei nostri ruoli è talmente rapida - due-tre anni - che non mi va di continuarle a farli spostare. Capiscono, così piccoli, lo status del papà? L'idea di divisa ormai ce l'hanno, naturalmente. È un po' presto però perché capiscano cosa significhi quella divisa. Hobby? Sono un grande appassionato di sport, pur senza averne i mezzi fisici. Mi piace molto andare a correre, a nuotare, a sciare. Poi ho sempre seguito e amato musica e cinema. E la buona cucina? Pure. E' uno dei motivi per cui corro e nuoto (sorride). Il nostro lavoro ci permette di
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apprezzare tante cucine differenti, dovendo girare per l'Italia, e a Bergamo si mangia molto bene. Come la vedono gli allievi? Vorrei saperlo tanto anch'io (ride). Non si ha sentore di come viene percepita l'immagine del comandante? Soggezione, timore... Quelli sicuramente: siamo nel regno della gerarchia militare. Però rispetto ai tempi miei, quando c'era il generale Mion, molto rigoroso, le cose sono molto cambiate. Il comandante non partecipava mai all'alzabandiera, né dialogava spesso con gli allievi: c'era maggiore distanza. Che tutt'ora c'è, come è giusto che sia: il distacco fa comprendere le differenze gerarchiche. Vedremo mai una donna generale? Sicuramente sì. Anche se per fortuna io non finirò sotto il suo comando (ride). Non le sembra però che perdano femminilità, le donne in divisa? Bisogna dire una cosa: la Guardia di Finanza non è solo l'Accademia. Qui prevale la forma militare; c'è anche nei reparti esterni, però più legata a un livello di responsabilità. Del resto ci sono donne manager bravissime. È la stessa cosa.
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«Fiera di Bergamo, il fatturato è più che quadruplicato in 12 anni»
Stefano Cristini, direttore di Promoberg: «La svolta si è avuta con la costruzione del nuovo polo di via Lunga: dalle 4 manifestazioni della Celadina siamo passati a 19/20». In più, congressi, convention, teatro e concerti
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in Promoberg da 29 anni, quindi è stato al centro dell'intero percorso evolutivo dell’Ente Fiera di Bergamo. «Sono arrivato nell'87. Ho vissuto la crescita, i successi e gli insuccessi», racconta il direttore Stefano Cristini. Che, con riserbo tutto bergamasco, preferisce non parlare della vita privata. Altra cosa ripercorrere la storia di una realtà solida che, negli anni, ha esteso la sua sfera d’azione coinvolgendo le associazioni di categoria
del territorio e facendo sempre più rete con enti e istituzioni. Il racconto segue il filo della passione di chi ama il suo lavoro; una passione che ha dato risultati egregi. Partiamo dagli albori. Nel 1984 viene costituito Ente Fiera Promoberg su iniziativa dell'Associazione Commercianti di Bergamo, che poi negli anni ha aggregato tutte le associazione di categoria del territorio. Tutto ciò avviene in quasi dieci anni, quindi dal '92-'93 i soci che
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di Emanuela Lanfranco
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costituiscono Promoberg sono ormai venti. Iniziamo a operare sull'area della Celadina, con strutture prefabbricate e temporanee, per tre manifestazioni: Campionaria, Fiera dell'Edilizia e Sole, relativa a sport, nautica, auto, tempo libero. Si aggiungeva la Fiera dei Saldi, organizzata da Confesercenti. La svolta si ha con il nuovo polo fieristico, in cui siete attualmente. La costruzione è iniziata nel 2001 e finita nel 2003. Da lì l'effetto di volano per il territorio: dalle quattro manifestazioni che arrivano come eredità dalla Celadina si sviluppano tutta una serie di eventi che portano a fare 19/20 manifestazioni nel corso dell'anno, un'ottantina di convegni e
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poi 20-25 iniziative tra convention aziendali, open day, assemblee bancarie. L'attività di Promoberg si allarga nell’organizzazione di eventi in altre zone d'Italia, ovvero Bari e Napoli, e nel programmare spettacoli e concerti, sia in fiera che al Creberg Teatro Bergamo. Per cui abbiamo allargato molto la sfera d'azione. Il fatturato? Era di un milione e 600mila, un milione e 700mila euro nel 2003, oggi siamo a circa 8 milioni: più che quadruplicato. Di pari passo anche la qualità degli eventi è cresciuta. Sono state introdotte delle manifestazioni ad alto contenuto tecnologico e con una componente di internazionalizzazione molto
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importante. Il primo esempio è stata Ivs, la fiera del distretto delle valvole industriali petrolifere, in cui Bergamo è leader nel mondo: invertendo un po' la logica, invece di andare a inseguire i propri clienti nel mondo, ha portato il mondo sui luoghi di produzione, con tutto l'indotto e i benefici che derivano per il territorio da una scelta di questo genere. Inoltre ad aprile di quest'anno si terrà una fiera internazionale che vede coinvolti i produttori dei macchinari per la lavorazione del legno: le migliori aziende italiane ed europee - spagnole, francesi e alcune tedesce - si danno appuntamento a Bergamo nella Settimana del Mobile di Milano. Un abbinamento importante per
completare il panorama che fa riferimento all'arredamento. C'è anche sempre più attenzione ai giovani. Alcuni eventi sono ad hoc per realtà giovanili. A maggio ci sarà l'Agorà di Aigee: l'associazione dei giovani studenti europei si ritrova per cinque giorni in fiera; saranno più di mille, provenienti da oltre duecento realtà europee. A luglio ospiteremo, grazie alla collaborazione con il Comune di Bergamo, Campus Party 2016, con la presenza dei migliori 3-4mila studenti universitari italiani, che si ritrovano per sviluppare le tematiche del futuro, quali mobilità, smart city, etc; gli studenti vengono scelti direttamente dagli atenei a Bergamo, che diventa incubatore di idee. Per il resto quelli del 2016 sono eventi
consolidati. Sì, vorrei pero segnalare Italian Fine Art, evoluzione di Bergamo Antiquaria, che nell'edizione di gennaio ha raddoppiato gli spazi espositivi rispetto al passato e che punta a diventare un evento di riferimento in ambito nazionale e internazionale. E' stata fatta una grossa azione di promozione all'estero su alcuni paesi target individuati dagli espositori, che vuol dire soprattutto Olanda, Germania, Svizzera. I riscontri sono stati positivi; ovviamente il lavoro continua, e per il futuro vogliamo ampliarci su un mercato molto interessante come la Russia, forte ora del volo diretto Bergamo-Mosca. L'aeroporto diventa elemento imprescindibile, per la fiera e per il territorio. Assolutamente sì. Però bisogna continuare a lavorare per avere sinergie con tutto il terri-
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torio: strutture come la fiera, l'aeroporto, il contesto museale - che abbiamo coinvolto per IFA - e l'università devono fare rete per far crescere la provincia. Non c'è abbastanza collaborazione? La collaborazione c'è, ma dev'essere sempre di più implementata. Con IFA abbiamo lanciato il distretto della bellezza: perché quando arriva un visitatore da fuori, e non conosce già la città, rimane abbagliato. Basti pensare a Città Alta e all'Accademia Carrara riaperta. Abbiamo parlato al positivo, finora. Ma c'è anche il rovescio della medaglia? Il grosso rammarico è che la nostra fiera dell'edilizia, per quello che è stata e per ciò che ha rappresentato per il territorio e l'economia, sia stata azzerata dalla crisi. Abbiamo fatto dei tentativi con delle nuove
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iniziative, ma non hanno dato i risultati sperati. Ora ci siamo presi un anno di stop per cercare di mettere a fuoco un progetto di rilancio dell'edilizia del futuro, perché Bergamo ritorni capitale dell'edilizia. In ogni caso gli eventi, anche a causa delle profonda trasformazione dell'economia, vanno costantemente monitorati, e bisogna intervenire spesso per fare degli adattamenti. Un lavoro di costante adeguamento delle manifestazioni, a parte alcuni cavalli di battaglia che fanno dei exploit incredibili, come Creattiva: un fenomeno di costume, che continua a maturare successi. Vanno sempre bene anche Gourmarte e tutto il comparto dell'arte in generale, così come Lilliput per le famiglie, kermesse di altissimo profilo. Interessante anche la Fiera di Sant'Alessandro, rilancio riuscito di quella tradizionale dedicata al santo patrono, che abbiamo acquisito nel 2004 quando era sostanzialmente una sagra: abbiamo fornito contenuto e caratterizzato
l'evento con il concorso internazionale dei cavalli arabi, diventato in poco tempo un appuntamento significativo. Da cos'è scaturito quel successo di Creattiva? Abbiamo intercettato la passione e la manualità delle donne, stimolandole. In un'epoca molto standardizzata e codificata, aver la possibilità di creare qualcosa con le proprie mani e con la propria fantasia ha sviluppato questo enorme exploit, che infatti viene esportato a Bari e a Napoli, dove hanno lo stesso grande successo.Poi ci sono alcune manifestazioni il cui ciclo di crescita si è concluso, e vanno riadattate. La stessa Campionaria, in un'epoca in cui si va sempre più verso la specializzazione, va rivisitata. E' la nostra manifestazione più longeva, con 37 edizioni, ma inizia a dimostrare l'età e una certa debolezza. Serve un nuovo format, un nuovo conteneuto, per farla tornare accattivante. D'altronde avendo
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sviluppato tante manifestazioni tematiche era logico che si andasse a indebolire quella multisettoriale. Veniamo al teatro. Quanti sono gli spettacoli in un anno? Una cinquantina. Diciamo che l'attività del teatro è stata una piacevole scoperta anche per noi, perché abbiamo allargato il campo su un settore particolare, il teatro popolare, che ha varie sfaccettature. Si va dal cabaret al teatro di narrazione e riflessione, dove si parla di grandi temi: c'è ad esempio Sgarbi che parla di Caravaggio, e con le prevendite stiamo riempiendo la sala. Poi ci sono i musical, che piacciono sempre, e i concerti. Bergamo è entrata nel circuito degli artisti di prima fascia, per cui riusciamo ad avere una programmazione non da città di provincia ma da metropoli: vengono Brignano, De Gregori, Paolo Conte. E ciò è molto significativo per la crescita culturale del nostro territorio.
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Cronoscalata per una città a pedali
Stefano Zenoni, assessore alla Pianificazione territoriale e Mobilità: «Con il Biciplan abbiamo messo nero su bianco una progettazione d’insieme della ciclabilità in città per i prossimi dieci anni»
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ecupera una bicicletta pieghevole da uno scantinato, una Dino «Aurelia» made in France, color verde acido, inutilizzata dagli anni ’70. Per farla restaurare dagli amici dell’associazione Pedalopolis e darle una seconda vita. E che vita: la partecipazione alla prima Olimpiade Mondiale della Graziella (Grazielliadi), la celebre bicicletta pieghevole degli anni ’60. È nell’incipit del film «In motu gratia», del 2010 (di Andrea Zanoli, Lab 80 Film), Stefano Zenoni, oggi assessore alla Pianificazione territoriale e Mobilità del Comune di Bergamo con Gori. Perché per lui la bici è più che una passione: col primo stipendio da assessore ha acquistato una pieghevole Brompton con cui ogni giorno va a Palazzo Uffici. Classe 1980, laureato in Pianificazione territoriale, urbanistica e ambientale al
Politecnico di Milano, dottore in Pianificazione territoriale e politiche pubbliche all’Università Iuav di Venezia, fa politica da anni: il suo impegno inizia nel 2004, in cui si candida nella Lista Bruni, e prosegue nel 2009 con la nomina a consigliere di opposizione della Giunta Tentorio. Nella passione per il trasporto pubblico è «figlio d’arte»: il padre Enrico, vice-presidente di Atb dal 1990 al 1995, lo accompagnò a Nancy (ancora Francia), dove semafori intelligenti e sistema «trambus» - che Bergamo ancora oggi insegue - erano già una realtà. Pianificazione territoriale e Mobilità: due macigni per complessità e impegno. È invecchiato, in questo anno e mezzo? Mi ruba una battuta che faccio spesso quando intervengo ai convegni e mi presentano come assessore giovane: "Sì, ma in questi mesi ho messo su 20 anni", ribatto.
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di Fabio Cuminetti
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Che poi è tipicamente italiano presentare un 35enne come giovane, come se fosse una notizia eclatante. A parte questo, tutte le deleghe sono impegnative, solo che alcune ti espongono maggiormente al contatto diretto con i cittadini e con i giornali. Quindi sono più faticose. Penso alla Mobilità, per quanto mi riguarda, ma Sicurezza e Servizi sociali non sono da meno. Una guerra quotidiana, la Mobilità. Riguarda tutti, perché tutti si muovono. Quindi tutti hanno suggerimenti, consigli e critiche, anche costruttive. Partiamo dalle targhe alterne, che hanno coinvolto anche l'Ambiente.
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Abbiamo ricevuto critiche da entrambi i lati: da quelli che ritenevano una limitazione della libertà introdurre le targhe alterne, e da chi sollecitava interventi più drastici e anticipati. Il nostro è stato un compromesso, e del resto amministrare significa spesso trovare mediazioni ragionevoli. La prima critica riguardava l'inutilità del provvedimento. Certo, non è un intervento risolutivo, come non lo sarebbe il blocco totale; l'unico sistema è lavorare, come stiamo facendo, sulle strategie di lungo periodo, ma portano risultato in anni, o addirittura in decenni. Però la dimensione dell'immediato esiste: eravamo in un periodo prolungato di una
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situazione ambientale pesante e abbiamo pensato che il provvedimento potesse portare un allentamento, anche parziale. I numeri delle polveri sottili sono calati? Sì, fin dal primo giorno. Poi è subentrato un fattore ambientale che ha fatto abbassare i valori ovunque. C'è un altro fatto: visto che blocchi totali da noi non si possono fare, perché non ci sono infrastutture di trasporto pubblico come nelle grandi metropoli, le targhe alterne spingono le persone ad autorganizzarsi, sperimentando dunque il ricorso a soluzioni diverse da quelli abituali. Poi c'è chi per lavoro proprio dell'auto non può fare a meno: capiamo il disagio creato
e non possiamo far altro che chiedergli di avere pazienza. Sappiamo che tutte le soluzioni sono imperfette; cerchiamo di scegliere quella meno imperfetta. La risposta dei cittadini com'è stata? Ottima, e per questo li ringraziamo. Le sanzioni sono state poche, quindi le motivazioni del provvedimento sono state ben recepite. Ora bisogna portare avanti una strategia comune con l'hinterland per ovviare a situazioni di emergenza ambientale prolungate nel tempo. Il vostro programma elettorale si prefiggeva di spostare una quota di utilizzo di mobilità privata verso il servizio di trasporto pubblico. In tempi di vacche magre è possibile? Premessa: il trasporto pubblico dipende soprattutto da fondi che arrivano dalla Regione. Il Comune ci mette due milioni l'anno per accrescere i servizi. Da quest'anno ci mettono qualcosa anche i Comuni dell'hinterland, grazie a un lavoro che ho portato avanti io. Se però la principale fonte di finanziamento riduce i trasferimenti, ci si trova a trovare più in difesa che in attacco: è difficile pensare a un'espansione del servizio in termini di linee, di reti, di orari. Nonostante questo, abbiamo iniziato a sperimentare il potenziamento di due linee in orario notturno sia feriale che festivo: la linea 8 e la linea 6 vanno fin oltre mezzanotte, con una frequenza valida. Abbiamo inoltre più volte attivato servizi mirati per esigenze specifiche, come le navette per Città Alta e Astino. In generale l'offerta di trasporto pubblico che c'è, al netto di alcune fasce orarie - quelle degli studenti un po' critiche per affollamento dei mezzi, è adeguata e addirittura sovrabbondante in alcune fasce del weekend. Ma quindi quello spostamento verso il trasporto pubblico come potrebbe avvenire? Innanzitutto si può rendere più difficile arrivare in alcune aree con la macchina: qui siamo al tema delle chiusure e delle ztl più o meno violate, e su questo stiamo facendo un investimento importante per le telecamere, in particolare in Città Alta. C'è il tema della sosta: l’obbiettivo è rendere più costoso il voler arrivare per forza al centro della città con la propria auto. Ci sono una serie di parcheggi in struttura, che usufruiscono ora anche di un sistema informativo
e di inidirizzamento, per limitare quel traffico parassitario e confuso di chi viene in centro e gira per un'ora alla ricerca del posticino dove mettere l'auto. E' anche un fenomeno culturale: si preferisce faticare per un parcheggio a raso, quando i silos magari hanno molta disponibilità. Fors’anche perché il parcheggio in struttura spesso costa di più. E questa è un'incongruenza: dovrebbe essere il contrario. La app di Atb funziona bene. Questo potrebbe invogliare all'uso del mezzo pubblico. Stiamo progredendo nella fornitura di servizi. C'è stato però un ritardo nell'installazione delle emettitrici a bordo, a causa di un problema giudiziario: ricorsi, gara annullata, etc. Voglio sottolineare inoltre la qualità dei mezzi: Atb è una delle aziende in Italia che ha i mezzi più giovani, circa sette anni l'età media, contro una media italiana di 15. E il cosiddetto metrobus? E' una delle sfide che stiamo progettando, perché non è un intervento banale né semplice: bisogna individuare una serie di percorsi in cui l'autobus possa viaggiare su sede separata rispetto alla carreggiata stradale. Questo impone la revisione di alcune carreggiate e l'eventualità di togliere dei posti auto. L'idea del metrobus era l'individuazione di un percorso est-ovest fatto di due ingredienti: percorsi il più possibile dedicati e mezzi più sofisticati, a propulsione elettrica. E' meno costosa rispetto a una tramvia, e più flessibile. Poi a me le tramvie piacciono, però da noi ce ne sono già due previste, entrambe molto costose, con quella del Val Brembana che ritengo prioritaria. Basta sezioni di corsie preferenziali, per usare una parola spesso invisa alla città, senza un percorso di continuità, dunque. Qui vale un po’ il discorso delle targhe alterne. C’è chi ritiene le corsie preferenziali inutili e dannose, mentre chi le vorrebbe sostiene che si possano fare dalla mattina alla sera. Ricavare duecento metri di percorso, in totale discontinuità, secondo me non ha senso. Veniamo alle piste ciclabili. A maggio abbiamo approvato un documento di pianificazione che si chiama Piano strategico della mobilità ciclabile (Biciplan), che
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ha messo nero su bianco una progettazione d'insieme della città per i prossimi 10 anni. Divide i percorsi in primari, secondari, di quartiere e prevede la capacità di trovare risorse per otto milioni e 600 mila euro. Queste risorse possono venire da vari canali: fondi comunali per le opere pubbliche, oneri di urbanizzazione, etc. Intanto nel primo bilancio approvato abbiamo inserito una voce pluriennale "percorsi ciclabili" da 500mila euro l'anno. Gli interventi partono quest'anno: innanzitutto la sistemazione del collegamento con l'ospedale, rifacendo tutto il lato di via Martin Luther King dal passagio a livello; poi il collegamento tra piazza Carrara, parco Suardi e caserma Montelungo, per sgravare un po' la zona di via Battisti; quindi il completamento del passaggio ciclabile est-ovest, il cui progetto è stato candidato a un bando regionale. Un'opera ambiziosa, quest'ultima, da poco meno di due milioni di euro: con i fondi regionali saremmo già a buon punto, altrimenti avremo comunque un progetto completo per tutta la linea d'attraversamento. Infine ci sono piccoli raccordi mancanti che potremmo realizzare con le risorse messe a bilancio. Fino ad ora, però, di concreto c'è stato poco. Il primo anno di amministrazione si fa sul bilancio della precedente amministrazione, del resto. Ma ora andremo in crescendo, tenendo sempre presente che Bergamo è una città complessa dal punto di vista della struttura urbana: ci sono i due borghi, Santa Caterina e Palazzo, che stringono la parte centrale; le sezioni stradali sono molto limitate, e dove non lo sono, vedi via Camozzi, hanno già un'alternativa ciclopedonale come il Sentierone. Altre città italiane di pianura sono nettamente più fortunate. Ma questa non dev’essere una scusa per non fare niente. La differenza tra ztl e aree pedonali. Le prime sono aree vive, perché è consentito il transito ai residenti, mentre nelle seconde no: solo mezzi di soccorso e carico-scarico, in certi orari. Bergamo è ricca di ztl, molto più rispettate da quando sono state installate le telecamere. Penso a Città Alta e ai Colli, in particolare. Bike sharing: come sta andando? Sono molto fiero di averne cambiato le modalità di utilizzo: disponibilità delle bici
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24 ore su 24, possibilità di prenderle anche da parte dei non abbonati in modo da soddisfare l'utilizzo turistico. Nel 2015 abbiamo inagurato quattro postazioni nuove: ora in totale siamo a 22. Significativa quella dell'ospedale nuovo. Se poi arriva anche il tratto di ciclabile di cui parlavo prima, il cerchio si chiude. In generale, poi, il numero degli utenti è in rialzo. Qual è l'utente tipo del servizio? Una premessa: il bike sharing nasce per offrire un mezzo di trasporto veloce ed ecologico all'interno della città, nella parte centrale o semicentrale. I residenti possono usarlo per coprire queste distanze, comunque minime, visto che Bergamo non è enorme; chi è venuto in città con un altro mezzo, se ne può servire per fare commissioni, o per coprire l'ultimo tratto
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che lo separa dal posto di lavoro o di studio. Il servizio è molto apprezzato in relazione al tema del furto delle bici: le BiGi raramente vengono rubate, perché l'aggancio è molto sicuro. C'è una domanda forte di estensione del servizio in periferia, ma non è facile soddisfarla: il sistema funziona molto bene e ha dei costi ragionevoli se il movimento tra le postazioni è abbastanza equilibrato. Servire un quartiere esterno porrebbe il problema di avere la mattina un flusso solo in entrata verso la città e la sera uno solo in uscita. Inoltre le postazioni tra di loro devono essere vicine. Insomma, il servizio è oneroso e per essere sostenibile deve seguire certe regole. Parliamo della delega alla Pianificazione territoriale. Ovvero urbanistica. Si è deciso di legare la responsabilità di
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orientare alcune trasformazioni urbanistiche della città, soprattutto quelle un po' più corpose, con una mente lucida anche sulla questione della mobilità, che spesso è uno dei maggiori impatti consequenziali alle trasformazioni urbanistiche. Nello stesso tempo, orientare le risorse pubbliche che derivano da queste trasformazioni verso la soluzioni dei problemi di mobilità, con un occhio di riguardo per una ciclabilità ricompresa nel Biciplan. In passato si preferiva aumentare un certo tipo di servizi come asili, palestre, scuole. Questa modalità si è interrotta, perché in alcune zone della città sono cambiate le esigenze: le scuole esistenti bastano e avanzano, è cambiata la composizione demografica, sono nate scuole private che si sono convenzionate con il Comune. In più il Comune ha capito che
la capacità di spesa e di gestione di questi servizi ha un limite. Di urbanistica si occupa anche l'assessore Valesini, con le deleghe a Riqualificazione urbana, Edilizia pubblica e privata, Patrimonio immobiliare. Esatto, infatti lavoriamo in tandem. Insieme ci occupiamo di governo del territorio. Valesini segue di più i grandi progetti a valenza prevalentemente pubblica, con una componente architettonica più forte, come Montelungo, ex Riuniti; io mi occupo di più del piano strategico, di governo del territorio, con aggiornamenti e varianti, e seguo di più i progetti di trasformazioni privati. L'intervento in materia urbanistica di cui va più fiero? La delibera di revisione delle tabelle degli oneri di urbanizzazione che abbiamo portato poco tempo fa in Consiglio comunale. Con un lavoro molto complesso abbiamo sostanzialmente cambiato la tassazione che il Comune esercita sulle azioni urbane,
facendo una scelta di campo molto radicale: dimezzando il valore qualora si intervenga su aree dismesse, rialzandolo invece qualora interessino aree agricole. Scopo dichiarato: favorire la ritrasformazione della città esistente e rendere più competitive le aree già urbanizzate rispetto a quelle non ancora urbanizzate. Perché avete agito sulla fiscalità, e non sul Pgt? Perché in questo momento la Regione sostanzialmente ha bloccato per tre anni le revisioni di Pgt. Altrimenti, in quella sede, avremmo potuto dire fermare direttamente il più possibile la trasformazione di aree libere. Stiamo poi costruendo una variante generale al piano delle regole e al piano dei servizi, che interesserà buona parte del 2016, in cui andremo a confermare la volontà di recuperare lo stadio, cancellando definitivamente l'ipotesi di utilizzare l'area agricola di Grumello al Piano, più una serie di revisioni del sistema commerciale per andare a rilanciare un po' il centro.
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Un po' di vita privata. E' papà da poco, giusto? Sì, da settembre. Si chiama Sebastiano. Vi fa dormire? A volte no, ma non so dire se sono i rumori in casa o piuttosto le problematiche amministrative che mi tengono sveglio. Scherzi a parte, Sebastiano è tranquillo. Partecipa ancora alle Grazielliadi? Come concorrente è da tanto che non partecipo. Ma potrebbe capitare che ci ritorni… Suonava la batteria in un gruppo indie rock, i Garage Ermetico. E ora? Il gruppo è in un periodo di riflessione. Attualmente suono con il cantautore bergamasco Caso; abbiamo anche registrato un disco a luglio, ma non riesco quasi mai a fare concerti. Le manca di più David Bowie o Lemmy dei Motorhead? È una risposta che potrebbe rovinare delle amicizie, ma rispondo David Bowie.
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Impr ese
Boom di bar e ristoranti: più 9,2%
Passato, presente e futuro del commercio. Come è cambiato dal 2008 al 2015 il terziario. La proposta di Confcommercio per contrastare la desertificazione commerciale e riqualificare le aree urbane
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fferta turistico-ricettiva in crescita e negozi di vicinato stabili. È questo quanto emerge dall’analisi fatta da Ascom su come è cambiata la città di Bergamo e il centro città tra il 2008 e il 2015. L’analisi nasce dall’approfondimento con dati locali di uno studio presentato oggi in conferenza stampa a Roma da Confcommercio Imprese per l’Italia sull’evoluzione dei centri storici di 39 città italiane di media dimensione, tra cui è compresa anche Bergamo. Dall’analisi fatta da Ascom risulta che Bergamo è una realtà in crescita. Dal 2008
al 2015 il commercio è aumentato del 3,2% (più 62 unità). Il boom si è registrato nelle attività di somministrazione e nella ricettività. ovvero bar e ristoranti, con un più 9,2% (49 attività in più): in particolare nel centro città sull’asse Piazzale Marconi - Porta Nuova e nella zona Piazza Pontida - S. Alessandro - S. Orsola. La crescita è l’esito delle liberalizzazioni totali che hanno interessato il settore. Fuori dai centri storici sono nati alcuni pubblici esercizi nella periferia cittadina. Mentre restano stabili il commercio fisso
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alimentare (più 1,1%) e il commercio fisso non alimentare (più 0,9%). Il terziario cittadino è composto per il 56,9% da negozi non alimentari, per il 29,4% da pubblici esercizi, ristoranti e alberghi e per il 13,7 % da negozi alimentari. Il rapporto tra densità demografica e attività è di 60 abitanti per esercizio commerciale nel 2015 e 61 nel 2008. I dati relativi al 2015 dicono che c’è un bar o ristorante ogni 204 abitanti, un negozio alimentare ogni 440 abitanti e un negozio non alimentari ogni 106 cittadini. «Nei sette anni analizzati i numeri sono per
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lo più invariati - spiega Oscar Fusini, direttore Ascom Bergamo - , questo è dovuto in particolare all’aumento del numero di attività registrato nel 2015, anno in cui si sono colmate quelle perdite avute negli anni precedenti. L’analisi svolta a livello locale conferma i dati nazionali per quanto riguarda la crescita dei pubblici esercizi, e la maggiore vocazione turistica di Bergamo mentre presenta sensibili differenze rispetto ad altre città italiane per quanto riguarda il commercio in sede fissa alimentare e non alimentare». Secondo lo studio di Confcommercio sui centri storici di 39 medie città italiane
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emergono sostanzialmente tre elementi: negli ultimi 7 anni, tutti i comuni analizzati, fatta qualche rara eccezione, hanno subito una perdita di esercizi commerciali più o meno significativa; nello stesso periodo, cresce l’offerta turistico-ricettiva; la riduzione dei negozi nei centri storici è quasi doppia rispetto alle periferie. «La differenza con le altre città è dovuta al fatto che a Bergamo l’avvento della grande distribuzione organizzata è iniziato un decennio prima rispetto alle altre realtà provinciali, che si sono trovate ad affrontare l’impatto della gdo solo in questi ultimi anni», spiega Fusini.
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Creattiva, la fiera dei record
Edizione primaverile dal 3 al 6 marzo nei padiglioni Promoberg di via Lunga. Sono le donne le vere protagoniste della manifestazione: rappresentano il 90 per cento dei visitatori. Un fenomeno sociale
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n soli otto anni Creattiva è diventata più che una fiera. Un fenomeno sociale e di costume. Attiva la creatività di espositori e visitatori generando un circolo virtuoso che gli appassionati delle arti manuali conoscono a menadito: più si fa, più vien voglia di fare. E alle volte ne esce un piccolo capolavoro. La manifestazione dell’hobbistica a 360 gradi giunge alla sedicesima edizione in ottima forma: forte di una duplice collocazione annuale, in primavera e in autunno, porta migliaia di appassionati da tutta Italia alla Fiera di Bergamo e dal 3 al 6 marzo si avvarrà della competenza di centinaia di espositori, in crescita costante dalla prima edizione in poi. Ha tanto successo, Creattiva, che è l’unica
fiera Promoberg esportata in altre città: Napoli e Bari, nella fattispecie, dove replica i fasti orobici. Il target è eterogeneo: alcuni settori come il modellismo e il bricolage appassionano e coinvolgono più gli uomini, altri come la lavorazione dei tessuti, il ricamo, il patchwork, il quilting, lo scrapbooking, le tecniche pittoriche e in genere le tecniche decorative sono generalmente più legati anche per tradizione alla manualità femminile. E del resto sono le donne le vere protagoniste della manifestazione: rappresentano il 90 per cento dei visitatori. Gli stessi espositori sono gli attori di una fitta programmazione di corsi e laboratori didattici e di approfondimento sui temi del
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bricolage, decoupage, ricamo, modellismo, fai da te e molto altro. Creattiva, come anticipato in apertura, è un evento unico nel suo genere proprio per la capacità che ha di aggregare e far dialogare un pubblico estremamente variegato e multigenerazionale, che, grazie alle diverse conoscenze ma alla stessa contagiosa passione e creatività, veste i panni dell’indiscusso protagonista della manifestazione. Tra le novità di questa nuova declinazione primaverile c’è l'atteso sotto-evento "Masterbeads". I più importanti designer creativi di gioielleria si sono dati appuntamento a Bergamo per dar vita alla prima edizione della più importante convention dedicata al settore, in contemporanea con Creattiva. I master italiani e stranieri si mettono a
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disposizione degli appassionati per illustrare le tecniche e le malizie per realizzare gioielli unici. Le tecniche saranno le più svariate, innovative o tradizionali, ma il filo conduttore sarà sempre la maestria dei professionisti che le sveleranno ad un pubblico di appassionati creativi desiderosi di approfondire. Confermata la speciale area dedicata la ricamo e al merletto è allestita lungo la galleria centrale della fiera di Bergamo. Scuole, enti, associazioni provenienti da tutte le regioni d’Italia metteranno a disposizione del pubblico di Creattiva i segreti e i migliori lavori di questa arte, così ricca di storia e tradizione. Oltre all’esposizione, decine di corsi e attività dimostrative saranno proposte nei quattro giorni di fiera.
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L’aeroporto di Bergamo tocca il massimo storico
Il bilancio del 2015 chiude con un movimento di oltre 10 milioni di passeggeri, con un incremento del 18,6% rispetto all’anno precedente, quando però le attività si sono fermate alcuni giorni per i lavori di rifacimento della pista
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’aeroporto di Bergamo mette alle spalle l’anno in assoluto più positivo dal 2001 in termini di andamento operativo, confermandosi saldamente terzo scalo nazionale dopo i due Hub principali del Paese, Fiumicino e Malpensa. Il bilancio consuntivo del 2015 chiude con un movimento di 10.404.625 passeggeri, con un incremento del 18,6% rispetto all’anno precedente, quando però le attività aeronautiche si sono fermate alcuni giorni in coincidenza con l’ultima fase dei lavori di
rifacimento della pista e ammodernamento delle infrastrutture di volo. Pure considerando l’aggiunta del virtuale numero di passeggeri trasferiti in altro scalo, si tratterebbe di un incremento percentuale a doppia cifra corrispondente a oltre un milione di passeggeri in più. Queste cifre confermano le scelte programmatiche di Sacbo che ha puntato sul potenziamento e adeguamento delle infrastrutture con l’obiettivo di sostenere le potenzialità di traffico e garantire la qualità elevata dei
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servizi all’utenza costituita da passeggeri, compagnie aeree e quanti operano all’interno e all’esterno dell’aerostazione e sul territorio circostante. Il risultato raggiunto è anche frutto di un costante e professionale impegno di tutta la squadra che, nonostante il contesto di forte difficoltà che ha caratterizzato il sistema del trasposto aereo, è riuscita a raggiungere risultati davvero significativi. A partire da maggio 2015 si sono resi disponibili il nuovo terminal partenze e la corrispondente area arrivi, insieme alla nuova viabilità di accesso e alle aree di sosta. L’aumento dei passeggeri è stato sostenuto dai voli di linea, caratterizzati da load factor sempre superiori alla media, che hanno consentito di non risentire della flessione registrata dal settore charter, influenzato dal calo dell’offerta verso le aree considerate a rischio. L’aeroporto di Bergamo conferma il ruolo primario e strategico nel settore delle merci aeree movimentate dai vettori courier che si attestano sempre oltre le 120mila tonnellate annue.
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A fronte del trend generale positivo, si registrano un totale complessivo di 76.078 movimenti aerei, di cui 74.446 riferiti all’aviazione commerciale. Il numero dei movimenti aerei, in funzione della distribuzione del traffico sulle due direzioni di decollo, è sostanzialmente allineato a quanto registrato nell’ultimo quinquennio. In tale scenario Sacbo ha avviato l’iter per il nuovo Piano di Sviluppo Aeroportuale, con
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la presentazione del Master Plan in fase di redazione nella sede di Enac attraverso la novità costituita dal processo partecipativo mirato a coinvolgere gli enti locali territorialmente interessati. La proposta di Psa al 2030 verte su uno sviluppo modulato dalla componente passeggeri, contestuale alla progressiva diminuzione dell’impatto acustico e atmosferico, e sulla dotazione del collegamento ferroviario con lo scalo.
Le Mura raccontate ai (e dai) bambini Il progetto «Le Mura di Bergamo verso l’Unesco», promosso dal Centro Studi «LeIio Pagani» dell’Università, coinvolge allievi e insegnanti della scuola primaria in attività laboratoriali e creative
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romuovere e accrescere conoscenza e consapevolezza attorno al patrimonio delle Mura cittadine che la Città di Bergamo ha candidato, con successo nel primo step, nella Tentative List dell’Unesco come sito seriale transnazionale delle Fortificazioni Veneziane tra Italia, Croazia e Montenegro. L‘Università di Bergamo, già attiva con iniziative culturali partecipative pensate per le «Mura verso l’Unesco», si è impegnata con specifiche azioni concepite per più piccoli, i futuri cittadini. È questo l’obiettivo del Progetto «Le Mura di Bergamo verso l’Unesco. Unesco raccontato ai bambini, i bambini raccontano le Mura» - promosso dal Centro Studi sul Territorio «LeIio Pagani» dell’Università degli studi di Bergamo e diretto dalla professoressa Rossana Bonadei incentrato su attività laboratoriali e creative partecipate dalle insegnanti e dagli allievi
della Scuola Primaria Ghisleni di Bergamo, oltre che da esperti al lavoro in vari enti territoriali. Il progetto, da intendersi come programma pilota replicabile e esportabile, anche in prospettiva transnazionale, risponde all’invito rivolto da Regione Lombardia alle Università lombarde a presentare progetti per la conoscenza e salvaguardia del patrimonio storico e artistico della Regione, sviluppando capitale umano d’eccellenza attraverso la definizione di percorsi di ricerca che consolidino e rafforzino i nessi tra ambito accademico, ambito territoriale e istituti e luoghi di cultura. Partner del progetto, oltre al Comune di Bergamo e all’Associazione Terra di San Marco, è la Scuola Primaria Ghisleni (Istituto Comprensivo Donadoni), a cui si aggiungono le realtà territoriali più fortemente e fisicamente integrate nel complesso paesaggistico delle Mura, quali
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l’Orto Botanico, il Parco Regionale dei Colli di Bergamo e la Cooperativa Sociale L’Impronta. I percorsi e i prodotti editoriali elaborati dai ricercatori dell’Universita di Bergamo sono la base per l’ideazione di un filmato con animazione prodotto dallo Studio Bozzetto, pensato in stretto dialogo con insegnanti, bambini e collaboratori didattici per creare sensibilità verso il bene «Mura».
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Luberg, cerimonia di premiazione 2015
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n occasione del tradizionale evento di fine anno, l’associazione dei Laureati dell’Università di Bergamo ha premiato i vincitori del concorso Diventa Imprenditore e del Concorso Letterario. Nominati nell’occasione anche il laureato ed i neolaureati dell’anno. Alla cerimonia, brillantemente moderata da Fulvio Giuliani, voce di RTL, hanno partecipato il presidente di Luberg, Domenico Bosatelli, il rettore dell’Università degli Studi di Bergamo e presidente onorario dell’associazione, Remo Morzenti Pellegrini, il Sindaco Giorgio Gori, il Presidente di Confindustria Bergamo, Ercole Galizzi, e il Presidente del Gruppo Lombardo dei Cavalieri del Lavoro, Luigi Roth. L’idea che si è aggiudicata il primo premio del concorso Diventa Imprenditore è stata quella di Giulia Serafini e Mirko Roberti: il progetto "TROPICO DEI COLLI", che è stato premiato per la sua originalità e fattibilità, punta alla coltivazione in loco di frutti tropicali biologici (feijoa, avocado e kiwi arguta) che nel medio/lungo periodo potranno essere distribuiti da produttori locali ma anche dalle cooperative e dalla grande distribuzione bio. Il gruppo di esperti Luberg supporterà nei prossimi mesi l’innovativa idea nella ricerca di soci e finanziatori e la seguirà fornendo l’assistenza necessaria perché possa diventare un’impresa. Franco Brevini, Presidente della Giuria del concorso letterario 2015, ha invece premiato i racconti finalisti di Rosanna Bolzan Kayiranguia, Mario Carlessi, Micheal Casali, Livio Gambarini, Enzo Guerini, Andrea Rundo e Daniela Tanghetti. Il primo classificato dell’edizione 2015 è stato Federico Ranzanici, con il racconto “Al di là del muro”; seconda classificata Marta Colleoni, con “Esposito’s”; terzo posto ad Alberto Comelli, per il racconto dal titolo “Blisclavret”. Il titolo di Laureato dell’anno è stato
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Finalisti Concorso Letteriaio
assegnato quest’anno a Mario Comana, laureato nel 1981 a pieni voti in Economia e Commercio. Oltre ad aver insegnato all’Università di Bergamo, in Bocconi e all’università Del Plata in Argentina, attualmente ricopre il ruolo di docente alla LUISS Guido Carli di Roma e opera come consulente di strategia e politica finanziaria di aziende e gruppi industriali. Il premio alla carriera viene assegnato dal Consiglio Direttivo di Luberg ai laureati che hanno raggiunto eccellenti traguardi professionali, distinguendosi per capacità e intraprendenza nei campi dell’industria, del commercio, della finanza, della Pubblica
Giulia Serafini vincitrice Diventa Imprenditore
Amministrazione o del mondo Accademico. Il Premio agli studi - Neolaureato dell’anno è il riconoscimento per tutti quei giovani talenti che si affacciano al mondo del lavoro avendo già conseguito risultati eccellenti nel percorso di studio. I vincitori di quest’anno sono stati: Roberta Allevi (di Scienze aziendali, economiche e metodi quantitativi); Elisa Coppi (Lettere e Filosofia), Luca Cortesi (Lingue, Letterature Straniere e Comunicazione), Davide Hahn (Ingegneria Gestionale), Andrea Zonca (Ingegneria e Scienze applicate), Valentina Severgnini (Giurisprudenza), Lydia Namisi Simiyu (Scienze umane e sociali).
Mario Comana Laureato dell'Anno
Laureati dell'Anno
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*Golf di Mario Ugo Pasini Maestro di golf
La grande difficoltà del golf: ripetere lo swing
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olte volte mi viene chiesto se giocare a golf sia facile o difficile e la mia risposta a questa domanda è... Difficile! Chi è già golfista sono sicuro sia d'accordo con me, mentre a chi si deve ancora avvicinare al golf dico: non spaventatevi, è sicuramente tutta questa difficoltà che lo rende così interessante, intrigante, divertente, creando un confronto costante con sè stessi. Ci sono molti fattori che possono condizionare il nostro gioco (le condizioni atmosferiche, i diversi tipi di taglio dell'erba, gli ostacoli, le pendenze del terreno, la distanza), io sono però convinto che la grande difficoltà fisica e mentale di ripetere il movimento e quindi di vedere la palla che va sempre verso il
bersaglio siano la parte difficile del golf. Lo SWING è un gesto atletico, durante il quale si deve eseguire una sequenza di movimenti che devono susseguirsi uno all'altro per produrre il massimo della velocità e direzione al volo della palla. Uno swing completo è diviso in cinque fasi: TAKE-AWAY, l'inizio del movimento durante il quale la testa del bastone si allontana dalla palla; BACKSWING, la fase dello swing che porta il bastone intorno al corpo e verso l'alto; DOWNSWING, la discesa del bastone dall'apice del backswing fino all'impatto; FOLLOW-THROUGH, la fase dello swing che inizia subito dopo l'impatto con la palla;
FINISH, la fase finale del movimento. Se pensiamo che nello swing queste cinque fasi vengono eseguite con un gesto continuo, in tempi cortissimi (circa due secondi), con una strada percorsa dalla testa del bastone intorno al corpo di qualche metro, usando circa duecentocinquanta muscoli in sequenza uno all'altro e dovendo impattare la palla al centro della faccia del bastone (che è circa la mano di un bambino), ciò ci dà la dimensione della difficoltà dell'esecuzione e della ripetitività del gesto atletico. Il mio consiglio è quello di continuare ad allenarvi costantemente per raggiungere il massimo della ripetitività del gesto, della precisione dei colpi e il traguardo di ogni giocatore... tirare un colpo in meno del proprio risultato migliore!
*Cucina di Pierangelo Cornaro Chef Patron del Ristorante Colleoni & dell'Angelo (Bergamo)
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el Mondo della ristorazione molte cose sono mutate negli ultimi 15 anni, ma i tradizionalisti non hanno mai rivisitato la loro cucina facendosi influenzare dalle mode. Possono così presentare menu d’epoca fortemente rivisitati, con materie prime ricercate a fatica che sono le stesse di una volta. Coerenza e senso della storia vogliono che ogni cambiamento in politica, economia e persino religione sia accompagnato da “rivoluzioni” più o meno estese anche nel settore del costume, dalla moda al comportamento, con punte molto notevoli anche in alimentazione e cucina. Salvo poi trovarsi di fronte, passate le furie dell’entusiamo per le novità, a quello che anni addietro fu definito il riflusso, ossia a un ritorno parziale e modificato, al “vecchio”. Fra le pentole, e negli acquisti, il cambiamento è più lento e quindi meno avvertibile, ma esiste, e da i suoi frutti, anno dopo anno, in due settori che si influenzano reciprocamente: la ristorazione, vista come svago gastonomico e punto di riferimento. Grazie al proliferare di supermercati di proprietà di catene internazionali, e anche alla molteplicità di trasmissioni televisive che parlano di cucina, si è verificata la sparizione di quei piccoli negozi che garantivano ricerca e mantenimento dell’autenticità dei prodotti (prestinaia, salumiere, norcini, macellai, etc…). In gran parte sono stai cancellati, cancel-
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lando contemporaneamente una cultura gastronomica che si era evoluta per secoli in modo spontaneo. Tutto questo porta sia “cucinatori di mestiere” sia le casalinghe ad avere a disposizione dei prodotti omogenei. Ci vorrebbero i polli detti ruspanti e non quelli allevati a migliaia; ma, in fondo, sono molto adatti alle cotture sbrigative e leggere che la nuova cucina e la nuova dietologia esaltano per comodità. Risultato: un numero eccessivo di ristoranti esclusivi, carissimi e dai quali il cliente esce raramente soddisfatto. Questo fenomeno coinvolge sia le trattorie più modeste sia in parte le stesse famiglie, disposte sempre per comodità al passaggio dal lesso domenicale a una specie di polpetta che viene chiamata hamburger, e questo per accontentare i ragazzi. A proposito di cucina della tradizione questo mese propongo una ricetta ormai dimenticata...
Lumache in umido su purea cremosa di patata di Martinengo Per 6 persone: 40 lumache di vigna, 1 bicchiere di aceto bianco, 1 bicchiere di aceto rosso, 500 gr. di pomodori pelati, 50 gr. di funghi pioppini, 3 spicchi d’aglio, 1 cipolla, 1 carota, 1 scalogno, 20 gr. di prezzemolo tritato, 2 gherigli di noce verde, olio d’oliva, sale e pepe.
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N.B. La noce verde si raccoglie nei giorni dell’equinozio d’estate(24 giugno), nel momento in cui il mallo ed il gheriglio hano la stessa consistenza verde chiaro. Nello stesso periodo è usanza raccogliere le noci per la produzione del Nocino (liquore di mallo ni noci tipico dell’Emilia Romagna). Procedere alla spurgatura delle lumache: Lasciare le lumache almeno 2 giorni in un recipiente pieno di farina gialla o crusca, quando saranno ben spurgate sistemale in un altro recipiente pieno di acqua acidulata con aceto rosso ed una manciata di sale grosso. Lasciarvele 2/3 ore, avendo l’accortezza di mescolarle spesso cambiando l’acqua per 6/7 volte nel corso delle 2/3 ore, una volta pronte,bollirle per 20/25 min., scolarle e sciacquarle bene sotto un getto di acqua fredda. Cottura: Sistemarle in una pentola, bagnarle con il vino, aggiungere ½ carota, 1/2 cipolla, 1 spicchio d’aglio, lo scalogno e metà del prezzemolo. Cuocere a fuoco basso per 3 ore circa, quindi sgocciolare ed estrarre i molluschi dal guscio. In una casseruola bassa a due manici rosolare con olio d’oliva e burro la carota, la cipolla, l’aglio ed il sedano tritati finemente, unire le lumache, lasciarle insaporire,bagnarle con l’aceto bianco, evaporare completamente l’aceto ed infine unire i funghi, le noci a tocchetti ed i pomodori pelati. Terminare la cottura per altri 30 min. aggiungendo dell’acqua calda per diluire la salsa. Guarnire all’ultimo con prezzemolo tritato e regolare di Sale e Pepe. Servire sopra un letto di purea di patate molto cremosa. Un tempo si servivano con polenta.
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Jaguar F-Pace, c’è sempre un primo Suv
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opo una grande attesa, a maggio arriva in Italia la Jaguar F-Pace, prima crossover di casa Jaguar che punta a unire piacere di guida, classe e versatilità. La base tecnica è quella della XE berlina, con cui condivide il pianale in alluminio (il materale ammonta all’80% dell’intero apparato costruttivo della vettura) opportunamente modificato. L’esperienza Jaguar – maturata in 80 anni di prodotti sportivi all’avanguardia – è stata la base di partenza per lo sviluppo della nuova F-Pace. La Casa Madre ha lavorato intensamente negli ultimi anni per arrivare al risultato odierno: best in class nel segmento dei crossover. La prima apparizione del prototipo Suv C-X17 avvenne nel 2013 al Salone di Francoforte; successivamente il design della F-Pace si è sempre più affinato traendo ispirazione dalla F-Type, per dare un’impronta totalmente nuova, 100% Jaguar, nel pieno rispetto della storia di questo incredibile marchio. Il risultato è stato centrato, con un prodotto davvero sensazionale che incarna appieno i valori fondanti del marchio, grace-pace-space (grazia, andatura, spazio), al punto tale da trarne il nome. La sportiva per la famiglia Grazie alla struttura in lega di alluminio ad alta resistenza, la F-Pace è al momento la vettura più leggera della classe con un peso d’entrata di soli 1.665 Kg. Tra i dettami stilistici e le prestazioni richiamano la sportiva F-Type: le proporzioni, i fari posteriori a Led, le sospensioni a doppio braccio oscillante all’anteriore ed
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Integral Link al posteriore, le motorizzazioni che arrivano ai 380 Cv di potenza. La nuova F-Pace garantisce prestazioni elevate e consumi ridotti: la leggerezza e la rigidità della struttura unita all’efficienza dei motori Ingenium garantiscono riduzioni dei consumi da primato fino a 4,9 L/100km per il ciclo combinato ed emissioni di CO2 di soli 129 g/km, con la velocità massima di 250 km/h nella versione più prestazionale. Inoltre, si potrà scegliere tra l’avanzato cambio automatico a 8 rapporti oppure quello manuale a 6 rapporti. F-Pace vanta un’abitabilità da prima della classe: la vettura nel suo complesso misura 4.731 mm di lunghezza e ben 2.874 mm di passo, garantendo un comfort ai passeggeri posteriori che potranno godere di uno spazio per le gambe e per le ginocchia che non ha pari nella categoria. Il volume di carico del bagagliaio non è da meno: con 650 litri è di gran lunga più capiente dei 500 litri di Macan ed X4 ed è reso ancor
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più versatile dai sedili posteriori frazionabili 40:20:40 di serie. Gamma F-Pace Fin dal lancio, la F-Pace offre motorizzazioni sia Diesel che Benzina, con cambio automatico e manuale, e con trazione posteriore e integrale. Tutti i modelli F-Page usufruiranno dei servizi Jaguar Care inclusi nel prezzo di listino. Si tratta di un forte elemento differenziante rispetto alla concorrenza. La performance on road rappresenterà una caratteristica peculiare della nuova crossover. La trazione integrale Awd è stata sviluppata per dare la massima risposta su strada e una solida capacità di disimpegno sui terreni offroad. La tecnologia Awd è dotata dei più avanzati sistemi di controllo elettronico e meccanico della trazione (Intelligent Driveline Dynamic e Vectoring Torque by Braking) capaci di adeguare l’erogazione della coppia e della potenza per ottimizzare la reazione della Jaguar e l’aderenza.
*Arte Mario Donizetti
Note di tecnica: vernice naturale e vernice sintetica anti u.v
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uesta campionatura di colore è stata preparata su tavola con gesso e colla animale. Poi è stata stesa una omogenea pellicola di colorebiacca (carbonato basico di piombo) e rosso di carminio (cocciniglia) – con legante tuorlo d’uovo. Metà della tavola (n.1) è verniciata con vernice sintetica anti U.V – L’altra metà (n.2) è stata verniciata con una vernice naturale di gommalacca. Qui è dimostrato che la vernice anti U.V aumenta la tinta e il tono del rosso
carminio. E, da qui, si può dedurre logicamente che anche una piccola, impercettibile alterazione differenziata per ogni colore di un dipinto, dovuta all’uso della vernice anti U.V , se sommata alle altre degli altri colori, produce una alterazione complessiva del cromatismo originale dell’opera. Per esempio, se la tinta di rosso diventa leggermente più scura ed è vicina alla tinta di colore freddo (come quella dei bianchi azzurrati) che diventa leggermente più chiara, il loro rapporto peggiora
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l’opera al quadrato e, se i colori alterati sono venti, non sarà necessario descrivere il risultato conseguente. L’esito negativo è poi definitivo quando la vernice sintetica incomincia a depolimerizzarsi, ossia a scomporre i componenti che la costituiscono. E’ accertato in maniera scientifica dalla macchina di invecchiamento artificiale che una vernice sintetica deperisce dopo 50 anni. Si consideri che, invece, una vernice di resina naturale ha una durata di diverse migliaia di anni, come si riscontra nei reperti.
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*Spiritualità don Giambattista Boffi Direttore Centro missionario diocesano
Giubileo tempo per la vita
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ome sempre il tempo vola. Non ci basta mai. Figli della fretta bruciamo, giorno dopo giorno, le forze in mille attività, iniziative, appuntamenti, che tempestano le nostre agende. La delusione al termine di una giornata è quella di vedersi scappare dalle mani occasioni preziose. Il tempo degli affetti si trova costantemente impoverito rubando minuti ai piccoli che crescono, alla relazione matrimoniale che va avanti quasi per inerzia, alla cura dei vecchietti che sembra abbandonata senza speranza. Poi c’è la “capacità di stare nel mondo” che si limita a quattro notizie rubate al telegiornale e alla facile collezione dei pregiudizi. Facile abboccare e cadere nei luoghi comuni anche davanti alle grandi provocazioni che il mondo ci consegna. Persino il tempo libero ci abbandona quando naufraghiamo nel calendario dei possibili diversivi. Ci assale l’ansia di prestazione e di riservare al corpo la terapia intensiva delle cure. Stiamo sempre più diventando vittime della dispersione e, direbbe un famoso pensatore della “liquidità”. Un soffio e la vita... non c’è più, spesso ancor prima, non è più vita. Questa lamentazione è un po’ di tutti, persino dei bambini. E quando prevale il sentirsi costretti a qualcosa diventa ancora più forte il senso di smarrimento e ribellione, l’impressione di avere un tesoro tra le mani e non esserne poi così consapevoli. L’esperienza del giubileo è nata presso gli Ebrei proprio un po’ così: riconsegnare il
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tempo a sé stesso, l’umanità al suo valore, la vita alla sua concretezza. Vera e profonda esperienza di liberazione: questa era la scommessa nei confronti del tempo, che correva il rischio di portarsi via ogni cosa. La vita di Gesù fu, d’altra parte, un intenso giubileo, una continua provocazione e proposta verso quell’esistenza per l’altro che trova nel Mistero di Dio la sua ragione più profonda. A conferma delle ragioni umane che trovano nella dignità e singolarità della persona un fondamento, la proposta del Vangelo apre agli orizzonti della carità, supera qualsiasi logica, e si staglia sull’orizzonte del gratuito, del fraterno, della comunione. Anche noi viviamo un tempo giubilare, ce lo ha suggerito papa Francesco. Non è per fare incetta d’indulgenze e neppure per accalappiare qualcuno per il bavero con il miele della vita eterna, non si tratta di impiantare organizzazioni proficue o chissà quale baraccone pubblicitario. La misericordia va a connotare ineludibilmente questa proposta. Ogni vita è soggetto e oggetto di misericordia. Il soggetto sperimenta nelle viscere un amore che impegna, l’oggetto incontra nel profondo un cuore disponibile. Da una parte ci si impegna sempre di più ad educarsi nella carità, dall’altra si scopre il lato debole del lasciarsi accogliere. Soggetto e oggetto ci impegnano. Tutti e senza possibilità di ritorno. Sì, perché un mondo a misura d’uomo chiede corresponsabilità, genera sempre di più la consapevolezza del bene comune, custodisce come tesoro prezioso i più deboli e fragili. Non ha
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bisogno di mostrare i muscoli e manifestare con prove di forza le proprie convinzioni, ma si affida al battito del cuore, al passo da accompagnare, alle lacrime da asciugare. Soggetto e oggetto diventano Vangelo: annuncio di liberazione, giubileo in atto. Questa la proposta cristiana, davvero di tutto rispetto. Sono solo sogni? Per chi rinuncia certamente si. La convinzione è quella di stare dalla parte di chi, comunque, tenta e si mette in gioco, di chi crede che attraverso un cuore misericordioso si butterà in aria il cappello una volta per tutte, di chi sa guardare oltre l’orizzonte affidandosi alla certezza della fede. Il Giubileo insomma è per una vita bella, non per niente fa riferimento alle “solite” opere di misericordia, quelle che la storia ci consegna e che, incontrato un interlocutore credibile, sono diventate carità vera, prossimità al povero, servizio all’ultimo, carezza che sconfigge la solitudine. Non stiamo più nella pelle! L’espressione è proprio un po’ popolare, ma esprime bene un desiderio di vita incontenibile, accompagna il desiderio di un mondo “giubilato”. Proprio un giubileo per la vita... proprio una scommessa per ciascuno!
*Poesia Federica Fioravanti
Le mie sensazioni le mie ansie, le mie paure, le mie gioie, la mia crescita... la mia vita.
Parole Parole non ascoltate, urlate ma non sentite. Parole sussurrate ma non importanti. La mia invisibilità ai tuoi occhi, prima destabilizza, poi allontana. Ora se mi chiedi, se mi parli, se mi dai spazio, se mi ascolti, è troppo tardi... Non sento più
Frammenti
Frammenti di ricordi silenti, impercettibili, volatili. Frammenti di ricordi, che molto spesso ho accantonato, sotterrato. Frammenti di ricordi ritornati potenti e devastanti. Frammenti di ricordi prima a sconvolgere un equilibrio di una vita mai percepita fragile e vulnerabile. Frammenti di ricordi che ridanno forza e vigore ad un equilibrio strano, falso, ipocrita. Frammenti di ricordi che ti salvano la vita.
Verità Verità di esistere, di essere vivo. Verità mail capite, calpestate. Volgia di urlare al mondo. L'esistenza di una vita. Apro gli occhi oggi splende il sole.
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*Cinema Film da rivedere, da riscoprire, da riassaporare
Pietro Bianchi
I ponti di Madison County (1995) di Clint Eastwood
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el novero dei grandissimi film diretti da Clint Eastwood (“Gran Torino”, “Million dollar baby”, “Mystic river” e via dicendo), includo senz’altro anche “I ponti di Madison County”, regia del 1995, una delle storie d’amore più belle che il cinema, pur non partendo da una sceneggiatura originale (il film è tratto dal romanzo best seller del 1992 di Robert James Waller, edito in Italia da Frassinelli nel 1993), abbia mai raccontato. La lettura di alcuni diari, lasciati dalla madre ai figli dopo la sua morte, ci riporta nelle campagne dello Iowa, contea di Madison, nel 1965. Nella fattoria dei Johnson, Francesca rimane sola per qualche giorno: il marito e i figli di 17 e 16 anni sono partiti per la fiera annuale dell’Illinois. A lei, casalinga a totale servizio della famiglia, non sembra vero di avere qualche giorno di pace: farà sempre le solite cose, ma almeno non si sentirà schiava di nessuno. Non ha fatto però i conti con il destino. Marito e figli si sono appena allontanati, che giunge davanti a casa un furgone guidato da un uomo affascinante e dalle buone maniere: è Robert Kincaid, fotografo del National Geographic, che le chiede informazioni sui ponti coperti della zona. Essendo più facile portarlo sul posto che spiegargli la strada, Francesca lo accompagna a destinazione. Bastano pochi scambi di parole lungo il tragitto per entrare subito in sintonia con quello straniero gentile e dalla vita avventurosa. Alle prime domande di usuale cortesia che le pone, lei risponde con impacciata vaghezza, quasi a non voler rendere troppo evidente, al cospetto di quella di lui, cittadino del mondo, una vita che da troppo tempo si sta trascinando nella più stanca quotidianità. Di origini italiane (di Bari) e sposa di guerra, Francesca si è trasferita giovanissima nello Iowa dove presto, dopo la nascita dei figli, ha dovuto anche smettere di insegnare. Il marito? Sì, un grande lavoratore, onesto, gentile, ottimo padre. La gente del posto? Sì, è simpatica, carina, ci
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si aiuta gli uni con gli altri, sempre che non si trasgredisca la comune morale: lì ci si conosce tutti, la gente è pettegola, se gliene dai motivo, finisci isolato e fatto a pezzi. Insomma, confessa alla fine: non è quello che aveva sognato da ragazza. Al che Robert, con grande pragmaticità, le confida di aver fatto anche lui simili considerazioni, ma di aver concluso che se anche i vecchi bei sogni non si sono avverati, è stato comunque bello averli avuti. Parole che la colpiscono, ma non solo. L’offerta di qualche fiore raccolto sul posto, ripetute frasi cortesi, quell’aria travolgente di nuovo, spingono Francesca ad invitare Robert a casa sua, anche per cena. Un turbinio di emozioni: lui le mostra una considerazione a cui non è abituata, usa parole garbate, gesti gentili, soprattutto lei ha ben chiara la sensazione che quell’uomo sappia leggere nel suo intimo e apprezzi pienamente quello che è e che può dare. Inevitabile rivedersi il giorno dopo, ritrovarsi alla sera, soli in casa, sempre più vicini, sempre più coinvolti. Lei si presenta con un nuovo abito, comprato per l’occasione: lui le dice quanto sia bella, da togliere il fiato. Due passi di ballo ed è amore, passione. Così, insieme per quattro giorni, mentre si avvicina il ritorno dei Johnson e ci sono improrogabili decisioni da prendere: Robert le propone di partire con lui, Francesca si trova di fronte ad un bivio, dilaniata dal dubbio. Si prendono le rimanenti ore per decidere, mentre la famiglia fa ritorno. Resterà un’ultima occasione per scegliere. Sulla strada, sotto una pioggia battente, sui rispettivi pick-up al semaforo rosso: lui davanti, che si attarda dopo che è scattato il verde nella speranza di una sua mossa, lei dietro, seduta a fianco del marito, con la mano stretta sulla maniglia della portiera, tentata fino all’ultimo di scendere. Una scena struggente, bellissima, indimenticabile per intensità ed emozione, la prova definitiva, dopo due ore di spettacolo già perfetto, del fortunato incontro tra un grande regista e una
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strepitosa interprete. Una storia d’amore delicata e palpitante, raccontata con garbo e leggerezza, con i tempi giusti, scanditi dagli stati d’animo che via via travolgono Francesca, giustamente messa al centro del film. C’è tutto quello che una donna può provare in una situazione simile: curiosità, timidezza, insicurezza di sé, persino un po’ di vergogna e poi la sorpresa e l’appagamento di sentirsi ammirata, il riscatto da un torpore in cui era stata costretta, il desiderio di piacere, il turbamento erotico, la passione, la consapevolezza di essere finalmente se stessa; e ancora la trepidazione, la paura di un cambiamento dirompente; e infine la scelta dolorosa e travagliata in nome di una stabilità di sentimenti, di cui lei sa di essere parte essenziale. Una donna in tutta la sua complessità, non banale ed anzi in gamba, come Robert le riconosce. “I ponti di Madison County” è un film che adoro e si colloca perfettamente in questa piccola rubrica di ricordi cinematografici che ho il piacere di tenere: film da vedere e da rivedere, da riscoprire se necessario, da riassaporare gustando, scena dopo scena, la bellezza dei dialoghi, l’intensità della recitazione (ogni gesto, ogni sguardo, ogni parola sono perfetti), la pulizia della regia, l’importanza del messaggio. Dato il giusto onore all’autore del romanzo da cui è tratto e allo sceneggiatore, Richard LaGravenese, che l’ha riscritto per il cinema, magnificato ancora una volta il talento impareggiabile della Streep, sarebbe un delitto non celebrare anche la bravura di Eastwood nella sua doppia veste di interprete e di regista sensibilissimo. Le sue incursioni nel cinema sentimentale sono state rare, ma non era forse per caso che già alla seconda regia (“Breezy” del 1973) sentisse il bisogno di raccontare un’altra storia di un amore improvviso (tra un maturo agente immobiliare – William Holden – e una giovane hippie – Kay Lenz) che, al di là dei pregiudizi della gente, meritava di essere vissuta.
Cult
Ryan McGinley e Rashid Johnson alla Gamec
Prima mostra personale in una istituzione italiana di due grandi maestri della scena americana contemporanea: il primo si esprime attraverso la fotografia, il secondo spazia fra sculture, dipinti, installazioni e video
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al 19 febbraio al 15 maggio la Gamec – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo - ospita, a cura di Stefano Raimondi, la prima mostra personale in una istituzione italiana di due grandi maestri della scena americana contemporanea: Ryan McGinley e Rashid Johnson. Due esposizioni indipendenti l’una dall’altra, allestite in spazi diversi del museo, eppure del tutto complementari, in grado di restituire la ricchezza di un panorama creativo tra i più dinamici al mondo.
Ryan McGinley (1977) presenta The Four Seasons, mostra che segna il primo evento che la Gamec abbia mai dedicato alla giovane fotografia internazionale. Premiato fin dagli esordi dall’attenzione dei maggiori musei statunitensi, con personali al Whitney e al MoMA P.S.1, l’artista restituisce per immagini l’evoluzione del tipico Sogno Americano, filtrato attraverso il nichilismo proprio degli Anni Novanta. I suoi modelli si abbandonano a un erotismo disinvolto, altamente estetizzato, apparentemente disincantato eppure struggente nella sua sconfinata innocenza.
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Racchiuse in quattro gruppi omogenei di opere, uno per ogni stagione dell’anno, le fotografie di McGinley affondano indagano l’irrisolta tensione positiva tra l’uomo e l’elemento naturale, con la dominante cromatica a dettare un ritmo che Stefano Raimondi non esita ad avvicinare alle suggestioni musicali di Antonio Vivaldi. Il blu ghiaccio dell’inverno si alterna al rosso fiammeggiante delle foglie d’autunno, al verde intenso della primavera e alle tonalità vivide e accese dell’estate, regalando un immaginario di assoluta empatia. Rashid Johnson (1977) indaga con Reasons il rapporto con le proprie radici etniche e culturali, offrendo una nuova lettura della consapevolezza che la comunità afroamericana ha della propria dimensione nella complessa scena sociale americana. Sculture, dipinti, installazioni e video spaziano senza soluzione di continuità dal riferimento a elementi e feticci dell’epoca della Diaspora Africana (monili in guscio d’ostrica, burro di karité, ceramiche, piante) a iconografie figlie delle subculture urbane dei nostri giorni, con uno sguardo all’hip-hop dei Public Enemy e alla contraddittoria figura di Bill Cosby. Come McGinley, anche Johnson può dirsi a pieno titolo un predestinato: ha appena ventun anni quando – era il 2011 – è il più giovane artista a essere invitato alla mostra “Freestyle” allo Studio Museum di Harlem a cura di Thelma Golden, che proprio per questa occasione coniò il termine “Post-Black Art”. Da quel momento in poi si succedono senza sosta mostre e interventi per spazi pubblici e gallerie private tra i più importanti al mondo: dal Museum of Contemporary Art della natia Chicago alla Kunsthalle di Winterthur. In contemporanea alle personali di McGinley e Johnson inaugura anche «Atlante delle immagini e delle forme. Le nuove donazioni della Gamec», mostra che dal 19 febbraio al 27 marzo presenta al pubblico le più recenti acquisizioni del museo. Diciassette gli artisti coinvolti, a tracciare un percorso eterogeneo che copre tutte le ultime generazioni di artisti italiani – da maestri storicizzati come
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Giulio Paolini, Getulio Alviani, Emilio Prini, Mariella Bettineschi, Luciano Fabro fino ai giovani collettivi Invernomuto e Ferrario Frères, passando per i mid-career Corrado Levi, Adrian Paci e Stefano Arienti; e che spinge lo sguardo verso le più recenti istanze della scena contemporanea internazionale. Passando dagli americani Cory Arcangel, Ken Okiishi e Josh Tonsfeldt al francese Renaud Jerez, all’olandese Remco Torenbosh, ai britannici Dan Rees e Sarah Sparkes. Biografie Il lavoro di Ryan McGinley (Ramsey, New Jersey, 1977; vive e lavora a New York) si trova nelle collezioni pubbliche dei principali musei del mondo come il Solomon R. Guggenheim Museum di New York, il San Francisco Museum of Modern Art, lo Smithsonian National Portrait Gallery di Washington, il Whitney Museum of American Art di New York, l’Ellipse Foundation in Portogallo, il Museo de Arte Contemporáneo de Castilla y León in Spagna, la Queensland Art Gallery in Australia. Oltre a collaborare con le più prestigiose gallerie d’arte internazionali, McGinley ha realizzato campagne foto-
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grafiche per aziende quali Christian Dior, Calvin Klein, Balenciaga, Bottega Veneta, Stella McCartney, Missoni, Levi's, Adidas, Puma, Nike. Rashid Johnson nasce a Chicago nel 1977. Ha ottenuto una laurea in fotografia al Columbia College di Chicago e nel 2005. Tra le sue ultime mostre personali: Anxious Men, Drawing Center, New York; Three Rooms, Kunsthalle Winterthur, Winterthur, Svizzera (2015); Magic Numbers, George Economou Collection in Athens, Grecia (2014); New Growth, Museum of Contemporary Art, Denver (2014); The Gathering, Hauser & Wirth Zurigo (2013); New Growth, Ballroom Marfa (2013); Shelter, South London Gallery, Londra (2012) e la grande mostra itinerante Message to Our Folks che ha aperto al Museum of Contemporary Art, Chicago (2012) e viaggiato al Miami Art Museum (2012), all’High Museum of Art, Atlanta (2012) e al Kemper Art Museum, St. Louis (2013). Nel 2016, dopo la personale alla Gamec, l’artista presenterà una mostra personale negli spazi del Garage Museum of Contemporary Art di Mosca.
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Bergamo Jazz, la svolta di Dave Douglas
Ampio spazio è stato dato a interessanti proposte che vedono come leader progettuale delle donne, ormai numerose e protagoniste sulla scena contemporanea alla pari dei colleghi uomini
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dizione numero 38, concerti con artisti internazionali, proiezioni di film, iniziative didattiche e altro ancora: dal 13 al 20 marzo, per la prima volta con la direzione artistica di una personalità centrale del jazz contemporaneo, il trombettista statunitense Dave Douglas, “Bergamo Jazz” sarà anche nel 2016 punto di riferimento immancabile per chi vuole conoscere da vicino una musica che, in virtù del suo glorioso passato e del suo florido presente, offre sempre opportunità di ascolto stimolanti e di arricchimento culturale. Organizzato dal Teatro Donizetti e dall’assessorato alla Cultura e Turismo del Comune di Bergamo, “Bergamo Jazz 2016” si preannuncia dunque ricco e variegato nei contenuti, nel solco del
rapporto dialogico fra tradizione e innovazione, fra momenti spettacolari e di approfondimento. Le consuete tre serate al Teatro Donizetti, da venerdì 18 a domenica 20 marzo, verranno precedute da un concerto, anch’esso ormai tradizionale, ospitato al Teatro Sociale; e numerosi saranno gli appuntamenti che, sin da domenica 13, contribuiranno nell’insieme a diffondere i suoni del jazz per la città, grazie al coinvolgimento di significative realtà territoriali quali Bergamo Film Meeting, LAB80, GAMeC, Jazz Club Bergamo e CDpM-Centro Didattico Produzione Musica Europe. Giovedì 17 marzo, al Teatro Sociale, il jazz italiano metterà in mostra uno dei suoi gioielli più preziosi: Franco D’Andrea, veterano di innumerevoli battaglie
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musicali (anche come componente del Perigeo) e oggi nel pieno di una delle più felici stagioni creative della sua lunga carriera. Il pianista meranese, ma milanese di adozione, presenterà nella speciale occasione il suo progetto “Traditions Today”, intestazione emblematica che racchiude lo spirito di una proposta musicale che si pone come sintesi fra storia e attualità del jazz. Accanto a D’Andrea si ascolteranno due fra i più fantasiosi jazzisti italiani, il trombonista Mauro Ottolini e il clarinettista Daniele D’Agaro, e in qualità di special guest il formidabile batterista olandese Han Bennink, che darà un tocco di imprevedibilità. Nella stessa sera si esibirà il gruppo di uno dei nomi nuovi della scena jazzistica d’oltreoceano: il trombonista Ryan Keberle, musicista dal variegato curriculum collaborativo (Maria Schneider, Wynton Marsalis, pop star del calibro di David Bowie, Justin Timberlake e Alicia Keys e un’icona dell’indie rock come Sufjan Stevens). Keberle arriverà a Bergamo direttamente da New York alla guida del quintetto Catharsis, nel quale la schietta pronuncia jazzistica del leader e degli altri strumentisti coabita con influenze sudamericane portate in dote dalla vocalist di origine cilena Camila Meza. Venerdì 18, la prima delle tre serate al Teatro Donizetti, sarà contrassegnata dalle due personalità d’eccezione di Geri Allen e Joe Lovano. La pianista del Michigan, nata a Pontiac e cresciuta a Detroit, si proporrà in veste solitaria sullo sfondo del suo recente album Motown & Motor City Inspirations – Grand River Crossings, nel quale figurano originali riletture di classici della black music, da “Inner City Blues” di Marvin Gaye a “That Girl” di Stevie Wonder e “Wanna Be Startin’ Somethin’” di Michael Jackson, ma anche della beatlesiana “Let It Be” filtrata dall’interpretazione della regina del soul Aretha Franklin. Da parte sua, coadiuvato dal pianista Lawrence Fields, dal contrabbassista Peter Slavov e dal batterista Lamy Estrefi, Joe Lovano non mancherà sicuramente di offrire una prova degna della sua fama di gigante del sassofono tenore, strumento nel quale oggi il musicista
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italoamericano ha ben pochi rivali. Sabato 19, un’altra presenza femminile, fortemente voluta da Dave Douglas, darà una particolare impronta alla prossima edizione di “Bergamo Jazz”: la clarinettista Anat Cohen, fresca vincitrice fra gli specialisti del suo strumento nei due referendum indetti fra la critica internazionale e i propri lettori dal prestigioso mensile americano Down Beat. Importanti affermazioni che la musicista di origine israeliana ha ottenuto dopo la pubblicazione
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del fortunato album Luminosa, dove a fungere da trait d’union è la musica brasiliana. In ogni caso, sia su disco che sul palcoscenico, Anat Cohen manifesta tutta la propria freschezza espressiva e comunicativa. Qualità che non difettano certo a un pianista di grande levatura e dal rigoroso percorso artistico quale è Kenny Barron, autentico fuoriclasse della tastiera acustica. Al suo fianco ci saranno il contrabbassista Kiyoshi Kitagawa e il batterista Johnathan Blake, efficaci
partner di un vero Maestro del jazz moderno. Domenica 20, “Bergamo Jazz 2016” darà spazio a due gruppi guidati da altrettanti batteristi e accomunati dalla predilezione per atmosfere festose e coinvolgenti. L’americano Billy Martin, componente del celebre trio Medeski Martin and Wood, si proporrà a capo dei suoi Wicked Knee, vera e propria all stars band che allinea il trombettista Steven Bernstein, il trombonista Brian Drye e il francese Michel Godard, specialista della tuba. Definita dallo stesso leader “ragtime funk”, la musica di Billy Martin e compagni si preannuncia ad elevato tasso energetico, così come sarà quella del sudafricano Louis Moholo-Moholo e dei suoi “5 Blokes”, forti di due sassofonisti (Jason Yarde e Shabaka Hutchings), del pianista Alexander Hawkins, nuova stella del jazz europeo, e del contrabbassista John Edwards. Un finale nel solco di melodie e di ritmi che rimandano alla tradizione
sudafricana, mescolata con il più scoppiettante linguaggio del jazz. Nelle stesse giornate delle tre serate al Teatro Donizetti sono previsti altri appuntamenti di sicuro interesse e richiamo. Alla GAMeC, nel pomeriggio di venerdì 18 (ore 17,30), si potrà assistere al faccia a faccia fra i sassofonisti Tino Tracanna e Massimiliano Milesi, le cui coordinate espressive includono incursioni anche nella musica classica, mentre all’Auditorium di Piazza della Libertà saranno di scena, rispettivamente sabato 19 e domenica 20 (in entrambi i casi alle 17) gli scandinavi Atomic, formazione tra le più avvincenti del momento, e il Jazz Quartet del batterista Mark Guiliana, strumentista di vaglia che ha alle spalle collaborazioni illustri con, fra gli altri, David Bowie, Brad Meldhau e lo stesso Dave Douglas. Ancora domenica, ma la mattina alle 11, l’interessante “Balkan Bop Trio” del pianista albanese Markelian Kapedani, nel quadro della consolidata collaborazione con Jazz Club Bergamo. Ampio rilievo avranno poi i legami fra jazz e cinema, ad iniziare dall’ormai immancabile passaggio di testimone fra “Bergamo Film Meeting” e “Bergamo Jazz”: domenica 13 marzo (dalle 15,30)
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si potrà assistere prima alla proiezione del film Giungla di cemento di Joseph Losey e poi alla sonorizzazione, ad opera del virtuoso del sax soprano Gianni Mimmo, dello storico film di animazione Le avventure del principe Achmed di Lotte Reiniger. E per la rassegna Jazz Movie, realizzata in collaborazione con LAB80: il film-documentario The Miles Davis Story di Mike Dibb e ‘Round Midnight di Bertrand Tavernier, in programma martedì 15 e mercoledì 16 (ore 21). E ancora: alla Domus Bergamo di Piazza Dante, dal 18 al 20 marzo, presentazioni di libri (Improvviso singolare di Claudio Sessa e Storie di Jazz di Enrico Bettinello), concerti del dopo festival con il trio di Roger Rota e il quintetto Clock’s Pointer Dance, e un incontro fra Dave Douglas e Franco D’Andrea. Il tutto in ricordodi Silvia Infascelli, la cantante scomparsa di recente. Infine, l’abituale iniziativa didattica “Incontriamo il jazz”, rivolta agli alunni della scuola primaria e secondaria, con la novità di un appuntamento destinato agli studenti universitari, e curata dal CDpMCentro Didattico Produzione Musica Europe, si svolgerà nelle mattinate dal 16 al 19 marzo.
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Presentato il Festival Pianistico 2016
L’inaugurazione del 25 aprile a Bergamo ripropone l’accoppiata vincente dello scorso anno, formata da Daniel Harding e dalla Swedish Radio Symphony Orchestra, arricchita dalla presenza di Maria João Pires
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l Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo presenta il programma preliminare della 53a edizione che si svolgerà dal 25 aprile al 4 giugno 2016 e rivolgerà la sua attenzione ai molteplici fili che si intrecciano nell’idea di classicità, come suggerisce il titolo: “Tre volti del classicismo: Mozart, Haydn, Clementi.” Accompagnata dallo slogan “Il Festival ti appassiona”, l’immagine scelta per il 53° Festival è quella di migliaia di rose rosse gettate ai piedi di un pianoforte a coda. La buona musica coinvolge, appassiona, conquista. Il cartellone mostra già gran parte degli elementi che costituiranno la versione definitiva, che sarà annunciata nei primi
mesi del 2016. Si contano 12 concerti a Bergamo, tutti al Teatro Donizetti, mentre a Brescia ne sono previsti 9 al Teatro Grande (di cui uno ancora da definire), 7 all’Auditorium San Barnaba, più il concerto in memoria delle Vittime di Piazza della Loggia che si terrà alla Chiesa di San Francesco. Il programma costruito dal Direttore artistico Pier Carlo Orizio mantiene il consueto bilanciamento tra stelle affermate del pianoforte e giovani talenti che si stanno sempre più imponendo nel panorama internazionale. Tanti i nomi di spicco: Grigory Sokolov, Mitsuko Uchida, Alexander Lonquich, Maria João Pires, Mikhail Pletnev, Yuja Wang, Federico Colli, Beatrice Rana,
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Evgeni Bozhanov, Dmitry Masleev... L’inaugurazione del 25 aprile a Bergamo ripropone l’accoppiata vincente dello scorso anno, formata da Daniel Harding e dalla Swedish Radio Symphony Orchestra, arricchita dalla presenza di Maria João Pires, interprete sopraffina, che ritorna al Festival dopo ben 25 anni (fu ospite nel 1991) ed eseguirà il Concerto per pianoforte K 453 di Mozart. A Brescia l’inaugurazione è affidata invece al carisma di Umberto Benedetti Michelangeli che il 27 aprile guiderà una Filarmonica del Festival alla sua terza stagione di attività e sempre più protagonista, con Federico Colli solista nel Concerto per pianoforte K 488 di Mozart. Completano il ricco programma la Sinfonia n. 95 di Haydn e la Sinfonia “Eroica” di Beethoven. La giovane Filarmonica figura in calendario anche il 2 e 3 maggio – sotto la direzione di Pier Carlo Orizio e con il pianista francese David Fray solista nel Concerto K 491 di Mozart – e, successivamente, il 22 maggio all’Auditorium San Barnaba (sul podio Luigi Piovano) e il 28 maggio alla Chiesa di San Francesco con Sergey Galaktionov nella doppia veste di violinista e direttore. Avremo il ritorno della Chamber Orchestra of Europe, splendida compagine che ricordiamo al Festival del 1996 nell’indimenticabile serata diretta da Claudio Abbado con la partecipazione straordinaria di Luciano Pavarotti. Sul podio della Chamber Orchestra of Europe – “la migliore orchestra da camera del mondo”, secondo BBC Two Television – salirà Vladimir Jurowski, direttore acclamato in tutto il mondo per la sua intensità interpretativa e intraprendenza artistica, per un programma che include la Sinfonia n. 38 “Praga” di Mozart e il Secondo Concerto per violino di Prokof ’ev, solista l’eccellente e versatile Patricia Kopatchinskaja, per la prima volta ospite al Festival al pari di Jurowski. Tra i grandi ritorni vi è quello di Mitsuko Uchida. La celebre pianista giapponese nel 2010 regalò uno spettacolare recital
al Donizetti di Bergamo. Questa volta si esibirà a Brescia domenica 8 maggio con gli Improvvisi op. 90 di Schubert e le Variazioni Diabelli di Beethoven. I recital di Grigory Sokolov sono, fuori di discussione, sempre fra gli appuntamenti più attesi dal pubblico del Festival. Sokolov, alla quindicesima partecipazione consecutiva, sarà a Bergamo il 25 maggio e a Brescia il 27. Un altro pianista molto legato al Festival è senza dubbio Alexander Lonquich, ospite in più di venti edizioni (la prima nel 1979). Lonquich presenterà, insieme alla moglie Cristina Barbuti, un appassionante programma per pianoforte a quattro mani con la Sonata K 497 di Mozart, la Fantasia op. 103 di Schubert e la Sagra della primavera di Stravinsky (Brescia, Auditorium San Barnaba 5 maggio). Nel doppio ruolo di solista e direttore, Lonquich sarà poi impegnato con l’Orchestra I Pomeriggi Musicali il 13 maggio a Brescia e il 15 a Bergamo. In programma il Concerto K 482 di Mozart e la Sinfonia “Italiana” di Mendelssohn. Fra i giganti della tastiera rientra di diritto Mikhail Pletnev, il quale sarà in recital a Bergamo il 12 maggio. Per il pianista russo Bach, Grieg e tre sonate mozartiane. Uno degli obiettivi del Festival 2016 è quello di mettere in risalto l’importanza storica di Muzio Clementi, compositore che Arturo Benedetti Michelangeli aveva particolarmente a cuore e che considerava fondamentale per lo sviluppo della tecnica pianistica. (A Clementi, infatti, il Maestro avrebbe voluto dedicare un concorso pianistico con la RAI, che purtroppo non vide mai la luce.) Su Clementi il Festival vuole realizzare un focus specifico, promuovendo una serie di concerti nell’ambito di un progetto di collaborazione (i cui dettagli sono in via di definizione) con i Conservatori di Brescia e di Bergamo, in cui possano essere coinvolti i migliori allievi degli istituti. E per il lavoro di approfondimento su Muzio Clementi svolgeranno un’importante funzione introduttiva il 29 aprile
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a Bergamo e il 30 aprile a Brescia le conferenze-concerto del musicologo Piero Rattalino e della pianista Ilia Kim dal titolo: “Clementi, un artista e un uomo da scoprire”. Clementi sarà presente in vari recital, a partire dal concerto di Mauro Bertoli che il 29 aprile a Brescia apre la serie dei concerti ospitati all’Auditorium San Barnaba. Il pianista bresciano, da qualche anno residente in Canada, fu tra i protagonisti della felice esperienza promossa per alcune stagioni dal Festival in Cina e figura per la prima volta nel cartellone principale. Altri recital legati al tema del 2016 vedranno protagonisti il russo Alexander Melnikov al fortepiano e l’olandese Ronald Brautigam, già applauditissimo ospite nel 2006 con Frans Brüggen e l’Orchestra del XVIII Secolo. Ritroviamo Clementi anche nel recital del 31 maggio a Bergamo di Beatrice Rana, pianista classe 1993 il cui brillante debutto al Festival nel 2014 impressionò enormemente. Scorrendo il calendario, non passa certamente inosservato il ritorno di Yuja Wang. Dalla sua prima partecipazione al Festival nel 2009 la carriera della pianista cinese, che da anni vive negli Stati Uniti, ha avuto un’impennata vertiginosa e il suo recital del 1° giugno a Brescia suscita grande attesa. Novità di rilievo sono infine i nomi di Evgeni Bozhanov e Dmitry Masleev. Il bulgaro Evgeni Bozhanov, pianista originale e di grande personalità, il cui quarto posto al Concorso Chopin del 2010 fece scalpore, in quanto molti l’avrebbero voluto sul podio, se non vincitore, sarà in recital il 19 maggio a Bergamo e il giorno seguente a Brescia con un tutto Chopin. Il ventisettenne pianista russo Dmitry Masleev, trionfatore dell’ultimo Concorso Cajkovskij di Mosca, chiuderà il Festival il 4 giugno a Bergamo con l’Orchestra Filarmonica di Zagabria, diretta da David Danzmayr. In programma il Concerto n. 1 per pianoforte e orchestra op. 23 di Cajkovskij e la Sinfonia n. 4 di Schumann.
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Battiato e Alice di nuovo insieme
Concerto da non perdere il 17 febbraio al Creberg Teatro: la coppia d’oro della musica italiana degli anni ’80 si esibisce dal vivo. I due saranno accompagnati dall’Ensemble Symphony Orchestra
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soli quattro giorni dal debutto il 13 febbraio al Teatro Comunale di Carpi, il Battiato e Alice tour arriva a Bergamo il 17 febbraio (ore 21), al Creberg Teatro. I due, che negli anni ’80 hanno formato la coppia d’oro del pop raffinato made in Italy, saranno accompagnati dall’Ensemble Symphony Orchestra diretta da Carlo Guaitoli, ensemble con cui Battiato si è già esibito per un breve tour nel luglio 2015 e che è composto dallo stesso Guaitoli (direzione d’orchestra e pianoforte), Angelo Privitera (tastiere e programmazione), Davide Ferrario e Antonello D’Urso (chitarre e programmazione), Andrea
Torresani (basso) e Giordano Colombo ( batteria). Il concerto sarà diviso in parti diverse ma comunicanti tra loro; verrà a rinnovarsi un’intesa artistica profonda tra due anime affini, nella celebrazione di un legame che è rimasto solido anche quando i rispettivi percorsi non si sono incrociati direttamente. Un viaggio doppio iniziato nel tempo e ora fotografato nelle altezze del divenire. Il 1980 è l’anno della loro prima collaborazione, con l’album di Alice “Capo Nord” e il singolo Il vento caldo dell’estate, un lavoro che avrà prosecuzione nel 1981 nell’album omonimo “Alice” sfociando subito nella vittoria a Sanremo con “Per
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Elisa”. Duetti come “Chanson Egocentrique” e “I treni di Tozeur”, con la quale si esibiscono all’Eurofestival, seguiranno rispettivamente nel 1982 e nel 1984.
Nel 1985 Alice dedicherà al repertorio di Battiato l’intero album “Gioielli rubati”. Quello di Battiato per Alice nei primi anni ’80 è stato qualcosa che è andato
oltre il mero lavoro di produzione e collaborazione, nel senso che il maestro catanese ha colto e valorizzato in quella fase le corde espressive e compositive della cantautrice di Forlì, che poi ha continuato il proprio percorso artistico raggiungendo sempre nuove tappe musicali. Alice è reduce da “Weekend”, il suo ultimo album uscito nel 2014, mentre Battiato ha pubblicato la retrospettiva “Le nostre anime”, a ripercorrere e rileggere da inediti punti di vista quarant’anni di carriera, non solo musicale, con la versione estesa in cofanetto che affianca a canzoni e brani i suoi film e la trasmissione televisiva “Bitte Keine Reklame”. Grande studioso di mistici e protagonista di una grande ricerca spirituale che lo ha portato ad avvicinarsi al buddismo tibetano e alla meditazione, Battiato dice di avere «grande simpatia» per Papa Bergoglio ma sottolinea: «Vorrei sentirgli fare più discorsi spirituali». Infine, dopo l'esperienza da assessore alla Cultura della Regione Sicilia, Battiato ha un'opinione sempre peggiore della politica italiana: «Non è politica, è una cosa orrenda che non ha nulla a che fare con la politica. Crocetta? Mi fa pena. Ma non lo dico in senso dispregiativo: provo proprio pena per lui», conclude.
Bianca a 12 anni con i genitori e la sorella Rirì
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Il diario di Bianca de Chaurand 1914-1918
Il libro dello storico bergamasco Paolo Merla “La grande illusione” ripercorre gli anni della prima Guerra Mondiale attraverso i ricordi e le illusioni conservati nel diario di una giovane rappresentante della borghesia bergamasca: la contessa Bianca de Chaurand
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ianca nasce a Sforzatica, in provincia di Bergamo il 29 agosto 1892, primogenita del conte Felice de Chaurand de Saint Eustache, generale del Regio Esercito Italiano e della nobildonna Matilde Dall’Ovo, a sua volta figlia del generale del Regio Esercito, Luigi Enrico Dall’Ovo, patriota e garibaldino, uno dei Mille. Negli anni della giovinezza, frequenta a Torino “L’Istituto Nazionale per le figlie dei militari” (Villa della Regina), sino al 1910. Compiuti i 18 anni e conclusi gli studi superiori magistrali, torna a vivere con la famiglia, a Firenze, dove il padre ricopre l’incarico di comandante della Divisione Militare della città. La morte improvvisa della mamma,
Matilde Dall’Ovo, avvenuta il 31 ottobre 1910, e gli impegni militari del padre, prima nella guerra di Libia e poi nella Grande Guerra, fanno assumere di fatto a Bianca i compiti di gestire in prima persona le necessità e i bisogni della casa oltre che dei possedimenti familiari, insieme alla nonna materna Bianca Bignami. Nel frattempo, la sorella di Bianca, Enrica (Rirì), più giovane di lei di sette anni, frequenta a Torino lo stesso collegio già frequentato da Bianca. La vita di Bianca pertanto, si svolge da allora tra Torino, Bergamo e la villa di Sforzatica, con cadenze precise, che prevedevano la presenza a Torino durante l’inverno, a Bergamo durante la primavera e a
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a cura della redazione
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Paolo Merla e Eugenio Poletti de Chaurand nella sede della Associazione Archivio e Biblioteca Dall’Ovo a Dalmine
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Sforzatica durante l’estate. In questi anni, soprattutto tra il 1911 e il 1916, intercorre con il padre in guerra e lontano da casa, un fitto interscambio epistolare e fra le righe delle loro lettere si può chiaramente percepire il peso della responsabilità assunto da Bianca dopo la morte della mamma, l’orgoglio del proprio rango, un fortissimo attaccamento alla famiglia e il desiderio di comparire sempre all’altezza della propria condizione sociale. Proprio per questo le vicissitudini del padre prima e durante il conflitto mondiale dovute alle incomprensioni e agli scontri con Luigi Cadorna, Capo di Stato Maggiore, e che determinarono in ben due occasioni il suo allontanamento dai posti di comando, faranno soffrire moltissimo Bianca, capace però di accet-
tare con silenziosa dignità i momenti difficili che la vita aveva riservato alla sua famiglia. D’altra parte invece, nel suo diario degli stessi anni, Bianca manifesta la sua esuberanza giovanile con una grande spinta romantica, intrisa di sogni e di passioni platoniche. Ma la sua disperata ricerca d’amore, il più delle volte frustrata proprio dal suo fortissimo orgoglio, le procurava una tristezza profonda che la portava a chiedersi qual’era il vero senso della vita. Tutto questo veniva mascherato nelle lettere con le amiche, dove invece si confronta con civetteria e leggerezza sui flirt, sulle passioni dell’epoca come la nuova “tango mania”, sulle feste, sui fatti di cronaca mondana, e sulle idee sul matrimonio considerato, alla moda delle suffragette, il preambolo della schiavitù femminile. Ma le vere aspettative di Bianca erano semplici e molto più convenzionali rispetto a queste considerazioni. Durante la prima guerra mondiale svolge come volontaria il suo servizio di infermiera negli ospedali torinesi e a Sforzatica fa parte del Comitato comunale di Mobilitazione Civile, rincorrendo inutilmente per tutta la durata del conflitto un amore, mai dichiarato, per un giovane tenente dell’aristocrazia bergamasca che la farà tremendamente soffrire. Il suo rifugio romantico, il suo “regno” come lei amava chiamarlo, sarà sempre la sua villa di campagna a Sforzatica, dove il suo cuore trovava rifugio e consolazione a contatto diretto con la natura ancora immacolata dei suoi campi e del suo giardino. Bianca si sposerà nel 1925 con un medico parmense, legionario fiumano, Eugenio Maria Poletti. Con lui si stabilirà definitivamente a Dalmine e avrà tre figli. L’improvvisa morte di Eugenio
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avvenuta nel 1943, farà riemergere il suo carattere forte mai del tutto sopito per far fronte da sola alle necessità della sua famiglia con orgogliosa forza d’animo, caratteristica questa che non le venne mai meno. Bianca muore a Sforzatica nel 1978 a 86 anni. Il libro è stato presentato il 23 maggio dello scorso anno a Bergamo nella bella cornice del Centro Congressi Giovanni XXIII accompagnato dalla proiezione del film del regista cremonese Giancarlo Soldi “La folle illusione” che ha ripercorso con inedite immagini d’epoca gli avvenimenti e la storia descritti nel diario di Bianca. Come già avvenuto per le precedenti pubblicazioni curate dalla Associazione “Archivio e Biblioteca Dall’Ovo-Onlus” di Dalmine i proventi derivati dalla distribuzione del libro di Paolo Merla sono stati devoluti in beneficienza: in questo caso a favore dell’associazione “ARLINO” di Bergamo che si interessa di ricerca a livello infantile delle malattie oculari. Il libro è a disposizione degli appassionati e dei cultori di storia presso la sede della associazione “Archivio e Biblioteca Dall’Ovo” e può essere richiesto all’indirizzo e-mail: info@bibliotecadallovo.it.
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Cult
Paolo Conte: felicemente Snob
Il grande cantautore astigiano torna a Bergamo dopo tanti anni. Già tutto esaurito il Creberg Teatro per la data del 18 marzo. L’ultimo album è una continua ricerca di suoni essenziali
È
sold out il Teatro Creberg di Bergamo dove il 18 marzo farà tappa il tour di Paolo Conte. Il cantautore salirà sul palco per proporre al pubblico lombardo i suoi grandi classici insieme ai brani del suo nuovo disco «Snob». L’album di Conte, instancabile esploratore di geografie esistenziali e sentimentali, è una continua ricerca di suoni essenziali. Ogni canzone tende ad allontanarsi da ogni spiegazione, non per presuntuosa perfezione, ma per elegante e misteriosa vocazione. «Snob» è il proseguimento della linea poetica dei dischi precedenti, ogni canzone è la continuazione del suo lungo romanzo musicale che ha cominciato a comporre quando ha capito che in un'aula di tribunale si tengono jam session interpretative molto simili alle variazioni musicali in un concerto jazz.
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Nel suo romanzo poetico Paolo Conte canta la verità di una vita senza inganno, ma ci fa anche intravedere l'unico modo in cui si può rammendare, senza danno. Paolo Conte sarà accompagnato sul palco da un’orchestra di 10 elementi composta da: Nunzio Barbieri (Guitar Electric Guitar), Lucio Caliendo (Oboe - Bassoon - Percussions - Keyboard), Claudio Chiara (Alto Sax - Tenor Sax Baritone Sax - Flute - Accordeon - Bass - Keyboard), Daniele Dall’Omo (Guitar), Daniele Di Gregorio (Drums - Percussions - Marimba - Piano), Luca Enipeo (Guitar), Massimo Pitzianti (Accordeon - Bandoneon - Clarinet - Baritone Sax - Piano - Keyboard), Piergiorgio Rosso (Violin), Jino Touche (Double Bass Electric Guitar), Luca Velotti (Soprano Sax - Tenor Sax – Contralto Sax - Bariton Sax - Clarinet).
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di Fabio Cuminetti
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